Allenamento statistiche Light Yagami

(Hoho) Sensei: Gintoki Sakata

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    << …..C-Chicchirichi, Sveglia Light-sama, Sveglia!!>>
    La voce di quel pappagallo rimbombò nella stanza, manco avesse un megafono, svegliandomi al soleggiar del mattino.
    << Yaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaawn! Stai zitto stupido pennuto, sei un pappagallo e non un gallo.>>
    Oramai riaddormentarmi era impossibile con quella palla di piume che starnazzava, guardai fuori e vidi tutta la città ricoperta di un bianco candido, la neve. Mi vestì, scesi in cucina per sgranocchiare qualcosa ed uscì portandomi pappagallo sulla spalla.
    << Natsu, prova a farmi la cacca addosso e ti tiro il collo!>>
    << Piu?>>
    Andai all’Accademia in cerca di qualcosa da fare, o di qualcuno. Ormai erano passati un paio di giorni dalla terza lezione e non ebbi notizia né della fanciulla né del pirla. Sinceramente non avrei voluto più incontrare quella immondizia di sensei per il resto della vita che fino a ora era riuscito a non insegnarmi niente. Se avessi continuato di questo passo sarei solo arretrato quindi decisi di scrivere un annuncio in bacheca chiedendo che qualcuno mi allenasse seriamente.

    Un sensei, di grado alto, HA l’onore di allenarmi nel parco del Rukongai. NON sono ammessi buffoni da quattro soldi.
    P.S. Questo onore è dato a pochi quindi un certo pirla azzurro di nome Ginotki Sakata è ESONERATO!
    Stupendo Light Yagami.


    Con il mio fedele pennuto sulla spalla andai verso il luogo stabilito e mi distesi sulla neve aspettando che un illustre sensei venisse ad allenarmi.

    Edited by †Hidden Blade† - 4/2/2011, 18:43
     
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    Domenica. Che giorno meraviglioso! Non avevo lezioni in Accademia e potevo prendermi quel giorno interamente per me, per curare i miei hobby e perché no, le mie relazioni sociali. Non posso dire di essere un tipo dai mille interessi, da diverse settimane ormai il mio interesse verso il mondo a me circostante iniziava a calare di giorno in giorno. Depressione? No, non credo. Semplicemente iniziavo a valutare il mondo più seriamente, forse in maniera più distaccata, ma in fin dei conti, a chi importa?

    Mi avvicinai alla finestra della mia camera, per vedere com’era il tempo fuori. Il vetro era appannato, così feci aderire i polpastrelli delle dita della mano destra al vetro, facendo poi scendere lentamente la mano per pulirlo un po’. Lo spettacolo lì fuori era a dir poco meraviglioso: un’immensa distesa di neve che si perdeva all’orizzonte. Era probabilmente la mia prima nevicata alla Soul Society; un qualcosa di fantastico. Voltai le spalle alla finestra increspando la bocca in qualcosa che doveva assomigliare ad un sorriso e, ritrovando un po’ di buonumore, mi avvicinai verso la mia montagna di pelo bianca preferita: il mio cane.

    «Oi, Sada-chan, vuoi fare un giro?»

    Ricevetti in risposta un semplice “Wof!” che decisi di interpretare come un sì e, dopo essermi svestito del pigiama ed aver indossato la mia divisa smaniata e la mia nuova sciarpa candida e bianca, indossata in modo che coprisse il mio volto fino a poco sotto il naso, mi misi le mie grosse cuffie alle orecchie ed iniziai ad ascoltare la musica solo dopo aver messo il guinzaglio alla mia <bestiolina>.
    Era una magnifica giornata, la Soul Society sembrava più pacifica del solito… il mio animo si era quietato. Che splendido effetto che mi faceva la neve!
    Ma, come ormai ho avuto modo di provare sulla mia pelle, troppa quiete nella mia vita equivale a guai imminenti.

    Passeggiavo con il mio fedele amico a quattro zampe al seguito, o forse sarebbe meglio dire che era il mio fedele amico a quattro zampe a passeggiare con me al seguito, visto la stazza e la forza con cui mi tirava da una parte all’altra, quando arrivai per caso di fronte alla bacheca dell’Accademia Shinigami. Non che avessi intenzione di perdermi nel lavoro anche di domenica, tuttavia non potei fare a meno di notare quanto quella bacheca fosse <insolita>.

    «…?»

