Grande Prigione Centrale Sotterranea

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    Perdonate il ritardo ed eventuali errori.


    D'improvviso, la situazione mutò radicalmente, delle nuove deliziose comparse si palesarono, affollando quello stesso palcoscenico così meticolosamente pensato ed attuato, dai dettagli così sublimi e curati, che veniva ora sconvolto da un'ilare quanto beffarda casualità. Ma differentemente dalla norma, l'albino non se ne dispiacque affatto, quel così delizioso quanto impensabile accadimento aveva introdotto un nuovo piacere, e quelle comparse non erano che dei tramiti, degli insignificanti mezzucci per raggiungere un fine ben più piacevole.
    Sebbene non potesse avere completa coscienza dell'effettiva veridicità di quella congettura, che invero rimaneva poco più d'un pensiero affrettato, non v'erano troppe ragioni per cui degli shinigami potessero apparire in quel luogo con simile foga e senza preavviso alcuno. Il volto di colui che s'era introdotto all'interno di quella stessa stanza ove anch'egli presenziava lasciava trasparire troppo perché potesse ignorarlo, vi si cimentò con curioso diletto, scrutandolo a fondo, intensamente. V'era dipinta una profonda angoscia, un timore insulso misto ad uno stato d'agitazione generica, ma anche vaghi sprazzi di compiacimento, beffarde contorsioni d'ogni muscolo di quel volto, possibilmente involontarie, presagio d'un diletto troppo grandioso perché potesse trattenerlo o negarselo, che non avrebbe indubbio tardato ad arrivare.
    E v'erano ben poche forme che quel piacere avrebbe potuto assumere, e pochi i ruoli tramite cui si sarebbe potuto rivelare, date le circostanze e le disastrose implicazioni, terribili per i più, ma tanto deliziose e prelibate per quello shinigami così famelico ed avido di sensazioni, così come lo sarebbe indubbio stato quell'avvenimento che ora attendeva con infinita esitazione, quel godimento divampante che ben presto avrebbe assimilato.
    Vi fu un bagliore improvviso, dunque un boato assordante, in unico istante quella concezione di calma apparente, così falsa e sottile, si torse fino ad annichilirsi, scomparendo; fumo e macerie eran tutto ciò che ora l'occhio poteva scorgere in quel luogo infestato da un primordiale ed inscindibile odio, s'udivano grida d'ogni genere, panico, ansia, paura – l'incapacità di reagire dinanzi ad un fenomeno tanto coinvolgente e disastroso troneggiava ora indiscussa.
    La sua percezione non l'ingannava, era innegabile che quell'esplosione appena avvenuta fosse indubbiamente volontaria e studiata, quell'insetto che aveva osato entrare ed il picco di Reiatsu che aveva potuto percepito poco prima ne erano la dimostrazione ultima, e rendevano ora quell'opera null'altro che un fallimento mero e banale. Anche il fine stesso quell'atto non poteva venir definito diversamente, l'obiettivo più plausibile per degli individui dotati d'una qualche sorta di reiatsu, seppur insignificante, ed ambizione sarebbe certamente stato – per quanto assurdo per degli shinigami – il liberare quella bestia dalla sete implacabile, e seppure fossero indubbiamente capaci d'applicare i fondamenti del reiatsu difficilmente si sarebbero rivelati esser dei veri seggi; indossare la divisa sarebbe potuto semplicemente essere un efficace stratagemma per distogliere sospetti ed attenzioni inopportune altrove, nondimeno non poteva che dubitare che degli individui del tutto privi di modi e così sciocchi da far un ingresso tanto clamoroso quanto banale potessero figurare qualcosa del genere con le loro sole menti.
    Traeva tuttavia infinito divertimento dalle conseguenze di quelle loro azioni, avrebbe voluto concedere infinita attenzione ad ognuno di quei momenti, tanto insignificanti se presi singolaremente ma estremamente piacevoli nella loro completezza, mentre l'atto stesso gli appariva unicamente come un insensibile eccesso, una grandeur vana ed infondata.
    Invero, quell'esplosione non era che uno dei tanti fini raggiungibili con quella medesima energia spirituale ch'era stata impiegata, e da cui s'era indubbiamente originato quell'evento così scenico e superbo, dagli esiti apparentemente catastrofici, un delizioso scenario di sofferenza e distruzione, nonché un inaspettato arricchimento degno di quel suo palcoscenico così già pieno di vita, dinamico e quanto mai animato.
