Esame Shinigami

Per Akane "Yuki" Fumiya e Ilyan Light - Sensei Urahara Mouryou

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  1. Feferocky
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    Narrato
    Pensato di Akane
    Parlato di Akane
    Parlato di donna misteriosa


    Sembrava ormai che la ragazza fosse sul punto di impazzire. Era tutto inutile. Le sue urla, i suoi passi … Nulla aveva un suono.
    Era insopportabile. Di certo se fosse uscita da lì e le fosse passato per la mente di scrivere un libro horror ormai sapeva da cosa prendere ispirazione.
    Eppure più il tempo (più che relativo) passava, più aumentava la certezza che non sarebbe uscita viva da lì.
    In particolare quella sensazione giunse al culmine nel momento in cui percepì un minimo cenno di rottura di quel silenzio.
    Paradossalmente quel rumore non le diede speranza; il terrore che ci fosse qualcuno lì dietro un angolo pronto a farle qualsiasi cosa, la irritava terribilmente.
    Prese un asta malandata e piena di muffa presente su uno dei banconi e la agitò verso ogni direzione.
    -Chiunque tu sia … Non ti permetterò di uccidermi … Hai capito? Eh?-
    Ad un certo punto cominciò a sudare freddo, o almeno era quella la sensazione.
    Era lì.
    Da qualche parte
    -Vieni fuori diamine, vieni fuori. Preferisco che mi uccidi … UCCIDIMI ma … vieni fuori … ti prego … NO che sto pensando?-
    Se fosse stata in grado di ragionare, Akane non avrebbe mai pensato quelle cose. Amava la vita e era fortemente convinta di diventare una Shinigami con i fiocchi.
    Eppure ogni angolo di quel lugubre luogo sembrava sussurrarle in quell’assordante silenzio …
    … Ti osservo …
    Continuava a girare in tondo in continuazione con quel pezzo di legno. Qualsiasi cosa fosse ma sembrava provenire da tutte le parti. Girò e girò ancora ma nulla. Ormai era esausta.
    Fu allora che la udì:
    -COSA ABBIAMO QUI? UNA BAMBINA SPERDUTA?-
    Akane cadde istantaneamente per terra per lo spavento e urlò con tutte le sue forze nonostante sapesse che le sue urla non si potessero udire:
    -Chi sei? Cosa vuoi da me? Perché mi fai questo? Farò qualsiasi cosa però … ti prego … SMETTILA!-
    Da dove era venuta quella voce? Akane l’aveva percepita vicino al cavo del timpano come se quell’essere fosse proprio accanto a lei.
    -POVERA PICCOLA ANIMA SPERDUTA. VIENI QUI E TI DARO' CONFORTO...-
    Poi dal nulla ne vide la figura. Fino ad un attimo prima nello stesso punto non c’era nessuno. Ma cos’era? Un fantasma? No. Akane sapeva che i fantasmi non esistevano.
    Allora perché continuava a provare una sensazione di angoscia solo nel vederla?
    Si sforzò di ritrovare la calma anche se non portò a molti risultati.
    Era una donna dall’aspetto paradisiaco molto somigliante ad una geisha ma probabilmente inserita nel luogo sbagliato.
    Aveva un kimono bianco e con i bordi neri e lo sguardo …
    Akane si pentì improvvisamente di averla guardata negli occhi. Erano pieni di sofferenza e di dolore.
    Abbassò immediatamente lo sguardo ma poi si fece coraggio e risollevò il viso.
    Nonostante l’aspetto terrificante e cadaverico aveva una grazia che la rendeva meravigliosa. Eppure Akane cominciò a capire perché lei fosse adatta a quel luogo lugubre.
    -Aspetta un attimo: Darmi conforto, ha detto?- Akane era perplessa.
    Quella donna aprì le braccia con un sorriso ancora più inquietante del suo sguardo e ripetè le stesse parole.
    -Mi auguro che tu stia scherzando! Chi mi dice che una volta avvicinatami a te non mi capiterà qualcosa di brutto? Cosa vuoi da me? E soprattutto … chi sei?-
    Akane aveva ancora la sensazione di non aver spiaccicato nemmeno una parola ma forse era dovuto all’atmosfera di quel luogo.
    Nel frattempo la sensazione di angoscia e terrore insieme alla percezione della caduta nel vuoto non accennavano a diminuire, ma Akane finalmente aveva trovato il coraggio di reagire.
     
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  2. Belfagor90
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    Di nuovo quell'ottenebrante silenzio. Le parole della ragazza vennero inghiottite nel nulla e dalla sua gola non si levò un rumore nonostante sentisse le corde vocali muoversi all'interno della propria gola. Mai come in quel momento si rese conto di quel microscopico movimento al quale non badava mai quando parlava normalmente. Ora sembrava così alieno al suo corpo.

    -POVERA PICCOLA, NON RIESCI A PARLARE DALLA PAURA?-



    La voce della donna non tradiva la malizia mentre con piccoli passi cominciò ad avanzare verso la studentessa atterrita che provò ad alzarsi, ma le gambe sembravano bloccate da un qualche tipo di forza misteriosa. Con orrore, vide che qualcosa di nero le era scivolato addosso come un sudario e tutto che ciò che copriva sembrava perdere completamente ogni funzione.
    Scivolando fra la spazzatura, la polvere e i detriti che ricoprivano la strada, la donna fu presto su di lei.

    -QUANDO SI HA PAURA LE GAMBE NON FANNO MAI IL LORO LAVORO, VERO PICCOLA?-



    Le mani di un candore impossibile si tesero in avanti afferrando la faccia di Akane in una morbida carezza su entrambe le guance. Gli occhi della donna erano fissi nei suoi come fa un serpente quando guarda la preda bloccata nelle sue spire.

    -PICCOLO E DOLCE
    UN TOPOLINO MUORE
    BACIO DI MORTE-



    E le sue labbra accarezzarono la fronte di Akane.


    Hai libertà di reazione, ma le gambe sono immobilizzate. Quanto all'haiku, spero non sia venuto troppo male. Il primo verso ha cinque sillabe anche se normalmente se ne conterebbero 6. Esiste un espediente letterario molto caro a Dante per casi come questo, solo che non ricordo il nome <.<
     
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  3. Feferocky
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    Narrato
    Pensato di Akane
    Parlato di donna


    Ogni singolo tentativo di far uscire un piccolissimo suono dalle sue labbra era del tutto inutile. A questo punto non valeva la pena sgolarsi.
    Inoltre in quel mondo il dolore si percepiva maggiormente che nella Soul Society; di conseguenza, nonostante non fosse uscito alcun suono, Akane sentiva la gola bruciare come se le avessero versato un’otre di benzina e le avessero lanciato in bocca un fiammifero acceso.
    Akane si mise le mani attorno al collo, stringendo gli occhi e cercando di non pensare a tutto quel male che la circondava.
    Perché? Perché non riusciva a parlare? Perché non riusciva ad essere sé stessa in quel mondo?

