Classe I [IV]

Controllo del Reiatsu Lv.2

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  1. Belfagor90
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    Cosa succede quando il sole sorge oltre le mura dell'Accademia? Il gallo canta per dichiarare l'inizio di una nuova giornata, quello sì, ma quel giorno qualcos'altro si prese il suo incarico. Quella mattina i custodi si sarebbero stupiti di trovare molti dei galli attorno ai dormitori con evidenti segni di colluttazione addosso. Qualcosa li aveva attaccati perché non cantassero assieme ai loro compagni pennuti, ma... perché? Aveva forse qualcosa a che fare con l'improvvisa apparizione di due grossi buchi nel muro di due camere del dormitorio? Di chi erano poi i nomi dei due occupanti? Ilyan Light e Akane Fumiya, giusto? La cosa buffa era che nella prima stanza erano state lasciate una montagna di bende ed elementi per il pronto soccorso, mentre nella seconda la targhetta della stanza era stata corretta e ora recitava "Fumiya Akane Yuki".
    La cosa suonava pericolosa e normalmente avrebbero fatto chissà quale terribile ipotesi sul fato dei due ragazzi, però sapevano anche che erano due allievi di Urahara Mouryou. Per quanto la loro immaginazione potesse essere grande, non c'era modo di prevedere cosa avrebbe fatto fare loro quell'uomo. Non lo avrebbero detto a voce alta, ma sotto sotto pregavano, per il bene di quei due, che fossero stati rapiti da un Hollow.



    Siete stati ufficialmente rapiti mentre siete ancora in pigiama (sì, di nuovo! XD) da un uomo mascherato che v'infila in un sacco dopo aver sfondato il muro tirandoci una testata. Siete rudemente trasportati a spalla lungo percorsi poco chiari attraverso la tela di juta e infine scaricati su una qualche superficie rocciosa. Una volta fuori dal sacco (scegliete pure voi come fare) siete in una conca fra le rocce e su un masso davanti a voi sta un figuro con una bandana, una barbona chiaramente finta, una benda da pirata e l'uncino (anch'esso chiaramente finto) alla mano sinistra.
    Non so neanche perché lo dico, ma è il vostro sensei che vi accoglie con un "Arrhhhh!" molto poco minaccioso.
    A voi ^^
     
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  2. Feferocky
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    Quella settimana era stata durissima per Akane: il suo peso era aumentato vertiginosamente dopo l’ultimo allenamento con Moryou-sensei (ormai si era abituata a chiamarlo per nome). Quei maledettissimi dolci la stavano per uccidere. Certamente i suoi allenamenti lasciavano un segno, o anche due.

    Facciamo tre.
    Però la ragazza si sentiva nettamente più robusta e con i muscoli leggermente più sviluppati. Anche i suoi riflessi erano migliorati e spesso si divertiva a provare i suoi miglioramenti sui suoi gatti, saltando su di loro.
    Ah già. Tosei si era trovato una ragazz… ehm… una graziosa gattina tutta bianca (all’inizio le pareva avesse macchie nere ma era solo perché sporca) con occhi azzurrissimi, alla quale Akane aveva faticato per dare un nome. Era indecisa se chiamarla Mizu-chan per via dei suoi occhi color acqua, Kumo-chan per via del suo pelo morbido come una nuvola di zucchero filato o Amai-chan, poiché sembrava un marshmallow e l’appellativo di “dolce” sarebbe stato perfetto.
    Fu lei stessa a decidere, strusciandosi sulle gambe di Akane nel momento in cui lei diceva:
    -Mizu-chan! È pronto in tavola-
    Si! In effetti, data l’estrema golosità dei due gatti di Akane, era difficile capire se la piccola avesse reagito alla prima o alla seconda delle frasi, ma la ragazza volle pensare che, in qualche modo alla gattina piacesse quel nome.
    Così Mizu-chan era entrata a far parte della famiglia … La quale a breve si sarebbe più che moltiplicata, ma Akane ancora non se ne era resa conto.
    Era passata esattamente una settimana e ormai la dieta aveva avuto i suoi frutti. Era tornata a essere in forma come prima. Mancava solo l’ultima cosa da fare: si tolse la benda dalla mano sinistra, vedendo con grande piacere che era ormai tornata completamente alla normalità. Chissà perché ci aveva messo tanto, poi? Quell’ortica doveva essere piuttosto potente.
    In ogni caso dopo aver fatto un po’ di esercizi di mantenimento e dopo aver preparato dei pranzetti nutrienti per i suoi gattini, si mise nel letto e, come suo solito si addormentò nel giro di due minuti o poco più.
    Se c’era una cosa che Akane non seppe mai (o quasi) è che, quando non aveva i suoi soliti incubi, la notte russava, rumorosamente e a lungo, indecorosamente con la bocca aperta.
    Non sapeva che quel giorno se ne sarebbe pentita.
    Quella notte, infatti, le parve di sentire un terrificante tonfo che la fece spaventare, ma, ovviamente, non si svegliò.
    Si svegliò invece a causa dei sobbalzi. Era in un sacco con migliaia di caramelle in bocca, ancora aperta per il suo tremendo russare.
    -Ehi! Che diamine …? –
    Un rapimento? Perché lei? Che cosa aveva fatto di male? Ovviamente nessuno poteva impedirle di dire quello che pensava. Magari il suo rapitore si sarebbe stufato di sentirla parlare in continuazione.
    -Lasciami stare subito pezzo d’imbecille! Chiunque tu sia, sappi che non è divertente. Lo sai che in certi stati essere stupidi quanto te, è illegale? Da dove ti viene di mettere la gente in un sacco? Sai, le persone in genere hanno quella cosa chiamata CERVELLO! Tu l’hai lasciato da qualche parte in giro, non è così? Su, dai, lasciami andare e lo andiamo a cercare insieme.
    La ragazza continuò a parlare per moltissimo altro tempo ma non sembrava voler cedere. Anzi, aveva aumentato i sobbalzi facendola andare a sbattere contro non si sa cosa.
    Aveva cercato in tutti i modi di liberarsi ma il sacco sembrava essere più che resistente. Così a un certo punto smise di parlare a raffica e prese il suo fermaglio per capelli e cominciò a tagliuzzare un filino per volta di quel sacco. Era difficile mantenere la costanza di quel compito visti i salti continui.
    -La smetti una volta per tutte di fare Heidi sulle montagne? Almeno se devi rapirmi fallo con decenza no?-.
    La ragazza cominciò a prendere a morsi il sacchetto di juta mordendo e rosicchiando il più rapidamente possibile i fili. Era di sicuro più efficace del fermaglio.
    Continuò a rosicchiare i fili, era riuscita a creare perfino un buco piccolo, ma non ancora abbastanza grande da passarci attraverso, ma almeno per vedere chi fosse il suo rapitore.
    Come tutti i buffoni ovviamente aveva una maschera per non farsi riconoscere.
    Dopo un po’ che la ragazza continuava a saltare e a rosicchiare, fu lanciata insieme al sacco su qualcosa di molto duro. Per fortuna non si fece quasi nulla. Continuò così a mangiucchiare i fili di quel sacco. Non mancava molto e il suo rapitore sembrava essere ormai scomparso.
    Ecco che finalmente dopo un po’ di tempo, nonostante un po’ di dolore ai denti, la ragazza riuscì a uscire da quel coso.
    -E adesso voglio vedere chi è quel pazzo che … - Akane era in una conca fra due rocce che, a dirla tutta, aveva un certo fascino naturale. Beh, almeno un rapitore naturalista.
    Poi si voltò e vide un uomo, di certo il suo rapitore, che assomigliava più che altro a una bruttissima copia di Capitan Uncino, o magari a suo fratello giacché l’uncino era sulla sinistra. Si scorgevano facilmente degli occhioni luminosissimi di un color azzurro acceso. Erano inconfondibili. Tutto quadrava.
    Il volto di Akane improvvisamente assunse un’espressione che si potrebbe descrivere come un “Are you fuc**** kiddin’ me?”. Era senza parole, oltre che estremamente sconcertata dal pensiero di quell’uomo, l’unico capace di fare una cosa del genere, che forse, in una mentalità parallela, estremamente contorta, era convinto di non essere riconoscibile.
    -Arrhhhh!- Urlò il pirata mal riuscito.
    Akane si mise una mano davanti alla bocca e, piegata in due, scoppiò a ridere, fragorosamente, ormai sollevata di non essere veramente in pericolo. Beh, forse, in effetti, lo era. E anche troppo. Un rapitore sarebbe stato di gran lunga un’esperienza meno dolorosa.
    -Ahahahah! Sensei! Veramente pensava che quel costume ridicolo la potesse nascondere?-.
    Eppure, Akane era felicissima di rivedere quel pazzo ancora una volta, anche se questo le sarebbe costato una nuova pseudo morte. Forse stava diventando masochista?
    Nel frattempo non si era accorta che c’era un altro sacco, poco lontano da lei.

    YEEEEEEEEEEEE!!!! :lalala: Altra morte in avvicinamento!!! Mi piace!!!! XD :quoto:
     
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    La settimana era passata tra dolori e bruschi risvegli, seguiti dai soliti urli, per l’impossibilità di movimento. I giorni trascorrevano lenti, fra i vari pasti dell’infermeria, che non facevano altro che incrementare, la sua fame; rendendogli buono e appetitoso anche un blocchetto di cemento. Nonostante le sue continue lamentele, la condizione fisica migliorava di giorno in giorno e procedeva spedita, verso la completa guarigione.
    Cosi dopo un trattamento completo per estrapolare tutti gli oggetti metallici, entrati in contatto con il suo corpo e dopo aver rimarginato tutte le ferite e le ustioni, tutto sembrava perfetto.

