Classe J [I]

Presentazione + Controllo del Corpo Lv. 1

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  1. InTheMaze
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    CITAZIONE
    Classe J
    Sensei: InTheMaze (PG: Matsumoto "Onee-chan" Eleanor)
    Allievi:
    - newaH2
    - Umblice
    - Lorelai92

    Classe Completa.

    Benvenuti in questa classe! Permettetemi di darvi qualche indicazione prima di iniziare.

    Sulla scrittura. Questo è un GdR play by forum, e di conseguenza la scrittura riveste un ruolo rilevante, altrimenti ci troveremmo in una chat, piuttosto che in una board. Di conseguenza, si richiede e si incentiva una scrittura di qualità, in corretta lingua italiana.
    Siate coerenti nell'interpretare il vostro personaggio secondo le descrizioni che avete dato in scheda. Stili di scrittura particolari e buona interpretazione vi premieranno, in sede di Allenamento, mentre un linguaggio scorretto e pieno di errori, post brevi o una cattiva interpretazione tenderanno a penalizzarvi.

    L'unica regola vera e propria da rispettare, in questo frangente, è quella della turnazione. In particolare, è importante che tra ogni post del Sensei (me medesimo) ci sia uno e un solo post di ciascuno di voi (l'ordine relativo tra i vostri post non è importante), definendo, quindi, i turni.

    Sul Gioco di Ruolo. Esistono due ulteriori indicazioni fondamentali sul GdR in sé. La prima è di tentare di descrivere correttamente tutto ciò che può essere rilevante ai fini del post. Ciò che non scrivete viene comunemente definito vuoto descrittivo, e può essere utilizzato da un vostro avversario per avvantaggiarsi su di voi.

    Altra regola essenziale è quella dell'Autoconclusività. È assolutamente e categoricamente vietato essere autoconclusivi nei confronti di altri giocatori. Essere autoconclusivi significa definire nel proprio narrato il risultato di un'azione che ha influenza sull'avversario. Ad esempio:
    - Con un colpo di spada colpisco l'avversario [SBAGLIATO perché autoconclusivo]
    - Con un fendente di spada orizzontale miro al torace dell'avversario [CORRETTO]

    In questi allenamenti iniziate senza armi, e avete a disposizione la sola tenuta da Allievo, che vi verrà recapitata in un pacco insieme alla lettera descritta nel post. La divisa è bianca sopra con un hakama blu se siete un ragazzo, rosso se siete una ragazza.

    Se avete domande o commenti utilizzate uno spoiler a inizio o fine post come questo. All'interno del post vero e proprio dovrà essere presente solo ed esclusivamente l'interpretazione del personaggio.

    Il sistema è semplice ed efficace. A ogni nuovo studente viene fatto recapitare un pacco, e una lettera. Il pacco è di dimensioni modeste, avvolto in carta semplice, legata con uno spago.
    Nulla in evidenza. Banale. Efficace.

    Siamo lieti di annunciarti che la tua richiesta di entrare a far parte della prestigiosa Accademia delle Arti Spirituali Shin'O, che ti formerà fino a renderti pronto per entrare in quello che difatti è il duro mondo degli Shinigami, è stata ufficialmente convalidata.
    Sei pregato di presentarti domani presso l'ingresso della sede accademica alle ore 9:00 in punto, curandoti di indossare la divisa che ti è stata fatta pervenire insieme alla presente comunicazione.
    Il tuo sensei per il periodo del tuo addestramento sarà Matsumoto Eleanor.


    La lettera è breve, vergata a mano in una calligrafia femminile, ma priva di eccessivi orpelli. Il pacco contiene una divisa, la divisa degli Studenti. Indossarla significa accettare i privilegi e le responsabilità che questa carriera comportano.


    Questo è un primo post introduttivo, che potete utilizzare per iniziare ad approfondire l'interpretazione del personaggio.

    In particolare, sentitevi liberi di descrivere il momento in cui ricevete il pacco, la vostra preparazione per la lezione del giorno seguente, e l'arrivo all'Accademia. Questa si presenta come un grosso edificio interamente bianco, circondato da diversi spazi verdi e popolata da un enorme via vai di persone che entrano ed escono.

    All'ingresso, circa cinque minuti prima dell'orario stabilito, arriverà una ragazza facilmente riconoscibile in quanto l'unica ad avere la divisa d'ordinanza da Shinigami, nera con dettagli bianchi. Si tratta del vostro sensei, Eleanor, la cui scheda trovate [QUI].

    Avete 72 ore di tempo per rispondere. Se avete bisogno di informazioni ulteriori sentitevi liberi di contattarmi via messaggio privato.


    Edited by InTheMaze - 29/5/2013, 15:35
     
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  2. Lorelai92
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    Narrato da Usagi
    Parlato da Usagi
    Parlato da altri onii-chan e onee-chan


    La mia Okaa-san rimase ferma lì ad osservarmi quasi spaventata. Ero ferma da più di cinque minuti ed era davvero più che una novità. Bisognava festeggiare. Eppure volle aspettare ancora un po’, in silenzio, assaporando quel dolce e unico momento di serenità.
    Nel mio cuore tuttavia, si combattevano una serie di emozioni positive ammassate che quasi non riuscivo a distinguere. Eccitazione? Sorpresa? Gioia? Entusiasmo? O forse tutte insieme?
    Sapevo solo che avevo voglia di urlare e saltare fuori da casa, annunciando la fantastica novità di quel fausto giorno. Sul mio viso mi segnavano le gote due grosse lacrime di gioia perché … Finalmente sarei diventata una Shinigami?
    -Okaa-san … diventerò come Onii-chan?- Ecco. Silenzio distrutto. Dopotutto non so stare troppo tempo in silenzio. È la mia natura, no?
    Avrei sguainato una oka sana … ehm … kabana o katana o come diamine si chiamava?
    Sarei diventata fiera e orgogliosa come lo shinigami che avevo visto nel bosco?
    La cosa era troppo eccitante. Se fosse stato possibile avere una coda, di certo in quel momento stava scodinzolando.
    -Bani-chan la vuoi aprire quella lettera o no?-
    Ah …
    Giusto.
    Non era ancora detto che sarei stata presa. Non l’avevo ancora letta, né aperta.
    Però solo l’idea di averla fra le mie mani mi diede la sensazione che fosse una risposta positiva. Altrimenti che senso aveva mandare insieme alla lettera, un pacco?

    Il pacco.
    Mi fiondai verso quel fagotto, lasciando cadere la lettera e lo scartai come fosse il mio primo regalo di Natale.
    Non appena la vidi, esultai e corsi per tutta la casa. La mia okaa-san cominciò a inseguirmi, sperando che non rompessi di nuovo qualcosa che fosse a lei caro.
    -Sarò come onii-chan! Sarò una shinigami!-
    Speranza vana, ovviamente. Dopo neanche 2 minuti la bambina si scontrò con un armadietto malandato, il quale traballando fece cadere un altro pacchetto, semi aperto.
    -Ora basta Bani-chan! Finirai per farti male sul serio.-
    -Ma … Okaa-san. Sarò Shinigami. Che c’è di male nel farlo sapere al mondo intero?-
    La mia mamma si avvicinò a me dopo aver preso il pacchetto caduto dall’armadio e lo aprì. Era una divisa da Shinigami … però era da uomo. L’avevo riconosciuta perché aveva degli hakama blu come quella di onii-chan. Tuttavia era anche piena di macchie… di sangue.
    -Sai Bani-chan …- aveva uno sguardo davvero triste mentre mi parlava - Capisco come ti senti. Devi capire, però, che essere Shinigami è molto più che un modo per sostituire la noia. Non è un gioco. Sarai costretta ad affrontare varie difficoltà, che spesso il tuo corpo potrebbe non reggere, dovrai allenare molto il tuo gracile corpo e, soprattutto … ucciderai. Ti rendi conto di questo?-
    Guardai la mia mamma con uno sguardo assente e quasi contrariato. Mi allontanai da lei senza proferir parola. Ovviamente lei si girò verso di me e urlò:
    -Usagi Bani, sto parlando con te!-
    Mi girai verso di lei e, dopo averla guardata con occhi pieni di sangue, come non avevo mai osato fare, le dissi:
    -Hai finito?-
    Non volevo essere maleducata nei suoi confronti, ma ero davvero arrabbiata per ciò che aveva detto, mentre teneva quella divisa piena di sangue in mano, che ancora non sapevo di chi fosse, ma in quel momento era per me poco rilevante.
    Che cosa voleva dimostrarmi? Che potevo morire? Beh, notizia dell’ultima ora: ne ero perfettamente consapevole. E, francamente, cosa che lasciava piuttosto sconcertata anche me, mi eccitava ancora di più. La sensazione di fare finalmente qualcosa per me stessa, per diventare più forte, rischiando perfino la mi stessa vita, ma soprattutto per distruggere la noia e la solitudine. Avevo aspettato 110 anni in quel posto malandato e vuoto, periodo durante il quale avevo imparato a essere più fredda verso la dura realtà, ma affrontando ogni singolo momento delle mie giornate con allegria. Non era abbastanza?
    Improvvisamente mi arrivò uno schiaffo forte sulla faccia, seguito subito da un forse abbraccio della mia Okaa-san. Stava piangendo.

