Welcome to the center of Hell

Prezzo d'ingresso: La vostra vita ^^

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  1. Roschach
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    Edited by Roschach - 15/5/2011, 20:13
     
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  2. _Rei_
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    SPOILER (click to view)
    Normale: narrato, parlato png
    Parlato Rei
    Corsivo: enfasi; sogni, ricordi, pensieri, deliri vari
    In quote: parlato altri pg con rispettivi colori


    CITAZIONE
    [//Come linea temporale scelta per Rei, tutto avviene dopo la sua lezione di Reiatsu 2 ed il conseguente abbandono di Saku-chan ç_ç
    Uh, probabilmente lo saprete, ma lo yukata è un kimono dalla linea essenziale, quasi una vestaglietta; per intenderci, quello che indossa Rukia dopo essere stata salvata dal Sokyoku. L'obi è la cintura, ovviamente.

    Occhio all'incipit elegantemente Oxfordiano...]

    Che giornata di merda.
    No, si sbagliava, che periodo di merda.
    Si era svegliata quella mattina con l'improvvisa consapevolezza di non aver fatto altro negli ultimi mesi che spalare merda via dalla sua vita mentre tutti gli elementi dell'universo lavoravano all'unisono per sommergerla con un'ininterrotta pioggia di letame. Cambiava la puzza, ma sempre merda restava.

    Ok, ok, magari stava esagerando. Magari la metafora con cacca et similia le era venuto in mente perché si trovava in mezzo ad un bosco, con i piedi immersi in un laghetto, ed il vento lieve portava alle narici un vago odore di fieno e concime, probabilmente di una fattoria vicina.
    Magari tutto il malumore era riconducile al fatto che ci era cascata, porca miseria, ci era cascata come una povera fessa: pur considerandosi un gatto randagio di tutto rispetto, libero e refrattario ai legami, aveva abbassato la guardia quel poco che bastava per cominciare a credere - come la più idiota delle idiote, dammit! - di potere varcare il severo limite auto-imposto che separava il suo allegro interagire superficiale con il resto dell'umanità dal permettere a qualcuno di contare davvero qualcosa nella propria vita, sino a tirare fuori quell'arrugginito “amicizia” che giaceva inutilizzato negli scaffali polverosi delle parole mai usate.

    E quindi va' a farti fottere, Saku Hiruma. Dovunque tu sia, va' a farti fottere.

    Doveva dedurre che la depressione odierna fosse il risultato della combinazione allenamenti massacranti+perdita di un compagno+mancanza di motivazioni a corto raggio, e che il fatto di trovarsi nel Settantanovesimo distretto del Rukongai con indosso un kimono non suo, un nunchaku nascosto dietro il fiocco dell'obi ed una stupidissima scatola di biscotti tra le mani avesse a che fare, in una certa bizzarra maniera, anche con tutto questo.

    Ma sopratutto, con quello che era successo nelle ultime due ore.

    Alzandosi dal futon con tutte le intenzioni di smaltire il malumore a spese della capodormitorio, Rei si era ritrovata quella mattina a fissare il paesaggio fuori dalla finestra per un buon quarto d'ora, senza riuscire a decifrare le ondate di apatia e voglia di spaccare qualcosa che si alternavano in lei.
    Andò in bagno a lavarsi i denti, poi tornò alla finestra, poi andò di nuovo in bagno e infine, mentre cercava di ritornare alla finestra, inciampò nella sagoma di una sua compagna di stanza ancora avvolta nel futon. Ignorando i lamenti di protesta della povera ragazza (Kimiko, nuova arrivata, faccia tonda ed una passione per i kimono a stampa floreale) Rei annuì risoluta al vuoto di fronte a lei e decise di tornare nel suo vecchio quartiere per la prima volta dopo settimane, senza nemmeno tentare di capire come le fosse venuto in mente, rassengata ai suoi slanci istintivi. Si preparò.
    Non poteva andare nel Settantaquattresimo distretto con la divisa da studentessa, non se la sentiva proprio. E sopratutto, non poteva andarci disarmata, purtroppo. Quasi con riluttanza, tirò fuori dalla scatola dei suoi esigui possedimenti i famigerati nunchaku, dono natalizio di Haru Hanae; si era ripromessa di non usarli mai perché il pensiero che fossero un regalo del biondino le faceva saltare i nervi, ma nella necessità... Con abili manovre diplomatiche – praticamente rompendo le balle ad oltranza- convinse Kimiko a prestarle uno dei suoi yukata di stoffa più pesante, un abito semplice di colore azzurro cupo, con disegni di gelsomini stilizzati in un azzurrino più pallido; era anonimo quanto bastava ma di buona fattura, con l'orlo che arrivava appena sotto le ginocchia. Rei vi avvolse intorno un obi blu scuro e nascose i nunchaku nell'incavo tra stoffa e fiocco dell'obi, poi ringraziò Kimiko con un sorriso smagliante e fece finta di non sentire i vari “riportamelo intatto!” e “aspetta, ci ho ripensato!” che lei gli urlò dietro quando uscì dal dormitorio.

    Aveva comprato i biscotti in un negozietto del Secondo Distretto, allungando ancora la sua chilometrica lista di credito, e si era portata quella scatola di dolci fino al Settantaquattresimo con l'ombra di un sorriso che andava affiorando man mano che si avvicinava la sua meta. Cominciò persino a sentirsi meno da schifo, e nonostante il suo quartiere fosse ancora fatiscente e malfamato come sempre, non le dispiacque aver fatto questo tuffo nel passato. Dopotutto, piacevole o meno, questa era stata la sua casa per due anni.
    Raggiunse una baracca al limitare della via principale, e vanificò in un attimo tutto l'effetto aggraziato del suo kimono con la sua entrata da bulletto di periferia:

    “Yo, vecchio! Ho portato i biscotti per i Marmocchi!”

    I “Marmocchi” era il nome cumulativo dei due gemelli piccoli e magrolini che ogni tanto seguivano Rei nelle sue scorribande alla ricerca di beni materiali; solitamente dormivano nella baracca di un anziano rigattiere dall'indole meno bastarda della media del luogo.
    La stanza era immersa nella penombra e sapeva di muffa. Rei cercò subito con lo sguardo l'angolo in cui di solito giacevano i logori futon dei ragazzini, ma trovò solo un rettangolo vuoto di legno consumato ed il vecchio curvo sopra una ciotola. Il sorriso le si spense in un attimo.

    “Reichan... Loro...”
    “Stai zitto.”

    Il gelo nel cuore e nello sguardo, richiuse la porta scorrevole con violenza e prese a correre in una direzione a caso, perdendosi ben presto oltre la boscaglia al di là delle zone abitate. Era così che si era ritrovata all'altezza del Distretto Kusajishi, ed era così che aveva trovato quel laghetto nascosto dove adesso, seduta con i piedi nudi affondati nell'acqua, stava sbriciolando a beneficio dei pesci quei biscotti del cavolo.
    Era stato un errore tornare, ed era stato un errore pensare di potersi prendere cura di qualcun altro oltre che di se stessa.
    Il Settantaquattresimo rimaneva un inferno, e Rei poteva solo ritenersi fortunata a non aver fatto la fine di tanti altri, Marmocchi compresi. Era colpa loro, ecco cosa, se avessero avuto un po' di cervello per capire ch-

    … …
    … Scaraventò l'intero contenuto della scatola nel lago.
    Rukongai del cazzo.



    “Quello è il lago di Corvo di Sangue.”

    Tre bambini sbucati fuori da un cespuglio poco distante la stavano fissando da un pezzo e lei non se era accorta. Due maschietti e una femminuccia, per la precisione, ed il più grande dei tre aveva parlato con aria timorosa ed esitante, mentre gli altri due si nascondevano dietro di lui. Erano piccoli e magrolini, proprio come i Marmocchi. Rei rivolse loro uno sguardo ostile.
    “Corvodiche? Che diavolo vuoi, poppante?”
    La bambina si mostrò più audace, sbucando fuori da dietro le spalle del fratello maggiore e confermando con tono vivace:
    “Sì sì, è il lago di Corvo di Sangue! Lui non dice niente se prendiamo i pesci, ma non ci fa mai avvicinare alla grande casa con il recinto degli animali!"
    “Mi fa paura...” Aggiunse il maschietto più piccolo, ancora seminascosto.
    “E' un puzzone!” Il più grande dimostrò spirito guerresco, sollevando un pugno come se Corvo di Sangue fosse lì davanti.
    Rei li osservò in silenzio tutti e tre con espressione neutra.

    “... Ah sì? Non sono fatti miei.”

    Appunto, non erano fatti suoi se il signorotto locale se ne stava comodo nella sua casa a godere dei privilegi ottenuti con la forza ed il terrore. Ce ne era uno in ogni distretto dal Settantesimo in poi, non era una novità... Era una storia che non sarebbe mai cambiata, perché al Gotei stesso conveniva che tutto restasse così, che l'ordine regnasse solo tra gli Eletti e che le anime deboli e prive di potere si trascinassero in questa anticamera degli Inferi. Era per questo che era scappata, ed era per questo che doveva continuare a pensare solo a se stessa, come aveva sempre fatto.
    Anche se la storia del signorotto feudale la faceva veramente incazzare.
    Ma proprio tanto.

    Si alzò di botto, sollevando minute goccioline d'acqua quando uscì i piedi dal lago. Provò ad ignorare i tre ragazzini ed imboccare un sentiero, ma loro cominciarono a seguirla a distanza senza smettere di fissarla. Alla fine dovette voltarsi per forza.
    “E allora! Non avete altro da fare?” Incrociò le braccia, distogliendo lo sguardo. “E comunque... Dove sarebbe la casa di questo tizio, Corvo di Sangue?”
    I tre bambini sorrisero, illuminandosi in volto.



    La famigerata casa sembrava in effetti un po' vecchiotta, constatò Rei nascosta tra i cespugli insieme ai tre bambini. Ma era grande, e dal lato nascosto alla loro vista provenivano versi di galline e capre. Si era fatto l'allegra fattoria, il corvaccio. Dal fondo del giardino dopo il sentiero di ingresso si sentivano dei rumori.
    “Allora, è tutto chiaro?”
    “Siiiì!” risposero con entusiasmo i tre.
    “Che cacchio gridate, poppanti! Così il piano salta!” Ribatté lei a voce bassa e concitata; poi, con uno sguardo di intesa verso il maggiore dei tre: “Il messaggio è pronto?”
    Il ragazzino sollevo fiero la scatola di biscotti, che adesso puzzava in modo incredibile essendo stata appena riempita – aiutandosi con il coperchio, ovvio- di una provvidenziale cacca di mucca trovata lì vicino. Sul coperchio della scatola erano scritti a carboncino gli ideogrammi “Culo di Babbuino”.
    Rei sorrise. Trovava ironicamente filosofico il ritorno alla merda.

