Classe F [I]

Presentazione + Controllo del Corpo Lv. 1

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    Classe F
    Sensei: B l a z e (Shinji Fukuda)
    Allievi:
    - InTheMaze (Sakura)
    - •_Mad_• (Riku Okita)
    Classe completa.

    CITAZIONE
    Qualche piccola nota prima di iniziare.
    Dovete fare post di non meno di dieci righe; usate pensieri, sensazioni o quel che volete ma cercate di non fare post corti.
    Niente abbreviazioni da sms, siate corretti grammaticalmente e rileggete quel che scrivete onde evitare svarioni.

    Cercate di interpretare il vostro personaggio in maniera opportuna; avete delle caratteristiche, cercate di rispettarle per quanto possibile... altrimenti a che pro perdere tempo nel fare la descrizione psicologica? ;)

    Siate originali, un post "innovativo" aiuta a rendere la lettura divertente;
    vi invito inoltre a rispettare la turnazione, ovvero dopo un post mio fate uno e un solo post vostro.

    Esempio:

    Sensei
    allievo 2
    allievo 1
    allievo 3
    Sensei


    l'ordine in cui rispondete voi non ha importanza; l'importante è che ci sia sempre un mio post dopo che tutti avete postato.

    Non siate autoconclusivi, non descrivete gli esiti delle vostre azioni:
    - tento di colpire XXXX ok
    - colpisco XXXX e gli faccio un gran male FAIL

    Iniziate senza armi e con la sola tenuta da allievo, che vi viene recapitata in un pacco insieme alla lettera di ammissione; la divisa è bianca sopra con un hakama blu se siete un ragazzo, rosso se siete una ragazza.

    Se avete domande, inseritele sotto spoiler alla fine o all'inizio del post, mai in mezzo.

    Buona giocata!


    Ricevete il seguente messaggio, fattovi recapitare assieme ad un pacco di modeste dimensioni avvolto in del cartoncino da imballaggio.

    Siamo lieti di annunciarti che la tua richiesta di entrare a far parte della prestigiosa Accademia delle Arti Spirituali Shin'O, che ti formerà fino a renderti pronto per entrare in quello che difatti è il duro mondo degli Shinigami, è stata ufficialmente convalidata.
    Sei pregato di presentarti domani presso l'ingresso della sede accademica alle ore 9:00 in punto, curandoti di indossare la divisa che ti è stata fatta pervenire insieme alla presente comunicazione.


    L'intera comunicazione è vergato con una calligrafia piuttosto chiara, che non avrai alcuna difficoltà a decifrare.

    Descrivete il momento in cui il vostro pg riceve il messaggio, dopodiché descrivete il suo risveglio e l'arrivo in accademia.

    L'accademia si presenta come un grosso edificio interamente bianco, circondato da diversi spazi verdi e popolata da un enorme via vai di persone che entrano ed escono. Vicino all'entrata una figura piuttosto bassina, della quale non è semplice distinguere il sesso anche a pochi centimetri di distanza, con un lunga chioma di capelli biondissimi si distingue dalle altre per il suo abbigliamento; per maggiori info mio pg [QUI].
    In particolar modo è la sua divisa, una sorta di kimono nero con rare tinte di bianco a risaltare tra la folla di studenti vestiti di bianco, rosso e blu.

    Per qualsiasi dubbio, non esitate a chiedermi. Non amo discutere per MP, preferisco msn; quindi nel caso abbiate bisogno non esitate a chiedere il mio contatto. È tutto per ora, buon gioco. (:
     
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  2. InTheMaze
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    Pacco



    Il ragazzo parla. Il suono della voce è indistinto e fastidioso, un tono nasale e insistente. Lezioso e irritante. L'erba sotto la mia schiena, invece, pizzica morbidamente. È una sensazione piacevole, come se le Scie ammiccassero.

    "...completamente nuda alla tua età...dovresti vergognarti..."

    Nuda. Definizione: andare in giro senza vestiti. Perché, poi, le persone tengono così tanto ai vestiti? Se li avessi addosso non potrei sentire l'erba sotto la schiena e le gambe. Sulle braccia e i palmi delle mani. Sotto i talloni. La voce genera una scia verde. Non mi piace il verde, quando lo parlano. Non è come quello dell'erba, che invece è morbido.

    "Mi hai sentito? Vedi di metterti i vestiti domani all'Accademia, almeno. Cerca Shinji Fukuda, non avrai problemi a riconoscerlo."

    Quello che il messaggero dice non ha alcun senso. Una nota di irritazione e fastidio inizia a salirmi dentro la gola, pronta ad eruttare in un urlo lacerante. Prima che possa anche solo iniziare, però, lui se ne è andato.
    L'aria esce dai polmoni, lenta, e io torno a guardare il cielo. Con le dita delle mani seguo le scie sul terreno. Chiudo gli occhi. Li riapro.

    Rotolo lentamente su un fianco. voglio sentire l'erba anche davanti. Accarezzo con la pelle la sensazione, fino a quando non mi scontro con un oggetto di piccole dimensioni. Irritazione. Lo sposto.
    L'erba sotto di me è fredda. Sollevo le braccia sopra la testa, in modo che possa solleticarmi le ascelle. Il seno. Muovo appena il bacino, accarezzando con il pube il terreno. Un'onda di calore travolge l'intero mio corpo.

    Solo quando tutte le Scie sono disegnate in un Labirinto posso alzarmi. Lentamente, perché il sangue non defluisca troppo velocemente dalla testa, porto il peso prima su un ginocchio, poi mi sollevo in piedi. L'erba dà una bella sensazione anche sotto i piedi. Ora è giunto il momento di dedicare la mia attenzione al pacco. Ho seguito le scie tutt'intorno, e lungo la sua superficie grezza, ma probabilmente c'è dell'altro.
    Categoria: Pacco. Pacco postale, pacco regalo, pacco bomba. Scorro con la mente le immagini di pacco, ricostruendo una categoria accettabile. Un pacco serve a contenere qualcosa. Indipendentemente dalla forma, dalle dimensioni, dal peso. È un involucro il cui fine è celare ciò che si trova all'interno.
    Di conseguenza, le opzioni sono due. O il messaggero ha voluto consegnarmi un pacco, oppure all'interno del pacco è contenuto qualcosa. L'unico modo per scoprirlo è aprire il pacco.

    Lo spago scivola facilmente dall'involucro, e la carta si rompe altrettanto velocemente. Aprendosi, rivela dei drappi di cotone. Uno bianco, uno rosso.

    Siamo lieti di annunciarti che la tua richiesta di entrare a far parte della prestigiosa Accademia delle Arti Spirituali Shin'O, che ti formerà fino a renderti pronto per entrare in quello che difatti è il duro mondo degli Shinigami, è stata ufficialmente convalidata.
    Sei pregato di presentarti domani presso l'ingresso della sede accademica alle ore 9:00 in punto, curandoti di indossare la divisa che ti è stata fatta pervenire insieme alla presente comunicazione.