    -POVERA PICCOLA, NON RIESCI A PARLARE DALLA PAURA?-



    Ecco. Parli del diavolo …
    Quella donna era ancora lì e probabilmente era la causa principale di tutto quel male e si stava avvicinando.
    Spaventosamente!
    Sempre più vicino!
    -Dannazione Akane, alzati! Scappa! Muoviti!
    Mai come in quell’istante Akane credette di dover morire.
    -LE GAMBE! Non si muovono … E ora che diamine faccio?-
    Nel frattempo vide che qualcosa le era caduto addosso, come un velo tutto nero. Improvvisamente si rese conto di cosa fosse e sgranò gli occhi, ormai colmi di terrore: era un sudario, quello con cui si coprivano i morti.
    -No! No, dannazione. Non posso morire qui.-
    Akane era presa dal panico più assoluto.
    E soprattutto …
    Lei era lì. Con il suo sguardo nero e penetrante proprio sopra la ragazza ormai terrorizzata.
    Provava a muovere le gambe ma non si spostavano nemmeno di un millimetro. Era forse finita?

    -QUANDO SI HA PAURA LE GAMBE NON FANNO MAI IL LORO LAVORO, VERO PICCOLA?-



    Piccola un corno. Come diavolo faceva a sopravvivere quella donna in un luogo simile? Akane provava terrore nei suoi confronti ma anche tantissima pena e compassione.
    E comunque Akane notò che la donna faceva sempre ricorso alla parola “paura”. Che fosse proprio quella che la ragazza doveva combattere?
    Quell’essere sembrava godere di tutto quel dolore e dei terrori di chi la circondasse. A questo punto l’unica soluzione era probabilmente quella di affrontare il terrore, non dandole soddisfazione?
    Proprio in quel momento però, Akane si trovò con il suo candido viso tra le mani gelide di quella donna, la quale con lo sguardo da serial killer professionista recitò queste parole:

    --PICCOLO E DOLCE
    UN TOPOLINO MUORE
    BACIO DI MORTE-?-



    Era un haiku.
    Le minime congetture di speranza nella mente di Akane svanirono al suono di quelle parole.
    Quell’essere voleva veramente ucciderla.
    -È finita! È tutto finito! Sensei, mi dispiace di non averti rivelato i miei sentimenti-
    Akane chiuse gli occhi e cercò di smuovere il viso dalle sue bianche mani ma non ci riuscì. La donna poggiò così le sue labbra sulla fronte della ragazza lasciandole un dolce e terrificante bacio, sottile e freddo.
    Non l’aveva uccisa? Eppure aveva detto nell’haiku che era un bacio di morte. Forse non era poi così crudele come voleva far credere.
    Akane ormai non sapeva che fare: non poteva né parlare, né scappare visto che le sue gambe non volevano saperne di muoversi. L’unica soluzione era quella di tornare sui pensieri precedenti e di cercare di allontanare un po’ di quell’ammasso di paura che la stava ormai soffocando.
    Inoltre guardare la donna-veleno con occhi di compassione le riuscì ormai semplice. Chissà quanto stesse soffrendo in quel mondo tutta sola …
    -Un momento. Ma certo. Potrebbe funzionare-
    Così Akane, seduta e con le gambe fissate per terra fece qualcosa di cui probabilmente si sarebbe pentita. O forse no.
    Ormai non aveva più nulla da perdere.
    Aprì lei stessa le braccia alla donna, guardandola con pietà e compassione. Doveva sentirsi piccola e inerme come si era sentita Akane poco prima. Lei, la padrona di quel mondo, in quel momento avrebbe potuto avere più tipi di reazione:
    1)Avrebbe capito che quello era solo un disperato motivo da parte di Akane di salvarsi dal terrore
    2)Si sarebbe resa conto di essere veramente una donna sola e di aver tanto bisogno di affetto (naaaaaa… questa è impossibile)
    3)Si sarebbe moooooooolto irritata al pensiero che la ragazza volesse provare un atteggiamento di pietà nei suoi confronti dopo che lei aveva cercato di insinuarle nelle vene il suo veleno (quindi chissà che in preda all’ira non avrebbe sciolto anche il blocco alle gambe di Akane)
    -Ti farò vedere io chi comanda qui. Questo è il mio, anzi NOSTRO mondo interiore. Quindi se muoio io, tu dovrai venire con me.-

    Confesso che non sapevo molto come reagire e spero di non essermi suicidata con questa reazione :rolleyes:
    Mmm... dici che può essere un caso di emistichio? Non mi piaceva molto Dante ma ero brava nella metrica e nelle figure retoriche. Classico regna :yey:
     
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  4. Belfagor90
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    La donna per un attimo guardò perplessa le braccia aperte della studentessa. Non sembrava capire cosa le stesse passando per la testa per compiere un'azione tanto fuori luogo.
    Inclinò leggermente la testa facendo oscillare i meravigliosi capelli.

    -CHE BUFFO, NON CREDEVO DI SCONVOLGERTI A TAL PUNTO DI ACCETTARE PASSIVAMENTE LA MORTE. RILASSATI, NON MORIRAI OGGI... FORSE.-


    Si era dunque trattato di un semplice test per vedere le sue reazioni? Così pareva visto che l'oscurità che stava divorando le membra della ragazza si ritirò subito dopo permettendole di alzarsi... ma non di parlare. Quello ancora non le era permesso a quanto pare. Avrebbe dovuto esprimersi in altro modo.
    La misteriosa donna s'inginocchiò con grazia sul terreno sporco, incurante di quello che poteva accadere al suo prezioso kimono (preoccupazione inutile visto che lo sporco sembrava evitarla accuratamente, come se ne avesse paura) e cominciò a parlare senza smettere di esibire uno strano sorriso. Era un'espressione che emanava senso si superiorità, sicurezza e anche tonnellate di ambiguità. Ogni parola sembrava trasudare strani significati nascosti ed era difficile per Akane discernere quali fossero le sue reali intenzioni.

    -SONO COLEI CHE ABITA QUESTO LUOGO AL CONFINE TRA LE NOSTRE DUE COSCIENZE. FORSE NON SONO QUELLA CHE SEI VENUTA A CERCARE, MA SONO COME LA FAMIGLIA: NON PUOI SCEGLIERTELA, PRENDERE O LASCIARE.-


    Ridacchiò leggermente a quella che per lei sembrava una specie di battuta. I grandi occhi scuri balenarono mentre squadrava con occhio critico la ragazzina davanti a lei.

    -SAPPIAMO PERCHE' SEI QUI. PERO' MI CHIEDO SE TU SAI SE VUOI VERAMENTE ESSERE QUI. NON PREFERIRESTI STARE FUORI, COL TUO FIDANZATINO?-

     
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  5. Feferocky
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    Narrato
    Pensato di Akane
    Parlato di Akane
    Parlato di Zampakutou


    Ok forse aprire le braccia alla morte non era stata una reazione migliore, ma era l’unica soluzione che Akane aveva trovato per cercare di far vedere a quell’essere di non voler essere succube del suo terrore.
    In effetti la donna reagì a quell’azione.

