ASIAN REVOLUTION [ex Bleach Revolution, Giappone, Cina, Corea, GDR, Spoiler, download Anime sub ITA, Manga Scan ITA, Streaming,

Posts written by Blaze_JS

  1. .
    Il sensei rispose pacato alla mia domanda, dicendo che, per quanto ne sapeva lui, avevo già diritto ad una camera in accademia. Quelle parole, per me, furono come un fulmine a ciel sereno. Non speravo davvero che uno studente avesse simili privilegi, anche se la cosa spiegava il perchè Eikichi non fosse mai tornato al nostro vecchio quartiere...
    Me-meno male....e io che cominciavo a pensare che mi avessi dimenticato...
    Intanto il gelo si faceva sempre più pungente: con le braccia incrociate sul petto e le mani che sfregavano freneticamente le spalle, cercavo di farmi più caldo possibile. Ma non bastava neanche lontanamente allo scopo: impallidito, coi denti che battevano all'impazzata e tremiti che correvano lungo la schiena, stavo facendo una figura barbina davanti al mio compagno e, cosa ancora più grave, al mio sensei.
    Ca**o! Così non va! Mi sta sfuggendo un punto delle lezioni passate? Ci sarà un cavolo di trucco...
    Ma in tutto quel gelo, l'unica cosa che mi venne in mente fu la sensazione di stanchezza e arsura che provai alla fine del primo, vero allenamento col maestro.
    Anche quella, a suo modo, fu una rivelazione.
    Massì...tanto che ho da perdere?
    In quel freddo polare, per scaldarmi e cominciare a rompere il ghiaccio del lago, l'idea migliore che mi venne fu quella di...danzare.
    Mi diressi traballante dal mio compagno , poi, vedendolo alle prese con la superficie ghiacciata gli dissi:
    P-Per riuscire a superare la p-prova, magari possiamo agire assieme....p-perciò...tu non badare a quello che farò, ok?
    Mi tolsi i sandali e, a piedi scalzi, presi a ballare. Dapprima goffamente, poi sempre più spedito, alla maniera di quella fatidica sera.
    Disegnai coi movimenti degli ampi cerchi attorno al mio compagno, mentre le piante dei piedi sbattevano ripetutamente sul terreno ghiacciato. Speravo che la frizione dei miei passi, unita a quello che stava facendo Jin Adachi, avrebbero portato a qualche risultato.
    Di certo, il mio corpo prese a scaldarsi un poco per la fatica, dato il sudore che mi iniziò a grondarmi di dosso.
    Ero convinto che, non appena mi fossi fermato, mi sarebbe venuto un colpo. Perciò, la soluzione migliore, per ora, era non smettere neanche per un istante.
  2. .
    CITAZIONE
    Nulla^^
    Dovrei aver messo a posto le cose anche nel mio mess. Spero.

  3. .
    Il ragazzo a cui mi ero presentato rispose al mio inchino e mi disse di chiamarsi Jin Adachi.
    Dunque è proprio lui il mio nuovo compagno...
    Poco dopo arrivò il sensei. Il suo sorriso, come al solito, sembrava più divertito che altro.
    Mi piacerebbe capire quel che pensa di noi...forse per lui siamo uno strano passatempo...

    Si diresse verso la porta dell'arena e si volse verso di noi, dicendoci che quella sarebbe stata una prova davvero dura. Non appena l'aprì, una folata gelida ci investì.
    Iniziai a rabbrividire: i vestiti laceri non erano in grado di coprirmi decentemente neppure in condizioni normali, figurarsi in quel freddo polare.

    Entrammo nella stanza: un'enorme sala coperta di neve. Fiocchi bianchi continuavano a scendere dal soffitto.
    Il gelo mi pervase: le nuvolette di vapore che mi uscivano dalla bocca erano tanto ben definite che, con grande probabilità, la temperatura doveva essere sotto lo zero.
    Iniziai a sbattere i denti e mi strinsi le spalle con le mani, sfregandole e cercando di ottenere un po' di calore. Un processo che, come ebbi modo di scoprire, era del tutto inutile.
    Mi volsi a guardare il mio compagno di allenamento ed il sensei: il primo sembrava in difficoltà come me, il secondo invece pareva a suo agio.
    Non...non è possibile!
    Il maestro ci indicò il centro dell'arena, dove, a guardar bene, la superficie era più liscia che altrove, e ci disse che proprio in quel punto vi era un lago ghiacciato. La nostra prova consisteva nel recuperare una pietra sul suo fondo e riportarla in superficie.

