Classe F [II]

Controllo del Reiatsu Lv.1

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    È una tiepida giornata primaverile e voi siete tranquillamente rilassati a fare qualsiasi cosa vogliate fare quando vi viene recapitato un foglietto di carta parecchio appiccicoso e macchiato d'olio in diversi punti. Nonostante l'illeggibilità, riuscite a decifrare qualche parolina chiave: "Ore 10", "Classe F" e "Domani".
    Ad attendervi il giorno seguente nell'aula trovate un ometto grassottello vestito da shinigami e a prima vista discretamente rincoglionito che, seduto sulla cattedra intento a infilarsi patatine in bocca mentre canticchia, vi fa segno di sedervi ed aspettare.
     
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    Erano le 6.30 del mattino. Come mio solito avevo piazzato la sveglia di prima mattina, che non tardò a suonare. Un po' assonnato mi alzai e andai al bagno a lavarmi. Mi vestii e andai in cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
    Uscii di casa che erano le 8.30... eh sì mi piaceva fare le cose con mooolta calma, tanto non c'era nessuno che mi correva dietro e quella mattina non avevo nulla di particolarmente intrigante da fare. Così decisi di passeggiare così, senza una meta precisa. Era una bella giornata, calda ma non troppo, faceva piacere stare fuori. Erano passati alcuni giorni dal mio ultimo allenamento, e i giorni successivi li avevo passati ad allenarmi (cosa molto inconsueta), volevo assolutamente non commettere alcun errore nel prossimo allenamento. Rinforzando i muscoli, avrei sicuramente avuto più chance della buona riuscita del compito a cui il sensei ci avrebbe sottoposto. Oltre all'allenamento fisico, mi ero allenato anche molto mentalmente. Migliorai la mia tecnica di concentrazione : imparai a svuotare la mente e ad acquisire la calma necessaria.
    Avevo di nuovo sonno, decisi quindi di tornare indietro. Imboccai un vicoletto che mi permetteva di tagliare buona parte del tragitto.
    Non mi ero allontanato troppo da casa, quindi non impiegai tanto ad arrivare. Vivevo in una piccola capanna in periferia del rukongai, costruita alla meglio in attesa di trovare qualcosa di migliore.


    Davanti alla porta trovai un biglietto. Non essendo imbustato, normalmente avrei deciso di buttarlo via. Eppure quello attirò la mia attenzione. Era imbrattato di una sostanza oliosa e appiccicosa e non si riusciva a leggere nulla di ciò che era scritto. Entrai per cercare di esaminarlo meglio; mi misi seduto e cominciai ad osservarlo. Cercai di toccarlo meno possibile... mi faceva abbastanza schifo e al contatto le mie mani si sporcavano di quella sostanza.
    Si riusciva a leggere qualcosa : "Ore 10", "Classe F" e "Domani". Sorrisi. Finalmente! Gridai.
    Non vedevo l'ora di tornare, l'indomani, in accademia e diventare ancora più forte.




    La sveglia suonò. Questa volta l'avevo posticipata alle 9.30; riposare di più mi avrebbe fatto bene. Indossai in fretta la divisa che mi era stata consegnata la prima volta e uscii di casa senza mangiare nulla, volevo mantenermi leggero. Abitavo abbastanza lontano dall'accademia. A metà percorso cominciai a correre sia per non fare tardi, sia per riscaldarmi, sia per placare la grinta che in quei momenti era alle stelle.
    Arrivai ai cancelli dell'accademia in perfetto orario. Respirai a fondo ed entrai. Attraversai il cortile che era zeppo di studenti-shinigami, proprio come me. Entrai all'interno della struttura e chiesi ad una signorina dove si trovasse la classe “F”
    Al primo piano, svolti a destra, è la terza porta. Sembrava piuttosto imbarazzata.
    Grazie le dissi sorridendole in tono rassicurante.
    Salii le scale, svoltai a destra e bussai alla terza porta. Entrai senza aspettare che mi fosse dato il permesso.
    Sulla cattedra era seduto un'ometto tondo, con una divisa da shinigami, intento a ingozzarsi con delle patatine.
    Ecco perchè quel biglietto....
    Aveva un'aria abbastanza simpatica, mi incuriosiva e mi trasmetteva simpatia. Gli sorrisi e Buongiorno ! esclamai. Canticchiando mi invitò a sedermi. Andai quindi a posizionarmi al secondo banco. Il sensei non era quello della scorsa volta... probabilmente il casino che avevamo combinato io ed Aoi lo aveva convinto a lasciare l'incarico ad un altro shinigami.
    Non importava, questa volta non avrei sbagliato.
    Restai lì in attesa dell'arrivo di Aoi.
     
