ASIAN REVOLUTION [ex Bleach Revolution, Giappone, Cina, Corea, GDR, Spoiler, download Anime sub ITA, Manga Scan ITA, Streaming,

Posts written by MoonPresence

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    Aaaaaah che male che male.Molto dolore. Indifferernte che fosse per il braccio bruciacchiato che per il banco che mi trovavo sulla schiena grazie al quale non riuscivo a respirare. Adesso bastaaa. Mi alzai a malapena facendo pressione sul braccio sinistro, ovvero quello in cui la pelle aveva ancora un colore umano. Il banco su cui era presente un alone nero, che supponevo essere stato causato dalla piccolissima esplosione della mia reiatsu, fu' lanciato di lato mentre mi scrollavo tutto come un cane bagnato. Appena finii avevo l'aria che ha di solito una persona appena sveglia, ovvero di totale smarrimento.
    Non mi aspettavo un perfetto controllo della reiatsu al primo colpo, ma quell'esplosione era davvero troppo, oltre al braccio il quale mi faceva un male terribile. Accidenti, cosa avevo sbagliato? Ero sicuro di aver fatto bene...giunse, neanche a farlo apposta una voce che ben conoscevo a distruggere ogni mia teoria: Odore di pollo fritto, gnam! Comunque, vi è andata bene che il reiatsu che avevate accumulato non era abbastanza per farvi partire il braccio... Fortunelli. Vi siete concentrati troppo sul reiatsu e su come fare per controllarlo al meglio, e senza rendervene conto ne avete perso il controllo. Il reiatsu non è un nemico da combattere eh, non dovete "vincerlo" per controllarlo... Quella è una cosa che dovrete fare poi, con lo spirito della vostra zampakuto. O zampakuta se è femmina. Dovete vedere più il reiatsu come un mezzo... o come un muscolo del corpo. Non dovreste avere bisogno di sforzarvi così tanto per controllarlo. Eravate a buon punto, non fate le pottine alzatevi e riprovate, cosi.
    E adesso che cavolo vuol dire? Ora ci riprovo, ma se esplodo ancora stavolta cercherò di causare un esplosione MOLTO più grande. Oh, bene. E adesso? Che si fa? Dunque dovevo controllare la reiatsu ma non dovevo sconfiggerla, e fin quì ci sono arrivato. Ma come mi avrebbe ascoltato?
    Lasciando il mio braccio destro a penzolare inerte, mi concentrai sul sinistro. Mi concentrai solo sulla sfera, semplicemente su quella. Volevo che la mia reiatsu componesse qualcosa, che si materializzasse, che mi ascoltasse.
    Guardai la mia mano e nel frattempo avevo in mente solo la reiatsu e la sfera. Le due cose dovevano diventare una. Muovere la reiatsu doveva essere facile come muovere un braccio. Quindi se io sentivo la reiatsu e volevo muoverla, si sarebbe mossa. E io lo desideravo, ma non bastava. Io volevo che la mia reiatsu diventasse materiale, e componesse una forma sulla mia mano. E quello si sarebbe dovuto avverare.
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    Ero tesissimo, la mia mente era totalmente impegnata nel dare una forma alla reiatsu impetuosa che attraversava il mio corpo. Era un sforzo incredibile, per uno studente come me. Si doveva bloccare il torrente di energia che attaraversava il corpo e modificare la sua direzione a piacere dell'utilizzatore. Sembra facile. Ma invece non c'era molta differenza tra il farlo con una cascata e farlo con la reiatsu. Una gocciolina di sudore cadde dalla mia tempia e scese fino al pavimento.
    Avrei vinto io, sarei riuscito a dominare la reiatsu. Quella era la base di ogni Shinigami, l'energia che gli da' vita...la mia vita. Era inimmaginabile che la vita riuscisse a sottomettere la persona a cui è stata affidata. Uno Shinigami che non domina il proprio corpo non è uno Shinigami. Ed io lo sarei stato a qualsiasi costo. Con questi pensieri trascinai lentamente la reiatsu intorno al mio braccio. Ma non era un caso semplice, l'energia non era tranquilla e non mi ascoltava mentre io cercavo di obbligarla a seguire i miei ordini. Dopo poco tempo che però a me sembrarono mesi, credetti che la quantità di reiatsu che avevo accumulato fosse abbastanza. In quel momento successe una cosa strana. Sentii un improvviso rumore alle mie spalle che mi riscosse dai miei pensieri. La mia energia si scaricò tutta nel mio corpo come un contraccolpo. Quel rumore mi aveva fatto perdere la concentrazione e di conseguenza il controllo della reiatsu che senza controllo era tornata nel mio corpo molto violentemente.

    Oh, sì, scusate. Bhe fa niente, riconcentratevi e riprovate, cosi.

    Si tratta di focalizzare e spingere. Però badate che non deve essere una spinta che vi affatica, deve venirvi naturale. Più che spingere, si tratta di trasportare. Capì? non è mica complicato, cosi. Cercate solo di fare attenzione, che se vi esplode un braccio poi devo pulire io e non so se lo sapete, ma il sangue è parecchio appiccicoso.
    Sì, come no. Quì qualcuno sta' cercando di uccidermi.
    Però una cosa mi colpì di tutta la specie di discorso. Non dovevo spingere, ma trasportare? Cosa voleva dire? Io finora non ci avevo neanche provato. Avevo percepito la reiatsu come...un nemico? Forse dovevo cambiare modo?
    Ancora confuso e stanco dall'episodio precedente mi sforzai di usare la mia poca energia decentemente. Eccola, sentivo la reiatsu, dentro di me. Ma come dovevo dominarla?
