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Free role, masochisticamente per Hanae Haru

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  1. _Rei_
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    SPOILER (click to view)
    In comune accordo con il diretto interessato, ecco una role che segnerà la fine del mio pg in quanto essere provvisto di entrambi gli arti superiori. Ma il rischio è il mio mestiere, chi non risica non rosica, la fortuna aiuta gli audaci, meglio un uovo oggi! (…)
    Per questa cosa ho avuto tutti i benestare, le licenze, i permessi ed i nulla osta che il caso richiedeva; sono in regola ^^

    (Ho dovuto rispolverare un png che non volevo usare più, e questo perchè sono solaaaa! Non ho compagne da poter usare nella role, e non potevo certo far comparire Sakuchan in gonnellina a fiori e boccoli biondi...)


    L'Associazione delle Donne Shinigami. L'Ente fondato per tutelare i diritti delle dee della morte. Il baluardo che si ergeva a difesa della shinigami vittima di discriminazione, sottopagata, ostacolata nella carriera. Il porto sicuro dove ogni guerriero del Gotei a cromosoma XX poteva trovare rifugio. E dolcetti gratis.

    Settimana di orientamento e autodeterminazione? Che puttanata...”
    “Kawashima, risparmiami le tue finezze verbali. Se la pensi così non capisco perché tu abbia voluto accompagnarmi.”
    “Non si era parlato di un buffet?”
    La sua ex capo dormitorio Haruka sospirò e chiuse gli occhi per qualche secondo, quasi sperasse di aver solo immaginato l'ultima frase.
    “Si era parlato anche di un seminario sulla consapevolezza della donna shinigami moderna, e di una serie di incontri-dibattito. Erano tipo, sai, le quaranta righe precedenti la parola 'buffet' e le quaranta successive nell'opuscolo che ti ho dato, sono sicura le avrai lette.”
    “Ogni parola. Io vado a cercare il tavolo dei salatini!”

    Le voci secondo cui la sede dell'Associazione si trovasse all'interno di villa Kuchicki si erano rivelate tristemente infondate. Più del mangiare a sbafo, a far sì che Rei si fiondasse all'incontro con la prontezza di un otaku sulla prima edizione di Berserk era stata la remota possibilità di intravedere quel capolavoro di cellule organizzate a nome Kuchiki Byakuya. Ahh, Kuchiki-taichou!, l'uomo la cui bellezza non riusciva ad essere offuscata nemmeno da un accessorio per capelli francamente osceno... Con sua somma delusione invece si era ritrovata all'interno di un anonimo capannone alla periferia del Seireitei, gremito di shinigamesse; un piccolo palco in fondo alla sala, una serie di cuscini allineati lungo l'ampio pavimento, la ressa per prendere posto. Il tavolo dei salatini c'era davvero, almeno quello, e con una ciotola di sembei sottobraccio forse sarebbe riuscita a fingere interesse quel quarto d'ora necessario a rendere la sua impetuosa fuga un discreto defilarsi. Si sedette tra le ultime file con animo sereno, tranquilla nella sua premeditata uscita di scena.
    Quanto, quanto si sbagliava.

    … Un'ora dopo era ancora lì a cantare con fervore l'inno dell'Associazione, abbracciata alla perfetta sconosciuta che le stava a fianco e che la guardava terrorizzata. Le lacrime agli occhi e lo sguardo rapito, beveva ogni parola della carismatica Sesto Seggio sul palco:
    “RIAPPROPRIATEVI DELLA VOSTRA VITA! SIATE VINCENTI! TRASFORMATE GLI OSTACOLI IN OPPORTUNITA'!”
    “Amen, sorella, amen!” Rei singhiozzava commossa “ è tutto vero! Perché ho perso tutto questo tempo? Perché non ho trasformato gli ostacoli? Voglio essere vincente!”
    Si unì al coro de 'LA ZAMPAKUTOU E' MIA E LA GESTISCO IO' quando venne il turno delle femministe estreme, e firmò una mezza dozzina di petizioni senza neanche leggerle, segnando il suo nome con gesti frenetici ed una risatina di folle entusiasmo.
    Quando tutto finì, due ore più tardi, sembrava appena uscita da un rave.
    Aveva i capelli arruffati, lo sguardo spiritato, dalla divisa sbucavano carte ed opuscoli di ogni tipo e qualcuno le aveva appuntato una spilletta con su scritto 'no al fundoshi'.
    Avanzando come un'automa sulla via che conduceva ai suoi alloggi realizzò con agghiacciante consapevolezza quello che aveva appena fatto. Oh mamma, il potere della suggestione di massa è qualcosa di spaventoso! Aveva... aveva addirittura cantato!! Strappò spille ed opuscoli come se scottassero e cercò di darsi una sistemata; poi riprese a camminare con la miglior espressione da gnorri stampata in faccia, giurando a se stessa di negare anche di fronte all'evidenza la sua partecipazione a quel delirio collettivo.

    Doveva ammettere, però, che qualcosa l'aveva fatta riflettere sul serio. La storia degli ostacoli, per esempio.
    Rei poteva ritenersi decisamente soddisfatta della vita che conduceva adesso. Era finalmente riuscita a diventare shinigami, aveva finalmente qualche soldo, gli stenti del Rukongai erano solo un ricordo. Era persino riuscita a scovare quell'idiota della sua zampakutou nei recessi della sua mente e ad avere con lui stralci di conversazione più o meno civile; si era ambientata bene nella nuova caserma, un grande edificio dove alloggiavano gli shinigami in attesa di assegnazione in Brigata, e nonostante gli allenamenti ed il lavoro riusciva comunque a divertirsi. Aveva vinto la sua innata diffidenza al punto da sperimentare questa cosa dell'amicizia, e se le avessero chiesto se si fidava di Hiruma Saku avrebbe risposto, meravigliata dalle sue stesse parole, che sì, si fidava di lui. Anche con Mouryou-sensei la situazione aveva raggiunto, se non uno stato di tranquillità, almeno la rassegnazione del quotidiano. I suoi modi di fare e i suoi allenamenti rasentavano l'insanità mentale come di consueto, ma oramai l'esperienza le aveva insegnato a gestire la cosa con praticità e senza angosciarsi troppo: aveva sempre pronti un testamento con le ultime volontà e il necessario per un primo soccorso; in più si teneva continuamente aggiornata sulle leggi riguardanti la molestia e l'abuso psicologico dei sottoposti. Tutto procedeva bene, insomma. Tutto tranne una cosa. L'ostacolo.
    Non era un ostacolo ingombrante quanto una mucca morta in mezzo alla strada, questo no; al momento era più un sassolino nella scarpa che le rovinava la passeggiata. Era stato causa di numerosi eventi poco piacevoli, però: feste in taverna rovinate, nunchaku esibiti come prova imbarazzante, sequestri per fare l'esca di opossum dalla mentalità perversa. Un sassolino, dunque, ma con tutti i requisiti per trasformarsi in un macigno difficile da aggirare. Un ostacolo con la 'o' maiuscola.... Un ostacolo che rispondeva ad un nome ben preciso, oltre che sommamente irritante.
    Era giunto il momento di sistemare Haru Hanae.


    ***




    Ci siamo. Sento che arriva. Devo solo sforzarmi un po' di più... nghhh...
    Sul tetto della caserma? Ma non costruiscono dei locali specifici per questo tipo di cose?
    Shh, non deconcentrarmi, sennò non mi viene. Eccola... eeeeeccola... L'IDEA! EUREKA!
    Uolalà, io ho appena visto uno dei tuoi neuroni fare seppuku. Vado a nascondermi in un buco vuoto della coscienza, auf wiedersehen!”

    Tsk, meglio così. Uno spirito frivolo ed infingardo come quello della sua zampakutou non avrebbe mai compreso appieno la genialità del suo diabolico piano. Era perfetto!
    Ci aveva riflettuto dieci minuti molto, ed aveva analizzato la cosa attentamente. Ormai ne era sicura: Haru Hanae era fondamentalmente un depresso, e celava la propria depressione dietro un comportamento freddo ai limiti dello stoccafisso. Stava sempre da solo. Era un individuo segnato dalla mancanza di mimica facciale, un handicap che gli impediva di integrarsi con il resto della società ed alimentava la sua visione distorta delle relazioni umane lasciandolo senza amici, e quando si è senza amici si ha troppo tempo libero e lo si passa a rovinare le vite degli altri.
    Ebbene, lei sarebbe diventata sua amica!
    Avrebbe funzionato alla grande, non poteva non funzionare! Sarebbe riuscita a rompere quella corazza di indifferenza che lo rivestiva; si sarebbe mostrata gioviale, e amichevole, e disponibile (all'amicizia!!); lui avrebbe ceduto poco a poco, oh se avrebbe ceduto... Magari iniziando a parlare dei propri problemi, un po' schivo dapprincipio, poi sempre più in confidenza, come nella storia della volpe addomesticata. Lei avrebbe ascoltato con aria materna e comprensiva, dando i giusti consigli al momento opportuno, si capisce, poi lui avrebbe pianto e allora basta, era fatta, se riusciva a farlo piangere non potevano non diventare amici, è una legge universale. Sarebbe diventato una persona gioiosa, un'ottimista, avrebbe fatto beneficenza e avrebbe adottato dei cuccioli. Avrebbe riposto la propria fiducia nella dolce ragazza che aveva saputo guardare oltre la sua freddezza da bambino sperduto donandogli nuova speranza nel genere umano tutto; sarebbe stato come creta nelle sue mani, ed a quel punto...
    … A quel punto lei lo avrebbe DISTRUTTO!!! MUOHOHOHOHOH!!
    Siiì! Avrebbe ridotto il suo animo ad una distesa di macerie postbelliche, gli avrebbe fatto provare il gusto amaro del tradimento, e quando di lui non sarebbe rimasto che un misero zerbino umano incapace di reagire lei lo avrebbe fatto a pezzi, sigillato dentro un bidone e seppellito in una fossa sulla quale avrebbe versato una buona colata di cemento. L'estasi!
    Indebolire psicologicamente il proprio nemico era una tattica che richiedeva astuzia e raffinatezza, e lei di raffinatezza ne aveva da vendere, cazzarola! E anche di astuzia, come no, anche di astuzia.
    Con le braccia conserte in posa di spavalda vittoria, rimase in piedi sul tetto a gongolare malignamente e a borbottare frasi come 'sarai mio, stoccafisso!' spaventando i passanti che facevano il giro largo pur di non passare sotto la caserma.

