Esame Shinigami

Per Kaito Nakamura

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Belfagor90
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Parti pure con la descrizione della tua giornata tipo. Questo giro ho in mente un esame un po' diverso dal normale, spero che ti piacerà XD
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    11° SEGGIO

    Group
    Member
    Posts
    5,574

    Status
    Anonymous
    Domanda da un milione di dollari: essendo candidato all'esame Shinigami e quindi passato a Energia Gialla, devo aggiungere 20 punti alle statistiche?


    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Tutti gli altri che non contano

    La vita faceva veramente schifo in quel periodo. Dopo l'ultimo allenamento ero stato accannato "quattrazzzzero" nel Rukongai, costretto a continuare a dormire in quella catapecchia di casa che a stento si reggeva in piedi senza neppure uno straccio di notizia dall'accademia Shinigami. Avevo contato i giorni, oh sì, ogni mattina facevo un segno sul muro come i carcerati. Ventuno giorni. Tre settimane ho passato a vegetare come un drogato in astinenza da lezioni. Beh, qualcosa però ho fatto, nel tempo libero (tutto il giorno) mi dilettavo a testare le mie capacità e a tenermi allenato, perciò andavo a giocare d'azzardo e scatenavo risse incolpando una persona a caso di barare. Sono diventato anche famoso, "Er pantegana" mi chiamano gli altri giocatori, basta nominare il mio soprannome che subito tutti si prendono a cazzotti. In realtà non so bene perché mi chiamino così, né in che lingua sia usato il prefisso/articolo "er", so solo che ad affibbiarmelo sono stati quattro uomini di cinquant'anni abbronzati cotti con tatuaggi, bandane e occhiali da sole firmati "Ray-Ban" con un modo di parlare tutto loro.
    Ma queste sono quisquilie in confronto alla mia vera occupazione di quel periodo, infatti quelle tre settimane le ho passate con un obbiettivo fondamentale, un bersaglio principale, una missione primaria che se completata mi avrebbe permesso di ottenere tramite quest l'elmo vikingo Duragudurur: scoprire il nome del mio Sensei. Ebbene sì, il Bianco non solo mi aveva lasciato senza proferire parola, ma non mi aveva neanche ancora detto il suo nome del diavolo. E il suo nome mi serviva, altrimenti in futuro come avrei fatto a trovarlo per tagliargli la testa?
    Non so come ti chiami, ma ti troverò... e ti ucciderò
    In vena di citazioni da film mi incamminai verso l'accademia, era mattina, deciso e pronto più che mai a estorcere informazioni a chiunque mi si fosse parato davanti. Per l'occasione mi vestii anche in modo particolare, uno dei quattro individui dalla strana parlata poco raccomandabili infatti mi regalò il suo vestiario che sfortunatamente dovetti per forza accettare dato che a quanto pare ero diventato suo zio. Sue testuali parole furono "Oh zi' pia 'a robbba mia e vaje a rompe 'r culo". Devo dire però che stare in canottiera nera scollata con i peli arruffati di fuori (se ve lo state chiedendo no, non ho il torace peloso, è che il tipo mi ha regalato anche i suoi peli), indossare un berretto dalle dimensioni relativamente spropositate che stava PER FORZA di traverso e una catena d'oro terminante con una placca grande quanto un cerchione di bicicletta con su scritto in diamanti "Mc Fierli" mi faceva sentire sicuro di me. Oltre che idiota, s'intende. Ah già, non scordiamoci degli occhiali Ray-Ban in stile maschera da sci quasi più grossi dell'intera faccia che stavano pelo pelo sulla punta del naso!
    Salve, sto cercando, ehm... uno shinigami dall'aspetto poco raccomandabile con i capelli lunghi bianchi
    Arrivato finalmente in accademia mi presentai davanti a quello che doveva essere il banco informazioni.
    In realtà non lo sto fisicamente cercando, vederlo è l'ultima cosa che voglio, m'interessa soltanto sapere il suo nome
    L'uomo dietro il bancone, forse spaventato dal mio aspetto forse molto diligente, cercò in frettissima su diverse scartoffie ed elenchi uno shinigami che corrispondesse alla mia descrizione e non ci volle molto prima di trovarlo.
    Qui c'è uno shinigami che corrisponde alla sua descrizione, anche se non sono autorizzato a dirle il suo nome.
    Le palpebre mi si strinsero mentre mentre trapassai l'anima del tipo da parte a parte.
    ...Che vuol dire che non sei autorizzato a dirmi il suo nome?
    Posai la capezza d'oro sul bancone assieme a un braccio riducendo la distanza fra i nostri visi. Dovevo incutere parecchio timore vestito così. O forse mi scambiavano per matto.
    Q-quello che ho detto... non posso rivelarle alcuna informazione, è... è la legge, mi dispiace
    Visibilmente a disagio l'uomo cominciò a sudare freddo guizzando con gli occhi a destra e sinistra in cerca di una via d'uscita nel caso l'avessi aggredito. Sembrava stesse attuando la tattica del "se mi muovo lentamente forse non mi attaccherà". Passarono attimi di silenzio nei quali scrutai nella sua anima e cercai dentro di me tutte le possibili soluzioni al problema. Alla fine optai per la più diplomatica che mi veniva in mente.
    BRUTTO DISGRAZIATO DIMMI SUBITO COME SI CHIAMA
    AAAAAAAAAAAAAAAH SICUREZZAAAAAAAAA
    Mi fiondai dall'altra parte del bancone attaccandolo alla gola cercando di strozzarlo con entrambe le mani e per un momento riuscii ad afferrarlo, anche se poi un omaccione peloso e barbuto vestito in stile Matrix di almeno 200 chili di cui 150 di muscoli mi placcò alla mia destra sbattendomi violentemente per terra e poi un secondo mi si gettò sopra con un atterramento da wrestler. Ridotto a una poltiglia mi tirarono su afferrandomi per le braccia mentre cercavo di divincolarmi invano e venivo letteralmente gettato fuori dalle porte dell'accademia.
    Una volta a terra potei osservare i due uomini perfettamente uguali che si sbattevano le mani orgogliosi del loro lavoro compiuto.
    Sì bravi, tornate alle vostre pomiciate omosessu-AAAAAAAAH
    Quando vidi che al mio insulto fecero per caricarmi mi alzai e fuggii nel folto del Rukongai urlando come una collegiale che ha appena visto i suoi idoli musicali dal vivo. Il tutto vestito con una canottiera nera scollata, un berretto spropositatamente largo, una capezza d'oro da tre chili e mezzo e un paio d'occhiali colossale.
    Giunto a un posto sicuro, cioè casa mia, mi sedetti sui gradini che precedevano la porta d'ingresso, non volevo entrare perché se l'uomo con cui dividevo l'appartamento mi avesse visto mi avrebbe sicuramente preso-
    Ehi Kaito-Kun, perché sei vestito da tossico?
    ...
    Fottiti.
    Ero sconsolato, reduce da uno scontro con due omoni di dubbia sessualità, seduto sui gradini di casa mia con il mio coinquilino che mi prendeva in giro e per di più ero vestito da emerito deficiente. Poteva andare peggio?