    Leggermente turbato ripensai a come ero riuscito a trasportare la reiatsu fuori dal mio corpo. Con fatica, togliendone poca alla volta da quella massa turbinante. Ma...se ci fosse stato un metodo meno faticoso e più utile? La sentivo, in quel momento la sentivo. La percepivo esattamente come prima, un torrente di sensazioni. Al momento di passare dalla teoria alla pratica mi trovai però molto più confuso di quanto mi aspettassi. Feci qualche vano, debole tentativo..e poi mi venne un'idea. Invece di costringerla, potevo semplicemente aiutarla. Allora, sapendo cosa dovevo fare non costrinsi più la reiatsu ad uscire strappandone pezzi, ma feci in modo che mutasse la sua direzione verso la mia mano. Non dovevo usare forza su di lei, mi avrebbe seguito! Allora, naturalmente e semplicemente la mia reiatsu si diresse verso il suo obiettivo e io mi accinsi a darle una forma. Se era come avevo capito, potevo farcela.
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    In quel momento ero concentrato, se così si può dire di una persona che fissava il proprio braccio e cercando con la mente di capire cosa doveva fare. Ero quasi riuscito ad arrivare a sentire la reiatsu, o forse era solo la mia immaginazione. Ciò che contava era che finalmente avevo raggiunto qualcosa che si sarebbe potuta definire ''concentrazione''. Ma era troppo bello per essere vero, e giunse presto qualcosa a distrarmi, sotto forma di grugnito. La stessa concentrazione si sgonfiò come un palloncino, con tanto di PRRRR annesso. Al che mi voltai piuttosto stupito chiedendomi che cosa fosse successo..e ovviamente non poteva essere stato che il sensei, che con la solita delicatezza mi aveva riscosso dai miei pensieri. Cercai di non emettere alcun suono articolato che avrebbe potuto offendere le menti presenti in quell' aula, e costrinsi quell'essere, ovvero il mio cervello a migrare su un argomento più importante, ovvero quella maledetta sfera di reiatsu. Cosa che non era facilitata dalle voci che sentivo dietro di me che non facevano altro che disturbarmi.
    Cosa devo fare? Non so come controllare la reiatsu, nè come fare in modo che prenda una forma.. no, troverò un modo.
    Chiusi gli occhi, cercando di non pensare alla conversazione che si teneva alle mie spalle, esclusi del tutto l'esterno dalla mia mente.
    Concentrati. Tocca la reiatsu, comandala, non permettere che prenda il sopravvento.
    Mentre pensavo questo, mi sforzavo di riprodurre la sensazione di prima quella in cui avevo preso contatto con l'energia, ma non ce la facevo. Era impossibile, qualcuno forse si stava prendendo gioco di me?
    Aprii gli occhi. Mi appoggiai ad un banco, cercando di rilassarmi. Troppa tensione mi avrebbe solo fatto male, e di certo non mi avrebbe aiutato.
    Devo rilassarmi, solo rilassarmi. Non pensare a nulla.
    Feci un respiro profondo, prima di ritornare ad immeggermi dentro di me.
    Questa volta....io ce la farò! Devo farcela, se mi arrendo ora non potrò mai essere uno Shinigami!
    Quando ero in quello stato, non sentivo nulla, era come galleggiare nella gelatina, fatta eccezione per lo schifo che si prova in quel caso.
    Ma da qualche parte, in quel posto, potevo entrare in contatto con la reiatsu, che aspettava solo di essere usata. E allora l'avrei accontentata. Non avrei certo permesso alla mia energia di non rispondere alla mia volontà.
    Espansi la mia voltà in ogni remota parte della mia anima, in cerca di quello che volevo. Ma capii presto che non potevo trovarla in questo modo. Dovevo volerlo veramente. Io ne avevo bisogno.
    Poi, una scintilla. Sentii qualcosa, lì! Era quella la mia energia, la mia reiatsu? Era quell'energia che ora stavo toccando con la mia anima? Non mi interessava la risposta, saoevo che era affermativa.
    Benissimo. Contemporaneamente cercavo di mantenere il contatto, sentivo che se lo avessi perso, non lo avrei più ritrovato.
    Adesso, il mio dovere è manipolarti. Se non riuscirò a fare questo, come potrei essere un degno Shinigami? Se non riesco anche solo a manifestare la mia reiatsu, come pensavo di poter combattere?
    Mentre pensavo, o meglio, parlavo da solo, sentivo che la reiatsu obbediva alla mia volontà.
    Sta..sta succedendo davvero? Sentivo la mia reiatsu manifestarsi attorno alla mano. Era poca, e disordinata, ma non volevo di meglio. Avevo fiducia in me.
    Poi, sempre ad occhi chiusi, e respirando profondamente, provai a dare una forma alla mia reiatsu, mentre la contenevo. Non sapevo ancora cosa ne sarebbe uscito fuori.
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    Non si cominciava per niente bene.
    Salve, studenti! Il mio nome è Katankasa... Tontoso, Katankasa. E sarò il vostro sensei per il resto delle vostre vite perciò vedete di abituarvi al mio bel fisico statuario. Ha ha ha!

    Resistetti a malapena dal dare una testata al banco. Già il nome sembrava fosse fatto apposta per essere quasi con la rima, tanto per ridicolizzare ancora di più, come se ce ne fosse bisogno. Se ''per il resto delle nostre vite'' significava condannarci ad una spaventosa sequenza di quasi morti fino alla definitiva dipartita, il me ne tiravo fuori. Però purtroppo ormai ero qua, quindi dovevo stare lì, tranquillo e seguire le indicazioni, nonostante volessi essere in qualsiasi altro posto.
    I pezzetti di patatine che volarono dappertutto non mi aiutarono a cambiare idea, per niente. Provai pietà per le povere patatine che non erano riuscite a scampare a quella terribile morte.

