Classe E [XIII] Avanzata

Hirenkyaku - Tecnica

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  1. emaema89
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    Mi lanciai all’inseguimento del maestro e in un attimo raggiunsi una velocità da far accapponare la pelle. Era una cosa incredibile, avevo al sensazione di poter fare qualsiasi cosa se solo lo avessi voluto. Ero in alto nel cielo e l’unica cosa che avevo intorno a me erano le nuvole, niente case, niente palazzi o strade, solo l’infinito cielo azzurro. Guardai in basso e vidi la città confusa scorrere velocemente sotto i miei piedi senza neanche notare due uomini che incredibile ma vero stavano volando sopra di esse a bordo di strane tavole azzurrine. Dopo qualche istante di volo cominciai a rilassarmi e percepii per la prima volta che la dimensioni che avevo dato alla mia tavola erano eccessive e che tenerla in quella forma mi costava non poche energie.
    "forse è giunto il momento di spegnere la modalità sborone e ridurre questo transatlantico". Così cominciai pian piano a ridurre le dimensioni della tavola senza però ridurla a tal punto da diventare instabile, avrei pensato in seguito ad una nuova limatura, infondo se avessi risparmiato troppe energie la tavola sarebbe stata instabile e io sarei caduto sfracellandomi al suolo e a dir la verità non ci tenevo poi molto.
    Quando cominciavo a prenderci gusto Hideki cambiò bruscamente direzione facendo una curva ad angolo retto, non ero sicuro di poter fare altrettanto ma i miei genitori mi avevano insegnato che non posso sapere se riesco o no in una determinata cosa finchè non provo a farla. Prima di tentare la svolta smisi di pensare, lasciai dietro di me paure ed incertezze che di sicuro non mi sarebbero state di nessun aiuto. La tecnica era quella usata per la kannon ball e quindi era una tecnica che conoscevo da qualche tempo, così quando raggiunsi il punto in cui aveva appena girato il maestro feci la stessa azione che avrei fatto per far svoltare una di quelle sfere confidando in un risultato almeno sufficiente.
     
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  2. Nibius
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    Ayate in un batter d'occhio raggiunse il punto in cui io avevo svoltato.
    "Ora viene il difficile ragazzo" Ayate tentò di curvare velocemente come avevo fatto io.

    La velocità era alta, il suo controllo sul reiatsu non altrettanto. Un attacco alla tavola cedette per l'enorme peso.
    Ayate perse il controllo e stava precipitando.

    In un'attimo fui da lui.
    <<arrangiati... se ti succederà in combattimento devi sapere cosa fare>>

    Stava cadendo ad una velocità esorbitante. Se non avesse reagito subito si sarebbe schiantato contro un albero.

    I primi tentativi per imparare questa tecnica furono stati rovinosi anche per me. Non riuscii a mantenere il controllo e andai a sbattere. Ma io avevo insegnato ad Ayate maggior controllo rispetto quello che mi insegnarono quando ero ancora un giovane quincy.

    "Riprendi il controllo e riparti avanti"
     
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  3. emaema89
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    Era incredibile la velocità che si poteva ottenere con quella tecnica, ogni mezzo ed ogni altro movimento non erano niente al confronto. Viaggiare in quel modo mi dava la sensazione di volare e mi spingeva a impegnarmi al massimo per rendere quei movimenti parte di me.
    Poco dopo che il sensei ebbe svoltato arrivai a dover provare io stesso quella manovra per riuscire a stargli dietro, ma sfortunatamente non ebbi successo. Uno dei ganci che mi assicuravano alla tavola andò in frantumi sotto l’enormità del peso a cui era stato sottoposto.
    Cominciai a precipitare ad una velocità che aveva dell’incredibile, mi voltai e vidi il sensei affianco a me.
    CITAZIONE
    <<arrangiati... se ti succederà in combattimento devi sapere cosa fare>>

    "Ma che belle parole di conforto tra un po' mi splattero. accidenti devo inventarmi in fretta qualcosa o sono fregato, il maestro a ragione devo riuscirci da solo, non devo dipendere da nessuno"
    cominciai a pensare ma non ero lucido, la caduta mi aveva fatto perdere il mio solito sangue freddo cadevo sempre, sempre più velocemente; sembrava una corsa senza via di uscita vero un destino ormai segnato.
    "Dannazione! Svegliati scemo, vuoi che tutto finisca così? senza salvare nessuno? senza aiutare chi ha bisogno?? "
    mentre la caduta proseguiva mi si accese un lampadina nel cervello, forse non avrebbe funzionato, ma dovevo provare. Avvicinai il più in fretta possibile il piede alla tavola impegnandomi al massimo per creare dei sostegni che avrebbero retto in futuro, ero fiducioso perché ora sapevo cosa avrebbero dovuto sopportare. Dopo aver creato quel sostegno decisi di no oppormi eccessivamente alla caduta ma decisi di sfruttare la discesa per riacquistare il controllo della tavola e successivamente avrei svoltato verso il punto in cui ero diretto in principio.
     