    Quella mattina, nell’aria si poteva sentire un certo odore di carne affumicata, che aromatizzava la mattinata e preparava il palato al piatto prelibato.
    Per il giovane Ilyan quella sarebbe stata l’ultima mattina in infermeria e sentire quell’odore nell’aria, lo faceva pensare alla dieta portata avanti durante la sua permanenza.
    Cosi pervaso da quella flagranza incominciò ad aggirarsi per le camere, curiosando in giro per tutti i locali, sempre rimanendo fuori dalle porte.
    Lui lanciava occhiate da bambino, per vedere chi avesse cucinato quella prelibatezza a quell’ora della mattina. Continuò a girovagare, fino a che non si affacciò in una stanzina dove l’odore si faceva più forte e dentro c’era una ragazzina che rideva guardando il signore che stava al bordo del letto.
    Il signore che stava vicino a lei, faceva saltare la carne in aria e la bambina continuava a gridare di lanciarla più in alto; cosi da divertirsi sempre di più. Quella scena riempì il cuore del ragazzo di una pace vivace e leggera, che lo rigettò nei suoi ricordi per quanto offuscati e fu proprio in quel momento, che si rese conto che tra i frangenti che la mente gli illuminava, nemmeno uno risultava avere quella sensazione.

    Ilyan era sempre stato un solitario, uno che la vita l’aveva sempre portata sulle spalle, con quello che riusciva a trovare per strada. Solo e diverso in un destino avverso, ma nonostante avesse questa certezza, l’aura maligna che aveva dentro, lo rigettava nell’interrogativo più grande; lui nella vita terrena era stato un malvagio o una persona da stimare per ciò che faceva?
    Andò via dalla stanzina, con il tremore nel cuore, pensando al sorriso di quella bambina e immaginandosi il suo.
    I giorni passarono e lui non faceva altro che pensare a quella bambina, cosi alla fine decise che doveva conoscerla. Adesso in lui albergava la voglia di vederla sorridere per cercare di capire il suo istinto e i suoi modi, che cosa avrebbero comunicato alle altre persone o ala gente intorno a lui.
    In fondo anche Akane, aveva pensato fino alla fine che lui stesse cercando di ucciderla.
    Cosi arrivò la notte e l’aspirante Shinigami andò a dormire con il sorriso in faccia, deciso e pronto per il giorno seguente, poiché sarebbe stato il fantomatico giorno della visita.

    Peccato che il buon umore che lo aveva accompagnato nel sonno scomparì immediatamente al suo risveglio, poiché la prima cosa che vide fu un materiale simile alla iuta.
    Che cos’era quel materiale e perché gli sembrava di essere in movimento?
    Queste domande erano molto plausibili e vista l’esperienza passata, se ne preoccupò particolarmente, ma la sua preoccupazione ebbe la risposta che tanto lo spaventava.
    Un’altra volta era stato rapito e ancora una volta era stato fatto quando non era cosciente, il povero ragazzo, incominciava a pensare che dormire, fosse un rischio esagerato.
    La sua permanenza all’interno del sacco non fu delle più lunghe, ma sicuramente diede due o tre colpi con la nuca sulla fredda e dura roccia.
    Alla fine il suo rapitore era come se stesse trasportando un carico di legna e con quei modi aggraziati, continuava a farlo sbattere a destra e a manca.
    Poi una volta passato il tratto doloroso, ci fu la botta finale, poiché il rapitore lasciò il sacco gettandolo sul suolo e prima di riuscire a rivedere la luce del giorno; si sentì come in un forno, poiché il sole, prepotente riscaldava il sacco, creando un effetto serra, per niente piacevole.

    Dopo due o tre tentativi di fuga, finalmente riuscì tirare fuori la testa da quel sacco e guardandosi intorno rivide la sua compagna, che stava ridendo e commentava la scena che aveva davanti.


    -Arrhhhh!-

    -Ahahahah! Sensei! Veramente pensava che quel costume ridicolo la potesse nascondere?-.


    Un pirata veramente stravagante si poneva davanti a lui, che avendo fatto capolino dal sacco, non caì subito la cosa, poi una volta uscito dal sacco, si avvicinò e capì meglio il tutto.
    Il signor “Barbanera” con gli occhi azzurri, non era altro che il suo solito Sensei psicopatico, che nonostante tutto li aveva rapiti ancora.
    Sconsolato e rassegnato si mise vicino la ragazza, che aveva appena finito di ridere, fece uno sbuffo gigante e dissè.


    Ma un fax normale, non arriverà mai vero? Finirò per non prendere più sonno!!!
     
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  4. Belfagor90
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    Come già detto, quel travestimento non avrebbe ingannato neanche un cieco lobotomizzato. Curioso però come il pirata fosse assolutamente convinto di avere indosso un costume semplicemente perfetto.
    - Arrrhh!! Chi sarebbe questo sensei? Non lo conosco! Io sono Capitan Gatto nei Capelli e sono qui per spiegarvi una verità sulla vita...
    Alzò il naso e l'uncino squadrandoli dall'alto come un predicatore guarderebbe la folla durante un discorso sull'apocalisse che si avvicina. Come mai adottare certi toni se era vestito da pirata? Diciamo che una volta si era vestito da prete, ma lo avevano arrestato quando era entrato in una classe pena di studenti brandendo un fallo di gomma. Eppure era entrato lì dentro solo perché lo aveva trovato lì fuori e stava cercando il proprietario! Da quel giorno gli sequestrarono il costume e lui imparò di certe accuse che si stavano facendo sui preti nel mondo reale.
    Quindi aveva optato per il pirata.
    - Questa verità, ve lo dice Capitan Gatto dei Capelli, è che siete deboli come mozzarelline di mare.
    Esistevano le mozzarelline di mare? Quasi sicuramente no, ma era certo che tutti quanti afferrassero il punto chiave del discorso, quindi non si era curato troppo di andare a sfogliare qualche libro di biologia marina.
    - Se mi mi tiraste un pugno, la mia pelle arsa dal sole e dalla salsedine vi spaccherebbe le vostre ditine di fata come fossero tonni pinne gialle davanti ad un grissino! Che poi il pinne gialle significa che è un tonno da schifo, ma fa niente...
    Ok, un pochino lo aveva sfogliato quel libro sulla vita marina. Scoprire che il tanto decantato "tonno pinne gialle" che servivano alla mensa era una qualità inferiore lo aveva un po' scosso.
    - Quindi, in occasione dell'attracco in questo porto, v'insegnerò qualcosa per quando un giorno prenderete il largo con le vostre vele. Oggi imparerete ad usare il vostro Reiatsu - che noi marinai chiamiamo "Spuma" - per sparare qualche buona bordata da tribordo. Arrhhh!!
    Detto questo scese con un balzo a terra e indicò la roccia su cui stava seduto prima con l'uncino.
    - La vedete questa? TIE'!! - e gli tirò un cazzotto.
    Non successe nulla. Il pirata-sensei annaspò un pochino col pugno prima di darsi per sconfitto.
    - Oh com'è che non ci arrivo? - si chiese totalmente perso guardandosi l'unica mano "sana".
    Non aveva calcolato che usando un occhio solo si perdeva il senso della distanza e quindi si era limitato a tirare pugni in aria senza mai toccare effettivamente il bersaglio che gli appariva pure vicino. Era rimasto affascinato da questa cosa. Però era anche un po' seccato dalla figuraccia. Occorreva trovare un rimedio per salvare la faccia.
    Quindi tirò un calcio rotante al macigno e lo disintegrò in un colpo solo con un gran botto.
    - ARRRRHHH!! PRENDI QUESTO, MARINAIO D'ACQUA DOLCE! - esclamò trionfante agitando le braccia verso il mucchietto di detriti con aria di sfida.
    Si rese conto in quel momento che gli era scappato di mano l'uncino. Gli era rimasta in mano la presa, ma l'accessorio in plastica colorata era volato via chissà dove.
    - Errrr... - indugiò per un attimo guardandosi la mano non più uncinata, poi... l'illuminazione! - MIRAAAACOLO!! Avete visto che mi è rispuntata la mano, eh!? L'avete visto? Ora fatelo anche voi, prendete un masso e spaccatelo a mani nude. Poi non andate in giro dicendo che Ur-, ehm... Capitan Gatto nei Capelli non v'insegna cose fighe come spaccare rocce coi pugni e farvi ricrescere le mani mangiate dai bradipi carnivori della Svervegia.
    Phew, la sua copertura era salva per un pelo! C'era solo da sperare che non facessero strani scherzi e finissero di nuovo tutti all'ospedale. Ci mancava solo quello!


    Probabilmente mi manderete mp per sapere qualcosa di più, ebbene sappiate che il primo round di questo allenamento io lo faccio sempre un po' stile "salto nel buio". Vediamo a quali conclusioni i vostri pg possono arrivare usando solo gli elementi che vi ho dato in questo post e cercate di non andare a sbirciare negli altri allenamenti. Voglio vedere cosa potete arrivare a pensare andando per indizi.
    A voi ^^
     
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    - Arrrhh!! Chi sarebbe questo sensei? Non lo conosco! Io sono Capitan Gatto nei Capelli e sono qui per spiegarvi una verità sulla vita...

    Addirittura fa finta anche di crederci…..è un caso disperato!! Non riuscirò mai a capirlo.