    La lettera scivola dall'involucro, e la leggo velocemente. Apparentemente, sono capace di leggere. Ammetto che non ci avevo mai provato prima. La grafia è semplice, ma le proporzioni tra le lettere sono terribili. Per questo mi allontano di qualche passo, arrivando al luogo dove ho lasciato una bisaccia con alcuni oggetti essenziali. Ne estraggo una penna, e inizio a ricalcare le lettere. Aggiungo tratti. Disegno un labirinto intorno a quelle parole, in modo che abbiano senso.

    Insieme alla comunicazione c'era del tessuto. Stando a quello che c'è scritto nella lettera, si tratta di una divisa e devo indossarla.
    Non mi piacciono i vestiti.



    Doccia



    Lacrime scorrono lentamente giù dai miei occhi, mimetizzate dall'acqua corrente. Le urla trapassano i muri, senza che mi renda conto che escono dalle mie labbra. Mi agito, ma loro sono in due. Uno mi tiene fermo, l'altra mi strofina con forza su tutto il corpo.

    "Mamma" e "papà" non capiscono.

    "Dovrai lavarti prima di domani. Le tue abitudini di andare in giro tutta nuda e sporca. Guardati, sei ricoperta di fango."

    Queste sono state le uniche parole dopo che, senza dire nulla, senza guardarli minimamente, ma seguendo con gli occhi le scie di luce dentro la stanza, ho consegnato alla mia "mamma" la lettera che avevo ricevuto. Poi ha urlato qualcosa al mio "papà", e insieme mi hanno costretto a questa tortura.
    Non che non capisca perché lo fanno. Hanno tutte le ragioni del mondo. Il problema è che così rischiano di cancellare il Labirinto. E il Labirinto è più importante di ogni altra cosa.


    undertheshowerbybadbasi


    Accucciata sotto l'acqua corrente, lascio che le lacrime cessino. Che i movimenti inconsulti del mio torace smettano. L'acqua corrente non è cattiva, quando non si strofina, anzi, la sensazione che dà sulla pelle, quando è calda, è piacevole. La stanza ha troppa luce. I rumori sono troppo forti.

    Lentamente mi alzo, e chiudo l'interruttore che regola la doccia. Esco, barcollante. Non ho il coraggio di guardarmi. "Mamma" e "papà" non capiscono. Loro si chiamano così, riferendosi a me, ma mi hanno solo presa quando nessun altro mi voleva. Credevano che fossi solo una bambina in cerca di affetto che avesse bisogno di cure.
    Hanno sempre sottovalutato l'importanza del Labirinto, anche se l'hanno accettato, assecondato.

    I passi si susseguono incerti.

    Finalmente prendo in mano la penna, quella che ha l'inchiostro più resistente. Mi metto davanti allo specchio e inizio a ripassare le zone cancellate. Sono molte, altre semplicemente sbiadite. Mi ci vorranno molte ore.



    Accademia



    Quando apro gli occhi, le lancette dell'orologio sono avanzate di tre ore e ventisette minuti. "Mamma" mi augura il buongiorno. Mi dice che se non mi alzo subito farò tardi. Io obbedisco, perché è il genere di comando a cui si obbedisce. Scivolo fuori dal futon, completamente nuda. Poi, osservo per la prima volta gli abiti che il messaggero mi ha portato.

    Quello bianco è facile. Giacca. Kimono (parte superiore). Tailleur (parte superiore). Si indossa sul torace. Eseguo, velocemente, senza curarmi di indossare prima qualcos'altro. In effetti, non sono sicura che sia consentito. Non c'era specificato alcun riferimento alla possibilità di indossare qualcosa che non fossero i vestiti recapitati, nella lettera.
    Quello rosso è più difficile. Gonna. Pantaloni. Casca circa a metà tra queste due categorie. In comune hanno il fatto che si indossano sulle gambe, quindi coraggiosamente tento di infilare la gamba dove c'è un buco, facendola uscire per dove ce ne sono due.

    La metafora dell'esistenza umana. Mangi da una parte, ed esce da altre due.

    Eventuali calzature non sono comprese, e io sono contenta così. Cammino sempre a piedi scalzi, anche se questo significa ripassare le linee sotto i miei piedi almeno una volta al giorno. Talvolta anche due. In una delle tasche del mio strambo vestito è riposto l'unico strumento di cui abbia bisogno. La penna dall'inchiostro più indelebile, quella che mi permette di seguire le Scie, se ne ho bisogno.

    L'accademia è un edificio troppo bianco, in cui circolano troppe persone, e il rumore è troppo forte. Lo percepisco quando ancora sono molto lontana, ed è per questo che mi fermo, e aggiungo un paio di linee sui miei palmi, tanto per sicurezza. Le guardo, seguo le scie sulla mia pelle, in cui tutto ha un ordine, tutto è disciplinato.
    Percepisco il respiro che rallenta, così come il battito cardiaco. Le scie sono con me oggi.

    Cinque minuti prima delle 9.00. Mi posiziono davanti all'ingresso, dove aspetto. Sul biglietto era scritto in maniera molto precisa: alle 9.00. Il che significa che non c'è alcuna tolleranza, non posso arrivare prima, né dopo.
    I minuti scorrono lenti. Allo scattare delle 9.00 avrò un minuto per oltrepassare la soglia e trovarmi nell'ingresso. Mancano pochi secondi quando lancio lo sguardo oltre la soglia. Bianco-rosso, bianco-rosso, bianco-blu, bianco-rosso, bianco-blu, bianco-blu, nero-bianco, bianco-blu, bianco-blu, bianco-blu. L'unico elemento in disaccordo con gli altri è una persona in cui il colore dominante della divisa è il nero. È anche l'unico che aspetta. Uno dei pochi che non parla con qualcun altro. È per questo che andrò a parlare con lui, dopo. È l'unico che ama il silenzio.

    Le 9.00. Ora ho un minuto esatto per entrare, prima che scattino le 9.01, poi sarà troppo tardi. Velocemente, mi affretto a varcare la soglia, e raggiungo l'ingresso. La luce riverbera sulle pareti bianche dell'accademia. È fastidiosa. Trascino leggermente i piedi accarezzando la terra battuta, ma con delicatezza, per non rischiare di cancellare il Labirinto. Lentamente, seguo una scia sul terreno, che mi porta in un'andatura tutt'altro che retta. Due passi avanti, uno a sinistra. Uno indietro. Uno a sinistra, tre avanti. Eccetera.

    "Lei cerca Shinji Fukuda. Potresti indicarle dove trovarlo, per favore?"

    Le parole escono con tono squillante. Anche se il mio volto è rivolto verso quello-vestito-di-nero i miei occhi, i cui cerchi neri di carenza di sonno vengono celati dall'inchiostro, sono puntati verso il verde dell'erba che si trova poco oltre. Il verde dell'erba mi piace. La sensazione sulla pelle mi solletica.




    Notes
    Innanzi tutto, vorrei ringraziare il mio sensei per questa lezione!
    Spero che il papiro che ho scritto non stanchi nessuno. Quanto allo scritto, ho cercato di attenermi il più possibile alle direttive. Ho dato per scontato che Shinji fosse nell'ingresso almeno un paio di minuti prima dell'appuntamento, e l'ho descritto "in silenzio e fermo". Naturalmente, Sakura non lo conosce, ma questi attributi da soli sono sufficienti per renderlo l'interlocutore ideale.
    Per inciso, non è che non guarda negli occhi perché non le sta simpatico. Non guarda negli occhi perché è autistica, e non lo fa a meno che non sia costretta (e comunque per lei non ha nessun significato). Ovviamente, per lo stesso motivo parla in terza persona. Ed è coperta di un tatuaggio a labirinto...
    Buona ruolata!