    “Ok, al mio segnale sgattaiolate sino all'ingresso del sentiero e lasciate il messaggio lì davanti... Fate rumore, così lui vi sente e viene a controllare, ma correre via subito prima che vi veda. Io intanto vado a compiere la missione.”
    Guardò un punto oltre il muro visibile con cipiglio fiero e determinato.
    “Sei forte!” disse la bambina
    “Ahahah. Lo so.” Continuò a guardare il punto con lo stesso cipiglio fiero e determinato.
    “E' vero, sei una a posto, zietta!”
    “Ora basta, sennò mi mett- COME MI HAI CHIAMATO???”
    Ma i tre monelli erano già partiti all'attacco, scatola puzzolente alla mano. Tralasciando quel terrificante “zietta” che l'aveva fatta invecchiare di dieci anni in un solo colpo, Rei mise in atto la sua parte di piano: sgattaiolò con l'abilità di una studentessa dell'Accademia lungo il perimetro del giardino dalla parte opposta rispetto a dove proveniva il rumore e, prima che il padrone di casa facesse la sua comparsa all'ingresso, cercò di nascondersi velocemente nel lato della casa adibito a cortile. Sperò che i tre bambini fossero riusciti a piazzare in tempo il regalino.
    Lei invece si guardò velocemente intorno – geez, c'erano veramente capre e galline! - , scavalcò con facilità il recinto di legno ed atterrò con i piedi nudi nel terreno fangoso, procurandosi una macchia sul bordo del kimono che avrebbe causato una crisi di nervi a Kumiko entro la serata.
    Afferrò veloce una delle galline e se la mise sottobraccio. La povera pennuta prese a starnazzare terrorizzata.
    Rei cominciò ad allontanarsi in punta di piedi come si conviene ad un ladro di polli.

    “Uh uh uh... Te la do io la fattoria degli animali, Cornacchia.”
     
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  3. Tamaki-kun
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    CITAZIONE
    L'intero contenuto del post che state per leggere è frutto di un'allegra e quanto mai lieta riunione tra gran parte degli staffer. Si festeggia, gioite anche voi!

    CITAZIONE
    Parlato
    Urlato
    Sussurrato
    Pensato
    Parlato d'altri

    -I nostri capitani hanno voluto che ci unissimo alla tua missione, Haru-san.-.
    -… Fatemi capire bene, hanno davvero riunito tutti noi per un compito tanto semplice?-.
    -Già, purtroppo è così. Gli attacchi degli hollow sul mondo terreno si stanno facendo per qualche motivo più radi e, di conseguenza, molti degli alti seggi rischiano di ammuffire nella propria stanza. Nel mio caso, inoltre, ero talmente stanco di compilar scartoffie che avrei dato qualsiasi cosa per poter uscire a fare due passi.-.
    -Voi della Nona e quelli della Dodicesima siete gli unici ad operare pressoché continuamente. A Mayuri-taichou non mi avvicinerei mai volontariamente (hai visto che fine hanno fatto alcuni suoi sottoposti? Li ha fatti esplodere! Esplodere, ti dico!), mi terrorizza quasi più di Soifong-taichou!-.
    -Uff… E va bene, seguitemi.- tagliai corto, facendo cenno ai miei compagni di starmi dietro mentre, con ad una veloce corsa sui tetti del Seireitei per evitare le strade affollate sottostanti, mi dirigevo alla volta del 80° Distretto.


    Nessun rumore ci annunciò. Semplicemente comparimmo, in apparenza dal nulla ma in realtà dopo un viaggio di una decina di chilometri almeno. Tre shinigami, tutti di un seggio assai elevato, si trovavano ora sul limitare di un piccolo specchio d’acqua dal quale osservavano impassibili l’ampia dimora sorta poco distante da esso. Di solito noi membri della Polizia Interna concentravamo i nostri lavori di sorveglianza nell’area dei primi Distretti del Rukongai, per assicurare almeno a quelle famiglie una vita tranquilla ed agiata. L’altro lato della medaglia, però, consisteva nel fatto che spesso nelle restanti aree la criminalità dilagava, traducendosi dapprima in furti e poi, se le cose sfuggivano al controllo, in pestaggi ed omicidi. Quella casa ne era la prova: mi era bastato un rapido giro nei distretti circostanti per cogliere qualche informazione riguardo il suo abitante, che sembrava essersi già sporcato diverse volte le mani di rosso cremisi. Corvo di sangue, si faceva chiamare. Bah, possibile che non riuscissero ad inventarsi niente di meglio, questi incapaci? Non impiegai che qualche secondo per individuarne la forza spirituale. L’uomo si trovava dall’altro lato dell’abitazione, sempre in cortile, coperto ai nostri sguardi da quelle mura di legno e cemento. Il suo reiatsu rasentava quello di un normale studente e, come se non bastasse, mi era familiare. L’ennesimo pezzente borioso, forse, che avevo bocciato durante una delle mie lezioni? Chissà, presto avrei potuto averne conferma.
    Nessuno dei miei compagni si stava sforzando di trattenere la propria energia spirituale, probabilmente solo la nostra presenta sarebbe bastata per render difficoltoso respirare a tutti gli abitanti nel raggio di qualche centinaio di metri.
    -Uh, questa non me l’aspettavo…- commentò Falkner con tono leggermente deluso e sorpreso, cingendomi la spalla per farmi voltare in direzione di un orticello, di alcune recinzioni e di Rei con una gallina sottobraccio. Ahia.
    Avrei potuto commentare, ma non lo feci. Mi limitai a sollevare lo sguardo alla mia sinistra, dove si trovava, poco più in alto, il volto di Mouryou Urahara. La mia espressione era impassibile, gli ordini non potevano mutare solo per la presenza di quella ragazzina ed il suo sensei ne era perfettamente consapevole. Sapevamo di trovarci nella casa di un assassino, la bianca prigione del Seireitei li reclamava come una madre avrebbe chiamato a sé proprio figlio.

     
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  4. _Rei_
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    Parlato Rei
    Corsivo: enfasi; sogni, ricordi, pensieri, deliri vari
    In quote: parlato altri pg con rispettivi colori


    Rei avrebbe voluto che al posto del belare ruvido delle caprette e del chiocciare esasperante di quel pennuto che aveva sotto braccio ci fosse stata una qualche musica epica, un sottofondo adatto a sottolineare l'importanza del momento... L'impresa ardita e temeraria che la proiettava dal suo mondo indifferente alle altrui sfortune in quello dove era diventata il giustiziere implacabile, nemico di ogni sopruso.
    Il battle theme di Sailor Moon ci stava alla grande, per esempio.

    Non poté fare a meno di ascoltare quella parte del suo cervello che continuava a ripeterle 'hai i neuroni in sciopero' ma, nonostante fosse piuttosto consapevole del fatto che stava zompettando lungo il muro della casa di uno yakuza ed aveva una gallina tra le mani – e tutto per colpa del suo modo distorto di intendere il concetto 'risollevarsi dalla depressione'-, decise lo stesso di portare a termine la sua missione e si mise a cercare una finestra o un'apertura lungo il perimetro della casa. Se fosse riuscita a penetrare nel sancta sanctorum del famigerato Cornacchia di Segale (che immaginava somigliante al vicecapitano della Seconda Divisione, ma con meno pancia), allora sì che avrebbe visto di che pasta è fatta una figlia del Rukongai: avrebbe liberato Gina – come aveva appena battezzato la gallina – nella camera da letto del bruto e l'avrebbe lasciata lì a scacazzargli tutto il futon.
    Giustizia!

    Proprio mentre stava eseguendo la sua risata sommessa da piano malefico senti l'aria comprimersi intorno a lei, nella fastidiosissima quanto familiare sensazione da Doccia di Reiatsu Schifosamente Potente che annunciava la presenza degli dei della morte.
    Ecco, e poi ne le venissero a dire che non era vero che la sfiga la perseguitava. Lei e la sfiga erano pappa e ciccia, culo e camicia, decennali compagnone di bevute e indissolubili best friend forevah.
    Respirando pesantemente, alzò lo sguardo per cercare di individuare lo shinigami o gli shinigami che le stavano provocando la crisi d'asma, ma non riuscì ad individuarli; probabilmente erano nascosti, o fuori dal suo campo visivo. Combattuta tra la voglia finire la sua opera di protesta e quella di tirarsi fuori dalla situazione alla velocità della luce, trattenne a stento un vergognoso 'hiiii' da donnetta paurosa quando sentì il suono poco distante di metallo che si infilzava da qualche parte.
    Holy shitness.
    I tre mocciosi.

    Corse veloce, senza più la minima ombra di sorriso malandrino o vigliacco sgranare d'occhi nell'espressione del volto, totalmente sorda alle vibranti proteste di Gina che, serrata sotto il suo braccio sinistro, stava per avere una crisi di nervi gallinacea. Avvicinandosi al giardino, ma cercando di tenersi vicina alle pareti della casa per non farsi vedere, sentì dei rumori e qualcuno che parlava, ma di cui riuscì a cogliere solo le ultime parole:

    CITAZIONE
    Atasuke: “... come stanno le cose, patetico. Tranquilli, ci vengo in galera, tanto sono sempre i coglioni che ci finiscono... ma prima fatemi andare a prendere alcune cose e a dar fuoco alla mia “casa” “

    Sbirciando dall'angolino dove si era acquattata – con Gina che borbottava indignatissima - Rei per poco non ci rimase secca dello stupore: era il Bellone del Natale scorso! Il megafusto che l'aveva salvata dall'atterraggio lunare in uno dei tentativi di studenticidio di Mouryou-sensei!
    Tutto questo aveva poco senso.
    Eppure era là, con l'aria non troppo allegra, e aveva appena detto 'ci vengo in galera' e indicato questa casa come la propria. Dietro di lui c'era una vecchia katana piantata nel legno e poco distante il suo geniale Cacca Box con il coperchio trapassato. I bambini, fortunatamente, non si vedevano in giro.
    ... Santo Yamamoto arcangelo. Il Bellone era Corvo di Sangue? Corvo di Sangue era il Bellone?
    Forse era il caso di chiedere spiegazioni; forse era il caso di chiar-

    CITAZIONE
    Atasuke: “E tu, Rei, vedi di uscire da quel nascondiglio del cazzo, sei patetica.”