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    Ero tranquillamente sdraiato sul mio ''qualcosa che assomiglia al letto che non posso permettermi'' godendomi la pace che si poteva sentire solo in quelle zone del Rukongai, un'assoluta assenza di rumori condita da un'aria tiepida...un sogno. Ovviamente venne qualcosa a disturbarmi, sotto forma di un foglietto straunto che mi si era appiccicato in faccia. Mi rialzai dal groviglio informe su cui ero disteso sputacchiando dappertutto. Non era in questo modo che mi svegliavo solitamente la mattina. Di solito mi cadeva addosso qualcosa di più pesante, ma ormai ci ero così abituato che mi ero steso da un'altr parte. Dopo essermi tolto tutto quello schifo dalla faccia mi guardai intorno intontito. Insomma, mi ero appena svegliato.
    Poi ricordai qualcosa, il foglietto! Dove era finito? Non lo vedevo più. Cercai dappertutto, e nonostante ''abitassi'' in un posto decisamente piccolo non lo trovavo da nessuna parte.
    Sarà stato un brutto scherzo. Ora me ne torno a dormire, e nessuno riuscirà a svegliaaaaa...
    Mi ero appena disteso un'altra volta a faccia in giù che mi ero ritrovato lo stesso foglietto di prima appiccicato in faccia. Non una bella sensazione, per niente.
    Ma come cavolo c'è finito questo coso quì sopra?
    Nonostante morissi dalla voglia di andare a fare un bagno nel fiume come tutte le mattine, ero costretto in quella specie di assurdo teatrino.
    Mi costrinsi a leggere quel foglietto senza strapparlo e buttarlo fuori dalla finestra. Si leggeva appena qualcosa. Chi aveva avuto la straordinaria idea di scrivere così piccolo?
    Riuscii a leggere "Ore 10", "Classe F" e "Domani".
    La parola ''Classe F'' mi fece ricordare subito la scorsa volta. Mi ero già ripreso da un bel po' dalel ferite che avevo riportato, ma non da quel brutto ricordo, soprattutto quello del sensei. Rabbrividii al solo pensiero.
    Se ha allenato tutti i suoi studenti così mi meraviglio che nessuno lo abbia già ucciso.
    La parola ''Domani'' invece mi fece capire che fortunatamente c'era ancora tempo prima di compiere qualche missione suicida.
    Appena mi sveglio ci penso, per ora voglio solo riposare un po'.
    Caddi in un sonno profondo.

    Il giorno seguente ero già sveglio prestissimo, ebbi il tempo di fare tutto con calma, di mangiare lentamente, di fare una passeggiata in giro per poi ritornare a casa mia, vestirmi con calma con l'uniforme dell'accademia e cammianre fino all'edificio senza correre.
    Ma ovviamente sto scherzando.
    Se tutte le mattina mi sveglio alle 7, l'unica mattina in cui ho un appuntamente importante devo svegliarmi alle 9, logico.
    Dunque presi l'uniforme e la infilai al volo stabilendo un nuovo record mondiale, mentre correvo più velocemente che potevo.
    Erano già le 9.30 quando vidi l'Accademia davanti a me.
    Appena in tempo, ce l'ho fatta appena in teeee.....mpo.
    Avevo finito il fiato. Quando entrai all'interno sembravo uno che aveva appena sbaragliato un esercito da solo. Non parlai a nessuno, perchè mi ero ridotto in quel modo?
    Cominciai lentamente a seguire i cartelli che indicavano le classi..
    A, B, C, D, L, M, N...eh?
    C'era qualcosa che non andava. O gli Shinigami non conoscevano l'alfabeto o avevano combinato un disastro con i cartelli. Tornai indietro e cercai qualche indicazione, niente. Stavo per chiedere aiuto a qualcuno, ma mi accorsi che le classi erano ad entrambi i lati del corridoio, e la E, F, G e la H erano dietro di me. Ma chi aveva inventato quel cavolo di sistema?
    Bussai alla porta della F piuttosto sconsolato, poi aprii la porta sperando di non venire inghiottito dalla terra o qualcosa del genere. La prima cosa che vidi fu uno Shinigami (o almeno lo sembrava dall'uniforme) davvero poco in forma che mangiava e cantava. Ingnorando la pessima qualità della canzoncina, notai che stava mangano e cantando contemporaneamente.
    Questo mi lasciò sbigottito per qualche secondo.
    Poi mi guardai intorno e notai lo studente seduto al secondo banco. Era lo stesso dell' altra volta. Mentre lo Shinigami rotondetto mi chiedeva di sedermi, salutai entrambi.
    Presi posto nel terzo banco e aspettai di capire come sarei dovuto morire questa volta.
     
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    Scese dalla cattedra con aria trionfante. Tontoso Katankasa era finalmente un insegnante... E in quanto tale era suo dovere inculcare il sapere dentro i cervelletti degli allievi scelti accuratamente per prendere parte alle sue lezioni. Fissò intensamente i due ragazzi per qualche istante, poi si mise a rovistare nella divisa, in cerca di qualcosa. Volarono patatine, biscotti, giornalini di artigianato fai-da-te, e infine estrasse l'oggetto della sua ricerca... Un fogliettino, unto, bisunto e molliccio(come al solito), e si mise a leggere ad alta voce, con cadenza mooolto teatrale. Ovviamente la migliore performance che Tontoso può offrire è paragonabile a un bambino di 4 anni che legge per la prima volta.

    Salve, studenti! Il mio nome è Katankasa... Tontoso, Katankasa. E sarò il vostro sensei per il resto delle vostre vite perciò vedete di abituarvi al mio bel fisico statuario. Ha ha ha!
    Una breve risata che scatenò una pioggia di detriti-patatine, poi riprese.

    Come credo sappiate, questa è la vostra seconda lezione! Adesso basta scherzare, è con me che il vostro allenamento diventerà ddduro e impervio eeee vi spingerà ai limiti delle vostre capacicità. Capaciticità. Cità. Comunque!Oggi bambini, impareremo a controllare un minimo il Reiatsu. Sappiate innanzi tutto che con il reiatsu si possono fare un sacco di cose, l'unico limite è la vostra immaginazioneh. Ma il nostro/vostro compito di oggi, è il seguente.

    Tese il braccio destro e la mano con il palmo rivolto verso l'alto, che cominciò a brillare di luce azzurra, poi vi si creò una sfera di energia delle dimensioni di una piccola palla da calcio. Mentre la sfera ruotava, Tontoso ricominciò a parlare.

    Tutto qua. Ovviamente non importa che la vostra sfera sia così grande e così perfettamente rotonnnn- circolare, l'importante è che vi venga fuori qualcosa... E ricordate, ci vuole concentrazione.

