Classe I

“Immagino la tua fatica nel trattenerti dal sbranarli all’istante…” dissi poggiando pacato la schiena sul muro di quella casa, ad un metro scarso dall’invisibile figura dell’hollow che, famelica, osservava l’interno dell’abitazione “Ma, io, ti ho dato il potere, ed esigo qualcosa in cambio. Entra e divora chiunque tu desideri, salvo Kobe. Per lui ho altri piani che, ne sono sicuro, ti piaceranno… Ovviamente, nel caso in cui tu decidessi di trasgredire il mio ordine, finiresti ammazzato prima di poter anche solo lontanamente pensare alle conseguenze della tua azione. Mi sono spiegato?”. Un quieto cenno del capo lo invitò dunque a rompere quella sottile vetrata ed il muro su cui si reggeva, che presto mi avrebbe fornito un mirabile schermo per l’interessante visuale di una battaglia tra l’istinto di sopravvivenza e quello di predatore.

“Sciocco…” mormorai con un cenno sconsolato mentre il nuovo hollow iniziava con ben poca eleganza a distruggere la casa, causando la reazione dei ragazzi, un paio dei quali si precipitarono urlanti verso la prima uscita che trovarono, dandosi alla macchia con molta fortuna. Avvicinandomi a Kobe, tuttavia, che fortunatamente non si era ancora preso la briga di fuggire a causa dello spavento, gli penetrai il petto con la punta delle dita, sprofondando velocemente nella sua carne fino a distruggergli con somma facilità il cuore. Tre dei ragazzi erano appena morti quando il plus di Kobe si erse sopra il proprio cadavere con sguardo attonito, che presto scomparve al mio rapido e spietato gesto che afferrò la sua catena e la estrasse dal suo petto nella più cinica quiete. Solo un urlo ne accompagnò la scomparsa, subito seguita da un tonfo all’esterno della casa e da un sinistro ululato.

“La tua vendetta ti sta aspettando. Anche i nostri simili non ci sono sempre amichevoli, ma penso che tu questo l’abbia già capito durante la tua morte” dissi iniziando a camminare tranquillo verso l’apertura che dava sul giardino, voltandogli le spalle per vedere ora un grosso lupo alto ben due metri e mezzo che ci squadrava astioso “Se vuoi diventare più forte, se vuoi raggiungere i tuoi assassini in fuga, avrai bisogno di ulteriore forza. E, questa, la otterrai solo divorando delle anime, che siano umane, hollow o di altre nature poco importa. Vediamo chi dei due si guadagnerà i miei insegnamenti, ok?”.

Cos’era, in fondo, l’istinto? Ben poche parole potevano descriverlo. Le azioni, in tal caso, amavano sostituirsi alle quiete parole, esattamente come in quell’occasione. Al vedere la spazzata dell’hollow, infatti, il nuovo arrivato, pur conscio del rischio, invece di limitarsi a schivare preferì balzare contro quella serpentina figura, esponendosi al suo attacco pur di tentare di affondare i denti nella sua carne. La falce penetrò il suo fianco, ma il dislivello di potenza non era sufficientemente alto perché vi si conficcasse in profondità, ed inoltre la maggiore massa del canide gli assicurò di poter continuare verso il suo obbiettivo: la spalla sinistra di Koruda. Se fosse riuscito a serrarci le mascelle con la ferocia con la quale aveva accompagnato quel primo assalto, di certo il mio piccolo allievo avrebbe avuto serie difficoltà ad utilizzare il braccio adiacente per il resto dell’incontro. “Sempre che questo diverbio duri a sufficienza per far notare un simile handicap…” sussurrai a me stesso, attendendo di poter osservare l’eventuale reazione del ragazzo ad una tale bramosia di sangue.

Fu certo una buona idea quella del nuovo adepto di Las Noches, che tentò rapidamente di cingere una zampa della belva per sbilanciarla, ma approfittando dello sbilanciamento da questo causato, essa ritrasse l'arto imprigionato con rinnovata violenza, riuscendo così ad ottenere una notevole velocità di slancio mentre, le proprie fauci, viravano bruscamente alla ricerca della coda di quest'ultimo. Cosi facendo sarebbe anche finito con il sbattere l’intero e possente corpo su quello certamente più sottile del mio allievo, impattando col proprio fianco in un colpo che, di sicuro, avrebbe fatto cadere entrambi nella polvere, prima di potersi rialzare, prendendo le distanze. Le cose si stavano facendo interessanti...

“Ora!” esclamai con un deciso richiamo verso Koruda, nello stesso istante in cui, con un veloce fendente, riuscì ad incidere profondamente il muscolo avversario, costringendolo a terra come un semplice verme rantolante “Divoralo! Mangialo! Accetta la tua nuova natura, e ottieni la forza che noi tutti bramiamo!!!”. Un ringhio sommesso proveniva dal grosso lupo, ormai però troppo impedito nei suoi movimenti per potersi difendere decentemente da un qualsivoglia scempio delle sue spoglie. “I battesimi di sangue portano sempre con loro ricordi nostalgici…” pensai, quietandomi di nuovo per osservare la scena a braccia conserte, perso nella mia labirintica mente.

“Prima di tutto, il mio nome è Zacarias… E riguardo la tua forma…” dissi con un sorriso sinistro, toccando l’aria alla mia destra con la punta delle dita, obbligando a manifestarsi un oscuro varco che ci avrebbe ricondotti a casa, nello Hueco Mundo “Dipende solo da quanto in fretta accumulerai potere, presumo. Ora, che ne dici di dirigerci nella dimora che ci spetta?”. Infine, senza attendere una sua risposta, mi inoltrai in quell’oscurità che ci separava dal notturno deserto, candido al pari della neve.