Classe V [I]

Controllo del Corpo Lv. 1

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    Classe L
    Sensei: Arãshi (Haine)
    Allievi:
    - Rorsrach (Hayato Shiroi)
    Classe Completa.

    CITAZIONE
    Qualche piccola nota prima di iniziare.
    Dovete fare post di non meno di dieci righe; usate pensieri, sensazioni o quel che volete ma cercate di non fare post corti.
    Niente abbreviazioni da sms, siate corretti grammaticalmente e rileggete quel che scrivete onde evitare svarioni.

    Cercate di interpretare il vostro personaggio in maniera opportuna; avete delle caratteristiche, cercate di rispettarle per quanto possibile ^^.

    Siate originali, un post "innovativo" aiuta a rendere la lettura divertente;
    rispettate la turnazione ovvero dopo un post mio fate uno e un solo post vostro.

    Sensei
    allievo 2
    allievo 1
    allievo 3
    Sensei


    l'ordine in cui rispondete voi non ha importanza; ci deve essere un post mio ogni volta che avete postato tutti voi.

    Non siate autoconclusivi, non descrivete gli esiti delle vostre azioni
    - tento di colpire XXXX ok
    - colpisco XXXX e gli faccio un gran male FAIL

    Iniziate senza armi con solo la tenuta da allievo, che vi viene recapitato in un pacco con la lettera: bianca sopra con un hakama blu se siete un ragazzo, rosso se siete una ragazza.

    Se avete domande, inseritele sotto spoiler alla fine o all'inizio del post, mai in mezzo.


    Ti viene recapitata, contenuta in una busta, una missiva che si rivelerà essere alquanto peculiare; essa si presenterà infatti come una lettera totalmente nera vergata da una peculiare grafia bianca, caratterizzata da diverse imperfezioni e dal tratto fin troppo spedito, che risulterà essere alquanto distorta e di difficile comprensione per l'occhio non avvezzo ad essa. Dopo aver perso svariati minuti nel tentativo, inizialmente vano, di decifrarla, ricaverai il seguente messaggio:
    CITAZIONE
    Sei stato ammesso all'illustre Accademia Shin'ō. Presentati alle ore nove all'ingresso della stessa, ove verrai accolto da chi di dovere.

    Il messaggio, breve, coinciso e privo di futili particolari, non recherà alcuna firma o sigla, lasciandoti completamente all'oscuro dell'identità del mittente della lettera, nonché tuo ipotetico sensei.
    Al tuo arrivo non troverai nessuno all'infuori d'un albino alquanto peculiare, con indosso una divisa da Shinigami, apparentemente intento a sonnecchiare appoggiato al muretto adiacente all'ingresso.
     
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  2. Rorsrach
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    Parlato Pensato Narrato Parlato altri

