ASIAN REVOLUTION [ex Bleach Revolution, Giappone, Cina, Corea, GDR, Spoiler, download Anime sub ITA, Manga Scan ITA, Streaming,

Posts written by A .

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    Oh, benvenuta. ^^
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    Benvenuto. ^^
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    Benvenuto.
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    Perdonate il ritardo ed eventuali errori.


    D'improvviso, la situazione mutò radicalmente, delle nuove deliziose comparse si palesarono, affollando quello stesso palcoscenico così meticolosamente pensato ed attuato, dai dettagli così sublimi e curati, che veniva ora sconvolto da un'ilare quanto beffarda casualità. Ma differentemente dalla norma, l'albino non se ne dispiacque affatto, quel così delizioso quanto impensabile accadimento aveva introdotto un nuovo piacere, e quelle comparse non erano che dei tramiti, degli insignificanti mezzucci per raggiungere un fine ben più piacevole.
    Sebbene non potesse avere completa coscienza dell'effettiva veridicità di quella congettura, che invero rimaneva poco più d'un pensiero affrettato, non v'erano troppe ragioni per cui degli shinigami potessero apparire in quel luogo con simile foga e senza preavviso alcuno. Il volto di colui che s'era introdotto all'interno di quella stessa stanza ove anch'egli presenziava lasciava trasparire troppo perché potesse ignorarlo, vi si cimentò con curioso diletto, scrutandolo a fondo, intensamente. V'era dipinta una profonda angoscia, un timore insulso misto ad uno stato d'agitazione generica, ma anche vaghi sprazzi di compiacimento, beffarde contorsioni d'ogni muscolo di quel volto, possibilmente involontarie, presagio d'un diletto troppo grandioso perché potesse trattenerlo o negarselo, che non avrebbe indubbio tardato ad arrivare.
    E v'erano ben poche forme che quel piacere avrebbe potuto assumere, e pochi i ruoli tramite cui si sarebbe potuto rivelare, date le circostanze e le disastrose implicazioni, terribili per i più, ma tanto deliziose e prelibate per quello shinigami così famelico ed avido di sensazioni, così come lo sarebbe indubbio stato quell'avvenimento che ora attendeva con infinita esitazione, quel godimento divampante che ben presto avrebbe assimilato.
    Vi fu un bagliore improvviso, dunque un boato assordante, in unico istante quella concezione di calma apparente, così falsa e sottile, si torse fino ad annichilirsi, scomparendo; fumo e macerie eran tutto ciò che ora l'occhio poteva scorgere in quel luogo infestato da un primordiale ed inscindibile odio, s'udivano grida d'ogni genere, panico, ansia, paura – l'incapacità di reagire dinanzi ad un fenomeno tanto coinvolgente e disastroso troneggiava ora indiscussa.
    La sua percezione non l'ingannava, era innegabile che quell'esplosione appena avvenuta fosse indubbiamente volontaria e studiata, quell'insetto che aveva osato entrare ed il picco di Reiatsu che aveva potuto percepito poco prima ne erano la dimostrazione ultima, e rendevano ora quell'opera null'altro che un fallimento mero e banale. Anche il fine stesso quell'atto non poteva venir definito diversamente, l'obiettivo più plausibile per degli individui dotati d'una qualche sorta di reiatsu, seppur insignificante, ed ambizione sarebbe certamente stato – per quanto assurdo per degli shinigami – il liberare quella bestia dalla sete implacabile, e seppure fossero indubbiamente capaci d'applicare i fondamenti del reiatsu difficilmente si sarebbero rivelati esser dei veri seggi; indossare la divisa sarebbe potuto semplicemente essere un efficace stratagemma per distogliere sospetti ed attenzioni inopportune altrove, nondimeno non poteva che dubitare che degli individui del tutto privi di modi e così sciocchi da far un ingresso tanto clamoroso quanto banale potessero figurare qualcosa del genere con le loro sole menti.
    Traeva tuttavia infinito divertimento dalle conseguenze di quelle loro azioni, avrebbe voluto concedere infinita attenzione ad ognuno di quei momenti, tanto insignificanti se presi singolaremente ma estremamente piacevoli nella loro completezza, mentre l'atto stesso gli appariva unicamente come un insensibile eccesso, una grandeur vana ed infondata.