    ***



    L'occasione perfetta si presentò poco tempo dopo. In quanto shinigami in attesa di collocazione Rei aveva la possibilità, grazie ad un permesso speciale, di visitare una sola volta ciascuna Brigata per farsi un'idea delle peculiarità di ognuna in vista di una futura richiesta di ammissione. Inutile dire quale fu la caserma che visitò per prima.
    La sede della Nona Brigata era un dedalo di edifici collegati da sentierini seminascosti dagli alberi, ponti sospesi e strade tracciate all'interno di giardini spartani che si aprivano su enormi cortili altrettanto spartani. Il solito stile architettonico del Seireitei, insomma. Ci avrebbe messo ore a trovarlo.
    “Haru-saaaaaan! HARU-SEMPAAAAI! DOVE SEI??”
    La voce che risuonava limpida e gioiosa poteva appartenere ad una liceale innamorata o alla psicopatica di Misery non deve morire. Invece era Rei, e la prima fase del suo piano era appena cominciata! Saltellando come una pastorella su un campo fiorito percorse in lungo e in largo ogni angolo della caserma, con particolare attenzione ai dojo e ai tipici posti isolati dove un maniaco omicida poteva rintanarsi per tramare contro la vita nell'universo.
    “HARU-SEMPAAAAI! DEVO DIRTI UNA COSA!”
    Era abbastanza convincente? Il suo tono era abbastanza gioioso? Non vedeva ragioni per cui la sua invocazione così carica di speranza dovesse essere recepita come un'inquietante minaccia alla tranquillità... Giusto?
    Continuò a scorrazzare da un edificio all'altro esibendo il permesso scritto come un bonus premio ogni volta che qualcuno la squadrava male; chiamava ad intervalli regolari il nome dell'algido Terzo Seggio. Prima o poi sarebbe saltato fuori, ne era certa, lui e quel suo caschetto platinato da piccolo lord.
    Maledetto!
     
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  2. Tamaki-kun
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    Era vero, gli shinigami da poco promossi avevano il diritto di visitare le brigate per farsi un’idea di quella che più si addiceva loro, peccato che una ragazza come Rei non avrebbe mai potuto far parte della Polizia Interna. Mai. Nemmeno tra un milione di anni. Lo avrei impedito con ogni mezzo, non avrei lasciato che un germoglio contaminato dalla folle tendenza a creare problemi di Urahara Mouryou mettesse piede nella mia brigata. Nello specifico, la stessa presenza di Rei alla luce di quelle considerazioni poteva esser vista come un’infrazione al regolamento: aveva la facoltà di visitare le brigate di cui avrebbe potuto far parte, non di gironzolare comodamente in zone che non le competevano e mai, ripeto mai, avrebbero potuto farlo.
    La ragazza in quel momento stava voltando l’angolo di un alto edificio a base rettangolare, dal tipico tetto orientale, e attraverso il giardino adiacente stava per giungere alla sua porta. Non le fu necessario, qualcosa le risparmiò la fatica di quel percorso obbligato.
    SBAAAAAM!
    Uno shinigami volante aprì un varco nel muro e, insieme ai detriti di questo, passò giusto a qualche centimetro dal volto della ragazza, ad altissima velocità. All’interno del dojo di cui era appena stata sacrificata l’integrità di una parete, mi trovavo io con la gamba ancora distesa e parzialmente nascosto dalla polvere sollevatasi.
    -L’allenamento di oggi finisce qui, Gidayu-kun. Vai a riposarti e vedi di esser reperibile per stasera, farai parte dei gruppi di pattuglia odierni.- dissi con la solita voce “allegra e vitale”. Mi stavo rivolgendo al dio della morte che, tra i propri gemiti di dolore, stava cercando di rialzarsi in piedi dopo aver subito un calcio del genere, ma i miei occhi erano già puntati sull’allieva di Mouryou. Lo shinigami mi rispose affermativamente con la poca voce che gli rimaneva, mentre due suoi compagni uscivano dal dojo per accompagnarlo ad una breve visita in infermeria. Con passo tranquillo mi diressi verso Rei, fermandomi a pochi centimetri dal suo volto che aveva quasi rischiato di esser travolto da un uomo che aveva distrutto nella suo tragitto anche un muro. Avevo fatto apposta a scagliarlo verso la voce della ragazza che avevo udito provenire dai giardini? Chissà, probabilmente era tutto un caso… E poi era lei a non aver rispettato le regole della Soul Society, come le mie precedenti riflessioni permettono di capire chiaramente. Una dimostrazione pratica di come si potrebbe esser puniti per le proprie infrazioni vale cento volte di più di una serie infinita di inutili ramanzine.
    -Possibile che tu non riesca a fare più di tre passi senza disturbare la quiete pubblica?- sibilai glaciale, osservandola come uno sciacallo farebbe più o meno con una bistecca. Stavo valutando se sbatterla in qualche cella fino alla fine dei tempi per il suo comportamento recidivo. Prima di farlo, però, decisi di darle un’opportunità di redenzione: -Dimmi perché sei qui. E spera che sia importante.-.

     
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  3. _Rei_
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    SBAAAAAM!
    “Wooooo!”
    Rei assunse la posa tipica dei personaggi dei manga comici quando schivano un colpo, con un ginocchio sollevato, le braccia piegate ad angolo all'altezza del viso e i palmi rivolti verso lo stesso lato. Questo perché uno shinigami ed un pezzo di muro avevano appena provato a falciarla.
    “T-tutto bene?” guardò allibita il giovane dio della morte che rantolava tra i detriti “Chi diavolo si metterebbe a demol-”

    CITAZIONE
    -L’allenamento di oggi finisce qui, Gidayu-kun. Vai a riposarti e vedi di esser reperibile per stasera, farai parte dei gruppi di pattuglia odierni.-

    Ah, ecco.
    Perché non ci aveva pensato prima? Per trovare Haru Hanae bastava seguire la scia di dolore e devastazione che si lasciava dietro. Dannato biondino bellicoso! Massacrava i sottoposti per hobby!
    Non temere, Gidayu-kun, un giorno sarai vendicato...

    CITAZIONE
    -Possibile che tu non riesca a fare più di tre passi senza disturbare la quiete pubblica?-

    Era proprio uno sbirro, non c'è che dire. Rei dovette reprimere l'istintiva voglia di prenderlo a schiaffoni. Aveva appena distrutto una parete facendo un baccano infernale, con che faccia veniva a parlarle di quiete pubblica?! Ma stavolta non avrebbe lasciato che la sua impulsività prendesse il sopravvento; stavolta aveva un piano preciso, un piano di cui doveva eseguire scrupolosamente ogni fase.

    Fase uno: buon viso a cattivo gioco.
    “Ahahah, buongiorno Haru-senpai, che forte che sei, cool ma con la battuta pronta!” lo salutò con un sorriso smagliante ed un abbozzo di inchino che somigliava più ad uno spasmo muscolare; “Sono proprio contenta di averti trovato, ti ho cercato dappertutto! Ma non ho disturbato nessuno, lo giuro!”
    Sperò di riuscire a trasmettere tutta la fresca giovialità di un animo sincero. Di solito non aveva problemi a comportarsi in modo naturale, ma con un interlocutore che la scrutava come se volesse tagliarla a fettine e servirla col sushi, bé, diventava una vera prova d'attore. E poi perché diamine doveva starle così vicino? Le metteva ansia.

    CITAZIONE
    -Dimmi perché sei qui. E spera che sia importante.-

    Certo che era importante, razza di monolite inespressivo! Questo era il giorno che i posteri avrebbero ricordato come la Caduta dello Stoccafisso, muhohohoho!
    “Giusto, giusto!” annuì con entusiasmo “Perché sono qui. Per due motivi, adesso te li dico.”

    Fase due: entrare nella forma mentis del nemico.
    Rei addolcì il sorriso sino ad assumere quella che secondo lei doveva essere un'aria di pacata serenità, di compostezza priva di boria, di educata spontaneità. Da brava scolaretta rispettosa, insomma. Puah!
    “Guarda senpai, mi è stata concessa la possibilità di una visita d'orientamento in ciascuna delle tredici Brigate” tirò fuori il foglio di permesso per l'ennesima volta, “e naturalmente ho voluto cominciare subito dalla Nona perché si sa, siete quelli con più responsabilità di tutti e la responsabilità è prestigio! Molti non se ne rendono conto ma mantenere l'ordine è un compito ingrato e difficile; io però lo capisco, davvero. Cosa saremmo mai senza legge, eh?” Oh mamma, si faceva schifo da sola. But the show must go on!
    “Dunque sono arrivata qui. Stavo per cominciare la visita, ma il mio innato senso civico e la mia naturale predisposizione all'ordine mi impedivano di intraprendere questo giretto da sola. E se involontariamente mi fossi introdotta in locali non contemplati tra quelli del permesso datomi? Non avrei potuto tollerare i sensi di colpa per una simile infrazione del regolamento. Avevo bisogno di una guida! Un senpai esperto ed integerrimo, un perfetto esempio di shinigami della Nona. Così mi sono detta: chi conosco in questa Brigata? E, Haru-san,” vai col sorrisone amichevole! “ io qui dentro conosco solo te. Perciò ho cominciato a cercarti, avendo cura di mantenermi sempre nei giardini e nei cortili per non entrare in edifici proibiti.”

    Fece una pausa per studiare la sua - chiamiamola così - espressione. Se a questo punto non aveva ancora provato a perforarle un polmone, era già un buon risultato. Adesso veniva la parte più difficile.