    Argh.
    Aaaaargh!
    Sentì la rabbia montarle alla testa ed infiammarla come se le avessero acceso un barbecue sotto i piedi. Allo stesso tempo, il battle theme di Sailor Moon si fece largo nella sua mente con l'implacabile insistenza di una musichetta che aumenti gradualmente di volume, finché Rei non sentì altro e si convinse che sì, questa era la sua occasione per rinascere come Paladina della Giustizia! La Combattente che veste con il kimono azzurro prestato da una ragazza che probabilmente d'ora in avanti non le darà più nemmeno un paio di calzini!
    Questo era il giorno, questo era il suo luccicante momento di gloria!!

    Sempre con il fiato un po' corto per la pressione del Reiatsu, si palesò in un turbinio di piume di pollo con un intrepido balzo e si mise in bella vista, gallina alla mano, issandosi sopra un masso decorativo del giardino alto poco meno di mezzo metro e non troppo distante dal famigerato Corvo. Ebbe cura di mettersi con il sole alle spalle per far sì che i raggi dietro di lei aumentassero l'effetto scenografico. Yeah, questo era stile, era sicura di essere fichissima lì dritta come un fuso, lo sguardo fiero, i capelli al vento e la luce dorata che si irradiava dietro di lei come il Sacro Mantello della Giustiza. Anche Gina sembrava più minacciosa in controluce, nonostante ormai avesse lo sguardo disperato e pigolasse isterica.
    Rei sollevò il braccio libero, puntando un dito accusatore in direzione del Bellone e dei suoi notevoli pettorali:

    “ Muahahah! Preparati a pagare per i tuoi crimini, Corvo di Sangue! Non posso perdonare chi utilizza la paura per prevaricare sui deboli! Non posso perdonare che uno a cui basterebbe scuotere un po' i suoi capelli scintillanti per farsi mantenere da una mezza dozzina di donne possa vivere da privilegiato in questo luogo di miseria e stenti! Per tutti questi motivi e perché oggi mi gira proprio male ho decis-ATTACCA GINA!!!!”

    E senza nemmeno finire il suo appassionato discorso da Paladina, afferrò la gallina con entrambe le mani e, caricandola all'indietro come se dovesse lanciare un aereoplanino di carta, la scagliò verso la faccia del supposto 'cattivone'. Gina, che pur essendo grassa era comunque anche un volatile, aprì d'istinto le ali e cominciò a sbatterle freneticamente creando una gran confusione di penne ed una serie di starnazzi terrorizzati, ma continuò inesorabile a dirigersi a moderata velocità contro il Bellone, Gallina vs Corvo.

    Rei approfittò del momento ber balzare giù dal masso e cominciare a correre per attraversare il giardino e mettere più distanza tra lei e la brutta, brutta faccenda che si sarebbe venuta a creare di lì a poco.

    … Perché ok la Paladina, la Combattente e tutto il resto, ma mica era scema.
     
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  5. Tamaki-kun
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    Intorno a me, ormai, tutto quel che stava accadendo aveva le sfumature sgargianti dell’irreale. Tentare di ricondurre all’ordine una scena che ormai prevedeva una gallina spaventata far rotta contro un assassino non aveva senso, preferii piuttosto concentrarmi su alcuni pensieri relativi all’importanza delle gerarchie per gli shinigami. In quella breve missione, in quanto membro della Polizia Interna avevo il diritto di comandare i due ragazzi che mi accompagnavano, almeno fino a quando “Corvo di Sangue” non fosse finito in una calda e confortevole cella. Da lì, molto probabilmente, sarebbe spettato a Falkner il ruolo di giudice durante l’istituzione di un regolamentare processo. Si trattava di una persona imparziale, per quanto questo non mi interessasse granchè.
    -Ora basta.- tagliai corto dopo che anche Rei ebbe finito il suo sproloquio, facendo cenno ad ambedue i miei compagni di ascoltarmi senza fare obiezioni -Mouryou, tu pensa ad acchiappare la tua allieva, ho il dovere di portarla con noi. Una volta fatto, ci dirigeremo alla prigione di sekkiseki. Non voglio dover sopportare una ragazzina testarda e rumorosa, quindi assicurati che non sia in condizione di irritarmi durante il viaggio. Falkner, occupati di ispezionare a fondo l’abitazione per raccogliere eventuali prove dei crimini da lui commessi. Una volta fatto, distruggi questa casa e tutto il suo perimetro in modo che non diventi il rifugio di qualche altro criminale. In quanto a me…-.
    Con passo fulmineo scomparvi, riapparendo a mezz’aria poco a lato del ragazzo e cingendogli già il retro della nuca con la mano aperta. Senza tante cerimonie, spinsi il suo volto verso il terreno polveroso, accompagnandone il viaggio impetuoso per tutta la sua breve durata. L’impatto era sufficiente per fargli perdere momentaneamente i sensi, e così fece.
    -Tu… Parli troppo.- sussurrai infastidito al suo orecchio, rammaricandomi solo che non potesse ormai udirmi. Il divario tra di noi era immenso, troppo perché potesse sperare di star dietro ai miei movimenti e alla mia forza.

    Nel giro di qualche minuto, insieme a Mouryou, sarei giunto alla bianca fortezza di cui ero una delle guardie. La loro cella sarebbe stata la J-46, una stanza come tante altre dalla porta fatta di diversi centimetri di saldo e resistente metallo, che senza contare gli effetti della sekkiseki sarebbe bastata da sola a rinchiuderli per lungo tempo. Una volta depositati i due momentanei inquilini, avrei aspettato insieme allo shinigami della Seconda Divisione il nostro compagno, poco fuori dalla cella sbarrata.


     
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  6. Belfagor90
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    Quasi ci restavo secco dalla contentezza quando mi affibbiarono una missione di sicurezza interna! Certo, era triste che pure nell’aldilà ci fosse qualcuno pronto a rompere la relativa tranquillità di quel mondo. Non pretendevo certo che tutto fosse canti e nuvolette come in quello strano posto per le brave persone descritto nel cristianesimo, però essere lasciati in pace un minimo mi sarebbe sembrato il minimo per un morto. Un morto buono certo, i cattivi si meritavano un bel po’ di rotture nell’aldilà. Che poi fossero forconi o vivere in un quartiere di merda era una questione teologica nella quale preferivo non immischiarmi.
    In un primo tempo avevo pensato che nelle zone più fetide e pericolose del Rukongai finissero solo le anime di criminali et similia (infatti ce n’erano un’infinità di quartieri simili, pessimistico specchio del bilancio delle anime umane), ma vedere anche dei bambini arrivare lì e morire come cani aveva confutato questa mia ipotesi. Mi ero rassegnato al fatto che la distribuzione era pressoché casuale e che noi Shinigami potevamo al massimo compiere qualche spostamento di persona in quartieri più idonei. Un lavoro che in quel mondo ci faceva valere un’immagine a metà fra poliziotti e dei, nessuna delle due categorie sempre apprezzata a fondo.
    Questa volta sembrava che uno spostamento fosse persino una soluzione troppo leggera per la persona che richiedeva l’attenzione di tre alti seggi. Una specie di feroce assassino chiamato Corvo di Sangue (suonava banale, da arrestarlo solo per quello, ma la folla e le leggende metropolitane non sono famose per l’originalità) spadroneggiava nell’Ottantesimo Distretto terrorizzando le altre anime.
    Non avrei voluto essere nei suoi panni, noi tre eravamo il sunto di polizia, tribunale e patibolo. Uno Shinigami della Nona per l’arresto, uno dell’Ottava per la burocrazia e uno della Seconda… beh, ci sarà un perché se siamo chiamata la Brigata degli Assassini no?
    Non mi solleticava l’idea di uccidere qualcosa che non fosse Falkner o un Hollow, ma il lavoro è lavoro e una sola eccezione potrebbe spezzare il sistema creando un pericoloso precedente. Nella Seconda Brigata comprendiamo questo principio quasi come quelli della Prima e il nostro addestramento sviluppa anche il nostro senso della giustizia. Se fosse stato necessario avrei donato la morte (si, un’altra) a questo Corvo di Sangue rompendogli il collo. Non avrebbe sofferto, ma io ero un assassino e non un torturatore.

    Al nostro arrivo mi divertii solo un po’ facendo impazzare il mio Reiatsu nella zona (anche se fra i due ero decisamente il meno appariscente, maledetto sensei e Kenpachi pieno di steroidi!). Non cera nessuna aura di energia spirituale abbastanza potente da farci il benché minimo graffio anche in una missione solitaria. Una missione diversa e facile, oggi mi potevo quasi permettere di essere di buon umore!
    Ah, se solo non fossi costretto a seguire gli ordini di Hanae! Sebbene sappia che era ad un livello (per ora!) diverso dal mio era sempre seccante prendere ordini da qualcuno che nella morte ha mantenuto un aspetto da ragazzino. Scommetto che neanche si radeva, porco cane!!
    - Ordini? – chiesi riluttante al mio sempai.
    L’irritazione della mia sottomissione passò però in secondo piano quando il mio sensei ebbe la brillante idea di aprire bocca e farmi notare l’unica cosa che non avrei mai voluto vedere in vita mia, dopo la morte della Padrona e Falkner proclamato Capitano.

    CITAZIONE
    - Uh, questa non me l’aspettavo…

    Al suono della sua voce i miei occhi si mossero automaticamente seguendo l’istinto e ciò che vidi mi fece davvero poco piacere: la MIA allieva Rei con una gallina sottobraccio, probabilmente rubata.
    Il mio Reiatsu divenne immediatamente gelido per lo shock mentre i miei occhi si spalancarono semplicemente troppo increduli per immagazzinare l’informazione che trapanava il mio cervello per entrare. Sentii la voce di quel tale, Corvo di Sangue, cominciare a pronunciare un numero di parole decisamente superiore alla pazienza di uno dei miei accompagnatori, ma la cosa si svolgeva su un altro piano. Che prendessero quel tipo e gli strappassero le braccia a mani nude se volevano, le sue sofferenze mi erano diventate completamente indifferenti e sostituite da una genuina voglia di uccidere.
    Era così che intendeva sfruttare ciò che le stavo insegnando in Accademia!? Era così che voleva diventare, una volgare ladra!? Inchiodai i miei occhi iniettati di sangue sulla sua figura trattenendomi a stento dal liberare abbastanza Reiatsu da distruggere qualcosa nelle vicinanze. Non potevo muovermi in modo autonomo perché in quella circostanza ero un subordinato in attesa di ordini e forse fu questo che mi permise di riprendermi parzialmente dalla rabbia che mi bruciava le viscere. Convogliai questa rabbia verso le profondità della mia anima e la condensai in uno spesso strato di bollente attorno al cervello per smettere di pensare a quello che stava accadendo davanti a me. Solo un convulso tremito ai muscoli delle mani e della mascella serrata rivelava quanto in realtà fossi fuori di me.