    Invero, quell'esplosione non era che uno dei tanti fini raggiungibili con quella medesima energia spirituale ch'era stata impiegata, e da cui s'era indubbiamente originato quell'evento così scenico e superbo, dagli esiti apparentemente catastrofici, un delizioso scenario di sofferenza e distruzione, nonché un inaspettato arricchimento degno di quel suo palcoscenico così già pieno di vita, dinamico e quanto mai animato.
    Ignorò del tutto le reazioni altrui, tenendo tuttavia coscienza, seppur restio, della loro presenza; quegli altri con cui aveva avuto modo di ritrovarsi in quel luogo avevano ora ancor meno rilevanza, dinanzi ad un simile trionfo di caos e terrore perdevano qualsivoglia importanza, s'annullavano quasi completamente dinanzi ai suoi occhi, persi nel godere di quello spettacolo tanto inatteso quanto gradevole. Godeva, sì, godeva infinitamente d'ognuna di quelle reazioni tanto sublimi e disastrose corrispondenti ad una causa comune, godeva d'ogni grido, d'ogni sussurro di terrore, taciuto, o anche solo accennato e perso in quell'aria così fuligginosa, carica d'adrenalina e sofferenza.
    Ed eccola, infine, l'estasi, arrivare languidamente. Un caldo e copioso manto che iniziava ad avvolgerlo, andandolo a pervadere dall'interno, assimilandosi perfettamente all'essere ed inducendo in lui sempre più piacere, rendendolo ebbro ed illusoriamente quasi soddisfatto, le brame più radicate e profonde come placate; ma era ben conscio di quanto momentaneo quell'effetto fosse, attimi così incompleti e vuoti non avrebbero potuto mai portarlo anche solo vicino ad un soddisfacimento più o meno vago.
    Venne sbalzato via, più dal crollo delle macerie che dall'onda d'urto causata da quel reiatsu così misero e blando, senza tuttavia perdere compostezza, quella sua aria calma, del tutto disinteressata pur venendo sbalzato all'indietro, cercando di ritrovare il naturale equilibrio e d'atterare sui suoi piedi senza troppe difficoltà, con una smorfia d'evidente ed estremo tedio dipinta ora sul volto.
    Per quanto insolito, non avrebbe concesso a quell'evento più rilevanza di quanto ne meritasse, non era che il mero tentativo d'un manipolo di sciocchi di cercare di superarsi tentando l'improbabile, prefiggendosi un fine ben al di fuori delle loro capacità, lodarne l'operato sarebbe stato sensazionalmente ridicolo ed impensabile, sebbene gli avessero involontariamente risparmiato del tempo liberando quel prigionero. Non si sarebbe certo fatto alcun problema nel liberarlo lui stesso, senz'esitazione ed in modo molto più raffinato e veloce, uccidendo successivamente chiunque ivi presenziasse per non lasciare prova alcuna del suo passaggio, ed il fatto che quegli sciocchi l'avessero privato d'un simile divertimento lo gravava col desiderio di rimediare prendendosi le loro vite, e difficilmente avrebbe potuto ignorare un'idea tanto accattivante. Ghignò, impercettibilmente, spostandosi al lato della stanza, curioso ora d'osservare come quella bestia assassina avrebbe agito dinanzi all'opportunità che gli s'era presentata dinanzi; avrebbe potuto smentirsi, vanificando l'arrivo ed il conseguente interesse dell'albino in lui, o rivelarsi in grado di farlo divertire, offrendogli infine quel piacere che da lui tanto ricercava, rendendo quegli attimi degni di nota. Ma non nutriva desiderio alcuno d'assistere ad ulteriori spettacoli di pessimo gusto, ed il tedio iniziava a farsi sentire più del necessario, difficilmente avrebbe tollerato l'ennesiamo fiasco da parte di quegli attori, così incapaci, a scapito del loro ruolo, di saperlo intrattenere.