     
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    •_Mad_• viene bocciato per ritardo nel posting.
    @InTheMaze: Ottimo lavoro (:

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    Narrato ~ Parlato Shinji ~ Pensato ~ Parlato altrui ~ Mormorato

    Incredibile ma vero, nonostante ormai fossero passate alcune settimane, stentavo ad abituarmi al fatto di essere diventato un sensei accademico. Io non ero, non sono e non sarò mai adatto a fare questo tipo di mansione, indipendentemente da ciò che il mio saggio -per modo di dire- senpai Hanae Haru si ostina a sostenere. Non ho mai amato l'avere a che fare con la gente, è una cosa che ho sempre evitato per quanto possibile. Tolti i soggetti di studio e coloro i quali mi erano indispensabili nella vita, ogni qualvolta si rivelava possibile è sempre stato più semplice per me tentare di sgattaiolar via e sottrarmi a certi tipi di doveri. Se una persona non riesce a far accendere anche il più flebile barlume d'interesse, allora per me è come se non esistesse.
    Nonostante avessi tuttavia cercato più volte di far notare il mio disagio sia ad Hanae-senpai che ai miei superiori, la loro posizione era rimasta irremovibile: dovevo coprire il buco lasciato scoperto da Sakata, il quale non avrebbe mai più insegnato ed era stato ridotto alla stregua di un mezzo-shinigami. Avevo incontrato quell'uomo per poco più di tre minuti quando ero stato incaricato ufficialmente da Hanae di portargli la convocazione presso gli alloggi del Capitano dell'Ottava Brigata. Non avevo idea all'epoca a cosa essa potesse essere dovuta, ma in seguito mi venne comunicato che fu a causa di quella missione che venni mortalmente incastrato.
    Quella mattina decisi di presentarmi in orario, come di norma, dal momento che in primis essere in ritardo era una cosa che odiavo, ed in secondo luogo sarebbe stato poco professionale. Non che mi importasse particolarmente dei due studenti che avrebbero composto la seconda classe della mia carriera di insegnante, ma ci sono delle questioni di principio che ci tengo vadano rispettate. Tuttavia, erano le nove in punto quando la prima studentessa mi si approcciò, completamente da sola. Del secondo, nemmeno una traccia. "Meno male che dovevano essere due. Che razza di inetto si presenta in ritardo al primo giorno? Bocciato in partenza." sentenziai mentalmente, rivolgendo poi la mia attenzione su quella ragazzina che mi si era avvicinata. "... Santi numi, ma in che stato è?!" pensai, esterrefatto, mentre la squadravo. Era piuttosto bassina, di corporatura minuta e con una lunga chioma di capelli rossi. Indossava la divisa dell'accademia, con la parte superiore bianca e i suoi hakama rossi, ma non le scarpe. Era completamente scalza, ma non era quello il particolare ad avermi stupito così tanto, quanto più il fatto che praticamente ogni centimetro libero di spazio sulla sua pelle era coperto di inchiostro nero, in alcuni punti più sbiadito di altri, che sembravano essere stati fatti a mano ed anche piuttosto recentemente. Di certo, non erano tatuaggi. Ciò che però mi sfuggiva, era il motivo per il quale una bambina -o almeno tale sembrava- avrebbe dovuto "sfigurare", per così dire, la propria immagine a tal punto ed andarsene in giro in quel modo. Non erano affari che mi riguardavano, in fondo, per cui non avrei assolutamente fatto domande di quel tipo a quella strana ragazzina.
    «Lei cerca Shinji Fukuda. Potresti indicarle dove trovarlo, per favore?» aveva una vocetta squillante che in un primo momento, come il novantanove percento delle volte accadeva, odiai a morte. Non mi sfuggirono tuttavia due dettagli piuttosto singolari, quali il parlare di sé stessa in terza persona ed il fatto che stesse deliberatamente evitando di guardarmi negli occhi. Non ero uno stupido, non lo sono mai stato. Iniziai a considerare la possibilità sempre meno remota che la ragazzina potesse soffrire di qualche disturbo, ma decisi di darle una possibilità. Chi meglio di uno svitato come me poteva capirla? Io sono a detta di molti un folle, pensiero che probabilmente anche il mio insegnante accademico -prima di Hanae- aveva condiviso. Ma non lo sono, mio padre mi ha fatto testare. Non ho mai avuto realmente una vaga idea di chi sia questo padre che mi avrebbe fatto esaminare, ma ormai ero abituato a dirlo in continuazione, quindi amen. «Lei, chiunque essa sia, lo ha trovato.» risposi, con tono piatto, fissandola nonostante lei non mi stesse guardando. «Sono io Shinji Fukuda, ora seguimi.» Avevo in mente qualcosa di "divertente" per quel primo allenamento, ed il fatto che la ragazza fosse chiaramente autistica non mi avrebbe impedito di farlo. Decisamente quello era un esempio di persona in grado di suscitare un forte, fortissimo interesse in me. Era riuscita ad accendere la fiammella della curiosità scientifica... certo, la vedevo quasi alla stregua di una cavia, poveretta, ma dovevo testarla ad ogni costo. Accertandomi di tanto in tanto che mi stesse seguendo, mi allontanai dalla ressa all'esterno dell'Accademia e costeggiai l'edificio fino ad arrivare praticamente sul retro di quest'ultimo. Era da lì, infatti, che si riusciva ad avere accesso alle cucine. Sul praticello verde vi erano quattro ceppi d'albero tagliati e disposti a mo' di sedile, messi lì -stando a quanto mi era stato riferito- proprio da un ex-giovane sensei che altre volte aveva scelto quell'area per le sue lezioni, dal momento che sembrava essere un amante dell'aria aperta. Mi sedetti su uno di essi, ma ero sicuro che lei non avrebbe fatto altrettanto se non su invito. «Siediti dove ti pare.» le intimai con la solita atonalità, privo di gentilezza ma non per questo burbero. Semplicemente indifferente. Non allegro, non arrabbiato. Nessuna emozione trapelava dal mio tono. «Come ho detto poco fa, il mio nome è Shinji Fukuda e sono il settimo seggio della Dodicesima Divisione Gotei 13. D'ora in avanti sarò io che mi dovrò occupare di te ed insegnarti le basi per poter diventare una dea della morte. Hai qualche domanda?» Ero quasi certo del fatto che non avrei ricevuto alcuna domanda da parte sua, ma era giusto concedere il beneficio del dubbio. Dopo aver risposto a delle eventuali domande, fu mia premura aggiungere una domanda che mi era stato detto essere una sorta di rito che bisognava eseguire prima di cominciare. Una regola non scritta ma che tutti applicavano, visto che era importante. «Prima di passare al tuo primo allenamento, però, devo sapere per quale motivo vorresti diventare una shinigami. Diventando una di noi diventi automaticamente un soldato, rischi la vita tutti i giorni. Hai un motivo per fare tutto ciò?» Confesso che per la prima volta ero realmente interessato di sentire una risposta a quella domanda, ma mi chiedevo anche se lei ne avesse una. Anche se non mi avesse risposto, o mi avesse detto una scemenza, per una volta avrei chiuso un occhio. Non avrei rimandato a casa il mio nuovo soggetto di studio per nessun motivo al mondo.