    Poi si risedette sulla cattedra.

    Ah un ultima cosa, se non state attenti vi esplode il braccio. Buon divertimento!
     
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    Salve, studenti! Il mio nome è Katankasa... Tontoso, Katankasa. E sarò il vostro sensei per il resto delle vostre vite perciò vedete di abituarvi al mio bel fisico statuario. Ha ha ha! disse il sensei sputacchiando in qua e in la residui di patatine.
    Come credo sappiate, questa è la vostra seconda lezione! Adesso basta scherzare, è con me che il vostro allenamento diventerà ddduro e impervio eeee vi spingerà ai limiti delle vostre capacicità. Capaciticità. Cità. Comunque!Oggi bambini, impareremo a controllare un minimo il Reiatsu. Sappiate innanzi tutto che con il reiatsu si possono fare un sacco di cose, l'unico limite è la vostra immaginazioneh. Ma il nostro/vostro compito di oggi, è il seguente.
    Salve nuovo sensei, il mio nome è Momiji Ishimaru, piacere di conoscerla.
    Pensai che quello fosse lo shinigami più esuberante e strambo di tutti quelli che avevo incontrato fino a quel momento. Parlava in modo strano e sputacchiava patatine. Ma il tutto non mi dava affatto fastidio, anzi,avere un sensei come lui, sarebbe stato certamente più spassoso di averne uno cupo, serio e arrogante. Inoltre mi era stato sempre insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, poteva sembrare un tipo strano, ma avrei scommesso che dietro quell'ometto tondo e paffuto si nascondeva un gran potenziale.
    Tese il braccio destro e la mano con il palmo rivolto verso l'alto e materializzò una sfera delle dimensione di un pallone da calcio. La guardai con curiosità. Fiiigo, voglio farlo anch'io sbottai.
    Tutto qua. Ovviamente non importa che la vostra sfera sia così grande e così perfettamente rotonnnn- circolare, l'importante è che vi venga fuori qualcosa... E ricordate, ci vuole concentrazione.
    Ah un ultima cosa, se non state attenti vi esplode il braccio. Buon divertimento!
    Disse quell'ultima frase come se fosse la cosa più naturale del mondo. Un errore e mi sarebbe esploso il braccio. Piglia bene pensai. Senza proferir cominciai a fare il punto della situazione: materializzare una sfera di reietsu, stando attento a non commettere errori per evitare di causare danni al braccio. In teoria non sarebbe stato poi così difficile.
    Cominciai a concentrarmi come avevo imparato a fare alcuni giorni addietro. Chiusi gli occhi e svuotai la mente completamente. Riuscivo a sentire, anche se a malapena, il reietsu che scorreva all'interno del mio corpo. Come aveva fatto il sensei, porsi la mano sinistra con il palmo rivolto verso l'altro e mi strinsi il polso con la destra, per godere di una migliore stabilità. La sfera la avevo ben impressa in mente, ora dovevo riuscire a materializzarla.
    Riaprii gli occhi. Avevo già le idee abbastanza chiare su cosa avrei dovuto fare, ma ritenni giusto strappare qualche piccolo aiutino dal sensei, d'altronde delle informazioni in più non ci avrebbero fatto male
    Tontoso-sensei, non vorrei sembrarle troppo arrogante, ma non è che potrebbe darci qualche consiglio? Non so da dove partire...- mentii- e se sbaglio qualcosa rischio di fare esplodere il mio braccio.
     
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    Non si cominciava per niente bene.
    Salve, studenti! Il mio nome è Katankasa... Tontoso, Katankasa. E sarò il vostro sensei per il resto delle vostre vite perciò vedete di abituarvi al mio bel fisico statuario. Ha ha ha!

    Resistetti a malapena dal dare una testata al banco. Già il nome sembrava fosse fatto apposta per essere quasi con la rima, tanto per ridicolizzare ancora di più, come se ce ne fosse bisogno. Se ''per il resto delle nostre vite'' significava condannarci ad una spaventosa sequenza di quasi morti fino alla definitiva dipartita, il me ne tiravo fuori. Però purtroppo ormai ero qua, quindi dovevo stare lì, tranquillo e seguire le indicazioni, nonostante volessi essere in qualsiasi altro posto.
    I pezzetti di patatine che volarono dappertutto non mi aiutarono a cambiare idea, per niente. Provai pietà per le povere patatine che non erano riuscite a scampare a quella terribile morte.

