12° SEGGIO
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Attraversato il "magico corridoio oscuro trans-dimensionale", più comunemente chiamato Garganta, creato dal mio insostituibile e amato sensei, mi ritrovai in quella che sembrava una caverna piena di stalattiti e stalagmiti, piena di luci elettriche, installate da qualche minatore probabilmente.
Una caverna? E io che mi aspettavo di dover combattere contro un' altra muta di cani o un esercito di omaccioni!
Davanti a me, stavano posizionate tre colonne naturali, derivate dall' unione di una stalattite e da una stalagmite negli anni, e viste le loro dimensioni saranno secoli che stavano lì in quella grotta.
E perché mi ha portato qui? Visita turistica sulle bellezze naturali del mondo terreno?
Il sensei era appoggiato ad una delle colonne, sigaro in bocca e posa da menefreghista, come suo solito. Mi indicò quella più vicina a me, la prima da destra e perentorio mi diede un solo e semplice ordine:
Spaccala a cazzotti.
Cosa? Rompere una colonna di pietra enorme, che starà lì da chissà quanti anni, a pugni? Questo è un chiaro segnale che il sensei è totalmente pazzo, perché secondo me lui non c'è riuscito nemmeno nei suoi anni migliori! Mi avvicino alla colonna indicatami e bussai leggermente con le nocche sulla superficie liscia e irregolare della roccia di cui erano composte. Girai intorno ad essa per un paio di volte, esaminandola al tatto, continuando a tamburellarla, fissandola come se sperassi di individuare un qualche punto debole che mi avrebbe permesso di romperla.
Mmm, niente, è perfettamente integra e compatta. Roba da rompersi tutte le ossa se le do un pugno...
Ormai avevo perso fin troppo tempo, e dubitavo che il sensei sarebbe rimasto così tranquillo a lungo, non vedendomi fare qualcosa di utile. Emisi un lungo sospiro di rassegnazione e mi posi davanti alla colonna, scrocchiai le ossa delle mani e chiusi la destra a pugno.
Ok. Uno... Due... E tre!
Sferrai il colpo contro la nuda roccia, preparandomi psicologicamente al dolore atroce che avrei ricevuto, al sentire le ossa della mano frantumarsi come grissini e alla serie di parolacce, bestemmie e insulti che sarebbero usciti dalla mia bocca, mentre quelli rivolti al sensei sarebbero rimasti dentro la mia mente.
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