    Non c’era il solito caos di appunti e annunci ammassati l’uno sull’altro; c’era solo un singolo biglietto a centro. Molto, molto strano. Frenai bruscamente Sadaharu e mi avvicinai alla bacheca, strappando il piccolo annuncio che recitava:

    CITAZIONE
    Un sensei, di grado alto, HA l’onore di allenarmi nel parco del Rukongai. NON sono ammessi buffoni da quattro soldi.
    P.S. Questo onore è dato a pochi quindi un certo pirla azzurro di nome Ginotki Sakata è ESONERATO!
    Stupendo Light Yagami.

    Ero diventato più freddo, ma un orgoglio lo avevo anch’io. Con l’inespressività che mi contraddistingue e soprattutto con estrema calma e tranquillità, saltai in groppa a Sadaharu dopo aver affisso un secondo biglietto, di risposta al primo, alla bacheca.

    CITAZIONE
    “Vediamoci alle 13:00 al boschetto dietro la collina di Junrinan.
    Un’affascinante e formosa sensei che non desidera altro che conoscerti, Light-sama! ♥”

    Se ne sarebbe sicuramente pentito.

    Boschetto di Junrinan, quello stesso giorno, ore 12:45



    Arrivai con il mio solito quarto d’ora di anticipo, nascosto con il cane accovacciato dietro alcuni cespugli, totalmente invisibili, in attesa che lo stolto ragazzo arrivasse all’innevato luogo d’appuntamento.
    E nel frattempo oltre al mio cagnolone, a tenermi compagnia c'era la mia musica, forse l'unica vera fedele compagna che avevo.
     
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    Senza accorgermene il sonno prese il sopravvento. Sprofondai in un sonno abissale, sotto il cader fragile dei fiocchi nivali, che, con la loro grazia, si posavano lievemente sul mio viso offrendo una tiepida sensazione di benessere interiore che mi fecero appisolare.
    Un’ immagine comparve davanti i miei occhi, probabilmente un sogno, ma fin troppo strano, o come dire, reale, per esser un frutto del mio subconscio o immaginazione.
    Si potrebbe definire un ricordo, poiché le azioni avvenivano in una successione ben precisa e il luogo era sconosciuto per me. Si trattava di una cittadella rinascimentale, forse vera o forse falsa. Incominciai a camminare. La gente mi passava attraverso quasi fossero fantasmi, ma a giudicare dal loro comportamento sembravano persone del tutto normali, a parte il dubbio gusto in ambito vestiario che, a mio avviso, era molto bizzarro, quasi al limite del ridicolo. Iniziai ad avanzare spinto dalla curiosità, fino ad arrivare presso una villa molto lussuosa, abbastanza alta, con una muraglia e due file, opposte, di scale per arrivare all’ingresso della villa. Ai piedi degli scalini si trovava una maestosa fontana, con, attaccata al muro, un simbolo molto decorato e rifinito. Quel simbolo emanava una luce rosso chiara. L’istinto mi portò a toccarlo, sprigionando una quantità di luce che mi abbagliò.
    Riaprii gli occhi, ritrovandomi Natsu sul petto che guardava con sua solita faccia da cretino e la testa inclinata.

    < Piu?>

    Non gli diedi neanche considerazione, poiché quello strano sogno mi lasciò abbastanza perplesso sulla sua esistenza e sul suo significato, ma mi scrollai la neve depositata sui capelli e mi incamminai sulla via del ritorno in Accademia. Mi avvicinai alla bacheca, accorgendomi che era comparso un biglietto vicino al mio, e lo lessi.

    << Vediamoci alle 13:00 al boschetto dietro la collina di Junrinan. Un’ affascinante e formosa sensei che non desidera altro che conoscerti, Light-sama!>>

    Questo biglietto mi puzzava molto di bruciato e di fregatura. Perché un’ “affascinante” sensei vorrebbe incontrarmi durante un allenamento?

    << Ma ha scambiato un allenamento per un incontro al buio?>>

    Fin troppo strano, ma decisi di andare comunque sulla collina. Questa sexy sensei, o come si definiva lei, non era ancora arrivata, quindi decisi di aspettarla seduto vicino ad un albero.
     
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    Il pollo era arrivato. Certo, dall'espressione sembrava diffidente, probabilmente non se l'era bevuta del tutto. Poco importava, in fin dei conti; il fatto che si fosse presentava mi bastava. Saltai in groppa a Sadaharu il più discretamente possibile, infatti Light non se ne accorse nemmeno; semplicemente si accomodò vicino ad un albero, in attesa della fantomatica e sexy sensei. Chissà come l'avrebbe presa...

    Comunque, io e il cane strisciammo intorno a lui facendo un giro piuttosto largo, finendo poi esattamente alle sue spalle. Qui, Sadaharu, iniziò a sbavare rumorosamente... Ed infatti una bella dose di bava, più o meno bastava a riempire una vasca da bagno, ad occhio e croce, finì sulla testa del malcapitato studente.