    codice © ~ E i j i aka B l a z e



    Edited by B l a z e - 17/4/2013, 22:21
     
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  4. InTheMaze
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    Fai la brava



    Una delle cose che sai, anche se non ti ricordi dove lo hai imparato, è che devi fare la brava.
    Ora, fare la brava è una cosa difficile. Ci sono un sacco di regole, e applicarle tutte non è scontato. Non come seguire le Scie, insomma. Quella è una cosa semplice, ma sembra che nessuno lo faccia comunque.
    Ad esempio, quando qualcuno si presenta, anche tu devi presentarti. È la regola. Per presentarti devi dire "piacere di conoscerla, il mio nome è Sakura". Anzi, è meglio se lo fai comunque ogni volta che conosci qualcuno. Devi anche guardare verso le persone quando parli a loro. Questo è difficile, perché ci sono tante cose più interessanti.
    Poi, quando qualcuno ti parla, devi ascoltarlo, e, se puoi, rispondere. Questo non è sempre facile. Comunque è più facile quando il labirinto è ben disegnato. In questo modo non devo preoccuparmi delle scie, ma posso concentrarmi meglio sui discorsi delle persone, anche se spesso le cose che dicono non hanno molto senso.

    Comunque, fare la brava è importante. Certe volte, se "fai la brava" otterrai un premio. Se poi sei particolarmente brava, e quindi vai oltre alle aspettative, otterrai un premio più grande. Per questo devi fare attenzione e cercare di capire cosa le persone vogliono da te. Così se stai particolarmente brava, otterrai un premio.
    E il premio che desidero più di ogni altra cosa è poter seguire le scie. Davvero, non voglio altro.



    Presentati e seguilo



    «Lei, chiunque essa sia, lo ha trovato.»

    Non sono sicura di cosa intenda. In effetti, ho solo chiesto informazioni. Le persone talvolta hanno la spiccata abitudine di parlare in questi modi poco comprensibili. Dove lo avrei trovato?

    «Sono io Shinji Fukuda, ora seguimi.»

    Ora capisco. Lui è Shinji Fukuda. Aggiungi questo brandello di conversazione alla voce "ironia". Alla voce "modi di dire". Con queste cose non sono mai stata brava. È davvero difficile capire quando una persona si comporta in maniera ironica. Però io sono brava, quindi mi presento a mia volta.

    "Piacere di conoscerla. Il mio nome è Sakura!"

    Le mani giunte dietro la schiena. Un inchino in avanti veloce, e poi di nuovo su. Una posizione rigida, eretta, quasi marziale. Ora, quando si fa la brava bisogna farlo per chi ha "autorità". Shinji chiaramente ha "autorità" perché è quello che si chiama "sensei" (vedi anche maestro. Professore. Insegnante), e di conseguenza io sono sua allieva. Questa è una relazione semplice da capire. Quando lui dice qualcosa, io obbedisco. Quando obbedisco e faccio meglio delle sue aspettative lui mi dirà che sono brava, e mi lascerà seguire le Scie.

    Ogni tanto Shinji si gira per controllare che io lo segua, ma lui me l'ha ordinato, quindi io lo faccio. Con passo spedito ci allontaniamo dalle zone più frequentate. Dal rumore. Dalle persone. Io sono contenta così, non mi piacciono le persone. Quando ci sono tante persone il risultato è più o meno così.


    thislittlenoisebyagnesc


    Viceversa, se ci sono poche persone. Se c'è silenzio, e poca luce, tutto è più ordinato. Le scie hanno senso, ed è facile seguirle.
    Attraversiamo uno spazio d'erba. Dove non è ancora stata toccata dal sole è ancora bagnata della rugiada del mattino. L'erba bagnata è morbida e fredda, e lava via la polvere dai miei piedi. È una sensazione piacevole, e per questo li trascino lentamente, attenta a non consumare prima del tempo il Labirinto sotto le piante, ma senza perdere l'andatura.

    Alla fine Shinji arriva in un punto in cui ci sono quattro ceppi d'albero. Lui si siede su uno. Io aspetto.

    «Siediti dove ti pare.»



    Poi siediti e parla



    Lui ordina, io eseguo. È davvero semplice. Se è tutto così semplice, a fine giornata sarò stata bravissima.
    Shinji si è seduto su un ceppo. Io che sono sua allieva dovrei sedermi in una posizione più in basso. Sono abbastanza sicura che quando una persona ha "autorità" si dice anche che sta "più in alto". Quindi, io che ne ho meno, dovrei stare "più in basso".
    Ecco perché mi siedo sull'erba. E poi, così, posso toccare il terreno sia con i palmi delle mani che con le piante dei piedi. E tutti vincono, è quella che viene normalmente chiamata una "soluzione intelligente".

    «Come ho detto poco fa, il mio nome è Shinji Fukuda e sono il settimo seggio della Dodicesima Divisione Gotei 13. D'ora in avanti sarò io che mi dovrò occupare di te ed insegnarti le basi per poter diventare una dea della morte. Hai qualche domanda?»

    Non sono sicura del perché Shinji pensi che io debba fargli delle domande. E in effetti, questo pone l'esatto problema che potrebbe esserne oggetto.

    Lei ne ha una. Perché dovrebbe avere qualche domanda?

    Comprendere i bisogni e anticipare. È quello che voglio fare per impressionare Shinji, e sono molto fiera di come ci sto riuscendo. Fino a questo momento mi sono comportata in maniera impeccabile.

    «Prima di passare al tuo primo allenamento, però, devo sapere per quale motivo vorresti diventare una shinigami. Diventando una di noi diventi automaticamente un soldato, rischi la vita tutti i giorni. Hai un motivo per fare tutto ciò?»

    Quando qualcuno ti fa una domanda tu devi rispondere, se puoi. Questa è la regola, e le regole vanno rispettate. Però la domanda è difficile. Prima di tutto, crea la connessione tra "shinigami" e "soldato". Punti in comune: entrambi combattono. Entrambi ricevono ordini da chi ha più "autorità". Entrambi indossano una "divisa" (anche se è molto diversa). Entrambi rischiano la vita tutti i giorni. Qual è il motivo per cui voglio diventare uno shinigami e un soldato?

    "Seguire le Scie."

    Le parole scappano fuori dalle mie labbra. Alla fine il motivo è evidente. Quasi banale. Non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di chiedere, però Shinji ha fatto una domanda, e io devo rispondere. Poi, perché voglio impressionarlo positivamente, aggiungo anche dell'altro. Sono sicuro che lui, che ha "autorità", sappia già tutte queste cose, ma voglio spiegargli che le so anche io.