    Fase tre: il momento-confessione.
    “Questo ci porta all'altro motivo.” Rei si guardò intorno per assicurarsi di non avere troppi testimoni nelle vicinanze. Il momento-confessione richiedeva assoluta concentrazione e atmosfera raccolta per una performance convincente. Scacciò a forza l'ondata di disagio che minacciava di sommergerla e fissò Haru Hanae con sguardo risoluto. (Ma con educazione!)
    “Senpai, io credo che una serie di circostanze sfortunate abbiano impedito che fra noi si potesse instaurare un buon rapporto d'amicizia. Sì, insomma, siamo partiti col piede sbagliato. Però non è colpa di nessuno! La natura delle nostre personalità così differenti ha fatto sì che nascessero incomprensioni, fraintendimenti, pregiudizi. Ma io dico: abbattiamo i pregiudizi!” puntò in alto un dito per sfidare il destino “Lasciamoci alle spalle le incomprensioni! Io non ti sopportavo all'inizio, è vero; ti sarò apparsa ostile, ma adesso capisco che il mio era solo un modo distorto di interpretare un sentimento di ammirazione. In realtà ho sempre invidiato il tuo atteggiamento così serio e responsabile,” crepa, maledetto ghiacciolo “e ti ho sempre considerato uno tra i più tosti. Penso di poter imparare molto da te. Che ne pensi? Io dico che provare non costa nulla!”
    Lasciò che i suoi occhi esprimessero tutto il fervore da novella shinigami desiderosa di apprendere; poi per darsi un contegno prese a passeggiare a caso, braccia dietro la schiena, nello spazio tra il muro devastato e i detriti che un tempo ne facevano parte.
    “Così, ecco, volevo dirti questo. Ahh, mi sono tolta un peso!” si stiracchiò portando in alto le mani intrecciate; non sapeva se fosse il potere dell'immedesimazione o la soddisfazione di essere riuscita a sciorinare tutto il discorso che si era preparata, ma avvertiva davvero una sensazione di sollievo. “Allora, ti va se ti accompagno mentre fai un giro della caserma? Tu potresti fare quello che fai di solito, le ispezioni o roba simile, non devi preoccuparti; io me ne starò buona e zitta ad osservare. Ah-ah, lo so cosa pensi! Ma se voglio ci so stare, zitta. O quasi. Se mi sforzo.” tossicchiò imbarazzata, poi cambiò saggiamente argomento. “Questo posto sembra, uhm, fico. Tutto molto pulito, molto in ordine” che palle “dà un senso di pace e dignità. E questo qui è uno dei dojo, vero?” si era riavvicinata e aveva fatto capolino dal buco nella parete per osservare l'interno della sala “Forte. Se ti va potremmo...” deglutì, ripensando con orrore al povero Gidayu-kun “potremmo allenarci. Sono migliorata dall'ultima volta, anche se non sono ancora capace di tirare giù le pareti, ahahah, forzuto di un senpai!”
    Stava seriamente allungando una mano per dargli un'amichevole pacca sul braccio, ma un provvidenziale istinto di autoconservazione frenò in tempo quel gesto suicida. Non aveva nessuna voglia di fornire ad Haru Hanae una scusa plausibile per trucidarla in modo efferato e gettare i resti del suo cadavere nell'angolo della raccolta indifferenziata insieme all'altra spazzatura.
     
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  4. Tamaki-kun
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    Per un attimo mi chiesi da dove si fosse originata una ragazza dal genere, che pareva essere uscita da un mondo di fumetti dal dubbio senso dell’umorismo e del ridicolo. Nello specifico, sentendomi definire “cool”, fui tentato di sbatterla in cella per oltraggio a pubblico ufficiale. Sapevamo tutti che stava ironizzando, non mentiamoci. Nello specifico, tuttavia, preferii rimanere a seguire la sua debole recita in assoluto silenzio, ignorando tutta la noiosa parte dei falsi complimenti e delle moine che sembravano essere un insulto al concetto stesso di “essere dotato d’intelligenza”. A ben pensarci, stare vicino a lei mi stava facendo diventare cattivo.
    -… Ah.- tagliai corto senza il minimo interesse dopo i suoi commoventi discorsi di come sarebbe stato bello partire da zero, limitandomi a spostarmi una ciocca di capelli ribelle dagli occhi come se trovassi la cosa ben più importante di lei. Finalmente, però, arrivò uno spunto interessante.
    -Ok!- dissi sorridendo come avrei fatto solo vent’anni addietro, rivolgendole lo sguardo dolce e tenero tipico dei bambini. Durai circa un istante, poi ripresi a parlare con voce lenta e strascicata, nella speranza che riuscissero a penetrarle meglio in testa quei concetti: -Ma, prima di iniziare, devo chiarire tre cosucce! Punto primo: tu non sei autorizzata ad entrare nei nostri dojo, quell’area spetta solo agli shinigami della Nona Divisione e tu non lo sei. Ho già in mente dove portarti ad allenarci. Punto secondo: chiamami un’altra volta “cool”, “forzuto”, Caio o Sempronio e temo che non rivedrai mai più la luce del giorno. Tanto per darti un’idea… Sai perché non mi occupo delle classi accademiche, mentre il tuo sensei lo fa? Beh, inizialmente lo facevo anch’io e nessuna è mai riuscita ad essere promossa secondo i miei standard. Nello specifico, perfino Mouryou è considerato idoneo all’insegnamento quando io invece non lo sono. Punto terzo: la tua recita è stata deprimente. Credo che un’oca senza testa sarebbe riuscita ad apparire più credibile. Odiami se vuoi, purché tu riesca a tirar fuori un po’ della grinta di cui a quanto pare sei sempre più carente. Questi mezzucci me li sarei aspettati da te, a dire il vero, quindi perlomeno non si può dire che tu abbia deluso le mie aspettative. Itsuko-chan, vieni!-.
    Al mio richiamo, a pochi passi da noi comparve una ragazza mora che ci aveva raggiunti con uno shunpo di notevole livello per essere soltanto un Ottavo Seggio. Il suo sguardo era curioso e vivace, sembrava nata per ficcanasare nelle faccende altrui ed adorava parlare di ogni scabrosa voce di corridoio che le sue ampie orecchie riuscivano ad intercettare. Era adatta a raccogliere informazioni, ma tutti eravamo consapevoli che farla avvicinare alle prigioni di sekkiseki avrebbe potuto portare a qualche disastro. Per questo, nonostante la sua abilità, non aveva mai avuto l’occasione di fare un turno di guardia in esse e si era finora dovuta accontentare di pattugliare genericamente la Soul Society come i suoi compagni più inesperti.
    -Se non erro, questa ragazza è piuttosto simile a te nella corporatura. Potresti farmi un favore?- chiesi rivolgendomi alla nuova arrivata senza voltarmi nella sua direzione.
    -Farò il possibile, Haru-san.- mi rispose lei, gettando qualche occhiata incuriosita nella direzione della mia futura allieva.
    -Bene. Vorrei che tu prestassi a Kawashima uno dei completi che hai avuto modo di mostrare l’ultima volta che, durante una giornata di svago, siamo andati al mare. Ti spiacerebbe? Dubito che questa ragazza li abbia, mi chiedo perfino se l’abbiano già mandata nel mondo reale almeno una volta.-.
    -Ok… Hai qualche preferenza per il colore, Kawashima?- disse la ragazza avvicinandosi alla neoshinigami dai capelli cremisi, come a volerle cingere le spalle prima di accompagnarla verso la propria stanza dove avrebbe potuto cambiarsi.
    -Fa in modo che già lo indossi sotto il kimono, è pur vero che siamo invisibili alle persone comuni ma non voglio dover osservare un suo spogliarello in un luogo pubblico. Ho già visto fin troppo… Comunque sia, vi attenderò al Senkaimon situato dietro questi cortili dopo essermi preparato a mia volta. A dopo. Ti ringrazio per il disturbo, Itsuko-chan.-
    Con un lieve cenno di ringraziamento alla mia sottoposta, scomparvi così come lei era arrivata.


     
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  5. _Rei_
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    Haru non collaborava, chissà perché. Come mai non cedeva dinnanzi a cotanto sfoggio di impeccabile recitazione? Perché non rimaneva colpito e commosso dalla sua offerta di amicizia, perché non si scioglieva come neve al sole e si lasciava convincere che sì, lei poteva essere una buona amica e un'ottima confidente? Qualcuno con cui parlare un po' di sé, di come si sentiva, del suo passato, dei suoi più sporchi segreti e punti deboli che se sfruttati gli avrebbero rovinato per sempre la vita? Che cosa strana.

    C'era stato un attimo, ma proprio un attimo, in cui le era sembrato di avercela fatta. Quando lui aveva detto “ok!” con quel sorriso del tutto inaspettato, e lei era stata colta da una vera e propria ebbrezza da vittoria imminente con tanto di batticuore. Poteva giurare di aver sentito la musichetta strombettante di Final Fantasy, quella alla fine dei combattimenti più duri, e stava quasi per formulare l'assurdo pensiero del 'ma dai, in fondo è una brava persona, magari conoscendolo meglio...' quando, inesorabili e deprimenti, erano arrivate le parole successive.
    Man mano che la risposta di Haru Hanae prendeva forma il volto di Rei finì per assumere una colorazione verde bile, ed il sorriso amichevole che vi campeggiava poco prima divenne molto più simile al ghigno rattrappito del Grinch. Sentì una vena sulla fronte gonfiarsi e pulsare fastidiosamente.
    Come... COME OSAVA?! Come osava quel mollusco inamidato distruggere senza pietà tutto il lavoro minuzioso del suo geniale piano? Come osava intuire che in realtà lo avrebbe volentieri venduto come snack dietetico – perché era magro – al primo branco hollow di passaggio piuttosto che dimostrargli un briciolo di sincera stima e ammirazione?
    Stupido, stupido, stupido biondino! Ma lei non si sarebbe lasciata abbattere tanto facilmente. E oca senza testa poteva dirlo a sua sorella.

    “Senpai, non per fare polemica, ma il termine 'cool' non è mica un'offesa!” ribatté quindi imperturbabile, sollevando il dito con fare da maestrina. “In realtà fa parte di uno specifico slang originario del-”

    Senti, io qua mi sto divertendo un mondo, ma forse è il caso di chiudere un po' il becco, Kikachan.
    Sì? E perché?
    Perché mi seccherebbe crepare senza essermi sgranchito almeno una volta. Non ho fatto nemmeno un taglietto...
    Sciocchezze! Bisogna agire senza indugio! Non vedi che sono stata presa di mira da questo individuo abietto? Devo porre un freno a questa persecuzione, perché è così che si comincia, e poi le cose degenerano.
    Così che si comincia cosa?
    A diventare serial killer. Con l'ossessione nei confronti di una persona!
    Mh. L'ossessione nei confronti di una persona...
    Già.

    … Che c'è?
    Niente, niente.

    Dalla piega presa dagli eventi Rei si aspettava che Itsuko-chan, la shinigami appena convocata, fosse lì per riaccompagnarla più o meno gentilmente alla porta. Di cosa stavano parlando invece quei due? Corporatura? Completi? Mondo reale? Mare?

    … … MONDO REALE?!

    “Mondo Reale?!”
    Questa notizia ebbe l'effetto di ammutolirla definitivamente (con gran sollievo di quell'infame ossigenato, si suppone). Si lasciò condurre docilmente dalla giovane dea della morte, senza staccare lo sguardo attonito da quello impassibile della faccia da schiaffi che aveva appena deciso il suo destino. Si aspettava un suo 'lol, scherzavo' da un momento all'altro, perché sennò era davvero la fine.

    CITAZIONE
    Itsuko-chan: “Hai qualche preferenza per il colore, Kawashima?”

    “La tonalità sudario dovrebbe adattarsi alla situazione...” mormorò depressa, seguendo la shinigami della Nona come un condannato verso l'ultimo pasto.


