ASIAN REVOLUTION [ex Bleach Revolution, Giappone, Cina, Corea, GDR, Spoiler, download Anime sub ITA, Manga Scan ITA, Streaming,

Posts written by C.C.

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    Il sensei riuscì a parare il bokken con una mano e l'unica cosa che riuscii a procurargli fu un piccolo taglietto sul palmo della sua mano.

    Che bell'espressione, Hibari-kun... Prova ad uccidermi, se ci tieni così tanto.

    E tu ci tieni tanto a morire.

    Parlai sorridendo, tutto sommato mi stavo divertendo. Il suo intento si capiva, voleva solo provocarmi, voleva farmi impegnare al massimo, probabilmente. Vidi il sensei a prepararsi ad un attacco a mano nuda, direzionato verso la mia faccia. Lasciai il bokken e mi abbassai, evitando a pelo il colpo del sensei. Poi toccai il pavimento con le mani e ruotai con le gambe, tentando di colpire le caviglie del sensei e farlo cadere. Poi dopo un salto, accompagnato da una capriola all' indietro, recuperai il bokken e tentai di colpire il polpaccio del sensei, caricandogli il massimo della mia potenza. Dopo gli attacchi precedenti forse il sensei non si aspettava un attacco a modo come il primo, che si era rivelato un flop totale.
    Il mio desiderio di vedere la testa del sensei divisa dal corpo si faceva sempre più grande, ma probabilmente non era ancora quello il momento, dovevo rafforzarmi ancor di più, il sensei dopotutto aveva bloccato il mio colpo con solo una mano.
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    Avevo sottovalutato il sensei, fin troppo. Il colpo che avevo fatto era facile da schivare, infatti il sensei piegandosi portando il busto all' indietro schivò il colpo. Capii che dovevo fare qualcosa di più. Anche se non era un piano, quel colpo andato a vuoto poteva essere considerato come una prova per vedere le doti di combattimento del sensei. Mi chiedevo se, prima o poi, in questa lezione avrebbe sfoderato la zampakuto, che penzolava dal lato destro della sua uniforme. Ritornai indietro sui miei passi, facendo in modo che avessimo la stessa distanza che avevamo quando il sensei si era allontanato prima dell' inizio della lezione.
    Il commento del sensei mi fece arrabbiare, quel kun proprio non lo sopportavo e forse il sensei l'aveva detto proprio per farmi arrabbiare.

    Devi fare di più... Hibari-kun.

    Sicuramente qualche segno di arrabbiatura si sarebbe notato sul mio volto, infatti nemmeno cercavo di nasconderla. Questa volta l'avrei attaccato più volte al sensei.

    ...Kun?

    Dissi con evidente segno di arrabbiatura anche nella mia voce, però mi era già venuta una buona idea per colpire il sensei.
    Feci lo stesso movimento di prima, correndo verso il sensei, poi provai a colpirlo sulla guancia sinistra con un colpo del tutto speculare a quello fatto in precedenza. Probabilmente il sensei avrebbe compiuto lo stesso movimento, mentre la katana si avvicinava sempre di più alla testa del sensei, abbassai la katana e la portai davanti e all'altezza dello stomaco del sensei e poi provai un affondo, cercando di colpirlo solo con la punta della katana.
    Dopo aver tentato il colpo, tirai alla mia destra la katana, cercando di colpire al fianco sinistro del sensei. Questa idea era buona, secondo me, ma ora bisognava vedere le doti del sensei.

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    Poco dopo essermi seduto sulla mia solita postazione, vale a dire il banco in fondo alla classe, mi accorsi di un nuovo abbigliamento del sensei, che però anche se era un nuovo abbigliamento mai visto da me, non mi lasciò a bocca aperta: cose di questo genere non mi interessavano più di tanto.
    Dopo aver preso parola e aver detto quel che doveva dire, il sensei si alzò dalla sedia, uscì dalla classe, io che ero appena entrato dovetti subito uscire e seguirlo... Il sensei passò tra i numerosi studenti e andò al piano superiore, dove lo seguii. Alla fine arrivammo dove avrei dovuto svolgere la nuova lezione: il dojo. Era ben più grande della classe ed era più spaziosa sicuramente della classe. Il sensei mi consegnò una katana di legno, che era in tutto per tutto simile alle katane usate nel kendo, che prese da un baule appostato in un angolo del dojo. Il sensei si posizionò a parecchi metri da me a braccia conserte. Ciò che dovevo fare era attaccare il sensei, non potevo chiedere di meglio.

