Rain in the Black

Era lì, immobile e fermo; vecchio ma dio, retto ancora una volta dall'isostituibile vincastro sul quale poggiava l'ancor dignitosa effige. Il silenzio che lo circondava era rotto solamente da due elementi di poco conto: il suo camminare per stemperare l'attesa e la pioggia. Il primo eseguito lentamente con un leggero passo candenzato, che sembrava nascondere la veneranda età. La seconda veloce ticchettava sulle tegole del tetto, scendeva dai vetri delle finestre, e finiva la sua corsa al suolo bagnando le lastricate strade e le scale, che portavano al quartier generale della prima brigata. Il capitano Yamamoto aveva finalmente deciso di sedersi sul quello, che poteva definirsi il suo "trono" da li dirigeva e comandava l'intera Soul Society, ogni tanto si sfregava la canuta barba lunga fino alle ginocchia, tenuta insieme da un lungo nastro violaceo. Quella sarebbe stata una delle serate più interessanti della sua centenaria esistenza. Aveva formato una squadra di quattro elementi per la famosa missione di livello B, sicuramente era una consuetudine, ma ciò che lo lasciava pensare erano gli stessi componenti: Raijin Kaàdum, il suo vica-Capitano; Ryuken Honda, sesto seggio della V Brigata; Jiyuunokaze Yorunoken, V Brigata; Shingo Kurosaki, chiamato spesso "testa calda" infine Blink Voultred uno degli elementi più promettenti. Gli angoscianti pensieri furono interrotti dall'annuncio dell'arrivo di alcuni componenti, schioccò le dita e si fece portare subito i fascicoli riguardanti la missione.

Nel silenzio era iniziato e nel silenzio sarebbe finito, qualsiasi spasmo, sospiro o lieve susurro avrebbe rovinato quella splendida atmosfera che veniva creata dalla Dea Natura. Rimaneva zitto sotto il nero mantello, interamente coperto; rimembrava l'epilogo dell'ultimo atto fatto prima di partire verso la meta predestinata, lo faceva sempre prima di ogni nuova missione. Ryuken nel suo animo sapeva che sarebbe morto: non sapeva come, quando, dove o il perchè; sapeva solo che sarebbe sucesso un giorno non troppo lontano. La sua enigmatica mente aveva diviso la morte in due tipi: una morte dignitosa e l'altra sbeggiante nei suoi confronti. Però non riusciva ancora a concepire che soltanto la vita poteva essere dignitosa, non vi è infatti modo dignitoso di morire. Travagliato di tali pensieri nel suo percorso giunse finalmente ai cancelli della Seireitei, quì ligio al suo dovere il guardiano del portone Nord lo bloccò ignaro della sua persona. Scostò il capuccio e fissò con i cerulei occhi la rilevante altezza del guardiano, che non esitò nell'atto di farlo entrare. Odiava ed aveva sempre odiato aspettare o far aspettare le persone, me non era abituato alle missioni di gruppo e non avrebbe voluto abituarsi a queste ultime. Camminava come tante volte varcando le vie che conducevano al primo Gotei, l'acqua scorreva incurante della sua presenza seguendo la naturale pendenza della strada lastricata. Giunto davanti alle porte del primo Gotei parlò per la prima volta. < ryuken Honda.> Al pronunciar del suo nome gli furono aperte le porte e varcò il ciglio della porta d'ingresso. Il divario fra la temperatura esterna e quella interna fu notevole: -Fuori un umido tempo con un pioggia ticchettante. -Dentro un caldo secco e un'illuminazione degna di questo nome. Venne condotto nella stanza del vecchio generale Yamamoto e fu sorpreso della presenza di altri due shinigami, uno studente; l'altro appartenente ad una brigata, del quale non capiva l'appartenenza poichè non riusciva a vedere la fascia generalemente portata da tutti gli shinigami ed infine c'era il vice-capitano. Rimase comunque impassibile e parlò. < Buona Sera, Ryuken Honda, Quinta Brigata.>