    Non sapendo se terminare la giornata o no ho lasciato in sospeso così, spero vada bene :]
     
    Top
    .
  3. Belfagor90
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    20 punti da energia gialla? Oh yes, sono tutti tuoi e grazie per averci segnalato una cosa da cambiare nel regolamento. Ora dammi i miei soldi! *.*

    Domande e cavolate a parte: hai un po' sforato i limiti di conoscenze possibili per un'anima del rukongai. Film, catene d'oro, canottiere, matrix... diciamo che almeno a me non piace vedere cose oltre l'ambientazione. Non per sgonfiare il tuo entusiasmo, ma rimaniamo in tema ^^



    E Kaito non fu l'unico a gridare come una ragazzina quel giorno. Se ne stava sulla soglia di casa a farsi domande sul perché e il percome, quando un altro grido da femminuccia echeggiò nell'aria assieme ad un fitto polverone che si avvicinò con estrema rapidità al luogo dove il ragazzo se ne stava a contemplare l'universo delle possibilità.
    Ci fu un lampo, qualcosa di giallo gli finì addosso urlando e venne praticamente catapultato in casa assieme a quella specie di uomo proiettile, perché proprio di un essere umano sembrava trattarsi.
    - DEVO NASCONDERMI!! - urlò istericamente il tipo sbarrando la porta in fretta e furia.
    Aveva una faccia parecchio spaventata e sotto il braccio portava una lunga custodia di legno che gli cadeva continuamente viste le dimensioni decisamente poco comode.
    - ODDIODDIODDIODDIODDIO!! - esclamò il tipo cominciando ad ammassare tutti i mobili disponibili (neanche posate e bicchieri vennero risparmiati) davanti alla porta della casupola.