    L’ordine tanto atteso finalmente arrivò, a malapena registrai le parole e forse non avrei fatto nulla se non fosse stato per il concetto chiave “Mouryou prendi la ragazza”.
    Il mio corpo si mosse automaticamente spinto da uno Shunpo che non era minimamente necessario. La fuggitiva aveva avuto a malapena il tempo di fare qualche passo quando il mio petto muscoloso le si parò davanti come un muro facendola cadere. Il mio Reiatsu, ora che ero così vicino alla traditrice cominciò a fluire in maniera quasi incontrollata inchiodandola sul posto. A quel punto, con una violenza che non avrei mai creduto di poter fare ad una donna, le afferrai le braccia sollevandola di peso fino a che i nostri sguardi poterono incrociarsi. Le mie pupille azzurro ghiaccio, prive di qualunque calore o emozione, la fissarono come un pezzo di carne di uno strano colore.
    - Sono DELUSO!
    Queste furono le mie uniche e sibilate parole prima di che aumentassi la fuoriuscita di energia spirituale del mio corpo soffocandola fino allo svenimento. Se avesse tentato di parlare non lo so, ma non ero certo che sarei stato in grado di sopportarlo quindi usai la mia furia per tapparmi le orecchie e il cuore.
    Come un automa me la misi sulle spalle e ritornai dal mio superiore per poi dirigerci verso la prigione di sekkiseki dove i due sarebbero stati giudicati. Come al solito Hanae-sempai era stato violento col prigioniero che mostrava una ferita sanguinante sulla testa, ma non feci alcun commento limitandomi a seguirlo fino al carcere per i detenuti della Soul Society.

    Era un edificio squadrato di pietra bianca capace di assorbire l’energia spirituale di chi vi si trovasse anche solo vicino, ma nel mio stato mentale non avevo la minima percezione del loro effetto.
    Li depositammo in una cella come tante altre e quando finalmente udii il rumore della solida porta di metallo che veniva sbarrata potei sentirmi libero almeno in parte sollevato. Riuscii perfino a sentire la stanchezza che mi s’insinuava nelle membra per colpa di quel luogo tremendo.
    - Ce l’ho fatta – mi dissi appoggiandomi alla parete del corridoio opposta a dove si trovava la porta della cella.
    Avremmo aspettato Falkner-sensei lì per essere ragguagliati sul da farsi. Per ora non potevo far altro che aspettare cercare di fomentare la mai rabbia per tenere alto il nome della mia Brigata.
    - Mouryou – mi chiamò il mio sempai che se ne stava dritto e impettito al lato della cella come solo uno della Nona è in grado di fare.
    I miei occhi lo fissarono invitandolo a parlare.
    - La prossima volta vedi di trattare con meno gentilezza i criminali. Trasportavi la ragazza tenendola stretta al petto con fare protettivo e ciò non si addice ad un membro della Seconda Brigata assassina – fu il suo calmo rimprovero dal tono casuale.
    Il freddo delle pietre sekkiseki fu improvvisamente come un tenue tepore rispetto a quello a quello che mi trapassò la bocca dello stomaco. Un principio di lacrime spuntò dagli occhi.
    Ti odio Hanae Haru. Tu mi hai fatto scoprire quanto io sia debole!
    - GGGRRRRRRRRAAAAAAAAAAAHHH!!! – ruggii come un animale ferito a morte colpendo con violenza il muro con un pugno che avrebbe sicuramente demolito un edificio se non si fosse trattato proprio di quel materiale.
    La mia energia spirituale piena di collera e paura fu immediatamente assorbita lasciando solo le nocche insanguinate e il sapore del sale delle mia lacrime.


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    Voglio i commenti!!!
     
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  7. argletahm
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    L'umore di Falkner era rapidamente peggiorato, sperava di trovare una situazione tranquilal e di arrestare un criminalucolo di poco conto. A quanto pareva il destino aveva deciso che così non sarebbe stato.

    Il criminale in questione era uno degli allievi dell'accademia.. anche uno piuttosto promettente. Pessimo inizio. E a quanto pareva nonostante l'aura aveva deciso di rompere le scatole e provocare Hanae...

    Fosse stato uno degli stati del mondo terreno la manovra sarebbe stata efficace, eccesso di uso della forza e abuso di potere. Nella soul society non era così. Hanae poteva reagire come meglio credeva... e infatti pochi secondi dopo il tizio era stato neutralizzato in maniera rapida e indolore... beh forse non per l'arrestando.

    *oh beh* concluse Falkner. Stava già mettendosi tranquillo quando Rei trasformatasi in una wannabe sailor moon aveva lanciato la sua gallina lunare contro il criminale.. gallina la cui provenienza non ci era dato sapere... di certo se Rei era lì probabilmente aveva combinato qualche pasticcio. Peggiore continuazione.

    Anche lei fu rapidamente immobilizzata come da procedure. Quello che però fu piuttosto anomalo fu l'ordine che Hanae diede dopo: radere al suolo la casa dopo averla ispezionata. Solitamente si lasciavano delle guardie e si requisiva il posto per uso futuro, tuttavia Chase era presente solo con il ruolo di supporto a comandare era il suo kohai Haru... avrebbe obbedito.

    Erano presenti una buona quantità di "sistemi di sicurezza" ma niente che lui non potesse evitare. Avrebbero tenuto alla larga una persona media.. ma la maggior parte degli shinigami non era propriamente "media".

    Falkner lasciò che il suo reiatsu avvolgesse l'ambiente intorno a lui, che vi penetrasse con calma percependo ogni singola increspatura della superficie, ogni crepa, ogni più piccolo foro. In breve tempo sapeva come era strutturata la casa, avrebbe dovuto approfondire quell'abilità di percezione.. gli stava tornando dannatamente utile.

    In tutta la casa (rivelatasi un ammasso di suppellettili piuttosto costose aleggiava un'aura di pericolo incombente probabilmente voluta per spaventare eventuali intrusi. Solo due stanze parevano interessanti per lo shinigami: la prima era una specie di studio/libreria, la seconda una stanza nascosta.

    Falkner decise di entrare e avvalorare le sue percezioni con l'osservazione diretta. Si limitò a sfondare la porta con un calcio, tanto sarebbe comunque sparita entro breve. Una gran quantità di testi stava affastellata un po' ovunque nello studio. Quasi tutti i grandi classici della letteratura erano presenti assieme a testi meno noti ma di grande valore culturale. *davvero una collezione notevole.. sarebbe un delitto sprecarla....* Senza ulteriori indugi Falkner raccolse i vari libri e li portò fuori dove li accatastò ordinatamente per poi rientrare all'interno a visitare la seconda stanza.

    Il terzo seggio dovette frugare un po' per trovare l'accesso. Alla fine una porta segreta conduceva in una stanza apparentemente spoglia. Segni di sangue erano presenti sui muri. Sangue tuttavia che appariva essere secco e molto vecchio. *niente di utile* concluse rammaricato lo shinigami guardando lo squallido spettacolo della stanza.

    Uscito all'esterno notò che tutto intorno alla cinta dell'edificio si era radunata parecchia gente. Come le mosche che accorrevano sulla carne putrescente, così quei curiosi correvano a godere della situazione scabrosa.

    Lo shinigami sospirò profondamente *ehhh peccato si sarebbe potuto usarla come un luogo ricreativo.. ma gli ordini sono ordini... e visto che ci siamo.. diamo spettacolo...*

    ARGLETAHM LOOK IN THE DARKNESS!! istantaneamente la spada sparì dal suo fianco sostituita da una coppia di artigli saldamente fissati alle sue braccia. Fatti pochi passi indietro continuò senza battere ciglio BLACK SUN RISING e istantaneamente un globo nerò partì dalla sua mano andando a cozzare sulle mura della casa, mura che vennero fatte a pezze come le ali di una farfalla finita troppo vicina al fuoco. Frammenti di cemento e legno iniziarono a volare in ogni dove sospinti dalla forza gravitazionale di quel piccolo buco nero. In pochi istanti la casa, privata dei muri portanti, collassò su sè stessa come un castello di carte in una bufera. Rimase solo polvere.

    Falkner si rivolse alla folla in maniera secca; stranamente questa volta non sorrideva: Sparite prima che faccia lo stesso a voi...
    Le parole aleggiarono per alcuni secondi nell'aria seguite da attimi di incredulità a loro volta sostituiti da un fuggi fuggi generale di quei bisognosi che pure non esitavano a predare su altri sfortunati come loro.

    Lo shinigami rimasto solo, presi i libri di maggior pregio, si diresse alla massima velocità consentita verso la sede delle brigate - con buona probabilità avrebbe dovuto essere lui a guidare il processo e doveva anche assicurarsi che qualcuno recuperasse i testi rimasti ancora incustoditi.. Quanto odiava quella situazione, decisamente il peggior finale... perchè il terzo seggio sperava davvero che lo fosse il finale e non sorgessero ulteriori sorprese.


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    Scusate il post un po' veloce ma ho qualche mezzo problema in real.. prendetelo per buono e continuate pure.
     
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  8. _Rei_
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    Era morta per la seconda volta e le porte del vero aldilà si erano aperte in tutta la loro magnificenza, premiandola con la gloria dei giusti.
    Oh, yeah.

    Sapeva che non poteva essere tutto lì, in quella replica di mondo terreno, immobile nel tempo, dentro il quale si muovevano anime cui era stata negata la promessa della beatitudine. Nella Soul Society nessuna salvezza era sufficiente. Non poteva fare a meno di seguire il filo della sua memoria semantica, sopravvissuta a quella autobiografica, che non riusciva a distaccarla dalla visione – piuttosto occidentale, ne era sicura – che ogni azione fosse preceduta da una causa, e generasse una conseguenza. Sofferenza, colpa, condanna. Serenità, rettitudine, ricompensa. Nella sua semplicità escatologica, Rei era fermamente convinta di essersi comportata bene (più o meno, su), di non aver tradito la propria legge morale, e di meritare quindi il paradiso.