    Come credo sappiate, questa è la vostra seconda lezione!
    E come avrei potuto dimnticare la prima? Se ci fossi riuscito la mia vita sarebbe migliorata molto.
    Adesso basta scherzare, è con me che il vostro allenamento diventerà ddduro e impervio eeee vi spingerà ai limiti delle vostre capacicità. Capaciticità. Cità.
    Appuntai le ottime capacità linguistiche sul mio taccuino nero. Se fossimo stati ad un colloquio di lavoro. E se avessi avuto un taccuino nero.
    Comunque!Oggi bambini, impareremo a controllare un minimo il Reiatsu. Sappiate innanzi tutto che con il reiatsu si possono fare un sacco di cose, l'unico limite è la vostra immaginazioneh. Ma il nostro/vostro compito di oggi, è il seguente.
    Già alla parola ''bambini'' mi ero un tantino distratto e il mio sopracciglio aveva formato un arco che avrebbe fatto la meraviglia di qualsiasi architetto.
    Inoltre cosa si intendeva con ''nostro/vostro''? Che fosse solo un'altra dimostrazione di scarse qualità gramamaticali?
    Ma fu la successiva mossa che mi stupì ancor più. Stese il palmo della mano verso l'alto e lentamente vi si formò una palla azzurrina. Non mi fermai più di un secondo ad ammirarla. Chissà perchè farlo è molto più difficile che vedere qualcun'altro che lo fa'. Se avevo ben capito tutto dovevamo creare una sfera simile a quella badando alla concentrazione. E che se avessimo sbagliato qualche parte del nostro corpo si sarebbe volatilizzata. Ma a me piacevano le mie braccia, e non avevo alcuna voglia di perderle. Il primo interrogativo fu: come si crea la sfera di reiatsu? Mi era sembrato che ci fosse una falla nella spiegazione, nessuno ci aveva detto come formare una sfera, insomma, come attribuire una forma alla reiatsu, altrimenti sarei rimasto per ore a guardare il mio braccio.
    Tu, braccio! Aiutami!
    Come mio solito, per un attimo cercai di riflettere. Qui ogni cosa è fatta di reishi. Dunque la reiatsu è all'esterno, bisogna convogliarla e darle una forma. Il sensei aveva detto che ci voleva solo concentrazione, molta concentrazione.
    Quindi liberai la mia mente da ogni pensiero, anche se non fu' proprio facile.
    Concentrati sulla reiatsu, sulla forma che vuoi darle, prendi la reiatsu e modificala. CONTROLLALA.
    Permisi solo a questi pensieri di rimanere nella mia mente. Dovevo prendere la reiatsu...e controllarla. Controllo. Controllo. Sentii una sensazione strana nella mia mente, solo per un attimo. Era come se ci fosse...qualcosa, lì.
    La risentii, questa volta leggermente più chiara.
    Quella è....la reiatsu?
     
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    Avete fatto un paio di errorini entrambi, credo di battitura. Dateci bada, figliuoli :fuu:


    CITAZIONE
    Tontoso-sensei, non vorrei sembrarle troppo arrogante, ma non è che potrebbe darci qualche consiglio? Non so da dove partire...

    ZZZZZZZZZzzzZZZzzzZZZzzz....ZZZzzzzzZZz

    Già. Tontoso dormiva. Però, il suo spirito di professore caritatevole gli permise di percepire quelle parole nel sonno e dare una risposta al suo allievo che brancolava nel buio. E così, mollando una puzzetta e grugnendo, senza uscire rigorosamente dalla fase REM Tontoso disse(ancora ovviamente con fare molto teatrale e gesticolando con le mani):

    TUUUUUU! Tu, devi capire che la reiatsu è una fonte di potere alla quale si può accedere solo con un grande sforzo di immaginazione e conOMMIODDIOUNMAIALEMIASSALEcentrazione! La reiatsu non ha una forma prestabilita, la reiatsu può scorrere comOMMIODDIOMIVUOLEUCCIDEREe un torrente in piena, o come l'elettricità in un cavo, o essere una palllll- una forma circolare roteante in mezzo al peMAIALETIPREGORISPARMIAMItto che vi fornisce ener....

    ZZZZZzzzZZZzZzzZZZzzZZzzz...

    E poi continuò:

    'Nsomma, ci vuole disciplina, invece di perdere tempo a farmi le domande fai come il tuo comOMMIODDIONOpagno
    Che indicò con il ditone nonostante avesse gli occhi chiusi.

    Vedi lui, nonostante non abbia ottenuto una cippa di niente ci sta provando, lo vedo dallo sguardo che è concentrato, sìsì.

    Tontoso annuì ancora una volta, poi si sdraiò sulla cattedrà, tirò fuori un orsetto di peluche dai meandri della sua divisa e riprese a dormire.

    DANNATO MAIALE!
     
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    Il mio piano di riuscire ad ottenere un minimo di informazioni in più, purtroppo non era riuscito : TUUUUUU! Tu, devi capire che la reiatsu è una fonte di potere alla quale si può accedere solo con un grande sforzo di immaginazione e conOMMIODDIOUNMAIALEMIASSALEcentrazione! La reiatsu non ha una forma prestabilita, la reiatsu può scorrere comOMMIODDIOMIVUOLEUCCIDEREe un torrente in piena, o come l'elettricità in un cavo, o essere una palllll- una forma circolare roteante in mezzo al peMAIALETIPREGORISPARMIAMItto che vi fornisce ener.... . Alla fin fine mi aveva rifilato cose che già sapevo : che la reietsu scorre dentro di noi, che c'è bisogno di immaginazione e che le si può far assumere forme a proprio piacimento. Sorrisi cercando di non farmi vedere...ma.. d'altronde il sensei dormiva e non poteva vederemi ! E poi che cavolo erano tutte quelle schifezze che aveva incastrato nelle sue frasi?? un maiale voleva ucciderlo?? ritenni giusto lasciar perdere; se avesse dovuto fornire una spiegazione su ogni cosa che faceva, non avrebbe finito più. 'Nsomma, ci vuole disciplina, invece di perdere tempo a farmi le domande fai come il tuo comOMMIODDIONOpagno . Mi girai verso Aoi, eh sì, si stava impegnando. Vedi lui, nonostante non abbia ottenuto una cippa di niente ci sta provando, lo vedo dallo sguardo che è concentrato, sìsì. Improvvisamente tirò fuori un orsetto di peluche dalla sua divisa. Dannato maiale disse prima di riprendere a dormire definitivamente. La mia faccia era un misto di espressioni : curiosità, stupefazione... Ecco a quale maiale si riferiva prima !
    Eh va bene, Tontoso-sensei mi impegnerò anch'io e farò questa benedetta sfera gli dissi sapendo che comunque le mie parole non gli sarebbero arrivate.
    Ripresi a concentrarmi. Chiusi gli occhi e riposizionai le mani come poco prima. Non importava se il sensei non mi aveva fornito istruzioni, gli avrei dimostrato che non ne avrei avuto bisogno. Cominciai a pensare ad una sfera di reietsu perfettamente tonda e luccicante. Ce l'avevo impressa nella mente. Focalizzai tutta la mia attenzione su quell'immagine. Senza perdere la concentrazione poi, immaginai me stesso seduto in una stanza. Ero solo ed ero nella stessa posizione in cui, realmente, mi trovavo. Pensai ad una sfera luminosa che lentamente, come per magia, si materializzava sul palmo della mia mano, fino a fuoriuscire completamente e a lievitare di poco al di sopra della mia mano. Nello stesso istante in cui nella mia immaginazione, la sfera fuoriusciva dalla mia mano, sforzai la spalla, l'avambraccio fino ad arrivare al polso. Non esagerai, volevo essere certo di non correre rischi o il mio braccio avrebbe fatto pum! Le mie intenzioni erano innanzitutto quelle di prendere confidenza con la forza spirituale in me. Successivamente sarei passato alla fase di materializzazione della sfera. Sicuramente, era l'immaginazione l'unica via percorribile per riuscire. O almeno per uno studente come me. Se mi fossi liberato della realtà avrei avuto buone possibilità di farcela. Naturalmente il solo pensare alla sfera non mi avrebbe portato da nessuna parte. Infatti la terza ed ultima fase consisteva nel riuscire ad avere un minimo di controllo del reietsu che scorreva nel mio corpo e farla “spostare” fisicamente da una parte all'altra. Nel mio caso si trattava di concentrare l'energia nel palmo della mano e.. da lì avrei dovuto portarla fuori.. e avevo un'idea su come fare....