    Incominciano a piacermi queste lezioni.

    Dissi con un sorriso malizioso sulle labbra. Impugnai il manico della katana e corsi incontro al sensei e mettendo parecchia forza nel braccio, facendo con la katana un taglio "orizzontale", provai a colpire la guancia destra del sensei.
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    Ero stato dimesso da pochi giorni. Questi li avevo passati tutto il tempo riposando, anche se mi ero riposato fin troppo durante il periodo di cura. Mi era rimasta una cicatrice sul petto, ma non avevo alcun problema particolare a farla vedere, quindi non ci prestavo molta attenzione: l'importante era non subire ferite alla schiena, esse sarebbero state un disonore per me. La baracca in cui abitavo era veramente piccola, quindi appena mi svegliai notai la lettera, che poteva provenire solo da una persona. Inoltre di lettere non ne ricevevo mai, quindi ero più che sicuro. Mi alzai dal letto e presi la lettera, che era brevissima:

    Presentati domani in Classe alle ore 9:00.
    GS"


    La sigla alla fine del messaggio stava sicuramente ad indicare il nome "Gintoki Sakata", e chi se no?
    Riandai a vedere com'era messa l'uniforme scolastica, che era posta nel mio armadio, ed era ben pulita, quindi non mi rimaneva altro che aspettare.
    Non dormii la notte della giornata in cui dovevo presentarmi all' accademia, ma non per la tensione, bensì per il troppo riposo: ora mi risultava difficile prendere sonno. A prescindere dall' ora in cui mi alzai dal letto sarei dovuto arrivare in anticipo, fin troppo, quindi cercai di limitarlo preparandomi lentamente. Mi misi addosso l'uniforme scolastica, che era bianca con sopra un hakama blu. Poi uscii subito di casa dirigendomi dritto dritto all' accademia. Il tempo e il clima erano perfetti: era soleggiata quella giornata ed in più la temperatura era tale da non avere nè freddo nè caldo. Arrivai a quel edificio bianco. Non ero l'unico presente, ma cercai di stare lontano da tutti e avvicinarmi solo quando era l'ora dell' entrata. Alle nove precise entrai nell' accademia e con passo svelto arrivai in classe, dove mi aspettava mister cespuglio azzurro. Subito mi posizionai sul banco infondo alla classe.
    Ma buongiorno, mister cespuglio.
    Dissi accennando un sorriso malizioso. Se la sarebbe presa?