    -CHE BUFFO, NON CREDEVO DI SCONVOLGERTI A TAL PUNTO DI ACCETTARE PASSIVAMENTE LA MORTE. RILASSATI, NON MORIRAI OGGI... FORSE.-


    Certo che le sue minacce facevano un certo effetto. Anche se aveva aperto le braccia a lei, anche se era quasi impazzita, Akane non aveva voglia di morire. Tuttavia se la donna avesse deciso di avvicinarsi probabilmente avrebbe trovato una soluzione per colpirla o per reagire in qualche modo. La ragazza finalmente aveva trovato in sé un minimo di coraggio e quasi (e ripeto quasi) credeva di cominciare ad abituarsi a quell’atmosfera. Era insopportabile certo, ma la sensazione di cadere del vuoto non aumentava più (aveva ormai raggiunto il limite) e le gambe ricominciarono perfino a muoversi. Provò a tirare un sospiro di sollievo, dopo essersi alzata e notò che il suono ancora non usciva dalle sue labbra. In qualche modo, nonostante tutta quella paura e quel terrore (che comunque le pareva diminuito), l’ambiente cominciò a sembrarle stranamente familiare, come se stesse vivendo uno strano dejavù di paure passate, ma reincarnate in quel luogo. Anche quella donna inquietante … Aveva un viso stranamente conosciuto, ma per quanto si sforzasse, Akane non riusciva a ricordare dove avesse visto una persona simile. A dir la verità non credeva nemmeno che potessero esserci le circostanze per incontrare una persona così terrificante e … strana.
    Esatto.
    Tutto stava diventando troppo strano in quel luogo. Akane non era mai stata una persona così vigliacca e non era mai arrivata al punto di potersi arrendere alla morte.
    Ormai stava cominciando a riprendere coscienza delle sue facoltà mentali nonostante permanesse la sensazione del terrore. Che fosse qualcosa che si respirava nell’aria che l’avesse paralizzata dalla paura? O che fosse semplicemente quella donna terrificante che stava solo cercando di vedere se Akane riuscisse a reagire al terrore di morire?
    Per un attimo Akane ebbe l’impressione che la geisha potesse leggere nella sua mente, scrutandone le più terrificanti paure, trasformandole in realtà.
    Infatti, sempre con quella aria da super donna si allontanò dalla ragazza e si sedette sul terreno, dal quale si sollevò una grandissima quantità di polvere, come se le volesse fare spazio in una zona pulita.
    Akane la guardò perplessa e mantenne in piedi una postura molto rigida come fosse pronta a difendersi. Aveva capito che non poteva più mantenere uno stato mentale superficiale con lei. Doveva reagire se avesse voluto sopravvivere.
    Quale sarebbe stata la sua prossima mossa? Il suo scopo era veramente farla impazzire? Morire di terrore?

    -SONO COLEI CHE ABITA QUESTO LUOGO AL CONFINE TRA LE NOSTRE DUE COSCIENZE. FORSE NON SONO QUELLA CHE SEI VENUTA A CERCARE … -


    -Al confine tra le due coscienze? Vuol dire che ha un legame con me? E poi che significa che non sei tu quella che sono venuta a cerca …-
    Akane sgranò gli occhi: era tutto chiaro! Lei era la personificazione della Zampakutou? Certo era un’ipotesi un po’ azzardata ma così tutto aveva un senso. Il sensei che le aveva fatto raggiungere lo stato mentale adatto, la presentazione di una spada vuota e la donna inquietante al confine tra due coscienze.
    Certo. Akane pensava di poter trovare una Zampakutou un po’ più dolce e sensibile, con cui poter andare d’accordo, con cui poter discutere del più e del meno. Non credeva di avere a che fare con miss geisha horror uscita da chissà quale film.
    Eppure Akane cominciò a comprendere che in realtà era lei la reincarnazione della sua personalità nascosta, quella che aveva sempre voluto evitare, che aveva sempre soffocato e che, inevitabilmente, un giorno avrebbe dovuto affrontare.
    Ebbene quel giorno era arrivato.

    - … MA SONO COME LA FAMIGLIA: NON PUOI SCEGLIERTELA, PRENDERE O LASCIARE. SAPPIAMO PERCHE' SEI QUI. –


    (mmm. anche il pluralis maiestatis? )

    -PERO' MI CHIEDO SE TU SAI SE VUOI VERAMENTE ESSERE QUI. NON PREFERIRESTI STARE FUORI, COL TUO FIDANZATINO?-


    La donna cominciò a ridere. La ragazza sgranò gli occhi con tutte le sue forze confermando la sua ipotesi: quella donna … sapeva tutto di lei. Tutto. Sapeva anche della sua infatuazione per il Sensei. Non ci voleva una prova per capire che si stesse riferendo a quello.
    Nonostante un primo momento di sorpresa, Akane sentì nel suo animo una briciola di sensazione di leggerezza, in mezzo a tutto quel miscuglio di sensazioni negative.
    Era ovvio.
    Quella bellissima donna era la sua spada. E nonostante il terrore che le aveva provocato, Akane cominciava a sentire quella donna come una parte di sé.
    Aveva ragione.
    Aveva ragione su tutto.
    Con lei ormai doveva mettersi a nudo.
    O forse lo era già.
    Lei sapeva tutto e non c’era ragione di nasconderlo.
    Non a lei.
    Akane non poteva parlarle ma le rivolse un sorriso sicuro e deciso insieme ad uno sguardo luminoso che non tralasciava dubbi. Certo. Era innamorata del Sensei, ma nulla le avrebbe permesso di rinunciare al suo sogno di diventare la Shinigami donna migliore della Soul Society.
    Akane voleva lei.
    A tutti i costi.
    Lei era la sua spada.
    E lei voleva essere la Shinigami che l’avrebbe impugnata.
    -Se non avessi voluto venire qui non ci sarei venuta, BAKA! - Akane parlò lentamente, sapendo di non poter pronunciare una singola parola ma sperando che lei ne potesse leggere il labiale. A prescindere dal fatto che avesse capito le sue parole o meno, era più sicura di sè. Non si sarebbe mai pentita di aver messo piede nell'accademia shinigami, perchè se non fosse stato per quel momento non avrebbe mai provato tutte quelle sensazioni. Nonostante il mondo pieno di morte e terrore, non si era mai sentita così viva.
     
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  6. Belfagor90
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    Non era plurale maiestatis, con quel "sappiamo perché sei qui" si stava riferendo anche ad Akane.