    Il distretto numero settanta del Rukongai era un posto veramente silenzioso, dove i membri di famiglie diverse si guardavano in cagnesco (forse proprio per questo era chiamato “Cane Rognoso”) e dove ognuno pensava a dissetare soltanto se stesso e ogni goccia d’acqua era trattata come se fosse stata l’ultima. Almeno, a dirla tutta, questa mancanza di comunicazione tra le persone rendeva il posto molto silenzioso, specie se quella bettola che Hayato chiamava casa (che sembrava sul punto di crollare da un momento all’altro). Il ragazzo in questione, stava tranquillamente fissando il soffitto con la mente persa nel tentativo di ricordare qualcosa della sua morte, ma le uniche cose che gli venivano in mente erano soltanto informazioni di tipo scientifico e letterario. Sospettava vivamente che nella sua precedente vita fosse stato una specie di topo di biblioteca o un uomo di cultura in genere o forse addirittura uno scienziato. Magari quelle sue conoscenze che affioravano nella mente a poco a poco gli avrebbero sbarrato le porte come membro della dodicesima divisione della Gotei 13, sempre ammesso che sarebbe mai diventato un Dio della Morte. Proprio mentre faceva questi pensieri, vide un lampo biondo passargli al fianco. Ormai per abitudine si lanciò in avanti, afferrando al volo la persona che aveva appena rischiato di precipitare con la faccia al suolo.
    Mi devi parecchie vite, mia cara disse, alzando un sopracciglio, il ragazzo.
    La persona che era appena stata “acchiappata” da Hayato era una ragazza, che dimostrava all’incirca la sua stessa età, anche se in realtà aveva trent’anni in più di lui. Aveva lunghi capelli biondi, legati in due sottili trecce che gli arrivavano fino ai fianchi. Era la figlia della coppia che lo aveva preso in casa, i signori Kudo, o almeno si considerava tale. Era stata, infatti, adottata dalla coppia quando era arrivata nel Rukongai e da allora li aveva considerati come un padre e una madre, anche se totalmente estranei. Aveva un carattere solare e combattivo. Sorrideva sempre, dicendogli che se altri erano riusciti a diventare Shinigami, poteva farcela anche lui. Era sempre al lavoro e vederla ferma era quasi un miracolo. Il suo unico difetto era che fosse estremamente imbranata e che riuscisse a inciampare persino nei suoi stessi piedi, capitombolando puntualmente a terra.
    Grazie, Shiroi-kun disse la ragazza, rialzandosi immediatamente sui suoi piedi. Non badò affatto alla battuta di Hayato, ma s’inginocchiò subito per prendere un pacco che l’era volato di mano durante la caduta, cui era allegata una lettera. Appena lo prese, lo porse immediatamente al ragazzo.
    Lo abbiamo trovato qui fuori, ho provato a leggere il bigliettino ma sembra scritto dagli alieni annunciò la ragazza, un po’ scocciata. Hayato prese il pacco e lo scartò, trovandovi quella che sembrava una divisa. La parte superiore era bianca immacolata, sicuramente nuova, e ad occhio e croce era proprio della sua misura. La parte inferiore era un hakama blu, anch’esso nuovo di zecca. Da che ricordava, nel Rukongai il ragazzo non aveva visto un solo abito che fosse anche solo lontanamente nuovo o quantomeno discreto, quindi chi poteva averglielo mandato? Non ne aveva idea. Spinto dalla curiosità aprì la lettera, confermando la prima impressione della ragazza: era praticamente illeggibile. I caratteri erano scritti in maniera frettolosa ed approssimativa e la maggior parte di essi non aveva nemmeno le sembianze di un carattere katakana.
    Hai un foglio? chiese, un po’ stupidamente. Sapeva benissimo che non vi erano fogli a casa Vabbè lascia perdere
    Prese una matita dal vecchio scranno che faceva da tavolo e cominciò a scarabocchiare qualcosa sopra ogni simbolo presente nel foglio bianco. Cancellò più e più volte le possibili interpretazioni di quegli strani simboli che, in teoria, sarebbero dovuto essere katakana o al massimo hiragana, ma ogni possibile frase sembrava assurda e strampalata. Addirittura una delle traduzioni risultava “Sei basso come la Shin’ho. Tua madre era una puzzona e devi fare il tuo dovere”. Semplicemente quella non poteva essere una traduzione corretta, a meno che il mittente non fosse stato ubriaco, drogato e scemo contemporaneamente. Le uniche parole di cui era sicuro erano “Shin’ho” e “dovere”. Cancellò tutte le fantomatiche traduzioni delle parole, lasciando soltanto le due suddette parole tradotte. Continuò a fissare i simboli con aria pensosa, quando gli venne l’illuminazione. Iniziò dalla parola prima di “Shin’ho” e come sospettava, si ritrovò a correggere gli illeggibili simboli per formare la parola “accademia”. Confrontando i simboli già tradotti con quelli ancora da tradurre trovò alcune parole che potevano essere tradotte. Una volta confrontati i simboli(che per la cronaca erano hiragana) con quelli in scrittura “umana” capì bene o male come poteva correggere gli altri, trovando finalmente una serie di proposizioni di senso compiuto, anche se dopo una buona ora di lavoro di decriptazione.
    CITAZIONE
    Sei stato ammesso all'illustre Accademia Shin'ō. Presentati alle ore nove all'ingresso della stessa, ove verrai accolto da chi di dovere.