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    Up
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    Come la volta precedente, venni svegliato da una busta, che una volta entrata nell'edificio in cui dormivo, mi svegliò posandosi sul mio viso, insieme ad esso si unì anche la pioggia, che produceva molto chiasso al contatto con le pareti esterne dell' edificio. Fortunatamente non era così messo male da far entrare la pioggia, subito aprii la lettera, su cui era laccato il segno dell' accademia: dovevo presentarmi in classe alle 9:30. Ero ancora in tempo, subito mi andai a preparare, con la stessa divisa indossata la scorsa volta, armandomi di ombrello per non bagnarmi. Uscii e con passo veloce mi diressi verso l'Accademia, raggiungendola velocemente, mentre mi toccò buttare l'ombrello, poichè si distrusse spinto dal vento, ma ormai non mi serviva più. Entrai nell' edificio e percorsi la stessa strada fatta la scorsa volta con il sensei, raggiungendo in neanche un minuto la classe H, quella in cui ero stato messo. Era già presente uno dei miei compagni che odiavo, ma lo ignorai, riportando il banco che avevo usato il giorno precedente verso il muro e distaccandomi dagli altri, poi mi sedetti.
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    Sentii un applauso, seguito subito dopo dalle parole del sensei, l'allenamento era finito e concluso, riaprii gli occhi, vidi la sfera, che si dissolse. La mia casa era orribile, ma preferivo tornare lì, che andare al dormitorio accademico, subito mi alzai, mettendo a posto il banco e la sedia su cui ero seduto e uscii dall' aula, senza proferire parola, non ce n'era bisogno. Sbadigliai, non che la lezione mi avesse stancato, ma era piuttosto noiosa, non badai alla mano lievemente ferita, pensavo solo a tornare a casa e distendermi sul mio letto. Una volta arrivato a casa non feci nulla, oltre che pensare, non mi esercitai per niente sull' allenamento fatto lo stesso giorno, preferivo pensare.
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    Il sensei mi toccò la fronte, facendomi perdere la concentrazione e di conseguenza facendo scoppiare la sfera di reiatsu che avevo sulla mano. Lo scoppio della sfera mi fece ricevere una lieve ferita alla mano e in più fece scoppiare anche le sfere dei due compagni di corso. Della ferita alla mano non mi interessava più di tanto, era già tanto se la notavo, non mi provocava alcun dolore, ma mi scocciava aver sbagliato.
    Dovevamo ripetere nuovamente l'esercizio, ma solo io e il compagno che tanto odiavo: Cecil. Cecil aveva sbagliato nella forma, mentre aveva dato una stabilità, cosa che io non avevo fatto. Subito mi rimisi nella stessa posizione in cui mi misi prima, chiusi gli occhi e cercai una forza dentro di me, avevo ormai capito che non potevo farcela utilizzando la rabbia. Una luce riuscivo ad intravedere, sembrava una fiamma, ma non una fiamma normale, infatti il colore la differenziava da quelle normali, era di color azzurro, un azzurro molto acceso. Vedevo anche me stesso, andai camminando verso quella fiamma, che si avvicinava sempre di più. Arrivai a questa fiamma, in cui misi le mie mani, ma non succedeva nulla, quella fiamma non mi bruciava e neanche produceva molto calore, sembrava quasi una fiamma finta. Feci forza ai pugni, volevo queste fiamme nelle mie mani, la mia anima voleva quella fiamma, quella forza, che sembrava essere il reiatsu. Dopo qualche secondo il mio pensiero si sostituì con un altro, pensai alla mia vita terrena, alla scuola Namimori, l'orologio rotondo appeso al muro che guardavo in continuazione e il sole che mi illuminava sempre il viso, esso prendeva tutta la mia attenzione durante le lezioni. Non riaprii gli occhi, continuai ad essere sommerso da quei pensieri.
    Non avevo idea di quello che succedeva in classe o delle azioni fate dal resto delle persone presenti nell' aula, non mi interessava e neanche ci stavo pensando, i pensieri mi avevano totalmente sommerso, come se stessi affogando in questi pensieri.
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    Sembrava che il sensei fosse diventato di botto molto severo e serio, forse capì per quale ragione risposi alla sua domanda. Sì, quello che disse confermò quello che pensavo, ma non mi importava più di molto, non seguivo ordini. Mi guardò, era chiaramente rivolto a me, forse anche a Cecil, ma questo non lo capii. Incominciò a spiegare la lezione, a cui feci molta attenzione, volevo diventare più forte.
    Appoggiai tutte e quattro le gambe della sedia al terreno, poggiai le braccia sul banco e con le mani creai una sorta di ciotola, in modo da farne una all'interno delle mani. Non riuscivo a controllare bene il reiatsu, ma a me solitamente venivano facili cose come queste tramite la mia rabbia. La rabbia questa volta era riferita ovviamente al grande desiderio di picchiare il mio compagno di corso e il mio sensei.
    Chiusi gli occhi e con la mia mente generai un immagine, uno scontro, io contro il sensei che mi era capitato, la mia rabbia la focalizzai su di esso, in modo che mi sarebbe venuto più facile. Eravamo armati, entrambi, io però non con le armi che amavo usare, ma una katana, come il mio sensei. Dopo breve nello scontro in cui focalizzavo la mia rabbia, arrivò il momento in cui la testa del sensei partì e si stacco dal suo collo, che lo collegava al resto del collo. Lo avevo fatto io con la katana che impugnavo. Mi concentrai sulla testa del sensei, che sembrava proprio una sera, magari mi avrebbe aiutato con lo svolgimento dell' allenamento, avevo capito come bisognava fare. Presi la testa sanguinante del sensei con le mie due mani, schiacciandola. Magari fosse successo davvero, volevo ucciderlo, distruggerlo.