    La donna annuì lievemente in risposta alla mimica di labbra di Akane, non le diceva nulla di nuovo. Certo, la ragazza aveva lavorato sodo per essere lì, lei lo sapeva visto che era stata sempre con lei, ma si era aspettata una risposta più... arguta? Magari una imbarazzante, di quelle che avrebbe potuto rinfacciarle a vita.
    Oh beh, c'era tempo per quello. L'eternità e oltre se la ragazzina non si sarebbe fatta ammazzare prima.

    -RISPOSTA BANALE... CHE BAMBINA NOIOSA.-

    Disse con tono indolente distogliendo un attimo lo sguardo come a cercare qualcosa di più interessante su cui concentrarsi. La sua attenzione stava calando e non aveva più tanta voglia di starsene lì a perdersi in troppi giochi. Non era la ragazzina a condurre il gioco, era LEI che le aveva permesso di arrivare lì e non era nemmeno contraria a darle il suo potere perché era anche parte dei suoi interessi.
    Darglielo e basta, però, era assolutamente fuori questione. Se voleva la sua forza, avrebbe dovuto pagare un caro costo.

    -VOGLIO FARTI UNA DOMANDA. TU VUOI IL MIO POTERE E QUESTO E' COSA ACCERTATA. ORA DIMMI, QUANTO NEI VUOI? POCO, TANTO PER INIZIARE? PARECCHIO? OPPURE TUTTO? POSSO DARTELO SE VUOI, DRITTA DRITTA FINO AL BANKAI. DIVENTERESTI UNA LEGGENDA: LA PIU' RAPIDA ASCESA DI POTERE IN TUTTA LA STORIA DELLA SOUL SOCIETY, LA DONNA PIU' POTENTE MAI ESISTITA... POTRESTI FARE E AVERE QUALUNQUE COSA, PERFINO LUI. OHHH, GLI UOMINI, CREATURE COSI' SCIOCCHE CHE NON VEDONO OLTRE IL LORO MISERO VANTO...-

    Una proposta che lasciava a bocca spalancata. Davvero poteva fare una cosa del genere? Improbabile, ma in fondo nella storia della Soul Society e del corpo degli Shinigami non erano mancati casi di Zampakutou estremamente potenti che avevano consegnato i loro Shinigami alla storia. E se quella donna fosse stata uno di quegli Spiriti potentissimi? Era lei, Akane Fumiya, uno di quegli Shinigami scelti dal destino?
     
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  7. Feferocky
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    Narrato
    Pensato di Akane
    Parlato di Akane
    Zampakutou


    -RISPOSTA BANALE... CHE BAMBINA NOIOSA.-
    Quella donna diventava più irritante ogni secondo che passava. Eppure Akane non poteva fare a meno di cominciare a provare una minima simpatia nei suoi confronti.
    Sapeva di aver dato una risposta banale, ma come dice il saggio “la risposta più semplice è sempre la migliore” (ok un attimo.. da dove spuntano queste frasi di saggezza, all’improvviso?)
    Però notò che su di lei non avevano effetto. Infatti Akane si innervosì quando lei girò lo sguardo dall’altra parte. -Cos’è? Non sono abbastanza interessante per te? Non sono alla tua altezza? Ma tu guarda questa … bah. Le donne … - Questo pensiero le venne alla mente senza ricordarsi che in effetti anche lei apparteneva allo stesso sesso.

    -VOGLIO FARTI UNA DOMANDA. TU VUOI IL MIO POTERE E QUESTO E' COSA ACCERTATA. ORA DIMMI, QUANTO NEI VUOI?-

    Come?

    POCO, TANTO PER INIZIARE? PARECCHIO? OPPURE TUTTO? POSSO DARTELO SE VUOI, DRITTA DRITTA FINO AL BANKAI. DIVENTERESTI UNA LEGGENDA: LA PIU' RAPIDA ASCESA DI POTERE IN TUTTA LA STORIA DELLA SOUL SOCIETY, LA DONNA PIU' POTENTE MAI ESISTITA... POTRESTI FARE E AVERE QUALUNQUE COSA, PERFINO LUI. OHHH, GLI UOMINI, CREATURE COSI' SCIOCCHE CHE NON VEDONO OLTRE IL LORO MISERO VANTO...-

    -Avere tutto il potere? Cioè… veramente tutto tutto?
    Ok. Calma. Qui c’è qualche trucco, qualche trabocchetto o qualche trappola-
    Akane si voltò da tutte le parti per vedere se ci fosse qualcuno ad osservarle, come se fosse uno spettacolo tutto calcolato. Era ovvio pensarla così. Era una domanda sconcertante. Cioè, quella donna aveva offerto ad Akane la potenza massima… perfino il Bankai. Sarebbe diventata la donna più forte di tutta la Soul Society, avrebbe ucciso tutti gli Hollow, avrebbe fatto carriera e …
    Un momento. Akane rimase a pensarci un attimo. Poi improvvisamente scoppiò a ridere in faccia alla Zampakutou. Probabilmente le sue risate non avrebbero avuto alcun suono ma Akane si rese conto dell’importanza di quella domanda e soprattutto della sua risposta. Poi la ragazza si ricompose (soprattutto perché vide che non c’era gusto a ridere senza sentire le proprie risate) e guardò fisso negli occhi della geisha, sorridendole e scandendo bene le parole cosicchè ne leggesse bene il labiale. Nel profondo era veramente felice che lei le avesse posto quella domanda.
    -Forse tu potresti essere in grado di sopportare tutto quell’ammasso di potere (visto che sei in grado di cederlo a quanto dici) e … ovvio, mi fa gola eccome. Ma Io? Il mio corpo e la mia anima sarebbero in grado di sopportare una tale massa di potere? Io non credo proprio. E anche se così fosse se ne entrassi in possesso, probabilmente diventerei la donna migliore del mondo spirituale, è vero. Però che senso avrebbe tutta la strada che ho percorso sin qui? I momenti di fatica e sudore passati con Ilyan e tutti gli altri miei compagni, il mio sogno di diventare una bravissima donna Shinigami … In più so bene che conquistare Mory… ehm il sensei con la forza non porterebbe da nessuna parte.-
    Se lei avesse ceduto a quella richiesta avrebbero perso il senso perfino i sogni di Akane di sconfiggere il Sensei con le sue forze.
    Il suo gracile corpo inoltre non avrebbe retto ad un tale peso.
    -Per non parlare del fatto che una tale quantità di potere potrebbe accecare chiunque. Perfino la tua stessa esistenza. No. Non voglio questo e scommetto che non lo vuoi nemmeno tu. Ti ringrazio – fece un leggero inchino in senso di rispetto poi si rialzò – ma credo che per la mia e la tua esistenza (alla quale tengo particolarmente) sono costretta a rifiutare la massima potenza. Voglio il potere che tu pensi che io possa sostenere insieme a te-
    Era sicura di aver fatto la scelta giusta. Un giorno avrebbe raggiunto lo stesso risultato in un’altra maniera che non fosse così semplice. Non era giusto per nessuno.
    -Inoltre se proprio vuoi saperlo, è da quando ti ho visto che mi chiedo come fai a vivere in questo mondo. Se proprio devi sostenere una tale quantità di dolore, fallo insieme a me.-
    Non credeva di poter essere tanto spontanea con qualcuno come lo era con lei in quel momento. Voleva assolutamente che fosse lei la sua Zampakutou e voleva conoscere il suo nome. Ad ogni costo.