    Nonostante tutto, essendo una ragazza piena di energia e di spirito di adattamento, si riprese quasi subito. In piedi davanti allo specchio nella stanza di Itsuko-chan annuì decisa, approvando il bikini dalla fantasia color pesco che aveva indosso. Almeno sarebbe morta vestita con stile.
    No! Non doveva pensare queste cose! Doveva riflettere, e ragionare su quali parti del suo altrimenti inappuntabile piano necessitavano di una revisione. Da un certo punto di vista non era andata del tutto male. E' vero, la reazione di Haru aveva avuto l'amabilità ed il calore di un mammuth ibernato nel Pleistocene, ma almeno aveva parlato. E aveva parlato un bel po', raccontando anche un episodio della sua vita passata. Questo era già qualcosa; questo era già un punto di contatto.
    Ora, non aveva idea del perché volesse condurla nel mondo reale,
    Per non avere testimoni, è ovvio.
    Taciii!
    … Dicevamo, non aveva idea del perché volesse condurla nel mondo reale, né del perché dovesse indossare un costume, ma se era davvero un allenamento quello che la aspettava (e non un omicidio premeditato) allora avrebbe sfruttato anche quest'occasione per tentare di scorticare, di rosicchiare almeno un po' la muraglia inattaccabile di quel ghiacciolo umano, in cerca di una qualsiasi crepa da forzare per scatenare il fatale crollo. E avrebbe combattuto, eccome se avrebbe combattuto. Per restare viva e per dare fastidio il più a lungo possibile a quel sociopatico del cavolo.
    Che tu possa partorire con dolore, Haru Hanae!

    “Itsuko-chan, che ne pensi del tuo superiore? Di Haru-senpai, intendo.”
    La ragazza, che le aveva appena passato la divisa perché potesse rivestirsi, la guardò curiosamente per qualche secondo come se non avesse capito la domanda. Si strinse nelle spalle con un sorrisetto simpatico. “Haru-san è uno shinigami severo, con gli altri ma anche con se stesso. Non fa altro che allenarsi. Ci tratta in modo duro, ma è per il nostro bene,” ridacchiò. “A volte fa un po' paura, vero?”
    Rei la guardò come si guarda un ignaro capretto il giorno di Pasqua. “Ah, Itsuko-chan, sembri proprio una brava ragazza, non riesco più a tacere;” le prese enfaticamente le mani. “Vedi, non devi lasciarti ingannare, in realtà lui è un p-”
    “Ah! E poi c'è la questione della seconda Brigata,” continuò la mora persa evidentemente nel filo dei propri pensieri. “Pare che Haru-san sia stato trasferito qua dai reparti delle forze speciali. Anzi, più che trasferito... pare sia stato proprio cacciato. Non so altro.”
    Oh. Ohh-ohh! “Cacciato, eh? Ma tu guarda,” commentò lei sorridendo sinistramente al proprio riflesso. “Che cosa interessante.”
    Poi, visto che Itsuko-chan insisteva nel conoscere la storia di quel 'ho già visto fin troppo' insinuato poc'anzi dallo stesso Haru, non vide nulla di male nel raccontarle i fatti cui quella frase faceva riferimento. Raccontarle la sua versione dei fatti, ovviamente, quella colorita e melodrammatica dove Haru Hanae ne usciva come un pericoloso depravato alla costante ricerca di vittime. Un po' di cattiva pubblicità può sempre tornare utile.


    “Sono pronta!”
    L'ufficiale della Nona se la vide spuntare trotterellante e baldanzosa, shihakusho indosso e zampakutou al fianco destro. La baldanza diminuì sensibilmente una volta che Rei ebbe posato lo sguardo sul Senkaimon e realizzato che stava succedendo davvero, stava davvero per andare nel mondo reale. Il mondo dei viventi, quello da cui lei proveniva ma di cui ricordava solo le cose più inutili, oltre ad una quantità impressionante di pop culture. Divenne pensierosa, si scoprì emozionatissima e parzialmente terrorizzata. Ma, non poteva negarlo, desiderava varcare quella soglia con un'intensità di cui si accorgeva solo adesso. Lo desiderava così tanto che non le sarebbe importato nemmeno di arrivare lì con il suo peggior nemico, cosa che per la precisione si stava accingendo a fare. Non senza sconcerto realizzò che una piccola, microscopica parte di lei era sollevata di non essere sola in questo viaggio... Anche se si trattava di avere accanto Haru Hanae, questo esasperante individuo che sembrava reggersi su un esoscheletro di inscalfibile ghiaccio.
     
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  6. Tamaki-kun
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    Ero davanti al Senkaimon già da qualche minuto quando mi raggiunse l’allieva di Mouryou, un paio di farfalle infernali mi svolazzava pigramente intorno ed ogni tanto giungeva a riposarsi sui miei biondi capelli. Sotto il normale kimono indossavo dei semplici bermuda neri, monocromi, poiché li trovavo piuttosto simili alla divisa e non ostacolavano eccessivamente i movimenti.
    -Prendi con te una di queste farfalle, lungo tutto il tragitto fino al mondo reale sarà lei a mostrarti la strada da seguire.- spiegai con semplicità mentre una delle due compagne le si avvicinava con il suo battito d’ali altalenante. Con un cenno della testa, la invitai ad accompagnarmi all’interno del luminoso varco.
    Il tragitto fu breve, probabilmente la ragazza non riuscì a dare che una rapida occhiata al mondo transitorio che ben presto avrebbe incominciato ad attraversare tanto spesso. A parte le pareti violacee, umide e malsane, non c’era granché d’interessante in quel luogo.
    -Eccoci arrivati.- commentai con semplicità non appena mettemmo piede su un ampio scoglio con una breve scalinata incavata nella roccia al suo limitare. La costa distava da noi circa una trentina di metri, alcune famiglie stavano prendendo il sole sulla spiaggia e si potevano udire le grida divertite dei bambini intenti a giocare nell’acqua. Ignorai tutto questo, non era la prima volta che visitavo quel luogo, preferendo piuttosto iniziare a svestirmi per poi piegare accuratamente la divisa e poggiarla vicino alle scale di roccia. Invitai la ragazza a fare lo stesso, lasciando che per un attimo il mio sguardo si perdesse all’orizzonte dove il sole, riflettendosi sull’acqua, pareva renderla quasi accecante. Il vento mi accarezzava e per un attimo fui tentato di coprirmi il tatuaggio nero che ritraeva il ciclamino della Seconda Divisione, situato proprio sulla mia scapola sinistra dove svettava per contrasto con il candore del resto della pelle. Poco male.

    -La lezione sarà molto semplice,- iniziai a dire quando anche la ragazza si fu cambiata, assicurandomi che raccogliesse la sua spada nonostante la particolarità dei nostri abiti -dovrai riuscire a provocarmi un… Taglietto. Qualunque metodo riterrai opportuno per riuscirci sarà considerato valido. Mostrami se quella spada che hai ottenuto serve davvero a qualcosa, oltre a permetterti di vantartene e a gironzolare per le sedi delle varie brigate.-. Non appena ebbi finito di parlare mi posizionai proprio sul perimetro dell’ampio scoglio, distanziandomi da Rei circa quattro metri prima di farle cenno di iniziare.


     
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  7. _Rei_
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    In quote: parlato altri pg con rispettivi colori
    Voce zampakutou


    Tra tutti gli scenari improbabili nei quali Rei avrebbe mai potuto immaginarsi, contemplare il mare accanto ad Haru Hanae in bermuda si collocava senza fatica nella top ten. Giusto sotto a 'io e Kuchiki-taichou soli in una baita di montagna, accidentalmente nudi' ed un paio di postazioni sopra a 'io e la folla acclamante alla beatificazione di Mouryou-sensei secondo rito cattolico'.
    Eppure eccola là, ed eccolo lì il Terzo Seggio in costume da bagno, candido come il marmo ed espressivo come lo stesso. E quel tatuaggio sulla schiena? Il ciclamino non era forse...?

    Io lo so, io io io! Nell'antichità il ciclamino veniva usato come amuleto afrodisiaco, per accrescere la sensualità. Ollallà, hai capito il furbacchione?
    Che razza di informazioni vai pescando?!
    Che razza di insegnante di scienze avevi, piuttosto: ho pescato direttamente dalle tue memorie scolastiche. C'è un bel caos là dentro, Rossa...
    Bah. E' il simbolo della Seconda Divisione, quello.
    Vuoi sfruttare l'informazione?
    … Non lo so, al momento sono piuttosto scombussolata.

    Lo scombussolamento era più che altro un misto di delusione ed ansia che le si erano attaccate addosso nell'istante stesso in cui aveva varcato il Senkaimon. Si aspettava il classico 'tunnel di luce', un'abbagliante dimensione atemporale da attraversare in reverente silenzio, non la copia ingrandita della Bat-caverna. A questo piccolo smacco ne era seguito uno ben più incisivo. Una parte di lei aveva sperato, forse anche temuto, che l'arrivo nel mondo terreno scatenasse una sorta di shock mnemonico; che i tasselli scomposti della sua precedente vita si riordinassero e quelli mancanti riaffiorassero dall'oblio. Nessuna epifania, invece, nessuna folgorante illuminazione su chi fosse stata Kawashima Reika prima della Soul Society. Se ne stava lì sulla terra dei viventi, invisibile come i fantasmi devono essere, e nulla era cambiato. Tutto le era sconosciuto. La costa era una striscia di sabbia e scogli collocata da qualsiasi parte; i bagnanti ignari erano solo degli elementi mobili del paesaggio; l'immensa distesa d'acqua che ruggiva placida intorno a lei, un mero fluido connettivo tra questo pezzo di terra ed altri ugualmente anonimi.

    CITAZIONE
    Hanae: -La lezione sarà molto semplice, dovrai riuscire a provocarmi un… Taglietto. Qualunque metodo riterrai opportuno per riuscirci sarà considerato valido. Mostrami se quella spada che hai ottenuto serve davvero a qualcosa, oltre a permetterti di vantartene e a gironzolare per le sedi delle varie brigate.-

    Io almeno una spada ce l'ho, biondino dei miei stivali, pensò Rei mentre toglieva la divisa con gesti distratti e la ammucchiava disordinatamente accanto a quella ripiegata del senpai. “Ma quale vantarmene...” borbottò invece, probabilmente non udita. Sfoderò la zampakutou e lasciò la custodia tra i vestiti. Aveva pensato di tenerla con sé, ma era già abbastanza inesperta così; non era il caso di improvvisare un fodero in difesa. Non avrebbe saputo nemmeno come fare.
    “Una gara di nuoto invece? Non vorrei rovinare il bikini di Itsuko-chan...” provò a scherzare, ma sospirò rassegnata subito dopo, passandosi una mano sulla nuca. “No, eh? Allora, con permesso.” E prese posizione di guardia.
    Tenne i piedi paralleli e ad una distanza tra loro simile alla larghezza delle spalle, poi arretrò di poco il destro. Impugnò la katana con entrambe le mani, tenendo la mancina sopra e ponendo la lama per lungo dinanzi al busto, leggermente obliqua in avanti, il taglio verso l'esterno.
    C'era poco da analizzare. Haru Hanae era un metro e settanta di morte sicura che la aspettava a pochi passi di distanza. Per quanto odiasse ammetterlo, le probabilità di mettere a segno un attacco contro il kenpachi eguagliavano quelle di incontrare Yamamoto al club dell'uncinetto. Anche la scelta del campo di battaglia era stata una vera furbata, maledetto merluzzo surgelato. Era Davide contro Golia, ma senza la fionda. E senza un dio a guidare la sua mano.