    «Buooooooongiorno, Cyrano-kunnnn... Desideravi un sensei? Eccomi qui.»


    Scesi da sopra il mio enorme animale da compagnia, per poi posizionarmi di fronte al ragazzo con il solito sguardo inespressivo e le mani in tasca.

    «Ti presento il mio cane, Sadaharu. A dire il vero, il tuo insegnante di oggi sarà proprio lui. Volevi correre, no? Ti farà correre lui, a modo suo...»

    Abbassai di poco la sciarpa con la mano destra quel tanto che bastava per farli ammirare il mio volto che descriveva godimento da qualsiasi angolazione si guardasse... e sì, dai, anche un po' di follia.
    Sempre sorridendo con un sorriso che presto avrebbe fatto concorrenza a Falkner, aggiunsi:

    «Venti secondi. Hai venti secondi di vantaggio a partire da... Adesso. 20... 19...»


    Continuai a contare molto lentamente, concedendogli forse qualche secondo in più per il ritmo blando con cui contavo.

    «... Zero. Su, Sada-chan... Azzannalo.»

    Il cane emise un "Wof!" di approvazione in risposta, e partì immediatamente all'inseguimento del cane. Io, dal canto mio, mi sollevai a mezz'aria di un due o tre metri, sfruttando una passerella di reiatsu. Non volevo essere coinvolto, ma nemmeno perdermi lo spettacolo che si sarebbe prospettato di lì in avanti.

     
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    Mentre ero disteso tranquillamente sull’erba avvertii dei passi pesanti avvicinarsi, non diedi molta importanza, ma quando Natsu scappo svolazzando e, senza darmi il tempo di capire, mi ritrovai una sostanza appiccicosa che mi imbrattò i capelli, quasi fosse…bava.
    << Ma che cazzo è sto schifo…?>>
    << Buooooooongiorno, Cyrano-kunnnn... Desideravi un sensei? Eccomi qui.>>
    Quella voce. Avrei riconosciuto a kilometri di distanza quella voce. Mi voltai lentamente e vidi il babbeo dai capelli schifosi su una specie di animale geneticamente modificato, tutto bianco, molto simile a un cane se non fosse per la stazza abnorme. La scimmia era vestita diversamente dal solito, il kimono nero era privo di maniche e sulla testa aveva delle insolite cuffie viola. Decisamente insolito come abbigliamento per una giornata fredda come questa.
    << Ti presento il mio cane, Sadaharu. A dire il vero, il tuo insegnante di oggi sarà proprio lui. Volevi correre, no? Ti farà correre lui, a modo suo…>>
    << Questo me lo chiami un cane?!? Che cazzo gli dai da mangiare?!?>>
    Dapprima non considerai l’ultima frase detta, ma dopo me ne resi conto.
    << Correre?>>
    Incominciò a contare e per sicurezza mi arrampicai in un albero piuttosto alto, dove non avrebbe potuto arrivare quella massa di peli e pulci.
    Nel frattempo Natsu si preparò per la guerra, sorvolando su Gintoki urlando: << O-Open Fire, Open Fire!>>
    Scese in picchiata, ad una certa altezza incominciò a planare rilasciando piccole stronzetti sulla testa di Gintoki, quasi fossero bombe nucleari.
    Il cane mi guardava con la stessa espressione del padrone, cioè da deficiente, aspettando che io scendessi dall’albero.
    << A noi due, cane deformato!>>
    Scesi dall’albero e incominciai a correre più veloce che potessi con il cane alle costole. Per essere una cane gigante era molto veloce, quanto me, ma per seminarlo dovetti cambiare sempre verso cercando di farlo rallentare. Percorsi molte stradine strette con molte pietre per terra e arbusti ai lati, ma vedendo che il cane non mollava, mi intrufolai nella boscaglia. Dopo circa cinque minuti di corsa ininterrotta i primi segni di stanchezza incominciarono a verificarsi, quindi uscii dalla foresta e decisi di cercare di poter in qualche modo ferire quell’orso per rallentarlo, dandomi un po’ di tregua. La distanza tra noi due andava sempre diminuendo, quindi pensai all’unica tecnica che conoscevo e la usai senza pensarci due volte.
    << Hadou No Ichi: Shou!>>
     
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    Da questo post in avanti avrai la Gintoki's View e la Sada-chan's View. Enjoy, you bastard. : D

    Gintoki's View
    - Ma che cazzo è sto schifo…? -
    Udire certi componimenti poetici era sempre un piacere, soprattutto se la loro provenienza era la boccuccia sempre pulita, che mai parole volgari varcarono, appartenente al buon Light "Cyrano" Yagami...
    Ma probabilmente, ciò che mi faceva ancora più piacere era vedere la testa di quell'omunculo, colui che rappresenta l'anello mancante della catena evolutiva, ricoperta della bava del mio cane. Dannazione, era il massimo.