    Come credo sappiate, questa è la vostra seconda lezione!
    E come avrei potuto dimnticare la prima? Se ci fossi riuscito la mia vita sarebbe migliorata molto.
    Adesso basta scherzare, è con me che il vostro allenamento diventerà ddduro e impervio eeee vi spingerà ai limiti delle vostre capacicità. Capaciticità. Cità.
    Appuntai le ottime capacità linguistiche sul mio taccuino nero. Se fossimo stati ad un colloquio di lavoro. E se avessi avuto un taccuino nero.
    Comunque!Oggi bambini, impareremo a controllare un minimo il Reiatsu. Sappiate innanzi tutto che con il reiatsu si possono fare un sacco di cose, l'unico limite è la vostra immaginazioneh. Ma il nostro/vostro compito di oggi, è il seguente.
    Già alla parola ''bambini'' mi ero un tantino distratto e il mio sopracciglio aveva formato un arco che avrebbe fatto la meraviglia di qualsiasi architetto.
    Inoltre cosa si intendeva con ''nostro/vostro''? Che fosse solo un'altra dimostrazione di scarse qualità gramamaticali?
    Ma fu la successiva mossa che mi stupì ancor più. Stese il palmo della mano verso l'alto e lentamente vi si formò una palla azzurrina. Non mi fermai più di un secondo ad ammirarla. Chissà perchè farlo è molto più difficile che vedere qualcun'altro che lo fa'. Se avevo ben capito tutto dovevamo creare una sfera simile a quella badando alla concentrazione. E che se avessimo sbagliato qualche parte del nostro corpo si sarebbe volatilizzata. Ma a me piacevano le mie braccia, e non avevo alcuna voglia di perderle. Il primo interrogativo fu: come si crea la sfera di reiatsu? Mi era sembrato che ci fosse una falla nella spiegazione, nessuno ci aveva detto come formare una sfera, insomma, come attribuire una forma alla reiatsu, altrimenti sarei rimasto per ore a guardare il mio braccio.
    Tu, braccio! Aiutami!
    Come mio solito, per un attimo cercai di riflettere. Qui ogni cosa è fatta di reishi. Dunque la reiatsu è all'esterno, bisogna convogliarla e darle una forma. Il sensei aveva detto che ci voleva solo concentrazione, molta concentrazione.
    Quindi liberai la mia mente da ogni pensiero, anche se non fu' proprio facile.
    Concentrati sulla reiatsu, sulla forma che vuoi darle, prendi la reiatsu e modificala. CONTROLLALA.
    Permisi solo a questi pensieri di rimanere nella mia mente. Dovevo prendere la reiatsu...e controllarla. Controllo. Controllo. Sentii una sensazione strana nella mia mente, solo per un attimo. Era come se ci fosse...qualcosa, lì.
    La risentii, questa volta leggermente più chiara.
    Quella è....la reiatsu?
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    Ero tranquillamente sdraiato sul mio ''qualcosa che assomiglia al letto che non posso permettermi'' godendomi la pace che si poteva sentire solo in quelle zone del Rukongai, un'assoluta assenza di rumori condita da un'aria tiepida...un sogno. Ovviamente venne qualcosa a disturbarmi, sotto forma di un foglietto straunto che mi si era appiccicato in faccia. Mi rialzai dal groviglio informe su cui ero disteso sputacchiando dappertutto. Non era in questo modo che mi svegliavo solitamente la mattina. Di solito mi cadeva addosso qualcosa di più pesante, ma ormai ci ero così abituato che mi ero steso da un'altr parte. Dopo essermi tolto tutto quello schifo dalla faccia mi guardai intorno intontito. Insomma, mi ero appena svegliato.
    Poi ricordai qualcosa, il foglietto! Dove era finito? Non lo vedevo più. Cercai dappertutto, e nonostante ''abitassi'' in un posto decisamente piccolo non lo trovavo da nessuna parte.
    Sarà stato un brutto scherzo. Ora me ne torno a dormire, e nessuno riuscirà a svegliaaaaa...
    Mi ero appena disteso un'altra volta a faccia in giù che mi ero ritrovato lo stesso foglietto di prima appiccicato in faccia. Non una bella sensazione, per niente.
    Ma come cavolo c'è finito questo coso quì sopra?
    Nonostante morissi dalla voglia di andare a fare un bagno nel fiume come tutte le mattine, ero costretto in quella specie di assurdo teatrino.
    Mi costrinsi a leggere quel foglietto senza strapparlo e buttarlo fuori dalla finestra. Si leggeva appena qualcosa. Chi aveva avuto la straordinaria idea di scrivere così piccolo?
    Riuscii a leggere "Ore 10", "Classe F" e "Domani".
    La parola ''Classe F'' mi fece ricordare subito la scorsa volta. Mi ero già ripreso da un bel po' dalel ferite che avevo riportato, ma non da quel brutto ricordo, soprattutto quello del sensei. Rabbrividii al solo pensiero.
    Se ha allenato tutti i suoi studenti così mi meraviglio che nessuno lo abbia già ucciso.
    La parola ''Domani'' invece mi fece capire che fortunatamente c'era ancora tempo prima di compiere qualche missione suicida.
    Appena mi sveglio ci penso, per ora voglio solo riposare un po'.
    Caddi in un sonno profondo.

    Il giorno seguente ero già sveglio prestissimo, ebbi il tempo di fare tutto con calma, di mangiare lentamente, di fare una passeggiata in giro per poi ritornare a casa mia, vestirmi con calma con l'uniforme dell'accademia e cammianre fino all'edificio senza correre.
    Ma ovviamente sto scherzando.
    Se tutte le mattina mi sveglio alle 7, l'unica mattina in cui ho un appuntamente importante devo svegliarmi alle 9, logico.