    Questo non vuol dire che non ci proveremo comunque, right Kika-chan?
    Right.

    Scattò in avanti sollevando la katana in alto, oltre la spalla destra. Giunta a meno di un metro e mezzo di distanza, spiccò un balzo con lo stesso piede, piegando il ginocchio dell'altra gamba e portandolo il più vicino possibile al busto in un tentativo di parziale difesa del fianco scoperto. Caricò un fendente diretto alla spalla sinistra dell'avversario, sfruttando la spinta della parabola discendente oltre che la forza della braccia, e arrivò addosso al senpai con tutta l'intenzione di colpirlo e subito dopo sgusciare via alla velocità della luce tornando a distanza di sicurezza con un balzo all'indietro. Una toccata e fuga, per così dire, che nella sua improbabile riuscita le avrebbe permesso di non subire un contrattacco troppo duro. Perché insomma, pensò mentre era ancora in volo, possibile che questo tizio fosse così spietato? La voce della zampakutou fece capolino nella sua testa, parlando con tono da documentario televisivo:

    Lo sapevi che il ciclamino è anche il simbolo della diffidenza? Perché a dispetto della sua bellezza e delle sue proprietà benefiche, la radice contiene una piccola, pericolosa quantità di veleno.
    Evvai...

    Parametri:
    -Zanjutsu:22
    -Hakuda:10
    -Kidou:6
    -Hoho:22

    Abilità:
    -Controllo del corpo lv.3
    -Controllo del Reiatsu lv.2

    Energia: gialla
    Reiatsu: 50
    Stato fisico: il costume le dona.
    Stato Mentale: perplessa, ma concentrata.
    Riassunto: ce ne è davvero bisogno? Sono le ultime righe del post...
     
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  8. Tamaki-kun
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    -Dovendo fornirti una rapina analisi del tuo attacco,- commentai con il tono alto e piatto di molti insegnanti accademici, abituati a ripetere le stesse identiche cose agli stessi identici incapaci -mentre sollevi la katana in quella posizione scopri completamente l’addome ed un avversario più rapido di te potrebbe facilmente mandarti all’altro mondo. Il salto appare già più protetto, ma…-. Limitandomi a seguire con gli occhi il movimento discendente della lama affilata della ragazza, concentrai giusto un pizzico di reiatsu nel punto in cui mi avrebbe presto colpito. La spada impattò contro la mia pelle temprata da tutte le battaglie che avevo sostenuto negli anni, sfogando tutta la sua forza in un rumore sordo ed attutito ben lontano dal ferirmi.
    -Come stavo appunto dicendo, nonostante la toccata e fuga sia un ottimo modo per ridurre i danni subiti, è anche penalizzante in termini di danni inflitti. Pensavi davvero che bastasse un fendente così debole, Kawashima? Il filo della tua zampakutou faticherebbe a ferire un decimo seggio… Speravo in qualcosa di meglio da parte di un’allieva del kohai.-.
    Avevo appena finito di parlare che subito avanzai verso la shinigami da poco diplomata, facendo tre passi che mi portarono a distanza di sicurezza dal bordo di quell’ampio scoglio. Non avrei risposto a colpi tanto pavidi, ma nulla mi impediva di assumere una posizione più favorevole nel campo di battaglia. Sollevai la mano destra e, guardandola con occhi glaciali, le feci cenno di riprendere ad attaccarmi.
    -Iniziamo a fare sul serio? Credevo che volessi allenarti.-.


     
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  9. _Rei_
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    Parlato Rei
    Corsivo: pensato, enfasi; sogni, ricordi, deliri vari
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    Voce zampakutou


    Certo che oggi parli proprio tanto, biondino. Quanto avrebbe voluto dirglielo! Se doveva morire su questo scoglio, tuttavia, era meglio farlo combattendo piuttosto che dando aria alla sua boccaccia. Rei si rialzò velocemente dalla posizione semi inginocchiata con cui era atterrata dopo il balzo all'indietro. Si rimise subito in guardia. “...Tch.”, fu l'unico commento alla rapida analisi dell'attacco fallito. Sorrise, incattivita. Non poteva che biasimare se stessa per la situazione in cui si trovava, ma l'irritazione causata da quell'impassibile faccia da schiaffi la stava portando verso un pericoloso stato di entusiasmo bellicoso. Serrò le dita attorno all'elsa della zampakutou. Poteva ancora sentire la vibrazione prodotta dal precedente impatto della lama con la dannata corazza di reiatsu dell'ufficiale. Era stato come suonare un gong con un bastoncino di legno. Avvertì di nuovo il sorriso pizzicarle l'angolo della bocca. Merda, quanto era forte.

    Doveva portarlo di nuovo al limitare della piattaforma rocciosa. Ricordò uno dei primi allenamenti con Muryou-sensei, quello in cui proprio Haru si era offerto come avversario. Quella volta avevano provato a farlo uscire fuori da un cerchio disegnato per terra, ed erano riusciti a malapena a farlo arretrare di qualche passo. Dubitava che i progressi fatti da allora avrebbero potuto fare qualche differenza; senza contare che adesso era da sola. Serviva una distrazione. Si guardò intorno nella vana speranza di scorgere un granchio da infilare nei bermuda del Terzo Seggio.

    Qualche suggerimento?
    Indossi un bikini, devo proprio suggerirti che genere di distraz-
    Manco morta!

    Certi espedienti non li avrebbe usati nemmeno un'allieva di Mouryou.
    Ad ogni modo, non poteva cedere ancora terreno. Partì nuovamente all'attacco con tutta la velocità di cui disponeva. Aveva suo malgrado imparato la lezioncina del senpai, e invece di caricare con la katana già sollevata adesso la tenne serrata al fianco sinistro, sempre con entrambe le mani, la lama quasi a sfiorarle la guancia. Il braccio destro così incrociava il busto e forniva una sorta di protezione. Percorse lo spazio che la separava da Haru Hanae trattenendo il fiato, e quando fu abbastanza vicina aprì la lama verso l'esterno con quello che sembrava in tutto e per tutto un tondo portato alla spalla, da sinistra verso destra. Invece, attese sino all'ultimo istante prima di un possibile contrattacco per chinarsi improvvisamente all'altezza del suo addome, caricare la gamba destra all'indietro e rilasciarla in un calcio laterale basso atto ad eseguire una spazzata sullo stinco sinistro dell'avversario. Poiché Haru avrebbe potuto benissimo evitarlo con un salto, cercò in tutti i modi di non limitarsi alla semplice spazzata – e al semplice impatto osso contro osso che poteva sbriciolarle l'arto, ma provò ad 'agganciare' il proprio collo del piede alla caviglia di lui e a strattonare con forza verso l'alto. Contemporaneamente fece partire il colpo di spada, adesso divenuto un ridoppio roverso, e tentò di far scorrere la lama dal fianco sinistro sino alla clavicola destra dell'avversario, tagliando obliquamente il busto. Conscia delle scarse possibilità di tale avvenimento, Rei sperò comunque che l'attacco della katana a sinistra e quello della gamba a destra potessero impacciare i movimenti del biondo abbastanza da sbilanciarlo. Calcolò in fretta il da farsi in base a qualche eventuale contromossa: se Haru avesse voluto colpirla, poteva contare su un busto parzialmente protetto dalla posizione delle braccia nell'eseguire il ridoppio. Se invece avesse prima saltato la spazzata, evitando anche l'aggancio, lei avrebbe tentato di non perdere l'equilibrio ma di utilizzare lo slancio della stessa gamba per compiere una rotazione di centottanta gradi, puntellare entrambi gli arti inferiori tenendo sempre il sinistro leggermente piegato e lasciar proseguire l'ascesa della zampakutou nel tentativo di portarla oltre la propria spalla destra e pararsi così la schiena dai colpi in arrivo.
    Sperava di non aver bisogno del piano B, ovviamente, e si concentrò perché gamba e katana andassero a segno. La vertiginosa disparità di forza la irritava e la esaltava al tempo stesso; attaccò lanciando un urlo battagliero:
    "Kyaaaa!"
    Sicuramente non Hanae Haru, ma lei... lei cominciava a divertirsi.

    Parametri:
    -Zanjutsu:22
    -Hakuda:10
    -Kidou:6
    -Hoho:22

    Abilità:
    -Controllo del corpo lv.3
    -Controllo del Reiatsu lv.2
    - Zanjjutsu lv. 1

    Energia: verde
    Reiatsu: 100
    Stato fisico: tutt'intera, finora...
    Stato Mentale: let's fight!
    Riassunto: si porta di fronte all'avversario fintando un colpo tondo da sinistra a destra ad altezza spalle. All'ultimo istante si china piegando la gamba sinistra e tenta di eseguire una spazzata con l'altra gamba, agganciando il collo del piede alla caviglia di Hanae e strattonando verso l'alto. Nello stesso momento prova un ridoppio roverso, un colpo obliquo dal basso verso l'alto e da sinistra a destra. Tiene entrambe le mani sull'elsa della zampakutou, cercando così di fornire protezione al busto grazie alla posizione delle braccia. Se la spazzata dovesse fallire è pronta ad assecondare lo slancio della gamba destra sino a portarsi di schiena, così come proverà a proteggere quest'ultima lasciando che la katana termini l'ascesa del colpo per riportarla velocemente oltre la spalla destra, trasformando così il ridoppio in una parata, la lama pronto ad intercettare i colpi.
     