    -Messaggio ricevuto. Non morirò. Scusami.- Era da tempo che avevo imparato a non piangere più e quella non sarebbe di certo stata l’occasione per ricominciare. Però avevo compreso di aver perso di vista il fatto che lei fosse preoccupata per me anche se lei non era la mia vera mamma. Non voleva che io facessi la fine di colui che aveva indossato quella divisa.
    -Li spaccherò tutti, vedrai.-
    E subito dopo, nuovamente con il sorriso sulle labbra, corsi a prendere la divisa e la lettera, ancora chiusa. Indossai la divisa con orgoglio. Guardai la mia Okaa-san e la salutai dandole un bacio sulla guancia. Prima di uscire mi parve di sentire la sua voce in sottofondo che diceva:
    -Sei diventata proprio grande, Bani chan-
    Cominciai a saltellare per le strade del Rukongai, impaziente di andare…
    Ehm…
    Andare … dove?
    Ah… la lettera. Giusto.
    “Siamo lieti di annunciarti che la tua richiesta di entrare a far parte della prestigiosa Accademia delle Arti Spirituali Shin'O, che ti formerà fino a renderti pronto per entrare in quello che difatti è il duro mondo degli Shinigami, è stata ufficialmente convalidata.
    Sei pregato di presentarti domani presso l'ingresso della sede accademica alle ore 9:00 in punto, curandoti di indossare la divisa che ti è stata fatta pervenire insieme alla presente comunicazione.
    Il tuo sensei per il periodo del tuo addestramento sarà Matsumoto Eleanor.”

    Ah! Il grande palazzone color neve. Lo avevo visto molte volte da lontano nella speranza che un giorno potessi entrarci. E finalmente quel giorno era giunto.
    Continuavo a saltellare ultra eccitata chiedendomi come sarebbe stato il mio sensei, chi avrei dovuto uccidere o chi avrei dovuto affrontare.
    Tra un salto e l’altro chiedevo a qualche onii-chan e onee-chan dove fosse l’ingresso della sede accademica. Ci arrivai in pochissimo tempo.
    Fu lì che vidi una figura che indossava una divisa simile alla mia ma di colore nero. Mi avvicinai e le presi la manica con dolcezza, come ero solita fare con le persone sconosciute.
    -Onee-chan, sei una Shinigami anche tu? Sai dov’è …- lessi lentamente il nome sulla lettera – Eleonor onee-chan?

    Non ti ho chiamata onee-chan per quello che c'è scritto nella tua scheda... giuro. Ma Usagi chiama tutti così. :3
     
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  3. Umblice
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    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Altro


    Un fascio di luce debole e fievole entrò dalla finestra della spoglia camera di Ryku, che svegliò il giovane. Ancora addormentato , si alzò pian piano dal suo comodo e candido letto, e si diresse alla finestra, che sbrilluccicava al passare dei raggi solari, si appoggiò al piccolo davanzale, dove si stiracchiò e subito dopo prese un’enorme boccata d’aria fresca.

    oggi è proprio una bella giornata
    Pensò con l’arietta che gli pizzicava la faccia.

    Non fece a tempo di indossare i suoi indumenti , che qualcuno busso alla sua porta.

    Un corriere? Perché è qui? Probabilmente lo scoprirò presto.

    Il ragazzo, con qualche peletto sul viso, gli recapitò una lettera candida e un pacco dalle dimensioni modeste, ricoperto da uno strato di carta semplice e chiuso con uno spago.

    è da un po’ di tempo che non ricevo qualcosa dal postino.

    Stupito, Ryku ringraziò il corriere, rientrò nella sua umile dimora e stranamente di affretto ad aprire la lettera.

    Siamo lieti di annunciarti che la tua richiesta di entrare a far parte della prestigiosa Accademia delle Arti Spirituali Shin'O, che ti formerà fino a renderti pronto per entrare in quello che difatti è il duro mondo degli Shinigami, è stata ufficialmente convalidata.
    Sei pregato di presentarti domani presso l'ingresso della sede accademica alle ore 9:00 in punto, curandoti di indossare la divisa che ti è stata fatta pervenire insieme alla presente comunicazione.
    Il tuo sensei per il periodo del tuo addestramento sarà Matsumoto Eleanor.


    Era una lettera degli Shinigami, la richiesta di Ryku per entrare a far parte Dell’accademia aveva avuto finalmente una risposta.

    Finalmente! C’è ne anno messo un po’ di tempo ahahahahaaha
    Urlò ad alta voce con una risata sarcastica.

    Ryku doveva presentarsi domani all’ ingresso dell’accademia alle ore 9:00 in punto , indossando la divisa che gli avevano consegnato. La lettera era breve ma decisa, con una calligrafia femminile, probabilmente scritta dal suo nuovo sensei Matsumoto eleanor. Senza pensarci due volte ripiegò la lettera e aprì il Modesto pacco, al suo internò trovò la divisa da studente, e la poggiò sul tavolo. Uscì di casa andò sulla riva di un fiume li vicino, si sdraiò e fece passare il tempo ascoltando il dolce suono dell’acqua e dell’era che strusciava vicino a lui.

    Un enorme tuono sveglio Ryku, stava venendo a piovere.

    Eccoci ci mancavano solo i tuoni, meglio ritornare a casa prima che inizi a piovere
    Balbetto, e in poco tempo arrivo a casa.

    Era ormai sera, si mise hai fornelli e cucinò tre piccole uova, dopo un bicchiere d’acqua, mise la sveglia alle 8:30 e si mise subito a dormire.

    La sveglia suonava , un rumore assordante, una cosa che Ryku non sopportava, ma era necessaria, altrimenti faceva tardi all’ incontro.Indossò la divisa, e si diresse camminando all’ ingresso dell’accademia.

    Arrivò con qualche minuto di anticipo , e vide una bambina di 10 anni circa, con la sua stessa divisa che accarezza la manica di una ragazza un po’ più grande ne dimostrava più o meno una ventina, ma con una tunica nera.

    Dirigendosi dalle due ragazze si mise un po’a pensare.

    Quindi facendo il punto della situazione, la bambina deve essere un'altra allieva , mentre la ragazza coi capelli neri e lisci deve essere il mio sensei. Speriamo sia una ragazza non troppo invasiva.

    salve a tutte, il mio nome è Ryku e sono qui per l’accademia.
    Breve ma deciso.

    Dopo la sua presentazione, vide vicino al cancello dell’enorme palazzo bianco un muretto, lo raggiunse e vi sedette sopra.

    Ho avuto qualche problema con la scelta dei font, sperò che così sia bello da vedere e da leggere..
     
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  4. Nelinho™
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    Gli occhi del ragazzo si aprono con l’aiuto di due fattori, quest’oggi. Il primo, un sole delicato che filtra dalla finestra, di quelli che non urtano la vista, nemmeno dopo ore di sonno profondo, ma anzi, risvegliano delicatamente, creando giochini di luce ed ombra nella sua piccola baracchetta nel 14°Distretto del Rukongai. Il secondo, è un rumore sordo, una mano che bussa alla porta.

    -“Ikusaba-saaaaan! Posta per lei.”

    Una voce profonda, ma gentile, rilassata. Con qualche borbottio di troppo, il ragazzo, avvolto sempre negli stessi stracci marroncini, stacca i capelli celesti dal cuscino, sul quale, oramai, si è stampata la forma del suo viso. Lentamente, a piedi nudi, si incammina verso la porta, la quale non è molto distante, essendo l’abitazione ristretta, dato che ci vive solo lui. In realtà, sarebbe una parte ricavata da un complesso più ampio, di più abitazioni. Un comprensorio, insomma. La sua sarebbe la zona più periferica, al limite con il 15°Distretto. Ma non si dispiace, ci sta benone. Con l’espressione ancora addormentata, apre lentamente la porta, muovendo appena le labbra, tipico gesto di chi è ancora assonnato.

    -“Ikusaba-san?”

    -“Si, sono io. Mi dica..yaawn.”

    Gli occhi permangono semi-chiusi per qualche attimo, scrutando da cima a fondo quel tizio che, così presto (sono nemmeno le sette di mattina), si è presentato da lui. Un baffuto signore, apparentemente sulla cinquantina, ma si sa, nella Soul Society il tempo di invecchiamento è più lungo, magari di anni ne ha due o trecento. Lui, per quanto ne sa, ne ha 28, è morto da relativamente poco.

    -“Questo pacco per lei, ordini del Seireitei, sa.”

    A quelle parole, l’espressione dell’Ikusaba, fino a poco prima assonnata e poco reattiva, si fa più sveglia, più attenta; gli occhi si aprono di più, quasi sgranati, mentre scrutano quel pacco, che, a giudicare dall’espressione del giovane Ikki, era atteso.

    -“Può essere che…il Seireitei, dice?”

    -“Proprio così, Ikusaba-san.”

    Il tono del fattorino è serio. Mentre parla si arriccia bonariamente i suoi baffi grigiastri, belli folti e nutriti. I suoi occhi si muovono sulla figura dello “Shinigami-to-be” (?), osservando placidamente le sue reazioni, mentre prende tra le mani il pacco, facendo per aprirlo, dapprima delicatamente, poi sempre più energicamente. Il ragazzo tira lo spago, innanzitutto, aprendo poi la carta che avvolge la divisa dell’Accademia SHin’O.