    Incerto, guardai il mio compagno, ma questi era concentrato sul da farsi e sembrava anche molto più a suo agio di prima...
    Co...come fa? Deve avere una forza d'animo davvero granitica per ignorare questo freddo...
    Mentre questi si dirigeva al centro del lago, io ero ancora lì, accanto al sensei, che cercavo di rattoppare con le mani il vestito, con scarsi risultati.
    Così non va....come al solito sto facendo una figura barbina...devo provare a fare come Jin...
    Mi concentrai e pensai intensamente al sole, alla primavera e al melo in fiore. Cercai di immaginare che il freddo intorno a me non esistesse e che mi bastava il calore interno al mio corpo...
    Mentre pensavo a queste cose, sentii una strana energia scorrermi dentro, simile a quella dell'allenamento precedente, ma più calda...
    Mi volsi stupefatto verso il sensei e poi verso il mio compagno, che stava esaminando la superficie ghiacciata.
    Che idiota, Riuji! Sei un'idiota! Idiota! Idiota! Perchè cavolo pensi che la volta scorsa il sensei ti abbia insegnato cos'è il reiatsu? Ovvio che lo sta usando anche ora...
    Purtroppo, avere capito il motivo della sua tranquillità non fu d'aiuto...
    Così non va...se non riesco a farcela pensandoci, ce la farò per istinto. Costringerò il mio corpo a reagire al freddo....e se crepo assiderato, allora non ero poi tutto 'sto che...
    Mi strappai il vestito lacero, rimanendo coi soli pantaloni. Il freddo era così pungente da fare male, e gli occhi presero a lacrimare:
    Il freddo non è nulla...il freddo non è nulla...il maestro sta bene...il mio compagno resiste...ce la posso fare anche io...capito, stupido corpo? Il...freddo...non è nulla...non è nulla...
    Non sapevo che effetto avrebbe avuto la mia decisione....se sarei riuscito o meno a resistere a quel gelo, ma per mettermi il cuore in pace, pensai di cogliere l'occasione e di chiedere al sensei quello che avevo ponderato in quei giorni...

    Balbettavo per lo sbattere dei denti...
    P-perdoni questo suo s-stupido allievo. Forse il freddo mi ha d-dato alla t-testa, ma posso farle una richiesta? Non ho p-più un p-posto dove andare....non è che mi p-permetterebbe di vivere per un po' in accademia? Non c-che ne abbia diritto, ma....se superassi questo allenamento, ecco...
    Mi inchinai.
    Il corpo, fino a quel momento, non si era ancora abituato ad emettere d'istinto il reiatsu necessario.
    Ma ciò che ora mi premeva, in mezzo a quel freddo polare, era sapere cosa avrebbe risposto il sensei...

    Edited by Blaze_JS - 21/5/2008, 17:29
  4. .
    La sera in cui appresi le nozioni base del reiatsu fu anche quella in cui persi il mio adorato melo.

    Ero tornato al mio quartiere all'alba, privo di forze e sfibrato di ogni energia mentale; due cose che, a quanto pare, erano solite andare di pari passo nei ragazzi della Soul Society. O, almeno, era così per me.
    Ero deciso a sdraiarmi direttamente all'ombra dell'albero, senza neanche mangiare qualcosa...e fu in quel momento che vidi tutto: lì, sopra la collina, il mio posto speciale, la mia casa a cielo aperto, era bruciata. Al posto della rigogliosa pianta, sull'azzuro si stagliava la figura rinsecchita di un tronco. Alcuni pennacchi di fumo salivano tutt'attorno ad esso...il fuoco si era propagato fino all'erbetta della collina. Ormai, visto dalle falde, quella salita sembrava una duna di sabbia annerita...
    Prima di pensare cosa fosse successo, mi ero già fiondato ad analizzare la scena da vicino. Mi riempii i polmponi dell'odore acre che aleggiava in quel luogo, strinsi pugni e denti, e presi a calci il terreno.
    Avevo voglia di urlare, ma non ne avevo la forza.
    La rabbia mi pervadeva, ma non avevo nessuno su cui sfogarmi.
    Il colpevole aveva pensato bene di non farsi trovare vicino al luogo del misfatto.

