ASIAN REVOLUTION [ex Bleach Revolution, Giappone, Cina, Corea, GDR, Spoiler, download Anime sub ITA, Manga Scan ITA, Streaming,

Posts written by A .

  1. .
    Ottimo post, davvero dettagliato, tuttavia hai fatto un po' di confusione coi colori mescolando il narrato al dialogo verso la metà del post.

    Mai si sarebbe aspettato uno sviluppo tanto ilare quanto interessante. Il giovane studente era inaspettatamente riuscito a prendere la katana in tempo, tuttavia la sua mossa successiva, consistente in un unico misero fendente basso diretto da sinistra verso destra, era miseramente fallita contro quell'Hollow, che - potendo contare su una maggiore rapidità e fluidità dei movimenti - non aveva fatto fatica alcuna ad evitare il colpo spostandosi rapidamente verso destra, arrivando alle spalle del ragazzo e ferendolo infine alla schiena con i suoi possenti artigli. Il giovane non poté che cadere rovinosamente a terra, ferito. Benché l'attacco dell'Hollow non fosse stato poi così grave, almeno non per gli standard dell'albino, difficilmente il suo studente avrebbe tollerato una tale sofferenza, considerando che non era affatto abituato a patire dolore ed ai veri combattimenti. Gli artigli della creatura gli avevano squarciato la carne, e nonostante il graffio non fosse poi così profondo sarebbe stato indubbiamente difficoltoso per lui lottare e muoversi in generale. Haine non poté che abbandonarsi ad un sadico riso, quasi malato, atto a ridicolizzare il ragazzo che pareva aver avuto, almeno fino a pochi istanti prima, la convinzione di non poter venire ferito in alcun caso. Non si sarebbe certo aspettato di vederlo dolorante per terra, con la schiena graffiata ed una deliziosa espressione di sofferenza stampata sul volto. Il solo vederlo così conciato lo soddisfava terribilmente, al punto che lo scontro perdeva d'importanza, finendo per non aver più alcuna ragione d'esistere. In effetti, l'unico motivo per cui il sadico albino s'era ripromesso di tenere un occhio sul giovane - nonostante il tedio che tale decisione comportava - non era certo per garantire la sua incolumità, di cui non gl'importava affatto, bensì per vederlo soffrire. L'intero allenamento era stato accuratamente pianificato a tale proposito ed ovviamente era andato proprio come previsto dall'albino, che non s'aspettava altro. Non v'era stata occasione in cui uno dei suoi piani per trarre divertimento dalle lezioni approfittando del dolore dei suoi studenti fosse andato male, ed a dimostrazione di ciò v'eran le attuali condizioni in cui versava il giovane, che ovviamente non eran proprio delle migliori. Si ricompose dopo aver riso sonoramente per svariati minuti, tenendo tuttavia d'occhio l'Hollow, che s'era limitato a portarsi ad un angolo dell'arena mentre il giovane era rimasto a terra, dolorante. “Orbene, visto? Pensavi di non ferirti, eppure guardati; sei a terra, ferito, inerme ed impotente come non mai. Hai sottovalutato l'Accademia e me in particolar modo, ragazzino. Dovresti porre maggiore attenzione a ciò che fai e dici, ed in particolar modo a ciò che pensi, dato che le tue banali e fasulle convinzioni t'hanno portato a credere d'essere intoccabile, facendoti infine ferire.” Il volto, inespressivo più che mai, non era certo quello d'uno che traeva divertimento dalla scena, quasi divenuta ridicola da tanto ilare ch'era inizialmente. Si limitò a tenere gli occhi fissi sulla creatura, facendo brevi pause per rivolgere un vago sguardo anche al suo studente, che in realtà l'aveva parecchio deluso. Dopo tutte quelle sue rivoltanti chiacchiere s'aspettava decisamente qualcosina di più, o perlomeno di non vederlo già ferito e per terra dopo il primo attacco, cosa che invece era accaduta. “Temevo che potessi essere null'altro che una delusione, e la vaga parvenza di raziocinio che ho visto in te s'è rivelata esser illusoria, dato che se l'avessi realmente posseduta non ti saresti certo scagliato a quel modo, riducendoti conseguentemente in tali ridicole condizioni - che avresti ovviamente potuto evitare, con giusto un poco d'accortezza. Tuttavia l'esito di questo primo attacco mi ha fatto realizzare molte cose, fra cui il fatto che tu non sia affatto diverso dai tanti bambocci ch'entrano in Accademia, pieni di presunzione e false convinzioni. Sei solo una misera recluta, folle quanto inconsapevole, che tenta in tutti i modi di mettersi in mostra, finendo per rimetterci, se non la vita, l'uso di qualche arto. Non mi riguarda, tuttavia ti pregherei di non morire durante le mie lezioni; non che mi dispiaccia, sia chiaro, è solo che la responsabilità ricadrebbe su di me.” Parole più fredde del solito, caratterizzate da un forte disinteresse ed uno sguardo tutt'altro che rassicurante, al contrario, tetro ed indicibilmente maligno, probabilmente atto ad intimorire il giovane. “Pensi di rialzarti? Per dovere di cronaca è bene che tu sappia ch'io non ho controllo alcuno sull'Hollow, non so né quando né come potrebbe attaccarti, ergo non so fino a che punto ti convenga crogiolarti ancora nel fango.” Tacque per un attimo. “L'unica cosa di cui son certo,” Il volto andò nuovamente a contrarsi in una ghigna, “è ch'io non interverrò in alcuna sorta d'occasione, anche se tu dovessi perire nell'intento di superare l'allenamento. Come già detto in precedenza, non garantisco la tua incolumità, sia essa fisica o mentale. Quella d'entrare in questa prestigiosa Accademia è stata una tua decisione, e credo sia arrivato il momento di pagarne le conseguenze. Detto ciò, ti lascio nuovamente giocare col mio amichetto.” Disse, sventolando la mano al giovane con fare beffardo, mentre il volto era ancora fratturato dalla solita ghigna.

    CITAZIONE
    Ricevi una moderata alla schiena.


    Edited by Arãshi - 20/8/2013, 03:15
  2. .
    Noto i soliti errori di sorta, nulla di nuovo, anche se è indubbiamente migliore del precedente.