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  10. Tamaki-kun
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    La ragazza aveva appena ripreso a correre nella mia direzione quando decisi che, vista la situazione isolata in cui ci trovavamo, quella poteva essere una buona occasione per parlarle indisturbato. Subito dopo il processo di Corvo di Sangue, che chiamavo così perché ricordare il suo vero nome sarebbe uno sforzo eccessivo ed inutile, avevo seguito la ragazza fino a quando non la scorsi addormentarsi in riva al fiume, mantenendomi sempre ad una distanza sufficiente per non essere visto. Avrei dovuto parlarle allora, ma non lo feci. Con tutte le cose che aveva dovuto affrontare quel giorno, l’ennesima ramanzina non sarebbe servita a niente. Ora, però, potevo parlare liberamente.
    Quando il calcio della ragazza provò a privarmi dell’equilibrio decisi di seguire l’istinto e mi limitai a saltare, senza però ridurre il balzo ad una manciata di centimetri ma anzi sollevandomi circa di un paio di metri prima di ruotare frontalmente per ritrovarmi in una posizione verticale, poco sopra la testa di Rei. Stendendo una mano, approfittai proprio della sua nuca per ottenere un appoggio e spingermi così in un ulteriore saltello alle sue spalle, al riparo dalla lama della sua zampakutou. Ero appena atterrato quando, concentrando una notevole quantità di reiatsu lungo la gamba sinistra, decisi di non premiare il suo tentativo di difendersi la schiena e colpii sia la sua spina dorsale che la sua spada, scaraventandole entrambe nell’acqua grazie ad un calcio decisamente sopra le loro attuali possibilità.
    -Ti ricordi di quel processo, Kawashima? Sono certo di sì, quello stesso processo che ti ha costretto a lavare il sangue di una persona che conoscevi dalle tue stesse vesti. Ebbene, lascia che te ne parli un po’.- dissi sedendomi sul bordo delle rocce bianche e fissando la shinigami che era da poco riemersa -Tu credi di aver capito tutto, non è vero? Noi siamo quelli crudeli, i bastardi. Viviamo una vita di privilegi in virtù della nostra forza.-.
    -Sei solo una ragazzina!- esclamai con astio improvviso -Osservi ogni giorno le ingiustizie che si presentano ai tuoi occhi, le giudichi, credi che tutto questo sia crudele e vada cambiato. Un tempo, eravamo tutti come te. Ti rendi conto di questo?!? Cosa conosci del tuo sensei, Mouryou-kun? Niente. Non sai il suo passato, non sai cos’abbia dovuto affrontare e non sai quanto si sia odiato per aver agito in quel modo. Qui non è questione di ciò che vogliamo o meno fare. Credi che a me piacciano le regole? Ne farei a meno. Lo farei, ma non posso. Sono stato esiliato da una brigata per non averle rispettate. Non importa quanto tu possa diventare forte, Rei, non sarà mai abbastanza per cambiare tutto questo. Devi chinare la testa o scomparire, e ciò vale tanto per il più penoso mendicante del Rukongai quanto per uno dei capitani del Gotei XIII. Non siamo noi a decidere, non l’abbiamo mai fatto. Queste regole sono l’unica cosa che permette al nostro mondo di andare avanti senza distruggersi da sé, hai mai provato a pensare a cosa accadrebbe se un giorno Kenpachi Zaraki si svegliasse con la luna storta e decidesse di fare un massacro? Sarebbe plausibile vista la sua competitività, ma non può. E’ vincolato, così come lo sono io e come lo sei te. Sopporto tutto questo unicamente per poter continuare a combattere, mentirei se dicessi che lo faccio per motivi più nobili, ma almeno io ho capito che le utopie sono inutili nella Soul Society. Chinare la testa è il passo più amaro, ma è al contempo destino dopo esser stati portati in questo mondo. Chi non lo fa, è obbligato a morire o altrimenti potrebbe far danni ben peggiori. Per questo il tuo maestro ha ucciso quel ragazzino. Non osare giudicarlo per un gesto che, lasciatelo dire, avrà rovinato le sue notti ben più delle tue!-


     
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  11. _Rei_
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    Riflettiamo tutti sulle immense potenzialità hentai shoujo di Hanae che segue Rei e la spia mentre si lava la veste al torrente e si addormenta. E' così romantico <3! Peccato che Tamakkun sia refrattario a qualsiasi tentativo di kawaiizzazione del suo pg... Io però non demordo è_é


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    Voce zampakutou


    Ecco qua, tanta cura strategica per poi ritrovarsi quel maledetto che fluttua sopra la sua testa con una facilità avvilente, atterra alle sue spalle e la spedisce a mare con un calcio che rischia di spezzarle ogni singola vertebra. E poi dicono che uno, se si impegna, qualche risultato lo ottiene.

    Quello che Rei aveva ottenuto era un dolore lancinante nella regione lombare e la sensazione di avere la katana saldata tra le scapole. Il tuffo fu ancora più traumatico perché la colse impreparata. Infranse lo specchio d'acqua con una discreta panciata che in altre circostanze sarebbe stata pure divertente; rimase nella posizione 'sagoma dell'omicidio' per un paio di secondi, poi cominciò ad affondare come un biscotto nel the. A due metri di profondità si accorse che la zampakutou era slittata dalla schiena e stava precipitando negli abissi, e solo questo riuscì a scuoterla dallo shock del colpo. Distese il braccio per afferare l'elsa cremisi e strinse al petto la sua preziosa spada, cominciando ad annaspare per ritornare in superficie. Il dolore alla schiena le strappava piccoli gemiti che si trasformavano in bollicine.

    Rossa, mi era venuto in mente quando siamo arrivati, ma... tu sai nuotare?
    Certo che so nuotare, che domande fai?! E ora non distrarmi, che ho le ossa a pezzi e devo concentrarmi nello stile libero!
    Nel senso che stai liberamente ruotando su te stessa come una seppia impazzita? Perché la superficie mi sembra ancora parecchio distante...
    Ho detto NON DISTRARMI!

    In qualche modo, e nonostante il dolore, riuscì comunque a riemergere. Boccheggiò afferrandosi allo scoglio, ma il respiro le si spezzò in un rantolo soffocato quando tentò di issarsi e le fitte alla schiena si fecero più forti. Si lasciò ricadere, poggiando solo con gli avambracci sulla ruvida superficie di pietra, la zampakutou stretta nella mancina. Con la schiena immersa nell'acqua il dolore era più sopportabile, sebbene ancora intenso. Alla sua destra, il suo avversario se ne stava tranquillamente seduto come un bagnante della domenica.

    CITAZIONE
    Hanae: -Ti ricordi di quel processo, Kawashima? Sono certo di sì, quello stesso processo che ti ha costretto a lavare il sangue di una persona che conoscevi dalle tue stesse vesti. Ebbene, lascia che te ne parli un po’. Tu credi di aver capito tutto, non è vero? Noi siamo quelli crudeli, i bastardi. Viviamo una vita di privilegi in virtù della nostra forza.-.

    Rei, ancora appesa alla roccia, tirò su col naso, strofinò il viso contro il braccio per scostarsi le ciocche bagnate dalla fronte e fissò il biondo con la sua migliore espressione da di che diavolo stai parlando così all'improvviso? Poi capì, si accigliò e aprì la bocca per rispondere a tono, ma successe una cosa inimmaginabile. Un evento epocale. Haru Hanae si mise a gridare.

    CITAZIONE
    Hanae: -Sei solo una ragazzina! Osservi ogni giorno le ingiustizie che si presentano ai tuoi occhi, le giudichi, credi che tutto questo sia crudele e vada cambiato. Un tempo, eravamo tutti come te. Ti rendi conto di questo?!? Cosa conosci del tuo sensei, Mouryou-kun? Niente. Non sai il suo passato, non sai cos'abbia dovuto affrontare e non sai quanto si sia odiato per aver agito in quel modo. Qui non è questione di ciò che vogliamo o meno fare. Credi che a me piacciano le regole? Ne farei a meno. Lo farei, ma non posso. Sono stato esiliato da una brigata per non averle rispettate. Non importa quanto tu possa diventare forte, Rei, non sarà mai abbastanza per cambiare tutto questo. Devi chinare la testa o scomparire, e ciò vale tanto per il più penoso mendicante del Rukongai quanto per uno dei capitani del Gotei XIII. Non siamo noi a decidere, non l’abbiamo mai fatto. Queste regole sono l’unica cosa che permette al nostro mondo di andare avanti senza distruggersi da sé, hai mai provato a pensare a cosa accadrebbe se un giorno Kenpachi Zaraki si svegliasse con la luna storta e decidesse di fare un massacro? Sarebbe plausibile vista la sua competitività, ma non può. E’ vincolato, così come lo sono io e come lo sei te. Sopporto tutto questo unicamente per poter continuare a combattere, mentirei se dicessi che lo faccio per motivi più nobili, ma almeno io ho capito che le utopie sono inutili nella Soul Society. Chinare la testa è il passo più amaro, ma è al contempo destino dopo esser stati portati in questo mondo. Chi non lo fa, è obbligato a morire o altrimenti potrebbe far danni ben peggiori. Per questo il tuo maestro ha ucciso quel ragazzino. Non osare giudicarlo per un gesto che, lasciatelo dire, avrà rovinato le sue notti ben più delle tue!-

    Non poteva essere più stupefatta. Se Haru si fosse messo a ballare il valzer con un'otaria sbucata fuori dalle onde ne sarebbe stata meno sbalordita. Seguì tutto l'improvviso sfogo dell'ufficiale della Nona con le labbra atteggiate ad una piccola 'o' di sorpresa e con gli occhi spalancati.
    Era incredibile... Hanae Haru poteva esprimere dei sentimenti! Il suo viso assumeva delle espressioni! Le sue sopracciglia si corrugavano, i lineamenti si contraevano, il sangue affluiva al volto, la voce prendeva un'intonazione! Era uno spettacolo che aveva dell'inverosimile, come vedere una statua prendere vita. Rei provò una bizzarra soddisfazione nell'essere la causa di tale accesa loquacità, addirittura per una evento passato che il biondino sembrava non essere riuscito a dimenticare. Non capiva bene per quale motivo, ma aveva la tentazione autolesionista di farlo arrabbiare ancora di più. Scherzare sulla sua singolare parlantina odierna, dirgli che aveva una cozza attaccata al cavallo dei bermuda o che era maledettamente carino quando si infervorava. Rinunciò ai suoi propositi solo perché aveva infine realizzato il significato delle parole di lui... e perché l'ultimo pensiero formulato l'aveva fatta trasalire.

    Invece rimase a guardarlo in silenzio per qualche istante, riflettendo. Era la sua occasione per spiegare pacatamente le proprie ragioni con grande maturità e autocontrollo, e fare lei quella cool, per una volta. Sì, avrebbe soppresso la sua indole passionale e argomentato con saggez... Un momento...

    “... Quello stesso processo che ti ha costretto a lavare il sangue di una persona che conoscevi dalle tue stesse vesti... Lavare il sangue dalle tue stesse vesti...Tue stesse vesti... Il sangue... angue... angue... dalle vesti... esti... esti...”

