Welcome to the center of Hell

Prezzo d'ingresso: La vostra vita ^^

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  1. _Rei_
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    La prima volta che Rei imparò cosa fosse uno shinigami fu qualche tempo dopo il suo arrivo nel Rukongai. Si era da poco riavuta dal terribile shock della propria morte e del suo inimmaginabile seguito grazie anche alla pietà di quei pochi che si erano degnati di spiegarle cosa le era successo, ed in quei giorni stava pian piano abituandosi alla sua nuova esistenza. Un tardo pomeriggio, seduta davanti all'ingresso della dimora di un'anziana donna che aveva aiutato nella raccolta di verdure selvatiche in cambio di un pasto, guardava senza interesse quest'ultima che smistava le varie erbe e radici raccogliendole in grosse ceste. La casa era poco più di una baracca; odorava di muffa, e il ballatoio in legno che ne seguiva il perimetro marciva in svariati punti. Lei se ne stava con le mani dietro la nuca, un bastoncino di corteccia amara tra le labbra, e di tanto in tanto spostava lo sguardo pigro sulla strada e sul profilo delle abitazioni dinanzi. I toni dorati e caldi del tramonto riuscivano ad abbellire persino quel buco polveroso del Settantaquattresimo Distretto.
    “Chi è quel tizio lì?”
    La vecchia alzò gli occhi. Un uomo vestito di nero camminava lungo la via seguito da sguardi rispettosi (o rispettosamente ostili) e da un paio di ragazzini che gli sciamavano dietro quasi fosse una rockstar.
    “E' uno shinigami, Reicchan, un dio della morte. Non ricordi di essere stata condotta qui da uno di loro?”
    Gli ultimi istanti della sua vita erano una sequenza di immagini nebulose e sconnesse. Ricordava l'impatto che l'aveva sbalzata, il suo corpo riverso osservato da un punto distante, qualcuno che le parlava, un tocco tiepido sulla fronte. Si strinse nelle spalle.
    “Sono i guardiani della Soul Society, i componenti delle Tredici Brigate del Gotei. Vivono oltre le grandi mura che ci separano dalla Corte delle Anime Pure, dove vengono addestrati al combattimento e alle arti demoniache.”
    “Quindi cosa sono, gli scagnozzi dei nobili e dei ricconi che vivono là dentro?”
    “Non proprio” spiego la donna paziente; “sono anime scelte per proteggere tutti quanti. Prediletti dalla sorte, forse, ma cui la sorte stessa ha assegnato un compito non facile. Sai bene che la maggior parte di noi non è dotata di poteri; coloro che invece lo sono tendono quindi a... risaltare. La manifestazione di tale forza sovrannaturale conduce inevitabilmente questi individui alle porte del Seireitei, dove avranno una chance per fuggire dai distretti del Rukongai e cercare una vita migliore. O una migliore morte. Indossare quell'uniforme non comporta soltanto privilegi.”
    Rei continuò a mordicchiare pensierosa il pezzetto di corteccia, osservando lo shinigami che si allontanava serio ed impettito.
    Tch... A me sembra soltanto uno stronzo vestito a lutto” disse, sputando il bastoncino per terra.
    L'attempata signora smise per un attimo il suo minuzioso selezionare e le sorrise indulgente.
    “Capirai col tempo la ragione per cui gli dei della morte esistono, bambina. Quello che io posso dirti è solo questo: ci sono mostri, nel nostro mondo e in quello dei vivi, e loro sono gli unici in grado di fermarli. E di salvarli. Dentro di loro c'è il potere del perdono, la capacità di purificare un'anima e redimerla.” La fissò con i suoi occhi che avevano attraversato i secoli.
    “Non dimenticarlo mai.”

    CITAZIONE
    Falkner: "Preso atto delle dichiarazioni dei testimoni, preso atto delle dichiarazioni dei giudicandi. Con il potere conferitomi in qualità di giudice della soul society così decido:
    La giudicanda Rei Kawashima Dovrà scontare 3 mesi di lavori di pubblica utilità da scontarsi per riordino della pulizia delle sedi della nona, seconda e ottava brigata.
    Il giudicando Atasuke Onishaku viene condannato secondo le leggi vigenti in risposta al crimine di omicidio, eccesso di autodifesa e appropriazione indebita. Viene assolto per gli areati imputati. La pena comminata... è purtroppo la pena di morte... non ci son altre scappatoie... alcune scelte comportano necessariamente delle soluzioni spiacevoli."