    -“Sono stato preso. Wao. E la divisa è pure dannatamente faiga.”

    Piccolo commento che si lascia sfuggire, mentre getta la carta e lo spago appena tolti da qualche parte sul povero pavimento in legno, mezzo rovinato, prendendo con ambo le mani la divisa, composta da un kimono per la parte superiore, e degli hakama.

    -“Le calzano a pennello, Ikusaba-San. Ma…non dovrebbe leggere anche la lettera?”

    Afferma il fattorino, che continua a rimanere sull’uscio della piccola abitazione senza azzardarsi ad entrare, composto, facendo un cenno con il viso verso la busta. Effettivamente, la lettera, messa tra la carta del pacco, e lo spago con cui esso è stato legato, è stata ignorata a causa della frenesia momentanea dell’Ikusaba, che ora si accinge a raccoglierla da terra.

    -“Con permesso, Ikusaba-San, io andrei. Complimenti ed arrivederci!”

    -“Certo..certo…ehm, nome?”

    -“Hamayori Tenzo, eccomi!”

    -“Bene, Arigatou Gozaimasu, Hamayori-san. E grazie per la notizia.”

    Con un breve cenno di saluto, i due si lasciano. Il fattorino chiude la porta delicatamente, riprendendo la sua marcia verso altri distretti, nei quali dovrà consegnare altre missive, di ogni genere. Appena dopo che la porta si è chiusa, il ragazzo con un balzo le dà le spalle, cominciando a trafficare con i vestiti, togliendosi in un baleno quelli “borghesi”, in favore della più decente divisa, che pare andargli parecchio a genio, continuando a guardarsela indosso, manco fosse una sposa il giorno del matrimonio. Ma il tempo, si sa, scorre in fretta, ed in men che non si dica, arrivano le otto, le otto e mezza.

    -“Oh cavolo, devo sbrigarmi!”

    Avendo già indosso il completo, non gli resta che infilarsi i sandali. In maniera frettolosa, si appoggia sul letto, ancora tepido del suo calore, alzando la gamba di riferimento, ed infilando prima il calzino, e poi il sandalo, legandolo con il semplice laccio all’altezza del malleolo. Ripetuta l’operazione su entrambi i piedi, è pronto ad andare. In breve, dopo un forte sospiro, prende coraggio e si lascia la porta di casa alle spalle, cominciando ad andare verso quel candido palazzo che aveva intravisto spesso da lontano. Cammina tra la gente dei distretti, che lo guardano sorridente. In loro, non c’è traccia di invidia, o se c’è, è un’invidia temperata, sana, scevra d’odio. I sorriso abbondano, e lui ricambia, sentendo l’energia traboccare dal suo corpo, mentre si fa largo verso quel palazzo.

    -“Sembra quasi un castello, sisi.”

    Osserva, avvicinandosi all’imponente struttura. Gli occhi si perdono in quel candore, quasi inconsistente, etereo. Nella sua testa ronza ancora la lettera, in ogni sua parte: “Siamo lieti di annunciarti che la tua richiesta di entrare a far parte della prestigiosa Accademia delle Arti Spirituali Shin'O, che ti formerà fino a renderti pronto per entrare in quello che difatti è il duro mondo degli Shinigami, è stata ufficialmente convalidata.
    Sei pregato di presentarti domani presso l'ingresso della sede accademica alle ore 9:00 in punto, curandoti di indossare la divisa che ti è stata fatta pervenire insieme alla presente comunicazione.
    Il tuo sensei per il periodo del tuo addestramento sarà Matsumoto Eleanor”


    -“Matsumoto Eleanor..”

    Si chiede chi possa essere, e magari come sia fatta. Magari è un’insegnante burbera, una shinigami temprata da mille battaglie e chissà cosa. Alta, magra, bassa, tarchiata, bionda, bruna, tatuata? Interrogativi inutili, ma la frenesia del momento fanno andare il cervello in pappa al ragazzo, che senza accorgersene si ritrova alle porte dell’Accademia.

    -“Oh. Bene, sono arrivato. E ora…ah, si! Devo cercare Matsumoto-san”

    L’unico problema è che non sa minimamente dove andare, o a chi chiedere. Si pente, adesso, di non aver chiesto qualche informazione aggiuntiva alla fattorino, quel tale Hamayori. Comincia così a cercare per mezza Accademia, risultando forse un po’ impertinente, ma deve pur trovare il sensei, per fare lezione e, in caso, l’eventuale sede di essa. La lezione. E pure la sensei.
     
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  5. InTheMaze
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    Innanzi tutto, grazie per la pazienza. Prima di iniziare mi dilungo su alcuni commenti sui vostri post, che hanno lo scopo, per voi, di ottenere alcune idee e consigli su come migliorare la vostra scrittura, visto che i primi allenamenti sono proprio a proposito di questo.

    Lorelai92. Scrittura accettabile. Fai un uso corretto della lingua italiana, e anche lo stile narrativo, per quanto basilare, è corretto. Apprezzabile il fatto che sia filtrato dalla prospettiva di una bimba di dieci anni, anche se questo, in generale, potrebbe essere limitante alla lunga. Prima di dilungarmi ulteriormente preferisco leggere qualcos'altro di tuo.

    Umblice. Scrittura meno che accettabile. Al di là di questioni di leggibilità, che tu citi, e su cui non mi soffermo (ma ti faccio notare che scrivere il corpo del testo in grassetto in generale non è una soluzione ottimale), ti faccio notare che ci sono diversi errori di battitura, e qualcuno di grammatica (accenti che saltano, forme verbali scorrette). La soluzione migliore è quella di rileggere il proprio testo prima di postarlo. Il mio consiglio personale è usare un word processor per scrivere i documenti oppure, come io stesso faccio, usare un "forum di prova" per testare layout e forma dei post prima di inserirli.
    Altro appunto. Tu, come molti di quelli che vengono da altri GdR dove questa è prassi comune, usi il format Narrato/Pensato/Parlato. Ora, per quanto questo funzioni in piattaforme dove la componente narrativa è irrilevante, immagino che tu non pensi (o almeno, io non lo faccio) formulando frasi fatte del tipo, citando il tuo post, è da un po’ di tempo che non ricevo qualcosa dal postino.
    In generale, se da una parte è fondamentale separare i dialoghi dal narrato, distinguere il pensato è una scelta stilisticamente scadente.

    Nelinho™. Anche il tuo post, per il momento è accettabile. Lo stile è già un minimo ricercato, il che è apprezzabile. L'interpretazione del tuo pg è un po' troppo "da manga" per i miei gusti (mi riferisco all'abitudine del tuo personaggio di parlare tra sé e sé a voce alta), ma questo non è necessariamente un punto a sfavore.

    Come consiglio generico, e se volete che andiamo particolarmente d'accordo (la qual cosa, in effetti, potrebbe tranquillamente esservi irrilevante!) vi invito a puntare molto sullo stile narrativo, e a interpretare nella maniera il più possibile realistica i vostri personaggi. Tutti i miei consigli nel corso degli allenamenti che svolgerete con me serviranno a questo fine, e mi auguro di potervi aiutare in questo senso.

    Anche modificare il layout per renderlo più leggibile, eventualmente aggiungendo immagini, come faccio io, è una soluzione stilistica sempre apprezzabile. In ogni caso, sia che si tratti di scrittura, che di layout, io sono a vostra completa disposizione per consigli ulteriori. Sentitevi liberi di contattarmi via PM.

    Lacrime


    L'attesa è breve. Subito appaiono due studenti. Indecisi e insicuri, come tutti. Una decisamente giovane, troppo giovane per essere un'aspirante studente.

    Onee-chan, sei una Shinigami anche tu? Sai dov’è …Eleonor onee-chan?

    È a quel punto che il mondo intero mi crolla addosso. Anche lei. Anche una bambina di dieci anni che non mi ha mai visto ha iniziato a chiamarmi Onee-chan. Come se ci fosse scritto sulla mia fronte. Come se il destino, beffardo, continuasse a torturarmi. Almeno alla quarta le nuove reclute non imparavano a chiamarmi subito così. Ci mettevano sempre un paio di giorni.

    Mi vien da piangere.


    intearsbychuustard3woco


    Lacrime salate scorrono lungo le mie guance. Ma mi faccio forza, i miei studenti non possono vedermi così.

    salve a tutte, il mio nome è Ryku e sono qui per l’accademia.

    Le parole del nuovo arrivato mi colgono alla sprovvista, e sussulto. Lo osservo, persa, con gli occhi ancora gonfi e umidi, mentre sento una voce poco distante chiedere a uno studente di passaggio.

    "Devo cercare Matsumoto-san”

    Inspiro pesantemente, e con una manica asciugo gli ultimi residui di lacrime che solcano la mia guancia.

    "Ebbene sì, sono io Matsumoto Eleanor. E sì, chiamatemi Onee-chan. Tutti lo fanno, non vedo perché anche voi, sfigati studentelli dovreste evitare di farlo!"