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  4. Nibius
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    Ayate tentò di ristabilire il controllo perso ricucendo il collegamento di reiatsu tra la sua tavola e i suoi piedi. Non era affatto semplice riuscire a ristabilire il contatto.
    Il mio studente avvicinò il piede sganciato alla tavola e ricucì il reiatsu distrutto.
    Ma perdeva ancora quota. Stava precipitando nella foresta.

    “Sei il primo studente ad arrivare qui, devi riuscire a passare questa prova”

    Rimasi ad alta quota per osservare la scena. Volevo intervenire, ma non potevo. Non ci sarei stato per sempre per salvarlo dai pericoli.

    Ayate cercò di riprendere quota sfruttando la velocità che aveva acquisito cadendo. Per poco non si schiantò.
    Riusci per poco a risalire toccando con la tavola le foglie più alte degli alberi.

    <<bene seguimi>> ripartii velocemente verso sud salendo sempre di più di quota. Non accennavo a fermarmi. Volevo vedere fino a dove il ragazzo poteva spingersi. Doveva capire i suoi limiti per non rischiare in futuro, da solo, di superarli rischiando la vita.
     
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  5. emaema89
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    La perdita di quota era stata impressionante, nel giro di pochi istanti l’avevo persa praticamente tutta.
    Era stato più complicato di quanto avessi immaginato ricucire il sostegno distrutto e quegli istanti che avevo perso mi avevano fatto precipitare di troppi metri. Sfruttando la velocità della caduta però riuscii a riacquistare il controllo della tavola sfiorando con essa le foglie dei rami più alti.
    "Questa volta ho veramente rischiato di farmela addosso, e forse non ho rischiato solo quello.."
    cercando di mantenere la concentrazione risalii verso il sensei, era rimasto a guardarmi per tutto il tempo e dalla sua espressione mi sembrava che si fosse preoccupato almeno un pochino.
    [COLOR=FBFB00]"Ma allora nonostante il tuo caratterino non vuoi vedermi morto, eh? mi fa piacere maestro. Se tutto andrà bene un giorno andremo in missione insieme"COLOR]
    CITAZIONE
    <<bene seguimi>>

    non me lo feci ripetere due volte, sapevo bene che non sarebbe finita qui ma che il difficile mi stava aspettando, ma non avevo paura e volevo andare fino in fondo. Salimmo di quota per parecchio tempo e avevo capito quale potesse essere il suo scopo.
    [COLOR=FBFB00]"Vuoi vedere fino a dove riesco a spingermi? più ci alziamo e più l'aria si fa rarefatta e più la temperatura si abbassa. se non sto attento posso anche svenire e la cosa non è favorevole in questi casi"COLOR]
    più ci alzavamo e più il cielo mi sembrava stupendo, era di un azzurro incredibile e il sole sembrava enorme visto da lì, guardai per un attimo in basso e solo allora realizzai di quanto ci eravamo alzati, la città vista da lì era irriconoscibile, sembrava calma e tranquilla come se il tempo non potesse toccarla.
     
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  6. Nibius
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    Salire sempre più su, sempre più in alto. La libertà era mia. La mia vita era mia. Continuavo a salire senza fermarmi. L’aria si stava diventando rarefatta.

    Mi ero già spinto oltre questo limite, ma non era questo il mio obiettivo. Quando ritenni che l’altezza fosse sufficiente iniziai una spericolata picchiata a tutta velocità. Aiutato dalla forza di gravità acceleravo sempre più. Ayate doveva abituarsi a essere veloce. Ora ne aveva l’opportunità.

    Precipitavo a tutta velocità verso il suolo. Il mio studente doveva trovare il coraggio di seguirmi. Ma fino a che punto si sarebbe fidato della sua tecnica?
    Questo solo lui poteva saperlo.

    Questa sarebbe stata l’ultima prova per il mio ragazzo.
     