    Ghignò, vagamente soddisfatto. Il giovane gigante era infine riuscito a scagliare un rapido colpo mediante il quale era riuscito a distruggere l'imponente pilastro. L'albino - che non s'aspettava affatto un tale esito - applaudì con fare beffardo, com'era ormai solito fare, senza dimostrare alcun apparente sorpresa. “Niente male, davvero.” Disse, con un ghigna stampata in volto, mentre s'avvicinava nuovamente al gigante. “Mentivo. Non penserai mica che sarà sempre così semplice, vero?” Amava stuzzicare quel gigante in maniera particolare, pareva quasi che ne traesse una qualche sorta d'ispirazione, oltre al consueto godimento. Iniziò a girargli intorno, soffermandosi con lo sguardo sulla mano ferita per diversi momenti. Oh, la sola visione di tale capolavoro lo soddisfava profondamente, al punto ch'avrebbe continuato a guardarla per tutto il giorno. Volendo avrebbe potuto anche approfittarne per rompergli l'altra, giustificando l'accaduto come l'ennesimo tentativo fallito, tuttavia non vi sarebbe stato divertimento alcuno, dato ch'egli era - ora più che mai - impotente. Che divertimento ci sarebbe mai stato nell'umiliare un corpo inerme? Preferiva di gran lunga attendere ch'egli fosse nelle condizioni di reagire, anche se era ben lungi dal poter considerarsi anche solo una vaga minaccia per l'albino. Ghignò, astenendosi dall'intraprendere qualsivoglia sorta d'azione. Avrebbe atteso ch'egli si fosse rimesso per conciarlo ancor peggio di quanto già non fosse in quell'occasione. Tutto si riduceva alla ricerca del momento opportuno ed al godimento di quell'istante; l'istante in cui avrebbe annientato quel fastidioso gigante, riducendolo a brandelli. Tornò al presente, s'era recentemente accorto che lasciava prendere il sopravvento a tali pensieri fin troppo spesso, non che gli dispiacesse. Quel gigante non aveva in ogni caso nulla da dire che valesse la pena d'esser ascoltato dalla sua illustre persona, ragion per cui non si sprecava manco più di tanto. Invero, fin dalla prima lezione s'era semplicemente limitato ad ignorare qualsivoglia suono o verso proveniente dalla sua bocca. Non gl'interessava affatto sapere ciò che pensava, anche perché era ancora dubbioso nei riguardi del fatto stesso ch'egli pensasse o meno. Si distanziò ancora dal gigante, iniziando uno dei soliti monologhi che tanto odiava e riteneva futili e tediosi. “Come hai visto non è stato poi così difficile, anche se in linea di massima la tua ridicola performance ha lasciato alquanto a desiderare, tediando conseguentemente il sottoscritto. La cosa divertente è che al momento sei più indifeso che mai, considerando le condizioni in cui versa la tua mano e la fatica accumulata dal compimento di tale esercizio, dunque potrei approfittarne umiliandoti, vendicandomi per tutto il tempo che m'hai fatto sprecare dietro di te e le tue insensate idee, sempre se tali posson definirsi. Tuttavia non trovo che vi sarebbe divertimento alcuno nel farlo ora, perderei altro del mio prezioso tempo ed inoltre facendolo oltre ad insudiciare le mie bellissime mani riconoscerei la tua ipotetica importanza. Non ne hai alcuna. Non qui, almeno, e dubito fra l'altro che tu ne abbia anche all'infuori dal contesto Accademico.” Ghignò sadicamente. “Quanto pensi che possa valere una misera recluta?” Scoppiò in un riso malato, che durò svariati attimi. Dopo essersi ricomposto, si rivolse ancora a lui. “Sono una persona raffinata e caritatevole, dunque per questa volta ti risparmierò. Sia chiaro, non continuerai ad avere questo genere di fortuna ancora a lungo.” Perlomeno, era ciò ch'egli sperava. Vederlo fallire durante l'esame sarebbe stato indicibilmente ridicolo, anche se la responsabilità sarebbe infine ricaduta su di lui, essendo il suo sensei. Non riteneva che ne valesse la pena, perlomeno non per un decerebrato del genere. In fin dei conti anche se fosse riuscito ad uscire sano e salvo dall'Accademia, ciò che avrebbe affrontato successivamente sarebbe stato ancor più arduo ed impegnativo, e non v'era garanzia alcuna ch'egli sarebbe riuscito a sopportarne gli estenuanti ritmi. La vita da Shinigami non era di certo tutta rose e fiori, e quelli privi d'alcuna sorta d'abilità perivano decisamente precocemente; non dubitava che quello fosse anche il caso del suo studente. “Avresti potuto risparmiarmi tutta quest'attesa che m'è toccato invece patire, giusto per quel tuo misero successo che non conta assolutamente nulla. Tuttavia mi vedo costretto a farti proseguire oltre, purtroppo. A mio avviso non saresti nemmeno dovuto entrare in Accademia, e non so quale sorta di miracolo t'abbia fatto arrivare fin qui, tuttavia stai pure certo che prima d'uscire dall'Accademia dovrai fare un'ultima prova, indicibilmente ardua. Non t'anticiperò altro, non voglio di certo privarti - e di conseguenza privarmi - del divertimento. Sappi solo che questi allenamenti al confronto non sono nulla, e quasi sicuramente li rimpiangerai.” Ghignò, portandosi verso l'uscita. “Il mio compito odierno termina qui, direi d'essermi divertito e tediato a sufficienza, sebbene io non sia per nulla soddisfatto dalla tua performance, come al solito. Ci rivedremo, forse, in caso tu non dovessi morire prima - non che mi dispiaccia.” Detto ciò, se ne andò, lasciando il giovane da solo.

    CITAZIONE
    Ricevi Controllo del Reiatsu Lv. 2 e 12 Exp.
    Concludi con un tuo post.


    Edited by Arãshi - 18/8/2013, 22:59
  3. .
    Tranquillo, non c'è problema.
    Arashi non mangia nessuno.
    Forse.