    Il tono è forse un tantino più isterico di quanto non avessi voluto, ma l'obiettivo è raggiunto. Ho la loro attenzione. Anche di quello che stava chiedendo mie indicazioni, che si avvicina. Anche di quello che dopo essersi presentato è andato a sedersi a qualche metro di distanza che ci si potrebbe chiedere dove abbia imparato le norme sociali di base.

    Respiro, profondamente.


    ...perché vuoi essere Shinigami?


    "Ascoltate, oggi inizierà il vostro percorso in Accademia, al termine del quale potrete forgiarvi del titolo di Shinigami. Per il momento seguitemi, vi porterò al luogo dove inizierete il vostro primo allenamento."

    I miei passi iniziano, quindi, a muoversi sicuri in una direzione ben precisa, costeggiando le mura esterne dell'accademia, attraversando ampie zone pavimentate e aree di verde, per poi allontanarsi, dopo quasi dieci minuti di cammino, dall'edificio, e dirigersi verso una zona erbosa, dominata da un albero enorme, altissimo.
    Qui, all'ombra dei rami più bassi, mi siedo sull'erba soffice, invitando i miei studenti a fare altrettanto.

    "Prima di cominciare, c'è una domanda che devo farvi, e che rappresenta un po' un rito di passaggio qui in Accademia."

    Resto un istante in silenzio, assaporando il senso di attesa che desidero creare nei miei allievi.

    "Per quale motivo avete deciso di intraprendere la vostra carriera di Shinigami? Provate a raccontarmelo."

    E detto questo attendo, seguendo un antico rito dell'Accademia, in silenzio.


    Lorelai, chiamare Onee-chan Eleanor mi ha dato l'opportunità che mi serviva, in effetti, finirete tutti per chiamarla solo "onee-chan". Per il momento nulla di strano. Continuate pure con le presentazioni, e al prossimo post vediamo come andare avanti!
     
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  6. Nelinho™
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    Per puro caso, è il caso di dirlo, lo studente a cui il giovane celestino si è rivolto conosce bene la persona ricercata, indicandola senza problemi, in mezzo ad una stanza.

    -“Oh, grazie mille.”

    Giusto il tempo di rivolgere un sorrisetto al ragazzo che, cortesemente, l’ha aiutato, prima di girare la testa e posare i propri occhi blu, blu scuro come l’acqua in profondità, su quella che pare quasi una bimba. Piccola, molto piccola. Ma se deve essere la loro sensei, qualcosa ci sarà.

    -"Ebbene sì, sono io Matsumoto Eleanor. E sì, chiamatemi Onee-chan. Tutti lo fanno, non vedo perché anche voi, sfigati studentelli dovreste evitare di farlo!"

    Nemmeno il tempo di avvicinarsi, e la ragazza da uno spettacolo pirotecnico verbale, un misto di rabbia repressa, avvilimento e quant’altro possa rendere realistica la descrizione di questo sfogo. Fate voi. A tale reazione, il ragazzo sgrana gli occhi, sorpreso da tale reazione, che non si aspettava minimamente. Nonostante cerchi di riprendersi, asciugandosi rapidamente lacrime e quant’altro, il ragazzo ne rimane impressionato, volendo fare qualcosa. Il problema è: che cosa?

    -“Dai…non fare così..S-sensei…” Non sa cosa dire, è difficile provare a consolare in momenti come questi, soprattutto perché non sai mai come potrebbe reagire una persona. La cosa diventa ben più difficile quando tale persona, così come Eleanor in questo caso, non si conosce. Un miracolo ci vorrebbe, per rassicurarla. Non tenta di avvicinarsi troppo, non bisognerebbe prendersi troppa confidenza con i superiori, neanche chi pare – e certamente non è – più piccolo.

    -“Se non…vuole” non sa se darle del tu o del lei. Potrebbe essere una sua sorellina, addirittura. A momenti è più in imbarazzo lui di lei, che non sa come fare. Alza lo sguardo ad intermittenza sui due probabili compagni, allievi anche loro. Sono riconoscibili dal fatto che cercavano la Matsumoto anche loro. Forse si sbaglia, forse sono per motivazioni differenti, ma a primo impatto sembrano così.

    -“..ci dica come chiamarla..ecco, si!”

    Che non è un grande oratore si capisce facilmente. Non è molto sicuro di ciò che dice. Non tanto nei contenuti, quanto nell’applicazione pratica, nel tono e nell’esposizione. La voce vibra, tremula come l’acqua nella quale è caduto un’oggetto. Si sbalza, alti, bassi, momenti in cui è più sicuro. Le incerte giostre dell’arte del discorso. Ammutolisce, tuttavia, quando la ragazza prende a camminare verso un luogo ben preciso, di cui, nel gruppo, solo lei ne è a conoscenza. Rimane leggermente contrariato, scrutandola dalle retrovie in cui rimane, essendo rimasto un po’ imbambolato. Strana, questa è la prima impressione. E la sensazione si rafforza man mano che si cammina, vedendo come riprende colore, nei modi e nel tono. Ed anche questo lascia perplesso il giovanotto, che ad ogni modo la segue. E la domanda che pone gli rimbomba nella testa, spiazzandolo ulteriormente. Non può dire che non se lo aspettava, certo, tuttavia quell’interrogativo lo coglie impreparato, non sapendo dare una risposta.

    -“Mh…” Ci pensa, abbassando il capo, fin quasi a far congiungere il mento ed il collo, socchiudendo gli occhi. Si siede sull’erba, usando come sostegno per la discesa le sua braccia, come indicato dalla ragazza, alzando per un momento lo sguardo, fissandola in volto, come a voler trovare un qualche indizio, forse un cenno, un tic, una reazione, un sussurro, un labiale…qualcosa che possa aiutarlo in questa risposta, che comincia a sembrargli un onere gravoso. Ottimo, il primo ostacolo di questa carriera da Shinigami è una frase, una domanda. Corrugando le ciglia, fa segno a sé stesso che cercare scorciatoie primo, non aiuta, secondo non serve a nulla, poiché la sensei, anche volendo, non darebbe appositamente sostegni, per permettere allo studente, al Denshi, di arrivarci da solo. E’ solo e deve cavarsela da solo. Nemmeno lo sfiora il pensiero di comunicare con i suoi nuovi compagni, anche perché a malapena lo sanno loro, figuriamoci aiutarlo. Ed allora la mente, dal momento che il corpo si è chiuso in un immobilismo totale, si apre, e vola tra i ricordi di questo poco tempo passato nella Soul Society. Il pensiero va alla gente nel suo comprensorio, nel 14° Distretto del Rukongai, ed a quella nelle vicinanze, le persone che conosce meglio. I bambini che giocano, sorridenti. Le madri che sgridanoi figli, oppure i marini che lavorano sodo ed i fratelli maggiori, che giocano con i loro fratellini, i loro onii-chan e onee-chan – per ritornare in tema – facendoli sentire felici. Si, forse è per questo che vuole diventare uno Shinigami.
    -“Sensei, forse lo so.” Afferma, con voce molto più ferma e sicura della precedente, segno che ha fiducia nella risposta che va a dare. Incrocia le gambe, si sistema per bene, raddrizza la schiena, e con un solo respiro butta giù la sua motivazione, il suo pezzo da novanta. Un sorriso semplice, effimero, balena sulle labbra del giovane, illuminandone il volto, prima di sparire, lasciando spazio ad una rinnovata serietà e determinazione.

    -“Il fatto è che, malgrado io sia solo nel Rukongai, sono stato accolto da tanta gente, che mi ha aiutato. Ed insieme a loro sono cresciuto. Sono entrato nella loro “famiglia allargata”, legando con i bimbi, i loro figli, con le madri, i padri ed i fratelli maggiori, che mi hanno fatto sentire a casa. Ora, non mi piacerebbe per nulla che un giorno dovessero perire per mano di…” com’è che si chiamano? “Quelli.”

    -“Lei viene chiamata Onee-chan chissà per quale motivo. E mi pare non le piaccia. Bene, io, invece, voglio diventare un Onii-chan, per tutte quante le famiglie che mi hanno accolto, e non solo. Un fratellone per la Soul Society, che ne tuteli la pace e l’armonia. Si, ne sono convinto.”

    Nonostante le preoccupazioni iniziali, il macigno dell’incertezza viene fatto volare via come un fuscello dalla sua determinazione e dalla sua semplicità, a contrasto con la sua apparente “stravaganza”. Dopo queste parole, si sente addirittura accaldato, tanta era la concentrazione. Il venticello leggero che spira tra i rami di quell’albero è senz’altro ben voluto dal ragazzo, che ora tace, lasciando agli altri la loro risposta, ed alla sensei giudicare la validità della sua.
     
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  7. Lorelai92
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    Ehm... Onee chan? Miei carissimi neo compagni. Per mia sfortuna devo eliminare questo profilo per ragioni di forza maggiore che purtroppo non posso spiegare. Vi prego davvero di perdonarmi. Mi piaceva davvero utilizzare questo profilo ma non posso farlo. Vi prego ancora infinitamente di scusarmi. Onee chan...vai avanti che sei forte ^_^
     
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  8. Umblice
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    "Ebbene sì, sono io Matsumoto Eleanor. E sì, chiamatemi Onee-chan. Tutti lo fanno, non vedo perché anche voi, sfigati studentelli dovreste evitare di farlo!"