    Lui non faceva altro che continuare a guardarli con aria altezzosa e animalesca, come se fosse un vecchio lupo di mare, lasciato a terra perché era troppo ubriaco.
    Egli guardava e scrutava i ragazzi, continuando a predicare il suo messaggio pieno di significato, che poi realmente, voleva solo fargli notare che la loro forza non era ancora all’altezza della situazione in cui si trovavano.
    La cosa che pero sbalordiva, era la sua perspicacia nel far credere a se stesso la sua identità piratesca e infatti anche le sue parole erano espresse, con i stesi termini di un pirata vecchio stile.
    Cosa che nella normalità avrebbe anche suscitato qualche risata, ma al giovane Ilyan c’erano altri pensieri che occupavano il posto delle risate.
    Infatti, nella sua testa incominciavano a comparire i presagi di morte e le possibili torture che avrebbe dovuto passare, per sopravvivere alla prossima missione di capitan Balbossa.
    Naturalmente il Sensei diede un nome al suo personaggio e questo venne del tutto spiegato nel suo discorsetto complicato ed esaltante che serviva a riportare i due studenti nella realtà delle cose.
    Una missione li attendeva e queste erano le regole.


    - Questa verità, ve lo dice Capitan Gatto dei Capelli, è che siete deboli come mozzarelline di mare. - Se mi mi tiraste un pugno, la mia pelle arsa dal sole e dalla salsedine vi spaccherebbe le vostre ditine di fata come fossero tonni pinne gialle davanti ad un grissino! Che poi il pinne gialle significa che è un tonno da schifo, ma fa niente...
    - Quindi, in occasione dell'attracco in questo porto, v'insegnerò qualcosa per quando un giorno prenderete il largo con le vostre vele. Oggi imparerete ad usare il vostro Reiatsu - che noi marinai chiamiamo "Spuma" - per sparare qualche buona bordata da tribordo. Arrhhh!!


    In mare la chiamavano spuma…..oddio…..anche la sua immaginazione dovrebbe insegnarci qualcosa?

    Quello era solo lo scenario di preavviso alla vera prova e quando finalmente si decise a passare all’azione, il ragazzo incominciò ad aspettarsi di tutto.
    Tant’è che l’istinto, gli suggerì di tirare su la guardia, come se da un momento all’altro potesse arrivare un colpo o un attacco da parte del Sensei o da qualunque altro marchingegno inventato da quel professore pazzoide.
    Per fortuna degli studenti la dimostrazione della prova si dimostrò essere una totale dimostrazione di stupidità, anzi la figura che fece era cosi brutta che non si riusciva a capire se costituiva un’altra parte comica del suo teatrino oppure era la vera natura scema del Sensei.
    La follia che si riuniva in un solo cervello era spaventosa e anche le cose che avrebbero potuto far sorridere, lasciavano l’aspirante Shinigami incredulo, di fronte all’idea di avere davanti l’uomo che un giorno, grazie a quelle missioni sanguinarie e folli, l’avrebbe reso uno Dio della morte forte e rispettato.
    Peccato che nel presente era ancora un ragazzo che si aspettava le cose più strane che il mondo potesse offrire, solo per avere la possibilità di percorre la via del guerriero divino, ma dinanzi a lui adesso c’era un pazzo che non riusciva a calcolare la distanza, poiché stava utilizzando un occhio solo e quindi aveva sferrato un colpo nell’aria.
    Quindi la dimostrazione di come far esplodere una pietra con un solo pugno, si trasformò improvvisamente nello stretching mattutino, di qualunque essere umano.
    Giusto il tempo di rendersi conto di quello che stava facendo e senza indugiare sferrò un calcio rotante verso la pietra non ancora sfiorata e cosi riuscì a disintegrarla completamente.


    Ti prego……..fda che non esulti!!

    Ilyan si voltò rassegnato verso la sua compagna che sembrava addirittura divertita e con sguardo perso nel cielo le dissè sussurrando.

    Tu incominci a volergli bene vero? Sai che tenterà di ucciderci di nuovo…….e di nuovo…….e di nuovo……finchè non lo uccideremo noi?

    Poi dopo aver ascoltato la risposta si gustò la reazione tanto prevedibile, quanto attesa.
    Il maestro esultò muovendo le sue braccia in aria e nell’euforia del successo perse il suo uncino finto, ma la sua sceneggiata non ebbe fine nemmeno in quel momento; anzi non fece altro che contribuire ad aumentare il livello di idiozia che si era sparso nell’aria.


    - MIRAAAACOLO!! Avete visto che mi è rispuntata la mano, eh!? L'avete visto? Ora fatelo anche voi, prendete un masso e spaccatelo a mani nude. Poi non andate in giro dicendo che Ur-, ehm... Capitan Gatto nei Capelli non v'insegna cose fighe come spaccare rocce coi pugni e farvi ricrescere le mani mangiate dai bradipi carnivori della Svervegia.

    Ilyan si guardò intorno e per prima cosa notò la convinzione del suo insegnante, rispecchiare nei suoi occhi, come se la sua copertura fosse rimasta intatta e poi rivoltandosi verso Akane, vedeva il suo solito sorriso, che metteva solarità in quella giornata.
    Cosi vedendo quell’atmosfera decise di abbandonare per una volta la parte seriosa e vera della sua natura. Egli si alzò di scatto e decise di andare verso i sacchi on cui erano stati rapiti per strapparli definitivamente, sotto lo sguardo perplesso delle altre due personalità presenti.
    Una volta aperto il primo, che era quello della sua compagna, siccome era già sfilettato, se lo legò al collo stile mantello. Poi prese il suo e una volta stracciato un pezzo abbastanza grande se lo mise a mo di bandana.
    Finita la preparazione del suo personaggio, si girò di scatto e disse.


    Capitano voglio partire a bordo della mia nave, per spiegare le vele nel vento e viaggiare sull’onda dell’oppressione come un guerriero valido e coraggioso.
    Si la mia pelle sarà più forte della roccia!! AAARRRGGGHHH!!!


    In quel momento non ebbe il coraggio di incrociare lo sguardo con nessuno, ma si diresse a testa bassa verso la prima delle tante rocce che lo circondavano e incominciò a caricare il pugno.
    Per prima cosa, cercò di far ricorso agli insegnamenti ricevuti nella prima lezione sulla Reiatsu, ricordandosi sia dei risultati ottenuti sia dei sentieri che non avrebbe più dovuto percorrere.
    Cosi chiuse gli occhi estraniando qualunque possibile commento esterno dalla sua mente e si gettò all’interno del suo spirito, che al momento sembrava più calmo e l’atmosfera rispecchiava un colore grigiastro.
    Quello sarebbe stato il primo tentativo e voleva farlo per vedere i proprio cambiamenti.


    Caricherò la potenza del mio pugno, con una forza tale da rompere la pietra, ma voglio che sia il mio spirito a frantumarla e non la forza bruta……ci devo riuscire!!!

    Il pugno partì, diretto contro la pietra.
     
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  6. Feferocky
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    Parlato di Akane
    Parlato da Moryou
    Parlato da Ilyan


    -...Ve lo dice Capitan Gatto dei Capelli, è che siete deboli come mozzarelline di mare. Se mi tiraste un pugno, la mia pelle arsa dal sole e dalla salsedine vi spaccherebbe le vostre ditine di fata come fossero tonni pinne gialle davanti ad un grissino! Che poi il pinne gialle significa che è un tonno da schifo, ma fa niente...-
    Dove voleva arrivare? Akane ancora premeva sulle labbra entrambe le mani cercando di non ridere, ma, a parte la parentesi sulle mozzarelle di mare (ammesso e concesso che esistessero), sembrava che Moryou volesse arrivare ad una conclusione ben precisa.
    - Quindi, in occasione dell'attracco in questo porto, v'insegnerò qualcosa per quando un giorno prenderete il largo con le vostre vele. Oggi imparerete ad usare il vostro Reiatsu - che noi marinai chiamiamo "Spuma" - per sparare qualche buona bordata da tribordo. Arrhhh!!La vedete questa? TIE'!!- Quel pazzo ne aveva fatta un’altra delle sue. Prima decide di rompersi le braccia e adesso di dare un pugno ad un masso. Akane confermò la sua tesi che quel tipo non potesse essere altro che un inguaribile masochista. Ovviamente non successe nulla
    - Oh com'è che non ci arrivo? –
    - Mi chiedo se veramente dovrei fare affidamento su di lui. È ovvio, no? Non hai nemmeno toccato il sasso, idiota! Eppure non riesco a smettere di ridere... Calma Akane, calma. Non è educato nei suoi confronti no? Pfff... Capitan Gatto dei Capelli... – Akane cominciò ad immaginarsi Tosei, il suo gatto con indosso un costume simile e le tornò quasi da ridere.
    Però poi si rese conto che quello era un’altra fase della sua lunga strada per diventare una Shinigami e, dopo due colpi di –Ehm, ehm!- cercò di ritrovare il contegno che aveva perso fino a pochi istanti prima.
    Nel frattempo il Sensei ci aveva riprovato con un calcio e questa volta lo aveva disintegrato con successo. Non tardò a spuntare la sua personalità da bambino che Akane tanto aveva cominciato ad apprezzare.
    - ARRRRHHH!! PRENDI QUESTO, MARINAIO D'ACQUA DOLCE!-
    Akane sorrise nel vedere quella scena. Ancora non sapeva come avesse fatto a distruggere quel masso, ma ci avrebbe ragionato. Nel frattempo si rese conto che qualsiasi cosa quell’uomo avesse fatto, nel corso dei secoli (tanto non c’era fretta), lui continuava a stupirla.
    Poi Ilyan le rivolse delle parole che la colsero nettamente alla sprovvista.
    -Tu incominci a volergli bene vero? Sai che tenterà di ucciderci di nuovo…….e di nuovo…….e di nuovo……finchè non lo uccideremo noi?- Akane non aveva ancora metabolizzato la domanda e stava finendo di osservare il sensei che esultava come un bambino, dopo aver perso l’uncino.
    -Errrr... MIRAAAACOLO!! Avete visto che mi è rispuntata la mano, eh!? L'avete visto? Ora fatelo anche voi, prendete un masso e spaccatelo a mani nude.
    -Cosa, come e quando? Ha detto spaccare un masso a mani nude?- Akane scosse la testa ancora incredula. – Ok il sensei aveva già perso la testa ma adesso deve avere senz’altro qualcosa che non va.-
    -Poi non andate in giro dicendo che Ur-, ehm... Capitan Gatto nei Capelli non v'insegna cose fighe come spaccare rocce coi pugni e farvi ricrescere le mani mangiate dai bradipi carnivori della Svervegia.
    Poi, senza aver badato alla possibilità che potessero non esistere i bradipi carnivori della Svervegia (Sverve...che?), prese coscienza di quello che Ilyan le avesse detto.
    -Volergli bene? A quello? Ma che cavolo dice questo?-
    Akane non si rese conto però che un leggero rossore per l’imbarazzo era spuntato sulle sue guance. Non era abituata a certe domande. Così gli rispose irritata, non alzando troppo la voce.
    -Ma sei scemo, Ilyan? Da dove ti vengono in mente certe domande? Bah! Pensa a come distruggere il masso a mani nude piuttosto, che questa è la volta buona che perdi un braccio se non stai attento.-
    Riguardo l’ultima parte della frase non c’era bisogno di rispondere. Lei aveva ancora intenzione di vendicarsi un giorno di tutto quello che stesse subendo da quel pazzo. Si girò di nuovo verso il sensei senza perdere il rossore e senza rendersi conto di quanto il suo cuore avesse cominciato a battere forte.
    -Sarà pure affascinante ma è un pazzo, buffone e immaturo... Ma perchè diamine ci sto ancora pensando? – Akane si prese con forza la faccia fra le mani dandosi due ceffoni e tornò in sè. Non c’era tempo di pensare a quelle sciocchezze.
    Ripensò alle ultime parole del Sensei cominciò a ragionar su quello che avesse fatto e detto. Ormai era assolutamente lampante che fosse necessario utilizzare la reiatsu per distruggere il masso, che non era nemmeno di dimensioni trascurabili, a dir la verità.
    Ilyan nel frattempo se ne era uscito con un’altra delle sue, stranamente uscendo dalla sua solita compostezza da pseudo comandante dell’esercito dei koala della Papuasia.
    Stava al gioco del sensei e aveva cercando di vestirsi e comportarsi come lui.
    -Capitano voglio partire a bordo della mia nave, per spiegare le vele nel vento e viaggiare sull’onda dell’oppressione come un guerriero valido e coraggioso.
    Si la mia pelle sarà più forte della roccia!! AAARRRGGGHHH!!!-