    Sorrise languidamente vedendo il suo giovane studente arrivare. Il fatto ch'egli fosse all'oscuro di tutto lo deliziava, e la faccia che avrebbe fatto alla scoperta del contenuto della gabbia sarebbe stata inappagabile, per non parlare poi del momento in cui sarebbe venuto a conoscenza dello scopo dell'allenamento. Non diede peso a tali pensieri, non voleva rovinarsi prematuramente il divertimento che tale situazione gli avrebbe concesso. Doveva pazientare, cosa che odiava ma che tuttavia fece ugualmente, dato che aveva solo da guadagnare. Si staccò dalla strana struttura, arrivando a pochi passi dal giovane. “Ti sei fatto attendere.” Disse laconicamente, nonostante il giovane non fosse in ritardo e lui ne avesse la piena consapevolezza. Semplicemente amava stuzzicarlo, anche perché in precedenza non l'aveva nemmeno degnato d'una smorfia di dolore, manco vaga. Ormai non era più un semplice allenamento, no, era divenuta una vera e propria competizione per l'albino, ch'avrebbe cercato d'infliggergli dolore con tutti i mezzi a sua disposizione. Ormai anche le regole dell'Accademia avevan perso importanza per lui, anzi, non ne avevan mai avuta, tuttavia doveva ugualmente stare attento a non compromettere la sua tanto adorata posizione all'interno dell'Accademia. Solo grazie ad essa poteva permettersi di godere di tali spettacoli, che oltre a renderlo soddisfatto lo deliziavano nel profondo. A riguardo della competizione che s'era imposto di vincere, confidava nel fatto che il suo promettente giovane si sarebbe ferito durante lo svolgimento di quel peculiare allenamento, considerando appunto l'obiettivo ultimo di questo. Tuttavia, dal suo volto non trasparì nulla se non un forte sentimento d'apatia atto a non manifestare i suoi più profondi pensieri, che si sarebbero indubbiamente realizzati da lì a poco. Ghignò, rimanendo in silenzio per svariati attimi, quindi si rivolse al giovane. “Infine sei arrivato, dunque possiamo iniziare. Sai che odio indugiare ed il solo fatto d'averti aspettato finora è per me cagione di disgusto. Dovresti sentirti in debito nei riguardi della mia illustre persona che s'è prodigata ad aspettare uno come te.” Disse, mettendo particolarmente in evidenza le ultime due parole con tono beffardo e provocatorio. “Sicuramente ti starai domandando cosa si cela lì sotto,” disse, indicando il telo, “e s'è relativo in alcun modo all'allenamento, e se sei particolarmente brillante anche quale ruolo svolgerà in tale vicenda.” S'allontanò nuovamente da lui, portandosi alla sua posizione precedente ed afferrando elegantemente il telo nero con la mancina. “Orbene, permettimi di rispondere a tutti questi interrogativi mediante un solo e semplice gesto.” Disse, laconicamente, mentre andava a rimuovere rapidamente il telo, rivelando conseguentemente una ferrea struttura, più precisamente un'enorme gabbia. La suddetta gabbia era alquanto arrugginita e non proprio all'avanguardia - anche se presentava svariati lucchetti alquanto atipici e robusti atti a sigillarla, probabilmente sviluppati dalla dodicesima brigata proprio a tal fine - ragion per cui non pareva nemmeno molto rassicurante, anche se v'era qualcosa d'ancor meno rassicurante: il contenuto di essa. La gabbia infatti era l'ultimo problema del giovane, dato ch'essa era soltanto atta a contenere un possente Hollow. Questo si presentava come una creatura dalle medie dimensioni e non molto robusta, alta poco più dell'albino e munita - oltre che della solita maschera comune a tutti gli Hollow d'infimo rango, munita tuttavia di spaventose fauci - d'un paio d'artigli alquanto affilati, che si sarebbero probabilmente rivelati essere un problema per il giovane. Considerando le proporzioni dell'Hollow era palese che questo avrebbe potuto vantare una notevole velocità, almeno apparentemente, ragion per cui il giovane - non potendo di certo egugliarlo essendo solo una mera recluta - avrebbe dovuto faticare per ottenere una vittoria, ed era proprio ciò a cui l'albino mirava. Voleva farlo faticare e ferire; voleva impedirgli d'ottenere una vittoria in modo tanto semplice. L'albino ghignò guardando la creatura, mentre questa cercava d'azzannarlo dall'interno della gabbia, continuando nel frattempo ad emettere versi incomprensibili ed alquanto sgradevoli. “L'odierno allenamento consiste nel fare conoscenza col mio amichetto, qui.” Poggiò la mano chiusa a pugno poco più in alto dei lucchetti, senza compiere ulteriori movenze. “In sintesi, dovrai scontrarti con quest'Hollow, ed ucciderlo. Non vedo miglior modo per imparare a combattere della pratica, col dolore ch'essa comporta. Lì,” disse, indicando una katana poggiata a terra che il giovane non aveva notato in precedenza “troverai l'unica arma che ti concederò d'usare durante l'allenamento, anche se avrei preferito farti combattere a mani nude.” Ghignò, dunque - senz'attendere risposta alcuna da parte del giovane - distaccò la mano e tirò un pugno alla medesima altezza a cui questa era precedentemente appoggiata, facendo conseguemente aprire e cadere tutti gli insoliti lucchetti creati con chissà quale tecnologia e concedendo di conseguenza la libertà all'Hollow. “Non v'è null'altro da dire, riguardo ai metodi hai carta bianca. Divertiti, mi raccomando.” Disse, con fare beffardo, mentre s'apprestava a spostarsi sopra ad un albero adiacente per evitare d'intralciare lo scontro, tenendo tuttavia sotto controllo il giovane. L'hollow, ormai libero, si rivelò essere davvero veloce, scattando senza perdere nemmeno un attimo in direzione del giovane nel tentativo di privarlo della possibilità di raggiungere l'arma. Haine guardava affascinato; si domandava come quel giovane che non aveva mai affrontato un vero scontro avrebbe reagito all'attacco frontale di quell'Hollow, tanto veloce quanto insidioso.

    Edited by Arãshi - 18/8/2013, 15:58
  4. .
    Ora pagami, però.
  5. .
    Uhm, suppongo sia un vostro amichetto.
    Benvenuto.
  6. .
    Non ci siamo per niente. Il post è pieno d'imprecisioni.
    Tanto per iniziare avevo detto che il mio pg era appoggiato alla colonna, non seduto sopra ad essa, e tu hai ugualmente scritto che scendeva giù. Inoltre par che tu abbia confuso il pilastro con una parete, dato che hai scritto così. Noto svariati errori, ad esempio:
    CITAZIONE
    e spiegare il motivo per la quale

    Che dovrebbe esser per il quale.
    CITAZIONE
    non potendo salire per la colonna

    Che dovrebbe essere non potendo salire sulla colonna.
    E ce ne son tanti altri. Ti consiglio di rileggere prima di postare.

    Permangono anche i soliti errori relativi ai tempi verbali e alla punteggiatura.
    Non m'accontento di quelle poche righe in cui descrivi il tentativo, allunga più che puoi aggiungendo anche sensazioni del tuo pg.
    Un'ultima nota: non prendertela per il comportamento del mio pg, è fatto così.