    Era arrivato il momento di conoscere l'esito del mio primo tentativo. Non mi aspettavo molto, ma avrei sicuramente apprezzato se qualcosa fosse successo. Così riaprii gli occhi lentamente.
     
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    In quel momento ero concentrato, se così si può dire di una persona che fissava il proprio braccio e cercando con la mente di capire cosa doveva fare. Ero quasi riuscito ad arrivare a sentire la reiatsu, o forse era solo la mia immaginazione. Ciò che contava era che finalmente avevo raggiunto qualcosa che si sarebbe potuta definire ''concentrazione''. Ma era troppo bello per essere vero, e giunse presto qualcosa a distrarmi, sotto forma di grugnito. La stessa concentrazione si sgonfiò come un palloncino, con tanto di PRRRR annesso. Al che mi voltai piuttosto stupito chiedendomi che cosa fosse successo..e ovviamente non poteva essere stato che il sensei, che con la solita delicatezza mi aveva riscosso dai miei pensieri. Cercai di non emettere alcun suono articolato che avrebbe potuto offendere le menti presenti in quell' aula, e costrinsi quell'essere, ovvero il mio cervello a migrare su un argomento più importante, ovvero quella maledetta sfera di reiatsu. Cosa che non era facilitata dalle voci che sentivo dietro di me che non facevano altro che disturbarmi.
    Cosa devo fare? Non so come controllare la reiatsu, nè come fare in modo che prenda una forma.. no, troverò un modo.
    Chiusi gli occhi, cercando di non pensare alla conversazione che si teneva alle mie spalle, esclusi del tutto l'esterno dalla mia mente.
    Concentrati. Tocca la reiatsu, comandala, non permettere che prenda il sopravvento.
    Mentre pensavo questo, mi sforzavo di riprodurre la sensazione di prima quella in cui avevo preso contatto con l'energia, ma non ce la facevo. Era impossibile, qualcuno forse si stava prendendo gioco di me?
    Aprii gli occhi. Mi appoggiai ad un banco, cercando di rilassarmi. Troppa tensione mi avrebbe solo fatto male, e di certo non mi avrebbe aiutato.
    Devo rilassarmi, solo rilassarmi. Non pensare a nulla.
    Feci un respiro profondo, prima di ritornare ad immeggermi dentro di me.
    Questa volta....io ce la farò! Devo farcela, se mi arrendo ora non potrò mai essere uno Shinigami!
    Quando ero in quello stato, non sentivo nulla, era come galleggiare nella gelatina, fatta eccezione per lo schifo che si prova in quel caso.
    Ma da qualche parte, in quel posto, potevo entrare in contatto con la reiatsu, che aspettava solo di essere usata. E allora l'avrei accontentata. Non avrei certo permesso alla mia energia di non rispondere alla mia volontà.
    Espansi la mia voltà in ogni remota parte della mia anima, in cerca di quello che volevo. Ma capii presto che non potevo trovarla in questo modo. Dovevo volerlo veramente. Io ne avevo bisogno.
    Poi, una scintilla. Sentii qualcosa, lì! Era quella la mia energia, la mia reiatsu? Era quell'energia che ora stavo toccando con la mia anima? Non mi interessava la risposta, saoevo che era affermativa.
    Benissimo. Contemporaneamente cercavo di mantenere il contatto, sentivo che se lo avessi perso, non lo avrei più ritrovato.
    Adesso, il mio dovere è manipolarti. Se non riuscirò a fare questo, come potrei essere un degno Shinigami? Se non riesco anche solo a manifestare la mia reiatsu, come pensavo di poter combattere?
    Mentre pensavo, o meglio, parlavo da solo, sentivo che la reiatsu obbediva alla mia volontà.
    Sta..sta succedendo davvero? Sentivo la mia reiatsu manifestarsi attorno alla mano. Era poca, e disordinata, ma non volevo di meglio. Avevo fiducia in me.
    Poi, sempre ad occhi chiusi, e respirando profondamente, provai a dare una forma alla mia reiatsu, mentre la contenevo. Non sapevo ancora cosa ne sarebbe uscito fuori.
     