    Le restrizioni così limitanti di quella prigione erano scomparse, e la sua preda aveva mandato le sbarre in fratumi, liberandosi, sfoggiando per la prima volta un minimo delle sue capacità. Quegli incompetenti parevano infine aver portato a compimento il loro obiettivo, seppur con mezzi grezzi quanto baldanzosi, e lui conseguentemente il suo, benché privato d'ogni sorta di diletto. Guardò quel prigionero, una volta ancora, per solo pochi istanti, il minimo necessario per gettare quel guanto di sfida che gli sarebbe ormai dovuto risultar ovvio, se davvero fosse stato degno del suo tempo. Continuò a non proferir parola, non ne necessitava, invero l'uso delle parole s'era vanificato già da lungo tempo, non voleva tergiversare ulteriormente, conscio che lo sbarazzarsi di quegli altri che si sarabbero indubbiamente intromessi lo avrebbe derubato di preziosi attimi, pochi ma ugualmente significativi.
    Non desiderava altro che affrontare quella bestia dagli occhi truci e sanguinari, vincerla e quindi soggiogarla, assoggettarla a sé, per farle realizzare la sua imperfezione, ogni singola debolezza, dunque straziarne lentamente le carni, flagellarle, porre una fine a quell'esistenza patetica dopo averne goduto ed assimilato il più possibile, banchettandone sui resti putridi, ogni singolo brandello.
    Sarebbe ben presto accaduto.


    Edited by Arãshi - 18/7/2014, 04:06
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    Notte. Soltanto una figura si distingueva, solitaria, nel buio desolato e quasi assoluto di quelle stanze ora così vuote e silenti, gli uffici della seconda brigata, ove il plenilunio s'ostinava a far filtrare della flebile luce attraverso le vetrate. Un luogo ben poco gradevole, disordinato, inaccogliente, contaminato da una disarmonia originata dal fine stesso del luogo, l'incapacità di potervisi orientare all'interno sembrava regnar sovrana, anche per quegli stessi shinigami che durante il giorno vi compivano sofferti incarichi. Nondimeno la figura non sembrava aver alcun problema del genere, seduto con mirabile compostezza ad una delle tante scrivanie impilate di scartoffie e carte dalla dubbia utilità, pareva quasi trovarsi a suo agio in quel caos strisciante ed apparentemente assente in quelle ore, seppure ben radicato ed indivisibile da quelle stesse mura. I capelli bianchi lasciati del tutto liberi, privi d'alcuna costrizione, venivano lievemente scossi dalla lieve brezza che gli sfiorava anche il giovane volto, marmoreo, d'una bellezza unica ed indicibile, vagamente illuminato dalla luna, pareva una scultura d'arte, effimera quanto egualmente inanimata. Le lunghe dita dal candido colorito sfogliavano banali rapporti ufficiali che eccedevano indubbio nell'uso delle parole, rendedoli ben più tediosi e melensi del necessario, ad una velocità impressionante, vittime ed al contempo esecutrici d'una foga inarrestabile, incapaci di fermarsi o anche solo di rallentare, costrette dall'egoistico desiderio di ricerca del loro padrone. Quei fogli non erano altro che liste, lunghe raccolte di nomi, date, indicanti i prigioneri della prigione centrale, e per ogni singolo nome v'era allegato un prospetto psicologico d'ognuno di questi, perlopiù banali come l'aria, incapaci di destare il suo interesse.
    Gli occhi d'uno scarlatto vivido, colore del sangue, della brama più carnale e voluttuosa, accessi da un desiderio perpetuo ed intrinseco all'essere, atto ad animarlo, scorrevano imperterriti lungo quei medesimi fogli senza soffermarvisi più d'un istante, ma senza trovare alcuna soddisfazione; quelle carte, per quanto riempite fino ai bordi, non contenevano alcunché d'interessante per quello Shinigami così atipico, che aveva fatto del buio e del calmo silenzio di quella notte il suo dominio, sul quale affermava ora una brama così intensa e passionale di sangue, un desiderio crudele di sofferenza, intrinsenco alle carni, al dolore.