    Rise di gusto vedendo il ridicolo fallimento del giovane, e fece addirittura fatica a cessare di ridere data l'ilarità della scena; davvero pensava che un tanto misero quantitativo di Reiatsu potesse anche solo scalfire quell'imponente pilastro? Come al solito quel gigante non smentiva il parere che Haine aveva di lui: era proprio un povero illuso. Se fosse stato folle l'avrebbe pure compreso, giacché v'è un confine davvero minuscolo e pressoché inesistente fra follia e genio, tuttavia come si poteva accettare cotanta stupidità concentrata in un unico essere? Rise, rise e rise ancora, sempre più intensamente e di gusto, finché - dopo svariati attimi - non recuperò del tutto la solita freddezza di modi che gli permise di rivolgersi al ragazzo, ormai dolorante. “Sei stato così ridicolo da farmi perdere il controllo, complimenti. Tuttavia ora ho un interrogativo da porti: quanto stupido puoi essere? Davvero pensavi che un così misero quantitativo di Reiatsu potesse bastare?” Tacque per diversi attimi, ghignando sadicamente. “Ovviamente dubito che tu possa utilizzare nuovamente quella mano, dato che dovrebbe esser fratturata - nel più roseo dei casi, s'intende. Chissà, non credo tu possa vantare una grande fortuna, dunque non mi stupirei se fosse irrimediabilmente rotta. Ad ogni modo non mi riguarda né tantomeno importa, e non sarò di certo io a fermarti in caso volessi riutilizzarla. Più dolore cagioni a te stesso e più posso divertirmi; non credo esista qualcosa di meglio di questi effimeri e deliziosi attimi di sofferenza.” Iniziò a girargli intorno, squadrandolo da testa a piedi. Voleva godere al meglio delle espressioni di dolore di quel giovane, voleva che durassero in eterno, giusto per il suo godimento. L'intero tentativo del giovane era stato totalmente futile, e gli aveva soltanto procurato un immane dolore alla mano. Oh, la delizia che l'albino traeva da quegl'attimi era indicibile, il dolore diveniva arte e lui ne godeva, ne godeva sempre più. Nonostante ciò, il solo pensiero di avere uno studente tanto stupido consisteva in un'onta per la sua illustrissima carriera e per sé stesso; mai si sarebbe immaginato di dover insegnare le semplici basi accademiche ad un gigante tanto ottuso quanto poco lungimirante. Sospirò languidamente, riportando la mente alla realtà e tornando a guardare il giovane. “Orbene, non starai certo pensando di poterti piegare in due dal dolore per tutta la durata dell'allenamento, vero? Ho cose migliori da fare che vederti soffrire.” In effetti, benché vederlo dolorante fosse un piacere immane, l'albino se ne stufava dopo davvero poco. Avrebbe indubbiamente preferito dedicare il suo tempo ed i suoi sforzi in modo diverso, piuttosto che fare da balia ad uno studente che di sviluppato aveva solo la muscolatura. Se non voleva che quel gigante minasse anche solo vagamente la sua brillante carriera, avrebbe dovuto necessariamente prodigarsi a dargli qualche sorta di consiglio, nonostante ritenesse che l'esaustiva prefazione da lui fornita doveva esser stata più che sufficiente; invero non v'era molto d'aggiungere, era un esercizio assai semplice e lui non ci vedeva difficoltà alcuna. Il vero problema si rivelava esser piuttosto palese, e non era di certo l'allenamento. “Pensi di mandare avanti questo tuo ridicolo teatrino ancora a lungo? Il dolore che stai provando è stato cagionato solo ed unicamente dalla tua avventatezza e mancanza di giudizio.” Laconico e freddo più che mai, l'albino pareva essere davvero tediato. “Se solo non ti fossi gettato a capofitto in un'azione suicida, non staresti provando ciò che provi ora, non che m'importi. Il problema è tuo e tale rimane. Se fossi in te pregherei soltanto che in infermeria abbiano le conoscenze necessarie per rimetteterti a nuovo, sempre se ciò sarà ancora possibile dopo che completerai l'allenamento, perché,” Fece una breve pausa, mentre una ghigna sprezzante andava a dipingersi sul volto, “sia chiaro, finché quella colonna s'ergerà in piedi non ti sarà concesso d'andartene, potessi anche morire nell'intento.” Parole tanto gelide e totalmente disinteressate, atte a metter il giovane sotto pressione ed al contempo intimorirlo. Amava alla follia quel genere di frasi ad effetto ch'era solito rivolgere ai suoi studenti in momenti del genere. Ora le cose sarebbero indubbiamente tornate a farsi interessanti, a partire dal modo in cui quel giovane gigante avrebbe reagito dopo aver sentito tali parole. In fin dei conti c'era in ballo la sua vita, ergo la sua reazione sarebbe probabilmente stata patetica; forse avrebbe addirittura strisciato e supplicato di potersene andare in caso non fosse riuscito a portare a termine l'allenamento o avesse riportato gravi ferite. Tali pensieri, che ormai occupavano totalmente la sua mente, lo deliziavano nel profondo dell'animo, lasciandolo - al contrario dello svolgimento della lezione - vagamente soddisfatto. Sebbene restio, dovette tornare al presente, distanziandosi nuovamente dal giovane. “Non ho tempo da perdere, dunque sei pregato di riprovare.”

    CITAZIONE
    Ricevi una moderata alla mano destra.


    Edited by Arãshi - 13/8/2013, 02:02
  7. .
    Troverai, a distanza d'un paio di giorni dall'ultimo allenamento, una busta bianca posta sopra al tuo letto.
    Essa contiene una missiva pressoché identica a quella ricevuta precedentemente; un foglietto nero vergato da una confusionaria grafia di colore bianco. Essendo ormai vagamente avvezzo ad essa, impiegherai un minore lasso di tempo per decifrarla, ed una volta fatto ricaverai il seguente messaggio:

    CITAZIONE
    Presentati nell'arena esterna #1 alle ore nove.

    La missiva è, come la precedente, priva d'alcun genere di firma o sigla, sebbene ormai non ve ne sia nemmeno la necessità, dato che non sarà affatto difficile intuire l'identità mittente. Al tuo arrivo nell'arena - un'enorme distesa di terra sgombra da qualsivoglia ostacolo - noterai il tuo sensei appoggiato a lato di un'enorme struttura rettangolare, posta al centro e completamente ricoperta da un telone nero dal quale trapelavano solamente rumori alquanto grotteschi.
  8. .
    Considerando che posso ritenermi soddisfatto dalla qualità dei tuoi post, in particolar modo l'ultimo, ritengo opportuno concludere qui quest'allenamento. Sarebbe inutile allungare il brodo, soprattutto in questo periodo di rinnovamento.

    Hai dimenticato di mettere il colore ad una mia affermazione, che sembrava essere parte integrante della narrazione.