    Akane era shoccata. Era finita in un mondo di imbecilli. Storse le sopracciglia e l’unica parole che le uscì dalle labbra fu:
    -Eh?-
    Poi vide Ilyan che si avvicinava al masso e decise di fare altrettanto, non badando ormai a quello che le accadesse intorno. Non è che lei fosse poi così normale, dopotutto. Ma travestirsi da pirata? No grazie.
    Akane poi pensò al primo tentativo del sensei di colpire il masso e pensò ad un episodio che le era accaduto nel Rukongai.
    Mentre passeggiava per le bancarelle del mercato durante una mattinata come un’altra aveva osservato dei bambini che si divertivano a mettersi con un braccio teso, sfiorando appena la parete di un muro con le nocche delle mani. Per curiosità si era messa a vedere che cosa volessero combinare quei monelli. Ritrassero il braccio e, ripuntandolo contro il muro, non riuscivano più nemmeno a sfiorarlo. Poteva essere stato un riflesso? E quindi semplicemente non osservando bene il loro obiettivo si erano ritratti d’istinto per paura di colpirlo?
    Akane pensò che a Moryou dovesse essere capitato qualcosa di simile. Le era rimasto impresso questo ricordo e le era tornato in mente visto che probabilmente il sensei, avendo un occhio bendato a causa di quel suo stupido travestimento, non avesse osservato bene il suo obiettivo, non riuscendolo a colpire e non considerando che fosse così lontano da lui.
    -Di conseguenza dovrebbe essere necessario un colpo piuttosto ravvicinato, ma non troppo.- pensò la ragazza – e poi rilasciare la Reiatsu tutta in un unico punto al momento giusto.
    Sembrava difficile, ma decise di provarci. Ormai era convinta di voler diventare una brava shinigami e avrebbe dovuto mettercela tutta anche a costo di prendere a pugni dei sassi.
    Cominciò a riepilogare quello che aveva imparato nell’allenamento sulla Reiatsu precedente. Però questa volta avrebbe concentrato il suo “mandarino blu” all’interno della mano, ma permettendo che si estendesse oltre, in particolare tra il pugno e il masso. La sua Reiatsu non era più così impaziente come lo era stata in precedenza, ma sembrava comunque gasata dalla nuova esperienza.
    Akane chiuse per un attimo gli occhi e si concentrò tenendo la sua mano sinistra leggermente sollevata. Poi la chiuse a pugno e cominciò a seguire le stesse modalità dell’allenamento precedente per ricreare il mandarino blu.
    -Immaginazione, colore, forza, palla, intensità- si ripetè fra sè la ragazza.
    Poi riaprì gli occhi e prendendo potenza, portando indietro la spalla e riportando in avanti il braccio, avrebbe cercato di spingere la Reiatsu contro un unico punto del sasso, osservandolo con attenzione e considerando anche il fatto che non dovesse colpirlo con tutte le sue forze: lo avrebbe colpito anche con un po’ di forza fisica, questo è certo, ma soprattutto concentrando la Reiatsu in posizione anteriore rispetto alla mano stessa.
    Ovviamente per mantenere il tema della giornata lasciò un urlo liberatorio che sperò non si sarebbe trasformato in un urlo di dolore.

    Scusatemi veramente per il tremendo ritardo ma per gravi problemi di salute sto effettuando dei controlli :( Ho inoltre dato finalmente un esame che non riuscivo a dare perchè la prof mi odiava a morte (ma ovviamente, modestia a parte, siccome sono TROOOOOOOPPO brava non poteva negarmi la promozione questa volta :P ). Volevo inoltre dire che non sarò purtroppo presente dal 01/02 al 07/02 (quindi se vi va bene il 7 sarò in grado di pubblicare) e dall' 08/02 al 12/02 (anche se probabilmente durante questi giorni potrei pubblicare qualcosina) per problemi personali. Perdonatemi veramente... avrei volentieri voluto essere più costante ma questo periodo è un po' particolare.
     
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  7. Belfagor90
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    Capitan Gatto nei Capelli aveva qualcosa che lo turbava: i suoi allievi erano davvero strani quel giorno. Oddio, non che Yuki fosse tanto più strana del solito, ma Ilyan quel giorno aveva deciso di essere strano abbastanza da alzare la media di follia degli studenti di qualche tacca. Per qualche strano motivo aveva deciso di diventare un marinaio.
    Urahara Mouryou inquadrò subito la situazione immaginando che, come lui, anche Ilyan fosse una persona facilmente impressionabile. Come quando quella volta in cui vide Matrix ed arrivò ad una facile analogia tra i guerrieri del mondo digitale e gli Shinigami. Andò in giro per una settimana con gli occhiali da sole dicendo di essere l'Eletto prima che qualcuno avesse la decenza di spiegargli come girasse effettivamente il mondo. Poi non glielo spiegarono tanto bene e credette di essere l'Agente Smith, ma quella era un'altra storia.
    I due strani di turno - e non si dice tre perché per Urahara Mouryou quella era la routine - si fecero puntualmente male al primo tentativo. Il ragazzo provò semplicemente ad andarci di forza e si aprì la pelle delle nocche sulla dura roccia, mentre la ragazza ebbe lo stesso risultato, ma con un metodo diverso: la sfera di Reiatsu che aveva creato davanti al suo pugno esplose a contatto con il masso e anche lei si beccò una bella ferita sulla mano come il compagno.

    CITAZIONE
    Ferita Lieve sulla mano usata per tutti e due

    - Yaarrr!! Così proprio non va, mozzi! Il vostro braccio dev'essere come un cannone, la Spuma la dovete accumulare, caricare e sparare fuori a getto come una dannata cannonata! - esclamò il sensei pirata mimando in maniera un po' ambigua un discorso già ambiguo. Come? Diciamo che il gesto poteva ricordare qualcuno che cercava di avviare una barca a motore, solo spingendo invece che tirando.
    Non era bello a vedersi, per niente, ma figuriamoci se lui se ne rendeva conto in tempo utile per smettere.
    - Quello che ora voi dovrete fare è accumulare Spuma nel braccio e buttarla fuori quando colpite. Dateci dentro, ammasso di carogne malandate! ARRHHHH!!
     
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    Per la prima volta al ragazzo sembrò di compiacere il suo professore, facendo finta di essere un pirata e cosi pian piano nella sua testa si faceva strada l’idea malsana, che avrebbe avuto un addestramento meno duro del solito.
    Naturalmente l’idea ebbe giusto il tempo di materializzarsi per poi sparire puntualmente, seguita da uno scuotersi continuo della testa, come se stesse sognando ad occhi aperti.
    Viste le sue passate esperienze con il professore, avere un sogno del genere era del tutto normale, ma forse si era lasciato prendere troppo dalle sue fantasie e questo non ebbe un bell’effetto sul risultato finale del suo esercizio.
    Poiché nonostante l’intenzione primaria, si era dimostrata del tutto buona, la realtà fu tutt’altra cosa e l’impatto con la pietra avvenne solo grazie alla forza bruta.
    La pura potenza fisica del giovane apprendista, contro la conformità della pietra, che si dimostrò invalicabile, lasciò un segno profondo sulle sue nocche.
    La pelle della mano di Ilyan, si aprì in due come il mare sotto il volere di Mosè e senza fare nessuna resistenza fece guadagnare una ferita al ragazzo.
    Prima che il fallimento potesse materializzarsi, all’internò del ragazzo una voce lo fece arrivare subito, alla comprensione di tutti.