    Ignorò del tutto le reazioni altrui, tenendo tuttavia coscienza, seppur restio, della loro presenza; quegli altri con cui aveva avuto modo di ritrovarsi in quel luogo avevano ora ancor meno rilevanza, dinanzi ad un simile trionfo di caos e terrore perdevano qualsivoglia importanza, s'annullavano quasi completamente dinanzi ai suoi occhi, persi nel godere di quello spettacolo tanto inatteso quanto gradevole. Godeva, sì, godeva infinitamente d'ognuna di quelle reazioni tanto sublimi e disastrose corrispondenti ad una causa comune, godeva d'ogni grido, d'ogni sussurro di terrore, taciuto, o anche solo accennato e perso in quell'aria così fuligginosa, carica d'adrenalina e sofferenza.
    Ed eccola, infine, l'estasi, arrivare languidamente. Un caldo e copioso manto che iniziava ad avvolgerlo, andandolo a pervadere dall'interno, assimilandosi perfettamente all'essere ed inducendo in lui sempre più piacere, rendendolo ebbro ed illusoriamente quasi soddisfatto, le brame più radicate e profonde come placate; ma era ben conscio di quanto momentaneo quell'effetto fosse, attimi così incompleti e vuoti non avrebbero potuto mai portarlo anche solo vicino ad un soddisfacimento più o meno vago.
    Venne sbalzato via, più dal crollo delle macerie che dall'onda d'urto causata da quel reiatsu così misero e blando, senza tuttavia perdere compostezza, quella sua aria calma, del tutto disinteressata pur venendo sbalzato all'indietro, cercando di ritrovare il naturale equilibrio e d'atterare sui suoi piedi senza troppe difficoltà, con una smorfia d'evidente ed estremo tedio dipinta ora sul volto.
    Per quanto insolito, non avrebbe concesso a quell'evento più rilevanza di quanto ne meritasse, non era che il mero tentativo d'un manipolo di sciocchi di cercare di superarsi tentando l'improbabile, prefiggendosi un fine ben al di fuori delle loro capacità, lodarne l'operato sarebbe stato sensazionalmente ridicolo ed impensabile, sebbene gli avessero involontariamente risparmiato del tempo liberando quel prigionero. Non si sarebbe certo fatto alcun problema nel liberarlo lui stesso, senz'esitazione ed in modo molto più raffinato e veloce, uccidendo successivamente chiunque ivi presenziasse per non lasciare prova alcuna del suo passaggio, ed il fatto che quegli sciocchi l'avessero privato d'un simile divertimento lo gravava col desiderio di rimediare prendendosi le loro vite, e difficilmente avrebbe potuto ignorare un'idea tanto accattivante. Ghignò, impercettibilmente, spostandosi al lato della stanza, curioso ora d'osservare come quella bestia assassina avrebbe agito dinanzi all'opportunità che gli s'era presentata dinanzi; avrebbe potuto smentirsi, vanificando l'arrivo ed il conseguente interesse dell'albino in lui, o rivelarsi in grado di farlo divertire, offrendogli infine quel piacere che da lui tanto ricercava, rendendo quegli attimi degni di nota. Ma non nutriva desiderio alcuno d'assistere ad ulteriori spettacoli di pessimo gusto, ed il tedio iniziava a farsi sentire più del necessario, difficilmente avrebbe tollerato l'ennesiamo fiasco da parte di quegli attori, così incapaci, a scapito del loro ruolo, di saperlo intrattenere.
    Le restrizioni così limitanti di quella prigione erano scomparse, e la sua preda aveva mandato le sbarre in fratumi, liberandosi, sfoggiando per la prima volta un minimo delle sue capacità. Quegli incompetenti parevano infine aver portato a compimento il loro obiettivo, seppur con mezzi grezzi quanto baldanzosi, e lui conseguentemente il suo, benché privato d'ogni sorta di diletto. Guardò quel prigionero, una volta ancora, per solo pochi istanti, il minimo necessario per gettare quel guanto di sfida che gli sarebbe ormai dovuto risultar ovvio, se davvero fosse stato degno del suo tempo. Continuò a non proferir parola, non ne necessitava, invero l'uso delle parole s'era vanificato già da lungo tempo, non voleva tergiversare ulteriormente, conscio che lo sbarazzarsi di quegli altri che si sarabbero indubbiamente intromessi lo avrebbe derubato di preziosi attimi, pochi ma ugualmente significativi.
    Non desiderava altro che affrontare quella bestia dagli occhi truci e sanguinari, vincerla e quindi soggiogarla, assoggettarla a sé, per farle realizzare la sua imperfezione, ogni singola debolezza, dunque straziarne lentamente le carni, flagellarle, porre una fine a quell'esistenza patetica dopo averne goduto ed assimilato il più possibile, banchettandone sui resti putridi, ogni singolo brandello.
    Sarebbe ben presto accaduto.


    Edited by Arãshi - 18/7/2014, 04:06
     
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