    A te la reazione XD
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    11° SEGGIO

    Group
    Member
    Posts
    5,574

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Tutti gli altri che non contano

    Dopo avermi osservato divertito e perplesso allo stesso tempo quasi fossi un quadro d'arte post-moderna il mio compagno se ne andò, dicendo che sarebbe passato da qualche negozio per comprare da mangiare. Lo salutai mugugnando, mentre ripensavo alle disavventure di quel giorno e al fatto che non avevo la più pallida idea di cosa fare della mia vita dal momento che, probabilmente, mi avevano cacciato dall'accademia visto che non si facevano sentire da settimane. Conclusi che mi restava soltanto una cosa da fare: pregare. Così mi ripresi alzando la testa che era lasciata a penzoloni come se appartenesse a un cane bastonato e fui pervaso da una nuova energia che era quella della fede e della speranza.
    Oh sommo Dio della Soul Society! Ti prego dimmi cosa fare, dammi un segno! Investimi della tua sacra luce! Illuminami!
    Protesi le mani e il capo al cielo urlando in modo solenne e al tempo stesso tragico come un antico sacerdote egizio che cerca di mettersi in contatto con delle entità superiori e tutto mi aspettavo in quel momento: che la gente mi considerasse pazzo, che da un momento all'altro dei brutti ceffi sarebbero arrivati per portarmi via e rinchiudermi, ma di certo non di venir preso in parola!
    Subito dopo la mia invocazione mi arrivò alle orecchie un grido di quella che sicuramente era una ragazzina o comunque un' adolescente che mi fece abbassare il capo e diede l'opportunità di vedere un polverone che si dirigeva in modo inumanamente rapido verso di me.
    Ma che...?!
    SBEM. Venni travolto da un lampo giallo che mi scaraventò dentro casa buttando giù la porta l'ingresso. Non potei far niente per impedirlo, sia perché mi aveva colto totalmente alla sprovvista e sia perché avevo le mani al cielo che dovevano fungere da ricettori per l'energia di Dio. E' per questo che se nei momenti a venire quel "lampo" non avesse parlato sarei stato fermamente convinto di essere stato investito dalla Luce Divina.
    DEVO NASCONDERMI!!
    Un urlo incredibilmente familiare che fu emesso dal fulmine dal quale ero appena stato sbaragliato mi fece rendere conto che lo strillo di prima non apparteneva a una teenager in calore. Mi accorsi anche che quel... "giallo" non era né un segnale divino né un evento atmosferico, ma bensì una persona che stava arraffando alla carlona tutti i mobili/utensili/animali (?) che gli capitavano a tiro e li stava usando per sprangare la porta d'ingresso come se fosse inseguito dalla morte.
    Mi ci vollero parecchi secondi per riprendermi sia dallo shock fisico che da quello mentale, secondi fatali nei quali l'intruso ebbe tutto il tempo di attuare chissà quali piani malefici mentre io lo guardavo imbambolato con l'espressione di un bambino che guarda i cartoni animati. Sì, esatto, la classica posa da vegetale con le palpebre cadenti, lo sguardo vitreo e la mascella rilassata libera di sganciarsi come quella di un serpente. Fortunatamente mi ripresi prima del disastro totale.
    Ma dico ti ha dato di volta il cervello?! Che cavolo fai a casa mia?! Perché diavolo stai prendendo tutti i m- NO STA FERMO NON TOCCARE L'ARMADIO! FUNGE DA COLONNA PORTANTE CI CROLLA TUTTO IN TESTA!
    Mi gettai addosso al tipo cercando di prenderlo alle spalle e di saltargli sulla schiena nel tentativo di bloccarlo e solo allora mi accorsi che con sé aveva una custodia di legno parecchio lunga e parecchio difficile da portare all'apparenza. Nonostante la confusione però quel tipo continuava ancora ad avere un'aria familiare e più lo guardavo più mi convincevo di conoscerlo. Non era comunque una familiarità piacevole, al contrario, mi ricordava un qualcosa di terribilmente depravato.
    Fermati un attimo porca miseria, dimmi chi sei e per quale motivo hai sprangato la porta di casa mia! Tralasciamo la parte dove mi ti sei fiondato addosso
    Perché stavano succedendo tutte quelle cose? Che giorno era di tanto particolare da farmi più volte rischiare la vita e la sanità mentale? Mi ero alzato tranquillamente come tutte le mattine! Non avevo fatto niente di male a parte strangolare un segretario!
    Ma soprattutto: PERCHE' DIAVOLO SONO SULLA PORTA ANCHE LE MIE MUTANDE?!?!
     
    Top
    .
  5. Belfagor90
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Sembrò rendersi conto solo in quel momento della presenza del padrone della casa che aveva occupato e ciò lo mandò chiaramente nel panico. Un ultimo strillo e il pesante tavolo che veniva lanciato contro di lui furono le ultime cose che Kaito riuscì a ricordare prima di cadere in un coma profondo.
    Storia vuole che il suo attentatore rimise al suo posto l'arma del delitto e non risparmiò neppure il corpo esanime del ragazzo dal diventare parte della sua barricata improvvisata. Rimase lì, malamente sdraiato su sedie accatastate e la tazza del gabinetto, e i giorni seguenti li avrebbe ricordati per il terribile mal di schiena che quella posizione gli avrebbe procurato.