    Ecco perché adesso si crogiolava nel letargo confuso di una nuova rinascita, rannicchiata su se stessa come un feto, poggiata contro una parete dura ma dallo strano potere intorpidente. I confini del suo corpo si indebolivano, si preparava a diventare nuova materia; l'impronta dell'universo, come una mano calda e gentile, si posava benevola sul suo capo. Riuscì a schiudere un poco le palpebre.
    … In effetti era proprio una mano, un'umanissima mano, ed era attaccata ad un umanissimo braccio.

    Ancora intontita, udì una voce maschile pronunciare parole confuse, dapprima con un tono che sembrava duro, poi più gentile. Non riuscendo ad avere il totale controllo dei cinque sensi, Rei cercò almeno di concentrarsi sulla vista: focalizzando un punto dinanzi a sé, si ritrovò davanti una muraglia di addominali e pettorali.
    Aveva fatto BINGO.
    ... Avevano ragione gli orientali! Il paradiso sarebbe stato il suo personale giardino dell'Eden dove avrebbe scorrazzato libera e felice, servita da settanta vergini (o nel suo caso, da settanta figaccioni a petto nudo) pronti ad esaudire ogni suo desiderio!Lllllucky!

    “Mhn... Sì, miei schiavi, tra poco mi alzo, cominciate a prepararmi il bagno di rose...”

    Si accoccolò meglio contro la parete, premendo le mani giunte su una guancia per stare più comoda, e si godette il pensiero della futura estasi per i restanti cinque secondi che mancavano all'improvvisa e terribile consapevolezza.
    Consapevolezza che arrivò con lo stesso garbo di una secchiata d'acqua gelida, svegliandola del tutto e facendola balzare in piedi come se avesse preso la scossa. Fissò l'uomo seduto di fronte a lei, sgranò gli occhi e sollevò un dito verso di lui:

    “Co-co-co-co-co...Co..” (Gina l'avrebbe capita)

    Corvo di Sangue! Che ci faceva lì con lui?? E dove era 'lì'? Si guardò freneticamente intorno, smarrita. Vide le sbarre della cella, le prese un'ondata di avvilimento e dovette poggiarsi con una mano al muro, ma fu peggio. Si sentiva prosciugata di tutte le forze; dovette sedersi, e dovette sedersi composta, sui talloni e con la schiena dritta, perché aveva indosso un kimono da signorine con tanto di obi alto e decorazione floreale, un kimono che la sua vera proprietaria non avrebbe più rivisto, probabilmente. Stupido kimono!
    Cercò di raffreddare la mente, di calmarsi. Alzò lo sguardo verso il compagno di cella: appariva calmo, e non particolarmente minaccioso. Non aveva afferrato appieno le parole di poco prima, ma le erano sembrate benevole, quasi volesse scusarsi. Sì, insomma, non sembrava proprio Corvo di Sangue.
    … Certo, è anche quello che pensano le vittime degli psicopatici prima che questi le facciano a pezzi e seppelliscano le varie parti del corpo sotto i cespugli nel bosco, ma non sembrava questo il caso. Almeno per adesso. In fondo anche il suo sensei era una spec-
    Oh.
    Oh, oh... il sensei.
    Adesso ricordava tutto.

    Stava correndo come solo una Paladina della Giustizia sapeva correre, fuggendo dai guai ma con stile, quando si era trovata davanti Mouryou-sensei, anzi, gli era proprio finita addosso. Con un senso di gaia monelleria, stava per aprire bocca e uscirsene con una delle sue frasi educatamente irriverenti sui pericoli della vita di campagna quando si era sentita sollevare di peso e si era ritrovata a pochi centimetri dal viso di un maestro del tutto trasfigurato; l'aveva gelata con lo sguardo, zittendola con un
    CITAZIONE
    Mouryou - Sono DELUSO!

    e Rei aveva mancato un paio di battiti cardiaci, impallidendo. Per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Urahara Mouryou gli aveva fatto davvero paura. E quella parola, 'deluso', aveva avuto lo strano effetto di una puntura allo stomaco.
    Ricordò poi l'insopportabile pressione che le mozzò il respiro, e ricordò, OHH SE RICORDO', l'ultima cosa che vide prima di perdere i sensi: un certo ufficiale della Nona che atterrava il presunto Corvo di Sangue. Con le ultime forze rimastele, mentre veniva issata in spalla come un sacco di patate, sollevò debolmente un dito accusatore verso la sottile figura poco lontana, la vista ormai annebbiata; e, se la sua mente gridò furente “HARU HANAEEEEEE!!!!” come se il solo essere proprietario di quel nome fosse l'onta suprema, la culpa maxima, nella realtà le uscì un impercettibile borbottio che suonò pressapoco come “...Hhnn nehh...”
    Poi svenne definitivamente, con gli occhi a girandola e le bollicine alla bocca.

    Ecco dunque la degna conclusione di quella orrenda giornata. Sarebbe ammuffita in questa cella? L'avrebbero condannata a morte, con la tipica mancanza di mezze misure shinigamesche, e sulla sua tomba sarebbe stato inciso ' Kawashima Rei, studentessa diligente, amica sincera. Rubò una gallina' ? Che fine ingloriosa. Certo, pensò, osservando il ragazzo dai capelli argentei che le stava di fronte, c'era qualcuno che era messo peggio di lei qui dentro. Esaminandolo ancora una volta fu certa che, davvero, non aveva un'aria particolarmente pericolosa. Con l'istintivo cameratismo da compagni di cella, e per virtù del mal comune mezzo gaudio, si sentì spinta a dire qualcosa di gentile. Ovviamente, qualcosa di gentile Rei-style:

    “Ti consiglio di prepararti una difesa coi fiocchi, dude. Sei così nella merda che fra poco ti toccherà nuotare.”

    E riuscì a sorridergli, anche, prima che il pensiero della propria miserevole condizione non tornasse a tormentarla. Cosa l'aspettava adesso? Seriamente, l'avevano messa al fresco perché trotterellava con una gallina sottobraccio? In un mondo che puniva anche la più piccola intransigenza, nulla era escluso. Chissà come stava Gina...

    Si sentiva abbattuta. Avrebbe preferito arrabbiarsi, dare di matto, ma l'influenza di quel luogo ed una strana sensazione alla bocca dello stomaco la tenevano inchiodata mestamente al suolo, rassegnata alla sorte. In realtà, era proprio la strana sensazione che la turbava di più: un vago sentimento di inquietudine mista a vergogna, a frustrazione. E la faccia di Mouryou-sensei continuava ad ondeggiarle davanti come un severo miraggio, il volto serio, gli occhi di ghiaccio.
    Con sgomento, si rese conto che ciò che provava era senso di colpa.

    In lontananza si udì un tonfo, seguito da un grido rabbioso. Rei riconobbe la voce, e chinò il capo avvilita.

    SPOILER (click to view)
    Caro Rosch, più 'damigella in pericolo' di così non posso, verrei meno alla coerenza con il mio pg. Accontentati ^^

    Commento al post di Belfa come da richiesta: sono validi i "MOURYOU FOREVAH" e "MARRY ME MOURYOU"? No? Ok XD, allora - come ho già confessato in altra sede - ripeterò anche qui che leggere i tuoi post è sempre piacevole e rilassante, riesci a scrivere in modo fresco ed originale sia che il tuo pg giri in costume da buffone lanciando festoni di Natale sia nelle situazioni più serie, come questa. Ecco, ora puoi fare indigestione di complimenti, uff U.U

     
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  9. argletahm
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    Falkner aveva lasciato passare un po' di tempo. Aveva pregato, supplicato, tentato di corrompere, offerto in sacrifico la vita del suo allievo prediletto Urahara (mica scemo a offrire la propria eh) ma non aveva ottenuto nulla. Di tutta la prima e l'ottava a quanto pareva toccava proprio a lui l'incombenza di giudicare i due ragazzi arrestati poco prima.

    Il fatto che si fosse trovato coinvolto nell'arresto era stato considerato <fatto marginale di nessuna importa ai fini della messa in atto delle leggi>.
    La cosa lo aveva messo decisamente di cattivo umore. Non gli piaceva avere a che fare con i criminali anche se di tanto in tanto gli toccava. Peggio del peggio era il fatto che i due erano allievi dell'accademia, due potenziali ottimi shinigami, e per di più entrambi apparentemente piuttosto giovani.
    L'ultimo fatto, se nella soul society è solitamente piuttosto relativo, continuava comunque a influenzare un po' il terzo seggio, ancora legato a un suo concetto personale di "cavalleria" e al suo rigido codice morale.

    Falkner entrò nell'aula borbottando tra sè e sè e iniziando a meditare cosa avrebbe dovuto fare. Aveva ascoltato le persone della zona, letto testimonianze giurate e indagato di persona... avrebbe lasciato parlare ancora una volta i due, uno per volta.

    La stanza cin cui si svolgeva il processo era piuttosto scarna: un seggio alto simile a un trono con davanti un grosso banco in legno che nascondeva quasi completamente la figura di chi vi era seduto - il giudice - in questo caso Falkner.
    Ai lati vi erano alcune file di sedie (completamente vuote) destinate a eventuali spettatori in caso di processi di maggiore importanza.

    Gli imputati sarebbero stati in piedi sotto lo scranno fissati dall'alt in basso, una mossa evidente per incutere soggezione da parte di chi aveva per primo progettato la stanza.
    Una coppia di guardie stava al fondo dell'aula, una formalità visto che nessuna dei due superava il nono seggio.

    Presto sarebbero arrivati Hanae e Urahara a osservare il processo e si sarebbero accomodati sui sedili laterali. Il terzo seggio si era intanto seduto sullo scranno in attesa di giudicare... gli imputati sarebbero arrivati da lì a poco accompagnati da 6 o 7 guardie ben armate.

    Falkner si mise in attesa dell'arrivo degli <ospiti> il suo viso lasciava intravedere un'espressione triste ma determinata, le mani intrecciate sotto il mento. Se non ci fossero stati cambi drastici avrebbe dovuto procedere in una maniera che non gli aggradava.. non gli aggradava per nulla ma andava fatto.. ancora una volta avrebbe rispettato la legge e svolto il suo dovere coscienziosamente..