    Dunque presi l'uniforme e la infilai al volo stabilendo un nuovo record mondiale, mentre correvo più velocemente che potevo.
    Erano già le 9.30 quando vidi l'Accademia davanti a me.
    Appena in tempo, ce l'ho fatta appena in teeee.....mpo.
    Avevo finito il fiato. Quando entrai all'interno sembravo uno che aveva appena sbaragliato un esercito da solo. Non parlai a nessuno, perchè mi ero ridotto in quel modo?
    Cominciai lentamente a seguire i cartelli che indicavano le classi..
    A, B, C, D, L, M, N...eh?
    C'era qualcosa che non andava. O gli Shinigami non conoscevano l'alfabeto o avevano combinato un disastro con i cartelli. Tornai indietro e cercai qualche indicazione, niente. Stavo per chiedere aiuto a qualcuno, ma mi accorsi che le classi erano ad entrambi i lati del corridoio, e la E, F, G e la H erano dietro di me. Ma chi aveva inventato quel cavolo di sistema?
    Bussai alla porta della F piuttosto sconsolato, poi aprii la porta sperando di non venire inghiottito dalla terra o qualcosa del genere. La prima cosa che vidi fu uno Shinigami (o almeno lo sembrava dall'uniforme) davvero poco in forma che mangiava e cantava. Ingnorando la pessima qualità della canzoncina, notai che stava mangano e cantando contemporaneamente.
    Questo mi lasciò sbigottito per qualche secondo.
    Poi mi guardai intorno e notai lo studente seduto al secondo banco. Era lo stesso dell' altra volta. Mentre lo Shinigami rotondetto mi chiedeva di sedermi, salutai entrambi.
    Presi posto nel terzo banco e aspettai di capire come sarei dovuto morire questa volta.
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    Chiedo perdono, non l'avevo considerato manovrazione del suo PG perchè non avevo indicato proprio lui come sorgente del rumore..perdono comunque.

    Un momento ero in cima all'albero a cercare di portare a termine un ingrato compito ed un momento dopo...un momento dopo..non lo sapevo più. Non avevo sentito la familiare sensazione di aver qualcosa sotto i piedi e d'improvviso...credo di esser caduto giù. Sarebbe stata una spiegazione perfetta, se qualcuno mi avesse chiesto come mai ero in punto di morte dopo che mi ero svegliato. Almeno mi ero svegliato, era già abbastanza confortante, anche se, se non mi fossi svegliato dubito che avrei avuto l'occasione di trovare più qualcosa confortante. In quel momento ero nella mia fase ottimistica e dunque cercavo qualcosa di cui esser contenti in ogni cosa quello ero il massimo che ero riuscito a fare. Riassumendo un po' tutto quello successo in quel tempo abbastanza lungo di convalescenza, mi ero risvegliato in uno strano posto che non avevo tuttora identificato. Non ebbi neanche il tempo di farlo, passai più tempo a dormire che sveglio, anzi, passai più tempo morto che vivo. però alla fine mi svegliai e probabilmente causai il ritiro anticipato della maggior parte della gente lì presente, che avevo capito essere medici o qualcosa del genere. Forse quello era un ospedale per quel genere di situazioni, o forse solo altri disperati che cercavano di fare qualcosa per altri. Qualunque cosa fossero, fui uno dei pazienti che più odiarono in assoluto, probabilmente perchè non li lasciai mai a riposare più di qualche minuto consecutivo. Chissà perchè quando me ne andai sentii qualcosa come rumori di festa in lontananza. Mi diressi verso il Rukongai, almeno lì i pochi che mi conoscevano mi sopportavano. Anche se forse non si aspettavano di vedere su di me ferite ancora fresche come quelle, ma che potevo farci? Avevo passato giorni a pensare a come me le fossi procurate, e ci riuscii solo...solo.. 2 giorni prima? Sì, 2 giorni prima di andarmene. Ciè, erano ricordi sfocati ma almeno erano qualcosa. E sicuramente sapevo che non sarei sopravvissuto ad un'alltra caduta o ferita del genere. E speravo anche che sarei stato altrettanto abile da evitarlo...
    Per evitare di finire nella mia fase pessimistica, cercai di evitare pensieri del genere, ma non ci riuscivo. Solo la vista consueta del Rukongai mi riportò di buon umore
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    Cominciavo a temere quel gatto, sul serio. Non fece il minimo movimento neanche mentre mi avvicinavo a lui. Solitamente ogni persona nella stessa situazione mostra una reazione più o meno evidente. Invece lui no. Stava fermo, e mi guardava negli occhi. Aveva uno sguardo fisso, immobile. Supponevo che si sarebbe mosso solo all'ultimissimo momento, un momento che sarebbe finito male, per me. Se andavo troppo di fretta, sarebbe tutto finito male, se andavo troppo piano altrettanto, come indicavano gemiti e scricchiolii dell'albero.. non smisi di camminare. Avanzavo all'esterno tranquillo, con passo lento. E lui stava sempre fermo a guardarmi. Di lì a poco ci sarebbe dovuto essere l'intervento del mio compagno, e avremmo potuto finalmente tentare di prendere quel gatto... non sapevo però se ce ne sarebbe stato il tempo. Decisi di arrivare vicino a lui abbastanza da causare una reazione, che significa che la sua attenzione sarebbe stata attratta verso di me, e in quel momento insieme lo avremmo preso. Ero ormai poco lontano dal punto in cui era seduto, ed aveva soltato aperto gli occhi poco più di prima. Ero sinceramente infastidito più che spaventato... cercai di pensare ad un modo con cui intrappolarlo. La zona era circolare, ed ogni passo stavo attento ad evitare che con uno scatto improvviso si portasse alle mie spalle aggirandomi. Se solo ci avesse provato gli averi sbarrato la strada, ma sarebbe comunque stato un intoppo nel piano. Ero a poco più di un metro da lui. Mi fermai in quel punto, mentre lui incurvava leggermente la testa come incuriosito e mi guardava.