    Caddi in ginocchio, appesantito da uno strano senso di colpa:
    Mia....è colpa mia....ti hanno bruciato per colpa mia...
    Io e Eikichi avevamo curato quel melo per lungo tempo...ed ora era svanito in uno sbuffo di fuliggine...
    Eikichi...già....lui non se lo aspetterà di certo...dopotutto, difendere il nostro posto speciale era compito mio, ormai...
    Le lacrime che avevo imparato a trattenere negli anni scesero lungo le gote, e lo sforzo che avevo compiuto per non mostrarmi debole davanti al mio amico e agli altri teppisti di Rukongai, era stato vanificato dalla mia frustrazione.

    Poi, non so perchè, ma mi venne in mente il sensei, con quel suo modo di fare ambiguo ed egocentrico. Un modo che, nonostante tutte le sue stranezze, metteva in soggezione le persone con cui aveva a che fare.
    Nessuno avrebbe osato fare a lui quello che avevano fatto a me...
    Fu in quell'esatto momento che avvertii, con estrema precisione, quanto la mia forza fosse piccola ed insgignificante.
    Mi accasciai al suolo, assonnato, confuso e addolorato...
    Voglio...diventare forte...più forte...
    Con quel pensiero fisso in testa, gli occhi mi si chiusero e, proprio vicino al cadavere abbrustolito del mio vecchio compagno, mi lasciai avvolgere dall'abbraccio del sonno.

    ***

    Alla sera mi svegliai: attorno a me il paesaggio era rimasto immutato. Era ovvio che fosse così, ma una folle speranza mi aveva portato a credere che al mio risveglio avrei rivisto il melo in fiore, e la collina verdeggiante.
    Svegliati Riuji...non è un sogno....hai davvero perso casa...
    Scesi dalla collina e mi volsi indietro un'ultima volta, deciso a non porvi più piede, almeno fino a quando non fossi stato tanto abile da garantirne l'incolumità.
    Mi diressi in uno dei campi vicini e rubai di nascosto alcuni viveri: non avevo più tanta fame, ma sapevo che per resistere agli allenamenti del sensei avevo bisogno di nutrirmi il più possibile.
    Arrivai all'accademia e controllai il giorno in cui mi sarei dovuto fare vivo di nuovo.
    Venerdì alle 22.00...arena interna n.14...e sia...a quanto pare il mio nuovo compagno sarà un certo Jin Adachi...con lui devo assolutamenbte stringere un buon rapporto...ora più che mai, mi servono persone su cui contare davvero...

    ***

    Passai i giorni che mi sepravano dalla fatidica serata in uno strano stato di apprensione ed eccitazione, vivendo allo sbando, dormendo solo quando era strettamente necessario e rubacchiando cibo qua e là.
    Arrivai all'esame col vestito lacero, ma pulito. Avevo fatto in modo di rendermi quanto più possibile presentabile facendo un salto al fiume.
    Chissà...forse se lo dico al sensei mi trova un posto in accademia...
    Chiesi informazioni ad un tipo di passaggio, e questi mi indicò il luogo in cui si trovava l'arena interna numero 14.
    Entrai, forse in anticipo di qualche minuto, perchè vi trovai ad aspettare solo un ragazzo. Di certo il mio nuovo compagno.
    Mi inchinai e mi presentai:
    Riuji Danma, di Rukongai...piacere di fare la sua conoscenza!
  5. .
    La sfera pulsò ancora per qualche istante, infine smise di gonfiarsi ad intermittenza e prese le dimensioni desiderate: nella sua compattezza, quel globo di energia mi pareva il traguardo più difficile che avessi mai raggiunto. Guardai stupito il sensei, che ricambiò la mia felicità con un sorriso: mi disse che per quella sera bastava così, che avevo imparato bene e che quindi era sufficiente quello che avevo fatto. Insomma, avevo superato l'addestramento. Le sue parole mi riempirono di orgoglio:
    Visto Eikichi? Alla fine ce l'ho fatta anche io a padroneggiare questo "reiatsu"...
    Il sensei si alzò e si accese una sigaretta. Ma io ero ancora perso nei miei pensieri.
    Chissà fino a che punto mi dovrò spingere....chissà....quanto ancora sei distante e quanta strada hai già percorso da solo, Eikichi...