    SPOILER (click to view)
    Arrivano a breve a prelevarvi in cella 4+4 guardie, vi avviso in anticipo che almeno due sono di seggio. Avete tempo per scambiarvi ancora qualche battuta se volete poi venite portati nell'aula di tribunale senza troppe parole o giustificazioni e schiaffati di fronte a me.

     
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  10. _Rei_
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    SPOILER (click to view)
    Normale: narrato, parlato png
    Parlato Rei
    Corsivo: enfasi; sogni, ricordi, pensieri, deliri vari
    In quote: parlato altri pg con rispettivi colori


    CITAZIONE
    Atasuke: "L'unica cosa che mi interessa è che la tua testa esca dalla Seireitei ancora attaccata al collo, e con le mani senza un braccialetto di acciaio arrugginito: io ho fatto i miei errori ed è giusto che ne paghi il fio, tu hai fatto solo l'errore di non stare al tuo posto... certo, questo mi ha dato solo prova di quanto sia coraggiosa, oppure avventata: di certo non potevi sapere che la mia fama non è del tutto vera... stupidi idioti che ingigantiscono le mie passate imprese per i loro porci comodi"

    Rei, seduta in un angolo, stava ancora facendo i conti con questa storia nuova del senso di colpa, ed alzò la testa con sguardo un po' assente. Considerò nuovamente la persona che aveva davanti, e che sembrava in qualche modo volersi giustificare con molte parole. Pensò distrattamente che, per una volta, la più loquace in una conversazione non era lei. Alzò le spalle, rispondendo senza nessun tono particolare:
    “Una brutta reputazione permette di sopravvivere oltre il settantesimo Distretto.” sorrise appena Trust me, ne so qualcosa. Però mi sembrava strano: non hai l'aspetto di uno psicopatico.”
    … Le ultime parole famose. Per la serie le apparenze ingannano, il Bellone stette qualche secondo in tetro silenzio, l'espressione di chi stia pensando a qualcosa di poco piacevole; poi, d'un tratto, mollò un pugno al muro e cominciò ad urlare, parlando con GENTE INVISIBILE.
    CITAZIONE
    Atasuke: "MALEDETTI BASTARDI, SIETE VOI LA CAUSA DI TUTTO... SIETE STATI VOI, MI AVETE TRASFORMATO, MI AVETE PLAGIATO E MI AVETE RESO... UNO DI VOI... COSA... COSA... quale abominio sono diventato?!"

    Rei sgranò gli occhi, comprensibilmente sconcertata; dalla sua posizione di brava giapponesina arretrò impercettibilmente, facendo aderire la schiena alla parete opposta a quella dove il suo lunatico compagno di cella stava avendo una crisi isterica. Incerta se considerare la scena come un momento di disperazione o la prova lampante dello squilibrio mentale del Bellone, optò per il collaudato metodo assecondare il paziente:
    “Ehm... S-sì, ah... Maledetti bastardi!” pigolò in modo poco convincente, guardando un punto qualsiasi nel vuoto “Siete stati voi!”
    Poi passò i minuti seguenti a calcolare attentamente la distanza di sicurezza tra lei e il ragazzo con il kimono insanguinato.

    Quando le guardie vennero a prenderli si alzò rassegnata ed uscì dalla cella; doveva porgere i polsi perché la ammanettassero? Doveva farsi trascinare per le braccia come un condannato a morte? Non ne aveva idea... Era la prima volta che la beccavano. Sentì della stoffa pesante coprirle le spalle: il Bellone le aveva offerto la propria giacca -ricordiamo, insanguinata- con inaspettata gentilezza.
    CITAZIONE
    Atasuke: "Tanto tu uscirai in fretta... io non lo so proprio."

    “Non esageriamo con l'ottimismo.” Aveva sogghignato ritrovando per un attimo la sua naturale faccia tosta, poi aveva ringraziato con un cenno del capo per la giacca (non che ne avesse davvero bisogno, ma non le sembrava il caso di scombussolare troppo il suo già scombussolato compare di disavventure) e si era avviata lungo il corridoio, scortata dai quattro lati dalle guardie in nero, nemmeno avesse cercato di strangolare nel sonno il vecchio Yamamoto. Era così demoralizzata che non riuscì nemmeno a fare commenti mentali circa l'ottima visuale guadagnata grazie al Bellone senza giacca.

    Si fermarono dinanzi ad un grande portone, dietro il quale molto probabilmente c'era la stanza dove sarebbe stata decisa la sua sorte. Visto che un kimono (in prestito...) con graziosi disegnini faceva un'impressione diversa di una giacca insanguinata, Rei tolse quest'ultima dalle spalle e la consegnò al proprietario o, se questi non l'avesse voluta, ad una guardia. Diede una rapida sistemata al kimono; raddrizzando meglio l'obi, un pensiero la folgorò. OH, CRAP.
    Il nunchaku!
    Il nunchaku di grrrrahhrHaruHanaegrrrarrh, quello che aveva nascosto dietro il fiocco della cintura! Se per un motivo qualsiasi l'avessero perquisita avrebbero avuto una scusa in più per considerarla una teppistella da strapazzo (no, non lo era) e aumentare i suoi capi d'accusa... Ok, il nunchaku non era un'arma da taglio, era perfettamente legale possederne uno, ma non avrebbe certo aiutato il suo geniale piano del Carina&Coccolosa con il quale aveva intenzione di intenerire i giudici. Doveva scegliere tra un azzardato tenere la bocca chiusa o una più onesta confessione. La giornata l'aveva sfinita, non aveva più molte energie per fare la spavalda: con gesto cautamente lento, sfilò il nunchaku dalla cintura, attenta a non far sembrare il movimento come minaccioso:
    “Questo l'avevo con me per autodifesa; credo sia il caso lo teniate voi, per il momento.” disse con calma, consegnando l'arma ad una delle guardie. Poi prese un bel respiro, si passò le mani tra i capelli e decise che avrebbe affrontato questa prova con spirito impavido e impavido ardimento. Se avesse smesso di tremare, certo.
    Guardò il collega di prigionia per vedere se anche lui se la stava facendo sotto; le sovvenne una domanda che ancora non aveva fatto.
    “Senti un po'... Com'è che ti chiami?”
    Le porte si aprirono.

    La vasta sala che ospitava il tribunale era sufficientemente asettica ed imponente da incutere la giusta soggezione ai malcapitati che venivano schiaffati davanti all'alto scranno del giudice. Rei entrò con quanta più dignità possibile il suo stato di tensione le concedeva, e quando alzò lo sguardo per scorgere la persona seduta di fronte a lei non poté impedire che un'ondata di speranza le illuminasse il volto: Mister Muscolo Aladin Falkner-san!
    Che lo shinigami con la più alta percentuale di umanità – rispetto a squinternati docenti ed impassibili serial killer di sua conoscenza - fosse incaricato di giudicarla era sicuramente una cosa positiva; certo, non che l'espressione seria e risoluta del Terzo seggio fosse molto incoraggiante, ma era pur sempre l'uomo che li aveva salvati sull'albero di Natale! Era l'uomo che aveva offerto a lei a ai suoi compagni una cena con tanto di ottimo vino! E si sa, chi offre da bere non può essere mai del tutto cattivo.
    Sentì il respiro farsi meno faticoso: era come se una ventata di aria fresca le avesse disteso i polmoni contratti.

    Save me, Mister Muscolo.
     
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  11. argletahm
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    *ed ecco qui wonder womand e cornacchia spellata....* pensò Falkner fissano idue e scuotendo leggermente la testa.

    Visto che siete arrivati direi che possiamo procedere. Inizierò dalla lettura dei vostri capi d'accusa dopodichè vi lascerò il tempo per parlare. Sarà bene che cerchiate di discolparvi in maniera convincente....

    Falkner scosse un pacco di fogli piuttosto ingombrante e iniziò a leggere:
    Prima le signore.. per cui... Signorina Rei Kawashima lei è accusata di furto, atti vandalici e istigazione a delinquere. Una bella lista per una al primo processo.. disse il terzo seggio sollevando appena gli occhi dal foglio Per quanto riguarda invece il signor Atasuke Onishaku alias corvo di sangue la lista è la seguente: furto, appropriazione indebita, eccesso di difesa personale, resistenza all'arresto, minacce, disturbo della quiete pubblica, ingiurie and last but not least omicidio.
    Concluse Falkner riprendendo fiato E una lista anche peggiore qui... Bene che avete da dire a vostra discolpa? Prima uno e poi l'altro per favore non ho voglia di perdere tempo inutilmente...

    Lo shinigami si dispose in attesa appoggiando il mento alle mani intrecciate con i gomiti su quella specie di scranno che gli stava davanti.
     
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  12. Tamaki-kun
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    CITAZIONE
    Parlato
    Urlato
    Sussurrato
    Pensato
    Parlato d'altri

    -Diamine, se lo tenevi per autodifesa non mi pare ti sia servito a molto…- commentai entrando nella stanza da una porta laterale, prendendo il mio posto e sedendomi qualche metro alla destra di Falkner-senpai mentre con le mani ero intento a giocherellare senza troppo entusiasmo con il nunchaku che avevo regalato tempo addietro alla ragazza, oggetto che una delle guardie si era premurata di consegnarmi.
    Sapevo che io e Mouryou, il quale mi aveva seguito nella stanza a pochi secondi di distanza, eravamo in ritardo, ma non mi curai di giustificarmi fornendo particolari motivazioni ai presenti. Tutto quello che feci fu gettare un’occhiata di compassione al giudice di quel processo, accompagnata da un leggero movimento sconsolato del capo. Avrebbe capito che le cause erano dovute al suo allievo, poco ma sicuro.
    Svolta quella tacita formalità riportai la mia attenzione ai due imputati, fissandoli con la solita indifferenza. Che fossero condannati o meno mi importava ben poco, io avevo semplicemente svolto i compiti che mi erano stati affidati e, anche se si fossero poi rivelati innocenti, non mi sarei certo rammaricato di averli trattati in quel modo. Gli ordini dovevano essere eseguiti sempre, senza esitazioni, questa era l’unica legge che garantiva la stabilità della Soul Society. Incrociai gli occhi con quelli di Rei.