    Il tono della giovane ragazza, era colmo di arroganza , forse per non sembrare una ragazza dal carattere piuttosto debole, ma aveva raggiunto probabilmente il suo scopo, tutti gli prestavano attenzione, perfino io, anche se la guardavo con la punta dell’occhio, irritato dalle sue ultime parole.

    “Se questa è la mia Onee-chan non siamo messi molto bene, alzando il tono di voce e chiamarci “sfigati studentelli” , non è stata una mossa da sensei, bha.. vediamo che succede..” pensavo un po’ titubante.

    Dopo qualche istante, la ragazza riprese subito il filo del discorso.

    "Ascoltate, oggi inizierà il vostro percorso in Accademia, al termine del quale potrete forgiarvi del titolo di Shinigami. Per il momento seguitemi, vi porterò al luogo dove inizierete il vostro primo allenamento."

    E subito si incamminò, con passo ben deciso lungo l’immensa facciata dell’accademia, e ampi spazi verde smeraldo. Camminarono per dieci minuti buoni, fino ad arrivare ad una distesa di erba abbastanza ampia, dominata da un enorme albero che con la sua chioma ombreggiava il paesaggio, un dolce filo di vento pervadeva l’intera zona. Eleanor si sedette subito all’ombra invitando i sui neo-allievi a fare lo stesso.

    "Prima di cominciare, c'è una domanda che devo farvi, e che rappresenta un po' un rito di passaggio qui in Accademia."

    E dopo una lieve suspence riprese.

    "Per quale motivo avete deciso di intraprendere la vostra carriera di Shinigami? Provate a raccontarmelo."

    Me lo aspettavo, una domanda del genere viene fatta nella maggior parte delle accademie per vedere cosa vogliono davvero i ragazzi, ma soprattutto per determinare il loro grado di determinazione nel portare alla fine i loro studi. Un attimo di silenzio e udì subito l’altro allievo con una voce poco sicura, traballante, forse terrore, o semplicemente sicurezza.

    “Il fatto è che, malgrado io sia solo nel Rukongai, sono stato accolto da tanta gente, che mi ha aiutato. Ed insieme a loro sono cresciuto. Sono entrato nella loro “famiglia allargata”, legando con i bimbi, i loro figli, con le madri, i padri ed i fratelli maggiori, che mi hanno fatto sentire a casa. Ora, non mi piacerebbe per nulla che un giorno dovessero perire per mano di… Quelli.”

    Passarano pochi attimi.

    “Lei viene chiamata Onee-chan chissà per quale motivo. E mi pare non le piaccia. Bene, io, invece, voglio diventare un Onii-chan, per tutte quante le famiglie che mi hanno accolto, e non solo. Un fratellone per la Soul Society, che ne tuteli la pace e l’armonia. Si, ne sono convinto.”

    Parole, che riecheggiavano nella testa, un ragazzo molto devoto, dipendente dagli altri, era normale che un ragazzo con una storia simili ha la voce insicura, ma ora toccava a me, io sapevo fin dall’inizio il motivo per cui volevo diventare Shinigami, aspettai qualche istante, sentivo la tensione alzarsi, come una strana energia allargarsi e espandersi per chi sa quale motivo, ripresi il controllo di me stesso.

    “Shinigami? Io non voglio diventare un semplice shinigami, io voglio raggiungere i piani più alti del Seireitei, alloggiare in comoda abitazione, mangiare cibi prelibati, dormire su un comodo letto, ma questo è solo il lato più superficiale, arrivare al grado di capitano, e direzionare i miei sottoposti in modo che compiano l’obbiettivo senza rimetterci la pelle. Il mio obbiettivo e di non far cadere la Soul Society ”

    Per questa riposta avevo dato tutto me stesso, anche se era piuttosto breve, e non tutti l’avrebbero approvata, ma la mia risposta era quasi provocatoria in primis per Onee-chan, ma soprattutto volevo vedere la reazione dell’altro allievo difronte alle mie parole egocentriche, volevo dargli un livello, sicuramente mi sarebbe servito in un futuro magari non molto lontano.
     
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  9. InTheMaze
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    Grazie per la pazienza dei giorni scorsi. Purtroppo, ho molto lavoro in questo periodo, e non sono sempre a casa, quindi i miei tempi, per questa settimana soprattutto, potrebbero essere un po' dilatati. Avviso già quindi che avete tempo per rispondere fino a domenica, visto che prima di lunedì non riuscirò comunque ad avere tempo abbastanza per rispondere, e che tanto vale che voi ne approfittiate.
    Passo ai commenti.

    Nelinho. Ribadisco la mia impressione iniziale. L'interpretazione di base non mi sembra male. Con te mi piacerebbe, in questo primo allenamento e se sei d'accordo, lavorare sullo stile dei post. Se sei disponibile, contattami privatamente per PM, e possiamo scambiarci qualche consiglio. Dovendo darti qualche suggerimento estemporaneo, ti consiglierei di lavorare sul blocco del testo nel suo complesso, che risulta un po' prolisso. Un layout ricercato e lo spezzettamento del testo in paragrafi in generale aiuta da questo punto di vista (così come una conoscenza base dell'HTML da usare nei post). Lavorerei anche sul dire le stesse cose usando meno parole, visto che la lunghezza non necessariamente è un pregio.

    Umblice. Gli errori di battitura sembrano andati, e questo è positivo, ma l'uso della lingua italiana è ancora scarso, con diversi errori a livello grammaticale soprattutto (ci sono un paio di congiuntivi mancati che mi hanno fatto rabbrividire). Inoltre, anche se in misura minore, usi ancora quell'artificio di rappresentare i pensieri come un dialogo. Al tuo livello, probabilmente, la cosa migliore da fare è andare su uno stile il più semplice possibile, magari terza persona al passato (usi la prima al momento, ma la terza in generale è più semplice da usare, e più adatta a uno stile narrativo basico), e applicare qualche accorgimento per gestire l'interpretazione e i flussi di pensiero. Anche tu, se vuoi, contattami in privato, in modo che possa darti qualche dritta più specifica su come lavorare, e magari guidarti un po' nel consolidare le basi di scrittura.

    La cosa strana è che quando mi fermo sotto l'albero e mi volto verso i miei studenti, una, la bambina bastarda è sparita. Svanita. Potrebbe essersi persa, o semplicemente essere andata per i fatti suoi, ma è poco importante. Se una persona non riesce nemmeno a seguire i passi del proprio Sensei alla prima lezione, probabilmente non è tagliata per fare lo Shinigami. Questo ti insegna l'accademia, e questo suggerisce il senso comune.

    -“Il fatto è che, malgrado io sia solo nel Rukongai, sono stato accolto da tanta gente, che mi ha aiutato. Ed insieme a loro sono cresciuto. Sono entrato nella loro “famiglia allargata”, legando con i bimbi, i loro figli, con le madri, i padri ed i fratelli maggiori, che mi hanno fatto sentire a casa. Ora, non mi piacerebbe per nulla che un giorno dovessero perire per mano di… Quelli.”

    "Hollow. Si chiamano Hollow."

    Replico, stancamente. Consacri la tua vita alla protezione della Soul Society, e non hai la minima idea di quello a cui stai andando incontro. Poi ci si domanda perché tanti studenti, quando annusano il pericolo che corrono, scappino a gambe levate.

    -“Lei viene chiamata Onee-chan chissà per quale motivo. E mi pare non le piaccia. Bene, io, invece, voglio diventare un Onii-chan, per tutte quante le famiglie che mi hanno accolto, e non solo. Un fratellone per la Soul Society, che ne tuteli la pace e l’armonia. Si, ne sono convinto.”

    Pace e armonia. Un classico. Di solito sono quelli che finiscono negli edifici della Quarta, coperti di ferite e che nemmeno si riconoscono. Cercare la pace e l'armonia con il combattimento, in effetti, è un concetto che tutt'oggi mi è di difficile comprensione.
    Passa un istante e poi è l'altro a parlare.

    “Shinigami? Io non voglio diventare un semplice shinigami, io voglio raggiungere i piani più alti del Seireitei, alloggiare in comoda abitazione, mangiare cibi prelibati, dormire su un comodo letto, ma questo è solo il lato più superficiale, arrivare al grado di capitano, e direzionare i miei sottoposti in modo che compiano l’obbiettivo senza rimetterci la pelle. Il mio obbiettivo e di non far cadere la Soul Society ”

    Abbiamo un patriota qui. Quando il mio superiore mi ha dato l'avviso che sarei stata in carica dei nuovi studenti ridacchiando non avevo capito cosa intendesse. Ora lo capisco. Una mano scivola, pesantemente sulla fronte, massaggiandola. Gli occhi chiusi, corrucciati.

    "Scopo della domanda è quello di farvi riflettere. Ricordatevi le risposte che mi avete dato, perché saranno l'appiglio che vi darà la forza di restare aggrappati al percorso che avete intrapreso. È un percorso lungo e difficile."

    Mi alzo, appoggiando delicatamente la mano sulla corteccia ruvida dell'albero.


    Albero


    Guardo in alto, sentendo appena il canto degli innumerevoli uccelli che lo abitano.