    E' il momento. Ora o mai più.
    Guardai dietro il gatto e captai qualche movimento tra il fogliame dell'albero, e decisi o meglio sperai che fosse un segnale d'azione immediata.
    Compii solo altrai due passi, ma questa volta rapidamente e lo vidi irrigidirsi e mettersi pronto a scattare. Anche questo lo interpretai come un segnale. Ora però non doveva toccare a me agire. Decisi comunque di fare il mio dovere fino in fondo e fintai uno scatto verso il gatto. Ora sì che la sua attenzione era su di me.
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    Premetto che non voglio sembrare chissà chi, quindi sentiti libero di esprimere la tua opinione su quanto stò per dire e se lo ritieni necessario, apporta pure modifiche al mio piano. Dobbiamo assolutamente dimostrare chi siamo e non farci prendere per i fondelli da un gatto.
    In quel momento ero assolutamente d'accordo, e soprattutto non volevo ne potevo proporre ''modifiche'' a qualsiasi piano, perchè di solito quando lo faccio sono con uno status mentale tranquillo, invece ora mi trovavo nella situazione opposta, e questo non mi piaceva per niente.
    Oh bè, per dire tutto in breve, ascoltai tutto e mi sembrò qualcosa di possibile. Io non divido i piani in ''buono'' e cattivo'', ma in ''possibile'' e ''assolutamente folle''. Strano, nessuna strategia ha una via di mezzo. Dopo aver catalogato mentalmente il tutto dovetti però riconoscere che ogni strategia per riuscire deve comprendere la maggior parte delle possibili situazione. Se il gatto non avesse fatto esattamente quello che speravamo, o se uno di noi due avesse avuto un incidente sarebbe tutto fallito. Ma in momenti del genere non si ha tempo per pensare e ci si afferra a qualsiasi cosa pur di riuscire.
    Dunque, feci l'unica cosa possibile e mi rassegnai a seguire le isctruzioni alla lettera e al meglio. la consolazione era che se avessimo fallito la colpa non sarebbe stata mia. Bè, suppongo che non sarebbe stata di nessuno. Scossi la testa per riconcentrarmi su quello che dovevo fare. Semplice a dirlo, ma veramente se tutto fosse andato così non sapevo chi avrei dovuto ringraziare.
    Ok Aoi, parti tu e non appena sarai sopra, salirò anch'io più veloce che posso. Dai che ce la facciamo !

    Oh bene, era arrivato il momento di iniziare. io tendo a non fare le cose senza pensare alle conseguenze. e quindi era logico che per fare ciò che dovevo avrei dovuto fare il giro completo dell'albero. Esaminai l'intrico di rami e trovai un probabile percorso.
    Subito dopo mi calai più in basso invece di salire su. Se l'avessi fatto troppo vistosamente il gatto avrebbe cambiato posizione, costringendoci a ripetere tutto da capo.
    Credevo che almeno questo l'avrebbe confuso un po' e quindi da sotto mi arrampicai, sbuffando, fino ad arrivare vicino al punto indicatomi. Ecco la parte difficile, il tutto doveva esser fatto senza che il gatto capisse le nostre intenzioni. Se fosse stato un normale gatto, no problem. Ma ora non sapevo come si sarebbe comportato, non conoscendolo. Mi portai nel ramo giusto, facile da individuare proprio perchè era parallelo a quello. Fin qui era tutto ok...in quel momento mi chiesi come fare a distrarlo. Doveva credere che dovessi essere io a prenderlo e quindi cosa dovevo fare? Sentivo che di lì a poco saremmo stati in due contro uno, che in questi casi può anche non essere un vantaggio. Arrivai a una possibile soluzione e decisi di provare. La cima dell'albero era come uno spiazzo libero da rami per la maggior parte ed io occupavo una via di fuga per il gatto, e quella alle sue spalle sarebbe stat presto occupata. Dunque cominciai a camminare verso di lui.
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    Ma che cosa sta succedendo quì?
    Non volevo dirlo a voce alta,era più un borbottio fra me e me, considerata la brutta piega che stava prendendo quell'allenamento. In teoria bisognava prendere il gatto e riportarlo giù, nessuno aveva mai accennato al doversi difendere. Bè, neanche io avevo pensato che tutto sarebbe stato facile...
    Ero assorto in quel tipo di pensieri quando ci fu un grido che attirò la mia attenzione. Scrollai velocemente la testa e mi voltai verso la sorgente del rumore. Contemporaneamente un'altra voce, molto più profonda e che ormai conoscevo bene, parlò.
    - Mica è così semplice da catturare, sapete? Vi consiglio di mettervi d'accordo e... Ishimaru, lo so che sei shockato, ma non agitarti così che mi fai male.
    Collaborare? Potevo almeno avere il tempo di arrivare in cima? Ovviamente no, poichè neanche salire il più velocemente possibile un albero è considerato abbastanza stressante, arrivò l'ennesima voce:
    Aoi hai sentito quello che ha detto il sensei? Per me questa non è una gara a chi arriva per primo in cima e riporta giù il gatto assass.. ehm.. hai visto ciò che mi è successo no? Non credo ci siano altro modo per prendere il felino, se non quello di allearci, che ne dici? L'unione fa la forza, in due è più facile, avrei anche un piano.. se per te va bene.