    Scoppiò in un cupo riso dopo aver udito le parole proferite dal ragazzo. Non voleva farsi male? Indicibilmente ridicolo. In linea di massima ferirsi era inevitabile, dato che spesso era un'ovvia conseguenza di qualsiasi allenamento. Anche se non fosse accaduto durante la lezione corrente, avevano ugualmente altre due lezioni da portare a termine, una più difficile dell'altra, dunque ferirsi sarebbe stato probabilmente inevitabile. Forse il giovane studente s'era dimenticato di questo piccolo seppur significativo dettaglio, che avrebbe, presto o tardi, fatto crollare la sua misera convinzione. Non v'era recluta alcuna che non s'era ferita in Accademia, era come un rito di passaggio; le ferite erano atte a testimoniare le fatiche superate - una specie di memento inciso in profondità nella carne. Forse un rito un po' rude, indubbio, ma pur sempre facente parte del passaggio in Accademia, ergo inevitabile. Ovviamente l'albino non avrebbe permesso al suo giovane studente di sottrarsi dalle sue violente fantasie, ormai totalmente incentrate su di lui, ch'erano destinate a divenire, prima o poi, realtà. Per qualche strano quanto astruso motivo provava nei riguardi di quel giovinetto un forte senso di sadismo, molto più intenso che nei riguardi di tutti gli altri studenti che aveva allenato fino a quel momento. Non gli dispiaceva affatto, in fin dei conti avrebbe anche potuto approfittare di tale condizione ormai radicata in lui per farsi due o tre risate. Certo, non v'era alcun dubbio che il suo studente avrebbe riso di meno, o addirittura pianto, tuttavia tali pensieri non potevano che deliziarlo, mentre sperava, ovviamente, nella realizzazione di questi. Ghignò, tornando a fissarlo. Pareva abbastanza convinto di ciò che faceva - almeno per essere uno studente alla sua sua seconda lezione - ed Haine non poté che rimanere vagamente deluso, sebbene non lo diede a vedere. Egli possedeva l'autoconvinzione e l'abilità che alla maggior parte delle reclute mancava; mancanze di cui solitamente l'albino s'approfittava per infliggere dolore o sofferenza. Tuttavia con quel giovinetto era diverso, e forse - almeno ipoteticamente parlando - vederlo ferito sarebbe stato davvero arduo. Non v'era tuttavia motivo per desistere o crucciarsi, era ancora presto, dunque l'albino si limitò a farsi sfuggire una ghigna malvagia, accompagnata da un sadico riso atto ad incutere una vaga parvenza di timore nel giovane. Sarebbe bastato attendere il momento opportuno e tutto si sarebbe realizzato, non ne dubitava. “Devo dire che sei oltremodo ilare. Molte tue affermazioni sono alquanto scontate, nonché vane. Non v'è modo d'evitare la sofferenza, ed in particolar modo qui, in accademia, ove non potrai fare a meno d'imbatterti in essa.” Ghignò, vedendolo rimettersi in posizione per, ovviamente, riprovare l'esercizio. Puntò gli occhi su di lui, senza distoglierli per nemmeno un attimo, mentre questi andavano a squadrarlo, ad esaminarlo quasi con fare maniacale. Oh, cosa non avrebbe fatto a quell'esile corpicino, a quella testolina dai capelli azzurrognoli; se solo avesse avuto più libertà sui metodi d'allenamento si sarebbe potuto sbizzarrire con pratiche per nulla ortodosse atte a soddisfare il suo esser sadico. Così facendo avrebbe tuttavia posto l'insegnamento in secondo piano, infangando il buon nome dell'accademia ed attirando su di sé tante attenzioni sgradevoli quanto indesiderate. Tornò a guardare il giovane, che pareva esser alquanto concentrato, addirittura più di prima, come se potesse fare differenza alcuna. L'esito era ormai decretato, quel giovane poteva vantare un'assurda fortuna; definirla abilità sarebbe stato troppo presentuoso, dato ch'egli era ancora una mela acerba, e - benché avesse enormi margini di crescita - aveva ancora una lunga strada da percorrere per poter esser definito almeno vagamente abile. Applaudì nuovamente, ma questa volta, benché il plauso fosse ugualmente beffardo, esso andava ad indicare il successo del giovane. Egli s'era infatti adoperato a creare una sfera di medie dimensioni ed all'incirca perfetta nella sua mano, proprio come gli aveva ordinato l'albino. “Complimenti, sei il primo che impiega un lasso di tempo tanto breve per fare ciò che gli dico, e per giunta in maniera corretta.” Ghignò, iniziando a girare nuovamente intorno al suo promettente allievo. “Orbene, come hai chiaramente potuto vedere non è stato poi così difficile. Purtroppo non sei riuscito a ferirti, ma vi saranno sicuramente altre occasioni. E' bene che tu sappia che non puoi in alcun modo sfuggire al dolore, rassegnati. Il dolore è una di quelle cose che non puoi evitare per alcuna ragione al mondo, nonché un incoveniente che proverai piuttosto frequentemente nella tua vita. O nella tua non vita, considerando che ora sei nella Soul Society.” Tacque. “Tuttavia non credo sia opportuno intavolare discorsi di sorta in questa sede. Avrai modo di sperimentare e comprendere sulla tua pelle a tempo debito, e se ti dicessi tutto io ti perderesti tutto il divertimento - e di conseguenza me lo perderei anch'io.” Si distanziò dal giovane, portandosi all'ingresso ed aprendo la porta. “E' scontato che tu abbia completato l'allenamento, e non vedo ulteriori ragioni per continuare a farti da balia.” Parole fredde, prive d'alcuna sorta d'interesse. “Avremo modo di vederci ancora, se sopravviverai.” Se ne andò, chiudendo la porta alle sue spalle.

    CITAZIONE
    Ricevi Controllo del Reiatsu Lv. 1 e 10 Exp.
    Concludi con un tuo post.


    Edited by Arãshi - 8/8/2013, 04:09
  9. .
    Ci sono un po' di cose che non vanno.
    Noto i soliti errori grammaticali, ed in alcune frasi anche l'utilizzo dei tempi verbali non è del tutto corretto.
    Inoltre dici che il tuo pg lascia da mangiare al tuo coinquilino, ch'è tuttavia un'anima come tante altre, ergo priva di Reiatsu, e solo coloro che lo posseggono provano fame e sete, nella Soul Society. Inoltre, ‘qualcosa bussò alla porta?’ Di solito è qualcuno a bussare, non qualcosa.
    Un'ultima cosa. Il mio pg è appoggiato ad uno dei due pilastri, non seduto sopra ad esso, come hai scritto tu.

    Narrato
    Parlato

    Ghignò, vedendo il suo studente arrivare. Era così spensierato, gioioso, e se solo avesse saputo cos'avrebbe dovuto fare di lì a poco certamente sarebbe stato in preda alla disperazione. Ma come avrebbe potuto mai saperlo? Guardando i pilastri qualcosa si poteva cercare di dedurre, tuttavia difficilmente uno come a lui avrebbe compreso, giusto con uno sguardo al mezzo, il fine dell'allenamento. L'albino si rassegnò a tali pensieri, pronto a sconvolgere il giovane gigante mentre un ghigno gli fratturava il volto. Vedo che sei infine arrivato. Era anche ora, sai che odio attendere, figurarsi poi se mi tocca aspettare un misero studentello d'accademia come te.” Era ben conscio ch'egli non era affatto in ritardo, tuttavia traeva divertimento nel riprenderlo, benché le sue reazioni lasciassero, spesso e volentieri, alquanto a desiderare. S'avvicinò a lui, iniziando a girargli intorno lentamente mentre lo squadrava con gli occhi. Le ferite del precedente allenamento s'eran del tutto rimarginate, tuttavia non metteva per nulla in dubbio ch'egli, entro la fine della giornata, se ne sarebbe procurate altre, che sarebbero forse state più gravi delle precedenti. Tale pensiero lo deliziava e gli riempiva la mente, rendendolo soddisfatto, anche se avrebbe di gran lunga preferito che tutto ciò acadesse per davvero, piuttosto che soltanto nella sua mente. Ma non v'era motivo di sconfortarsi, c'era tempo; se la sarebbe presa comoda, dandogli un misero aiuto e vedendolo fallire miseramente, proprio come al solito. Non v'era davvero cosa migliore di vedere quel gigante, tanto forte quanto stupido, soffrire a causa dei suoi folli ed insensati tentativi che nella maggioranza dei casi si rivelavano essere, ovviamente, fallimentari. Riportò la sua attenzione sul giovane, allontanandosi da lui e tornando ad appoggiarsi ad uno dei due pilastri, più precisamente il sinistro. “Orbene, ti chiederai perché ti ho convocato qui, così come, molto probabilmente, ti starai domandando perché ho fatto posizionare questi due pilastri qui.” Qualsiasi individuo nella sua stessa situazione si sarebbe eventualmente posto tali quesiti, che risultavano esser alquanto banali, ragion per cui l'albino aveva dato per scontato - benché il gigante lasciasse alquanto a desiderare in quanto ad intelletto e raziocinio - che anch'egli si fosse posto i medesimi interrogativi, a cui presto avrebbe dato risposta. Tuttavia, prima di parlare, distese il braccio sinistro lungo il fianco ed iniziò a concentrare nel pugno una moderata quantità di Reiatsu, non troppo eccessiva ma di certo maggiore di quella utilizzata per creare la sfera nella precedente lezione. “Ovviamente li ho fatti portare qui per via dell'obiettivo di questa peculiare lezione, in cui esse svolgeranno un ruolo cardine.” Fece una breve pausa, mentre lo sguardo spaziava nel nulla. “Considerando la tua scarsa abilità nel ragionare e le tue misere abilità analitiche - che probabilmente nemmeno avrai - non m'aspetto di certo che tu riuscirai a comprendere mediante una spiegazione assai semplice benché esaustiva, ragion per cui ho pensato di dimostrartelo con una prova pratica, ch'è, visti i tuoi trascorsi nelle precedenti lezioni, l'unica cosa che riesci vagamente a comprendere.” Parole fredde, pronunciate laconicamente e probabilmente atte ad indicare il tedio provato dall'albino, che - almeno all'apparenza - non vedeva l'ora di concludere. In fin dei conti il suo studente non poteva aspettarsi più di tanto da una persona del genere, e qualunque persona l'avrebbe capito a colpo d'occhio. L'albino si girò, rivolgendosi alla colonna e dando conseguentemente le spalle al giovane. Il pilastro era oltremodo resistente, non solo all'apparenza, tuttavia l'albino utilizzò il reiatsu precedentemente convogliato nella mano sinistra per sferrare un possente pugno contro di esso, riducendolo in null'altro che finissima polvere che si disperse gradualmente nell'aria. Non s'era salvato nulla, all'infuori della base. Ghignò, prima di girarsi nuovamente verso il giovane e di rivolgersi a lui. “Questo è ciò che dovrai fare. Non temere, può sembrare difficile all'apparenza, tuttavia,” Fece l'ennesima pausa, ghignando, “tuttavia farlo è ancor più difficile di quanto pare.” S'abbandonò ad una lunga risata, continuando nel mentre a guardare il giovane con uno sguardo a dir poco inquietante. Recuperata la solita freddezza di modi, si rivolse nuovamente a lui. “Non temere, il principio è, almeno per certi versi, simile a quello del primo allenamento sul Reiatsu che hai affrontato. Dato che esso è presente dentro di te, ti basterà convogliarlo ove desideri, ergo in questo caso sul pugno, e - al posto di materializzarlo sotto forma di sfera come hai già fatto - rilasciarlo nel momento in cui sferri il colpo. Solo così riuscirai a distruggere quel pilastro, altrimenti intaccabile. Posso garantirti che sarebbe futile cercare di abbaterlo solo con la forza bruta, ti distruggeresti la mano, non che mi dispiaccia, sia chiaro. Se ritieni che sia opportuno tentare, non ti fermerò di certo io, giacché mi priverei del divertimento con le mie stessi mani.” Tacque, iniziando a ghignare. “Tornando a noi. Il braccio dev'essere il mezzo tramite cui rilasci il Reiatsu contro il tuo bersaglio, ovvero il pilastro. E' bene che tu sappia che nel fare ciò vi sono i medesimi rischi presenti nell'altra lezione, dunque potresti anche perdere un braccio, sperando che questa sia volta buona.” Si spostò a lato del giovane, distanziandosi dall'altro pilastro, ancora intatto. “Orbene, odio tergiversare e da me non otterrai ulteriori informazioni, dunque sei pregato d'iniziare.”