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    Ve lo ridico, dateci bada :fuu: ricontrollatevi il testo dopo che avete scritto, senza furia... trovo sempre qualche erroruccio, stavolta non solo di battitura.


    Tontoso mugugnò, mentre si rigirava sulla cattedra nel tentativo(vano) di osservare i suoi allievi senza alzare il suo flaccido didietro. E alla fine accadde l'inevitabile, durante un altro dei suoi tentativi di girarsi, cadde giù dalla cattedra trascinandola giù con lui e causando probabilmente un calo di concentrazione nei due ragazzi, che si stavano così arduamente impegnando per creare la sfera di reiatsu. Erano all'incirca allo stesso punto del percorso, nessuna traccia della sfera ma in compenso entrambi avevano ottenuto un lieve brillore del palmo, sebbene quello del tizio che si era fermato a fare domande brillasse un pò più intensamente. Tontoso grugnì ancora soddisfatto, poi si alzò in piedi non preoccupandosi di spostare la scrivania da terra.
    Oh, sì, scusate. Bhe fa niente, riconcentratevi e riprovate, cosi.

    Ballonzolò in avanti fino a trovarsi di fronte agli allievi, poi riprese a parlare.

    Si tratta di focalizzare e spingere. Però badate che non deve essere una spinta che vi affatica, deve venirvi naturale. Più che spingere, si tratta di trasportare. Capì? non è mica complicato, cosi. Cercate solo di fare attenzione, che se vi esplode un braccio poi devo pulire io e non so se lo sapete, ma il sangue è parecchio appiccicoso.

    Poi con disinvoltura tirò fuori un altro pacchetto di patatine e si mise a sgranocchiarle.

    Chebbonelepatatineh.
     
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    Aprii gli occhi. Non era una sfera, ma si riusciva ad intravedere un bagliore sul palmo della mia mano. Senza perdere la concentrazione cercai di non farlo scomparire. Ora dovevo ingrandirlo, magari caricandolo ancora di più di reietsu, fino a fargli assumere dimensioni circolari. Ma il sensei, tentando di osservarci, girandosi cadde e si tirò dietro anche la cattedra provocando un gran rumore. Il tutto attirò la mia attenzione e il bagliore scomparve. Mi trattenni a stento dal ridere. Quel buffo sensei ne aveva combinata un'altra delle sue; ormai quello non sembrava più un allenamento, ma uno spettacolo per bambini. Tornai a guardare la mia mano, ma vidi che la luce era scomparsa, il sorriso sul mio viso si trasformò ben presto in una smorfia di rabbia: Nooo! Sensei guardi cosa ha fatto, c'ero quasii nooo! urlai. Oh, sì, scusate. Bhe fa niente, riconcentratevi e riprovate, cosi fece lui per tutta risposta. Si sti cavoli ! pensai guardandolo sottecchi con un espressione ostile. Dovevo ricominciare tutto dall'inizio, mi ci era voluto un bel po' per guadagnare quella calma mentale e quella concentrazione, ma ora era tutto perso. Poi però il sensei si fece perdonare dandoci un suggerimento : Si tratta di focalizzare e spingere. Però badate che non deve essere una spinta che vi affatica, deve venirvi naturale. Più che spingere, si tratta di trasportare. Capì? non è mica complicato, cosi. Cercate solo di fare attenzione, che se vi esplode un braccio poi devo pulire io e non so se lo sapete, ma il sangue è parecchio appiccicoso. Oltre alla storia del sangue appiccicoso, reputai tutto molto utile. Probabilmente alla fin fine lo scopo del sensei, era quello di aiutarci creando quel baccano ed inducendoci a spostare la nostra attenzione su di lui. Non importava, stava di fatto che a quel punto avevo abbastanza capito come funzionasse la storia del “trasportare la reietsu”. Cercai di riconcentrarmi. Questa volta impiegai molto meno tempo per entrare in contatto col mio mondo. Forse questa era un'altra delle cose che il sensei voleva farci capire, o forse no, ed era successo tutto per caso. Ritornai all'immagine della sfera e cercai di percepire la reietsu che scorreva dentro di me. In primo luogo, non riuscivo a distinguere nient'altro che una sorta di formicolio, ma con i minuti che passavano, migliorai e a poco a poco, ed acquistai la facoltà di poter percepire molto più di un leggero movimento. Immaginai quindi una figura umana, dove al suo interno stavano decine di piccoli cavi che in alcuni punti si intersecavano. All'interno dei cavi scorreva lentamente una luce del colore del bagliore di poco prima : quello doveva rappresentare la reietsu. Cercai di prendere maggiore confidenza con l'energia spirituale, facendone spostare un po' nella parte laterale destra della figura. Mentre a sinistra si affievoliva, l'energia che arrivava a destra si faceva sempre più intensa; cercai di far confluire quell'energia nel braccio destro, mooolto lentamente. Una piccola parte passava lentamente dalla spalla, fino ad arrivare al gomito e poi nella mano. Ora non si trattava altro che spingere letteralmente fuori quell'energia, ma come? Restai alcuni secondi indeciso, poi mi venne un'idea. Passando dalla spalla fino alla mano, erano rimasti residui di energia. Feci in modo che tutti quei piccoli residui confluissero nel polso e poi, senza forzare troppo, spinsi letteralmente l'energia che già si trovava nella mano, con quella da poco creata, in modo tale da costringerla a fuoriuscire. Svolsi tutti questi passaggi con accuratezza e delicatezza per evitare al sensei il dispiacere di ripulire dalla stanza il mio sangue e il mio braccio spappolato.
     