    “T-T-T-TU!” Lo puntò istericamente col dito, avvampando. “Tu hai SPIATO! M-mi ha seguita sino al brrgghghghhhlll...!” Terminò la frase sott'acqua, perché sollevando il braccio si era sbilanciata ed un lampo di dolore più forte le aveva fatto mollare la presa. Quando riemerse – la zampakutou era rimasta sul bordo – si attaccò nuovamente alla parete di roccia come una vongola, rantolando.
    Così non andava. Respirò a fondo, cercando di calmarsi. Se c'era una cosa che l'esperienza del processo le aveva insegnato era la differenza tra esprimere un'opinione e scavarsi la fossa con le proprie mani. Ma fino ad ora era fermamente convinta che in Haru Hanae non vi fosse nulla, oltre la fredda indifferenza con cui si mostrava al mondo. Le sue parole, invece, dimostravano un inaspettato coinvolgimento. Sebbene aggressive sembravano parole sincere, e meritavano altrettanta sincerità. Senza osare troppo, naturalmente.

    “Io non capisco, senpai.” Nella sua espressione non vi era traccia di risentimento per l'improvvisa ramanzina. In verità, sembrava quasi triste. “Hai detto che un tempo anche voi eravate come me. Certe volte, però, a me sembra come se fossi io ad essere stata come voi. Ad avere questa...” esitò un attimo, “questa rassegnazione. Quando vivevo nel Settantaquattresimo distretto non potevo fare altro che chinare la testa alla legge del più forte e cercare di sopravvivere. Accettare soprusi ed ingiustizie perché convinta di non avere scelta; convinta, come tu hai detto, di non poter essere mai abbastanza forte per cambiare tutto questo. Del resto è inutile nasconderlo.” Fu tentata di distogliere lo sguardo, ma non lo fece. “Sono arrivata nel Seireitei perfettamente conscia di quello che stavo cercando di fare: fuggire da una vita che non offriva protezione, nemmeno per gli innocenti. Fuggire da un luogo dove violenza equivale ad avere ragione, e chiedere aiuto a considerarsi già dei perdenti. Ma a me non importava degli altri. Non volevo diventare shinigami per proteggere o salvare qualcuno,” ammise, per la prima volta a voce alta. “Solo per salvare me stessa. Ma adesso non è più così.”

    Le dava fastidio parlare di cose così importanti da questa posizione; sembrava stesse chiacchierando con un bagnino a bordo piscina. Tentò di uscire dall'acqua un'altra volta, ma il dolore le permise soltanto di sollevare un poco il busto per poi ricadere nuovamente. Emise un sospiro frustrato con il viso mezzo sommerso, facendo ribollire l'acqua.

    “Io non ho nulla contro le regole,” proseguì più decisa, adagiandosi nuovamente contro la roccia emersa. “So bene che senza una legge questo mondo non resisterebbe al caos. Ho scelto in piena coscienza di servire come shinigami sotto il comando del Gotei XIII, ed al Gotei va la mia assoluta fedeltà. Anche, e sopratutto, quando alle mie iniziali motivazioni di sopravvivenza se ne sono aggiunte altre. Come shinigami - e come individuo - sento che è giusto che alla fedeltà si accompagni anche la consapevolezza che questo non è il migliore dei mondi possibili, ma che è possibile invece migliorarlo.”
    “La Soul Society e le sue leggi perdurano da migliaia di anni. Quando qualcosa rimane in giro per così tanto tempo, si comincia a dimenticare perché alcune regole sono state create in origine. Con il passare dei secoli, tuttavia, tali regole non sono più regole, ma diventano istituzioni. Qualcosa che nessuno ha il permesso di mettere in discussione, o rischia di venire punito. Capisco perché hai detto 'non siamo noi a decidere'. Persino coloro che hanno creato quelle stesse leggi vi si sottomettono, come se la legge stessa avesse una propria volontà e vietasse di interrogarsi su una sua possibile inadeguatezza. Ma la Camera dei Quarantasei, i Capitani, sono qui per qualcosa di ben più concreto di un'istituzione! Io non posso dire di aver conosciuto abbastanza questa realtà, e forse azzarderò la mia interpretazione, ma so dell'integrità di Kuchiki-taichou, della gentilezza di Ukitake-taichou, della saggezza di Unohana-taichou. Coloro che mi comandano sono lì non soltanto in virtù della loro forza, ma anche e sopratutto del loro valore come persone. Ciò che frena Zaraki-taichou è Zaraki-taichou stesso, e le scelte che lo hanno condotto a servire il Gotei. Questo lo credo fermamente.”

    Nell'urgenza di esprimersi c'era forse troppo ardimento. Rei fissava negli occhi il suo interlocutore con sguardo limpido e risoluto, e si ricordò di mitigare i suoi modi solo quando dovette entrare più sul personale:
    “Non penso che voi siate i cattivi, i bastardi riprese, citando le iniziali parole dell'ufficiale. “ Mi permetto di ipotizzare, in base a ciò che hai detto, che probabilmente anche tu hai avuto familiarità con la vita negli ultimi distretti del Rukongai e con le sue ristrettezze, Haru-senpai. Non pretendo di capire ciò che senti,” come invece pretende una certa persona, avrebbe voluto aggiungere, ma frenò in tempo la lingua; “tuttavia anche tu, forse, hai provato la stessa impotente amarezza di chi è cresciuto in quei luoghi, proprio come me. E forse quello che ti è capitato nella Seconda Brigata ha riportato alla luce quelle sensazioni, quel senso di ineluttabilità. Dici che ti importa soltanto di combattere, e non avrei esitato a crederlo prima di oggi, ma adesso... non mi sembra sia davvero così.” Provò imbarazzo nell'ammetterlo, ed arrossì. “Ti preoccupi che io possa aver giudicato male un tuo compagno, ci tieni a chiarire il suo ed il tuo punto di vista persino con me, che ritieni poco più di una mocciosa. Sono spiazzata, lo ammetto, perché avevo un'idea ben precisa nei tuoi riguardi” - meglio non specificare quale - “e questo scombussola un po' i miei piani.” Gli sorrise, pur sapendo che frasi simili potevano mancare la ristrettissima zona della mente del biondo dove c'era scritto 'senso dell'umorismo'.

    “Non giudico Mouryou-sensei. Forse avrai letto questo sul mio volto quel giorno al processo, così come avrai visto la delusione nello scoprire un lato del mio maestro che non riuscivo a comprendere appieno. Non l'ho giudicato, ma temuto. Ho capito quanto poco lo conoscessi, allo stesso modo in cui ho realizzato quanto incomprensibile distacco ci fosse tra chi fa una legge e chi è costretto ad eseguirla, tra il puro concetto di giustizia ed il modo inadeguato con cui esso viene messo in pratica. Io non voglio temere il mio maestro, ma rispettarlo ed ammirarlo. Voglio fidarmi di lui, e sapere che anche lui può avere il diritto di essere uno shinigami esemplare e contemporaneamente essere fedele ai propri sentimenti. Siamo soldati, è vero, ed è nostra responsabilità combattere senza esitazioni. Ma non viviamo perennemente in un campo di battaglia, e non siamo nemici. Deve esserci data la possibilità di chiederci cosa sia giusto o sbagliato. Devo rispettosamente dissentire da quello che hai detto, quindi, senpai. Siamo noi a decidere, ed una sola persona può fare la differenza, che sia il più penoso mendicante del Rukongai o uno dei Capitani del Gotei XIII.”

    Tentò ancora una volta ad issarsi sullo scoglio. Stava per concentrare il Reiatsu nelle gambe e provare ad uscire grazie a questo, ma all'ultimo cambio idea. Restò in silenzio qualche istante, poi si rivolse ancora verso il suo superiore: “Haru-senpai, io penso... che il destino non esista. Che se abbiamo anche una sola libertà, questa è quella di poter fare delle scelte. Non per ogni cosa, non sempre, ma fino a che ci è concesso non dovremmo chinare la testa e accettare tutto con rassegnazione. E' solo il modo più comodo per vivere, e la me stessa di un tempo lo avrebbe fatto senza nessun rimorso. Sono cambiata. Credo nel valore del Gotei; credo che il suo valore sia nella collaborazione, e nell'unione. E te l'assicuro, senpai, con il caratteraccio che mi ritrovo ed il mio maledetto orgoglio confessare tutto questo proprio a te è estremamente imbarazzante!” Fece una breve risata che si stemperò in un sorriso più dolce. “Però ci sono circostanze in cui farsi vincere dall'orgoglio e rifiutare l'aiuto di chi ci sta attorno diventa un segno di debolezza.”
    Detto questo, con un gesto che equivaleva ad immergere un braccio in una vasca di piranha, tese la mano verso di lui. “Ci sono circostanze, senpai, in cui è necessario più coraggio per chiedere aiuto che per sopportare in silenzio.”
    Chissà se alla Quarta erano bravi a riattaccare gli arti.
     
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  12. Tamaki-kun
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    CITAZIONE
    Parlato
    Urlato
    Sussurrato
    Pensato
    Parlato d'altri

    -Mi chiedo quanto impiegheranno le tue utopie ad infrangersi.- commentai tristemente, cingendo la mano della ragazza ed aiutandola ad issarsi sullo scoglio -Per oggi credo che allenarsi oltre sarebbe inutile, ci sarebbe iinvece una cosa che vorrei mostrarti nella Soul Society. Rivestiti.-.
    Avevo appena finito di parlare che subito mi diressi, con una certa silenziosa impazienza, verso la solita divisa che mi affrettai ad indossare. Estraendone un piccolo auricolare, comunicai agli addetti all’apertura del Senkaimon che avevamo ormai finito e desideravamo tornare alla sede della Nona Brigata. Nel giro di qualche secondo, il varco luminoso ci comparve davanti e con uno sguardo d’intesa a Rei la invitai ad accompagnarmi nell’ennesimo viaggio lungo il malsano tunnel violaceo, guidati da due farfalle infernali che ne erano appena emerse.
    -Seguimi.- mormorai alla neoshinigami appena mettemmo nuovamente piede nei giardini della mia divisione, facendole strada lungo l’intero Seireitei fino a quando non superammo l’ampia cinta muraria che lo separava dal Rukongai e dalla sua povertà.
    Un piccolo spiazzo d’erba ingiallita ed arsa dal sole segnava il triste confine tra i primi cortili malcurati e le imponenti pietre che si facevano beffe di quella povertà. In mezzo ai radi steli erbosi spuntavano due piccole lapidi, quasi invisibili dalla strada principale che portava ad uno dei tanti distretti dove la povertà e la criminalità si contendevano l’egemonia. Delle iscrizioni rozze, a malapena leggibili, recitavano sopra una il nome di “Tamaki Koyuya” e sull’altra “Shingo Kurosaki”.
    -Immagino che tu non sappia nulla di loro, le loro vicende risalgono a qualche anno prima che tu ti iscrivessi in accademia. Forse non avevi nemmeno raggiunto il Rukongai a quei tempi.- dissi alla ragazza, fissando i miei occhi gelidi sulle sue pupille -Erano due quinti seggi, rispettivamente dell’Undicesima e della Dodicesima Brigata. Si riservarono il diritto di scegliere. Non vollero chinare la testa alle regole, proprio loro che avrebbero dovuto farle rispettare. Credo che fossero semplicemente schifati di tutto questo, come tanti altri lo furono prima di loro. Un giorno decisero di abbattere quello stesso muro che ci sorge davanti. Un gesto tanto idealista quanto stupido. Riuscirono a malapena ad aprirsi un varco prima di essere intercettati dal Tenente della Prima Divisione... Come finì la loro storia, dovresti averlo già intuito. La faccenda fece un discreto scalpore in quei mesi, solo per poi essere dimenticata dal susseguirsi degli eventi quotidiani. Sai perché ti ho portata qui, Rei-chan? In te ho rivisto la loro storia, siete meno differenti di quanto potresti pensare. Non mi importa cosa ritieni giusto e cosa sbagliato, non lascerò che un altro shinigami faccia la loro fine in nome di qualche stupido ideale di libertà di scelta o uguaglianza. Se mai, un giorno, sarai tentata di fare qualcosa di così masochista, sappi che ti fermerò ancor prima che tu possa metterla in atto.-.
    -Pensaci.- sussurrai in un sospiro di fiato che si disperse nel vento, insieme al mio corpo. La ragazza era sola in quella triste radura.