    WAAAAAAA fare il classico e sbagliare perfino a scrivere e riconoscere il plurale maiestatis :dha: ... la mia prof mi ucciderà. Mmm però lei non sa che sono io... <_< Mmm molto interessante :D Comunque esame passato :lalala:
     
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  8. Belfagor90
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    La donna usò la lunga manica del kimono fiorito per nascondere il sorrisetto maligno che le era spuntato involontariamente sulla faccia. La ragazzina non era caduta nel suo piccolo inganno, le era stato insegnato bene... poco male. Se i preliminari potevano dirsi conclusi, allora tanto valeva andare a tastare il terreno su qualcosa di più serio.

    -INSISTI SU QUESTA FIABA DELLA "TRISTE ESISTENZA"? NULLA DI PIU' SBAGLIATO, LA MIA ESISTENZA NON E' ASSOLUTAMENTE TRISTE, E' SOLO... NOIOSA. CHIUSA QUI DENTRO NON HO AVUTO OCCASIONE DI FARE LE COSE CHE MI PIACEVANO DI PIU': FERIRE, FAR SOFFRIRE E GUARDARE LA GENTE CONTORCERSI NEL DOLORE CHE PROVOCO LORO...-

    Una lingua rossa spuntò in segno di delizia sulle sue labbra pallide, umettandole. Lo sguardo malinconico della donna per un attimo si era fatto particolarmente malizioso.

    -SE PROMETTI DI RENDERE UN SUPPLIZIO LA FINE DI OGNI NEMICO CONTRO IL QUALE MI RIVOLGERAI, ALLORA POSSIAMO CONCLUDERE L'ACCORDO ADESSO E OTTERRAI UNA "GIUSTA" QUANTITA' D POTERE. OLTRE A QUESTO NON HO PARTICOLARI DESIDERI, MA SE MI TOGLIERAI QUESTO PIACERE... NON AVRAI PIU' IL MIO POTERE. LA MIA LAMA SI SMUSSERA' E PERIRAI SOTTO GLI ARTIGLI DEL PRIMO HOLLOW CHE INCONTRERAI. E... PRIMA CHE TU LO CHIEDA: NO. NON M'INTERESSA SE DEVO MORIRE ASSIEME A TE. TUTTO E' MEGLIO CHE RICADERE NELLA NOIA DOVE HO ANNEGATO FINO AD ORA.-

    Dunque era questo il prezzo che lo spirito chiedeva per il suo potere: il sangue. Fiumi di sangue e sofferenza dove affondare il proprio metallo affilato per trarne passeggero godimento prima di passare alla vittima successiva. Era un impegno grosso quello che l'arma chiedeva ad Akane e la pena in caso di mancato tributo non era assolutamente leggera.
     
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  9. Feferocky
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    Narrato
    Pensato di Akane
    Parlato di Akane
    Zampakutou


    Durante la nostra vita, capitano poco spesso momenti dei quali vale davvero la pena raccontare; tuttavia, quando accadono, saranno proprio quei momenti a cambiare radicalmente il senso della nostra storia o, per lo meno, a cambiare, in meglio o in peggio, una parte della nostra personalità, o ancora che, comunque, avranno attratto la nostra attenzione più di altri eventi. Per quanto concerne le donne, per esempio, (non so se lo sapete, ma) sulla Terra amano parlare (fra mille altre discussioni futili) dei rifiuti e delle sofferenze che i maschietti hanno provocato al loro cuore, dolori che, nonostante tutto, le hanno fatte crescere; o ancora, si parla di esperienze eclatanti, di traumi o che per lo meno possano attirare l’attenzione del proprio interlocutore. Ad ogni modo, ciascuna delle esperienze più eccitanti della vita degli esseri umani ha modificato qualcosa, anche sono una briciola, della loro piccola e insulsa anima.
    Ma nessuna esperienza poteva essere paragonata a quella che stava vivendo Akane in quell’istante. Nessuno avrebbe potuto plasmare la sua anima se non quella donna inquietante, con il suo kimono bianco, con il suo sorriso malizioso, maligno, macabro e quasi sadico.
    Più passava il tempo e più Akane cominciava a mostrare la sua vera natura, ma ovviamente lei non se ne era ancora accorta.
    Continuava ad affermare la sua personalità plasmata nella sua prima vita, quella della geisha perfetta, che deve saper fare qualsiasi cosa, suonare, cantare, ballare, cucinare, dipingere, combattere, difendersi, … tutto. Era una caratteristica rimasta insita nella sua anima da quando era giunta nel Rukongai ma dopo tutti quegli anni non si era mai chiesta se ci fosse una possibilità per ricrearsi una propria personalità, senza essere influenzata da alcuno.
    A parte il fatto che, ad ogni modo, non ricordava nulla di coloro che l’avessero portata ad essere così attaccata alla sua vita da geisha. Quindi … che senso aveva continuare a mantenere quello stereotipo? Che senso aveva essere perfetta, buona e in grado di fare qualsiasi cosa? Era stanca. Troppe volte aveva trattenuto la rabbia, il dolore, i pensieri negativi … troppe volte aveva nascosto le sue vere intenzioni con una maschera o un sorriso. Da tempo aveva sognato di togliere ogni sigillo, di mostrare i suoi veri sentimenti e di rispondere con un calcio nelle parti basse invece che con un inchino. Troppa perfezione non avrebbe portato da nessuna parte e la ragazza cominciò a capirlo in quell’istante, in particolare dopo queste parole della sua Zampakutou:
    -…LA MIA ESISTENZA NON E' ASSOLUTAMENTE TRISTE, E' SOLO... NOIOSA. CHIUSA QUI DENTRO NON HO AVUTO OCCASIONE DI FARE LE COSE CHE MI PIACEVANO DI PIU': FERIRE, FAR SOFFRIRE E GUARDARE LA GENTE CONTORCERSI NEL DOLORE CHE PROVOCO LORO…-
    È come se la sua spada le stesse sussurrando nelle orecchie: -Lo pensi anche tu, non è così? A me non puoi mentire. Solo a te stessa.-
    Era così. Anche durante gli allenamenti con il sensei lo aveva notato ma, essendo una parte del suo carattere di cui si vergognava, continuava a soffocarla, istigandola solo ad aumentare vertiginosamente. Akane fungeva come una pentola a pressione lasciata per ore e ore sopra al fuoco. E adesso era diventata troppo satura.
    Lo sguardo della ragazza era sconcertato, ma sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato… o almeno sperava non arrivasse mai.
    Ma alla fine, in effetti, cosa c’era di male nel mostrare la propria essenza? Non aveva, in fondo, sempre pensato agli orribili momenti che aveva passato in quella casa malandata del Rukongai? Alla disperazione di non aver mai potuto trovare nessuno che si affezionasse a lei se non dei piccoli gatti? Alla sensazione che tutti coloro che le passavano accanto fossero falsi e ipocriti con tutti quei sorrisi stupidi … Che diamine le sorridevano se poi non sapevano neanche chi fosse?
    Era rimasta sola in quella casa semi distrutta per non-si-sa-più quanti anni … Perché in tutto quel tempo nessuno si era avvicinato a lei?
    La Zampakutou continuò:
    -SE PROMETTI DI RENDERE UN SUPPLIZIO LA FINE DI OGNI NEMICO CONTRO IL QUALE MI RIVOLGERAI, ALLORA POSSIAMO CONCLUDERE L'ACCORDO ADESSO E OTTERRAI UNA "GIUSTA" QUANTITA' DI POTERE. OLTRE A QUESTO NON HO PARTICOLARI DESIDERI, MA SE MI TOGLIERAI QUESTO PIACERE... NON AVRAI PIU' IL MIO POTERE. LA MIA LAMA SI SMUSSERA' E PERIRAI SOTTO GLI ARTIGLI DEL PRIMO HOLLOW CHE INCONTRERAI. E... PRIMA CHE TU LO CHIEDA: NO. NON M'INTERESSA SE DEVO MORIRE ASSIEME A TE. TUTTO E' MEGLIO CHE RICADERE NELLA NOIA DOVE HO ANNEGATO FINO AD ORA.-
    Akane abbassò il capo e restò in silenzio per un po’. Nel frattempo si ripeteva nella mente:
    -Ha ragione… La gente merita di soffrire … Perché dunque non sfogare tutta questa rabbia sui miei nemici? … No … Cosa sto pensando? Io non sono così … O forse si? Certo che l’idea è crudele ma … odio ammetterlo … piuttosto … allettante .-
    Akane non se ne accorse ma, tenendo sempre il capo basso, mostrò un sorriso più che crudele. Poi sollevò la testa e guardò dritto negli occhi la sua Zampakutou, rivolgendole queste parole:
    -Mi pare un patto più che soddisfacente. Immagino che tu sapessi già della mia vera natura, dei miei veri pensieri, delle mie sensazioni, dico bene? Dopotutto, in caso contrario perché avresti assunto queste sembianze? Dolore, sofferenza, tortura, mancanza di respiro, solitudine … sono sensazioni che io ho sempre provato e rinnegato e che tu (e per questo, anche se a malincuore, sono costretta a ringraziarti) mi hai costretto a riportare alla luce. Non ho paura di morire per mano di un Hollow visto che saremo io e te ad incutere paura e terrore in lui fino a portarlo alla morte. Ti dico solo che … Non vedo l’ora di cominciare.-
    E le rivolse un sorriso più che soddisfatto.
     