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    Ero tesissimo, la mia mente era totalmente impegnata nel dare una forma alla reiatsu impetuosa che attraversava il mio corpo. Era un sforzo incredibile, per uno studente come me. Si doveva bloccare il torrente di energia che attaraversava il corpo e modificare la sua direzione a piacere dell'utilizzatore. Sembra facile. Ma invece non c'era molta differenza tra il farlo con una cascata e farlo con la reiatsu. Una gocciolina di sudore cadde dalla mia tempia e scese fino al pavimento.
    Avrei vinto io, sarei riuscito a dominare la reiatsu. Quella era la base di ogni Shinigami, l'energia che gli da' vita...la mia vita. Era inimmaginabile che la vita riuscisse a sottomettere la persona a cui è stata affidata. Uno Shinigami che non domina il proprio corpo non è uno Shinigami. Ed io lo sarei stato a qualsiasi costo. Con questi pensieri trascinai lentamente la reiatsu intorno al mio braccio. Ma non era un caso semplice, l'energia non era tranquilla e non mi ascoltava mentre io cercavo di obbligarla a seguire i miei ordini. Dopo poco tempo che però a me sembrarono mesi, credetti che la quantità di reiatsu che avevo accumulato fosse abbastanza. In quel momento successe una cosa strana. Sentii un improvviso rumore alle mie spalle che mi riscosse dai miei pensieri. La mia energia si scaricò tutta nel mio corpo come un contraccolpo. Quel rumore mi aveva fatto perdere la concentrazione e di conseguenza il controllo della reiatsu che senza controllo era tornata nel mio corpo molto violentemente.

    Oh, sì, scusate. Bhe fa niente, riconcentratevi e riprovate, cosi.

    Si tratta di focalizzare e spingere. Però badate che non deve essere una spinta che vi affatica, deve venirvi naturale. Più che spingere, si tratta di trasportare. Capì? non è mica complicato, cosi. Cercate solo di fare attenzione, che se vi esplode un braccio poi devo pulire io e non so se lo sapete, ma il sangue è parecchio appiccicoso.
    Sì, come no. Quì qualcuno sta' cercando di uccidermi.
    Però una cosa mi colpì di tutta la specie di discorso. Non dovevo spingere, ma trasportare? Cosa voleva dire? Io finora non ci avevo neanche provato. Avevo percepito la reiatsu come...un nemico? Forse dovevo cambiare modo?
    Ancora confuso e stanco dall'episodio precedente mi sforzai di usare la mia poca energia decentemente. Eccola, sentivo la reiatsu, dentro di me. Ma come dovevo dominarla?
    Leggermente turbato ripensai a come ero riuscito a trasportare la reiatsu fuori dal mio corpo. Con fatica, togliendone poca alla volta da quella massa turbinante. Ma...se ci fosse stato un metodo meno faticoso e più utile? La sentivo, in quel momento la sentivo. La percepivo esattamente come prima, un torrente di sensazioni. Al momento di passare dalla teoria alla pratica mi trovai però molto più confuso di quanto mi aspettassi. Feci qualche vano, debole tentativo..e poi mi venne un'idea. Invece di costringerla, potevo semplicemente aiutarla. Allora, sapendo cosa dovevo fare non costrinsi più la reiatsu ad uscire strappandone pezzi, ma feci in modo che mutasse la sua direzione verso la mia mano. Non dovevo usare forza su di lei, mi avrebbe seguito! Allora, naturalmente e semplicemente la mia reiatsu si diresse verso il suo obiettivo e io mi accinsi a darle una forma. Se era come avevo capito, potevo farcela.
     
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    BUUUUUUUM BUUUUUUUUUUUUUM!!!

    Due piccole esplosioni ravvicinate che fecero volare via il pacco di patatine dalle mani di Tontoso, che ricaddero come coriandoli posandosi delicatamente sopra il suo testolone. Due esplosioni che testimoniavano il poco controllo del reiatsu dei due allievi, che adesso erano distesi a terra, con i banchi rovesciati addosso per colpa del botto e con un braccio bruciacchiato e dolorante.

    CITAZIONE
    Subite una ferita moderata al braccio

    Odore di pollo fritto, gnam! Comunque, vi è andata bene che il reiatsu che avevate accumulato non era abbastanza per farvi partire il braccio... Fortunelli. Vi siete concentrati troppo sul reiatsu e su come fare per controllarlo al meglio, e senza rendervene conto ne avete perso il controllo. Il reiatsu non è un nemico da combattere eh, non dovete "vincerlo" per controllarlo... Quella è una cosa che dovrete fare poi, con lo spirito della vostra zampakuto. O zampakuta se è femmina. Dovete vedere più il reiatsu come un mezzo... o come un muscolo del corpo. Non dovreste avere bisogno di sforzarvi così tanto per controllarlo. Eravate a buon punto, non fate le pottine alzatevi e riprovate, cosi.

    E con la fine del suo discorso, coincise anche il movimento della sua mano che recuperava una patatina dalla chioma forforosa e la portava al trita-tutto di Tontoso.

    Fate attenzione, la prossima volta non sarete così culoni.
     