    CITAZIONE
    Guadagni +8 punti alla statistica Zanjutsu.
    Sono meno di quanto ci si aspetterebbe per il tuo livello di energia, ma nell'intera ruolata la parte del combattimento non è stata che un aspetto secondario e questo è il massimo che posso darti. Spero ti sia divertita, fai pure un post conclusivo.

     
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  13. _Rei_
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    Normale: narrato, parlato png
    Parlato Rei
    Corsivo: pensato, enfasi; sogni, ricordi, deliri vari
    In quote: parlato altri pg con rispettivi colori
    Voce zampakutou


    La fine del mondo era alle porte, non c'era dubbio. Il fatto che Hanae Haru, invece di sezionare il suo braccio in pratici bocconi da lanciare ai pesci, avesse davvero preso la sua mano per aiutarla ad uscire dal mare, era chiaramente un presagio apocalittico. Come minimo adesso le acque si sarebbero divise, il cielo si sarebbe tinto di rosso ed uno sciame di cavallette avrebbe planato su di loro per cibarsi della loro carne.

    Gli eventi successivi furono invece della massima normalità. Il Terzo Seggio si rivestì in fretta, estrasse un auricolare e fece riaprire il Senkaimon. L'unica variabile imprevista era quella 'cosa' che voleva mostrargli nella Soul Society e che, considerando la sua fervida immaginazione, Rei aveva già identificato con qualcosa di estremamente agghiacciante, o estremamente pericoloso, o estremamente osceno.
    Per stare al passo con il collega dovette indossare la divisa senza nemmeno avere il tempo di asciugarsi. La stoffa dello shihakusho le si appiccicava fastidiosamente addosso e ci mise un secolo ad infilarsi i calzini. Raggiunse il Senkaimon appena in tempo, saltellando su un piede solo mentre tentava di allacciarsi il sandalo destro. Le porte si richiusero e Rei seguì il senpai in silenzio, con i capelli gocciolanti ed il dolore alla schiena che non accennava a diminuire.

    Continuarono a camminare anche dopo essere rientrati nei cortili della Nona Brigata. Rei si era ormai abituata alla tradizionale mancanza di cordialità del ragazzo che la precedeva, e non si sentiva particolarmente a disagio per il suo silenzio, ma doveva fare i conti con la propria tradizionale tendenza alla chiacchiera. Moriva dalla voglia di fare delle osservazioni, commentare, chiedere dove fossero diretti, lamentarsi per la divisa umidiccia. Seppe trattenersi solo perché si era sfogata già abbastanza con l'arringa di poco prima, e perché un irritante buffone aveva ripreso a ciarlare dentro la sua testa.

    … Ti ho mai raccontato di quando ideai una brillante trama per un romanzo fantasy/horror/esoterico/adolescenziale? Allora, c'è questa brunetta che si trasferisce in un posto dove non fa che piovere-
    Non è proprio il momento. Haru mi sta conducendo nell'ennesimo posto misterioso; forse sta cercando il luogo ideale dove eliminarmi definitivamente.
    Che noia. Potevate almeno finire il combattimento nel mondo dei vivi. L'aria salmastra è ricca di iodio!
    E tu potevi almeno rivelarmi il tuo nome, se volevi che il combattimento durasse più di dieci secondi.
    Ehiehi, io te l'ho rivelato...
    'Ancheggia, Elvis Presley' non è un comando di rilascio!
    Perché non hai mai sentito come canto bene Love me Tender. Ti ho mai raccontato di quella volta in cui composi un-

    Rei chiuse il collegamento; erano arrivati. Oltre la Corte delle Anime Pure, oltre i distretti benestanti, nello spiazzo arido dove erano collocate due lapidi. Il suo volto si rabbuiò. Conosceva bene quel tipo di tomba. Le colline del Rukongai erano disseminate di quelle piccole, anonime lastre di pietra che recavano solo un nome, malamente inciso. Era in questo modo che venivano seppelliti gli ultimi del loro mondo, i poveri o i piccoli criminali, coloro che venivano subito dimenticati. Era anche così che venivano seppelliti gli shinigami morti senza onore.

    CITAZIONE
    Hanae: -Immagino che tu non sappia nulla di loro, le loro vicende risalgono a qualche anno prima che tu ti iscrivessi in accademia. Forse non avevi nemmeno raggiunto il Rukongai a quei tempi. Erano due quinti seggi, rispettivamente dell’Undicesima e della Dodicesima Brigata. Si riservarono il diritto di scegliere. Non vollero chinare la testa alle regole, proprio loro che avrebbero dovuto farle rispettare. Credo che fossero semplicemente schifati di tutto questo, come tanti altri lo furono prima di loro. Un giorno decisero di abbattere quello stesso muro che ci sorge davanti. Un gesto tanto idealista quanto stupido. Riuscirono a malapena ad aprirsi un varco prima di essere intercettati dal Tenente della Prima Divisione... Come finì la loro storia, dovresti averlo già intuito. La faccenda fece un discreto scalpore in quei mesi, solo per poi essere dimenticata dal susseguirsi degli eventi quotidiani. Sai perché ti ho portata qui, Rei-chan? In te ho rivisto la loro storia, siete meno differenti di quanto potresti pensare. Non mi importa cosa ritieni giusto e cosa sbagliato, non lascerò che un altro shinigami faccia la loro fine in nome di qualche stupido ideale di libertà di scelta o uguaglianza. Se mai, un giorno, sarai tentata di fare qualcosa di così masochista, sappi che ti fermerò ancor prima che tu possa metterla in atto.-

    Rei gli si avvicinò istintivamente.
    “Senpai, proprio per questo io...- “
    Con suo grande disappunto, però, Hanae Haru si volatilizzò subito dopo un breve bisbiglio.
    Non rimasero che le lapidi, l'erba ingiallita e lei al centro dello spiazzo, i pugni contratti.
    “...”

    … Stupido biondino! Stupido, stupido, stupido biondino!
    Ecco, lo sapeva, ora si sentiva in colpa. Stava usando il metodo 'io non permetterò che ti succeda qualcosa' per farla sentire uno schifo!
    Maledizione a lui ed al suo shunpo. Avrebbe voluto dire tante cose, afferrarlo per il bavero della divisa e scuoterlo fino a cancellargli dalla faccia quell'aria impassibile; chiedergli il perché di tutta questa rassegnazione, quando era così evidente dalle sue parole che anche lui considerava questo posto un paradiso negato. Chiedergli perché, invece di combattere per un cambiamento che facesse divenire la Soul Society un luogo in cui un uomo non doveva morire per aver abbattuto un muro, si arrendesse anche lui a questa legge ingiusta.
    Chiedergli perché, nonostante tutta la sua forza, adesso gli fosse apparso incredibilmente debole, e triste.

    “Koyuya-san, Kurosaki-san, siete stati coraggiosi. Molto ingenui, ma coraggiosi.”

    Rei si inchinò brevemente dinanzi alle due lapidi, voltandosi poi per allontanarsi. Se Haru sperava di dissuaderla con questo metodo, si sbagliava di grosso. Piuttosto, aveva ottenuto l'effetto contrario: scoprire che vi erano stati shinigami che avevano lottato per cambiare le cose le aveva dato speranza. Sapeva tuttavia che senza potere avrebbe potuto fare ben poco, ma non importava: aveva già degli obiettivi, ed il più importante di questi era diventare forte. Non importa quanto le sarebbe costato, o cosa ne pensasse Hanae a riguardo.

    Ollallà, adesso è diventato Hanae...
    Cos-..!? E' stato un lapsus! Un LAPSUS! Sono i sensi di colpa!
    E perché mai dovresti sentirti in colpa? Che diavolo ti importa di lui? Non volevi solamente mettere in atto il tuo diabolico piano della finta amicizia? Non volevi scoprire i suoi punti deboli, avere della confidenze, delle rivelazioni sul suo passato per sfruttarle? Mi pare che da questo punto di vista il piano sia stato un successone. Tre urrà per Kika-chan!

    Chissà perché non era per nulla in vena di trionfo. Non riusciva a provare la soddisfazione che avrebbe dovuto provare, non ora che vedeva il suo acerrimo nemico sotto una luce nuova. Era sempre Haru l'Insopportabile Stoccafisso, ma di fronte a quelle lapidi era sembrato come... ferito.
    Aveva l'aria di qualcuno che si fosse scottato col fuoco e non avesse più il coraggio nemmeno di avvicinarsi ad una fiammella. Neanche per farsi luce. Era difficile capire cosa provasse realmente.

    Ci chiamiamo “dei della morte”, ma manchiamo della principale qualità che di solito si attribuisce ad un dio: l'innata capacità di conoscere e comprendere l'essenza di tutto ciò che esiste.
    Fiuuu, che perle di saggezza! Le trovi nella carta dei cioccolatini?
    Talento innato. Piuttosto, deciditi una buona volta a collaborare. Dobbiamo allenarci senza sosta, d'ora in avanti.
    Per me non c'è problema, ma... vuoi finire come i due tizi nel campetto delle lapidi?
    Macché. C'è una lezione che ho imparato oggi, Uomo Calzamaglia: che per ottenere qualcosa bisogna avere il coraggio anche di giocare sporco. E non avere paura di scottarsi.
    Scherzare col fuoco è pericoloso, lo sai.
    Correrò il rischio. E poi, sai bene che a me il fuoco piace un sacco.
    … Ahahah! Anche a me, Rossa. Anche a me.

    Mi sono divertita tanto, grazie <3!
     
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12 replies since 11/5/2011, 23:51   155 views
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