    - Questo me lo chiami un cane?!? Che cazzo gli dai da mangiare?!?- disse, dopo che il sottoscritto gli presentò l'allenatore canino che lo avrebbe seguito quel giorno. D'accordo che la mia bestiuola era persino più di me, che aveva un grugno che ricordava vagamente un dinosauro, che era un enorme batuffolo di peli bianchi, ma diamine, aveva dei sentimenti anche lui! Povero cucciolo... dovrò dargli delle bistecche extra per consolarlo. - Il latte fa bene alle ossa, sai? C'è tanto calcio... in particolar modo io lo nutro esclusivamente di latte alla fragola. Dici sia sbagliato? - commentai, sardonico, ridacchiando lievemente, senza darlo troppo a vedere.
    In contemporanea al mio count-down, lo studente salì senza motivo apparente su un albero, come a voler studiare la situazione. Poco intelligente, in realtà, persino il suo animaletto da compagnia non lo avrebbe fatto. Un momento. - Merda! - pensai. Avevo del tutto ignorato un dettaglio, purtroppo: il pappagallo. Quel maledetto pennuto non c'era! Ma, ahimè, quando me ne resi conto, era già troppo tardi. - O-Open Fire, Open Fire! - Un'improvviso stridio, un verso simile a quello di un'oca starnazzante, una gallina a cui tirano il collo, risuonò nell'aria. Alzai gli occhi al cielo, incredulo, dove vidi quel maledetto pappagallo sorvolare la mia testa in tondo, prima di planare in picchiata come un cacciabombardiere inglese nella World War II, sganciando anzichè bombe, beh... delle merde di dimensioni più o meno simili. - Grandioso... - commentai, spostandomi con uno shunpo. Aggirato il pericolo volatile-incontinente, mi innalzai a mezz'aria osservando con interesse lo svilupparsi della situazione, seguendo dall'alto l'intero inseguimento.


    Sada-chan's View
    Quell'umano... era davvero stupido quanto stava mostrando d'essere? Mi avvicinai con occhi curiosi al tronco dell'albero su cui si era appollaiato quel ragazzo alto dal caschetto di capelli castani. - Quello scemo del mio proprietario ha detto che è lui, che posso mangiare, no? Per una volta potrò variare la mia dieta, che diamine... - pensai, ergendomi su due zampe tenendomi con il tronco, mentre tiravo fuori la lingua sorridendo con sguardo affamato. Certo, era quattro ossa, troppo magro per ciò di cui ne avrei bisogno ma... pazienza, vorrà dire che avrei dovuto fare un lavoro di precisione con denti e artigli.
    Quando Padrone-san mi diede il via, partii di scatto verso lo studente che, nel frattempo, si era catapultato giù e aveva cominciato a correre.
    Fu - lo ammetto- piuttosto bravo nelle prime fasi, zigzagando qua e là tra fronde di rami, massi e cespugli pur riusciendo a mantenere invariata la distanza che ci separava. Tuttavia, se era così che pensava di scamparla, beh, si sarebbe trovato nel mio stomaco prima che se ne potesse accorgere.
    Attivai la turbo-mode, in modo da dimezzare letteralmente lo spazio che ci separava, mentre la fame me lo faceva apparire sempre più come una bistecca al sangue semovente. A un certo punto, però, la bistecca si girò e disse una frase strana. - Hadou no Ichi: Shou! - Una forza sconosciuta frenò bruscamente la mia corsa: io volevo andare avanti, ma venivo spinto con veemenza verso la direzione opposta, finendo col lasciare dei profondi solchi nel manto erboso. Furioso, ripartii all'inseguimento della mia bistecca con cipiglio <lievemente> più incazzato; sostanzialmente avevo assunto un'espressione giusto un po' demoniaca... Eeeeh, la fame...
    Continuai a rincorrerlo finchè egli non arrivò nei pressi di un fiumiciattolo, senza alcuna possibilità di uscita se non quella di attraversarlo a nuoto, visto che era largo una ventina di metri. - Beccato... - pensai, mentre già pregustavo le sue chiappe da azzannare. L'unica via di salvezza per lui era quella di gettarsi e nuotare più velocemente che poteva per non farsi portar via dalla corrente non esattamente calmissima; ma forse dire salvezza è esagerato... in fondo, io avevo proprio fame, non me lo sarei certo lasciato sfuggire così.


    CITAZIONE
    Attraversa il fiume. Per il momento limitati a questo.

     
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