    Le dita si fermarono, d'improvviso, il movimento s'interruppe con una rapidità impressionante, sfoggiando un controllo mirabile, mentre una ghigna contorta e malata andò a dipingersi sul volto del giovane shinigami, il primo di tanti segni di quello squilibrio che ‘l'affliggeva’, del quale invece egli gioiva traendone sostentamento. Aveva trovato ciò che cercava; infine il tanto amato ed agognato oggetto del desiderio si palesava sotto ai suoi occhi assumendo la forma d'un possibile avversario.
    Si sarebbe volentieri abbandonato ad un languido riso, voleva saggiare e godere il più possibile di quell'istante rivelatore, tanto amabile eppure di così breve durata, il desiderio di assorbirne completamente l'essenza non era qualcosa che poteva ignorare, e sebbene egli non sembrasse ora differire in alcun modo dagli attimi precedenti all'interno una nuova ebrezza troneggiava, nonostante il desiderio, ormai al suo apice, scandiva la necessità di venir soddisfatto sollecitandolo con un sempre più irresistibile lamento di timore e angoscia.
    Ormai pervaso da un languido fervore, s'alzò, predendosi tuttavia il suo tempo, calmo ed ancor più composto di prima, senza lasciar trasparire alcunché delle sue reali intenzioni, com'era solito fare. Pensare che indossasse una maschera dalla perfetta adesione al volto sarebbe stato fin troppo semplicistico, lui era una maschera, la totale assenza d'una coscienza e della percezione delle emozioni gli permetteva di avere un perfetto controllo su di sé ed ogni sua azione; mentre l'utile capacità di poter emulare senz'alcuna difficoltà il quelle medesime emozioni e sentimenti tipicamente umani che trovava tanto sciocchi e melensi gli concedeva di poter essere chiunque, di potersi adattare a qualsiasi contesto e circostanza con estrema facilità, nonché un alibi per ogni evenienza. Godeva di quegli inganni ed amava il loro frutto quanto metterli in atto, la sua stessa esistenza non era che un inganno, giocare con quegli altri individui così tristi e piccoli era divenuto un diletto a cui ormai era assuefatto, ne traeva immane divertimento, e seppur fosse fin troppo prevenuto per confidare ciecamente in quelle stesse capacità di cui faceva tesoro, nessuno nel Seireitei era ancora riuscito a smascherarlo, o anche solo compredere un vago frammento della creatura spaventosa che invero era, l'inganno incarnato.
    Senza perder ulteriori istanti di quella così preziosa notte si diresse, con rinnovato ed inestinguibile desiderio, verso il complesso della ‘Grande prigione centrale sotterranea’, una denominazione tanto insulsa da fargli quasi torcere lo stomaco dal ribrezzo.
    Un nome in particolare aveva catturato i suoi occhi e specialmente il suo interesse in quella lista, quel viaggio fino alla prigione che aveva già intrapreso non era che un mero contrattempo a quello che si presagiva essere un infinito e vizioso godimento.
    Ma era ormai avvezzo a quell'inevitabile inconveniente, l'imparzialità di quel tempo così sgradevole ed arbitrario gli offriva modo di pensare, d'esaminare e concepire dal nulla lo scenario di quegli spettacoli perfetti, come egli amava definirli, quelle ricerche per il più dolce dei piaceri, una volontà impura e contaminata dal sangue e della brama.
    Lento, passo dopo passo s'avvicinava sempre più all'inscenamento di quel medesimo spettacolo che stava accuratamente preparando in ogni minimo dettaglio, ognuno di quei passi era atto ad avvicinarlo alla meta ed al contempo gliene dava una forma irrisoria e superficiale, grezza ed incapace di soddisfare, ma non era che l'inizio.
    Il cielo era andato a schiarsi sempre più, ed un timido sole iniziava or ora ad apparire, ma non aveva alcuna sorta di fretta, con quella stessa calma egli riteneva supremazia di sé stesso, per quanto condizionato da quelle medesime brame per cui viveva, tuttavia assolutamente indisposto a rifuggirle, invero non ne trovava alcuna ragione – il godimento che traeva da queste era immenso, lo empiva d'un dolce piacere dal quale si lasciava cullare; ma non durava mai troppo, lo lasciava vuoto, freddo, ancor più insoddisfatto.