    Era curioso che le fosse venuto in mente quell'episodio del passato proprio adesso.
    Dopo la comprensibile ondata di sollievo nell'apprendere la lievità della propria condanna (si ripromise comunque di sputare in ogni singola ciotola di riso che avesse dovuto servire alla mensa delle Brigate e di infilare peli di capra tra le lenzuola delle camere degli ufficiali se le avessero fatto cambiare i futon) Rei si ritrovò ancora una volta a chiedersi chi fossero realmente i tre uomini di fronte a lei. Chi erano gli shinigami? Guardie, carcerieri, esecutori di una legge che nessuno di loro osava mettere in dubbio... Le ultime parole di Falkner-san potevano suonare come un blando giustificarsi, ma nulla nell'impassibilità con cui aveva abbandonato l'aula lasciava trapelare come si sentisse realmente. O se effettivamente sentisse qualcosa. Fece scivolare lo sguardo sui due ufficiali restanti, soffermandosi corrucciata sulla fascia che ornava il braccio del suo maestro. Infine fissò il morituro accanto a lei, lottando contro il sentimento di compassione che si stava facendo largo ai danni del distacco con il quale si era imposta di affrontare tutta questa faccenda.

    Accidenti a te, Bellone... Perché diavolo hai confessato tutto così? La giustizia privata non era una novità, da dove entrambi provenivano, ma le autorità chiudevano un occhio solo finché questa giustizia non veniva sbandierata apertamente. Il Gotei sapeva di non poter avere il controllo su ogni angolo degli ultimi distretti, ma per un uomo che ostentava così il suo odio e la sua assenza di pentimento per ciò che ha fatto, per quello non bastava la Tana del Verme. Eppure tutto questo continuava a sembrarle ingiusto. Atasuke era un assassino, è vero, ma il suo delitto era la risposta furiosa ad una sofferenza i cui segni aveva scorto sin troppe volte nei volti derelitti degli abitanti del Rukongai. Il giudizio era calato su di lui troppo repentinamente. Nessuna ulteriore indagine, nessun attenuante, nessuna pietà.
    Cosa avrebbe fatto lei al suo posto? E cosa avrebbe fatto lei al loro posto?

    Adesso non c'era nulla che potesse fare. Era... debole, nel corpo e nella volontà. Rimpianse amaramente la Rei di qualche tempo fa, quella che avrebbe scrollato le spalle con indifferenza pensando soltanto alla facilità con la quale se l'era cavata. Una debolezza differente, ma che non faceva male. Non lasciò trapelare nulla dall'espressione seria con cui guardava il ragazzo condannato, ma disse una cosa che mai, mai, mai avrebbe pensato di poter dire.
    “ Muori con onore, se non ti è più concesso di vivere con esso.”

    Sussurrò queste parole quasi senza muovere le labbra. Un consiglio, un augurio, un tentativo di conforto... poteva essere qualsiasi cosa. Ma il lampo fiero che balenò nel suo sguardo lasciava poche interpretazioni.
    Combatti, Atasuke-san!
     