    Post breve, ma lo trovo adatto al ritmo che la storia ha preso. E poi scommetto che non vedi l'ora di iniziare XD
    Fammi un bel post di navigazione nell'oscurità del coma e, se mi soddisferà, procederemo col luogo interiore!
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    11° SEGGIO

    Group
    Member
    Posts
    5,574

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Tutti gli altri che non contano

    Oltre al danno la beffa. Oltre ad aver fatto irruzione in una casa che poteva essere abitata col 99% delle probabilità quell'essere biondo sembrò non pensare al fatto che ci potesse essere effettivamente qualcuno all'interno. Quel maniaco infatti parve spaventarsi quando capì che assieme a lui c'ero anche io e ovviò al problema con la soluzione meno popolare: l'ultima cosa che vidi fu il mio tavolo usato contro di me e lanciato con velocità e forza disumane senza lasciarmi il tempo di reagire, a malapena lo ebbi per rendermi conto della situazione. Il fato volle che venni preso in piena fronte dallo spigolo di una delle zampe e la forza assieme al punto colpito furono sufficienti a farmi perdere coscienza. Non potevo sapere di essere diventato anch'io parte dell'enorme blocco davanti la porta e di essere stato sdraiato su sedie accatastate con la testa nella tazza del bagno.
    Io ero nel buio.
    Ogni persona che è stata in coma e si è risvegliata racconta di aver provato sensazioni diverse, di essere stata in luoghi diversi e di ricordare cose diverse. Non si è riuscito infatti a delineare un profilo di ciò che si prova durante il coma, anche se molti lo etichettano come un lungo e profondo sogno. Personalmente posso dire che non è così.
    Io mi trovavo completamente al buio, in uno spazio senza spazio, senza dimensioni, senza punti effettivamente materiali da toccare, senza odori. Me ne stavo semplicemente lì, immerso in un oscurità tale che mi rendevo conto di avere gli occhi aperti solo sbattendo le palpebre. Potevo muovere le braccia e le gambe, ma non vi era nessuna superficie su cui poggiare, niente da afferrare o da toccare. Per un periodo della mia vita pensavo che la morte doveva essere così, semplicemente il nulla intorno a te che resta lì all'infinito. Poi però mi resi conto che era troppo triste per esser vero e iniziai a credere in un aldilà, che ovviamente non si avvicinava assolutamente alla Soul Society. In quel buio avevo ben poco da fare, riuscivo in qualche modo a percepirlo, lo avvertivo come una fase di transizione per qualcos'altro che ignoravo. Lasciai così andare l'unica cosa impossibile da bloccare, il pensiero, e mi tornarono alla mente diversi eventi sconnessi di quando ero in vita. Non ricordavo niente come la maggior parte delle anime lì, la mia morte doveva essere stata per forza traumatica. In particolare ci fu un'immagine che mi balzò in testa, quella di due guantoni da boxe blu legati fra loro tramite i lacci. Mi sembravano incredibilmente familiari, come se tutti i giorni non vedessi altro che quelli.
    Mh... doveva piacermi tanto la boxe...
    Appena un mormorio, con gli occhi socchiusi. Alla fine quel posto non era tanto male, ero io e io soltanto, non avevo bisogno di dimostrare nulla agli altri o a me stesso. Tutto ciò che immaginavo mi compariva davanti come un film o la slide di una serie di immagini e me ne stavo semplicemente lì a crogiolare nel nulla. Potevo anche pensare di star così per un po'.

    Post di una ventina di righe e un po' scialbo lo so, ma avendo continuato a rimandare e avendo risposto dopo 11 giorni avevo voglia di continuare D:
     
    Top
    .
  7. Belfagor90
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Il pensiero di Kaito correva galoppante lungo il tempo e lo spazio, portandogli davanti agli occhi della mente fatti, volti, suoni e odori di cui spesso e volentieri non capiva il senso. In uno se ne stava seduto su una specie di panchina mentre alle sue spalle il mondo correva veloce e in un'altra c'era uno strano libro pieno di signorine promiscue. sentì anche un odore pungente di sudore, dolore alle mani e tanto altro ancora, ma un'immagine era la più ricorrente di tutte: quella dei guantoni appesi ad un chiodo.
    Comparvero così spesso che quasi gli venne un colpo quando improvvisamente questi si "staccarono" dalla parete di ricordi e cominciarono a fluttuare davanti ai suoi occhi in una posa che sembrava vagamente una guardia da combattimento. Fu proprio per la sorpresa che non riuscì a fare nulla contro il primo uno-due che gli fece frizzare il naso e lacrimare gli occhi, se così si potevano definire gli effetti di quell'attacco quando in quel momento non si ha coscienza del proprio corpo.
    I guantoni battaglieri non sembravano voler retrocedere, anzi, sembravano fargli segno di farsi sotto. E in maniera abbastanza arrogante a dirla tutta. Cosa colpire però quando il tuo avversario sono un paio di guanti?
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    11° SEGGIO