    Edited by Arãshi - 7/8/2013, 01:31
  10. .
    Ancora niente da dire, più andiamo avanti e più il tuo stile mi piace, ottimo lavoro.


    L'albino ghignò languidamente, ignorando, almeno in un primo momento, il quesito postogli dallo studente, che pareva esser davvero sveglio, almeno per quel poco ch'aveva visto di lui fino a quel momento. La domanda che gli aveva posto era indubbiamente atipica, tuttavia era chiaro che il giovane si stesse riferendo, con molta probabilità, al suo primo allenamento, considerando che non aveva fatto altro. Probabilmente voleva paragonare i livelli di difficoltà o qualcos'altro del genere, nonostante fosse completamente futile, considerando la diversa tipologia dei due allenamenti. Scalare un albero era una prestazione fisica, mentre la materializzazione del reiatsu era tutt'altra cosa. “Dipende da te.” Si limitò a dire, laconico e freddo come non mai, continuando, nel frattempo, a tenere gli occhi puntati sul giovane, che pareva essere alquanto deluso da quel suo nuovo sensei, non che a quest'ultimo importasse particolarmente. Evidentemente non era abituato a premesse tanto crude e dirette, ma l'albino non se ne crucciava; ci si sarebbe abituato, prima o poi. Oppure no, ma in fin dei conti non era mica un suo problema. Finché l'avrebbe visto farsi male e ferirsi durante gli allenamenti non avrebbe avuto alcunché di cui lamentarsi, e tanto gli bastava per esser soddisfatto. Tornò a concentrarsi sulla figura del giovane, che pareva aver iniziato a concentrarsi; aveva allargato le gambe, disteso il braccio in avanti ed infine chiuso gli occhi, iniziando probabilmente a cercare di percepire il reiatsu dentro di sé. Non v'era metodo più semplice di quello, ergo egli avrebbe dovuto, se non completare immediatamente l'allenamento, perlomeno materializzare un poco di reiatsu, dando la prova dell'esistenza delle sue abilità, finora ipotetiche. Desideroso di vedere fino a dove poteva arrivare da solo, l'albino aveva volontariamente tralasciato svariati particolari abbastanza importanti con la speranza di farlo arrivare ad essi mediante ragionamento o intuito; non gli importava particolarmente il mezzo, bensì il fine. Tale presupposto pareva esser stato soddisfatto, almeno in parte, giacché il giovane era riuscito a racimolare un vago quantitativo d'energia ch'andava pian piano a concentrarsi sul suo palmo. Tuttavia - benché egli avesse compreso i rudimenti senz'alcun aiuto da parte del suo sensei - quella misera quantità non sarebbe di certo bastata per riuscire a creare una sfera, ragion per cui sul palmo del giovane andò a materializzarsi giusto una scintilla di reiatsu che scomparì ben presto. A tal punto Haine iniziò ad applaudire, permettendo di realizzare al giovane quanto tale gesto fosse beffardo da parte sua. “Bene, bene. Nonostante io ti abbia solamente dato informazioni generiche e non molto utili sei quasi riuscito a completare l'allenamento.” Ciò dimostrava che la sua prima analisi, sebbene fosse assai imprecisa e frettolosa, s'era rivelata alquanto corretta, al contrario delle sue aspettative. “A quanto pare hai compreso, più o meno, il metodo tramite cui materializzare il reiatsu ch'è dentro di te. Tutto ciò che devi fare ora è cercare di concentrare un quantitativo maggiore d'energia, evitando tuttavia di eccedere; il minimo errore potrebbe costarti assai caro, ergo poni particolare attenzione a ciò fai.” Fece una breve pausa. “Devo ammettere che mi duole il fatto di non aver ancora visto un tuo fallimento che sarebbe stato sicuramente accompagnato da una tanto ridicola quanto ilare espressione di dolore a causa della probabile esplosione.. Oh, cosa darei per vederti gridare! Sarebbe indubbiamente delizioso, sì.” Vederlo dolorante e disteso in una pozza di sangue, mentre gridava per chiedere aiuto; oh, come gli sarebbe piaciuto. Generalmente parlando, finché v'era almeno una traccia di sofferenza in lui egli si sarebbe potuto ritenere soddisfatto, giacché era certo che quel giovincello avrebbe potuto metter in scena uno spettacolo davvero apprezzabile, nonché delizioso. Tuttavia dovette, almeno momentaneamente, rassegnarsi alla realtà, ergo al fatto ch'era ancora incolume, suo malgrado. Era raro che i suoi studenti non si ferissero durante il primo tentativo, e quando ciò accadeva Haine non poteva che dispiacersene, dato che veniva privato dell'unica soddisfazione rimastagli nell'esercitare quella professione, altrimenti oltremodo tediosa. Odiava seguire giovani incompetenti che cercavano in tutti modi di divenire Shinigami giusto per vantarsene, ed era passato fin troppo tempo per potersi permettere di gioire d'un successo di uno di questi, non che gli fosse mai importato. In fin dei conti, anche se un suo allievo riusciva ad arrivare all'esame completando tutti gli allenamenti - cosa assai improbabile - a lui non ne veniva in tasca niente, ragion per cui non vedeva ragione alcuna per felicitarsi dei possibili successi ottenuti dai suoi tanto adorati allievi. Tacque per diversi attimi, ritrovando infine la solita inespressività. “Orbene, sei pregato di riprovare. Il fatto che tu non ti sia ferito durante questo tuo primo tentativo non implica che accadrà lo stesso nel secondo. Sai, gli incidenti accadono, e spesso son inevitabili.” Ghignò sadicamente, guardandolo.