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  2. Evil_gnome
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    Noioso... tutto era, di nuovo, avvolto dalla spira stritolante e, inevitabilmente, soffocante delle noia... voi mi chiedete perché? Ma è molto semplice, mon amì: perché qui, che fosse Rukongai, Seiretei, Mondo Terreno o Hueco Mundo, era comunque la stessa, identica solfa, la stessa insipida e monotona minestra... la giustizia non aveva dimora né nome, in nessun luogo dell'infinito universo. Una condanna a morte? Bah, come se non se la fosse aspettata, per gli Shinigami era molto più facile elargire la morte ingiustamente che proseguire una vita che non fosse sotto il loro tiepido controllo. Di certo si sarebbe stupito del contrario, sentire uscire dalla bocca del giudice "Ti becchi vent'anni di carcere" sarebbe stato ancora più facile dal sentirsi dire "Sei promosso a comandante generale del Gotei 13" (certo, quest'ultima cosa l'avrebbe fatto vomitare sul posto, ma erano comunque insignificanti dettagli, privi della benché minima attenzione del ragazzo). Lui aveva un potere latente atroce, talmente enorme da poter cancellare con la sua superiorità ogni individuo da questo universo, con una facilità impressionante e senza lasciar tracce alcune... e non mi sto riferendo al potere, bensì alla sua innata capacità di essere un leader: la sua lingua tagliente ma mielata, unita al suo cervello fino, gli avrebbe permesso di diventare l'imperatore segreto di mezza Rukongai e, perché no, in un futuro non troppo lontano, comandante della Seiretei: ma la sapete una cosa? Nonostante la capacità che disponeva, non ne aveva usata neppure un millesimo, aveva preferito ritirarsi in solitudine, nella sua dimora (che gli apparteneva di diritto), tenendo lontani con la paura (ma non con la violenza, non aveva mai osato alzare un pugno contro nessuno, si era semplicemente affidato alla sua mortale lingua), instillando il terrore nel debole cuore dei suoi vicini, in modo da non ottenere il benché minimo disturbo nella sua attività contemplativa, un attività innocua, facendo qualche strappo accudendo l'orto o gli animali di famiglia. Ma tutto quello che aveva era suo, l'avevo costruito con i suoi compagni, l'aveva allevato, l'aveva coltivato, ed ora che i precedenti proprietari erano defunti, aveva semplicemente tenuto via gli avvolti con grida e sassate, piuttosto che con fucilate come avrebbe dovuto; ma se non l'aveva fatto era per il semplice motivo che non doveva, altrimenti avrebbe superato quella linea dalla quale non si torna più indietro...

    "Sarebbe stato troppo facile"

    La frase gli uscì dalla bocca in modo silenzioso, così poco che catturò l'attenzione di ogni membro presente in quella sala; non come avrebbe voluto, ma comunque era successo, e ci poteva fare ben poco:

    "Io ho sempre voluto ucciderli, tutti quanti; loro, perché sono intervenuti, voi, perché non l'avete fatto, e ora cercate di cancellare l'ultima prova del vostro crimine: da anni, non passa un giorno senza che io immagini di prendervi... e per un mese intero sottoporvi alle forme di tortura più assurde e orrende... e dopo, nel vedervi così martoriati, massacrati e mutilati... che mi implorate... che urlate... in un agonia terribile... che mi chiedete di dare il benvenuto alla morte così mostruosa che vi attende pazientemente... vi e li vorrei morti, forse è la cosa che più desidero a questo mondo... ma se lo facessi, cosa mi distinguerebbe da quelli che hanno massacrato tutto quello che avevo di più caro, cosa mi distinguerebbe da quelle persone che ho davanti ai miei occhi?"

    Attese qualche secondo, per fare in modo che il senso di colpa li colpisse a dovere... se doveva morire, voleva almeno fargli aprire gli occhi, non tanto perché voleva divertirsi nel farlo, ma per fargli capire che, in futuro, errori simili li renderanno ancora peggio di quelli che condannano. Infine sparò l'ultima frase, l'ultima cartuccia della salva che aveva sparato in quel sanguinario momento...

    "La risposta è... nulla... sarei esattamente come voi, come quelli che vivono fuori da queste bianche mura, che si saranno gettati come avvoltoi su quello che restava della mia vita, di quello che mi ero costruito con loro, che avevo allevato con le loro voci, che avevo coltivato con la loro compagnia... e che ho mantenuto con il sostegno delle loro anime... ma ancora peggio, sarei come quelli che li hanno trasformati in anime, sarei un assassino, una belva priva di alcun controllo, pace e ragione... e questo, signori miei, sarebbe come sputare sulle loro tombe, sarebbe un disonore che non ho nessuna voglia di prendermi addosso"


    CODICE
    “ Muori con onore, se non ti è più concesso di vivere con esso.”


    Emise una debole risatina, divertita e triste allo stesso tempo...

    "Probabilmente io qui sono quello con più onore in questa stanza... avevo la possibilità di uccidere tutti, senza difficoltà enormi... io ho un ottima parlantina e un ottimo intelletto, sarei potuto diventare facilmente un leader a Rukongai; poi avrei fatto scoppiare una guerra, enorme e piena di violenza, in modo da uccidere ogni singolo bastardo... ma, stranamente, ho fatto il contrario... ho instillato il terrore nel loro cuore, senza però creare una minima stilla di dolore sulla loro pelle, esclusivamente facendogli credere di essere un demone o qualcosa di ancora peggio... provate a interrogare gli abitanti, se gli chiederete il perché mi temete, vi risponderanno tutti "Si parla di un mostro", "Un demonio" o qualcosa di affine, ma mai sapranno dirvi di essere stati testimoni di un mio qualche crimine, proprio perché non ho mai fatti"

    Osservò incuriosito il sorriso del giudice, chiaro esempio che era combattuto nel emettere quella sentenza oppure lasciare perdere...