     
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  13. Belfagor90
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    Avevo preferito non essere presente quando le guardie vennero a prendere i due ragazzi dalla loro cella. Era meglio impiegare saggiamente il mio tempo rimediando una fasciatura come si doveva per la mano. Alla fine sembrava che mi fossi fatto confezionare una specie di mezzo-guanto di bende, piuttosto coreografico devo dire ma avevo ben altro per la testa che a trovare qualcosa d'interessante per il mio look.
    In quanto membro del corpo di cattura dei due e probabile, un brivido piuttosto ambiguo mi percorse la schiena, boia dovevo essere in aula per il processo. Pessima cosa visto che avevo appena appurato che probabilmente non avrei retto alla tensione.
    - Sempai, vado un attimo in bagno.
    - L'hai fatta prima di andare a prendere Corvo di Sangue - osservò lui senza neanche voltarsi.
    - Ma è urgente!
    - Ci sei stato ben quindici minuti prima di partire e si sentivano rumori dell'altro mondo fino al cortile.
    Incredibile come ricordare la figuraccia che gli ha fatto fare la mia peperonata possa essere raccontato con lo stesso tono di "sai, oggi ho visto una macchina grigia".
    - Oh insomma è che...
    Oddio, cosa potevo inventarmi di abbastanza serio e naturale per convincerlo?
    - Che cosa?
    - ...sempai ho il mio ciclo.
    Questa volta devo dire che la sua attenzione fu decisamente deviata verso di me. I suoi occhi gelidi si piantarono nei miei occhi gelidi che in quel momento erano piuttosto imbarazzati. Però vedere un qualcosa che potesse sembrare disagio sul volto solitamente di marmo del sempai era impagabile.
    - ...capisci vero che dopo questa cazzata non potrò fare a meno di chiamarti "femminuccia"?
    - Lo prendo per un "vai pure" - feci concludendo in fretta una discussione pericolosa.

    M'infilai qualche secondo nel bagno per riflettere piazzandomi davanti allo specchio. Il biancore quasi ipnotico delle pareti mi avrebbe aiutato a riflettere come quando di solito vado a guardare le nuvole sul tetto di casa mia.
    Immerso in quel biancore, respirai a fondo per mettere tutte le carte sul tavolo.

    Come membro della Seconda Brigata la mia fedeltà al potere della Soul Society era assoluta, il Capitano Comandante da noi era una specie di secondo Dio, come potevo andargli contro? In una situazione del genere qualunque cosa avessi intenzione di fare sarebbe finita male: seguire il codice avrebbe significato molto probabilmente perdere la fiducia della mia allieva, mentre aiutare Rei significava andare contro la legge di tutta la Soul Society. Avrei dovuto rinunciare ad una delle cose alle quali tenevo di più, la mia carriera o la mia integrità di insegnante.
    - Non mi sembra una scelta difficile Gamberetto, se scegli la mocciosa finirai sul lastrico e perderai tutto, se invece scegli la carriera perderai solo un misero allievo delle centiaia che ti passeranno per le mani - s'intromise con la sua solita umanità lo spirito della mia Zampakutou.
    - Sacrificare qualcuno per il proprio bene è da codardi. Non credo comunque che la decisione ti riguardi, Alucard - sbuffai rispondendogli a tono.
    - Ed è qui che ti sbagli. Uno Shinigami in rovina finisce a fare l'inserviente alla mensa e io voglio vedere scorrere il sangue dei nostri nemici. Voglio assaporare la battaglia e sopravvivere per vedere quella dopo e quella dopo ancora finché sarai talmente vecchio che riuscirai a malapena a respirare.
    - Scusa se te lo dico, ma mi sembra un utilizzo molto triste della propria esistenza. Alla fine non rimarrebbe altro che il rammarico di non poter più continuare a combattere.
    - A quel punto però basterebbe ricordare i bei tempi andati fino a che morte non sopraggiunga. Se poi l'attesa si facesse troppo lunga basterebbe usare un'ultima volta la Zampakutou, non so se rendo l'idea...
    Avrei quasi giurato di poter vedere un suo lungo dito guantato di bianco passare sulla mia gola con una certa voluttà, ma scacciai quell'immagine raccapricciante.
    - Sei davvero uno sciocco se pensi che mi abbasserei ad un simile livello. Se devo vivere lo farò appieno, non finirò come un vecchio solo coi suoi...
    Accidenti, mi aveva fregato!
    - Ti sei risposto da solo. Se non vuoi finire in modo patetico la tua vita lascia la ragazza a sé stessa e segui il codice della Soul Society senza rimpianti.
    - Non posso fare in questo modo, io non sono il tipo di persona che tradisce i propri subordinati! - esclamai ad alta voce in un impeto di frustrazione.
    Passarono alcuni secondi pieni di aspettativa. Poi Alucard parlò e le sue parole caddero come il filo dell'ascia di un boia.
    - Se proprio credi di non farcela...
    Le mie labbra s'incresparono verso l'alto in un ghigno.
    - ...vorrà dire che ti darò una mano io - concluse la mia bocca muovendosi per conto proprio.

    Qualche minuto dopo raggiunsi Hanae che stava proprio per entrare in aula. Mi sentivo straordinariamente calmo e di questo, anche se a malincuore, dovevo ringraziare il Brutto Bastardo.
    - Rappresentante della Seconda Brigata, Urahara Mouryou, presente - dissi in tono formale una volta preso posto alla sinistra di Falkner-sensei.
    Guardai i due imputati con sufficienza prima di inflilare la mano bendata dentro la divisa per estrarne una piccola fascia nera. A quel punto, con deliberata lentezza, la infilai al braccio appuntandola sula divisa con una spilla.
    Mi piangeva il cuore a fare una cosa simile, ma purtroppo era necessario ad entrambi. Forsee il mio lavoro non sarebbe stato richiesto o forse sì, tutto quello che sapevo era che in quel momento non fare nulla era la cosa migliore. Forse però Alucard si stava divertendo troppo, mi aveva perfino fatto tirare fuori la fascetta ufficiale. Quella coi bordi e i kanji "死刑執行人" in rilievo rosso rubino.
    La fascia indicava lo status che rappresentavo in quel preciso istante e anche fosse stato a livello puramente formale, la presenza dei miei colleghi è solitamente abbastanza per incutere il timore nei cuori dei colpevoli.
    Sulla fascia c'era scritto "Shikei-shikko-jin", il Boia.
     
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  14. _Rei_
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    CITAZIONE
    Hanae “-Diamine, se lo tenevi per autodifesa non mi pare ti sia servito a molto…-”

    In quel preciso istante Rei desiderò ardentemente zompare sopra il banco del tribunale in preda alla furia divina, polverizzare qualsiasi cosa – persone, oggetti, microrganismi- si frapponesse tra lei ed il suo obiettivo, affondare le mani nelle budella di quest'ultimo e divorarle, sfondando infine il tetto con un balzo animalesco per ululare alla luna il nome del suo nemico.
    E il nome del suo nemico era HARU HANAE.

    Haru Hanaeeee!!! Hanae! Ma che razza di nome era, poi, si può sapere?! I suoi genitori aspettavano una femminuccia e quando lo hanno visto si sono detti 'vabbé, ormai'? O era un soprannome scelto da lui stesso per confondere la gente, che faticava a conciliare quel nome aggraziato con l'immagine dello stoccafisso senz'anima che era? 'Hanae', tsk... Solo pensarlo le veniva la nausea, figurarsi pronunciarlo.
    Adesso quel biondino da strapazzo se ne spuntava lì fresco e tranquillo giocherellando con l'oggetto della sua vergogna, quel maledetto regalo che lo sapeva, lo sapeva!, doveva dare alle fiamme la sera che avevano acceso la carbonella al dormitorio. La frecciatina sarcastica era stato il colpo di grazia ma anche la scintilla finale che aveva illuminato le sue contorte riflessioni e le aveva fatto decidere che sì, era come temeva, lo aveva sospettato ma adesso ne era sicura: Haru Hanae l'aveva presa di mira, e voleva rovinarle l'esistenza.
    Stava ingannando tutti! Sotto quel bel faccino algido si nascondeva la belva! Se lo poteva quasi immaginare, seduto nella veranda della sua lussuosa stanza da ufficiale, con una tazza di pregiato tè al gelsomino ed i servi che gli acconciavano i capelli alla perfezione, mentre scorreva una lista di nomi mormorando 'vediamo un po', la vita di quale persona posso ridurre ad un miserabile buco vuoto e senza luce, quest'oggi? Kukukukuku...' e poi sottolineava a matita il SUO nome.
    Lo odiava, lo odiava, lo odiava. Sperò che tutto il suo intento omicida trasparisse dallo sguardo mentre si fissavano, sebbene lei si stesse sforzando di mantenere il volto impassibile.
    Sentiva le guance in fiamme per l'umiliazione. Damn.

    A distrarla dal suo momento di frustrazione ci pensò una voce ben familiare.
    CITAZIONE
    Mouryou- “Rappresentante della Seconda Brigata, Urahara Mouryou, presente -”

    Anche udire questa voce le procurò una stretta allo stomaco, ma se nel primo caso stava quasi per andare in berserk ed era arrossita, adesso impallidì ed un'ondata di gelo la inchiodò sul posto.
    Si sentì uno schifo quando lui la degnò solo di una breve e fredda occhiata; si sentì uno schifo, si sentì in colpa, ma si sentì anche tradita. Fra tutti gli abitanti della cittadella militare del Seireitei, Urahara Mouryou era l'ultima persona da cui si sarebbe aspettata un comportamento così... inesorabile. Lui era Mouryou il pazzoide, Mouryou il maestro che attentava alla tua salute ma con simpatia; era la persona cui bastava sorridere perché ti facesse dimenticare di avere di fronte uno squinternato dai gusti vagamente sadici; era un giullare, ma anche un guerriero, e l'unico shinigami che le sembrasse differente dalla massa di bravi soldatini ligi al dovere e privi di giudizio autonomo di cui era pieno il Gotei 13. Era il suo sensei.
    Vedere la fascia del boia appuntata sul suo braccio distrusse anche l'ultima flebile speranza di un aiuto da parte sua. Avvertì un pericolosissimo bruciore all'angolo degli occhi.
    CITAZIONE
    Falkner: “Visto che siete arrivati direi che possiamo procedere. Inizierò dalla lettura dei vostri capi d'accusa dopodiché vi lascerò il tempo per parlare. Sarà bene che cerchiate di discolparvi in maniera convincente....”