    Il sensei, prima di salutarmi, mi disse che avrei trovato le date dei prossimi addestramenti in bacheca. Da ora in poi avrei avuto un nuovo compagno...
    Ecco...appunto...ci mancava solo questa: vediamo di socializzare con 'sto tizio, stavolta...se è arrivato fin qua, significa che non se ne andrà tanto presto come Deidara...

    Mi inchinai al maestro:
    La ringrazio di tutto sensei!

    Mentre il sensei si allontanava, rimasi a fissarlo un po'...
    Certo....mi preoccupo di quanta strada ha fatto Eikichi ma....chissà quanta ne avrà fatta lui...
    Il mio maestro. Ecco qualcuno su cui avrei dovuto indagare un po' di più: effettivamente, di lui non sapevo assolutamente nulla...

    Me ne tornai a casa, sotto il mio melo. L'unico posto tranquillo che mi rimaneva a Rukongai...
  6. .
    CITAZIONE
    Hai perfettamente ragione, e devo dire anche che lo sapevo sin da prima di scrivere il post. Il perchè l'abbia fatto è un po' complesso, ma riassumibile in "avevo poco tempo e mi sembrava di essere giunto a buon punto dell'allenamento". Questo, come sappiamo, non mi giustifica affatto, e ti chiedo scusa. Eviterò di rifarlo. :(

    Continuai a concentrarmi: ormai ero calmo e tranquillo. Persino il braccio, che fino a pochi attimi prima era leggermente teso, aveva sciolto ogni nervo e si limitava a fungere da tramite per il reiatsu. Non sapevo se stavo facendo bene, se bastava oppure no, fatto sta che, proprio durante il momento di massima concentrazione, mi capitò qualcosa di davvero strano: ebbi una sorta di visione, come un sogno ad occhi aperti.

    Rividi me ed Eikichi al nostro primissimo incontro, nel distretto di Rukongai nel quale vivevamo. Io ero stato assalito da una banda rivale, e per quanto fossi in grado di difendermi, il loro sovrannumero mi stava lentamente sfiancando. Non ci volle molto per arrivare ad una situazione di crisi...
    Poi arrivò lui. Si gettò sugli attacabrighe come una belva e mi diede modo di riprendermi. Insieme li buttammo giù tutti, uno ad uno. Poi ci presentammo, e quando mi chiese perchè ce l'avessero con me, io gli mostrai quello che tenevo in mano. Erano semi di mela. Niente, per chi si trovava nei migliori quartieri o al Gotei...un tesoro, per i disgraziati di questo distretto.

    La scena scomparve all'improvviso, proprio come era venuta, ed io ero ancora davanti al mio sensei. A farmi rinsavire era stata probabilmente una folata di aria gelida. Ci pensai solo in quel momento:
    Già....chissà che ore saranno ormai....dopotutto abbiamo iniziato a sera inoltrata...

    Quando tornai a guardare la sfera, capii che ancora una volta qualcosa era cambiato in me: ora la concentrazione, lo sforzo di controllare il reiatsu, la capacità di equilibrare il flusso di energia lungo il braccio...tutti questi fenomeni si limitavano ad accadere. Stava, finalmente, divenendo uno sforzo più "naturale"...
    Chiusi gli occhi come ero solito fare, e provai a pensare intensamente a quello che stavo facendo. Mi sforzai di cancellare ogni altra cosa intorno a me: i rumori, la sensazione di fresco sulla pelle....il sapore di mele che ancora mi riempiva la bocca...
    In quel momento, nei miei pensieri, c'erano solo il mio braccio, e la sfera che tramite esso cercavo di generare...
  7. .
    Il sensei sembrò approvare i miei sforzi, e mi disse che stavo facendo ottimi progressi. Mi disse anche di aumentare un poco il flusso di reiatsu e con esso la concentrazione.
    Paradossalmente, furono quelle parole ad agitarmi di più. L'energia emessa fu troppa, e la sfera si dissolse proprio come in precedenza.
    Mi inchinai immediatamente, in segno di scusa.
    Mi perdoni, ci riprovo immediatamente.