    Hayato rimase paralizzato dalla sorpresa, quando finalmente tradusse il tutto. Ora si spiegava il perché dei vestiti nuovi e della lettera. Quella era la divisa da studente della Shin’ho!
    Kacchan… disse, riferendosi alla ragazza.
    Questa lo guardò incuriosita, sbucando fuori da dietro la tenda che faceva da stanza personale.
    L’hai decifrata? chiese la ragazza.
    Hayato annuì con un sorriso che gli partiva da un orecchio per finire nell’altro.
    Sono stato ammesso alla Shin’ho!
    L’urlo della ragazza fece saltare in aria i due vecchietti mezzi addormentati, che quasi caddero dal letto in cui erano seduti(e addormentati).
    Che succede? chiese Fujimaru, allarmato.
    Shiroi-kun entra in accademia, diventerà uno Shinigami!
    Fu festa per tutta la casa(quattro persone compreso lui), fino a quando Hayato non ebbe uno dei suoi classici lampi di memoria.
    Aspettate, ma che ore sono?
    I tre lo fissarono straniti, prima di rispondergli.
    Circa le sette e mezza, perché? fu la risposta del signor Kudo, perplesso.
    E dov’è la Shin’ho?
    Nel primo distretto, perché?
    Hayato Shiroi, che manco a farlo a posta aveva un cognome che significava “bianco” ed era anche albino, sbiancò come un lenzuolo. Facendo rapidi calcoli ci volevano almeno tre ore di corsa ininterrotta per arrivare nel primo distretto.
    Dovevo essere lì per le nove! fu l’urlo(acutissimo tra l’altro) di Hayato, che si buttò dietro la tenda afferrando la divisa da studente e cambiandosi, mentre si lamentava della totale inefficienza dei servizi postali del Rukongai e degli alieni che non sapevano scrivere decentemente(?). Quando uscì dalla tenda, trovò un grosso barile d’acqua ad aspettarlo. Hayato ne fu sorpreso, difficilmente il signor Kudo prendeva l’acqua, se non assicurandosi che non ci fosse nessuno in giro, data la preziosità dell’acqua nel Rukongai.
    A quaranta metri da qui c’è un tizio che possiede un paio di cinghiali molto grossi. Dagli questa e digli che ti presti il suo cinghiale più forte per un giorno.
    Ma l’acqua…
    Il signor Fujimaru gli assestò una bastonata in testa, facendogli anche male.
    Non perdere tempo, idiota, se diventi uno Shinigami magari riusciamo a trasferirci nel primo distretto o addirittura nel Seiritei. E’ un investimento che sto facendo, idiota
    Hayato rimase bloccato per qualche secondo, per poi sorridere.
    Grazie, Kudo-san disse, afferrando il barile e caricandoselo sulle spalle.