    "Cosa succede, mio giudice, siamo insicuri? Non riuscite a emettere la condanna a morte e ad essere tranquillo? Veramente ammirevole, avete la stima... siete una di quelle persone che hanno un minimo di comprensione della parola giustizia, anche se il fatto che mi accusiate ancora di "appropriazione indebita" mi dà ancora molto da pensare... potreste almeno esaudire l'ultimo desiderio di questo condannato?"

    Stava facendo pressione sul suo animo, voleva fargli male, voleva fargli capire che errore madornale stava facendo, voleva fargli sentire tutto il peso delle sue colpe sul cuore in eterno... non per vendetta, non per divertimento, non per salvarsi il culo con un suo possibile ripensamento... ma per fargli ricordare di questo giorno in eterno, ogni singolo istante della sua vita la sua memoria dovrà rievocare queste parole come frustate infuocate... in modo che, se in futuro dovrà avere qualcun'altro da giudicare, potrà emettere una sentenza più corretta e giusta...

    "Ormai mi rimane solo una cosa, ed è il debito che ho nei loro confronti... fatemi togliere la vita sulle tombe dei miei cari, con la spada che ha difeso quella anime prima e dopo quella notte di neve rossa... sarò scortato, e se non lo farò io, saranno i vostri a trapassarmi il petto con le loro Zanpakutou... ma vi prego, non toglietemi anche questo... se veramente conoscete il concetto di giustizia, io faccio appello a questo... lasciatemi compiere il mio dovere fino alla fine..."



    And the rest... is silence...

     
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  3. Belfagor90
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    Avevo ascoltato tutti quei lunghi e noiosi discorsi sentendo chiaramente l'irritazione dello spirito della mia Zampakutou crescere ad ogni secondo che passava. Rei riuscì a difendersi abbastanza bene, non che ci fosse molto bisogno di farlo vista la microscopica quantità di crimini da lei commessi. Capitare poi durante la stessa udienza con Corvo di Sangue doveva essere stato un altro colpo di fortuna. Al suo confronto i crimini della mia allieva sembravano furti di caramelle.
    Tutto ciò naturalmente contava proprio al contrario per Atasuke. Davanti a furto di pollame, violazione di proprietà privata e istigazione a delinquere i suoi omicidi, i furti e chi più ne ha più ne metta erano messi decisamente in risalto. La sua difesa fu poi decisamente troppo impertinente per poter instillare anche un minimo di pietà nei suoi confronti. Addossare la colpa dei propri crimini alla corte e al sistema da essa rappresentato suonava davvero una stupidaggine. La Soul society è una dittatura militare. Qui o si fa come diciamo noi Shinigami o si è condannati. Chi non riusciva a capirlo avrebbe fatto meglio a commettere immediatamente suicidio per far risparmiare tempo a noi della Seconda Brigata.
    - Non mi piace averti libero per la mia testa, divento sempre troppo cinico.
    - Il cinismo non è altro che verità senza veli e senza zucchero. La pillola amara che pur di non essere assaggiata viene indicata come dannosa. E' il cinismo che permette di vedere tutto con occhi imparziali, non dimenticarlo Gamberetto - mi rispose a tono Alucard facendo sentire chiaramente quanto l'avvicinarsi del verdetto lo metteva in eccitazione.
    - Oppure è solo una visione incattivita da una scarsa fiducia nel mondo - osservai guardando impassibilmente il mio sensei che si accingeva a deliberare.
    - Non sono dell'umore per mettermi a parlare di queste cose. Sentiamo chi dovrai uccidere...