    Ci misi un po' a tornare allo stadio precedente e, giunto a quel punto, iniziai ad aumentare progressivamente il flusso di energia. Più aumentavo il reiatsu sul palmo, più era necessario da parte mia uno sforzo maggiore per mantenere la sfera ad una dimensione accettabile e costante nel tempo.
    Coraggio Riuji....ancora un po'...
    Iniziai a sudare: un sudore non dovuto allo sforzo muscolare, ma solo alla concentrazione. Non mi ero mai impegnato tanto in un esercizio. Probabilmente in quel momento avrei preferito spaccare legna o fare flessioni...
    Ancora....ancora...un...po'!
    Il compito più difficile non fu immettere altra energia, ma mantenerla compressa.
    Eppure, dopo diversi tentativi, mi sembrava che la sfera avesse smesso di pulsare. Ora galeggiava semplicemente sul palmo...chissà se sarei riuscito a mantenerla in quello stadio...
  8. .
    Quando aprii gli occhi la sfera che avevo immaginato si era ingrossata oltremisura, e pochi istanti dopo esplose, senza danno, come una bolla di sapone.
    Cosa...cosa diavolo è successo?
    Guardai incerto il sensei, e questo, sorridendomi divertito, mi rispose che dovevo sforzarmi di più per mantenerla e controllarla.

    Ripetei l'operazione precedente, ma stavolta rimasi fisso a guardare il palmo della mia mano. Quando la piccola palla di energia si concretizzò e prese ad espandersi, mi sforzai di immaginarne i confini ben definiti. La sfera prese ad ingrandirsi e rimpicciolirsi. Mantenerla sempre della stessa forma si stava rivelando un compito assai più arduo di quanto credessi.
    Dannazione...Riuji, muoviti, il sensei ti sta guardando! Se fai brutta figura....verrai espulso!

    Con questo pensiero fisso in testa, l'energia che vorticava nel palmo della mia mano prese sempre più a compattarsi.
    Eikichi...manterrò la promessa...ti raggiungerò...
    A mantenere lo sguardo fisso le cose non cambiavano però di molto. Perciò, quasi fosse saggio fare una cosa simile, chiusi nuovamente gli occhi e, piuttosto che immaginare la sfera nella mia mano, presi a cercare di avvertirne il flusso che scorreva lungo il braccio. Ci misi un po' a percepire i bruschi cambiamenti, ma alla fine, dopo un po' di tentativi, il suo corso si stabilizzò. Niente più scatti improvvisi. Niente più eccessi o tensioni. Mi sentivo calmo e rilassato, e sentivo che quel celebre "reiatsu" di cui mi aveva parlato il sensei ondeggiava non più come un mare in tempesta, ma come un placido ruscello...
  9. .
    Osservai il sensei: in quell'oscurità, ormai, riuscivo a distinguerne bene i lineamenti più decisi: il viso affilato, gli occhi socchiusi e gli zigomi più pronunciati del normale. Forse stava davvero sorridendomi...
    Gli....gli ho fatto buona impressione?
    La sua voce mi riportò alla realtà. Mi disse che me la stavo cavando e che avrei dovuto evocare e materializzare quella forza che avevo imparato a sentire.
    Sì...ehm...proverò a fare quello che ha fatto lei all'inizio, allora.
    Non sapevo se stavo agendo per il meglio, ma mi misi esattamente nella stessa posizione del sensei all'inizio dell'addestramento, con il busto inclinato e la mano a cucchiaio davanti a me.
    Pensa....forza....senza tirare i muscoli, rilassa il braccio....bene Riuji....rilassa anche la spalla....rilassa ora il petto e il collo...così...
    Piano piano mi sentii completamente calmo e a mio agio in quella posizione.
    Mi concentrai e sentii vividamente la forza che scorreva dentro di me confluire verso il braccio.
    Così...concentrati...pensa alla sfera del sensei...cerca di rifarla uguale...

    Ma non aprii gli occhi per vedere il risultato di quel mio esperimento...almeno non subito...
  10. .
    Per un'istante qualcosa comparve sul palmo della mia mano: una luce fioca, quasi spenta, ballò nell'aria prima di scomparire.
    Cosa...cosa diavolo ho fatto?
    Guardai sbalordito il sensei, che si limitò a rispondermi divertito, come al solito: mi disse che Deidara Yagami aveva interrotto gli allenamenti e aveva lasciato l'accademia. Una cosa consueta per quel luogo, a quanto pareva.
    Accidenti...era un tizio strano, forse tutto sommato è stato...meglio così...
    Stavo per chiedergli se avrei fatto squadra con qualcun altro da lì in poi, ma la domanda mi rimase sulle labbra.
    Non è il caso di parlare di queste fesserie...se mi verrà assegnato un nuovo compagno, mi limiterò a collaborare con lui...adesso invece, Riuji, concentrati su questo strano addestramento...