    Novantacinque minuti dopo, venne scagliato a faccia a terra davanti all’accademia della Shin’ho, rotolando per quattro metri e fermandosi con il sedere per terra. Il cinghiale lo abbandonò lì e se ne andò per i fatti suoi, lasciandolo lì da solo.
    INFAME DI UNA PORCHETTA SEMOVENTE, SPERO PER TE CHE QUESTA SIA L’ULTIMA VOLTA CHE CI VEDIAMO, ALTRIMENTI TI INFILZO E TI METTO SUL FUOCO A GIRARE, BASTARDO!
    Quelle parole, urlate al vento, erano dovute alla rabbia repressa dovuta al viaggio a rotta di collo a cavallo della “porchetta semovente” con intenti omicidi nei suoi confronti. Cercando di sbollire la rabbia, si spolverò la divisa nuova scrollando tutta la terra che aveva accumulato quando era stato lanciato dall’animale nel tentativo di fermarlo. In ogni caso era arrivato. Si guardò intorno, notando un solo individuo con la divisa da Shinigami intento a sonnecchiare appoggiato alla porta. Anche lui aveva i capelli bianco latte, ma aveva la pelle diafana e quasi spettrale. Hayato tornò a girarsi attorno. Non vi era altro che lui e lo Shinigami addormentato, quindi la persona con la grafia da alieno doveva essere proprio lui. Sbuffò seccato, dubitava seriamente di essere in ritardo, ma anche lo fosse stato, non era sicuramente abbastanza in ritardo perché quell’uomo si potesse arrogare il diritto di addormentarsi. Ma lo aveva sempre sentito. “Gli Shinigami sono gente strana” ed evidentemente quello non faceva eccezione. Magari anche lui, che era un aspirante Shinigami, era strano e non se ne rendeva conto. Smise di ragionare sulla buffa questione e si appoggiò anche lui alla porta, aspettando che l’uomo si svegliasse.

    Chiedo scusa per il ritardo, ma mi sono dovuto praticamente litigare sei volte con fratelli e sorelle per avere abbastanza tempo al PC per poter scrivere il post. Spero che almeno sia buono.
    Un solo piccolo appunto, perché non so se è considerabile come errore. Il fatto che il settantesimo distretto sia chiamato Inuzuri o “Cane Rognoso” non ricordo se viene detto nel manga/anime, ma non mi pare. Sono sicuro che però viene detto nel videogioco “Bleach: The 3d Phantom” e dovrebbe essere quello dove sono cresciuti Renji e Rukia.
     
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    Il post è indubbiamente buono, sebbene vi siano un paio di frasi non del tutto corrette e sensate, ad esempio questa, che è incompleta:
    CITAZIONE
    Almeno, a dirla tutta, questa mancanza di comunicazione tra le persone rendeva il posto molto silenzioso, specie se quella bettola che Hayato chiamava casa (che sembrava sul punto di crollare da un momento all’altro).

    Ed anche due o tre errori relativi alla punteggiatura.
    Chiedo ancora scusa per aver omesso il dettaglio del pacco nel primo post, non ci ho proprio fatto caso.