    CITAZIONE
    "Preso atto delle dichiarazioni dei testimoni, preso atto delle dichiarazioni dei giudicandi. Con il potere conferitomi in qualità di giudice della soul society così decido:
    La giudicanda Rei Kawashima Dovrà scontare 3 mesi di lavori di pubblica utilità da scontarsi per riordino della pulizia delle sedi della nona, seconda e ottava brigata.
    Il giudicando Atasuke Onishaku viene condannato secondo le leggi vigenti in risposta al crimine di omicidio, eccesso di autodifesa e appropriazione indebita. Viene assolto per gli areati imputati. La pena comminata... è purtroppo la pena di morte... non ci son altre scappatoie... alcune scelte comportano necessariamente delle soluzioni spiacevoli."

    L'esclamazione di gioia di Alucard nella mai testa si mescolò col mio sollievo. Rei era salva. Era naturale e assolutamente incontrovertibile che non sarebbe stata condannata a morte, ma non avevo potuto fare a meno di essere preoccupato. Tutto si era concluso per il meglio, o almeno per tutti tranne che per Corvo di Sangue.

    CITAZIONE
    "Io ho sempre voluto ucciderli, tutti quanti; loro, perché sono intervenuti, voi, perché non l'avete fatto, e ora cercate di cancellare l'ultima prova del vostro crimine: da anni, non passa un giorno senza che io immagini di prendervi... e per un mese intero sottoporvi alle forme di tortura più assurde e orrende... e dopo, nel vedervi così martoriati, massacrati e mutilati... che mi implorate... che urlate... in un agonia terribile... che mi chiedete di dare il benvenuto alla morte così mostruosa che vi attende pazientemente... vi e li vorrei morti, forse è la cosa che più desidero a questo mondo... ma se lo facessi, cosa mi distinguerebbe da quelli che hanno massacrato tutto quello che avevo di più caro, cosa mi distinguerebbe da quelle persone che ho davanti ai miei occhi?"

    "La risposta è... nulla... sarei esattamente come voi, come quelli che vivono fuori da queste bianche mura, che si saranno gettati come avvoltoi su quello che restava della mia vita, di quello che mi ero costruito con loro, che avevo allevato con le loro voci, che avevo coltivato con la loro compagnia... e che ho mantenuto con il sostegno delle loro anime... ma ancora peggio, sarei come quelli che li hanno trasformati in anime, sarei un assassino, una belva priva di alcun controllo, pace e ragione... e questo, signori miei, sarebbe come sputare sulle loro tombe, sarebbe un disonore che non ho nessuna voglia di prendermi addosso"

    "Probabilmente io qui sono quello con più onore in questa stanza... avevo la possibilità di uccidere tutti, senza difficoltà enormi... io ho un ottima parlantina e un ottimo intelletto, sarei potuto diventare facilmente un leader a Rukongai; poi avrei fatto scoppiare una guerra, enorme e piena di violenza, in modo da uccidere ogni singolo bastardo... ma, stranamente, ho fatto il contrario... ho instillato il terrore nel loro cuore, senza però creare una minima stilla di dolore sulla loro pelle, esclusivamente facendogli credere di essere un demone o qualcosa di ancora peggio... provate a interrogare gli abitanti, se gli chiederete il perché mi temete, vi risponderanno tutti "Si parla di un mostro", "Un demonio" o qualcosa di affine, ma mai sapranno dirvi di essere stati testimoni di un mio qualche crimine, proprio perché non ho mai fatti"

    "Cosa succede, mio giudice, siamo insicuri? Non riuscite a emettere la condanna a morte e ad essere tranquillo? Veramente ammirevole, avete la stima... siete una di quelle persone che hanno un minimo di comprensione della parola giustizia, anche se il fatto che mi accusiate ancora di "appropriazione indebita" mi dà ancora molto da pensare... potreste almeno esaudire l'ultimo desiderio di questo condannato?"

    "Ormai mi rimane solo una cosa, ed è il debito che ho nei loro confronti... fatemi togliere la vita sulle tombe dei miei cari, con la spada che ha difeso quella anime prima e dopo quella notte di neve rossa... sarò scortato, e se non lo farò io, saranno i vostri a trapassarmi il petto con le loro Zanpakutou... ma vi prego, non toglietemi anche questo... se veramente conoscete il concetto di giustizia, io faccio appello a questo... lasciatemi compiere il mio dovere fino alla fine..."

