Allenamento [Diamante Negro]

Abilità [Sonido]

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  1. ~Sir Vladimir~
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    Erano ormai mesi che giravo per Hueco Mundo. Ivi la principale sfida era la sopravvivenza, la lotta quotidiana per il cibo, brevi incursioni nel mondo reale per nutrirmi. Questa era la mia vita, ora ero un cacciatore, ma anche una preda.

    E per non essere più preda dovevo diventare forte, sempre più forte. Quello era il mio obbiettivo, diventare il più forte, diventare un Espada.

    E così, giornalmente, quando non ero a caccia e non allenavo la mia sopravvivenza, mi allenavo. In particolare allenavo la mia velocità, poiché avevo compreso che era quella la caratteristica di cui ero maggiormente dotato.

    "Sonido" la chiamavano. Il nome era piacevole, ma i risultati che ottenevano non erano quelli che avrei sperato. Quanto avrei voluto allenarmi di nuovo col mio vecchio maestro! Mi intimoriva parecchio, ma grazie alla sua guida ero riuscito a incrementare il mio potere molto velocemente, e a riacquistare il mio Io.

    A Hueco Mundo, dove ogni giorno si lotta per la vita.
     
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  2. ~Sargo
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    Nel suo continuo peregrinare per il deserto bianco la serpe non si era accorta di essere stata sempre osservata da un'entità superiore. Era venuto il momento per un nuovo incontro. L'atteso maestro comparve dal nulla praticamente "uscendo" dalla notte stessa, infinita su quel mondo.

    "Seguici...oggi andremo nella tua nuova casa.."Disse solo queste parole, scomparendo sotto la sabbia. La foresta della morte, la foresta dei menos, aveva tanti nomi quel luogo. Sotto alle immense distese di sabbia bianca si estendevano caverne, grotte e cunicoli di dimensioni ciclopiche. Raramente in superficie si potevano ammirare alberelli morti e striminziti. Quelli erano in realtà le cime di titani sotterranei.
     
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  3. ~Sir Vladimir~
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    Un'apparizione improvvisa mi scosse nel mio peregrinare...il mio maestro! Fui "felice" di vederlo, anche se questo non era propriamente il termine esatto. Stare insieme a lui significava dolore, sofferenza, odio, rabbia, pazzia. Ma significava anche potere, evoluzione. Era a questo che ambivo, e per ottenere il potere sarei stato disposto a qualsiasi sofferenza, a qualsiasi privazione.

    Perché anelavo così tanto al potere? In vita non ero stato così. Beh, in realtà, anche in vita, avevo sempre fatto ciò che sentivo come mio, avevo seguito la mia strada, non v'era mai stato un "giusto" o uno "sbagliato" nelle azioni che compivo, mai una volta mi ero pentito.

    Lo stesso era per ora. Il potere era l'unico obbiettivo che potessi avere. Nutrirmi, crescere, evolvermi, era questo che mi chiamava. Era quello che sentivo per me, sentivo "giusto" che fosse così.

    Non ero una perona malvagia. Non lo ero mai stato nemmeno in vita. A meno che non si consideri malvagio un animale come un leone ad esempio, che per sopravvivere si nutre di prede. Io ero così. Il più forte uccide il più debole, per me era la legge di natura. Adesso l'unica cosa che era cambiata era che dovevo nutrirmi di quelle anime, ma a parte questo, in effetti, non v'era alcuna differenza.

    La mia guida scomparve in una di quelle sabbie mobili che sapevo portare a quella che in Hueco Mundo viene chiamata la "Foresta dei Menos". Era un ampio ambiente sotterraneo retto da una volta di sabbia, tenuta su da dei giganteschi alberi formati da una sostanza silicea, che spuntavano dal terreno superiori come alberelli, ma che in realtà definire enormi era riduttivo.

    Seguii il mio maestro in quel mondo, senza esitazione, non preccupandomi del fatto che quelle prove mi avrebbero potuto portare alla morte.
     
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  4. ~Sargo
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    Tepès cadde per un centinaio di metri atterrando con un tonfo in quella che era una giungla di colossi pietrificati. Un polverone si alzò al suo impatto e rocce si frantumarono. Si guardò intorno, attendendo che anche la serpe lo raggiungesse. Poi si ricordò del piccolo inconveniente della caduta. Sogghignò.

    La serpe si trovò dopo pochi istanti nel vuoto in rapida discesa. Doveva assolutamente inventarsi qualcosa per alleggerire un minimo l'impatto, poteva non essere eccessivamente divertente iniziare un allenamento con qualche frattura.

    Imponenti ombre nere voltarono la testa verso un punto in lontananza. Un ululato squarciò l'aria mentre le creature ciclopiche si avvicinavano lentamente alla direzione osservata. Le loro andature ondeggianti e le loro vesti nere facevano pensare a una macabra processione. Quello che poteva succedere dopo effettivamente poteva non essere definito in altro modo.
     
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  5. ~Sir Vladimir~
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    Appena il cielo notturno di Hueco Mundo venne inghiottito dalla sabbia per precipiare per quelle che sembravano alcune centinaia di metri. Non ero mai stato lì, nella Foresta dei Menos, ma sapevo che tra i molti luoghi quello era uno dei più pericolosi.

    Ma il primo problema era quello di rallentare la mia caduta. Durante gli ultimi mesi la mia mente si era completamente risvegliata. Nonostante non possedessi la capacità intellettiva di un Arrancar, ero comunque un predatore, che non si lasciava più cogliere alla sprovvista, programmando i propri movimenti.

    Per mia fortuna non ero molto lontano da uno dei pilastri che reggono la volta sabbiosa. Per questo, distesi il mio corpo serpentesco completamente, sforzandomi di dirigerlo verso il pilastro, come "planando".

    Quando mi fui avvicinato abbastanza compii un movimento repentino della coda, coprendo l'ultimo spazio che mi rimaneva, e affondai forte gli artigli nella corteccia silicea di quell'albero, se così si poteva chiamare.

    Dovevo riuscire a farcela, arrivare giù con delle ammaccature non era certo il massimo. Peraltro, proprio mentre stavo aggrappandomi al pilastro, udii in lontananza un ululato orrendo.

    I Menos...
     
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  6. ~Sargo
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    La serpe atterrò a terra con relativa tranquillità dopo aver rallentato la lunga caduta. Solo quello era bastato al possente maestro per capire che aveva a che fare con una creatura diversa. Non si era lasciato cogliere dal panico, aveva agito freddamente senza vacillare. Questa era l'unica chiave per l'evoluzione in quel dannato mondo.

    Non parlò, non emise un suono. Lasciò che quegli orrendi ululati rimbombassero in quell'immensità che era il sottosuolo di quel mondo. Sorrise, o forse era meglio dire che ghignò al suo allievo. Fece un cenno con la testa e si diresse dalla sorgente di quegli ululati. Stavano andando direttamente incontro ai menos.
     
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5 replies since 23/4/2008, 17:25   116 views
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