    "E potreste averne bisogno prima di quanto credete, già oggi. Sulla cima di quest'albero vive una particolare specie di uccello, che depone uova di colore blu intenso. Il vostro obiettivo è quello di arrampicarvi e rubarne uno, riportandolo giù perfettamente integro. Se lo romperete, non avrete superato l'allenamento. Uno Shinigami deve avere rispetto per la vita, e saperla difendere, ad ogni costo."


    treebyrosemist


    Sorrido, in maniera calda e pacata. La prova è più complicata del previsto, in effetti. Non si tratta solo di arrampicarsi. Nell'albero abitano uccelli di ogni varietà, e molte altre creature. Alcune giocose, altre estremamente territoriali. E se ci si sta arrampicando a venti metri da terra, anche una piccola beccata su una mano può essere fatale.

    "Ma non vi preoccupate, qualora doveste cadere e sopravvivere, vi offrirei primo soccorso, in fin dei conti appartengo alla Quarta divisione!"

    Questo lo dico con un sorrisetto. Non c'è sadismo nella mia voce. In fin dei conti, questo è solo una piccola parte di quello che dovranno affrontare, e sta a me prepararli.


    L'albero è alto circa cinquanta metri. In questo post, vorrei che descriveste la prima fase della salita. Siete liberi di interpretare come preferite, e sta a voi decidere se troverete qualche animale amichevole o ostile qui. In ogni caso, mettete il meglio in questo post, perché in base a esso (e anche alle scelte che farete) sarà influenzato anche il resto dell'allenamento.
     
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  10. Nelinho™
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    Dopo aver mostrato alla sensei la sua determinazione, il ragazzo nota, una volta zittitosi, di avere il battito accelerato. Poco male. E’ una riprova che le sue intenzioni erano vere, e che la sua determinazione non è un castello in aria. Bisogna solo vedere come lo dimostrerà. Ora, passa il testimone al ragazzo suo compagno, di cui ancora non sa il nome, né nulla. Lo ascolta mentre pronuncia le sue parole, anch’esse molto convinte e convincenti, almeno dalla prospettiva dell’azzurrino, che lo osserva mentre gesticola, si muove, esponendo al contempo la sua idea di shinigami, l’idea di un suo futuro prossimo. Freme al solo pensiero che anche lui, se riuscirà a dimostrare costanza ed impegno, due valori fondamentali ed imprescindibili se ci si vuole affermare in qualsivoglia settore, sarà uno dei baluardi della Soul Society. Ma forse sta correndo con la fantasia. Prima deve fare molta strada, ancora. E beccare tante di quelle mazzate che una volta terminati gli studi all’Accademia non lo si riconoscerà più (?).

    “Hollow.”

    Sinceramente non si cura del tono della sensei, né si mette ad arrovellarsi il cervello sull’eventualità di una figuraccia. D’altronde non si nasce imparati. Ora che lo sa, tuttavia, è difficile che se lo tolga di mente.
    Ad essere proprio sinceri, non ne ha mai visto uno. Per sentito dire, si. Può sembrare superficiale, ma di certo non se ne mette a cercare uno nella Soul Society. Sarebbe praticamente un suicidio premeditato. No, non è questo che vuole. Tuttavia, è innegabile il fatto che queste creature siano pericolose. E il pensiero che possano irrompere in qualunque momento, e uccidere senza troppi fronzoli un gran numero di persone, beh, lo fa stare male. Malgrado ciò, si sente abbastanza forte da poter dare una mano in questa causa. Il tempo, darà la sua benedizione o, viceversa, il verdetto finale.

    "Scopo della domanda è quello di farvi riflettere. Ricordatevi le risposte che mi avete dato, perché saranno l'appiglio che vi darà la forza di restare aggrappati al percorso che avete intrapreso. È un percorso lungo e difficile."

    A queste parole, gli scappa un sorrisino dalla bocca, a capo basso. L’appiglio che gli darà la forza di proseguire, il credo che lo accompagnerà per il resto della sua esistenza. Si, diamine. Stravagante quanto vi pare, ma non è uno che si rimangia la parola data. Difficile che lo ricordi, anzi, sicuramente non lo ricorderà, ma in vita – da umano in carne ed ossa, s’intende – andò a recuperare il cucciolo che gli avevano appena comprato i suoi, per il suo undicesimo compleanno. Di razza eh, roba da ricconi, e lui di certo lo era. Ora, un figlio di papà, non dovrebbe muovere nemmeno un dito: servito e riverito, il “papi” avrebbe potuto sguinzagliare un team di investigatori per questa cazzatella, pagati profumatamente (ci mancherebbe). Ma lui no. Gli stava troppo a cuore, malgrado lo avesse ricevuto da una manciata di giorni, quel cucciolo, e si mise a cercarlo da solo. Non tornò se non il giorno seguente, con i vestiti inzaccherati e mezzi laceri - pareva irriconoscibile, pareva – ma con il cucciolo, dormiente, tra le braccia.
    Ora, non lo ricorderà. Ma se è vero che i ricordi sono effimeri, l’anima è per sempre. Per sempre.
    Tuttavia, il flusso di pensieri che lo investe, deve necessariamente venire interrotto. A causarne l’interruzione è di nuovo la sensei. Appoggiata ad un albero. L’Ikusaba la fissa, visibilmente perplesso. Forse la pensava troppo facile, ma per lui questa lezione era una chiacchierata, un’introduzione. Non si aspettava di certo di dover alzare il didietro così in fretta. Facendo leva sulle braccia, si alza dal comodo giaciglio. Fissa il volto della sensei mentre parla, alternandolo all’albero dietro di lei. Lo squadra dall’alto in basso, come per realizzare le sue effettive fattezze, che sono tutt’altro che piccole. Gli occhi si sgranano appena, tanto più quando sente l’esplicita richiesta della sensei.

    "E potreste averne bisogno prima di quanto credete, già oggi. Sulla cima di quest'albero vive una particolare specie di uccello, che depone uova di colore blu intenso. Il vostro obiettivo è quello di arrampicarvi e rubarne uno, riportandolo giù perfettamente integro. Se lo romperete, non avrete superato l'allenamento. Uno Shinigami deve avere rispetto per la vita, e saperla difendere, ad ogni costo."

    Acume, forza di volontà e rispetto per la vita. In queste poche frasi la sensei ha raccolto e riassunto, implicitamente o esplicitamente, le basi di una persona capace, prim’ancora che uno Shinigami. Il ragazzo sbuffa lievemente, flettendo le gambe, per potersi abbassare, e tornare lentamente alla posizione di partenza. Un modo come un altro per sgranchirsi dopo qualche minuto seduti.

    “Bene. Vado”

    Eppure, a dispetto delle sue parole, il ragazzo non si muove di un millimetro. La ragazza ha finito di parlare da qualche istante, ma l’azzurrino non intende muoversi, per ora. Piuttosto, guarda l’albero. Le mani ciondolano lungo i fianchi, senza che il ragazzo imprima in loro alcuna forza che possa far pensare ad un’azione a breve.

    “I rami più bassi non sono un problema. Quello che mi aspetta dopo mi preoccupa.”

    Ci ragiona su, nonostante si possa trattare di un compito facile.

    "Ma non vi preoccupate, qualora doveste cadere e sopravvivere, vi offrirei primo soccorso, in fin dei conti appartengo alla Quarta divisione!"

    Era meglio, a questo turno, che non dicesse nulla. Lo sguardo del ragazzo si posa su di lei, leggermente disappuntato. Non è proprio il genere di incitamente che si aspetterebbe da un superiore. Ma poco importa.

    “E uff! Adesso cominciamo.”

    Deve far valere la sua altezza, non può mandare a farsi benedire quel metro e ottanta (e qualche cosa di più) che si ritrova. Con un minimo di rincorsa, andrebbe a flettere le gambe, di nuovo, ma ora per uno scopo ben preciso. Arrivato di fronte ad uno dei rami più bassi, il ragazzo scatterebbe in aria, allungando le braccia, tentando di aggrapparsi al ramo, giudicato abbastanza robusto da reggerlo. Se così fosse, cercherebbe di fare forza su quegli stecchi di braccia, che no, non sono il suo vanto, ma sono quantomeno utilizzabili. Con quel poco di forza che ha a disposizione, andrebbe a spingere, fino a che non fosse eventualmente riuscito a salire. Appoggiatosi bene al ramo, tenterebbe di ripartire, questa volta sul tronco, aggrappandosi alle sporgenze, mentre le braccia sono avvinghiate al tronco. Ora, su questo ci sono numerose scanalature, alcune di esse contenenti i nidi di animaletti, di che tipo non lo sa. Ad una prima occhiata uccelli. Alza la testa verso l’alto, per controllare la situazione. Fa fatica a resistere in quella posizione, tanto più che, come già detto, non fa della forza fisica un vanto, tantomeno della resistenza. Ma va bene così. E’ un pivellino, dopotutto. E non deve scordarsi le parole appena fatte, le promesse che attendono il loro mantenimento. Inevitabilmente, per proseguire più agilmente, il ragazzo tenta di appoggiare un piede di poco all’interno di una scanalatura, per poi darsi la giusta spinta, e tentare di proseguire il suo cammino, verso un ramo più robusto.

    “Diamine quant’è alto. Sarà difficile.”