    Group
    Member
    Posts
    5,574

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Tutti gli altri che non contano

    E ancora, quelle immagini diventavano sempre più vivide e vive, potevo "sentirle" su di me, avvertivo le situazioni in cui mi trovavo, gli odori di quel momento, le sensazioni sulla pelle e suoni ovattati ma riconoscibili. Dapprima le mani iniziarono a formicolare, per poi passare a un leggero pizzicorio e terminare in un vero e proprio dolore che più di una volta mi fece storcere il naso. Le nocche battevano e avvertivo le dita gonfie, non potevo chiuderle a pugno che subito il dolore si faceva più intenso, come a voler loro impedire di assumere quella posizione, di essere stanche star costantemente rannicchiate su se stesse. Ogni tanto passavo la lingua sulle labbra o le stringevo fra loro e i mille ricettori presenti mi segnalavano il classico sapore di sangue fresco, mentre i labbri davano la sensazione di esser gonfi. L'aria poi incominciò a diventar pesante e il costante odore di sudore che si insediò nel naso mi fece passar la voglia di starmene lì. Se mi fossi appena svegliato sarei stato certo di essere uscito da una scazzottata. Naturalmente tutte quelle sensazioni non potevano essere reali, in quanto mi trovavo in uno spazio buio, infinito e privo di ogni cosa; il cervello stava facendo tutto da solo e se lui dice che qualcosa esiste veramente beh, quella comincia a esistere. Forse è per questo che quei guantoni mi sembravano così dannatamente reali. Quell'immagine di due guantoni da boxe attaccati a un chiudo era così ricorrente tanto da farmi iniziare a pensare che fossero veramente lì con me. Stavo quasi per muovermi per andare lì a prenderli, ma fui fermato proprio dagli stessi.
    Che diavolo...?
    Lentamente si sollevarono dal chiodo e si avvicinarono a me con un moto circolatorio che misto allo stupore per l'avvenimento mi lasciò completamente imbambolato e allo scoperto. Non sarei riuscito a reagire neppure di fronte all'assalto di un bradipo, figurarsi da un'improvvisa combo di pugni sferrata da un paio di guantoni fantasma volanti. Ricevetti due diretti in pieno viso a cui potei rispondere semplicemente barcollando all'indietro e portando le mani al volto tastandomi il naso. Quando riaprii gli occhi lacrimanti potei rendermi conto di star poggiando i piedi su una qualche effettiva superficie che però non c'era, al contrario dei due guantoni fluttuanti che si rimettevano in guardia e mi facevano segno di attaccare. Quelli sì che c'erano, e reali o no, il naso mi faceva un male cane.
    Dunque, sono appena stato colpito da due guantoni da boxe animati in un enorme infinito nero. Non mi credo neanche io.
    Non avendo ancora ben assimilato la faccenda diedi poca importanza al fatto che due oggetti di stavano muovendo da soli, ma mi concentrai invece su quello che mi avevano fatto. Che tu sia un umano, un plus, uno shinigami o un paio di guanti, non puoi pensare di tirarmi due cazzotti e di passarla liscia. Decisi di assecondare il volere dei guantoni alzando le braccia davanti a me in una posizione di guardia e accorciai le distanze fra di noi a passo lento.
    Bene, ora... dove li colpisco?
    Il dubbio ci impiegò un po' a sorgere, ma basandomi sulla serie di gestacci che i due amici mi stavano facendo non avevo molto tempo per risolverlo. Logicamente provai a colpire nei punti unicamente visibili e tangibili, ossia gli oggetti stessi, contando sulla certezza di avere più forza di un paio di guantoni IN TEORIA vuoti all'interno. Con uno scatto in avanti bruciai la distanza che ci separava e sferrai due diretti incrociati in rapida successione: il primo portato con il braccio destro che mirava al guantone destro e l'altro col braccio sinistro verso il guantone sinistro. Subito dopo i due colpi avrei allargato il braccio destro e avrei eseguito un gancio con l'intento di colpire entrambi i guantoni, prima il sinistro e poi il destro. La mano sinistra intanto era chiusa a pugno poco sotto le labbra e il braccio attaccato al fianco pronto a proteggere da un'eventuale risposta.
    E io che mi lamentavo della continua tranquillità delle giornate.