    CITAZIONE
    - Yaarrr!! Così proprio non va, mozzi! Il vostro braccio dev'essere come un cannone, la Spuma la dovete accumulare, caricare e sparare fuori a getto come una dannata cannonata!

    Quel commento gli fece capire, che anche la sua compagna era andata in contro al fallimento, ma il suo era un po’ diverso dal suo tentativo.
    Poiché la sua disfatta era stata segnata dalla totale assenza di Reiatsu, invece quella della sua compagna equivaleva ad un tentativo fallito, ma almeno ci aveva provato.
    Capì che per quanto potesse sentire la freddezza che gli scorreva nelle vene, la sua lucidità mentale era un po’ al di sotto, di quella della sua compagna e il motivo non lo conosceva, ma sapeva benissimo, che avrebbe dovuto raggiungerla e poi superarla, per capire se stesso e combatterlo.
    Comunque il messaggio primario espresso dal professore poteva lasciare qualche lacuna di dubbio o perplessità, ma il primo a rendersene conto, fu proprio il Sensei che prima di dare il via al secondo tentativo, riprese la parola e ribadì il concetto, in maniera più precisa.


    CITAZIONE
    - Quello che ora voi dovrete fare è accumulare Spuma nel braccio e buttarla fuori quando colpite. Dateci dentro, ammasso di carogne malandate! ARRHHHH!!

    La spuma……..è la mia Reiatsu…. Devo solo riuscire a tirarla fuori, dinanzi al mio pugno cosi da farla impattare contro la roccia.

    Peccato che questo auto-incoraggiamento, fu spezzato al pensiero del risultato ottenuto, la volta precedente.
    Lui era riuscito a formare al massimo una biglia o poco più grande e per arrivare a quel traguardo, aveva sputato sangue per tutto l’addestramento.
    Il suo mondo interiore, gli faceva troppe sorprese, che poi si riversavano in maniera dilaniante, nel mondo reale, portandolo sempre più vicino alla morte.
    Quindi lui avrebbe preferito di gran lunga evitare quell’addestramento, per non ripetere l’esperienza passata, riguardo l’immersione all’interno del suo grafico spirituale.
    Poi diede un’occhiata, quasi languida alla sua compagna, come se gli stesse comunicando di preparare una barella e con un gesto lento, lasciò cadere il suo abito da pirata, prima di fare un lungo sospiro e chiudere gli occhi.

    La concentrazione unita al suo estraniarsi dalla realtà, lo catapultarono davanti al portone del suo mondo spirituale, ma la porta non era completamente chiusa, era socchiusa come se qualcuno era già entrato e l’aveva lasciata aperta oppure dalla sua ultima venuta, non era mai stata chiusa.
    Lui comunque la aprì quel tanto che bastava per entrare al suo interno e ritrovarsi in un salone spettrale.


    Cominciamo bene…..

    Il salone era illuminato solo da qualche candelotto, che era rimasto acceso su diversi candelabri sparsi agli angoli della sala.
    La sala non era molto grande e al suo interno c’era solo un vecchio tavolo di legno con 4 sedie regali, ma anch’esse rovinate dal tempo.
    L’aria era completamente tetra e il gioco di ombre che si creava avrebbe messo i brividi a chiunque, ma la paura più grande che albergava nell’aspirante Shinigami, era la consapevolezza di sapere che colui che creava quei scenari era proprio il suo spirito.
    Perché c’era tutta quell’oscurità dentro di lui? Questa domanda lo perseguitava giorno e notte.
    Ilyan doveva convivere con una maledizione oppure era semplicemente la sua vera natura, che cercava di farsi largo, all’interno di quell’involucro fasullo?
    Tutte e due le risposte lo terrorizzavano e sicuramente la risposta non sarebbe stata dietro l’angolo, perciò decise di concentrarsi, sulla sua missione.
    Adesso voleva solo estrapolare la sua “Spuma” per farla rigettare contro la rocia.
    Quella giusta intenzione aggiunse una componente al salone, che fino a quel momento era rimasta celata nell’ombra.
    Il ragazzo fu attirato da una piccola luce che prima non si era nemmeno accesa e proveniva dal soffitto del salone. Una volta alzata la testa, vide un lampadario di cristallo che dondolava lentamente e al centro di esso, c’era proprio la sua Reiatsu.
    Una biglia di luce creata con tanto sacrificio, che illuminava fiocamente il lampadario, che continuava il suo movimento ondulatorio, senza fermarsi minimamente.

    Improvvisamente scattò una voglia irrefrenabile di raggiungere quel lampo di luce, ma non sapeva come fare perché era troppo in alto.
    Cosi decise di prendere una delle 4 sedie e porla sopra il tavolino, per poi salirci sopra e vedere se bastava per raggiungere l’oggetto dondolante.
    La sedia però era corrotta dall’età che dimostrava e il legno, non era più quello di una volta cosi quando Ilyan, ci si mise sopra e allungò le mani, quella si ruppe facendolo cadere dal tavolo.
    Nel mondo reale quella caduta si tramutò in un colpo di tosse.
    Lui d’altro canto non se ne rese conto e decise di creare una scala con le tre sedie rimanenti, cosi da fare tre passi veloci, uno per ogni sedia e arrivare al suo scopo.
    Prese una bella rincorsa e fatto il primo balzo gli altri vennero spontanei, cosi che con l’ultimo passo, arrivò ad attaccarsi al lampadario, incominciano a farlo dondolare sempre più forte.
    Ilyan era rimasto attaccato e dondolava con il lampadario e più dondolava e più sentiva una strana sensazione scorrergli dentro il braccio.


    Il potere….sta salendo…..lo devo solo buttare fuori.

    Il movimento aumentava esponenzialmente fino a diventare caotico, sempre di più, a destra e a sinistra. Al ragazzo sembrava di essere in una giostra e quando si rese conto che il lampadario si stava per staccare si preparò a lanciarsi lontano dall’impatto del cristallo, cosi da non rimanere colpito dalle schegge che sarebbero partite.
    Il lampadario si sganciò e caddè a terra facendo un grande fragore. Lo studente si era lanciato un secondo prima rotolando via, ma nonostante la sua capriola fu investito dal botto della caduta, ma a colpirlo, non furono i pezzi di cristallo, ma bensì l’energia espressa dalla biglia di Reiatsu, che vi era posta al centro dell’oggetto.
    Quell’onda di energia risalì velocemente tutto il suo braccio fino a che di colpo il giovane aprì le pupille e sferrò il suo secondo pugno diretto alla roccia.


    Espandi la mia aura, cosi da ditruggere la roccia!!!
     
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  9. Feferocky
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    L’urlo di dolore si liberò solo in parte prima che Akane prese la tremenda decisione di trattenersi. Aveva agito senza pensare o quasi, ma alla fine non le era venuto uno dei suoi soliti attacchi illuminatori di Kami sama a salvarla. In quel momento c’era solo lei e il sasso. Quel maledettissimo sasso che non si era mosso di un singolo millimetro. Lo guardò con rabbia come se, in preda ad un improvviso senso di colpevolezza, si convincesse a “costituirsi” e a rompersi per pietà. Ma ovviamente non si mosse da lì.
    -Sei un oss…sasso duro eh?-
    - Yaarrr!! Così proprio non va, mozzi! Il vostro braccio dev'essere come un cannone, la Spuma la dovete accumulare, caricare e sparare fuori a getto come una dannata cannonata! Quello che ora voi dovrete fare è accumulare Spuma nel braccio e buttarla fuori quando colpite. Dateci dentro, ammasso di carogne malandate! ARRHHHH!!-
    Grazie a quelle urla da pseudo pirata Akane tornò in sé anche se avrebbe volentieri lanciato un’occhiataccia al sasso tipo “I’m watching you” o qualcosa di simile.
    Continuava a massaggiarsi le nocche della mano sinistra ma ormai il peggio era passato. Cos’è che aveva sbagliato? Il sensei aveva parlato di cannoni però anche … Ma certo!
    Finalmente Kami sama aveva fatto una sua minima comparsa nella mente della ragazza.
    Il suo errore era stato innanzitutto nel caricare la Reiatsu soltanto davanti alla mano; di conseguenza non poteva avere la spinta necessaria per rompere quel dannato masso.
    In più il segreto doveva essere proprio nel “cannone”. Ci voleva un colpo che andasse quasi oltre il masso stesso, un raggio di Reiatsu secco e dritto.
    -Ok. La teoria c’è… ma ci vuole un’idea concreta per realizzarla. Potrei immaginare che il sasso sia una persona che odio ma, lasciando perdere il fatto che non credo di aver mai provato vero odio per qualcuno, penso che, in preda alla rabbia mi potrebbe esplodere il braccio per l’ebollizione.-
    Akane continuava a ragionarci su, convinta che prima o poi sarebbe fuoriuscito da una delle tempie un po’ di fumo per la riflessione troppo intensa.
    Si rese conto che Ilyan la stava fissando con uno sguardo simile alla pietà di Michelangelo. Forse cercava un aiuto da lei o forse semplicemente era convinto di poter telepaticamente comunicare cercando di capire a cosa stesse pensando.
    Non sapeva che probabilmente tutti quei ragionamenti lo avrebbero confuso solo di più.
    Chissà cosa succederebbe agli uomini se entrassero nel cervello delle donne. No vabbè, ma questo non c’entra nulla.
    Akane si limitò semplicemente a sorridergli dolcemente, convinta che lui sarebbe arrivato ad una conclusione migliore della sua.
    Sta di fatto che improvvisamente le venne un’idea che probabilmente poteva funzionare: l’acqua.
    Poteva pensare di essere immersa nell’acqua, ad una profondità spaventosa giù, negli abissi con una pressione altissima. Ovviamente avrebbe continuato a respirare normalmente, era l’idea che contava. Però avrebbe fatto finta che oltre quel sasso ci fosse stato un pulsante che le avrebbe permesso di non affogare (attivando un tappo, facendo scomparire l’acqua… si insomma non era rilevante). Lei quindi avrebbe dovuto lanciare contro quella pressione la palla, che le avrebbe salvato la vita.
    -Quando la tua vita in pericolo i tuoi sensi sono più acuti, Akane.-
    Ancora quella voce. Akane sgranò gli occhi e si guardò intorno convinta che quella voce non provenisse dalla sua testa ma alle sue spalle e contemporaneamente davanti a lei.
    -Dove sei cavolo! Vieni fuori se ne hai il coraggio così eviti di farmi fare la parte della pazza!
    -Ma mantieni la calma o la tua impaziente Reiatsu potrebbe fare a modo suo e farti del male.-
    Quell’uomo… quella voce. Da qualsiasi posto fosse venuta, chiunque fosse o fosse stato... aveva ragione. Era l’idea che contava ma avrebbe dovuto mantenere la calma che aveva imparato nella precedente lezione sulla Reiatsu, altrimenti si sarebbe fatta solo più male.
    Si guardò intorno, discretamente. Probabilmente Ilyan e il Sensei l’avevano creduta pazza. Ma ovviamente non più pazza del solito. Quindi si mise in posizione.
    Si mise ad una media distanza dal sasso, quella necessaria per poterlo colpire senza prendere la rincorsa. Fissò di nuovo quell’essere inanimato con uno sguardo omicida, convinta dentro di sé che fosse vivo.
    -Guai a te se non ti spacchi, stupido coso!-
    Questa volta avrebbe provato a caricare la Reiatsu sulla mano destra… anzi nel BRACCIO destro come aveva suggerito il Sensei. Le gambe erano leggermente divaricate e con il sinistro in avanti, cosicché avrebbe potuto dare la spinta necessaria con il braccio destro dopo aver caricato la “spuma”. Poi una volta avuta la collisione con il… “coso”, lo avrebbe rilasciato tutto in avanti come una lancia. Prima di iniziare si sentì un suo sussurro di sottofondo, che avrebbe rivelato il suo desiderio di partecipare allo stupido gioco da pirata del Sensei. Diventò tutta rossa mentre diceva a bassissima voce:
    -Corpo di mille balene!-