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  10. Belfagor90
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    La donna sorrise nuovamente da dietro la manica del kimono. Perfetto. Stava andando tutto come sperava. Quella bambina sarebbe cresciuta proprio nel modo che voleva lei poiché accettando in pieno le sue condizioni era lei ora a dirigere il gioco. Se non fosse bastato l'animo inconsciamente distorto della piccola, poteva sempre minacciarla di toglierle ogni potere se non faceva come desiderava.

    -MA CHE BRAVA LA MIA BAMBINA...-

    Gongolò in un moto di civettuosità subito placato per tornare alla solita espressione.

    -STUPISCIMI E INCANTAMI CON LA TUA FANTASIA, BAMBINA, MA RICORDA CHE CHI TIENE LE REDINI IN MANO SONO IO. ORA SIGLIAMO IL PATTO. AFFERRA LA MIA MANO E ACCETTAMI...-

    La mano di Akane si avvicinò a quella protesa della donna e nel momento in cui le loro mani si toccarono, le dita di quest'ultima si artigliarono alla pelle della studentessa. Lunghi e sottili artigli spuntarono al posto delle morbide unghie ed essi lacerarono la carne della ragazza piantandosi nella sua mano fino all'osso facendola urlare di dolore.
    La donna rise macabramente davanti a quella dimostrazione di sofferenza.

    -ORA SEI MIA.-

    Poi un altro dolore, questa volta all'altezza del petto. Era terribile, lacerante, e la riportò immediatamente alla realtà facendole aprire gli occhi sulla sala dove aveva iniziato il suo esame. Il suo sensei era chino su di lei con in mano il manico di una katana. Tuttavia Akane non riusciva a scorgerne la lama e il perché era semplice: gliel'aveva piantata nel cuore fino all'elsa e la stava guardando negli occhi con espressione addolorata.
    - Mi dispiace...

    TATATA-TAAANNNNN!! Cosa succede? Vediamo come te la cavi nell'ultimo post di questa fantastica ruolata ^^
     
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  11. Feferocky
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    Narrato
    (NEW) Pensato da Akane
    (NEW) Parlato da Akane
    Zampakutou