    Non lo dice per mancanza di confidenza, solo è conscio dei suoi attuali limiti. Ma piano piano, forse più lentamente del normale, arriva a metà strada, con un fiatone che forse ha poco di promettente, e un leggero tremore alle mani, causa uno sforzo a cui non era abituato. Solo, adesso deve riposare un momento, sia per recuperare che per valutare il da farsi, con calma, puntando gli occhi ove necessario. Ed eventualmente cominciare a pensare a come riportare l’uovo a terra, integro.

    Non ho descritto eventuali "incontri" più o meno spiacevoli, non sapendo se lasciare al tuo giudizio, mi scuso in anticipo per la nabbagine ;)
     
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  11. InTheMaze
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    Umblice, mi spiace che tu abbia abbandonato questa ruolata. Ho provato a contattarti direttamente, anche, ma non aricevendo risposta sono costretto a bocciarti da questa classe. Potrai comunque fare richiesta di ricominciare nello stesso topic in cui hai fatto richiesta la prima volta.

    Nelinho, sul tuo stile non ho molto da aggiungere a quanto non abbia detto prima. Sono comunque sempre disponibile, se vuoi contattarmi via PM. Vorrei comunque segnalarti un paio di errori di sostanza, per quanto relativamente piccoli, che commetti nel tuo post. Il primo è descrivere un'azione del personaggio del tuo compagno, quando lui non l'abbia preventivamente descritta. Dire che lui se ne sta "lì fermo con le braccia sospese" (se non sbaglio) è, in fin dei conti, un'autoconclusione nei suoi confronti, che non rientra neanche nella tipologia di quella "fino a un certo punto" accettata del vuoto descrittivo, visto che voi non siete avversari in questo momento.
    Secondariamente, usi una lunga descrizione in ipotetica. Mi rendo conto che questo sia coerente con il "non so se la mia azione avrà successo", ma ti renderai conto che descrivere l'intera azione in soli termini ipotetici ha poco senso, soprattutto quando questa è molto complessa come quella da te descritta. Cosa accadrebbe se dicessi che fallisci al primo passaggio?
    Ti consiglio per optare per azioni più brevi, in linea di principio, anche quando queste siano all'ipotetica.

    Ryku guarda me. Poi guarda l'enorme albero alle mie spalle. Vedo il suo corpo tremare vistosamente. Fa un passo indietro, poi un'altro. Si volta. Corre.
    Tante belle parole, ma alcune persone non sono semplicemente portate per l'Accademia. E lui era quello spaccone. Quello che doveva diventare capitano. Quello che non era neanche capace di arrampicarsi sull'albero.

    Vincere le proprie paure. Ricordo che in accademia gran parte degli allenamenti servivano proprio a questo scopo. Venivi messo in condizioni infernali da sensei spesso sadici, in cui l'unica cosa che ti teneva aggrappato alla vita era la tua ambizione. La mia era semplice. Ho sempre conosciuto la Quarta divisione. Mio fratello, il mio fratello adottivo, era un ufficiale di medio rango lì da molti anni. Mi ha sempre insegnato l'importanza di rispettare la vita di tutte le creature, perfino dei propri nemici, perché la vita ha una sua sacralità intrinseca.
    Persino quando la si toglie agli altri.
    Da sempre avevo voluto far parte della Quarta. E ora avevo coronato il mio sogno.


    g5h4


    Mi volto, verso quello che sale. Non vorrei azzardare troppo, ma credo che proprio ora si trovi in difficoltà. Uccelli territoriali, probabilmente ha inavvertitamente appoggiato la mano vicino al loro nido, e ora l'hanno circondato come uno sciame. Non sono eccessivamente pericolosi, ma quando sono così tanti a difendere le uova, è il caso di fare attenzione, soprattutto per una recluta sospesa a diversi metri da terra.

    Mi siedo nuovamente per terra, con il volto all'insù, contemplando la scena.


    La risalita procede abbastanza liscia. Con fatica, lentamente, riesci a tenere il ritmo. Vieni, però, improvvisamente attaccato da una serie di uccelli simili a quelli dell'immagine. Escono dai nidi, e ti circondano come una nuvola, becchettandoti dappertutto, ricevendo alcune ferite superficiali su tutto il corpo, soprattutto sulle mani, che usi per arrampicarti.
    Voglio che descrivi in maniera coerente il tipo di ferite che ricevi (sta completamente alla tua sportività) e il modo che hai per continuare la risalita, se, ad esempio, provare a scacciare gli uccelli, o affrettarti, o chissà cos'altro.
    Io la settimana prossima sarò assente, quindi prima riesci a postare, e maggiori sono le possibilità che riesca a darti un altro post entro breve.
     
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  12. Nelinho™
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    Non tutto fila sempre liscio come l’olio, e quello che ha appena attraversato il ragazzo è uno di quelli. Di per sé, indipendentemente dall’altezza, scalare un albero non è troppo complicato. Ci vuole un po’ di forza e resistenza, ma nulla fuori dal normale. Ecco, la cosa si complica se degli animali inviperiti, a cui è stata toccata la tana, escono allo scoperto. Ed il risultato, a meno che non sia la giornata dell’Impossibile, è un buon numero di ferite.

    -Ouch! Che dol…NGHH….

    In questo caso, non è tanto il dolore, quello che rischia di far desistere lo stravagante Ikusaba, quanto il fatto che i colpi arrivano in uno dei momenti peggiori della sua scalata. Questo perché aveva appena appoggiato la mano sul ramo successivo, saldando la presa. Ma un braccio penzolava, così come il resto del corpo. Aveva appena spiccato il salto verso lo step successivo. Quando si dice la sfiga. In questa situazione, dunque, la mano in questione subisce una pressione superiore al normale, che di norma dovrebbe venire compensata dall’immediato sostegno dell’altra. Tuttavia queste ferite, oltre allo stormo di minuscoli uccellini fuori dai gangheri, hanno più conseguenze negative, tutte insieme. Una diminuzione della presa – a causa di un paio di tagli sul palmo della mano, vicini al polso – ed un aumento della pressione su quel braccio, amplificato dalle fitte di dolore in seguito all’apertura di quei piccoli ma numerosi tagli, circa una decina di piccoli tagli, nella maggior parte sul dorso, parte più sensibile della mano, poiché ci sono le vene.

    -Ghh…devo resistere, ce la posso fare…acc…

    Sembrava una bazzecola, il pensiero lo aveva sfiorato più volte negli istanti precedenti, quando con quei pochi salti era riuscito ad avanzare parecchio. Evidentemente si sbagliava. Beh, in questo caso, questo contrattempo lo si può definire propedeutico alla formazione del ragazzo, che piano piano – e lo si capisce dagli occhi, ora visibilmente più concentrati e determinati rispetto a prima. Gli altri due ragazzi, nel frattempo, se la sono data letteralmente a gambe. Evidentemente i loro proprositi erano buoni, ma la loro fermezza era troppo poca per riuscire a mantenere la parola data. Tipico esempio del detto “fare il passo più lungo della gamba”. Ikki, dal canto suo, potrà essere strano, quanto vi pare, potranno le sue motivazioni essere quanto mai discutibili, ma – almeno fin qui – ha dimostrato una certa tigna, chiamiamola così, che non lo fa mollare. Questo a riprova dell’autenticità dei suoi sentimenti. Ma adesso non vuole sentire nulla, non sente nulla. Vede solo ciò che ha davanti o poco sopra di lui. Il rumore degli uccellini non lo sente più, non sente i loro cinguettii stridenti, il rumore acuto delle loro ali, nulla. E’ concentrato sul suo obiettivo. Una leggera brezza di vento gli scompiglia i capelli.

    -Gh…oooopp! Hah! Iiiissa!!!

    Con uno sforzo, ed un colpo di reni, tenta di far partire anche l’altro braccio, in modo da lenire il dolore dell’altra mano, per poi far leva con i bicipiti e le spallucce, che dovrebbero riuscire, sebbene con qualche stento, a fare il loro lavoro, issandolo sul ramo successivo. Vi si siederebbe, con le natiche ben appoggiate. Gli uccellini, vedendo l’indifferenza del ragazzo, si tranquillizzano e se ne vanno, o almeno questa è l’impressione che danno. Solo ora, con una rapida occhiata alle gambe penzoloni, mentre il respiro si fa leggermente più affannoso per lo sforzo extra, nota qualche taglio anche sulle gambe, dalle ginocchia ai polpacci. Nulla di che, alcune sono miseri graffi, altre, poche, più profonde, delle sonore beccate, che hanno lasciato pure il livido. Certo che se l’aspettava più semplice. Una beccata gli è arrivata anche sul naso, un taglio lieve, e sulla guancia, a formare una x, segno che ci sono state due beccate consecutive.

    -Mh.

    Un verso, come a liberarsi – per lo meno mentalmente – di queste ferite, nuovo colpo di reni, ed ecco che lo sguardo punta di nuovo in alto, verso il prossimo ramo, più alto del normale, ma più resistente. Dovrà fare un bel salto.

    -E…opp!