    Il sensei, dopo essersi complimentato per la mia mente "lucida", espressione che mi colmò di orgoglio, iniziò a spiegarmi che non occorreva uno sforzo fisico preciso. I muscoli tesi erano uno spreco di energie. Quello che mi apprestavo ad imparare a controllare era reiatsu, una fonte spirituale che componeva per intero il mio corpo. Avrei potuto attingerci con la sola forza di volontà, ma il primo passo era avvertire il flusso energetico dentro di me.

    Mi sorrise, si accese una sigaretta e mi disse di assumere la posizione che preferivo.
    Posizione...preferita?
    Ci pensai su qualche secondo, poi, un po' imbarazzato, mi misi a braccia conserte, strette sul petto, e gli occhi chiusi.
    Concentrati...concentrati...non senti qualcosa, Riuji?
    Fu un processo strano e particolare. Di primo acchito non avveretii nulla, nemmeno la brezza serale sulla pelle. Poi, piano piano che il tempo passava, il silenzio attorno a me si faceva sempre più rumoroso...avvertii il cinguettare notturno dei rapaci, le foglie degli alberi che scrosciavano....
    Poi fu la volta dei rumori in lontananza...delle boccate di fumo, quasi impercettibili, del sensei...
    Il resto venne da sè, e fu come una continua scoperta di me stesso: sentii un flusso dentro me che ondeggiava avanti ed indietro, prima più forte, poi più debole, poi di nuovo più forte: si sincornizzava al mio battito cardiaco, e ad ogni pompata di sangue, mi sembrava di avvertire una nuova linfa scorrermi dentro, sempre più veloce...sempre più chiara...sempre più tangibile...
    Quando riaprii gli occhi, ebbi la sensazione di averli tenuti chiusi per secoli.
    Non sapevo nemmeno io cosa avessi raggiunto, quale conoscenza o quale percezione di me mi fosse stata tenuta nascosta fino ad allora. L'unica cosa certa, è che non avevo mai percepito la vita che scorreva dentro di me come in quel momento. Era un respiro vecchio e possente, un respiro che avvertivo ora per la prima volta, ma che sapevo essere stato sempre presente...

    Era come aver capito davvero, per la prima volta, di essere Riuji Danma...
  11. .
    Il sensei arrivò al campo di addestramento dopo un poco che l'aspettavo. Non avrei saputo dire se fosse lui in ritardo o io in anticipo, ma siccome la cosa non mi disturbava affatto, decisi di non pensarci nemmeno.

    Mi salutò e ancora una volta notai che il suo tono era quasi divertito, come se per lui rappresentassi un nuovo passatempo. Ricambiai il saluto, inchinandomi frettolosamente
    Accidenti....ho conosciuto questo maestro solo ieri e già mi dà i brividi....anche se è innegabile abbia del talento...
    Mi misi a pensare alla sera precedente: avevo danzato tutta la notte al suo cospetto, evitando i suoi colpi mortali all'ultimo istante....
    Chissà se al Gotei ce ne sono altri come lui...che insegnano come lui...all'ora che sceglie lui...
    Il solo pensiero mi diede i brividi.
    Nah...lui è chiaramente fuori dagli schemi...

    Il sensei mi spiegò che quell'addestramento avrebbe avuto un'importanza fondamentale per capire quanto valessi effettivamente, ed il fatto che il suo tono avesse mantenuto un accenno giocoso, non aiutò certo ad alleviare il senso di oppressione e timore che iniziavo a percepire.
    Accidenti...cerca di mantenere la calma Riuji...

    Il sensei si chinò leggermente e mise la mano di fronte a sè: una sfera luminosa comparve nel suo palmo. Non era enorme, ma brillava come una gemma.

    Poi, sorridendomi, mi disse che avrei dovuto ottenere lo stesso risultato, e che potevo inizare quando volevo.
    Ah...certo.
    Checcosa? Fare cosa come? Io non sono cap...
    Sospirai.
    No, Riuji....così non va affatto bene. Non ti puoi arrendere senza provare....magari è più semplice di quanto sembri. Prova a fare quello che ha fatto lui...