    Alla fine, ecco il post!
    Scusa per il vergognoso ritardo e il tentativo che lascia a desiderare, ne ho uno migliore in mente ma non mi andava di "bruciarlo" subito ^^
     
    Top
    .
  9. Belfagor90
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Fa nulla del ritardo. Tanto l'ho fatto anche io XD


    Un bel uno-due incrociato e infine un gancio mirato verso i dannati guantoni svolazzanti. Era ammirevole come il ragazzo si fosse ripreso dopo lo shock iniziale, rispondendo con una carica dritto verso il nemico. Denotava una certa intraprendenza e a qualcuno questa cosa piacque.
    Ma ancora non era abbastanza. I guantoni prima si chiusero in guardia contro l'uno-due e poi si ritrassero per schivare il gancio, portato forse con troppo ottimismo, e approfittarono immediatamente del lato destro scoperto dello studente piantandogli un gancio sinistro nelle coste che gli tolse il fiato. Poi, appena il suo braccio destro si abbassò meccanicamente per coprire la parte lesa, il diretto destro partì come un missile colpendo nuovamente il naso di Kaito che ondeggiò davanti a quella nuova ondata di dolore. Infine, tanto per completare il quadro di pazzia, i due pugni volanti... volarono. Letteralmente. Si alzarono in cielo come se il loro proprietario stesse volando a gran velocità e poi ripiegarono verso il ragazzo gettandosi in un doppio affondo mirato al corpo. Era un attacco veloce e inusuale, come avrebbe reagito Kaito?
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    11° SEGGIO

    Group
    Member
    Posts
    5,574

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Tutti gli altri che non contano

    Ero stato indubbiamente troppo speranzoso. Mi trovavo in uno spazio nero all'apparenza infinito nel quale mi sfilavano davanti ricordi dei quali non avevo memoria. Come sapevo esserli ricordi? Perché erano incredibilmente familiari. Da questi avevano preso vita, se vita si può definire, due guantoni da boxe blu più familiari di tutti gli altri oggetti e situazioni che senza pensarci due volte mi avevano colpito al naso. E' chiaro che in una situazione del genere non si può pensar lineare, altrimenti si è spacciati; e così fu per me. I due diretti incrociati impattarono contro la ferrea guardia dei guantoni, inutili come pugni tirati a una lastra di cemento armato, mentre il gancio andò a vuoto. I guanti non si fecero sfuggire un'occasione simile e approfittando del mio sbilanciamento tornarono alla carica tirando un gancio sinistro basso, quasi a volermi beffare e a dirmi "E' così che si fa, ritardato". Avvertii un dolore improvviso alle costole e il braccio destro si abbassò contro la mia volontà a proteggere il punto colpito. Sapevo di essere fregato appena l'arto si mosse meccanicamente.
    Non ancora al naso non ancora al naso non ancora al naso
    POW. Rapido come un serpente che scatta in avanti per afferrare la preda il diretto destro dei guantoni si stampò in pieno sulla mia faccia contorcendo il naso. Chiusi gli occhi istintivamente e portai entrambe le mani nuovamente sull'organo dolorante allontanandomi di due passi. Stavolta potevo sentire una goccia solitaria di sangue scendere dalla narice destra e percorrere diretta la strada che porta al mento. Passai la lingua sulle labbra per sentire il sapore ferroso di quella miscela di cellule e plasma.
    ...Il mio bel naso...
    Pulii il resto con l'avambraccio e diedi una bella tirata di naso, pronto e deciso a rispondere ai colpi. Il problema è che quando guardai avanti i guantoni non erano più lì. Mi girai intorno aguzzando lo sguardo per trovarli, quando una vocina mi disse di alzare la testa e così feci. Non mi aspettavo certo di vederli VOLARE verticali come un caccia militare. Rimasi imbambolato a guardarli risvegliandomi solo quando questi ripiegarono e si diressero a velocità e intenzioni molto pericolose verso di me.
    Basta... E' TROPPO! Cosa cavolo devo farci con un paio di guantoni?!
    E in quel momento mi considerai veramente l'uomo più stupido sulla faccia della Terra e della Soul Society. Dunque, arriviamoci con calma.
    In quell'oscura dimensione mi sfilarono davanti una moltitudine di immagine che trovai immensamente familiari e più volte apparirono i guantoni. Ogni volta che li vedevo suscitavano in me sensazioni, odori, altre immagini ancora e perfino sapori. Un bambino penserebbe immediatamente che quelli debbano essere i SUOI guantoni. Soltanto un oggetto TUO può suscitare certe emozioni. Arrivandoci da un'altra ottica, la prima cosa che fai quando vedi un paio di guanti e prenderli, vedere se ti piacciono e poi te li infili alle mani. Perché è a questo che servono i guanti. A infilarseli alle mani. E quelli che mi trovavo davanti ora stavano volando sparati contro di me.
    Bene, vorrà dire che vi tratterò da guantoni quali siete
    Rilassai il corpo mettendomi in una normale posizione eretta, anche lo sguardo rilassato ma fermo, puntato sui due oggetti che diventavano via via sempre più grandi. Allungai poi entrambe le braccia in avanti con i palmi delle mani aperti, pronti a ricevere e afferrare. La mia tattica era semplice, se tattica si può chiamare. Avrei lasciato che i guantoni impattassero contro le mie mani e a quel punto li avrei semplicemente afferrati e poi magari, in un secondo momento, indossati. Naturalmente aggiungerei, perché quelli erano i MIEI guantoni, miei e di nessun'altro, con loro avevo per forza passato una miriade di momenti, solo che non me li ricordavo.
     