    Edited by Eis. - 3/10/2010, 11:52
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    Dopo la mia risposta, incominciò nuovamente a parlare il sensei, iniziando nuovamente la frase con una specie di risata che odiavo tanto, non ne sapevo il motivo, ma mi irritava e non poco. Il sensei sospirò e sembrava mormorare qualcosa, che data la mia lontananza non potevo sentire, lo capii dal movimento delle labbra, a cui feci caso per puro caso.
    Dopo poco la sedia sui cui ero seduto perse l'equilibrio, portando essa e me atterra, mentre venivo schiacciato da qualcosa che non riuscivo a vedere. Non produssi alcun suono o smorfia di dolore, poichè non era stata usata abbastanza reiatsu per provocarlo. Velocemente svanì questo effetto, rimasi perplesso, mi rimisi in piedi, alzando anche la sedia su cui ero seduto, dove poi mi risedetti.
    Il sensei sorrise e rincominciò a parlare, citando la Reiatsu, che mi fece capire ciò che successe. Fece una domanda su un argomento di cui avevo già sentito parlare, anche se non ricordavo da chi. Prima di tutti rispose la ragazza, dopodichè anche l'altro ragazzo presente nell' aula. Rincominciai a dondolare sulla sedia, portandola ad avere un contatto sul muro. Sbuffai e borbottai come un "Tsk" rivolto verso il ragazzo, che già odiavo e volevo pestare. La risposta del ragazzo non mi sembrava completa, quindi risposi anch'io.

    Il Reiatsu è l'insieme di particelle spirituali, che fluisce all' interno di ogni singolo individuo. Con la Reiatsu, come ha detto il fesso, lo si può utilizzare per il Kidou. La Zampakuto è la materializzazione dell' entità del reiatsu di chi la brandisce. Quello che hai fatto tu, verme, invece è semplicemente un aumento del tuo di reiatsu, che su persone meno potenti ha avuto un effetto devastante. Ma è solo uno degli tanti utilizzi che si può fare dell'energia spirituale, come ad esempio potenziare i colpi messi a segno nel corpo a corpo impregnandoli di energia spirituale.

    Era una delle poche cose che conoscevo, sì, in quel momento ricordai, lo lessi in un articolo di un giornale, che avevo letto per la grande noia che provavo al momento. Ero abbastanza sicuro di aver detto giusto, forse la risposta non era del tutto completa, ma l'unica cosa per cui risposi fu l'umiliare il ragazzo, Cecil.
    Che il sensei avrebbe fatto la stessa cosa che io feci all' altro ragazzo? Non me ne interessava minimamente, non ero un tipo del tutto ignorante, ma non ero neanche un tipo troppo colto.
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    Non rimasi a guardare nessuno dei miei compagni, ero interessato solo al maestro, lo volevo sconfiggere. Quel tipo vestito di nero, con un segno, invitò me e le altre due persone presenti, a seguirlo. Non amavo stare in compagnia, ma questa volta non potevo evitarlo. Seguii quei tre, restando un po' indietro, in modo da non camminare insieme a loro.
    Entrammo in una stanza piuttosto vuota: era arredata con tre banchi, una lavagna e una cattedra. C'era abbastanza spazio libero. Presi l'unico banco libero e lo portai vicino al muro, distaccandomi dagli altri. Mi sedetti dondolando sulla sedia, mettendola in modo che solo due gambe di essa, mettendo in contatto la parete con la parte della sedia che sosteneva la schiena.
    Il maestro scrisse in caratteri giapponesi il proprio nome, ma non ne ero minimamente interessato. Il nome dell' insegnante era Gintoki Sakata.
    Gintoki Sakata ampliò la presentazione a voce. Esso impose tre regole: 1- Niente commenti sui suoi capelli. 2- Sottostare ai suoi ordini. 3- Gioco di squadra e niente risse.
    Per la prima regola per me non c'era alcun problema, non ero tipo da fare cose a un livello così infantile, non me ne importava nulla. Le altre due regole non mi andavano per niente bene, l'ultima cosa che volevo fare era il gioco di squadra. Le scelte? Io decidevo per me e lo facevo da solo. Non replicai nulla, lo avrebbe capito da solo di ciò di cui non ero d'accordo.
    Poi, Gintoki, ci chiese di presentarsi, o meglio, solo il nome e il motivo per cui volevamo diventare Shinigami, ovvero Dei della morte. I miei due "compagni" si presentarono prima di me, e appena la ragazza finì di parlare, incominciai a farlo io, con un tono piuttosto annoiato.