    "Ogni cosa genera scie. Colori, odori, sensazioni. Persone, avvenimenti. La regola è che quando si segue una Scia nasce un Labirinto. Lo scopo del labirinto è dare senso e significato alla Scia. Le Scie mi hanno portato qui, perché così potrò avere nuovi modi per seguirle meglio. Perché le Scie generano e sono generate."

    Pronuncio le ultime parole come se un barlume di comprensione le illuminasse. Non solo le scie hanno un significato, ma anche una volontà propria. Se le segui bene ti guidano, e ti dicono cosa fare.
    Sotto le mie dita, le scie del terreno fremono di piacere, così come quelle sotto i miei piedi. I miei occhi, invece, per tutto il tempo hanno seguito il Labirinto.




    Notes
    Alcune note di fine post, perché ci sono alcuni punti che vorrei specificare ma che ovviamente nel post, per motivi di interpretazione, non ho potuto toccare.
    Innanzi tutto, la questione dell'autorità è una cosa che ha imparato in vita. Anche se non comprende le norme sociali (ad esempio, da a Sjinji del tu, e lo chiama per nome), di fatto considera il suo maestro una specie di divinità.
    Si sta impegnando davvero tanto per compiacerlo!!!!
    Altro appunto. Non ho fatto commenti sull'espressività di Shinji, né quella di Sakura. Semplicemente, lei non sa leggere le emozioni. Per lei una frase pronunciata in maniera atona e una pronunciata in maniera felice o triste hanno esattamente la stessa valenza. Per lo stesso motivo, quando parla non usa toni particolari, ma pronuncia le parole in maniera quasi cantilenante, e non è capace a dare enfasi particolare a un discorso.
    Allo stesso modo, Sakura non ha ancora fatto osservazione sull'apparente difficoltà nel discernere il sesso del suo sensei. Semplicemente, non l'ha ancora nemmeno guardato in faccia.
    Ho cercato di rendere il più possibile le dinamiche del GdR attraverso la narrazione di Sakura. Spero che il risultato sia accettabile. È davvero molto stimolante!

     
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    Accettabile? Stai facendo davvero uno splendido lavoro, sei davvero bravo, un utente come non se ne vedevano da tanto. (:

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    Narrato ~ Parlato Shinji ~ Pensato ~ Parlato altrui ~ Mormorato

    La ragazzina si presentò in maniera composta subito dopo che io le ebbi rivelato di essere quello Shinji Fukuda che stava cercando. Devo confessare di essere rimasto piuttosto sorpreso, non credevo che la ragazza mi avrebbe detto il suo nome con così tanta prontezza, considerando che io non glielo avevo chiesto. Ciò implicava necessariamente che la ragazza conoscesse un minimo di norme sociali o che qualcuno le avesse insegnato come comportarsi in casi del genere. Non era nelle mie abitudini provare sentimenti di alcuna sorta verso il prossimo che non fossero rispetto verso i superiori o morboso interesse puramente scientifico per le mie "cavie", ma in quel preciso istante sperai davvero per quel povero konpaku che non abitasse da sola nel Rukongai. Non risposi ulteriormente, limitandomi ad annuire e a continuare a camminare. Sakura reggeva il mio passo senza troppi problemi, mi stava seguendo con relativa disinvoltura -se non fosse stato per il fatto che giunti sullo spazio erboso aveva rallentato impercettibilmente il passo, l'avrei avuta praticamente subito dietro di me per tutto il tempo-. Per un attimo dubitai seriamente della mia valutazione... Possibile che Sakura fosse semplicemente una bambina dal dubbio gusto etico? Ma quella ragazzina tutta sorprese aveva appena cominciato a lasciarmi a bocca aperta, il bello doveva ancora venire.
    Una volta che mi fui accomodato sul ceppo, prima di cominciare con la mia presentazione completa e la spiegazione sul cosa rappresentavo io per lei, attesi che anche lei si sedesse. Invece che prendere posto su uno dei tre ceppi posti di fronte a me la rossa preferì prendere posto sull'erba, costringendomi quasi a guardarla dall'alto in basso viste anche le sue dimensioni piuttosto ridotte. «... Che diamine fa?» mi chiesi inarcando un sopracciglio. Ero sicuramente un suo superiore, ma lei aveva un concetto distorto del rispetto. Probabilmente il sedersi in quel modo sarebbe stato giudicato profondamente irrispettoso da una delle tamte cariatidi del Gotei 13, ma io decisi di non dare peso a simili sciocchezze, non mi erano mai importate e non avrei certo cominciato con lei a prendermela per cose simili. In fondo in quel particolare senso anch'io non ero uno stinco di santo.
    Al termine del mio discorso, la ragazza mi pose una domanda che sinceramente mi spiazzò. Per la prima volta nella mia vita non avevo la più pallida idea di che cosa dire. Non una battuta, non una risposta ironica, ma nemmeno una seria per dire la verità. «... Le domande si pongono per svariati motivi. Per conoscere quel che non si sa, quel che non si è capito, o magari per semplice curiosità. Credi di sentire il bisogno di porre qualche domanda inerente a ciò che ho detto?» In qualche modo ero riuscito a salvarmi in calcio d'angolo, ma quella ragazzina mi aveva seriamente messo in difficoltà sul piano intellettuale... Ero realmente stupefatto. Ma ciò che ancora di più mi sorprese fu la sua risposta alla domanda successiva... Scie? Labirinti? Io onestamente non avevo la più pallida idea di cosa diamine Sakura stesse parlando, ma una cosa sembrava essere ormai chiara: lei vedeva ed avvertiva le cose in un modo completamente differente da quello di una persona normale, per tanto io sentivo l'autentico dovere di analizzarla. Quella del provare un irrefrenabile desiderio di analizzare le cose che non conoscevo era una delle mie ossessioni permanenti, insieme a quella del cercare un modo di crescere più in fretta o di rendere i miei tratti più mascolini... Ma questa è un'altra storia. «... Mh. Scie, dici... Vediamo fino a che punto queste scie possono rivelarsi utili.» dissi semplicemente, benché non ci avessi capito granché. In realtà programmavo di farla infiltrare nelle cucine per recuperarmi un oggetto senza farsi scoprire, ma adesso volevo farle fare qualcosa di più <estremo>. Estrassi dalla saccoccia che portavo attaccata alla cintura una boccetta contenente un liquido ceruleo dalle tonalità piuttosto acceso e la feci oscillare un poco per sottolinearne il contenuto più a me stesso che a lei, essendo certo che non lo stesse nemmeno guardando. «Questa che vedi è una pozione che ho ultimato di recente. Avevo intenzione di farti fare tutt'altra cosa per la prova odierna, ma credo che così per almeno uno di noi due la cosa risulterà essere più interessante. Su, bevila, tutta d'un sorso. Ti avverto, potrebbe avere un sapore piuttosto aspro.» Le porsi la boccetta, dopo averla stappata, ed attesi che eseguisse l'ordine che le avevo impartito. «Non preoccuparti, non è nulla di letale. Quella che hai appena bevuto è un'innocua pozione che nell'arco di appena quarantacinque minuti inibirà del tutto la tua capacità di produzione di energia spirituale sigillando i punti in cui esso si forma... Mandandoti in coma. Il tuo compito è di sottrarmi nel tempo stabilito il sacchetto che porto qui attaccato alla cintura della divisa, così da recuperare l'antidoto contenuto al suo interno. Se ce la fai, passi la prova. Nel caso contrario, cadi in coma, ti salvo ma sarò costretto a stroncare sul nascere il tuo cammino sulla via degli shinigami.» la fissai con attenzione, cercando di cogliere eventuali emozioni sul suo volto scarabocchiato. Mi chiesi se in quel momento avrebbe provato paura, ansia, rabbia... Ero così dannatamente curioso di sapere cosa accadeva in quella testolina rossa! «Ti suggerisco di iniziare, il tempo scorre.»