    Chiedo veramente perdono per il tremendo ritardo... A parte i miei gravi problemi di salute, avevo pubblicato il post ma non so perchè ieri non l'ho trovato più. Cercherò di rimediare le prossime volte. Grazie soprattutto al sensei che ha aspettato così tanto :)


    Edited by Feferocky - 17/2/2013, 19:59
     
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  10. Belfagor90
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    Allora allora allora. Teuccio. Ho bisogno di una rassicurazione prima di andare avanti. Tu devi promettermi sulla testa del tuo re assiro preferito che quello che ti immagini sempre non è il mondo interiore della Zampakutou. Raggiungere quel luogo è prerogativa di un livello più alto del semplice studente, quindi voglio essere totalmente rassicurato. Certo, potevo chiedertelo prima, ma quando l'ho riletto ieri mi è scattato il dubbio: fin dove arriva la metafora, per quanto bella?
    Senza fallo, rispondi nel tuo prossimo post, orsù! u.u


    Nuovo tentativo di abbordaggio da parte dei coraggiosi pesciolini d'acqua dolce e... "BAM!"! Anzi, "BAM!" e "BUM!"! Vorrei mantenere il segreto più a lungo, ma siccome era sua abitudine esplodere in qualche modo, immagino che tutti quanti abbiano già capito chi abbia fatto BUM. Un premio a chi ha indovinato: ebbene sì, è stato Ilyan! Il premio consiste in un bel bacione alla mamma, prendere o lasciare.
    Ma stavamo parlando di Ilyan, se non sbaglio. Non si sa bene cos'avesse fatto il ragazzo, ma per un qualche motivo attorno a lui si era condensato del Reiatsu che poi si era espanso in maniera totalmente caotica spedendolo a gambe all'aria. Per lui doveva essere stato come venir investito da un carro fatto di aria torrida. E meno male che non era concentrato in un solo punto o si sarebbe fatto davvero male!!
    Il "BAM!" invece proveniva dalle auguste vicinanze di madame Yuki. Lei non era esplosa, sia lodato San Nicola patrono dei marinai, il suo colpo del "Corpo di Mille Balene" aveva lasciato l'impronta delle sue nocche e qualche crepa sulla superficie minerale che era suo compito distruggere.
    Il sensei si trovava davanti due perfetti esempi di gente che se ne va per strade opposte.
    - Qui voi mozzi state facendo ognuno l'opposto dell'altro: uno spara cannonate piene di polvere senza mirare, mentre l'altra mira bene, ma si dimentica la polvere!! Ilyan, più controllo su quella sardina monca di Reiatsu! Sei tu che hai la dannata bussola quindi mandalo dove vuoi tu invece di farlo esplodere e basta! E tu, donna, dagli un'aggiuntina di pepe a quel cannone! Volevate la parità dei sessi sulla mia nave? Allora guadagnatevela!!
    Ben lungi dall'essere sessista, solo che stava cominciando a finire le idee sulle metafore marinaresche. Sapeva che avrebbe dovuto documentarsi un po' di più sulla materia rispetto a leggere il manuale dei "1000 Nodi del Perfetto Lupo di Mare" e "Peter Pan". Ora sapeva fare un perfetto nodo a bocca di lupo ed era convinto che gli Shinigami sapessero levitare per via dei pensieri felici e polvere di fata, ma non aveva tutto questo vocabolario marinaresco.
    - Lo sapevo che dovevo guardare anche Pirati dei Caraibi, corpo di mille Sargassi!
     
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    L’aspirante Shinigami si era lasciato trasportare troppo dalla sua fervida immaginazione, catalizzandosi troppo nell’altra dimensione, che non risultava essere affatto reale e non rispecchiava nemmeno il suo mondo spirituale, poiché non possedeva ancora le facoltà per entrare in quell’universo.
    Quindi nonostante l’energia accumulata in maniera corretta, riuscì solamente a farla espandere in maniere confusionaria intorno al suo corpo, lasciandolo coperto di energia, ma senza indirizzarla correttamente.
    Il risultato finale fu consono con i primi tentativi di ogni prova effettuata, non era mai riuscito a fare meglio della sua compagna e nemmeno questa volta sembrava la volta buona.
    Il suo colpo, finì come sempre per fare “BUM” facendolo volare a gambe all’aria senza alcuna spiegazione logica; anzi anche se ci fosse stata una spiegazione, non sarebbe stata logica per le sue facoltà. Poi si rialzò lentamente incominciando a fare i conti con l’incidente che aveva fatto, i danni sembravano non vedersi, ma di sicuro il dolore si faceva sentire.
    Per lui fu come avere un incidente stradale e come se non bastasse, arrivarono due batoste psicologiche a recargli ancora più dispiacere. Per prima cosa si voltò sulla roccia della sua compagna, ma non lo fece per vedere il suo risultato; le sue intenzioni erano solo precauzionali, rispetto alla persona che aveva di fronte. Insomma si era solo preoccupato che anche la sua compagna avesse potuto finire nel suo stesso modo, ma rimase sorpreso quando vide il segno delle nocchie della ragazza sulla roccia.
    Per finire, arrivò come un tuono sulla sua testa, la voce inquisitoria del Sensei che riprese la predica, sempre rimanendo all’interno del personaggio piratesco.


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    - Qui voi mozzi state facendo ognuno l'opposto dell'altro: uno spara cannonate piene di polvere senza mirare, mentre l'altra mira bene, ma si dimentica la polvere!! Ilyan, più controllo su quella sardina monca di Reiatsu! Sei tu che hai la dannata bussola quindi mandalo dove vuoi tu invece di farlo esplodere e basta! E tu, donna, dagli un'aggiuntina di pepe a quel cannone! Volevate la parità dei sessi sulla mia nave? Allora guadagnatevela!!

    Per prima cosa pensò come un bambino alle parole che gli furono dette e quindi si focalizzò sulla parte in cui dava la colpa a entrambi al cinquanta percento.
    Opposti, ma comunque entrambi avevano una parte di errore e questo bastava per fargli salire un po’ di autostima rispetto alla ragazza.


    Prrrr…..siamo pari….Tie’

    Passato questo ritorno al mondo infantile tornò nella realtà e guardandosi intorno si rese conto, che aveva parlato ad alta voce pur essendo convinto di pensare.
    In più dallo sguardo della ragazza capì che aveva anche gesticolato con le mani, indicandola con il dito, ma fece finta di nulla guardando il Sensei, rimanendo rosso come un pomodoro.
    In cuor suo sapeva di essere ancora fissato dalla compagna, tuttavia cercò lo stesso di continuare a interessarsi solo alla missione e alle parole del maestro. Perciò raccolse un sasso che era in terra e incominciò a parlare ad alta voce.


    Sono io che ho la bussola maledetta e adesso devo scegliere la rotta da seguire e cose farà lo stesso la mia Reiatsu.