    Mi chiamo Kyoya Hibari. Il motivo per cui voglio diventare uno Shinigami? Sono solo fatti miei.
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    Parlato da altri


    Dormivo normalmente nella baracca che mi era stata affidata nel Rukongai. Si udì molto rumore, ma ciò non basto per svegliarmi. Da una piccola fessura nella porta, molto vicina al mio letto, venne fatta entrare una lettera sigillata, che mossa dal vento, venne sopra ai miei occhi. Ciò mi fece sbagliare e mi fece sorgere grande rabbia. Ero coperto da una coperta bianca molto leggera, che a malapena riusciva a coprirmi. Subito buttai le coperte verso il fondo del letto, posai con violenza la lettera che avevo sugli occhi, e andai alla porta. La aprii, ma con grande stupore non vidi nessuno, quindi non potevo prendermela con alcuna persona. Mi calmai, dopo mi accorsi di cosa fosse quello che mi fece svegliare: una lettera sigillata. Ero molto stupito, nel Rukongai non conoscevo nessuno, chi poteva avermi scritto la lettera?

    Una lettera? Di chi?

    Subito la presi e la aprii, senza prestare attenzione a non romperla. Non molto prima avevo fatto richiesta di entrare a una prestigiosa accademia di shinigami, potevano essere solo loro. In tutta velocità lessi il messaggio, che non era molto lungo.

    "Sei stato accettato alla prestigiosa Accademia delle Arti Spirituali Shin'O, che ti formerà fino a renderti pronto per entrare nel mondo degli Shinigami.
    Presentati domani in Accademia alle ore 9:00, ti aspetto davanti all'ingresso.
    GS."



    Potevo diventare molto più forte di quello che ero, ero molto felice, come non lo ero mai stato, ma non pronunciai alcuna parola o frase che dimostrava la mia felicità, dopotutto non ero un tipo da dirle. Era ancora abbastanza presto, quindi non avevo alcun problema ad arrivare all' Accademia. Poggiai la lettera nel comodino in legno accanto al mio letto, e andai verso l'armadio, in cui era stata messa l'uniforme scolastica: bianca con sopra un hakama blu.
    Andai nel bagno e mi cambiai, togliendomi gli stracci che avevo addosso, e mettendomi la tenuta da allievo obbligatoria nell' accademia. Ero già pronto, quindi uscii di casa, prendendomela con calma durante il viaggio.
    Ero in grande anticipo. Quando passavo accanto a delle persone, esse mi scrutavano con uno sguardo "maligno", come avevano sempre fatto, anzi, questa volta sembrava ancora peggio. Ricambiai lo sguardo, ed essi si spaventarono, tranne pochi.
    L'Accademia non era molto lontana dal mio alloggio nel Rukongai, quindi dopo una mezz'oretta di camminata piuttosto lenta, riuscii ad arrivare.
    Arrivai in un imponente edificio bianco, con spazi verdi e molte persone. Odiavo avere a che fare con troppe persone. Per fortuna arrivai preciso, in modo che non dovessi attendere, non avevo molta pazienza.
    Notai un kimono nero tra tutti, dopo notai anche dei capelli azzurrini. Probabilmente era colui che lo indossava, la persona che stavo cercando. Mi avvicinai a quella persona, che aveva vicino altre due persone: una ragazza e un ragazzo. Il ragazzo indossava la mia stessa uniforme, anche la ragazza, solo con colori diversi, e probabilmente anche quei due ragazzi erano solo studenti. Mi feci spazio, avvicinandomi molto alla persona vestita con il kimono nero e mi rivolsi ad essa con un tono di sfida.

    Sei tu il verme che dovrebbe farmi da maestro?
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    CITAZIONE (.HERESY @ 20/9/2010, 21:47)
    Ma perchè hanno tutti sto vertical? D:

    Ma il mio è più figo perchè l'ha fatto vegge °-°
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    CITAZIONE (• ß l a z e @ 20/9/2010, 21:18)
    Ciao, iscriviti al gdr e fai il praFoH pimpoH. °-°

    Ok, padre. °A°
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    Mia presentazione con altro account.
15 replies since 7/1/2008
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