    Cascava proprio a fagiolo, anche perchè avevo un maledetto bisogno di star fermo, altrimenti sarei crollato giù e non mi sarei rialzato mai più, e volevo evitarlo. Sul fatto di avere un piano poi, di certo non era quello a cui avevo dedicato il mio tempo, dunque se qualcun'altro lo aveva fatto, ben venga.
    Che ne dici di salire su questo ramo e ascoltare ciò che ho da dirti? Io ascolterò ciò che te hai da dire. Tranne che in quel momento non avevo proprio nulla da dire, era perfetto.
    Certamente. Un'attimo che mi rilasso un pochino....perfetto. Allora, sentiamo, cosa vorresti fare?
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    Perfetto. Assolutamente perfetto. Mi trovavo su un albero vivente capace di uccidermi da un momento all'altro, e già sarebbe bastato. Ma ero anche su un ramo che supponevo fosse tenuto su da qualche miracolo: E per di più ero a tanto così dal cadere giù. Una situazione tanto poco invidiabile quanto difficilmente attuabile. Ma, ovviamente se qualcosa non è mai accaduta a qualcuno doveva accadere a me. Dunque ero lì appeso a malapena col rischio di cadere e rompermi tutto o, ancora peggio, rompere il ramo, cadere giu e rompermi tutto. Cercai innanzitutto di smetterla di pensare a scenari sempre più catastrofici, altrimenti qualcosa come salvarmi da quella situazione sarebbe sembrato mortale quanto dover abbattere un'armata di Hollow con le mani legate.
    Dunque, liberai con gran fatica una mano incastrata in un groviglio particolarmente fitto di rami e la poggiai su una sporgenza nodosa dell'albero. Se non altro con rami tanto fitti sarebeb stato molto difficile cadere giu in linea retta. Magra consolazione. Sbuffando come una locomotiva riuscii a tirare fuori anche l'altra mano ed anche con quella mi afferrai a qualcosa che non avevo il tempo di vedere impegnato com'ero. Finalmente mi tirai a sedere su un ramo e sospirai. Eppure all'inizio era sembrato facile. Invece ora no. Non lo era assolutamente. Gia solo per essermi cacciato in quella situazione dovevo essere un totale imbecille. Ci sarebbe mancato solo che scivolassi su una buccia di banana e avrei completato la collezione di figuracce. Lentamente, a poco a poco riacquistai un equilibrio relativamente stabile. Per una volta la sfortuna si era stancata di starmi dietro e mi trovai davanti un percorso più semplice di quello che mi aspettavo. Afferrai con sicurezza ogni sporgenza disponibile e mi tirai su. Feci solo qualche secondo di pausa, prima di ricordarmi che non ero ad un picnic e con più rabbia che sicurezza avanzai. Non fu certo una cosa tra le più semplici che abbia mai fatto. Ma alla fine, centimetro dopo centimetro, scricchiolio dopo scricchiolio (sia dell'albero che delle mie povere ossa) avvistai un qualcosa che si muoveva. La frazione del mio cervello non ancora impegnata con cluse che si trattava del mio obiettivo. Dopo qualche altro minuto in questo stile riuscii a soprgere la testa in cima all'albero. Come mi aspettavo ero pure arrivato secondo, ma di certo non credevo di aver stabilito un record mondiale.
    Benissimo, ci sono altri problemi?
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    Mi stavo arrampicando velocemente sullalbero, in uno dei momenti in cui ero preso dalla competizione e dall'adrenalina, e non penso alle conseguenze delle mie azioni. Purtroppo era una delle mie caratteristiche, che nonostante non mi piacessero erano mie, e dovevo sorbirmele.
    Per questo controllai dove poggiavo i piedi solo le prime volte e poi mi lasciai ogni preoccupazione alle spalle. Che erroraccio. Infatti capii che ero salito sul ramo sbagliato. Proprio sbagliato. Bè, difficile non accorgersene sentendoti un urlo di dolore nelle orecchie. Al che in fretta tornai lucido e mi pentii subito di essermi distratto in quel modo. Immediatamente scesi, o meglio dovetti scendere, giù di parecchi rami per avere sotto i piedi un punto d'appoggio stabile.
    Maledissi me stesso nella mia testa, e poi ripresi a salire ma lentamente, tanto che finii per essere frrustrato da quel ritmo, ma mi rimisi in velocemente in riga. Tendevo sempre a divagare e i miei pensieri rifuitavano di seguire una linea retta, impedendomi di concentrarmi seriamente su qualcosa di noioso. Per questo cercavo di movimentare tutto ciò che potevo.
    Mi impedii di pensare al fatto che ormai ero molto più indietro del mio compagno, e misuravo con cautela ogni passo. E non potei nemmeno arrampicarmi direttamente per arrivare in cima, ma dovetti usare i rami a mò di scala circolare. Era comunque una scalata, i rami non erano certo disposti ordinatamente per aiutarmi. Grazie a questo quasi raddoppiai la lunghezza del mio percorso e dopo un bel po' di tempo avevo appena superato la metà del tronco.
    Appena me ne accorsi subito mi disperai: come è possibile che sia ancora a questo punto?!
    Non ce la facevo più con quel ritmo, e allora decisi che se volevo riuscire ad arrivare alla cima di quell'albero, la cui conformazione piena di rami che mi pungevano non aiutava di certo, dovevo sbrigarmi e velocizzare tutto quanto.
    Dunque mi sforzai di salire più in linea retta che potevo per aiutarmi, e dopo un po' persi il conto dei rami a cui mi ero appeso.
    Ormai devo essere almeno a sette metri d'aletzza, un altro po', posso farcela!
  12. .
    Ho capito, sensei.
    Superato il momentaneo stordimento della alquanto buffa e strana situazione, cercai di mostrarmi il più possibile motivato e ansioso di iniziare, per quanto non mi fossi ancora abituato a parlare ad un albero.