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  7. emaema89
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    Continuavamo a salire, sempre più in alto, era una cosa incredibile, tutti i suoni che arrivavano dalla città pia piano sparirono lasciando il posta ai suoi della natura. Quel cielo era completamente diverso da quello che si vedeva di solito dalla città, era di un azzurro abbagliante, limpido e l’unico suono che si percepiva era il rumore del vento. Quel luogo mi trasmise una pace che non avevo mai provato, non esisteva passato ne futuro e i problemi erano un ricordo lontano dalla mente. Io in quel cielo mi sentivo vivo e libero, libero di vivere la mia vita a modo mio, senza essere giudicato e senza dover dimostrare niente a nessuno.
    Ben presto raggiungemmo un’altitudine dove l’aria era rarefatta e fredda. "non so per quanto ancora riuscirò a spingermi in alto.. ma non m'importa, mi spingerò fino al limite e oltre se sarà necessario!"
    All’improvviso successe una cosa che non avevo previsto, pensavo di aver capito lo scopo del maestro in quella mossa ma mi ero sbagliato, credevo che volesse mettermi alla prova portandomi dove l’aria era troppo rarefatta invece quando ormai ero al limite il sensei si buttò in una picchiata incredibile, non ebbi neanche il tempo di pensare, il mio istinto aveva agito senza neanche aspettare la ragione. Mi ritrovai ad inseguire il maestro in perpendicolare rispetto al suolo.
    "Cavolo, questa volta mi hai fregato.. Vediamo fin dove riesco a spingermi.. "
    Andavamo sempre più veloci, sembrava che non esistesse niente in grado di fermarci anzi eravamo aiutati nella nostra caduta, la gravità che ci attirava verso la terra aveva aumentato la nostra velocità. Era una cosa da pazzi, l’aria ronzava nelle orecchie assordandomi e continue raffiche mi sferzavano il volto, il cuore mi batteva nel petto come impazzito e sentivo l’adrenalina scorrermi dentro, ma tutto questo non era paura ma eccitazione, la velocità era ciò che mi aveva sempre appassionato e che avevo sempre ricercato ed ora avevo l’opportunità di spingermi oltre ogni mia immaginazione a di certo non avrei perso l’occasione.
    "Non potevi chiedermi di meglio, fammi vedere fino a dove ci si può spingere Hideki!"
     
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  8. Nibius
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    Iniziai una violenta picchiata verso terra. La discesa verticale era velocissima. Se non fossi stato abituato a tali velocità probabilmente non sarei riuscito a reagire in tempo.

    Mancavano 100 metri dal suolo. Dei ricordi riaffiorarono nella mia mente.
    50 metri dal suolo. Ricordavo quando feci per la prima volta questa picchiata.
    25 metri dal suolo. Ricordavo la felicità di muovermi così liberamente.
    10 metri dal suolo. Ricordavo il dolore che provai all’impatto con il terreno.

    Ritornai in me. 2 metri dal suolo.
    La reazione fu fulminea. Non ero più uno studente alle prime armi, ero un Sensei.
    A solo 1 metro e mezzo dal suolo mi fermai improvvisamente. Come di blocco.

    Appoggiai lentamente un piede a terra, come se fossi sceso da un gradino. Guardai in alto a che punto era il mio studente.
     
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  9. emaema89
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    Il vento mi soffiava nelle orecchie impedendomi di sentire alcun suono, avevo le guance arrossate per via dell’aria che mi sferzava il volto e i miei occhi non vedevano altro che lo spazio di fronte a me. Ero lanciato in una picchiata che mi stava portando al limite delle mie capacità, non mi era semplicissimo tenere quella velocità ma ora riuscivo ad anticipare i movimenti della tavola riuscendo così a controllarla e mandandola nella direzione che desideravo. Continuavamo a scendere, il mio maestro a circa dieci metri da me, ero stato però abbastanza intelligente da non mettermi proprio sopra di lui ma un po’ spostato così nel caso si fosse bloccato non avrei corso il rischio di finirgli addosso.
    Mi sorpresi di vedere che in pochi istanti la città che fino a poco prima vedevo piccola e immobile cresce sempre più velocemente sotto i miei occhi.
    Mancavano cento metri al suolo e il maestro non accennava a rallentare, così non lo feci neanche io, sapevo di non essere ancora al suo livello ma non potevo arrendermi così.
    I metri si ridussero a cinquanta ma la situazione non si modificò, continuavamo a scendere a tutta velocità puntando il suolo sotto di noi.
    Venticinque metri, ormai eravamo agli sgoccioli, ma ero deciso a puntare il tutto per tutto ccosì non rallentai.
    "Forse questa volta mi farò male ma non mi arrendo, se mi faccio spaventare da una prova come questa quando mi troverò di fronte ad un problema serio come mi comporterò.. questa volta voglio vedere fin dove posso arrivare"
    Ormai mancava quasi niente al suolo, il maestro era ad un metro e poco più quando si bloccò; io ero a circa due metri quando decisi di fermarmi, ci misi tutto me stesso in quell’azione ce la dovevo fare anche a costo di prosciugare le mie energie dovevo fermarmi prima di impattare contro il terreno
     