    Mi chinai, e misi la mano a cucchiaio davanti a me. Poi, provai a pensare alla sfera del sensei. Non so che procedimento fosse necessario, ma quello che provai a fare fu semplicemente di immaginarla galleggiare anche sul mio palmo.
    Prima ancora di vedere che risultati avrebbe dato una simile pratica, mi rivolsi al sensei.
    Già....non ci avevo pensato.
    Scusi, permette una domanda? Che fine ha fatto il mio compagno....quel Deidara Yagami?
  12. .
    Quando la sera precedente avevo finito l'allenamento col maestro, non avevo tenuto conto dell'effetto deleterio che avrebbe avuto la strana danza sul mio corpo: io, che non ero abituato a stancarmi a quel modo, che non avevo mai danzato ininterrottamente, con tutti quei giri e quei passi brevi e veloci, mi sentivo per la prima volta in vita mia privo di ogni energia. Faticavo persino a camminare verso il mio posto felice, quel Melo che io ed Eikichi avevamo curato con tanta pazienza. Era ormai arrivata la mattina, quando riuscii a sdraiarmici sotto, all'ombra dalla luce di un pallido sole.
    Eikichi...aspettami....ti raggiungerò...
    Gli occhi si chiusero quasi di botto. Se qualcuno avesse provato a sorprendermi, forse ce l'avrebbe davvero fatta.
    Ma in quel quartiere, nessuno osava compiere azioni tanto ardite.

    [...]

    Mi svegliai a sera inoltrata. Non doveva ancora essere mezzanotte, perchè la gente stava ancora rabattando qua e là le cianfrusaglie che durante il giorno avevano utilizzato: strumenti vecchi e ossidati, attrezzi rotti o rovinati...
    Bah...il solito schifo qui...speriamo che mi permettano di vivere all'accademia, quando sarò diventato qualcuno...
    Avevo una fame tremenda, perciò mangiai quasi tutte le mele che l'albero aveva da offrire, poi mi diressi sazio al ruscello, dove portai a termine le mie abluzioni quotidiane.
    Infine, quando mi sembrava si fosse fatta l'ora giusta, mi diressi a campo d'addestramento.
    Ci arrivai in poco tempo, almeno rispetto al ritorno della sera precedente. I muscoli avevano ripreso a funzionare come si deve, anche se dolevano ancora un po'.
    Attesi il sensei....ma non arrivò nessuno....
  13. .
    Il fervore che mi animava iniziò a scemare. Fu una strana sensazione. Piano piano iniziai a fare giri sempre meno ampi, movimenti più controllati, più pesanti....meno aggraziati....finchè non smisi di muovermi. Solo quando ogni mio muscolo si rilassò, mi accorsi che nell'aria non aleggiava più quel suono ipnotico. Tutta la stanchezza accumulata si riversò su di me di botto: l'aria serale era gelida al tocco col io corpo sudato...
    Accidenti....non mi sembra vero di aver danzato tutta la notte...

    Il sensei mi disse che mi ero comportato bene, il tono calmo come al solito.
    Almeno ho fatto una buona impressione...spero...

    Il sensei mi rassicurò che avevo fatto un buon lavoro, e mi disse che ci saremmo visti anche l'indomani, stessa ora, steso luogo. La sera non mi dispiaceva, anche se era davvero strano dormire al mattino ed allenarsi a notte fonda...
    Ha parlato di Reiatsu...e dire che io ne ho solo un concetto base molto labile....

    Il sensei mi diede la buonanotte, poi, nell'oscurità, vidi qualcosa luccicare: un puntino rosso fuoco, come un mozzicono di sigaretta.

    La ringrazio per tutto quello che ha fatto per noi stasera. Le do la buonanotte, sensei!

    Chissà dov'è finito Deidara...
    Mi misi a cercare il mio compagno, prima di lasciare il posto...
  14. .
    Continuai a danzare. Proprio così, danzare: ormai era davvero diventato una specie di balletto. I miei movimenti non erano ragionati. Erano istintivi. Il braccio scattava verso l'alto e la gamba faceva da perno per il resto del corpo. Il bacino ruotava e il torso lo seguiva: si trattava di un armonico combaciare di posizioni e scatti che registravo quasi impercettibilmente, a livello inconscio...la pelle sudata a contatto con l'aria fredda della sera, i suoni tutti intorno a me....il terreno sotto i miei piedi....tutto andava ad imprimersi nella mia mente, come se potessi vederci anche senza usare gli occhi...l'ipnosi di quella melodia era così potente da non lasciarmi il tempo neppure di pensare.
    Dopo poco, qualcosa in quella musica tutta particolare sembrò mutare. Un nuovo suono si aggiunse. Tutto divenne più elaborato. Mi sembrò quasi che si stesse perfettivizzando...i movimenti del mio corpo divennero ancora più fluidi....ormai non avevo neppure voglia di aprire gli occhi o di smettere di danzare. La fatica era enorme, certo, ma si trattava di un niente paragonato alla sensazione che provavo ora. Non mi ero mai sentito così in sintonia con i miei arti, il mio busto...con me stesso...