    Per giunta poi, dovevo prendere un gatto. Un gatto su un albero. Mi ero più volte rifiutato di farlo nel mondo reale, dove i gatti avevano la spaventosa abitudine di far ciò che non vuoi che facciano, e dovevo farlo da Shinigami, per un allenamento e soprattutto in Accademia.
    Suppongo che non sarà qualcosa di facile come sembra. Se è il gatto del sensei non sarà di certo normale. Ma per fortuna che siamo solo noi, se quando ero vivo qualcuno mi avesse visto mentre facevo qualcosa del genere mi sarei rovinato la reputazione per sempre.
    E poi, non avevo la minima intenzione di sapere cosa succedeva a chi rompeva un ramo del sensei. Rabbrividii al solo pensiero.
    Ok, mi sarei impegnato al massimo per quanto sembrasse stupida la cosa, e ci sarei riuscito sicuramente. Ero appena arrivato in Accademia, certamente mi sarei dovuto impegnare per fare in modo che il mio insegnante abbia una buona impressione su di me.
    Iniziamo!
    Scalare un albero, un albero che si muove, e dunque un albero che farà di tutto per renderti le cose difficili....ok, si può fare.
    Iniziai subito a prepararmi per l'arrampicata. Mi avvicinai al maestro-albero e saggiai i rami più vicini a terra con una mano preoccupata e attenta.
    Feci benissimo, perché uno di essi infatti scricchiolò quando cercai di appoggiarmici sopra, e cambiai immediatamente ramo per non subire conseguenze disastrose e potenzialmente letali. Per me.
    Dunque, mi appoggiai su un altro ramo e con soddisfazione vidi che teneva. Allora misi un piede sopra e cominciai a salire, lentamente, sapendo che un piede in fallo o qualcosa di rotto(all'albero) sarebbero state pericolose. per non dire che in uno o nell'altro caso difficilmente avrei visto l'alba successiva.
    Un passo alla volta, con calma.
    Sì! Sta andando tutto bene. Bè, questo non si poteva negare, ormai ero a quasi sette metri d'altezza.
    Dopo qualche minuto, qualche pericoloso salto da ramo e ramo e nessuno scricchiolio sospetto, finalmente avvistai l'obiettivo.
    Esultai interiormente per esserci riuscito. Poi allungai la mano per afferrare il gatto e riportarlo giù, così da poter andare avanti.
    Eccoti...
  13. .
    Quel lasso di tempo passò veloce. Per me sicuramente, nonostante dovessi aspettare il sensei, non me ne curai affatto e sonnecchiai un po'. La sensazione del calore sulla pelle era meravigliosa, riuscivo veramente a godermi questa giornata. Tranne per il fatto che lì nessun tipo di sensei era ancora arrivato. L'unica cosa che mi tratteneva dall'andare a casa borbottando qualcosa sugli stupidi scherzi era la divisa da studente che avevo indosso. Quella fu l'argomento principale dei miei pensieri per tutto il tempo in cui rimasi lì sdraiato. Dubitavo si potesse ''falsificare'' una divisa da studente, il che significava che potevano esserci due possibili soluzioni. O era tutto un pessimo tipo di scherzo o esisteva un sensei tanto sconsiderato da lasciare delle persone lì ad aspettare per così tanto tempo. Non che mi dispiacesse, ovvio. In quel momento la cosa che avrei desiderato maggiormente era la pace.
    E qualcosa mi dice che verrà presto interrotta...
    Mai ebbi tanta ragione come ora. Innanzitutto sentii uno scricchiolio. Non vicino a me, più distante ma comunque percepibile. Questo rumore si ripete più volte, finché, arrabbiato, mi voltai per guardare cosa si stava permettendo di disturbarmi. Ciò che vidi mi fece alzare un sopracciglio. Il che significava che ero stupito. Molto stupito. Per prima cosa c'era un altro ragazzo lì vicino. Ero sorpreso dal fatto che mi fosse sfuggito, solitamente percepivo l'avvicinarsi di estranei istintivamente. Era un'abilità preziosa per uno shinigami, se non ci tieni a farti tagliare la gola mentre dormi. Dovevo allenarmi al più presto, se solo quell'U.M. fosse arrivato magari avrei potuto farlo. Ma ciò che mi stupii di più fu che un albero si muoveva. Un albero si MUOVEVA? E inoltre, così furtivamente? Ahi, ahi. Qui non tutto era....normale.
    Il secondo successivo lo stesso albero mise un cappello in testa all'altro ragazzo. Quando vidi che quel cappello era un POLLO, ogni mio neurone rimasto andò in tilt e si ritirò. Con il poco orgoglio rimastomi evitai di spalancare la bocca cercando di far assumere a tutto una sfumatura ''normale''.
    Mi ricordai della frase scritta nel ''biglietto'' del sensei.
    ''Chi arriva ultimo in accademia è un pollo.''
    Non ditemi che c'entra lui. Per favore non ditemelo. Che pessimo gusto.
    Ormai il mio stato d'animo era nella fase ''incredula''.
    Anzi, dovrei dire più ''rassegnata''. Il fatto che poi l'albero parlasse, quindi, non mi lasciò più sgomento del solito.
    L'avevo detto, no? "L'ultimo che arriva in Accademia è un pollo"!
    Il che confermava che era ''quella cosa '' ciò che stavamo aspettando. L'ultima cosa che volevo.
    Come avrete capito io sono l'incredibile U.M, alias Urahara Mouryou, terzo seggio della seconda brigata e vostro insegnante. Con chi ho il piacere di parlare?
    Molto modesto. E sperai che la domanda fosse retorica, parlare ad un albero mi avrebbe fatto sprofondare nel baratro della follia.