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  10. Nibius
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    A solo 1 metro e mezzo dal suolo mi fermai improvvisamente. Come di blocco.
    Appoggiai lentamente un piede a terra, come se fossi sceso da un gradino. Guardai in alto a che punto era il mio studente.

    Ormai mancava quasi niente al suolo. Ayate era a circa due metri quando decise di fermarmi, ci mise tutto se stesso in quell’azione ce la doveva fare anche a costo di prosciugare le sue energie doveva fermarsi prima di impattare contro il terreno.

    Purtroppo non ci riuscì. Lo sforzo fu troppo. Tentando di fermarsi, il supporto che Ayate usava per utilizzare la tecnica del Hirenkyaku si frantumò in mille pezzi.

    Il mio studente cadde a terra come un sacco di patate. Si sentì un forte tonfo, le ossa delle gambe per poco non si ruppero.

    <<ora sai quanto è pericolosa questa tecnica. Ricordati Ayate, pur essendo un Quincy non sei fatto di acciaio. In fondo anche noi siamo uomini e come tali abbiamo i nostri limiti>>

    Feci qualche passo per andarmene. Poi mi volsi e vidi il mio studente dolorante. Il colpo alle gambe fu più duro di quello che pensai. Per la prima volta lo aiutai a rialzarsi.

    <<andiamo ti riporto a casa>>

    SPOILER (click to view)
    Impari la famosissima tecnica Hirenkyaku.
    +12 exp
    post conclusivo e link in scheda

     
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  11. emaema89
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    Era la picchiata più spaventosa che potessi immaginare, la velocità con cui mi avvicinavo al terreno era fuori da ogni comprensione, eppure ero su quella specie di tavola dando il massimo per vedere dov’era il mio limite e per superarlo se possibile.
    Mentre mi avvicinavo al suolo decisi di dare il tutto per tutto cercando di fermarmi a due metri dal suolo, mi impegnai con tutto me stesso ma non fu sufficiente. Quando decisi di fermarmi usai tutta l’energia che mi rimaneva ma proprio mentre pensavo di potercela fare sentii un “crack”, istintivamente guardai la tavola e notai con sgomento che proprio nel mezzo della tavola c’era una crepa. Subito dopo che la vidi la crepa cominciò a propagarsi in tutte le direzioni a vista d’occhio e quando raggiunse la quasi totalità dello spazio a sua disposizione indebolì la tavola che non resse finendo in mille pezzi.
    Con uno schianto fragoroso la tavola si ruppe facendomi sbattere sul suolo che a quella velocità sembrava duro come il cemento armato, era il colpo più forte e doloroso che avessi mai subito e per poco non ci rimisi le gambe.
    <<forse questa volta sono andato troppo oltre, ma credo che lo rifarei.
    ormai mi conosci e dovresti aver capito che non mi arrendo senza prima spingermi al limite, spero che tu non mi reputi uno stupido.

    provai a rialzarmi ma una fitta alle gambe mi impedì di farlo, quando rialzai lo sguardo vidi il sensei di fronte a me.
    CITAZIONE
    <<andiamo ti riporto a casa>>

    Per un attimo rimasi fermo senza fare niente, non potevo credere che il sensei mi aiutasse a tornare a casa, infondo non l’aveva mai fatto. Appena mi ripresi da quello shock afferrai la sua mano e mi feci aiutare, non ce l’avrei fatta a tornare da solo perché oltre alle gambe doloranti avevo completamente esaurito la mia energia e mi sentivo molto stanco.
    Ci misi parecchio a tornare indietro nonostante l’aiuto di Hideki ma quella sensazione di vuoto mi piaceva, perché dentro di me sapevo di aver dato il massimo per raggiungere i miei obbiettivi e anche se avevo fallito ero certo che sarei riuscito in futuro.
    Quando mi misi nel letto mi addormentai nel giro di pochi istanti, crollando in un sonno senza sogni.
     
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25 replies since 31/8/2008, 09:46   130 views
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