    Meno male che aveva finito. Sarebbe stato davvero indecoroso per un quinto seggio perdere la calma davanti ad un condannato a morte e infilzarlo nella sezione distale trachea, nel punto giusto prima che si dividesse nei bronchi ed entrasse nei polmoni. Un colpo mirato proprio a zittire qualcuno inchiodandolo alla sedia. Avevo sentito la lama trapassare per ben due volte l'osso, se non era giàà morto con lo shock del dolore allora in quel momento non avrebbe più potuto muovere nulla che non fossero collo e braccia. Sputò un grumo di sangue, ma in fondo stomaco e polmoni gli si stavano letteralmente riempiendo del suo stesso sangue. Sarebbe letteralmente morto annegato in meno di cinque minuti.

    - Proprio tu parli di onore? Se devo essere sincero tutto questo tuo discorso mi sembra soltanto un vano tentativo di cercare commiserazione nelle persone attorno a te. Atto tutt'altro che onorevole, solo patetico! Se davvero avessi voluto vendicarti allora avresti cercato di cavartela invece che buttarti dritto all'inferno con quei discorsi presuntuosi e arroganti. Tu non vuoi vendetta, vuoi qualcuno che ti riunisca ai tuoi cari senza che sia tu stesso a tagliarti la gola. Tu FUGGI dalla vita aspettando che qualcuno faccia ciò che tu non hai le palle per fare!! - gli afferrai i capelli costringendolo a fissarmi dritto negli occhi - Questo mi sembra decisamente da codardi! E i cordardi non meritano un ultimo desiderio. Muori qui e smettila di dire stupidaggini una buona volta.
    Detto questo afferrai il pomello d'argento della mia spada e la estrassi facendo schizzare un fiotto di sangue sulla scrivania. A quel punto, con la massima calma, posizionai la spada per orizzontale e con un ampio movimento da sinistra a destra gli tagliai la testa che cadde a terra con un tonfo e rotolò docilmente ai piedi. Durante la decapitazione le gocce cremisi del sangue del condannato avevano inevitabilmente schizzato le persone davanti a me e così anche la mia allieva che si ritrovò gli abiti e il volto coperti di piccole macchie rosse. Non battei ciglio quando il corpo cadde in avanti inondando il tavolo e il pavimento di sangue ancora caldo.
    Sollevai il cranio del condannato prendendolo per i lunghi capelli e mostrando il suo volto contorto nel dolore e la bocca piena di sangue, antico rituale per confermare l'identità del condannato e provarne la morte, lo posizionai su un piatto di legno che sarebbe stato esposto nel Rukongai come monito per i criminali e prova di efficenza del corpo degli Shinigami.
    - Oh, finalmente è morto. non ne potevo più di tutti quei suoi discorsi inutili - commentò sollevato Hanae Haru dal suo posto alla destra di Falkner.

    Pulii la Zampakutou nei vestiti del cadavere accovacciato sul tavolo prima di rinfoderarla e avviarmi verso l'uscita. Il mio lavoro non era più necessario.
    Mentre passavo vicino al tavolo de giudice però mi fermai un attimo rivolgendomi al mio sensei.
    - Provare senso di colpa per ciò che hai fatto significa non avere un cuore e una mente ferma, sensei. Hai condannato un criminale alla sua giusta pena e non devi provare rimorso per questo così come io non ne provo dopo averlo giustiziato. Ti sia ben chiaro: questo è il nostro lavoro, è necessario e solo noi possiamo farlo. Se credi di non essere un buon giudice allora non farti rivedere mai più in un'aula di tribunale.
    Poi mi voltai verso la mia alunna ancora sporca del sangue del condannato.
    - A te ci vediamo in classe Rei. Mi raccomando, fai la brava e che non ti ripeschi più a fare simili cose. Se mai ciò accadesse... - il mio sguardo divenne improvvisamente privo di emozioni quando le diedi il mio ultimo avvertimento - ...non esiterò ad ucciderti.

    Quando chiusi la porta dell'aula alle mie spalle la voce di Alucard si fece sentire in tutto il suo brio.
    - Mi hai sorpreso ragazzo. Fare tutto da solo senza il mio aiuto, non è stato male assistere alla scena. Hai sviluppato una spietatezza ammirevole...
    - Le nostre responsabilità di Shinigami non possono essere evitate Alucard. Non frapporrò più i miei sentimenti personali al corso della giustizia del Seireitei. Si trattasse anche di un mio amico o di uno dei miei superiori, una volta emessa la condanna io farò di tutto per ucciderlo.
    Lo sentii ridere.
    - Ma non disprezzavi il cinismo? A me sembra proprio un discorso che farei io.
    - Non fraintendere. Io lo faccio solo perché è il mio dovere. Non farò soffrire i condannati perché li rispetto ancora come esseri umani che hanno sofferto, ma non esiterò per questo.
    Per il Seireitei e il Capitano Comandante durante una missione avrei gettato via qualsiasi emozione di pietà verso il nemico. Era un peso e certamente... loro non ne avrebbero meritato.