    Il perché del mio aspetto ve lo dirò dopo... forse.
    Non era di certo la cosa che più mi interessava in quel momento.
    Per inciso, quella era: cosa dovrei fare ora?
    I primi secondi furono di assoluto silenzio.....
    Poi senza neanche accorgermene lo ruppi: Io sono Aoi, piacere.
    Piacere? Bè, neanche per sogno, ma mi piace essere educato.
  14. .
    Rosso:Parlato(mio)
    Rosso corsivo:pensato(mio)
    Blu:Parlato(altri)
    Altri colori:parlato(altri,in caso di 3 o più persone in conversazione)
    Prima persona

    Fino a quel momento tutto descriveva quella giornata come una delle migliori che avessi mai vissuto. La giornata era soleggiata, mi ero svegliato perfettamente riposato e nessuno mi aveva ancora disturbato. E forse oggi avrei finalmente ricevuto una risposta alla mia iscrizione all'Accademia Shinigami. E sarebbe stato meglio se fosse stata positiva. Mi ero stancato del Rukongai, della povertà e degli occhi sospettosi con cui mi guardavano tutti, e non sapevo neanche perché. In quel momento non stavo facendo nulla di particolare, solo una passeggiata ai limiti del Rukongai, uno dei miei posti preferiti in quei giorni. Esattamente quando mi stavo sedendo lungo le rive del fiumicello che scorreva in quel luogo, cominciai a sentire il ronzio. Sulle prime non ne fui molto preoccupato.
    Saranno degli animali tipici di questo posto.
    Mi ricredetti quando vidi la sorgente di quel ronzio, qualcosa che assomigliava a un'ape troppo cresciuta. Nei pochi secondi successivi, attraversai varie fasi, ed ognuna mi provocava sempre più paura.
    Vidi che quegli animali, già singolarmente spaventosi, erano in gruppo.
    Vidi che i loro pungiglioni frementi puntavano un bersaglio.
    Capii che il loro bersaglio ero io.
    Io non ero certamente un fifone, ma ero spaventosamente realista. Sapevo riconoscere una causa persa quando la vedevo, e quella lo era senza dubbio. Dunque la mia prima azione fu' la più ovvia e logica. Scappa o come preferisco dire, corsi via. Da terra scattai velocemente come non avevo mai fatto. Corsi alla cieca addentrandomi sempre più tra gli alberi del boschetto, tentando di seminare le api.
    Non mi aspettavo certo che quelli fossero animali normali ma avevo la speranza che mi perdessero di vista o almeno che cercassero un pranzo meno indigesto. Ovviamente mi stavo pietosamente illudendo e vidi dopo poche decine di metri che era inutile. Feci un rapido inventario delle mie risorse.
    Niente di niente.
    Le uniche ''armi'' lì intorno erano i sassi, e sarebbero stati completamente inutili contro di loro. Capii che ormai non potevo più farci niente e inoltre ero stanco. Dunque, feci l'ultima cosa che avrei voluto fare.
    Mi fermai.
    Come se non aspettassero altro, le api mi accerchiarono.
    Pregustano già la cena...
    Quando ormai mi ero rassegnato all'inevitabile, mi cadde qualcosa in testa.
    Ma che...?
    Cosa era quella roba? Me la tolsi dalla testa nervoso e temporaneamente dimentico del pericolo e la osservai.
    Era..un vestito. La mia faccia assunse un'espressione tra lo stupito e il deluso. A cosa mi poteva servire? Inoltre, quegli stranissimi ''cosi'' che mi avevano inseguito ronzarono per attirare la mia attenzione.
    Io mi voltai sentendomi preso in giro.
    Chi arriva per ultimo al cancello dell'Accademia è un pollo!

    U.M.

    Restai stupito leggendo quel messaggio. Bè, leggere era un po' troppo, per una persona che osservava la posizione degli animali.
    Superai velocemente la fase stupore, e passai a quella critica.
    Feci due più due alla velocità per la luce.
    ''Accademia'' e ''U.M.''
    Mi fecerò pensare due cose. La prima che quelle api erano state mandate dall'Accademia, e che non erano pericolose.
    La seconda che ''U.M.'' mi aveva preso in giro.
    Mi ripromisi che avrei approfondito la cosa, poco prima che l'ennesimo ronzio mi disturbasse, facendomi scappare per l'ennesima volta. Avevo notato che l'inseguimento era ricominciato.
    Stupide api...
    Per tutta risposta quelle aumentarono la velocità.
    Riassumendo, il mio successivo quarto d'ora passò attraversando di volata il Rukongai, inseguito, e guardato con spavento dalle persone sedute a terra. O forse guardavano spaventate le api dietro di me? Impossibile dirlo, perché non ebbi tempo per pensarci, fino a che non raggiunsi il portone che separava il Rukongai dall'Accademia Shinigami. Forse il Guardiano fu' il più stupito di tutti, quando gli mostrai la divisa da Shinigami(sì, perché il vestito che avevo ricevuto era proprio quello) e gli indicai con urgenza che dovevo entrare.con somma fortuna, le api riconobbero il gigante e si fermarono dietro di me. Non era stato del tutto un incontro salutare con loro, lo indicava la puntura sulla mia mano sinistra.
    Quando la porta si aprì e le api, terminato il loro compito se ne andarono, mi rilassai. Mi rilassai davvero. In quel momento feci ciò che era tutto il giorno che volevo fare. Raggiunsi l'Accademia, mi sedetti e chiusi gli occhi.
  15. .
    CITAZIONE (Byakuya~ @ 21/3/2012, 00:50) 
    In cui fiocco di neve le prende ben bene xDDD

    purtroppamente sì. :ehgia:
20 replies since 1/3/2012
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