Before the Fight

Narrato
Parlato
Pensato

“E, se io fossi in te,” esclamai alle spalle di quello shinigami, che aveva appena finito di malmenare un gruppo di miei compaesani “pregherei di avere una buona scusa per malmenare la gente che conosco…”. Il volto era serio, la voce, seppur mantenesse sempre la sua sottile delicatezza, era gelida. Aspettai che quello si girasse a guardare chi, invece di scappare all’interno delle case come i più codardi, gli stava ora rivolgendo la parola. “Un’occasione per mettere alla prova gli allenamenti che, dalla partenza di Blink, mi do la pena di eseguire… Perfetto…” pensai, minimizzando il problema della assai matura esperienza che il mio avversario, indossando quel kimono, aveva avuto modo di ottenere. Un leggero cenno del capo fu l’unica cosa che precedette l’istante in cui, posizionando la gamba destra in avanti, assunsi una classica postura da combattimento, che seppur poco si addiceva al delicato fisico in mio possesso, era necessaria per non sembrare un novellino alle prime armi, cosa che, stupidamente, gran parte dei miei precedenti compagni avevano sempre fatto. Infine, incrociando i suoi occhi, gli dissi: “Allora, shinigami, hai anche un nome? Adoro sapere come si chiamano le persone tanto villane, giusto per poter sapere a chi mandare il loro corpo”. Parole impudenti, certo, ma che mi avrebbero garantito il confronto che, in quel momento, ogni singola cellula del mio corpo pareva bramare.

Narrato
Parlato
Pensato

“Almeno su questo hai ragione, chiedo venia per aver dimenticato di riferirti il mio nome, visto quanto la situazione mi risulta sgradevole. Mi chiamo Hanae Haru, presto studente dell’accademia dove perfino della gente come te viene accettata” gli risposi con tono denso di ostilità, eppur con una punta di imbarazzo, accettando subito il suo invito per levarmi quella sgradevole sensazione di dosso. Con uno scatto felino coprii la distanza che ancor ci separava e, arrivato a circa un metro di distanza, caricai il mio pugno sinistro per mirare al suo lato destro del viso, in un colpo che si avvantaggiava dello slancio di tutto il corpo ma che, comunque, sarebbe risultato piuttosto facile da evitare abbassandosi un poco. Nel frattempo, tuttavia, approfittando della sua probabile risposta, effettuai una rapida rotazione del bacino, utilizzando il piede sinistro come perno, al fine di sferrargli una ginocchiata con la gamba destra, diretta all'incirca all'altezza dello stomaco, contando sull'effetto sorpresa. “Non sottovalutarmi, stupido…” pensai in un moto d’orgoglio, deciso a portare a compimento la mia azione offensiva in maniera positiva. Ero dotato, rispetto ai miei compagni, di una discreta capacità in tutti i campi: velocità, resistenza e forza erano tutte votate all’equilibrio della perfezione, seppur, ovviamente, in maniera assai minore rispetto ad un borioso shinigami.

Narrato
Parlato
Pensato

“Come se avessi altre possibilità, visto come ti muovi…” pensai, a metà tra l’ammirato della sua velocità e l’arrabbiato della sua arroganza, riportando il piede sinistro a terra il più rapidamente possibile, trovandomi tuttavia in una posizione assai scomoda, con la schiena parzialmente rivolta verso di lui, mentre questi mi tentò di colpire con un sonoro ceffone, sul lato di volto che gli porgevo “Non posso riuscire ad evitarlo, cazzo!”. Nel vano tentativo di diminuirne l’impatto, che poi fortunatamente scoprii non rivelarsi così terribile, mi abbassai agilmente, ricevendo comunque il colpo ma riuscendo a flettere la gamba destra e far scivolare quella precedentemente utilizzata per attaccarlo lungo il terreno, posizione che mi permise di tentare una rapida spazzata antioraria verso le sue caviglie, mirando a colpirlo con la parte posteriore della mia gamba. Vista, però, la forza del precedente colpo, che anche se non particolarmente doloroso di era comunque rivelato in grado di stordirmi, alla fine di quella semplice mossa preferii spingermi indietro con la gamba appena piegata, così da saltare indietro di mezzo metro e provare, almeno un poco, a recuperare le distanze, cosa che quella posizione assai scomoda non mi permetteva però di svolgere al meglio.

Narrato
Parlato
Pensato

Ero perfettamente conscio che, durante quell’impacciato balzo, sarei stato per un brevissimo istante scoperto di fronte al mio avversario, ma non mi sarei mai aspettato che sarebbe riuscito a sfruttare un lasso di tempo così breve, poggiando la mano sul mio petto prima di enunciare qualche parola che non avevo mai sentito prima. Una leggera esclamazione di sorpresa fu tutto quello che riuscii a scandire mentre una forza invisibile mi scagliava lontano, facendomi cadere di schiena sul polveroso terreno colmo di fastidiosi sassolini, in parte sufficientemente taglienti per procurarmi qualche graffio vista la forza con cui ci ero finito sopra dopo un volo di circa cinque metri. “E così questo deve essere il kidou...” dissi infastidito ma ancora lungi dall’essere sconfitto, rialzandomi rapidamente senza preoccuparmi granché degli effetti di quel colpo che il mio corpo sembrava aver retto alla perfezione “Ne avevo sentito parlare, ma non credevo che tu fossi tipo da padroneggiare simili trucchi da fattucchiere… Speravo in qualcosa di meno scorretto, a dirla tutta. Non che tu paia esserci molto portato, certo, visto che non sei riuscito a farmi nulla”. Portando avanti la gamba destra, infine, gli porsi il medesimo fianco, coprendolo con il braccio nella più tipica posa delle arti marziali, che garantiva di mostrare all’avversario solo una minima parte del proprio corpo, ragionamento assai semplice ma che comunque portava dei discreti vantaggi. “Mai caricare frontalmente un avversario più forte, Joey…” dissi con un sorriso divertito, invitandolo con un cenno del capo ad attaccarmi “Ma, se questi è notevolmente più veloce, difficilmente gli attacchi potranno essere diversi da quelli frontali, vista la sua capacità di seguirli senza alcun problema. Dunque, direi che mi rimane ben poco da fare. Attaccami, shinigami, vediamo se in questo modo le cose potranno, magari, cambiare il loro corso”.