    Top
    .
  11. Belfagor90
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Come un cowboy che aspetta la carica del toro per poterlo afferrare per le corna, Kaito attese la picchiata dei guantoni con stoicità... ma era davvero un buon piano? I due strumenti da lotta caddero su di lui con la forza di due palle di cannone mozzandogli il fiato e incrinandogli sicuramente qualche costola e non sarebbe riuscito ad afferrarli se uno di questi non si fosse impigliato nel suo kimono trascinandolo via con sé.
    Lo trascinarono con sé verso l'alto e la cosa curiosa era che la velocità di corsa non faceva che aumentare! Era come stare attaccati a due fuochi d'artificio, senza però lo sgradevole inconveniente delle fiamme e dell'esplosione finale. Kaito provò ad infilarseli combattendo contro la velocità e la mancanza di presa sul terreno, ma quei guantoni erano già infilati da qualcosa. Sentiva dure braccia pelose e un petto muscoloso mentre si muoveva e per un attimo gli parve di vedere due piccoli occhi dorati che brillarono di luce accecante.
    Poi una voce profonda gli perforò i timpani.

    EXTREEEEEEEME!!!



    E lì incominciò il vero incubo. I guantoni caddero in una picchiata con avvitamento da paura, dritti verso il basso e verso quello che in un certo senso poteva essere chiamato "terreno", anche se tutt'intorno non c'era altro che indefinita oscurità.
    Nonostante questo, però, Kaito aveva il cupo presentimento che un qualcosa contro il quale schiantarsi c'era eccome! E infatti l'impatto arrivò, completamente inaspettato vista la mancanza di punti di riferimento, e contro qualunque cosa avessero impattato la sfondarono senza tanti complimenti e il giovane studente venne sbalzato via dai guantoni atterrando su una superficie bianca, insolitamente molleggiante. Tutt'intorno a lui, poi, era esplosa la luce, le grida e il rumore di una folla in visibilio: era nel bel mezzo di un enorme ring e davanti ad un pubblico di migliaia di persone!!

    -SIGNORE E SIGNORI, ECCO FINALMENTE ARRIVATO LO SFIDANTE AL TITOLO DI CAMPIONE!! LO ABBIAMO ATTESO A LUNGO, NON E' VERO SIGNORE E SIGNORI? ALLORA FACCIAMOGLI UN APPLAUSO COME SI DEVE, SPRONATE IL SUO SPIRITO COMBATTIVO FINO AL MASSIMOOOOOO!!!!-



    Il boato della folla investì Kaito come un muro fatto di suoni, come una martellata nei timpani, e lo fece barcollare.

    -LO SFIDANTE DICHIARI AD ALTA VOCE NOME, ALTEZZA, PESO E MOTTO!!-




    Mi scuso di nuovo per il ritardo, ma ci sono state diverse circostanze che mi hanno impedito di raccogliere tempo e ispirazione, ma ora via col Rock 'n Roll!
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    11° SEGGIO

    Group
    Member
    Posts
    5,574

    Status
    Anonymous
    Fresco di vacanza, si ricomincia! Ne approfitto per caricarci entrambi con una soundtrack che fa al caso


    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Tutti gli altri che non contano

    Col ca**o! Altro che sentimentalismi da femminucce "Quelli sono i miei guantoni" "Posso sentirli" "Sento che sono miei" "Con loro ho passato tanti momenti quindi devo fermarmi e indossarli". Quei dannati così mi presero in pieno schiacciando all'inverosimile lo stomaco e togliendomi per un momento la possibilità di respirare. A quanto pare in vita dovevo aver fatto davvero qualcosa di brutto perché il "caso" fece impigliare il guantone nel mio kimono e -come se lo spaccafiato non bastasse- questi ripartirono con la velocità di un jet a reazione trascinandomi verso l'alto.
    LO SO CHE RIDETE. NON. E'. DIVERTENTE.
    Quella comunque era la mia unica occasione per attuare quello che IN TEORIA doveva essere il piano per fermare i guantoni: infilarmeli. Quando però feci per afferrarli dalla parte aperta, mi resi conto che non era poi così aperta. E parecchio pelosa.