    All'improvviso, qualcosa mutò. la stessa sensazione di poco fa. Una variazione impercettibile nel vibrare complessivo della melodia. Si trattava di qualcosa di più veloce e pericoloso della volta precedente. Pensai di saltare indietro, di tuffarmi a pesce di lato o di buttarmi a terra, ma, a dispetto di quanto elaboravo con la mente, ancora una volta il corpo prese la sua decisione a livello istinitvo.
    Mi lasciai cadere all'indietro. poi, quando il busto aveva ormai raggiunto una posizione orizzontale, i piedi smisero di poggiare sul terreno, mentre le braccia scattavano verso il basso. Sentii il freddo terriccio sui palmi delle mani. Avrei potuto volteggiare lontano con una capriola, ma mi mancò la foza. Era parecchio che ballavo. Perciò mi limitai a sospingermi di nuovo in avanti. Tornai in posizione eretta.
    In un modo o nell'altro, sembrava che la melodia fosse tornata al suo solito andamento...

    CITAZIONE
    Stato: due ferite lievi (una ferita moderata)

  15. .
    Piano a piano che il tempo passava, la melodia si faceva più chiara e percettibile: a tratti tornava a stridere, ma subito riprendeva ad armonizzarsi: il suono acuto prodotto dallo scorrere delle lame del sensei iniziava ad affascinarmi...

    La foga che mettevo nel mio danzare iniziò a farmi sudare...
    Nonostante cercassi di essere il più misurato possibile, le vesti continuarono a essere fatte a brandelli. Qualcosa in me ancora non andava.
    Questo è un allenamento Ryuji....devi capire il pensiero del sensei e adattarti ad esso....cos'è che ti vuole insegnare? Pensa Riuji, pensa!
    Ma forse era proprio questo il problema: pensavo troppo. Difatti, non appena smisi di ragionare sui passi che stavo facendo, presi a muovermi con più naturalezza...i tagli iniziarono a scemare...
    Qualcosa dentro di me mi suggeriva in anticipo la posizione dei piedi, il giro da compiere, il movimento composto ma fluido del bacino e delle braccia....
    Era incredibile: iniziavo a divertirmi.

    Improvvisamente i suoni si fecero ancora più vicini, chiari e netti. Ormai era evidente quello che dovevo fare. Se il suono proveniva da destra, mi facevo più a sinistra, se era ad altezza delle spalle, mi abbassavo piroettando...

    Senza neppure accorgermene, avevo preso a muovermi affidandomi solo al suono prodotto dal sensei...gli occhi erano ormai velati dalla palpebre.
    Era un susseguirsi di passi frenetici...eppure, come per magia, quella danza era calma e leggera come l'acqua che scorre.
    Fluidità, acuta percezione...ecco cosa voleva il maestro da me.
    Non appena capii questo, sentii un forte sibilo provenire da destra. Era diverso dal solito, era più netto, più acuto....più pericoloso. Se avessi dovuto pensare alla mossa succesiva, sarei morto, immagino. Ma il mio corpo si mosse da solo, come spinto da un atavico istinto. Inclinai il busto verso sinistra e la testa ne seguì l'angolo...

    Non so se mi stavo comportando bene, se i miei movimenti erano giusti...ma sorrisi: dopotutto, qualcosa avevo di sicuro capito. Se non con la testa, per lo meno con il corpo.

    CITAZIONE
    Stato: due ferite lievi (una ferita moderata)

    SPOILER (click to view)
    Grazie Yoru. Davvero un bell'allenamento, e davvero ben descritto. Mi sto divertendo molto. Ti chiedo scusa se le mie risposte non sono repentine, ma ti assicuro che faccio il possibile. ;)
29 replies since 25/1/2008
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