    Edited by Arãshi - 7/8/2013, 01:36
  11. .
    Mi piace il tuo stile. Non ho nulla da dire, per ora, tuttavia trovo che scrivere il post due volte non abbia molto senso. Tienilo pure nel riquadro, non è importante.

    Narrato
    Parlato

    Il giovane appena arrivato pareva essere diverso da quella marmaglia d'incompetenti di cui Haine si prendeva solitamente cura. Tralasciando il fatto che aveva già completato il primo allenamento, pareva ch'egli fosse addirittura.. abile, almeno all'apparenza, solitamente ingannevole. Tuttavia supporre ciò basandosi soltanto sull'aspetto ed una prima impressione - ergo su fattori assai incerti - oltre ad essere improduttivo non era affatto sicuro, ragion per cui le suddette conclusioni si sarebbero rivelate, molto probabilmente, non corrette; non che l'albino ci ponesse particolare attenzione. Fidarsi di esse sarebbe stato solamente controproducente, preferiva di gran lunga testare il suo studente in maniera pratica. Adorava approfittare del suo sgradito ruolo per divertirsi coi suoi poveri studenti, era quasi divenuta una ragione di vita per lui. La mera analisi della sua figura durata un paio di secondi non lo soddisfava affatto, ragion per cui s'era avviato in direzione del giovane, ormai dirimpetto all'ingresso, ponendosi dinanzi a lui. “Ebbene, saresti tu la mia nuova vittima?” Ghignò, mentre un vago barlume d'interesse andava a manifestarsi nei suoi occhi, solitamente vuoti ed inespressivi. Si prese il suo tempo per squadrarlo al meglio, ignorando tutto il resto attorno a sé. Esteticamente non pareva per nulla diverso da tanti altri; certo, aveva un aspetto alquanto particolare, ma molti di quelli che si presentavano in accademia erano come lui, dunque non c'era di che stupirsi. Ciò che gli importava non era il colore degli occhi o dei capelli, ma le ipotetiche potenzialità celate in lui, che non si potevan certo verificare mediante una mera analisi, ragion per cui non si diede più di tanto da pensare. “Mi sembri un tantino fragile, sicuro di volere rischiare in questo modo la tua vita?” Sorrise in modo tetro e lugubre. “Considerando che odio tergiversare e che tu sei alla seconda lezione, ritengo sia opportuno tralasciare tutti quei futili nonché sgraditi formalismi e convenevoli che son soliti farsi all'arrivo in accademia. Credo che tu sappia già tutto ciò che dovresti sapere, e se così non fosse il problema è tuo, di certo non mio.” Alzò dunque il braccio sinistro con fare teatrale, facendogli cenno di seguirlo, mentre s'avviava all'interno dell'edificio Accademico, prestando ben poca attenzione al responso del giovane. Attraversò rapidamente svariati corridoi pieni di studenti, evitandoli uno dopo l'altro zigzando agilmente fra loro, totalmente noncurante del suo allievo; seguirlo o meno era a sua discrezione, e se quel probabilmente tedioso allenamento sarebbe finito ancor prima d'iniziare non gli sarebbe dispiaciuto affatto. Arrivati dinanzi ad una porta scorrevole apparentemente identica a tante altre, l'albino si fermò, aprendola con fare elegante e rivelando conseguentemente un dojo di medie dimensioni alquanto spoglio, privo di qualsivoglia genere d'arredamento e dunque molto probabilmente utilizzato per allenamenti di sorta. Entrò, sedendosi al centro e facendo languidamente segno al giovane studente di fare lo stesso. “E' bene che tu sappia che da ora in poi il tuo destino versa nelle mie mani, tuttavia non ho alcun interesse nella tua salvaguardia, ragion per cui non garantirò la tua incolumità, sia essa fisica o mentale.” Ghignò sadicamente, continuando a guardare il giovane e distendendo nel frattempo il braccio sinistro in avanti. “Dunque, tornando a noi,” disse, rivolgendo il palmo al cielo ed iniziando a convogliare il reiatsu su di esso, “dato che, come avrai ben potuto capire, sono una persona assai gentile e caritatevole, ti offrirò la possibilità d'andartene in caso tu avessi un qualche genere d'esitazione dopo la mia premessa. In caso contrario, permettimi di metterti al corrente sull'obiettivo di tale allenamento.” Col reiatsu precedentemente accumulato l'albino andò a materializzare sul palmo una sfera di reiatsu di colore nero, apparentemente perfetta e priva d'imperfezione alcuna. “Dovrai fare questo.” Fece una breve pausa. “Per farlo, sarà necessario convogliare il reiatsu ove ti serve, in questo caso sul palmo, e cercare di dargli una forma vagamente sferica. Dovrai prima cercare d'immaginare tutto il processo, sentire l'energia dentro di te, concentrarla verso il palmo, materializzarla e plasmarla in modo che risulti sferica, rendendola al contempo stabile ed assicurandoti di poterla controllare, in modo da evitare possibili e probabili esplosioni. Essendo il tuo primo tentativo non m'aspetto che riuscirai a raggiungere un risultato nemmanco vagamente simile al mio, tuttavia dovresti essere in grado di farcela, in qualche modo. Permettimi d'avvisarti, però: in caso dovessi concentrare troppo reiatsu, potresti anche perdere l'intero braccio.” Ghignò, deliziato e curioso dei possibili sviluppi. Nutriva l'innegabile desiderio di vederlo fallire e di conseguenza ferirsi. Amava quando i suoi studenti soffrivano dopo aver fallito, non v'era visione migliore di quella, per lui. “Orbene, ritengo sia futile perderci in ulteriori chiacchiere che risulterebbero, fra l'altro, vane, dunque prego, inizia pure.”

    Edited by Arãshi - 6/8/2013, 03:34
  12. .
    Benvenuta.
  13. .
    CITAZIONE
    Classe J
    Sensei: InTheMaze / Arãshi (Haine)
    Allievi:
    - Nelinho™ (Ikki Ikusaba)
    Classe Completa.

    In caso avessi bisogno della mia scheda puoi trovarla qui.


    Ti viene recapitata, durante la notte, una busta contenente un'insolita missiva. Questa è vergata da una grafia bianca alquanto confusionaria ed incomprensibile, tant'è che impiegherai diversi minuti prima di poterne decifrare il contenuto.
    CITAZIONE
    Presentati all'ingresso dell'Accademia alle ore nove.
    Eventuali ritardi non saranno tollerati.