    Raggiunse l'ingresso della prigione ch'era ormai giorno. Tanto imponente quanto banale, pareva dovesse esercitare una qualche sorta di pressione su chi l'osservava, gravare gli spiriti con un timore primordiale, incomprensibile ma ugualmente incapacitante, come a presagire un futuro inauspicabile all'interno di quello stesso complesso, ma allo shinigami tutto ciò faceva ridere, la falsa solennità gli risultava insignificante e patatica così come il fine ch'essa possedeva, non percepiva alcunché da quel costrutto di fredda materia.
    Fece il suo ingresso, ricordando quello stesso nome che l'aveva portato in quel luogo. Quattro semplici lettere, che gli sarebbero altrimenti risultate insignificanti. Kuro. Un nome, una storia, un'esistenza. Ma tutto questo non gli interessava. Il rapporto, vergato da una mano insicura e tremolante, lo dipingeva come un individuo da temere, alla stregua d'una belva feroce, indomabile e quanto mai pericolosa, come incapace d'arrestarsi, di darsi un limite, in grado solo d'uccidere e di continuare a farlo.
    Una premessa davvero troppo interessante per poterla ignorare.
    L'atmosfera totalmente mefitica di quel luogo, quell'agglomerato di maligna brutalità ed efferatezza, d'intenti disumani e malvagi, taciuti ma palesi su quei volti corrosi dal tempo, sconfitti, le menti usurate da quelle catene da quella prigionia infinita, ormai del tutto annichilite, e le grida strazianti, d'afflizione, d'infinito patimento lo accolsero, e senz'esitazione se ne fece abbracciare.
    Era a casa.
    Si fece strada nel complesso, languido, godendo d'ogni sguardo, ogni grido, di quello scontro d'energie più o meno forti ma egualmente corrotte, di quell'assenza di pietà che regnava sovrana, un piacere profondo lo pervadeva, non intendeva affrettarsi, il suo obiettivo era poco più avanti, e non sarebbe certo fuggito.
    Sfortunatamente.
    Si fermò dinanzi alla cella, ad un qualche passo dalle sbarre, ove poté notare la sgradita presenza di quello che pareva essere un altro shinigami, un insetto sulla strada di cui non avrebbe esitato a sbarazzarsi in caso di necessità, ed un detenuto che pareva stargli parlando. Ignorò i due, come le fattezze del carcerato, degnando la sua figura d'un solo rapido sguardo prima d'arrivare a fissare i suoi occhi in quelli dell'altro, voleva cogliere quella stessa malvagità descritta nei rapporti così inaffidabili e superficiali, in definitiva inutili. Lo sguardo bieco lasciava trasparire brutale efferatezza, gli occhi cupi erano incapaci di nascondere quella malvagità che da essi straripava, la medesima insaziabile brama d'un dolore assoluto e perverso, il desiderio di carne e sangue e morte, tutto ciò che parevano condividere e che avrebbe reso quell'incontro tanto dilettevole.


    Concedetemi quantomeno di definire il pg shinigami, visto che ho deciso di giocarmi Haine forse per l'ultima volta, naturalmente senz'alcuna implicazione a livello di energia od abilità.
    Oltre a questo credo d'essermi attenuto alle restanti regole.


    Edited by Arãshi - 27/6/2014, 16:19
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    Benvenuto. ^^
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    Benvenuta.
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    Benvenuto. ^^
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    Oh, ciao.
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    Questo non puoi saperlo finché non provi. ^^
    Ad ogni modo modo l'opportunità permane, sei liberissimo di provare a coglierla se dovessi cambiar idea, ed in tal caso t'inviterei a scrivermi via mp.
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    A dir il vero se fremi così tanto dalla voglia di giocare potresti contribuire, fermo restando che tu possa vantare almeno un minimo d'esperienza; non è certo un segreto che abbiamo una certa carenza – nonché impellente necessità – d'aiutanti per il GdR, ed ogni aiuto è ben gradito, solo se te la senti, naturalmente.
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    Benvenuto, temo di dover deludere le tue aspettative, il GdR è attualmente in fase di rinnovamento.
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    Benvenuto. ^^
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    Benvenuto.
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    Bentornato, è un piacere riaverti tra noi.
284 replies since 4/11/2010
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