    Edited by Belfagor90 - 16/7/2011, 13:47
     
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  4. _Rei_
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    Sigh, questa triste conclusione comporterà un lieve cambiamento nel modo in cui Rei vede il suo maestro. Credo di non essermi sbilanciata troppo nelle ruolate che hanno seguito questa, ma d'ora in avanti alla superficiale interazione scherzosa, dove Rei assiste allibita alla follie di Mouryou – e ne è spesso vittima – commentando in modo comico, dovrò tenere conto del fatto che continuerà sì a rispettare/temere il sensei, ma non nutrirà più molta fiducia nei suoi confronti. In qualità di fangirl n.1 del pazzoide biondo questo mi spezza il cuore, ma la role è la role.
    P.S: il seguente post soddisfa tutta la mia latente emosità.


    Normale: narrato, parlato png
    Parlato Rei
    Corsivo: pensato, enfasi; sogni, ricordi, deliri vari
    In quote: parlato altri pg con rispettivi colori


    CITAZIONE
    Atasuke: "Ormai mi rimane solo una cosa, ed è il debito che ho nei loro confronti... fatemi togliere la vita sulle tombe dei miei cari, con la spada che ha difeso quella anime prima e dopo quella notte di neve rossa... sarò scortato, e se non lo farò io, saranno i vostri a trapassarmi il petto con le loro Zanpakutou... ma vi prego, non toglietemi anche questo... se veramente conoscete il concetto di giustizia, io faccio appello a questo... lasciatemi compiere il mio dovere fino alla fine..."

    Non lo vide nemmeno arrivare. Rapido e leggero come un battito d'ali, Urahara Mouryou aveva attraversato lo spazio che divideva il banco dei giudici da quello degli imputati, infilzando la lama di una bizzara katana nella gola di Atasuke e riducendolo per sempre al silenzio. Rei trattenne il fiato, osservando la scena senza osare muovere un muscolo. In piedi accanto al condannato, sapeva di essere impallidita e di aver sgranato gli occhi, ma si impose di non emettere un solo suono che tradisse ulteriormente il suo shock. Serrò i pugni lungo i fianchi, stringendo tra le dita la stoffa di quell'inutile kimono azzurro da brava ragazza che adesso le appariva tanto ridicolo.

    CITAZIONE
    Mouryou: - Proprio tu parli di onore? Se devo essere sincero tutto questo tuo discorso mi sembra soltanto un vano tentativo di cercare commiserazione nelle persone attorno a te. Atto tutt'altro che onorevole, solo patetico! Se davvero avessi voluto vendicarti allora avresti cercato di cavartela invece che buttarti dritto all'inferno con quei discorsi presuntuosi e arroganti. Tu non vuoi vendetta, vuoi qualcuno che ti riunisca ai tuoi cari senza che sia tu stesso a tagliarti la gola. Tu FUGGI dalla vita aspettando che qualcuno faccia ciò che tu non hai le palle per fare! Questo mi sembra decisamente da codardi! E i cordardi non meritano un ultimo desiderio. Muori qui e smettila di dire stupidaggini una buona volta.

    Spietato, privo della benché minima compassione. Era questo il vero volto del suo maestro? Tutti meritano un ultimo desiderio, persino Corvo di Sangue. Ma la zampakutou del Quinto Seggio, con un sibilante squishh, aveva già portato a termine la condanna. Adesso la testa di Atasuke giaceva su un vassoio, come quel profeta biblico coperto di pelli. Ma questo non era un profeta, era solo un uomo la cui mente era stata troppo a lungo tarlata dal dolore, un uomo i cui deliri di onnipotenza e le incoscienti dichiarazioni di odio erano servite solo a dimostrare quello che Rei aveva intuito sin dalle sue prime parole in cella... Onishaku Atasuke era già morto da molto, molto tempo prima.