    Falkner-san non sembrava esattamente di buonumore; Rei aveva riposto in lui l'unica possibilità di una qualche forma di trattamento ragionevole della situazione, ma anche stavolta le fu ben chiaro che l'unica persona su cui poteva contare era lei stessa. Ascoltò i capi d'accusa senza battere ciglio:
    CITAZIONE
    Falkner: “Signorina Rei Kawashima lei è accusata di furto, atti vandalici e istigazione a delinquere. Una bella lista per una al primo processo... Per quanto riguarda invece il signor Atasuke Onishaku alias corvo di sangue la lista è la seguente: furto, appropriazione indebita, eccesso di difesa personale, resistenza all'arresto, minacce, disturbo della quiete pubblica, ingiurie and last but not least omicidio. E una lista anche peggiore qui... Bene che avete da dire a vostra discolpa? Prima uno e poi l'altro per favore non ho voglia di perdere tempo inutilmente...

    Furto, atti vandalici e istigazione a delinquere? Però, mica male. A sentirlo dire così era anche discretamente fico, una roba con la quale ci si poteva creare il personaggio della femme fatale pericolosa e sensuale che incanta gli uomini. 'No, mio caro, non amarmi, ti farei solo soffrire; sono una donna perseguitata dall'ombra dal passato, ho istigato a delinquere'... Il fatto che la sua mente fosse di nuovo capace di produrre simili cazzate era buon segno: stava tornando in sé, ed era pronta a tirarsi fuori dai guai ad ogni costo.

    Il costo, però, era alto: ecco di fronte a lei tre rappresentanti della legge, tre perfetti esemplari di impassibili ed inamovibili servitori del Gotei. E lei doveva umiliarsi nella speranza che le permettessero ancora una volta di percorrere il cammino che l'avrebbe fatta somigliare a loro. Alzò di poco lo sguardo, che aveva tenuto basso dal momento in cui Falkner-san aveva iniziato a parlare, e lanciò un'occhiata furtiva al terzetto che aveva di fronte. Davvero voleva diventare come loro? Era questo il prezzo che veniva chiesto per entrare nell'élite della Corte delle Anime Pure? La rinuncia alla manifestazione di qualsiasi volontà che non fosse quella del potere assoluto che li sovrastava? Prezzo e rinuncia per una vita fuori dal Rukongai?
    Prese un profondo respiro. Conosceva già la risposta.

    “Onorevole Giudice” iniziò, con tono sorprendentemente calmo nonostante sentisse la gabbia toracica vibrare come quella di un uccellino spaventato dalla propria stessa voce, “ ritengo che le accuse imputatemi siano frutto di un fraintendimento, determinato non da un errore di valutazione della squadra d'arresto, la quale ha agito secondo il codice richiesto dalla situazione presentata, ma da una sfortunata concatenazione di eventi che hanno portato alla visione degli stessi da una prospettiva distorta, ma in quel momento inevitabile.”
    Thank you, libro di teoria dell'Accademia trovato nella sala comune; senza averne sfogliato distrattamente qualche pagina Rei non avrebbe saputo nemmeno con quale appellativo rivolgersi a Falkner-san – avrebbe tentato con un Sua Santità, o Eminenza – né avrebbe saputo qual'è il modo appropriato di parlare ad un processo di questo tipo. Proseguì, sull'attenti e con le mani rigide lungo i fianchi, il volto sollevato ma con lo sguardo cautamente fisso su un punto del viso di Falkner appena sotto i suoi occhi, un semi-contatto visivo non insolente. Ora veniva il difficile.
    “Mi discolpo dall'accusa di furto: era mia intenzione organizzare un semplice scherzo ad Onishaku-san mediante il trasferimento di una... sua... gallina arrossì e si sentì stupidissima, poi si riprese “di una sua gallina, ecco, mediante il trasferimento di tale animale dal cortile esterno all'abitazione sino alla camera da letto del proprietario. Non vi è mai stato intento, da parte mia, di condurre Gi-la gallina fuori dalla proprietà dove era regolarmente tenuta.” Era una storia ai limiti del ridicolo, ma andava raccontata.
    “Mi discolpo dall'accusa di atti vandalici: sia per gli eventuali danni – non permanenti - che la gallina avrebbe potuto fare all'interno della casa, sia per la cac... le feci trovate dinanzi alla casa di Onishaku-san – e dunque sempre al di fuori della proprietà privata – contenute all'interno di una scatola per dolci; è mia speranza” Lo era? Bé, in effetti sì “che Onishaku-san non voglia sporgere denuncia, data la loro evidente natura di scherzi goliardici e non fisicamente offensivi.” Questa era un po' azzardata, ma Rei contava che Atasuke reggesse il gioco; ne avrebbe tratto vantaggio anche lui.
    Adesso rimaneva l'istigazione a delinquere. Ottimo, poteva incolpare i mocciosi; poteva dire benissimo che erano stati loro ad istigarla, non il contrario. Era la sua parola contro quella di tre bambini, e la sua parola era quella più simile alla verità. Adesso lo avrebbe detto. La storia filava liscia. Lo avrebbe detto senz'altro.
    Lo stava dicendo... Ecco, ora lo diceva.
    “Ho istigato io i bambini.” La voce tradiva una nota di incredula rassegnazione; “ho pensato sarebbe stato divertente coinvolgerli in uno scherzo che immaginavo senza conseguenze. Loro non hanno nessuna responsabilità.”
    … Mamma mia, non poteva credere di aver appena pronunciato parole simili.
    Non mancava che l'ultimo atto di questa assurda farsa. Rei chinò il busto in un profondo inchino rigido e marziale, rimanendo in questa posa per tutto il tempo in cui disse:
    “Ho agito senza intenzione di infrangere la legge, ma ciò non giustifica comunque i fastidi che ho procurato. Chiedo il perdono di questa corte e della persona a cui avrei potuto arrecare danno, e mi impegno a rimediare alle mie colpe nel modo che l'Onorevole Giudice riterrà opportuno. Le mie più umili scuse.”
    Il prezzo, e la rinuncia.
     
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  15. argletahm
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    SPOILER (click to view)
    premetto che quanto seguirà (ruolo a parte) non è stato deciso solo da me ma un po' da tutto lo staff.


    Ci era voluto parecchio prima che Falkner giungesse a una conclusione, raramente Falkner doveva soffermarsi effettivamente su quale fosse la cosa giusta da fare; il suo forte codice morale gli imponeva delle scelte nette praticamente sempre - quella volta non era stato così.


    Ehi Arg.. ci sei???
    no... sono andato in vacanza alle maldive... dove pensi che possa essere andato?
    concluse la pantera accucciata vicino al solito albero alle sponde dell'albero nel luogo interiore del terzo seggio.


    Non so cosa fare....
    Proprio tu? Che strano. Segui il tuo istinto..
    Il mio istinto non dice... entrambe le strade sono corrette e entrambe sono sbagliate... è come scegliere tra una strada piena di rovi e una coperta di cocci di vetro.. nessuna è quella giusta ma nessuna è quella sbagliata
    Allora scegli a caso... non cambia nulla no?
    Non è così semplice... da una parte c'è la vita di un giovane shinigami; una carriera promettente e un potenziale alleato che ha smarrito la via e si è macchiato di reati così gravi da poterlo condannare... l'altra ha il codice rigido degli shinigami e le rigide regole che vanno sempre rispettate a qualunque costo...
    Coso pensi di fare...
    Davvero non lo so... da una parte rispetterei la legge ma avrei le mani sporche del suo sangue.. dall'altra avrei salvato una vita.. ma al costo dell'ordine della soul society e di tante cose in cui credo..
    Beh... quale è il male minore per tutti? E' un pericolo per la società o un alleato futuro? IO dico che i rischi sono maggiori dei benefici.. se dobbiamo proteggere le persone ceh vivono qui, i nostri amici, i nostri allievi... non possiamo permetterci di lasciare che la società crolli solo per un <potenziale> futuro di una persona... il bene dei tanti deve essere davanti a quello di pochi...
    Ma se io lo condannassi.. non sarei meglio di lui....
    Lui proteggeva delle cose.. tu proteggi la società e le persone che vivono al suo interno... incluse quelle a te care..
    Temo di sapere cosa fare...
    Lo sai benissimo.. non volevi ammetterlo... ma lo sai benissimo... qualunque cosa succeda io starò al tuo fianco...
    Non che tu possa andare alle maldive.. finì Falkner con un sorriso forzato.


    Il dialogo di cui sopra era avvenuto nel tempo di un battito di ciglia.. per quanto fosse stato intenso il dialogo nel subconscio dello shinigami era stato rapido quanto il battito d'ali di una farfalla.

    Preso atto delle dichiarazioni dei testimoni, preso atto delle dichiarazioni dei giudicandi. Con il potere conferitomi in qualità di giudice della soul society così decido:
    La giudicanda Rei Kawashima Dovrà scontare 3 mesi di lavori di pubblica utilità da scontarsi per riordino della pulizia delle sedi della nona, seconda e ottava brigata.
    Il giudicando Atasuke Onishaku viene condannato secondo le leggi vigenti in risposta al crimine di omicidio, eccesso di autodifesa e appropriazione indebita. Viene assolto per gli areati imputati. La pena comminata...
    Falkner guardò sopra la spalla sinistra .. è purtroppo la pena di morte...... non ci son oaltre scappatoie... alcune scelte comportano necessariamente delle soluzioni spiacevoli.. Falkner sorrise leggermente di un sorriso triste e forzato per poi alzarsi e uscire dall'aula.

    Appena fu fuori dagli sguardi indiscreti di chiunque altro si rifugiò nel bagno più vicino iniziando a lavarsi freneticamente le mani senza tregua.

    ... non sono sporche sai...

    Falkner smise di lavarsi lasciando le mani sotto l'acqua gelida Ho protetto le persone, ho protetto la soul society... ho protetto i miei amici.. ma questo sangue non verrà più via... dio mio che cosa ho fatto...... purtroppo era l'unica via... se questo è necessario per proteggere le persone e mantenere l'ordine... se devo spezzarmi le braccia e condannare me stesso per salvare gli altri... che sia...
    Andiamo a casa... il sonno porterà consiglio...
    se riuscirò a dormire stanotte...

    Falkner imboccò la porta senza attendere oltre e si diresse a lottare con un sonno che avrebbe stentato a venire...
     
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18 replies since 27/1/2011, 17:40   437 views
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