    EXTREEEEEEEME!!!

    Credo di essere rimasto sordo per un po' dopo quell'urlaccio che sul momento non riuscii bene a concepire. Concepii molto bene invece che quei guantoni appartenevano già a qualcuno, o a qualcosa, o a qualcuno molto molto peloso. Per qualche strana ragione però non riuscivo a vedere chi o appunto cosa avevo di fronte. E non venite a dirmi che era per via del buio, perché i guantoni li vedevo benissimo. Le circostanze comunque mi distolsero rapidamente da questo dilemma, perché dopo una salita c'è sempre una discesa, e tanto è grande la salita, beh...
    Con una manovra degna di un caccia i guantoni si avvitarono invertendo rapidamente il sopra e il sotto, dirigendosi TROPPO rapidamente verso il sotto. Era una brutta sensazione, in quanto con tutto il nero intorno era impossibile affermare effettivamente quando sarebbe avvenuto l'impatto col terreno e su che tipo di terreno. Così, come quando si aspetta l'impatto di una bomba sentendone solo il suono, aspettavo l'impatto che già lo sapevo mi avrebbe distrutto.

    LO ODIO QUESTO POSTOOOOOOOOO

    Un'urlo liberatorio, prima di impattare contro qualcosa che non era evidentemente solido perché lo sfondammo letteralmente. Il dolore si fece sentire comunque, visto che i muscoli non erano irrigiditi a dovere. Quello su cui capitai sopra in seguito però era indubbiamente la miglior cosa succedutami da che ero in quel luogo. Una superficie bianca, la potevo vedere, e molleggiante mi accolse facendo sparire per un momento tutti i dolori che avevo. Questi impiegarono tuttavia poco a tornare quando scattai in piedi a causa di una luce da stadio improvvisa e un boato di voci. Faceva male il torace in particolare, le costole fluttuanti erano davvero troppo fluttuanti.
    Una volta eretto potei finalmente dare una definizione al luogo in cui mi trovavo: ring da combattimento.

    SIGNORE E SIGNORI, ECCO FINALMENTE ARRIVATO LO SFIDANTE AL TITOLO DI CAMPIONE!! LO ABBIAMO ATTESO A LUNGO, NON E' VERO SIGNORE E SIGNORI? ALLORA FACCIAMOGLI UN APPLAUSO COME SI DEVE, SPRONATE IL SUO SPIRITO COMBATTIVO FINO AL MASSIMOOOOOO!!!!



    Una voce chiaramente amplificata diede il via alle urla sfrenate dei presenti, i quali crearono un muro di suono che mi prese in pieno facendomi perdere l'equilibrio mandando in tilt le ciglia dell'orecchio.

    LO SFIDANTE DICHIARI AD ALTA VOCE NOME, ALTEZZA, PESO E MOTTO!!



    Ancora una volta quella voce da presentatore incredibilmente odiosa eppure così rassicurante, in un certo senso, che ti fa sentire a casa. Stetti in silenzio per diversi minuti, lì impalato al centro del ring, guardando le miriadi di persone che non avevo la più pallida idea di come potessero essere finite lì. A tutto quello che stavo passando non c'era davvero spiegazione razionale e dovetti per forza convenire di essere in un sogno. La spiegazione più razionale nell'irrazionalità. Incredibilmente, l'aver trovato un nome a questa situazione mi tranquillizzò enormemente e mi diede la possibilità di ragionare lucidamente. Trattiamolo da tale 'sto sogno!
    Mi avvicinai a un lato del riquadro mettendo la gamba destra sulla seconda corda e dandomi la spinta salii sopra di essa, con la terza corda che mi impediva di cadere. Tutto in modo stranamente automatico.

    Kaito Nakamura! Un metro e novanta, ottantotto chili!

    Mi trovai seriamente in difficoltà sul motto.

    ...Siete tutti bellissimi!

    In assenza di risposta, adulate!
     
    Top
    .
11 replies since 27/4/2013, 18:40   148 views
  Share  
.
Top