    Con un altro salto, dopo essersi assicurato di non aver toccato altri uccellini, povere creature, il ragazzo tenta di bissare l’operazione, questa volta più facilmente, dovendo poter arrivare ancora più in alto, sempre più vicino all’obbiettivo. Non ha il tempo di guardare giù, ma chissà cosa starà pensando la Sensei, del suo contrattempo. Con un leggero sorrisino, difficilmente visibile dal basso, essendo di spalle a Matsumoto-Sensei, esterna la sua curiosità verso la probabile critica che la severa sensei gli avrebbe rivolto una volta ridisceso.
     
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  13. InTheMaze
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    Sakura è distesa a terra, e guarda su.

    Ikusaba ha qualche momento di difficoltà con degli uccelli che lo avvolgono come un piccolo stormo. Nulla di terribile, ci si intenda. Apparentemente, anzi, gli basta poco per liberarsi del fastidio e arrivare fino, ormai, alla cima.
    Apparentemente, ormai ha raggiunto la metà strada.


    uzin


    Il Grande Uccello guarda L'Uomo Che Si Arrampica con un misto di curiosità e fastidio. Si tratta di gran lunga della creatura più grande e intelligente dell'albero. Sa cosa vuol dire quando un essere umano si avventura in quelle zone. Vuole le sue uova.

    Ma magari lui è diverso dagli altri. Ha imparato che se lui li spinge giù, loro muoiono. Non vuole uccidere un innocente. Non prima di essersi assicurato che sia, effettivamente, lì per rubare le sue uova.

    In quel caso, merita di morire.


    Sei ufficialmente arrivato a circa la metà del tuo viaggio: ma non ti preoccupare, ora c'è la parte divertente.

    Quando scali gli ultimi rami ti trovi davanti a un enorme uccello, alto oltre quattro metri. Tra le sue zampe puoi vedere distintamente le uova di colore blu a cui la tua sensei ha accennato all'inizio.
    Ciò che non ti ha detto è che un uovo è lungo circa mezzo metro, con un diametro di circa 40 cm, e pesa approssimativamente 30kg.

    Sta a te ora scegliere come comportarti. Ricorda il tuo obiettivo: riportare l'uovo a terra senza che si rompa.
    Un suggerimento: pensa all'ambiente in cui ti trovi. Potrebbe essere il tuo più grande nemico, e il tuo più valido alleato.

    PS: mi scuso per il ritardo e il post relativamente breve. Dopo la settimana di ferie, naturalmente il lavoro non mi ha lasciato pace!
     
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  14. Nelinho™
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    Pian pianino gli uccellini territoriali si scansano, con notevole sollievo del ragazzo. Non è proprio una partenza in quarta, la sua, purtroppo, ma bisogna andare per gradi. Probabilmente anche gli Shinigami più forti hanno dovuto passare per questa fase di “iniziazione”. Lo sguardo di un blu intenso si fissa poco più in alto di lui, alzando il viso verso l’alto.

    -Pheeew…manca ancora un po'..

    Constatazione più utile per risvegliarsi dal torpore mentale che per effettiva utilità, dal momento che fisicamente non cambia nulla. Ma si è riposato a sufficienza. Da cavalcioni sul ramo che è, punta le mani in avanti, usandole come leva per rialzarsi, coadiuvato da un bel colpo di reni. Un leggero sorrisino si dipinge sulle sue labbra. Non avrebbe mai immaginato di poter compiere una cosa del genere, davvero. Si sta spingendo ben oltre i suoi limiti, questo a riprova del fatto che non bisogna buttarsi giù davanti all’ostacolo, come il suo compagno, fresco di fuga a gambe levate.

    -Essì, Matsumoto-sensei…avevi ragione..il nostro credo ci servirà subito…ma non so quanto quel colosso possa interessarsi ad esso.

    Gli occhi si sgranano leggermente, nell’osservare la figura dell’imponente uccello poco sopra a lui. Il boss del livello (?). E con esso, le uova dal caratteristico colore blu di cui era stato informato dalla Sensei. Solo che non gli era stata comunicata l’esatta dimensione di essi.

    -Accipicchiolina, sono belli grossi eh? Più della mia testa...E non penso siano vuoti…

    Deduce il ragazzo, voltandosi verso il ramo. Ma, ancora prima di ricominciare la scalata, bisogna escogitare un piano. La sua espressione si fa seria, le mani si portano sul grembo coperto dagli hakama, tipici della divisa di ogni Shinigami. Adesso la zona adiacente le ferite si è tinta di un colore livido, tra il grigiastro ed il violaceo. La pressione effettuata per risalire sul ramo ha in un certo qual modo bloccato il flusso sanguigno. Il dolore si fa sentire, ma non è nulla di impossibile da sopportare. Ora, con rapide occhiate, consapevole di essere vigilato dal sempre attento Grande Uccello, il ragazzo scruta l’ambiente che lo circonda. Oramai si trova a circa 25 metri d’altezza, praticamente un palazzo a 3 piani. Sarebbe impossibile riportare a terra quell’uovo con i classici metodi “poco ortodossi”. Buttarlo giù significherebbe sfracellarlo al suolo. In più, è difficile essere veloci in quell’ambiente. Magari per scendere da soli, pure pure, ma trasportare un uovo di quelle dimensioni..

    -Hmm…

    Dopo qualche istante di osservazione, il ragazzo dai capelli azzurri dovrebbe potersi avvedere di quelle cavità naturali all’interno dell’albero. Ce ne sono di belle grosse. E, per quanto grande possa essere, quell’uovo non può non entrarvi. Il problema però rimane. Come trasportarlo fin lì? In più, senza essere visti. E poi, una volta fatto questo, come riportarlo giù velocemente per altri 20 metri senza che quell’imponente volatile se ne accorga?

    -Magari se glielo chiedo per favore, ehn? Ahah...

    Ironia amara la sua, che cela queste fin troppo evidente condizione di difficoltà. Ad ogni modo, bisogna compiere la prossima mossa. L’uccello è nel suo ambiente, tuttavia dovrebbe essere ingombrante a sufficienza da non potersi girare con troppa semplicità, ed in più, siamo su un albero. Ed albero significa fogliame, copertura naturale. Adocchiato un altro ramo poco più in là, il ragazzo rimetterebbe in moto le sue leve, per tentare di compiere un bel balzo verso di esso, sparendo dietro al tronco. E via, un altro volta. Se il tutto fosse andato a buon fine, avrebbe cambiato versante, trovandosi alla spalle del Grande Uccello, coperto da dell’abbondante fogliame che ne cela le fattezze. Il respiro, dopo questa fatica viene riportato ai ritmi normali, rallentando leggermente il battito. Fa di tutto per mantenersi calmo, in modo da potersi muovere con maggiore scioltezza. Ora, se quel volatile dovesse essere in difficoltà, il ragazzo potrebbe cominciare a pensare, ed alla svelta, un piano per portare giù quell’uovo. Ne basta uno. Combattere, poi, è inutile in questo frangente. Primo, perché non ne ha le facoltà né le conoscenze, secondo, perché pur avendo le basi, non sarebbe un avversario alla sua portata. E visto che di aiuto non ce ne può essere, deve imparare a cavarsela da sé, con l’unica mano, decisamente precaria, di Madre Natura.
     
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  15. InTheMaze
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    Sakura è distesa a terra, e guarda su.

    Appoggiata sull'erba fresca, al riparo dell'albero e dei suoi rumori naturali, osserva da lontano come si comporta il suo studente. Osserva l'impegno che usa per tentare di aggirare l'Uccello, senza destare in lui troppi sospetti. Senza agitarlo.

    Sorride Sakura, perché in realtà la soluzione del problema è piuttosto semplice, ma il ragazzo dovrà arrivarci da solo. Per il momento, comunque, sembra che si stia comportando abbastanza bene. La cosa più stupida che si possa fare in quella circostanza è attaccare un uccello così grande mentre ci si trovi sulla cima di un albero. Eppure lei stessa conosce diversi membri dell'Undicesima che si sarebbero comportati proprio così.

    No, "controllare il corpo" significa prima di tutto controllare le proprie emozioni, i propri pensieri, la propria presenza, prima ancora di essere capaci di compiere acrobazie fuori dall'ordinario.

    Chissà, magari questo ragazzo è promettente.


    dvgi


    Il Grande Uccello segue con lo sguardo L'Uomo Che Si Arrampica fino a quando non sparisce tra le fronde. Non si fida degli esseri umani, loro desiderano le sue uova. Non è la prima volta che questo accade. E quelle non ritornano mai. Non può mai osservare lo schiudersi delle uova.

    Stava per andarsene a procacciarsi il cibo, ma per il momento trattiene la fame. Scuote le ali con impazienza, e muove alcuni passi incerti avanti e indietro sul robusto ramo su cui si trova il suo nido, sempre tenendo d'occhio il punto in cui l'Umano si è visto per l'ultima volta.

    Deve attendere, poiché non si fida di loro, per alcun motivo.


    Eccoci qui. Stavolta mi devo proprio scusare per il ritardo, in quanto, avendo avuto dei contrattempi di lavoro, non ho proprio trovato il tempo di dedicarmi a te.
    Ad ogni modo, eccoci qui. Il post, direi, che si spiega abbastanza. L'uccello continua a seguire le mosse del PG, e decide semplicemente di attendere, stando in guardia.
    A te la mossa.
     
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19 replies since 29/5/2013, 12:23   271 views
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