    Deglutì, investita da un'ondata di nausea quando realizzò di essere ricoperta da minuscole macchie del sangue del cadavere. Il kimono azzurro adesso non era più tanto azzurro. Anche il viso, lo sentiva, era chiazzato di rosso, e le gocce scivolavano sulle guance come lacrime. Rei fissava ancora il punto in cui il corpo decapitato si era accasciato con un tonfo. Non aveva mai visto uccidere un uomo. Si augurò che nessuno dei presenti avesse notato il lieve tremore che aveva cominciato ad attraversale le membra. Ammutolita, concentrata nello sforzo di apparire impassibile, non udì le parole che i tre ufficiali si scambiarono; solo quando Mouryou le si piazzò davanti dovette per forza prestargli attenzione:

    CITAZIONE
    Mouryou: - A te ci vediamo in classe Rei. Mi raccomando, fai la brava e che non ti ripeschi più a fare simili cose. Se mai ciò accadesse... non esiterò ad ucciderti.-

    Stranamente questo la fece smettere di tremare. Dunque era così. Con amara rassegnazione ed un sentimento di rabbia impotente che somigliava tanto alla tristezza, fissò negli occhi il suo maestro come se non lo vedesse realmente.
    “Hai, sensei.”
    Se fece o no un breve inchino prima di avere il permesso di uscire, questo non riuscì a ricordarlo.

    Una volta fuori si diresse come un'automa verso una macchia di bosco nelle vicinanze. In realtà non aveva una meta precisa, ma arrestò i propri passi davanti un piccolo torrente che le tagliava il cammino. Ciondolò in silenzio fissando la corrente per qualche secondo, poi sciolse l'obi dello yukata e se lo tolse di dosso, rimanendo con la sola vestaglietta bianca, il sottokimono. Si inginocchiò e tuffò l'abito in acqua, premendolo contro il fondo ciottolato del torrente, profondo meno di mezzo metro.
    “Che giornata di merda.”
    Lo disse così, senza alcuna inflessione particolare. Senza rabbia, senza cuore, senza soddisfazione. Lo stesso pensiero con cui era cominciato tutto questo, pronunciato però con voce monocorde, atona. Lasciò andare il kimono, che seguì ben presto il flusso della corrente sparendo oltre una curva. Cominciò a sfregare le mani tra loro, invece, a gettare acqua sugli avambracci e sul viso. Lo fece con gesti intorpiditi che divennero via via più frenetici e violenti finché, premendo le ginocchia al petto e seppellendovi il viso, Rei scoppiò finalmente in singhiozzi, piangendo per la prima volta da quando era morta.

    Le cose dovevano cambiare. Aveva già preso la decisione quando si era umilmente chinata per rimettersi al giudizio della corte, ma non riusciva a reprimere ancora la frustrazione. Aspirava a diventare shinigami, e farlo per 'salire sul carro del vincitore' come si era ripetuta spesso e senza alcuna vergogna adesso non era più l'unico motivo. Non era ancora passato troppo tempo da quando anche lei era una di quelle anime cui gli dei della morte avevano promesso miglior vita dopo il trapasso. Gli shinigami dovevano essere dei protettori, ma in qualche modo erano divenuti sopratutto dei carcerieri. Dovevano essere un esempio per tutti, e quale esempio aveva lei di fronte? Indifferenza. Conformismo. Il rinforzarsi di leggi antiquate che servivano soltanto a prevenire qualsiasi progresso o cambiamento. Nessuno di loro pareva rendersi conto che questo non poteva più essere il modo giusto di gestire la Soul Society, se mai lo era stato.
    Rimuginando tra un singhiozzo e l'altro, Rei infine cedette alla stanchezza e si addormentò, raggomitolata su se stessa.
    Da domani tutto sarebbe andato come sempre. Il sole sarebbe sorto come tutti gli altri giorni, e lei si sarebbe alzata per andare in Accademia. Avrebbe litigato con la capodormitorio, rubato un onigiri in più dalle cucine; avrebbe ritrovato Sakuchan – perché col cavolo che lo lasciava fuggire – e si sarebbe divertita a metterlo in imbarazzo. E avrebbe riso, scherzato, si sarebbe esasperata di fronte alle follie del suo maestro. Ma non avrebbe mai dimenticato.
     
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