    -MA CHE BRAVA LA MIA BAMBINA...-
    Quel complimento le fece spuntare un altro sorriso sul volto. Avevano trovato un accordo. Un punto in comune.
    Godere del dolore altrui. Desiderare con tutto il cuore di veder soffrire il prossimo. Strappare il cuore, le unghie, i capelli uno ad uno… Mmm sarebbe stato sufficiente?
    Forse sarebbe stato meglio far soffrire la prossima vittima psicologicamente, magari seguendola alla stalker carpendone i segreti più oscuri e rovinandole la vita fino al suicidio.
    Mmm… L’influenza della Zampakutou stava senz’altro già avendo il suo effetto, eppure Akane stessa ci stava di certo mettendo del proprio.
    -STUPISCIMI E INCANTAMI CON LA TUA FANTASIA, BAMBINA, MA RICORDA CHE CHI TIENE LE REDINI IN MANO SONO IO. ORA SIGLIAMO IL PATTO. AFFERRA LA MIA MANO E ACCETTAMI...-
    Akane non avrebbe mai messo in discussione il ruolo di leader fra le due. Lei aveva appena scoperto la sua vera natura e non poteva aspettarsi certamente di essere lei il capo fra i due. Senza contare che la spada di certo aveva molto più potere della ragazza e, si sa, chi ha più potere domina sugli altri.
    Per Akane non era assolutamente un problema che fosse lei la leader… Anzi. Sarebbe stato uno stimolo in più per dimostrarle che l’allievo poteva superare il maestro.
    Così, con risolutezza e decisione si avvicinò alla donna e le tese la mano.
    Il dolore che Akane provò al momento del tocco non era previsto eppure capì che era necessario. Non è possibile fare un patto con il diavolo senza che la penna firmi con il tuo sangue.
    Qualcosa penetrava profondamente nella sua pelle morbida, quella che aveva sempre curato con creme e unguenti vari.
    Faceva male. Molto male.
    Era questo il dolore che avrebbe fatto provare ai suoi nemici? Forse avrebbe fatto anche di peggio e, ciò le faceva quasi apprezzare il dolore che stava provando. Ma era troppo doloroso ed era impossibile non urlare.
    -ORA SEI MIA.-
    Akane chiuse così gli occhi e si abbandonò a lei tornando alla realtà con la stessa calma con la quale ne era uscita.
    Eppure il dolore non accennava a diminuire. Al contrario, continuava a farsi più consistente, soprattutto all’altezza del petto. Il respiro era impedito da qualcosa… di estraneo e molto … molto doloroso.
    Akane aprì finalmente gli occhi e rivide davanti a sé il volto del sensei, il quale addolorato le disse:
    -Mi dispiace-
    Molto probabilmente in altra sede, Akane si sarebbe profondamente dispiaciuta dell’espressione triste del sensei. Dopotutto non lo aveva mai visto così.
    Abbassò il viso e notò finalmente la causa di quell’immenso dolore che continuava ad aumentare imperterrito.
    Se avesse avuto la precedente personalità, come dicevo, probabilmente gli avrebbe perfino detto:
    -Sensei… Perché? Perché l’hai fatto?- o addirittura avrebbe perfino potuto dire qualcosa come:
    -Sono sicura che se l’hai fatto avrai avuto un’ottima ragione. Addio.- E avrebbe chiuso gli occhi abbandonandosi alla sorte.
    Ma ovviamente nulla di tutto questo accadde.
    Akane mostrò un sorriso dalle sue labbra sottili e color sangue. Il suo sguardo era quello di una persona che non mangia da mesi e si ritrova con un lauto pranzetto proprio davanti alle orbite.
    Alzò la testa e lo fissò con gli occhi ardenti di rabbia e goduriosa vendetta.
    Non era così difficile parlargli. Infatti solo aprire la bocca per pronunciare qualsiasi cosa le provocava ancora più dolore e molto probabilmente, insieme al potere, la donna geisha doveva averle donato un bel po’ di masochismo oltre ad ottima dose di sadismo.
    Godeva perfino del proprio dolore al pensiero che avrebbe potuto fare anche di peggio.
    -Oh! Capisco! Ti dispiace. - il tono di voce della ragazza sembrava completamente cambiato. Non sembrava più il suo. Forse era solo un'impressione o forse no.
    -Povero piccolo … LURIDO! Faccio la brava e… guarda come vengo ricompensata. Hai firmato la tua condanna. Come premio ti farò dono della più cruenta delle morti, contento? –
    Voleva ucciderlo. Torturarlo. A lei piaceva ancora ma era una sensazione diversa. La persona che le piaceva l’aveva pugnalata. L’aveva tradita. Come tutti. Akane aveva sempre pensato che tutti fossero egoisti e falsi e lui era entrato a far parte della categoria.
    E tutto a vantaggio di Akane ovviamente.
    -Chissà che goduria sarà far soffrire proprio te fra tanti.-
    Cercò di alzarsi dalla sedia, ma non era ancora abituata a sopportare un tale potere e una tale personalità tutto in un colpo. E soprattutto non era abituata a sopportare un tale dolore. Con le ultime forze rimaste guardò così il pugnalatore, lo fissò con odio profondo prima di cercare di raschiarlo con le unghie e perdere i sensi. Voleva strapargli la carne pezzo a pezzo, lacerarne le ossa e lasciarlo mangiare dai vermi.
    TRADITORE!
    BASTARDO!
    MORIRAI!

    Lasciò scendere un’ultima lacrima. Non ne avrebbe versate più per nessuno. Al contrario gli altri avrebbero dovuto farlo davanti a lei, scongiurandole di smetterla. Ma non aveva più forze e si lasciò cadere sotto il suo stesso peso sussurrando:
    -Ti farò soffrire, Urahara Moryou-

    Ci ho pensato a lungo e non credo che avrei potuto reagire di più con una spada nel cuore... Shinigami si... ma fino ad un certo punto. Dopotutto ha sofferto come un cane in quel luogo XD E poi aveva molta paura di essere autoconclusiva. Non ho un arma se non quella conficcata nel petto :)
     
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  12. Belfagor90
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    Eeeeeee... abbiamo finito! Ottimo post finale. Ottieni l'abilità Seppellire le Anime, +6 exp e la tua Zampakutou personalizzata che potrai descrivere nel tuo prossimo post. Ora vediamo di finire le cose con stile...


    Urahara Mouryou non è mai entrato nella Top 10 degli Shinigami Impavidi. Una volta entrò nella Top 1000 perché si era saputo che aveva ucciso (involontariamente) un terrificante Hollow gigante che gli aveva fatto bubusettete spuntando da dietro un palazzo mentre era di ronda nel Mondo dei Vivi. Per il resto del tempo era un abitué di alte posizioni in classifiche meno note come "Shinigami Pasticcere" o "Donna delle Pulizie del Mese". Ah, giusto! Una volta aveva battuto tutti i record di velocità mai raggiunti dagli altri terzi seggi... stava scappando a gambe levate dopo essere stato spaventato a morte dall'Hollow gigante che aveva ucciso. Perché scappava? Semplicemente non si era reso conto che era già stecchito. Ci mise centoventi chilometri a capire che non era inseguito.
    Di una cosa, però, non aveva mai avuto paura: i suoi studenti. Un po' perché per lui erano quanto di più possibilmente innocuo potesse esistere e poi perché c'erano due soli luoghi nella Soul Society dove si sentiva veramente sicuro di sé: l'Accademia e i sotterranei della Seconda Brigata, entrambi luoghi dove lui era in una posizione di forte comando.

    Non batté quindi ciglio quando la ragazza si avventò su di lui con l'odio negli occhi e neanche quando lasciò che lei gli riversasse addosso tutte quelle parole orribili. Non disse nulla, ma lasciò la presa sul fodero della spada che aveva usato per trafiggere la sua allieva e le prese dolcemente il viso fra le mani.
    - Hai trovato un brutto posto lì dentro, non è vero? Anche io dentro di me ho un posto orribile e chi ci abita vuole che uccida le persone a cui voglio bene. Stai tranquilla, ora è tutto passato...
    Anche la sua voce era piena di dolore mentre stringeva forte la sua pupilla al petto.
    - Essere Shinigami accompagnati da uno Spirito maligno è una cosa orribile. E' una lotta continua per rimanere sé stessi, un continuo provare a zittire quella voce nella tua testa che continua a sibilarti nelle orecchie anche quando dormi... è insopportabile! Però devi promettermi che anche tu resisterai come faccio io, d'accordo?
    La allontanò leggermente da sé e, con movimento esperto, estrasse la spada dal petto di Akane mostrandole una lama perfettamente lucida, non una goccia di sangue. Anche il dolore si era improvvisamente assopito e da nessuna parte si intravedeva la minima ferita: la pelle era completamente intatta e anche i vestiti. Si sentiva perfino abbastanza in sé da rialzarsi.
    - Anche se tra voi scorre l'odio, ricordati che questa spada è la TUA spada. Non ti tradirà mai finché sarai salda nei tuoi principi e non ti arrenderai. Perché l'unica cosa che ci rende davvero umani è la nostra determinazione, capisci quello che dico... Akane?