    Il messaggio non recherà alcun genere di firma o sigla atta a render nota l'identità del mittente, della quale rimarrai completamente all'oscuro. Al tuo arrivo troverai solamente un albino alquanto atipico con indosso una divisa da Shinigami, appoggiato ad un muretto adiacente all'ingresso.
  14. .
    Riceverai, nottetempo, la solita missiva vergata dall'ormai chiara quanto riconoscibile grafia dell'albino.
    Essendo ormai avvezzo a quella tipica quanto confusionaria ‘scrittura’, sempre se tale si possa definire, riuscirai a decifrarla pressoché immediatamente.
    CITAZIONE
    Presentati alle ore nove nell'arena esterna #1, la stessa del precedentemente allenamento.

    Al tuo arrivo noterai subito due enormi pilastri di pietra posizionati al centro dell'arena, ed il tuo sensei appoggiato ad uno di essi, con una ghigna sadica stampata in volto.
  15. .
    Il post va essenzialmente bene, tuttavia noto un problema.
    Se leggi attentamente, nel mio post scrivo che tu RIESCI a prendere la katana, ma vieni conseguentemente sbalzato via. Tu invece hai scritto di venir sbalzato via prima di poterla possibilmente afferrare, ergo ti ritrovi disarmato.
    In altre circostanze ti avrei dato il tentativo nullo facendoti riprovare, tuttavia il tuo pg ha già una moderata, e trovo futile allungare il brodo, già fin troppo longevo di per sé. Dunque, considerando che anche il post è abbastanza buono ho preferito concludere così, nonostante il tuo grave errore.

    Noto, in un paio di frasi, errori relativi all'utilizzo dei tempi verbali.
    Inoltre temo di non aver compreso del tutto le ultime azioni del tuo pg. Scivola sotto alle gambe dell'Hollow, s'impadronisce dell'arma, ed una volta arrivatogli alle spalle torna davanti facendo trampolino con le sue braccia? Questo è ciò che ho compreso. Sarebbe tuttavia stato più sensato attaccarlo alle spalle, come avevi precedentemente scritto.
    Nota bene: se questa volta ti grazio, puoi star certo che non ce ne sarà una seconda, ergo ti consiglio di leggere con attenzione i miei post, in futuro.


    ‘Akuma.. sama?’ Si lasciò sfuggire una smorfia, senza tuttavia manifestare nessun altro genere di reazione riguardo al modo in cui il suo studente l'aveva inopportunamente chiamato. Odiava quel genere di confidenze, e pensandoci bene non gli pareva nemmeno d'aver concesso a quel gigante l'illustre privilegio di chiamarlo, figurarsi poi con nomignoli osceni. Tuttavia, sorvolò; se avesse preso in considerazione tale futile questione avrebbe dovuto necessariamente riconoscere l'importanza del suo studente, che invero non lo era affatto. Si mise in posizione eretta, tornando a fissare attentamente lo scontro, incuriosito ma al contempo deluso dai ridicoli risultati dei precedenti tentativi. Non aveva mai avuto vere e proprie aspettative nei riguardi di quel suo studente per nulla promettente, tuttavia sperava, in cuor suo, ch'egli avesse almeno un minimo di destrezza e forza, visto il fisico che possedeva. Tali caratteristiche - considerando la situazione in cui si trovava e la palese mancanza d'intelletto che lo caratterizzava - avrebbero dovuto perlomeno aiutarlo un po'. Nonostante fosse ormai alquanto malridotto, Haine ghignò quando lo vide rialzarsi e successivamente scagliarsi contro all'Hollow, frontalmente per giunta, cosa che lo spinse ad ipotizzare ch'egli volesse mettere fine all'allenamento perdendo la vita. Non ebbe tale soddisfazione; purtroppo - o per fortuna - il giovane pareva averci messo la testa in quel suo ultimo tentativo, nel quale aveva eseguito, sebbene non in modo del tutto impeccabile, diverse movenze alquanto agili e slanciate che l'albino non s'aspettava potesse compiere. Una volta recuperata l'arma, il gioco fu assai semplice e non ci volle molto; un fendente verticale scagliato dall'alto verso il basso bastò a ridurre l'Hollow in polvere, facendolo di conseguenza scomparire e lasciando il giovane da solo nell'enorme arena. Dopo l'ormai evidente vittoria dello studente, Haine proruppe in un riso malato, quasi incontrollabile, probabilmente causato dal suo successo del tutto inaspettato. Si portò rapidamente davanti a questi, dunque, arrivato a pochi passi di distanza da lui e riottenuta la solita compostezza, incrociò i suoi occhi rivolgendogli uno sguardo più che gelido atto ad intimorirlo. “Orbene, finalmente sei riuscito a completare questo semplicissimo allenamento. Devo dire che non m'aspettavo un tale esito, ed il vederti ancora in piedi dopo tutti quei miseri fallimenti è desolante. Avrei preferito che tu ti fossi ferito di più, ma confido che vi saranno altre occasioni per rimediare.” Una ghigna malata andò a fratturargli il volto. “Credevo - e speravo, non lo nego - che tu fossi ormai spacciato, considerando le tue capacità, ma pare che tu non voglia degnarmi del piacere di vederti morto.”
    Iniziò a camminare attorno al giovane, rivolgendogli svariati sguardi atti ad esaminare le tante ferite che s'era procurato durante lo scontro; traeva immane piacere nel vedere quelle botte, quei lividi e quei graffi, ch'erano più o meno ingenti. Futile negare che anche lui provasse il forte desiderio di cagionargli dolore con le sue stesse mani, ed aspettava impazientemente l'occasione adatta. L'unico piacere che traeva nel ricoprire quella posizione in Accademia era proprio quello di poter tormentare i suoi studenti. “Prima di congedarmi definitivamente, vorrei permettermi di darti un consiglio che dovresti assolutamente prendere in considerazione, a meno che tu non voglia morire per mano mia, s'intende.” Tacque, tornando di fronte al giovane e rivolgendogli uno sguardo a dir poco inquietante. “Evita, in futuro, di chiamarmi con ridicoli ed innecessari appellativi di tua invenzione. Non tollero particolarmente le persone che si prendono certe confidenze - ch'io trovo del tutto rivoltanti - nei miei riguardi.” Fece una breve pausa, continuando tuttavia a fissarlo. “Concederti il privilegio di rivolgerti alla mia illustre persona è già fin troppo eccessivo per uno come te, dunque ti consiglio vivamente di astenerti dal prendere certe libertà nei miei riguardi. Per dovere di cronaca è bene che tu sappia che anche così facendo non potrò garantire la tua incolumità.” Ghignò. “Le tragedie accadono, non ci si può far nulla.” S'allontanò nuovamente, portandosi verso quello che pareva essere un percorso d'uscita alternativo da quell'enorme arena. “Non vedo alcun motivo per rimanere ulteriormente in tua compagnia, cosa ch'è, fra l'altro, alquanto sgradevole, ergo le nostre strade si dividono qui.” Dunque, se ne andò.

    CITAZIONE
    Ricevi Controllo del Corpo Lv. 2 e 12 Exp.
    Concludi con un tuo post.


    Edited by Arãshi - 30/7/2013, 14:32
284 replies since 4/11/2010
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