    Passato anche quest’ultimo tentativo di divagare sulla figuraccia fatta, chiuse veramente gli occhi e si disinteressò nuovamente di tutto per rilanciarsi dento se stesso e ritrovare lo spirito che aveva espulso caoticamente.
    La roccia non si era mossa di un centimetro era rimasta sempre lì davanti a lui. Stavolta non si sarebbe perdonato errori di valutazione, ora la forza l’aveva trovata dentro di se doveva solo indirizzarla.
    Per prima cosa distese il braccio e insieme con esso distese anche la mano e infine anche le dita indirizzandole verso la roccia, come se volesse creare un canale che l’energia avrebbe dovuto seguire. Poi venne il momento della respirazione, poiché doveva riuscire a stabilizzarla prima di prendere contatto con l’energia spirituale, cosi da avere un maggiore controllo sul tutto.
    Quando ebbe la certezza che anche la respirazione era totalmente stabilizzata, incominciò a stringere i pugni, come se avesse qualcosa da stritolare tra le mani. L’immaginazione lo stava riportano nell’oblio della sua mente, ma fece di tuto per schernire quel quadro e cercò di concentrarsi solo sulla luce spirituale, che prima aveva trovato in cima al lampadario.
    Quindi tolse il portone della villa e riuscì anche ad uscire da quella sala regale, restando completamente immerso nel buio della notte e l’unica luce che riusciva a distinguere era la stessa scintilla vista in precedenza.
    Stavolta aveva scelto una via meno immaginaria, ma comunque aveva in mente un piano e avrebbe voluto portarlo fino alla fine. Tutto sarebbe stato facile e nella sua testa continuava ad avanzare verso la scintilla lentamente, fino a che la strinse nella mano sinistra.
    Quella mano non era distesa nella realtà e lui l’utilizzò per unire immaginazione e realtà. Poiché l’energia che aveva catalizzato in testa, figurativamente l’aveva nella mano sinistra e subito, la mise all’interno del braccio destro. Questo passaggio avvenne naturalmente nella sua mente, poggiando la mano sinistra sul bracco destro, che era quello disteso.
    Di colpo senti fluire la sua Reiatsu nel braccio disteso e senza indugiare aprì definitivamente gli occhi stringendo il pugno e sferrò il colpo.
    Nessuna parola solo uno sguardo deciso sull’obbiettivo.
     
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  12. Feferocky
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    -Ahia!- unico cenno di dolore. Non aveva fatto così male dopotutto. Però di certo era andata meglio del tentativo precedente.
    Era rimasto il segno delle nocche su quel maledetto sasso che finalmente, anche se in maniera paradossale, aveva dato un segno di vita. Non si era accorta di Ilyan che al contrario era volato dalla parte opposta e il suo sasso era rimasto esattamente com’era… Se lo avesse visto avrebbe provato un po’ di pena, capendo in che situazione si trovasse. L’aveva appena provata, dopotutto.
    Però era troppo concentrata ad osservare il segno fatto su Rock, il sasso.
    Sì, Akane era abituata a dare nomi a cose o persone con le quali entrava in contatto. Non tutte ovviamente, solo quelle che la irritavano particolarmente. In effetti era strano che Moryou non fosse ancora rientrato fra quelle. Era solo questione di tempo visto che non aveva ancora trovato un soprannome adatto (naaaa… scherzo. La verità è che Akane non aveva ancora compreso di provare una certa simpatia per quell’uomo, ma ovviamente non lo avrebbe mai ammesso).
    Ma torniamo alle crepe su Rock. La ragazza sgranò gli occhi quando le vide. Non era uno sguardo soddisfatto. Al contrario era più vicina ad un’espressione di incredulità. Cosa aveva sbagliato? Poi scosse la testa e allontanò finalmente la mano dal sasso, massaggiandosi le nocche (solo come riflesso; il dolore non lo sentiva affatto) e osservando il sasso con fare omicida:
    -Che diamine, Rock! Sei ancora in piedi?-
    Le pareva di sentire di sottofondo nella testa una colonna sonora simile a “Mezzogiorno di fuoco”, mentre continuava a fissare l’essere inanimato, ancora convinta nel profondo che se lo avesse fissato con intensità, si sarebbe distrutto da solo per paura.
    Invece per fortuna Moryou la riportò con i piedi per terra.
    - Qui voi mozzi state facendo ognuno l'opposto dell'altro: uno spara cannonate piene di polvere senza mirare, mentre l'altra mira bene, ma si dimentica la polvere!! Ilyan, più controllo su quella sardina monca di Reiatsu! Sei tu che hai la dannata bussola quindi mandalo dove vuoi tu invece di farlo esplodere e basta! E tu, donna, dagli un'aggiuntina di pepe a quel cannone! Volevate la parità dei sessi sulla mia nave? Allora guadagnatevela!!-
    -La polvere?-
    Akane chiuse gli occhi, sorridendo. Aveva capito. Aveva dato troppo ascolto a quella voce e si era risparmiata nell’usare la Reiatsu. Aveva dato il colpo al masso utilizzando una quantità troppo bassa di energia spirituale e maggiore forza fisica. La mira era stata buona ma doveva lanciare più lontano la “palla” di Reiatsu. Avrebbe dovuto sfondarlo quel dannatissimo Rock… Se solo…
    -Prrrr…..siamo pari….Tie’-
    Sentì queste parole alle spalle e si voltò di scatto con il suo sguardo omicida (ancora quello rivolto verso Rock che non si era assuefatto… anzi) verso Ilyan, l’autore di quel commento inopportuno.
    -Ma che cavolo…?-
    A parte il fatto che Akane non stava proprio pensando ad una possibile competizione con quel ragazzo (era troppo impegnata a distruggere Rock), ma cominciò a chiedersi da dove gli fosse venuto in mente un commento simile.
    Forse si era reso conto di aver fatto una grandissima sciocchezza, visto il colore che aveva preso il suo volto. Al confronto il sangue di Akane era meno rosso.
    Ma il massimo dello shock arrivò quando Ilyan prese un sasso e urlò:
    -Sono io che ho la bussola maledetta e adesso devo scegliere la rotta da seguire e cose farà lo stesso la mia Reiatsu.-
    -Eh?- la ragazza alzò un sopracciglio confermando l’ipotesi che o Moryou aveva avuto una cattivissima influenza su di lui con quel suo (mal riuscito) cosplay da pirata, o Ilyan doveva veramente aver perso più di una rotella. Sta di fatto che Akane si trattenne dallo scoppiar dalle risate e dopo aver scosso la testa e dopo aver girato gli occhi verso l’alto, si voltò tornando al suo Rock e alle sue figlie crepe.
    -Presto ti sbriciolerai, maledettissimo Rock Smith-
    Ecco. Ci mancavano i cognomi.
    Ormai aveva capito che il sistema era uguale, solo che mancava… la “polvere”.
    Rimise la mano destra davanti con il pugno stretto. Non avrebbe sentito nessuna voce, nulla l’avrebbe distratta.
    Si rimise nell’esatta posizione precedente ma questa volta non si sarebbe risparmiata così tanto. Ormai conosceva il suo limite ed era pronta a utilizzare una quantità maggiore di Reiatsu. Il procedimento era esattamente come Moryou aveva descritto.
    -Pensa al cannone Akane, la polvere da sparo e il getto in avanti. Calma, concentrazione, mira e immaginazione.-
    Avrebbe caricato la Reiatsu nel braccio e rilasciato tutto al momento dell’impatto con Rock.
    -Spuma marina all’attacco.-
    Vabbè… un attacco di pazzia finale ci stava… giusto per essere in tema.

    Mi scuso per i colori sbagliati nell'ultimo post. Vedere su per le corrispondenze. Si ricorda a Messer Ilyan di non effettuare azioni autoconclusive nei miei confronti. Grazie. :)
     
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  13. Belfagor90
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    Scusate il ritardo, ero invischiato in losche trame che necessitavano di tutto il mio cervello U.U Ma vediamo cosa fare di questi marinai da pozzanghera... anche se devo dire che la specificazione che avevo chiesto a Teo è arrivata in maniera totalmente inaspettata ^^



    E lui che non ci credeva a tutte le cose che dicevano alle riunioni del Club delle Donne Shinigami. Con tutti quei loro discorsi secondo cui le donne avrebbero più controllo sul Reiatsu degli uomini e quindi compensavano per la minor forza. Loro insistevano e anche lui. "Ma anche io sono più bravo a controllare il Reiatsu che a usarlo con forza e sono sempre un uomo! Questo è femminismo!!" diceva lui quando tiravano fuori l'argomento.
    Il perché avesse partecipato, neanche "assistito" proprio "partecipato", alle riunioni del Club delle Donne Shinigami (ebbene sì, sono state più di una) era un'altra lunga storia le cui implicazioni, così come le cause, ancora gli sfuggivano.
    Tagliando tutte le formalità, ancora una volta i due riconfermarono le critiche che il sensei aveva dato loro in precedenza. La forza abbondante, ma poco precisa del Reiatsu di Ilyan comparata al maggiore controllo e inferiore potenza di Yuki. I due fecero rispettivamente u buco grande come un pallone da spiaggia e un'altra che avrebbe contenuto facilmente una spada.
    Urahara batté le mani saltando giù dal suo piedistallo sassoso per andare dai suoi studenti.
    - Basta così per oggi e non preoccuparti Ilyan: non è la lunghezza che conta - disse in totale candore e serenità.
    Probabilmente sarebbe stato guardato male per una frase del genere, ma figuriamoci se si fosse reso conto del perché, in fondo aveva altro a cui pensare. Qualcosa come lo stato mentale dei suoi allievi. Quel ghiacciolo di Ilyan aveva cominciato a comportarsi da bambino e Yuki parlava e dava nomi alle pietre.
    - Devono subire da deprivazione d'affetto. E' un problema comune e questo caso è chiaro come... chiaro come l'acqua chiara! - pensò complimentandosi da solo per l'ottima metafora.
    - Dichiaro conclusa e superata questa lezione! Ora tornate a casa (sempre che ritroviate la strada), fatevi un bel bagnetto e preparatevi per la prossima missione. Ora, voi due...
    E lì si avvicinò poggiando le mani sulle loro spalle.
    - Non mi ero reso conto di quanto la vostra testa avesse bisogno di riposo e di amorevole affetto paterno. Ma io... io non posso darvelo. Anche se guardarvi scatena il mio istinto materno, io non posso impegnarmi. Sono un uomo in carriera, pieno d'impegni e non so trattare con i bambini, quindi... oh, ma che faccine pucciose che avete! E va bene, la prossima volta ci andiamo tutti a divertire. Per la prossima lezione vi porterò a pesca! E delle caramelle. Andremo a pesca con le caramelle!!
    Detto questo stampò loro due bacioni sulle guance e saltò via nel cielo.
    - PERO' SMETTETELA CON LA PARLATA MARINARESCA, SIETE RIDICOLI!! - urlò prima di sparire in un lampo. Proprio lui che aveva ancora benda e bandana.