Narrato
Parlato
Pensato

“Più dotato..? Tsk… Mi pare il minimo, non che fino ad ora tu mi abbia poi fatto un gran male…” mormorai a quello shinigami, senza interessarmi del fatto che riuscisse ad udirmi o meno in quello che doveva essere una sorta di pensiero ad alta voce. Assicurato il fodero della propria zampakutou al suo manico, Joey decise di partire subito all’attacco, avvicinandosi in brevissimo tempo prima di, una volta sollevata l’insolitamente imponente arma, tentare di colpirmi con un fendente discendente. Con mia grande sorpresa, tuttavia, il colpo, che rapidamente calava verso la mia testa, non rasentava poi una velocità tanto elevata da impedirmi di reagire, cosa che mi affrettai a fare cingendo il coperto filo di quella lunga lama con entrambe le mie mani, tentando di oppormi in uno scontro di forza che, come presto capii, mi avrebbe soltanto portato allo schiacciarmi inevitabilmente al suolo. Mentre il mio corpo si fletteva all’indietro a causa dell’enorme spinta che soltanto di poco ero riuscito a rallentare, però, approfittai di quella posizione per stringermi saldamente intorno a quel duro fodero e, flettendo velocemente la gamba sinistra, tentare di colpire l’impugnatura di quella zampakutou con un calcio, così da costringerlo a mollare la presa e a donarmi quell’arma in un gesto che, seppur poco utile vista la facilità con la quale avrebbe potuto riappropriarsene, nascondeva almeno un alto valore simbolico. “Stavolta sei fregato, Joey!” esclamai all’interno della mia testa, gioendo di quello che ritenevo un traguardo ormai sicuro e che mi era costato un notevole dolore ai miei arti superiori.

Narrato
Parlato
Pensato

Ero riuscito in quanto sperato, sebbene, mentre ancora dovevo iniziare la ricaduta verso il suolo, saldamente stretto a quella zampakutou, mi raggiunse un calcio assai doloroso verso la zona lombare della mia schiena, provocandomi un gemito di dolore subito spento dall’impatto col suolo. Certo, ero sorpreso dall’impeto di quel colpo, ma anche l’ennesimo calcio che mi giunse subito al fianco, smorzandomi il fiato, parve dare credito a quanto avevo sperato: quella spada sembrava voler dire davvero tanto per lui, e se l’era appena fatta rubare come un dilettante. Il dolore di quei colpi, assai alto rispetto alle mie usuali abitudini, mi fece per un attimo mollare la presa sul fodero di quell’arma, ma mi sforzai subito di stringerla, seppur in maniera convulsa, mentre la vista mi si appannava per qualche istante. Barcollante, tentai poi di rialzarmi, usando quella spada come una sorta di rudimentale bastone, finendo in ginocchio ancora tremante, mentre dalla mia bocca uscivano delle parole dense di soddisfazione: “Per fortuna che la spada doveva essere il tuo punto forte… Te la sei fatta fregare come un dilettante, e per di più da uno che ancora deve iniziare l’accademia…”. Un eccesso di tosse, tuttavia, mise fine a quella frase, costringendomi a sputare a terra un fiotto di sangue. “Anche se… Questa feccia mi ha fatto piuttosto male…” pensai commentando il mio stato di salute, senza troppo preoccuparmi della prossima mossa dell’avversario ormai infuriato.

Narrato
Parlato
Pensato

“Se fossi stato uno di loro, penso che avresti avuto di meglio da fare che metterti a malmenare qualche anima del rukongai… Sai com’è, a quelli ogni tanto affidano degli incarichi…” mormorai in risposta a quel borioso shinigami, pulendomi l’orlo della bocca, da cui ancora gocciolava del sangue, con la manica del vestito. Prima che potessi tentare di rialzarmi, però, Joey scattò verso di me, strappandomi la spada a cui ancor mi reggevo e tentando, nel frattempo, di colpirmi il volto con una gomitata, azione troppo rapida perché io, ancora intontito da quanto precedentemente successo, riuscissi ad oppormi con qualcosa di più elaborato che voltare istintivamente il volto, offrendogli però lo zigomo che non tardò ad essere colpito, mandandomi riverso a terra per l’ennesima volta. Il mio fisico, ormai ridotto assai male, non avrebbe saputo reggere ancora per molto un combattimento tanto impari, ne ero conscio, ma l’adrenalina che fin dall’inizio mi aveva percorso pareva restia ad abbandonarmi, facendomi fremere le dita mentre tentavo, ancora, di rialzarmi, riuscendoci prima di portarmi il dorso della mano a pulirmi ove ero stato appena colpito. “E, così, sarebbe questa la forza di uno shinigami…” dissi, in un ultimo impeto di orgogliosa tenacia “Spero che Blink sappia fare di meglio, o la mia entrata in accademia si rivelerà davvero deludente”. Un sospiro scandì l’istante in cui, esausto, mi lasciai crollare a terra, tenendo tuttavia sollevato il busto grazie ad un braccio teso sul terreno e donando, per la prima volta, uno dei miei dolci sorrisi allo shinigami, una sorta di tacito ringraziamento per la sfida che mi aveva concesso.