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  6. InTheMaze
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    Emotività



    «... Le domande si pongono per svariati motivi. Per conoscere quel che non si sa, quel che non si è capito, o magari per semplice curiosità. Credi di sentire il bisogno di porre qualche domanda inerente a ciò che ho detto?»

    Capisco, quindi in effetti non avrei avuto motivo di chiedere nient'altro. Faccio, debolmente, cenno di no con la testa, mentre i miei occhi, insistenti, seguono le Scie che si dipanano dalle mie dita, circondano i piedi di Shinji, e avvolgono il tronco d'albero su cui è seduto. Si allontanano, andando ad abbracciare anche gli altri ceppi. E poi ancora, arrampicandosi su alcuni alberi, nelle vicinanze.

    «... Mh. Scie, dici... Vediamo fino a che punto queste scie possono rivelarsi utili.»

    Questa è sicuramente ironia. Ora, io so di non capire bene l'ironia, ma non esiste che un "sensei" non sappia una cosa che non sa un suo "allievo". Mi sta sicuramente mettendo alla prova. Vuole vedere se sono davvero capace di seguire queste regole. Ma io sono brava, e mi impegnerò al massimo.
    Registra la frase come esempio di "ironia". Importante è il contesto, funziona solo se a dirlo è un "sensei". Ora, quando qualcuno fa dell'ironia, bisogna sorridere.
    Ecco perché le mie labbra si curvano appena verso l'alto. Non sono sicura di come funzioni con gli occhi, quindi sono solo le labbra a muoversi disegnando quello che, senza ombra di dubbio, ne sono sicura, è un sorriso sul mio volto.

    Con la coda dell'occhio noto che Shinji estrae da un contenitore una boccetta. La agita, e i miei occhi si fissano su di essa. Il contenuto è di un bell'azzurro chiaro, e si muove. Definizione: ceruleo. Mi piacciono i liquidi che si muovono, e io lo osservo, intensamente. Le parole arrivano, lontane, ma arrivano.

    «Questa che vedi è una pozione che ho ultimato di recente. Avevo intenzione di farti fare tutt'altra cosa per la prova odierna, ma credo che così per almeno uno di noi due la cosa risulterà essere più interessante. Su, bevila, tutta d'un sorso. Ti avverto, potrebbe avere un sapore piuttosto aspro.»

    Lui mi passa la boccetta, stappata. Io la prendo e la guardo. Nel contatto, le nostre mani non si sfiorano nemmeno. Tutto quello che tocco è il freddo vetro che la contiene. Freddo. Ostile. Orribile.
    Guardo la boccetta.
    La guardo.
    Guardo la boccetta.


    greenpotion01byfuguesto


    Quanto tempo sta passando? Il liquido azzurro si agita, scosso dal tremore della mia mano, sento che le lacrime iniziano a scendere. Non voglio. No. No no. No. Non voglio. No. Non voglio. No. Non fatemelo fare. No. No. Vi prego.
    No no no no. Non voglio. No. No.
    Singhiozzi salgono dalla mia gola, eruttano attraverso le mie labbra.

    Bere questa cosa non mi piace. Io lo so.
    Ma Shinji ha detto che devo berla, e lui ha "autorità". Non posso rifiutarmi, alla fine deve pensare che io sia bravissima. Quindi non posso rifiutarmi. L'azzurro della bevanda è bello, ma non invitante. E poi lu ha detto che è aspro. L'ho sentito. A me non piacciono i cibi aspri.
    No no. Non mi piacciono proprio.
    Ma devo fare la brava.

    Avvicino le labbra all'ampolla. Sento le lacrime che scendono copiose lungo le mie guance Inumidiscono il Kimono. Respiro timidamente il contenuto, ed è inodore. Non chiudo gli occhi, perché il blu mi piace.
    Appoggio le labbra all'ampolla, e la inclino debolmente. Non abbastanza perché il contenuto arrivi alla mia pelle comunque.
    Allontano l'ampolla dal mio viso. Respiro pesantemente, cercando di contenere i singhiozzi.
    Riavvicino le labbra all'ampolla, e bevo, tutto d'un fiato.



    Allenamento



    «Non preoccuparti, non è nulla di letale. Quella che hai appena bevuto è un'innocua pozione che nell'arco di appena quarantacinque minuti inibirà del tutto la tua capacità di produzione di energia spirituale sigillando i punti in cui esso si forma... Mandandoti in coma. Il tuo compito è di sottrarmi nel tempo stabilito il sacchetto che porto qui attaccato alla cintura della divisa, così da recuperare l'antidoto contenuto al suo interno. Se ce la fai, passi la prova. Nel caso contrario, cadi in coma, ti salvo ma sarò costretto a stroncare sul nascere il tuo cammino sulla via degli shinigami.»

    I conati mi assalgono mentre il liquido orribile si fa strada nella mia gola, e verso il mio stomaco. Testarda, continuo a deglutire, ricacciandoli indietro, perché io sono brava, mentre ondate di brividi scuotono l'intero mio corpo. Io mi tengo le ginocchia, raggomitolata in posizione fetale. Piango, apertamente, e le parole di Shinji sono lontane, ma arrivano.

    Lui si è alzato in piedi, e parla. Mi spiega cosa devo fare. Per fortuna, non dovrò bere ancora quella bevanda orribile. Dovrò solo ottenere un antidoto, recuperare il sacchetto legato alla sua cintura. Apparentemente, se non ci riuscirò, non potrò continuare ad allenarmi per diventare una Shinigami.
    Il mio respiro è lento, mentre a mia volta mi alzo in piedi. Il sapore del liquido è svanito, così come ogni traccia di dolore dal mio organismo. Ringrazio il Labirinto, perché tiene lontano il ricordo di quel sapore da me.

    «Ti suggerisco di iniziare, il tempo scorre.»

    Per la prima volta, osservo distrattamente Shinji, sorvolando su un volto che faccio fatica a classificare come "uomo" o "donna", passando per i suoi abiti, e per un piccolo sacchetto attaccato alla sua cinta. Ai piedi calza sandali, quindi non può sentire distintamente le Scie sul terreno come me. I dettagli iniziano ad entrare nella mia testa attraverso i piedi. Gli occhi. Le orecchie. I tronchi sono gli unici ostacoli rilevanti nelle immediate vicinanze. Uno si trova immediatamente dietro alla gamba destra di Shinji. Uno alla mia destra, circa due metri. Uno dietro di me, altri due metri. L'ultimo alla mia sinistra, un metro e mezzo circa. Il sacchetto è attaccato all'altezza del fianco sinistro, vicino alla Katana. Meno di tre metri dietro di Shinji c'è il primo albero, un ciliegio. In questa stagione non fiorisce, ma è coperto di foglie. Dietro di esso ce ne sono altri. La trama in cui sono disposti sembra essere rozzamente esagonale. Poco più di una decina di metri, dietro di me, c'è il muro dell'accademia. Nel muro una porta.