    Narrato
    Parlato

    Un arrivo decisamente rumoroso e prorompente interruppe le riflessioni dell'albino, atto a scervellarsi fino ad un attimo prima su come avrebbe potuto far soffrire al meglio l'ennesimo studente - nonché vittima - affibbiatogli dall'Accademia. Ormai unica soddisfazione e consolazione presente nel ricoprire il suo ruolo, quello di far soffrire i suoi i suoi studenti era ormai divenuto un vezzo che continuava ad esercitare con ogni suo allievo, nonostante andasse esplicitamente contro alle normative Accademiche. Nell'aprire gl'occhi fu inizialmente stupito nel vedere un suo simile, perlomeno esteticamente parlando, appoggiato al portone d'ingresso. Gli albini erano infatti d'una certa rarità all'interno della Soul Society, dunque era indubbiamente comprensibile che molti si stupissero nel vederne uno per la prima volta. Solitamente trattati alla stregua d'una qualche attrazione turistica dai villici del Rukongai, parevano esser null'altro che animali esotici per questi ultimi, che, a detta di Haine, ben poco intendevano, essendo totalmente privi d'una qualsiasi parvenza più o meno significativa d'intelletto. Temeva di poter rovinare quel suo bel faccino, anche se il solo pensiero di compiere tale gesto lo deliziava, tant'è che si lasciò scappare un ghigno, prima di discostarsi dal muro e di avvicinarsi di conseguenza al giovane. Iniziò a squadrarlo dall'alto in basso, mentre s'avvicinava sempre più a lui, con incedere lento ma deciso. Poco a poco la ghigna si trasformò in un cupo riso, atto ad inquietare il neo studente, che si ritroverà ben presto faccia a faccia col suo nuovo istruttore. “Ebbene.. tu saresti il mio nuovo giocattolo?” Disse, continuando a ridere sonoramente, noncurante del luogo in cui si trovava. “Sappi che se ti rovinerai quel tuo bel faccino non sarà colpa di nessuno, o meglio, di certo non mia. La tua incolumità - sia essa fisica o mentale - non è un problema che mi concerne. Spero tu sia consapevole dei rischi che dovrai correre in Accademia, e ben presto ti metterò al corrente di quelli relativi allo stare con me.” Fece una breve pausa, guardandolo fisso negli occhi. “Sei ancora in tempo per andartene, ma una volta varcata quella soglia,” disse, indicando con l'indice della mancina il portone d'ingresso, “sarà troppo tardi, sappilo.” Non curandosi più dello studente, così come del fatto che lo seguisse o meno, l'albino fece il suo ingresso all'interno dell'Accademia, attraversando svariati corridoi apparentemente identici fra di loro e giungendo infine dinanzi alla porta del solito dojo in cui amava tenere le prime lezioni.
    Una volta entrato all'interno di questo, si sedette per terra, facendo cenno allo studente di fare lo stesso. Il dojo si presentava come una stanzetta di medie dimensioni totalmente priva di qualsivoglia genere d'arredamento, dunque molto probabilmente adibita ad allenamenti di vario genere. Una volta sedutosi, l'albino attenderà diversi istanti prima di rivolgersi al giovane, senza distogliere tuttavia lo sguardo da quest'ultimo nemmeno per un attimo. “Orbene, permettimi di spiegarti come funzionano le cose da queste parti. Mio malgrado ho la sfortuna d'essere il tuo sensei, ergo avrò il compito di farti da balia a tempo indeterminato, ridendo nel frattempo dei tuoi possibili, probabili, nonché innumerevoli fallimenti.” Fece una breve pausa, distogliendo lo sguardo nel vuoto per poi tornare a posarlo sul giovane. “Per dovere di cronaca dovresti sapere che ho una lieve inclinazione alla violenza, e se non m'intratterrai facendomi divertire con le tue sofferenze ed i tuoi vani e banali tentativi potrebbero anche capitare accaduti alquanto.. sgradevoli, per così dire. Tornando a noi, il tuo allenamento odierno consisterà nel cercare di colpirmi, sebbene anche il solo pensare di potere sfiorare la mia illustre persona sia già una concessione oltremodo eccessiva, per un omuncolo del tuo calibro. Il metodo che utilizzerai non mi riguarda, hai carta bianca.” In effetti, pensandoci attentamente, non gli sarebbe affatto dispiaciuto rovinargli anche altro, oltre a quell'efebico visino che si ritrovava; il pensiero in generale di causargli una qualsivoglia sorta di dolore lo deliziava, ed anche il fatto ch'egli potesse rimanere ferito durante l'allenamento non gli dispiaceva, rendendo quell'altrimenti tediosa ed ammorbante lezione alquanto ilare, sebbene fosse ancora presto per definirla tale. E' bene che tu sappia che, nonostante sarò costretto a trattenermi, potrei ugualmente farti male, considerando il genere d'allenamento che stai per affrontare. Tuttavia non ritengo che ciò sia problematico; nel più roseo dei casi sopravviverai, privato solamente d'un paio d'arti e con qualche misero osso fuori posto. In caso di tale evenienza - che accadrà sicuramente - sono certo che in infermeria sapranno rimetterti a nuovo, perlomeno, se fossi in te questo sarebbe ciò che m'augurerei vivamente. Ad ogni modo, non amo particolarmente tergiversare, e dato che non vedo ulteriori ragioni per continuare a discorrere, sei pregato d'iniziare.” Si portò dunque in posizione eretta, squadrando il giovane con una ghigna beffarda.

    Edited by Arãshi - 24/7/2013, 14:05
     
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2 replies since 22/7/2013, 13:37   53 views
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