Esame Shinigami

Per Kaito Nakamura

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  1. Burbda
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    11° SEGGIO

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    Fresco di vacanza, si ricomincia! Ne approfitto per caricarci entrambi con una soundtrack che fa al caso


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    Col ca**o! Altro che sentimentalismi da femminucce "Quelli sono i miei guantoni" "Posso sentirli" "Sento che sono miei" "Con loro ho passato tanti momenti quindi devo fermarmi e indossarli". Quei dannati così mi presero in pieno schiacciando all'inverosimile lo stomaco e togliendomi per un momento la possibilità di respirare. A quanto pare in vita dovevo aver fatto davvero qualcosa di brutto perché il "caso" fece impigliare il guantone nel mio kimono e -come se lo spaccafiato non bastasse- questi ripartirono con la velocità di un jet a reazione trascinandomi verso l'alto.
    LO SO CHE RIDETE. NON. E'. DIVERTENTE.
    Quella comunque era la mia unica occasione per attuare quello che IN TEORIA doveva essere il piano per fermare i guantoni: infilarmeli. Quando però feci per afferrarli dalla parte aperta, mi resi conto che non era poi così aperta. E parecchio pelosa.

    EXTREEEEEEEME!!!

    Credo di essere rimasto sordo per un po' dopo quell'urlaccio che sul momento non riuscii bene a concepire. Concepii molto bene invece che quei guantoni appartenevano già a qualcuno, o a qualcosa, o a qualcuno molto molto peloso. Per qualche strana ragione però non riuscivo a vedere chi o appunto cosa avevo di fronte. E non venite a dirmi che era per via del buio, perché i guantoni li vedevo benissimo. Le circostanze comunque mi distolsero rapidamente da questo dilemma, perché dopo una salita c'è sempre una discesa, e tanto è grande la salita, beh...
    Con una manovra degna di un caccia i guantoni si avvitarono invertendo rapidamente il sopra e il sotto, dirigendosi TROPPO rapidamente verso il sotto. Era una brutta sensazione, in quanto con tutto il nero intorno era impossibile affermare effettivamente quando sarebbe avvenuto l'impatto col terreno e su che tipo di terreno. Così, come quando si aspetta l'impatto di una bomba sentendone solo il suono, aspettavo l'impatto che già lo sapevo mi avrebbe distrutto.

    LO ODIO QUESTO POSTOOOOOOOOO

    Un'urlo liberatorio, prima di impattare contro qualcosa che non era evidentemente solido perché lo sfondammo letteralmente. Il dolore si fece sentire comunque, visto che i muscoli non erano irrigiditi a dovere. Quello su cui capitai sopra in seguito però era indubbiamente la miglior cosa succedutami da che ero in quel luogo. Una superficie bianca, la potevo vedere, e molleggiante mi accolse facendo sparire per un momento tutti i dolori che avevo. Questi impiegarono tuttavia poco a tornare quando scattai in piedi a causa di una luce da stadio improvvisa e un boato di voci. Faceva male il torace in particolare, le costole fluttuanti erano davvero troppo fluttuanti.
    Una volta eretto potei finalmente dare una definizione al luogo in cui mi trovavo: ring da combattimento.

    SIGNORE E SIGNORI, ECCO FINALMENTE ARRIVATO LO SFIDANTE AL TITOLO DI CAMPIONE!! LO ABBIAMO ATTESO A LUNGO, NON E' VERO SIGNORE E SIGNORI? ALLORA FACCIAMOGLI UN APPLAUSO COME SI DEVE, SPRONATE IL SUO SPIRITO COMBATTIVO FINO AL MASSIMOOOOOO!!!!



    Una voce chiaramente amplificata diede il via alle urla sfrenate dei presenti, i quali crearono un muro di suono che mi prese in pieno facendomi perdere l'equilibrio mandando in tilt le ciglia dell'orecchio.

    LO SFIDANTE DICHIARI AD ALTA VOCE NOME, ALTEZZA, PESO E MOTTO!!



    Ancora una volta quella voce da presentatore incredibilmente odiosa eppure così rassicurante, in un certo senso, che ti fa sentire a casa. Stetti in silenzio per diversi minuti, lì impalato al centro del ring, guardando le miriadi di persone che non avevo la più pallida idea di come potessero essere finite lì. A tutto quello che stavo passando non c'era davvero spiegazione razionale e dovetti per forza convenire di essere in un sogno. La spiegazione più razionale nell'irrazionalità. Incredibilmente, l'aver trovato un nome a questa situazione mi tranquillizzò enormemente e mi diede la possibilità di ragionare lucidamente. Trattiamolo da tale 'sto sogno!
    Mi avvicinai a un lato del riquadro mettendo la gamba destra sulla seconda corda e dandomi la spinta salii sopra di essa, con la terza corda che mi impediva di cadere. Tutto in modo stranamente automatico.

    Kaito Nakamura! Un metro e novanta, ottantotto chili!

    Mi trovai seriamente in difficoltà sul motto.

    ...Siete tutti bellissimi!

    In assenza di risposta, adulate!
     
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11 replies since 27/4/2013, 18:40   148 views
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