    Esistono due modi per ottenere il sacchetto. Il primo è chiederlo al sensei. Il secondo è rubarlo. Chiedere il sacchetto è preferibile, perché Shinji è sicuramente superiore a me in velocità e forza fisica, visto che ha "autorità". Se anche la risposta fosse negativa, potrò sfruttare una maggior vicinanza alla sua persona per tentare di sottrarglielo.

    Le scie sono piuttosto chiare in questo senso. L'unica strategia attuabile è tentare di spingere Shinji nel Labirinto verso un vicolo cieco. In questo modo si massimizzano le possibilità che io riesca a raggiungere il sacchetto.
    Inserisci il sacchetto nella categoria "obiettivo". Nella categoria "premio". Se prendo il sacchetto, Shinji mi dirà che sono stata brava.
    Vantaggi: i miei piedi sono nudi, mentre quelli di Shinji calzano sandali. I tronchi possono essere usati per sbilanciarlo. Ho una strategia complessa nel labirinto.
    Svantaggi: le prestazioni di Shinji sono sicuramente superiori alle mie. Potrebbe rispondere in maniera inaspettata. Potrebbe mostrare cose di cui non sono a conoscenza.
    Risultato: altissimo rischio e probabile fallimento.

    L'analisi non richiede più di mezzo secondo. In fin dei conti sono allenata. L'arena è tracciata nella mia testa come una mappa, potrei percorrerla ad occhi chiusi, senza rischiare di sbagliarmi o urtare inavvertitamente qualcosa. Unica variabile: la posizione del sensei.

    Un passo verso destra, uno in avanti, lentamente. La mano sinistra si solleva, davanti ai miei occhi. Il braccio teso, i miei occhi fissi sul Labirinto, disegnato nel palmo.

    "Il modo più semplice per ottenere quel sacchetto è che Shinji glielo dia. Lo daresti a Sakura, per favore?"




    Notes
    Coff.
    Se non si è capito, Sakura ha qualche problema ad assaggiare nuove pietanze. Ne ha ancora di più con i cibi aspri. Le ho dovuto fare violenza per farle bere questa pozione, poveretta. Speriamo che almeno l'antidoto sia dolce, altrimenti potrebbe vomitarlo e addio! Vorrei soffermarmi anche un attimo su un dettaglio interpretativo. L'espressione di Sakura cambia, improvvisamente, quando l'azione inizia. Prima è "disperata". Poi è semplicemente "neutra". Una volta che lo stimolo è sparito e appartiene al passato, è quasi come se non ci fosse mai stato.
    Ora, nella parte di "attacco" vera e propria ho preferito non descrivere un'azione estremamente complessa, riempiendola di se e forse, ma limitarmi a una estremamente semplice, che magari ci dia l'opportunità di ruolare un pochino. Alla fine, è tutto molto divertente!
    Quindi, in definitiva, anche se Sakura ha già tutta una strategia nella testa (come si è capito), credo sia meglio andarci tranquilli, e godercela di più.
    E se non si fosse capito, no, l'attacco frontale non è nelle sue corde!

     
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    Solo due cose; scusa il ritardo (ma questo lo sai) e perdonami per qualche eventuale errore (guarda un po' l'ora ahahah). Almeno andiamo avanti, dai.


    S h i n j i  F u k u d a - S C H E D A

    XII Division, 7th Seat

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    Narrato ~ Parlato Shinji ~ Pensato ~ Parlato altrui ~ Mormorato

    Se qualche tempo fa mi avessero detto che il mio destino era quello di diventare un insegnante all'Accademia, probabilmente avrei riso di gusto in faccia al povero idiota che si fosse permesso a dire una simile idiozia. Se poi mi avessero detto che lì avrei incontrato dei soggetti di studio interessanti, probabilmente avrei fatto rinchiudere quel pazzo nella cella di un qualche manicomio alla Soul Society. Anzi, dal momento che non vi sono manicomi, qui, mi sarei prodigato di rinchiuderlo in una gabbia e di cominciare a studiare più da vicino la follia dell'essere umano ed in quali direzioni essa può svilupparsi. Sarebbe stato senz'altro un progetto molto divertente da portare avanti... Ma, sfortunatamente, mai nessuno si prodigò di avvisarmi di un'eventualità del genere.
    Capite bene quindi il mio sgomento nel ritrovarmi improvvisamente ad avere a che fare con un soggetto così... così... come dire? Problematico? Delicato? Interessante? Forse tutti e tre i termini assieme. Sakura era quanto di più strano avessi mai visto davanti ai miei occhi da tempo immemore, e di cose strane -soprattutto la prima volta che misi piede all'interno della Dodicesima Divisione- ne ho viste veramente tante. Aveva degli schemi comportamentali e logici completamente tutti suoi; stava risultando davvero difficile riuscire a comprenderla e forse il fatto che per me stesse diventando così più incredibilmente interessante ogni singolo istante che passava dipendeva proprio da questo non capire cosa diavolo intendesse ogni volta che apriva bocca o cosa facesse quando si muoveva. Non mi spiego altrimenti il fatto per cui una bambina che mostrava sì e no neanche tredici anni, coperta da strani segni di inchiostro nero, fosse diventata in un tempo pressoché nullo quella che iniziai ad etichettare nella mia mente come "Soggetto S". Lei era troppo interessante per essere lasciata a sé stessa ed io mi sentivo in dovere di analizzarla il più possibile.
    Da lì nacque quindi l'idea di farle bere quell'intruglio che avevo recentemente ultimato una pozione niente male, devo dire, ma che ovviamente era piuttosto difficile da usare in battaglia. Era nata originariamente come pozione di cui la lama della mia zampakutou sarebbe dovuta essere intrisa, ma era ancora troppo imperfetta per poter essere utilizzata a tale scopo; ragione per la quale fare qualche test con la piccoletta non avrebbe rappresentato in alcun modo un problema insormontabile. Sakura, in un primo momento, sembrò quasi vagamente contenta della cosa. Decisamente meno quando finalmente la boccetta contenente il liquido ceruleo passò tra le sue mani. Ennesima reazione inaspettata: il soggetto cominciò a piangere a dirotto, singhiozzando violentemente senza dire una sola parola. Probabilmente chissà quanto casino vi era all'interno di quella testolina, ed io avrei pagato tutti gli yen del mondo solo per averne conferma. E magari riuscire a captare parte di quel casino, sapere quale dissidio accadeva all'interno di lei. Alla fine, con più di una titubanza, la ragazzina riuscì a mandar giù tutto d'un fiato la mia pozione.
    Inarcai un sopracciglio, fissandola inespressivo mentre lei si rannicchiava in posizione fetale e continuava a piangere. Le spiegai quindi cosa avrebbe dovuto fare per completare l'obbiettivo odierno, non riuscendo a non nascondere una certa punta di impazienza nel mio tono di voce. Riuscii a notare che, nonostante stesse piangendo, Sakura non aveva smesso per un solo secondo di rivolgermi la sua attenzione più totale. Ero positivamente impressionato, ma non esteriormente. Lì continuava a vigere la mia solita indifferenza. Quando mi alzai dal mio ceppo, lei rimase qualche secondo immobile, probabilmente stava pensando.
    Notai anche che aveva smesso di piangere e, anche in questo caso, mi chiesi il perché. Dal momento che non conoscevo la causa scatenante del pianto, era difficile immaginare una causa per la quale avrebbe dovuto smettere. Poi avanzò qualche passo incerto verso di me e, tendendo una mano verso di me, mi annunciò placidamente che era arrivata alla conclusione che il modo più semplice ed immediato di ottenere l'antidoto era che fossi io stesso a darglielo. E grazie tante. Dire che mi lasciò di stucco, comunque, era poco. Anche quella era una reazione che decisamente non mi sarei aspettato e che fecero crescere esponenzialmente sia il mio interesse scientifico verso di lei, che una sorta di simpatia per quell'esserino imprevedibile che era riuscita ad avere l'abilità di divertirmi. E non era una cosa da poco. «Assolutamente no.» fu la risposta secca che ricevette, dopo qualche istante di naturale e comprensibile perplessità. «Sono passati due minuti da quando hai bevuto la pozione, mi scoccia essere ripetitivo ma oserei dire che sì, il tempo scorre. Ti suggerirei di iniziare.» Era vero, odiavo mortalmente ripetermi. Ma viste le circostanze ed il soggetto "particolare" in questione, forse era il caso di fare uno strappo alla regola. Rimasi quindi lì, immobile in posizione di guardia, in attesa di una mossa della ragazza che a questo punto non ero più tanto sicuro sarebbe arrivata.