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    In primo luogo, non compresi bene ciò che successe,ero intontito,mi fischiavano le orecchie e sentivo dolore al braccio destro. Era una strana sensazione. Odore di pollo fritto, gnam! Comunque, vi è andata bene che il reiatsu che avevate accumulato non era abbastanza per farvi partire il braccio... Fortunelli. Vi siete concentrati troppo sul reiatsu e su come fare per controllarlo al meglio, e senza rendervene conto ne avete perso il controllo. Il reiatsu non è un nemico da combattere eh, non dovete "vincerlo" per controllarlo... Quella è una cosa che dovrete fare poi, con lo spirito della vostra zampakuto. O zampakuta se è femmina. Dovete vedere più il reiatsu come un mezzo... o come un muscolo del corpo. Non dovreste avere bisogno di sforzarvi così tanto per controllarlo. Eravate a buon punto, non fate le pottine alzatevi e riprovate, cosi. Feci fatica a comprendere ciò che il sensei diceva in quel momento. Con il passare dei secondi, mi resi conto dell'accaduto : mi era esploso il braccio ! Non avevo il coraggio di guardarlo. Avevo paura che fosse spappolato, mutilato e quant'altro. In effetti era ustionato ed era in alcuni punti sporco di sangue. Restai a fissarlo per un po'. Mi era andata bene, avrei potuto perderlo... ma dove avevo sbagliato? Ricordai che al momento della materializzazione della sfera, aveva introdotto nella mano una quantità forse superiore al dovuto e ciò aveva provocato un'esplosione. Non mi persi d'animo, avevo in mente un'altra idea che mi ronzava in testa già dall'inizio dell'allenamento. Eppure ero abbastanza sicuro che la strada intrapresa poco prima potesse essere efficace. Intorno al braccio, rimaneva un brandello di stoffa della divisa che indossavo ; lo strappai e lo legai adagio intorno al braccio. Probabilmente non serviva a nulla, ma riusciva ad alleviarmi il dolore. Quel braccio non lo avrei potuto più riusare per un po', dopo avrei fatto un salto all'infermeria dell'accademia. Decisi quindi di utilizzare il sinistro che pur non essendo il braccio che usavo solitamente, era comunque meglio di usarne uno mezzo stronco. Ora non potevo più commettere errori, chiusi gli occhi e cercai di riacquistare la calma. Non ci riuscii subito, ero ancora scosso. Cercai di dimenticare l'accaduto... Il mio secondo tentativo consisteva nell'espandere la reietsu in tutto il corpo e successivamente mi sarei concentrato sul punto in cui volevo far materializzare l'energia. Era un metodo senz'altro meno contorto del primo. Cominciai immaginando nuovamente una figura, con la mano sinistra distesa in avanti dove al suo interno stavano i soliti filamenti che trasportavano energia. Riuscivo a sentirla abbastanza chiaramente : l'energia spirituale che scorre, proprio come nella figura da me immaginata, per tutto il corpo. Dopo aver disteso in modo abbastanza omogeneo tutta la reietsu, mi concentrai sulla mano sinistra dove sentivo chiaramente un sorta di pressione. Cercai di stare attento a non caricare troppo reietsu. Ora non dovevo fare altro che trasformare l'astrattezza in concretezza. Mischiai i flussi di reietsu che scorrevano nel braccio, cercando di dare a quel miscuglio una sorta di forma circolare.
     
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    Aaaaaah che male che male.Molto dolore. Indifferernte che fosse per il braccio bruciacchiato che per il banco che mi trovavo sulla schiena grazie al quale non riuscivo a respirare. Adesso bastaaa. Mi alzai a malapena facendo pressione sul braccio sinistro, ovvero quello in cui la pelle aveva ancora un colore umano. Il banco su cui era presente un alone nero, che supponevo essere stato causato dalla piccolissima esplosione della mia reiatsu, fu' lanciato di lato mentre mi scrollavo tutto come un cane bagnato. Appena finii avevo l'aria che ha di solito una persona appena sveglia, ovvero di totale smarrimento.
    Non mi aspettavo un perfetto controllo della reiatsu al primo colpo, ma quell'esplosione era davvero troppo, oltre al braccio il quale mi faceva un male terribile. Accidenti, cosa avevo sbagliato? Ero sicuro di aver fatto bene...giunse, neanche a farlo apposta una voce che ben conoscevo a distruggere ogni mia teoria: Odore di pollo fritto, gnam! Comunque, vi è andata bene che il reiatsu che avevate accumulato non era abbastanza per farvi partire il braccio... Fortunelli. Vi siete concentrati troppo sul reiatsu e su come fare per controllarlo al meglio, e senza rendervene conto ne avete perso il controllo. Il reiatsu non è un nemico da combattere eh, non dovete "vincerlo" per controllarlo... Quella è una cosa che dovrete fare poi, con lo spirito della vostra zampakuto. O zampakuta se è femmina. Dovete vedere più il reiatsu come un mezzo... o come un muscolo del corpo. Non dovreste avere bisogno di sforzarvi così tanto per controllarlo. Eravate a buon punto, non fate le pottine alzatevi e riprovate, cosi.
    E adesso che cavolo vuol dire? Ora ci riprovo, ma se esplodo ancora stavolta cercherò di causare un esplosione MOLTO più grande. Oh, bene. E adesso? Che si fa? Dunque dovevo controllare la reiatsu ma non dovevo sconfiggerla, e fin quì ci sono arrivato. Ma come mi avrebbe ascoltato?
    Lasciando il mio braccio destro a penzolare inerte, mi concentrai sul sinistro. Mi concentrai solo sulla sfera, semplicemente su quella. Volevo che la mia reiatsu componesse qualcosa, che si materializzasse, che mi ascoltasse.
    Guardai la mia mano e nel frattempo avevo in mente solo la reiatsu e la sfera. Le due cose dovevano diventare una. Muovere la reiatsu doveva essere facile come muovere un braccio. Quindi se io sentivo la reiatsu e volevo muoverla, si sarebbe mossa. E io lo desideravo, ma non bastava. Io volevo che la mia reiatsu diventasse materiale, e componesse una forma sulla mia mano. E quello si sarebbe dovuto avverare.
     
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