    Ottenete ciascuno di voi Controllo del Reiatsu Lv.2 e 13 exp a capoccia. Fate il solito post di chiusura e aprirò ... l'ultima lezione!! ^^
     
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    I Leoni Stanno Allo Zoo Ma I Leonetti No

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    I sforzi avevano dato i loro frutti e alla fine il povero Ilyan era riuscito a produrre un buco grande come un pallone.
    Non sapeva se gioire o attendere un’altra punizione da parte del Sensei. Lui ci aveva messo tutto l’impegno possibile, era cosi preso dalla sua prova, che non si preoccupò nemmeno di guardare il risultato della sua compagna. Il ritmo del suo fiato era aumentato leggermente e per la prima volta si sentiva vivo come una volta, come se fosse riuscito a scindere realmente il mondo immaginario da quello reale. La realtà donava molte più soddisfazioni, anche se non vedeva l’ora di ottenere le facoltà per entrare in contatto veramente con il suo mondo spirituale e vedere come fosse.
    Tutti quei colori scuri che sentiva di avere all’interno, dovevano avere un motivo e prima o poi avrebbe scoperto tutta la verità riprendendo la memoria della sua vita passata. Cosi da poter scegliere quale strada percorrere, se portare a termine ciò che non era riuscito a fare quando era vissuto o cambiare nettamente la sua esistenza. Forse una sua parte avrebbe voluto vedere un sole dentro di sé. Un sole caldo e bello, che illuminasse tutto quanto, cosi da scaldare il suo spirito e farlo riposare in pace.
    La voce del Sensei arrivò consenziente e tranquilla fin dentro ai timpani del ragazzo, che gli donò tutta la sua attenzione.



    - Basta così per oggi e non preoccuparti Ilyan: non è la lunghezza che conta –
    - Dichiaro conclusa e superata questa lezione! Ora tornate a casa (sempre che ritroviate la strada), fatevi un bel bagnetto e preparatevi per la prossima missione. Ora, voi due...


    Adesso tocca a noi due…..non poteva finire cosi la lezione.

    Il povero studente guardò per un secondo la sua compagna, per mostrargli la sua espressione, cosi da fargli capire la sua disapprovazione.
    Per l’aspirante Shinigami, quella forse era stata la missione più diretta e concreta che avesse fatto e prepararsi a un altro rimprovero lo fece dispiacere. Addirittura dal tono di voce del maestro gli era sembrato di averlo compiaciuto e quelle ultime parole lo avevano messo in dubbio. Fino a che il professore non riprese la parola.


    - Non mi ero reso conto di quanto la vostra testa avesse bisogno di riposo e di amorevole affetto paterno. Ma io... io non posso darvelo. Anche se guardarvi scatena il mio istinto materno, io non posso impegnarmi. Sono un uomo in carriera, pieno d'impegni e non so trattare con i bambini, quindi... oh, ma che faccine pucciose che avete! E va bene, la prossima volta ci andiamo tutti a divertire. Per la prossima lezione vi porterò a pesca! E delle caramelle. Andremo a pesca con le caramelle!!

    Subito dopo avergli dato le caramelle, gli stampò due bacioni sulle guance. Il cattivo, eccentrico, strano, malsano Sensei e portatore di morte, gli aveva donato un gesto di affetto.
    Ilyan si trovò totalmente disorientato da quel gesto, non seppe cosa fare, rimase immobile a guardarlo saltare verso il cielo. Fortunatamente per lui, le ultime parole del maestro, diedero un bello spunto per andare via con stile, senza dare nell’occhio e senza far vedere la vera reazione che avrebbe voluto attuare il giovane contro la sua guida.
    Infatti una specie di furia omicida si accese subito dopo il bacio ricevuta, ma anche quella voglia era nata contrastante alla contentezza del successo, perciò rimase fermo e inerme.


    - PERO' SMETTETELA CON LA PARLATA MARINARESCA, SIETE RIDICOLI!!

    In quel secondo riprese la bandana che aveva gettato a terra in precedenza e guardando la compagna, rimase a fissarla nella speranza che si fosse voltata per guardarlo e se lo avesse fatto le avrebbe fatto un occhiolino per poi dirle ad alta voce.

    Ci vediamo in mare mozzo!!........Ahahahaha…..Arrrgghh!!!

    Mostrò i denti, per poi girare i tacchi e dileguarsi in lontananza.
     
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  15. Feferocky
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    Ce l’aveva fatta. Certo, non era all’altezza di un Sensei della XII brigata ma era abbastanza profonda a tal punto che poteva forse entrarvi un bastone di legno.
    Improvvisamente la ragazza fece un sospiro di sollievo e si trattenne dal saltare per la felicità. Il decoro andava comunque mantenuto il più possibile, dopotutto. E lei ne aveva perso fin troppo.
    Anche Ilyan ci era riuscito ma in maniera un po’ differente da quella di Akane: aveva creato una vera e propria palla da basket sulla roccia. Akane si chiese in quel momento se fosse più corretto il risultato che lei aveva ottenuto o quello di Ilyan.
    -Forse- alla fine concluse la ragazza – ognuno ha un controllo proprio sulla Reiatsu-
    - Basta così per oggi e non preoccuparti Ilyan: non è la lunghezza che conta.
    Poi cominciò a parlare più teneramente del solito, a tal punto che quasi Akane si spaventò… Soprattutto quando lui mise la sua mano sulle spalle...
    Akane sarebbe diventata rossissima, al sentire il contatto della mano di Moryou sulla sua spalla, ma nonostante dentro fosse agitata, aveva ormai imparato benissimo a mascherare le sue emozioni e mostrò soltanto un’espressione stupita e enigmatica.
    -Non mi ero reso conto di quanto la vostra testa avesse bisogno di riposo e di amorevole affetto paterno. Ma io... io non posso darvelo. Anche se guardarvi scatena il mio istinto materno, io non posso impegnarmi. Sono un uomo in carriera, pieno d'impegni e non so trattare con i bambini, quindi... oh, ma che faccine pucciose che avete! E va bene, la prossima volta ci andiamo tutti a divertire. Per la prossima lezione vi porterò a pesca! E delle caramelle. Andremo a pesca con le caramelle!!
    -Cosa??? Come diamine si permette questo dam…-
    Ma non fece in tempo a provare un po’ di rabbia nei suoi confronti per quello che avesse detto che improvvisamente diede a lei e a Ilyan (cosa che a lei non importava affatto in quel momento) un bacio sulla guancia, che zittì completamente i suoi pensieri. Subito dopo saltò via.
    Akane era immobile, ormai il suo corpo non resisteva più e aveva cominciato a far trasparire un po’ di rossore su quelle guance normalmente pallido-rosee. Il cuore le batteva all’impazzata e quasi non sentì nemmeno quell’uomo pronunciare le ultime parole prima di sparire:
    -PERO' SMETTETELA CON LA PARLATA MARINARESCA, SIETE RIDICOLI!!-
    Sicuramente tutta quella messa in scena dei bambini coccolosi era una presa in giro soltanto ma per Akane non era così. Era la prima volta che qualcuno le mostrava un minimo cenno d’affetto. Un semplice bacio sulla guancia l’aveva fatta sentire così bene che quasi le vennero le lacrime agli occhi. Non sapeva se nella sua vita precedente avesse mai ricevuto un gesto d’affetto da qualcuno, ma di sicuro quello era il primo da quando era “sbarcata” nel Rukongai, ossia quasi 300 anni.
    Venne risvegliata da quel momento di imbarazzo da Ilyan che nel frattempo aveva continuato a fare il pazzo pirata degli stivali o non sapeva cosa e aveva urlato:
    -Ci vediamo in mare mozzo!!........Ahahahaha…..Arrrgghh!!!-
    All’inizio Akane era shoccata e, ancora un po’ rossa in faccia, aveva ormai perso le speranze sul fatto che Ilyan potesse ritrovare il suo amato “cricetino” nella testa. Ma altrettanto la ragazza non aveva poi tutto quel senno visto che si era quasi immedesimata nella figura della piratesca impazzita durante l’allenamento. Così scoppiò in una risatina che solo le donne di buona famiglia possono avere, quella risata raffinata e dolce tipica delle geishe (pur ammesso che le geishe ridano). Tuttavia poi, riprendendo il suo solito colorito pallido in volto, decise di stare al suo gioco. Anche il suo cricetino era andato a buttarsi a mare, ormai:
    -Per tutte le tartine di Capitan Sargasso… ci puoi scommettere.-
    scusatemi di nuovo tremendamente per il ritardo nel post...


    Edited by Feferocky - 11/3/2013, 23:02
     
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14 replies since 22/1/2013, 11:53   294 views
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