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  8. InTheMaze
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    "Assolutamente no."


    Queste sono le parole del sensei. Semplici. Concise. Efficaci. Non che mi aspettassi diversamente, in effetti, ma era necessario chiedere. Quando si esplora un labirinto, è opportuno non lasciare le vie più ovvie come intentate.
    I miei occhi sono concentrati sul sacchetto. Non c'è altro. L'odore dell'erba nell'aria. I colori. Il suono di uccelli, vicino, quello di gente che parla, più lontano. Tutto parte del rumore di fondo che viene tenuto a bada dal Labirinto. Il Labirinto serve a dare ordine. A disciplinare il caos, dandogli significato, rendendo possibile il capire dove conduce.

    Non ho bisogno di ascoltarlo con attenzione, per sapere dove mi porteranno le scie.

    «Sono passati due minuti da quando hai bevuto la pozione, mi scoccia essere ripetitivo ma oserei dire che sì, il tempo scorre. Ti suggerirei di iniziare.»

    La parole del mio maestro non hanno il tempo che servirebbe naturalmente loro per concludersi. Come quando la neve cade a terra, d'inverno, e tu la prendi in mano, e quella si scioglie, e non è più neve. Questa è una delle cose che so. La neve si scioglie se la tocchi.
    La mia mano si allunga, come se dovesse prendere della neve. Non ha importanza se cade, o se è per terra. Se la tocchi si scioglie. Il contatto è parte essenziale del procedimento, e attraverso il contatto si compie il rapporto causa-effetto, guidato dal Labirinto.
    È semplice, in effetti, davvero.


    ocv2


    La gamba destra di Shinji si trova esattamente di fronte al tronco. La mia mano destra è protesa verso di lui. L'istante è congelato in una posizione perfetta.
    Tutto quello che devo fare è sbilanciare il mio fisico in avanti, leggermente verso sinistra.

    Lui se l'aspetta, è di guardia. Il sensei non si può cogliere di sorpresa, perché ha "autorità". Per me è impossibile arrivare a rubargli il sacchetto senza che lui lo desideri. Ma devo impegnarmi perché solo in questo modo potrò avere il "premio". Solo così potrò essere capace di seguire le scie, diventando una Shinigami.
    E se mi impegnerò, Shinji mi dirà che sono stata bravissima. Magari mi accarezzerà la testa. O tra le gambe. Mi piace quando mi accarezzano tra le gambe.

    È così che spicco il mio minuscolo salto. Le dita, piccole, veloci, cercano con intensità quel piccolo oggetto. E see lo attacco in questo modo, lui ha principalmente due possibilità davanti.

    Si muove all'indietro. In questo caso molto probabilmente il suo piede destro all'atto di cercare un appoggio sbatterà contro il tronco. Questo potrebbe sbilanciarlo e farlo cadere. In quel caso il mio impeto mi porterebbe sopra di lui, e trovandomi a contatto con il suo corpo sfilargli la boccetta potrebbe essere più semplice. È lo scenario più probabile, vista la nostra vicinanza attuale. È anche lo scenario più auspicabile.

    Si muove a sinistra. In questo caso io mi troverei sbilanciata in avanti, e perdendo l'equilibrio atterrerei sull'erba morbida, schivando di poco il tronco. In questo caso avrei la schiena completamente aperta a un potenziale contrattacco. Azioni correttive: controllare lo sbilanciamento correndo il più velocemente possibile per alcuni metri. Girarmi.

    Azioni improbabili: Salto in alto. Movimento a destra. In entrambi i casi mi trovo nella circostanza due.
    Azioni improbabili: Salto all'indietro. In questo caso lui si trova più vicino agli alberi. Auspicabile per me.
    Azioni possibili: Altro.

    Le possibilità si sviluppano dietro ai miei occhi come strade. Sono bianche, in uno sfondo nero, e mi guidano. Pulsano, alcune più intense, altre più flebili, alcune nascoste del tutto. Mi chiamano, e io non posso fare altro che seguirle.

    L'aria esce in un gemito nel movimento. Le dita sono arcuate, tese in avanti. L'abito che indosso è fastidiosamente scomodo, e impedisce i movimenti, anche se in maniera minima.
    Registra che forse la taglia è troppo minuta.

    Nello sbilanciarmi percepisco l'erba sotto i piedi, che mi guida. Le scie, che mi dicono cosa fare, dove andare. Socchiudo gli occhi, assaporando la sensazione di solletico sotto la pelle. Perché Shinji rinuncia?



    Notes
    Post relativamente breve, ma come ti ho detto, ora che siamo nel vivo dell'azione preferisco non avventurarmi troppo in se e ma, e piuttosto dividere l'azione in tanti piccoli passaggi. Nella fattispecie, in questo post l'azione che, essenzialmente, compie Sakura è spingersi contro Shinji, tentando di afferrare il sacchetto. Si è già, abbondantemente, resa conto che l'unico modo che ha per prendere il sacchetto è sottrarglielo, e sta tentando di mettere in atto una strategia complessa che le permetta di raggiungere quest'obiettivo, da qui la previsione dei vari scenari in cui si possa venire a trovare.
    Spero che lo stile narrativo sia piacevole. Sto approfittando del pg, originale anche per me (nel senso che non ne ho mai giocato uno così) per sperimentare un po'.

     
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7 replies since 14/4/2013, 15:10   138 views
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