    TA-DAAAAHHH!! Abbraccio, Zampakutou e pure il nome giusto, che vuoi di più dalla vita (e non dire "un Lucano" <.<)? Fai un ultimo, rilassato post di conclusione e sei libera di volare spensierata verso nuovi orizzonti. Complimenti, sei ufficialmente una Shinigami!! ^^
     
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  13. Feferocky
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    Il dolore era insopportabile ormai. Perfetto. Forse nonostante stesse per perdere i sensi avrebbe potuto dare un pugno a quel bastardo.
    Si.
    Anche lui era stato cattivo con lei.
    Non lo avrebbe dimenticato.
    Mai.
    La sua anima, ormai rinsavita, poteva esprimere appieno se stessa. Non aveva più limiti.
    Perché lui continuava a guardarla con uno sguardo impassibile? Non aveva paura di lei? Come poteva farlo soffrire? Tremare? Morire lentamente e in maniera estremamente dolorosa?
    Non capiva che quello sguardo la avrebbe portata ad amarlo e odiarlo ancora di più?
    Akane pensò a queste cattiverie e ad altre finchè il suo cuore non sembrò fermarsi quando sentì delle mani grandi e calde prenderle il viso. Le mani degli uomini sono uniche e decise e trasferiscono sentimenti unici al tocco gentile di altre persone, soprattutto se sono donne.
    -Cos’è questo calore? Sono solo mani! Sono le mani di un uomo meschino e lurido. Toglimi le mani di dosso bastardo! Non osare nemmeno avvicinarti a me, sporco traditore!-
    - Hai trovato un brutto posto lì dentro, non è vero?-
    -No! Non parlare. Smettila subito!-
    - Anche io dentro di me ho un posto orribile e chi ci abita vuole che uccida le persone a cui voglio bene. Stai tranquilla, ora è tutto passato... Essere Shinigami accompagnati da uno Spirito maligno è una cosa orribile. E' una lotta continua per rimanere sé stessi, un continuo provare a zittire quella voce nella tua testa che continua a sibilarti nelle orecchie anche quando dormi... è insopportabile! Però devi promettermi che anche tu resisterai come faccio io, d'accordo?-
    Voleva resistergli, voleva allontanarsi da quella presa ma quelle parole la stavano colpendo dritta al cuore. Era ancora troppo debole, sciocca e … innamorata. Era tutto inutile.
    E poi… perché era in grado di dirle le esatte parole che il suo cuore freddo voleva sentire? A chi voleva mentire? Aveva sempre desiderato torturare i suoi nemici ma era inevitabile avere paura di quella donna.
    Akane percepiva ancora quella tremenda sensazione di terrore e di morte lenta e dolorosa che sentiva in quel mondo. Era difficile abituarsi. È come avere degli spilli conficcati in tutti i punti non vitali dell’organismo.
    Da quel giorno non avrebbe avuto un attimo di pace se non tra le braccia di quell’uomo. Poteva essere un bastardo, uno sporco traditore… ma era lì con lei a darle un pizzico di conforto e … si… anche secchi di illusione.
    Non voleva più tornare ad essere quella di prima. E soprattutto non poteva. Era cambiata. Aveva giurato di non versare più lacrime e, di certo quel giorno non lo avrebbe fatto.
    Però non c’era nulla di male ad essere felice anche solo per un istante, no?
    Così, resasi conto che il suo cuore aveva raggiunto un temporaneo equilibrio, annuì al sensei mantenendo, con il viso attaccato al suo petto, uno sguardo quasi impassibile. Sapeva che ce l’avrebbe messa tutta. Magari con molta buona volontà avrebbe ritrovato il suo equilibrio e soprattutto … sarebbe diventata più forte.
    Aveva voglia di farlo. Tanto. E soprattutto insieme a lui. Ma sapeva che non era possibile.
    -Va bene così-
    Proprio in quel momento, lui allontanò il suo volto dolcemente dal suo petto. Sembrava che avesse compreso che lei fosse maturata abbastanza da concludere che fosse giusto intraprendere da sola il percorso per crescere nel corpo e nella mente.
    Estrasse così la spada, la quale con tutto lo stupore della ragazza non mostrava il minimo segno di sangue né aveva lasciato nemmeno un segno sui suoi vestiti. Nulla.
    Akane si toccò su tutto il corpo, seguendo ogni singola forma del suo corpo perfetto. Era viva e soprattutto… non provava il minimo dolore se non un peso all’altezza del cuore, di certo dovuto all’entrata in gioco della Zampakutou.
    - Anche se tra voi scorre l'odio, ricordati che questa spada è la TUA spada. Non ti tradirà mai finché sarai salda nei tuoi principi e non ti arrenderai. Perché l'unica cosa che ci rende davvero umani è la nostra determinazione, capisci quello che dico... Akane?
    Gli occhi della ragazza si sgranarono un’ultima volta.
    Il suo nome.
    Aveva detto il suo vero nome. Senza cambiarlo, ridicolizzarlo o anagrammandolo.
    Niente Yuki, niente Tome, niente Polpo Giallo, Genoveffa o qualsiasi altro nome stupido o ridicolo.
    Eppure questa cosa un po’ la rattristava. Non sembrava più lui, senza YUKI. Così si alzò dalla sedia (le forze le erano tornate all’istante), prese la sua spada con fierezza, la guardò e poi guardò lui, con quei bellissimi capelli biondi, con quegli occhi azzurri e con il suo fisico allenato.
    -È veramente fico, non c’è che dire!-
    Gli sorrise mantenendo uno sguardo quasi malinconico. Sembrava un addio. Ma Akane sapeva che non lo fosse. Si sarebbero rivisti e forse molto presto. Probabilmente era troppo stupido per capire i sentimenti che lei provava per lui (soprattutto dopo non aver capito la frase del “prendetevi una camera” del giudice dell’eseme), ma non importava. Lei avrebbe continuato per la sua strada, allenandosi e cercando di raggiungerlo… e superarlo.
    Si allontanò da lui, dopo avergli rivolto un inchino di ringraziamento.
    A metà strada, tuttavia si fermò e si rivolse nuovamente a lui urlandogli:
    -Puoi chiamarmi Yuki, Baka Moryou!-
     
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27 replies since 12/3/2013, 09:40   445 views
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