Situazione di... merda!

-Bello.- esclamai in risposta alle parole di Falkner mentre ero ancora intento a scendere dalla scaletta sudicia che mi avrebbe portato all’interno delle fogne -Quindi non solo mandano due terzi seggi all’interno di questo enorme porcile, ma ce li fanno rimanere abbastanza a lungo da affrontare un avversario ostico. Se dovessi aver bisogno d’aria fresca, ti avverto, farò saltare in aria questa maledetta conduttura. Pazienza per i costi che mi saranno accollati, ne sarà valsa la pena… Perché questo muschio è fluorescente?!?-. Con un’espressione schifata rimasi ad osservare i malsani abitanti di quelle fogne, pentendomi in lingue sconosciute di essere così ligio al dovere. Avevo impiegato alcuni minuti, sulla strada, a tentare di trovare una scappatoia negli ordini che ci erano stati affidati, ma a quanto pareva non avevamo proprio altra scelta se non quella di calarci contro ogni normativa igienica in quelle condutture viscide e puzzolenti. Speravo che almeno il nostro avversario valesse la candela, ma ne dubitavo: eravamo due tra i migliori ufficiali della Soul Society ed io ero già piuttosto irritato, avrei tentato di ucciderlo senza troppi preamboli. Chissà che effetto avrebbero fatto i miei continui rilasci di reiatsu in quelle ampie gallerie, qualcosa mi diceva che stavamo per incorrere in un discreto rischio di farci cadere tutta la struttura addosso. Poco male, in teoria avremmo dovuto sopravvivere per così poco. Sempre che il tanfo non ci uccidesse tutti prima, è ovvio.
-Sbrighiamoci. Ho paura di ritrovarmi con tre braccia, se rimarrò troppo a lungo in contatto con queste schifezze luminescenti.- dissi iniziando a camminare nella direzione indicata da Falkner, avendo cura di non sfiorare quelle maledette pareti ma preferendo il solido cemento dei marciapiedi piuttosto che l’inquietante grata che, speravo, mi avrebbe almeno salvato da un bagno indesiderato. Non mi sforzai nemmeno per un istante di celare la mia energia spirituale, preferendo piuttosto avanzare davanti al mio compagno in quanto più resistente ad eventuali colpi a sorpresa. In breve giungemmo vicino al luogo da cui proveniva l’ostile emissione di reiatsu, girando l’angolo che ci separava da essa assicurandomi di assumere già una posizione di guardia. Il braccio sinistro era portato all’altezza del volto, leggermente avanzato rispetto ad esso, mentre il suo compagno si era già flesso a proteggere il fianco destro e l’addome da eventuali attacchi. Ruotando leggermente il bacino in senso orario, portai in avanti la gamba sinistra e mi assicurai che entrambi gli arti inferiori rimanessero abbastanza rilassati da potermi muovere in caso di necessità.

-Guardando il lato positivo, direi che potremo già essere di ritorno per cena. Ti andrebbe dello spezzatino stasera, Falkner?- commentai per niente impressionato dalle enormi dimensioni di quel mostro. Rispetto alle mie, ad esser sincero, molte dimensioni si sarebbero potute definire enormi ed affrontare avversari più grandi non era mai stato un problema… Specie in uno spazio tanto ristretto da impedire loro dei movimenti decenti. Abbozzando un leggero sorriso di soddisfazione ascoltai il mio compagno attivare lo shikai che avevo già avuto modo di vedere altre volte, lieto di poter sfruttare a mio vantaggio le peculiarità che sapevo essergli proprie.
Falkner aprì le danze lanciando due sfere nere dalla gravità… Beh, non era importante sapere come funzionassero di preciso a livello teorico, mi bastava sapere che una finì col rompere la grata proprio sotto i piedi del mostro sollevando un muro d’acqua fetida mentre l’altra, alle mie spalle, iniziò a porre una leggera pressione sulle mie vesti come a volermi allontanare da lei, forza che sapevo sarebbe aumentata esponenzialmente nel giro di pochi istanti.
-Buon piano.- pensai subito, approfittando di aver già le gambe leggermente flesse per spingermi con un balzo in direzione dell’ampio addome del nostro avversario, quasi come se la sfera oscura mi avesse “sparato” verso di lui a notevole velocità. Decisi di non sprecare nemmeno un attimo e, subito, lasciai che parte del mio reiatsu ribollente fluisse lungo il corpo così da rinvigorirmi la massa muscolare prima di concentrarsi sulla punta delle dita di ambedue le mani. Avevo già deciso dove colpirlo, approfittando del muro di rifiuti più o meno solidi e dell’ulteriore aiuto che Falkner volle darmi utilizzando il Sai per bloccare ambedue le spesse braccia dell’hollow dietro la sua schiena. Per prima cosa stesi velocemente il braccio sinistro, già pronto a sferrare uno dei due colpi perforanti, così da conficcare almeno l’intera mano nell’area addominale in cui, secondo l’anatomia umana che sembrava possedere, doveva trovarsi lo stomaco, per poi tentare di sfruttare l’estrazione di quel primo colpo già sferrato per aumentare la forza con cui il mio arto superiore destro volle distendersi a penetrargli l’area adiacente, leggermente più esterna, dove doveva trovarsi la milza. Forse non sarei riuscito a raggiungerla, ma essendo un organo notoriamente più fragile degli altri speravo di potergli ugualmente causare una pesante emorragia. Al termine di questi due colpi in rapida successione, avrei evitato di estrarre anche il secondo affondo così da rimanere profondamente conficcato nel corpo del mostro, che avrebbe così avuto notevoli difficoltà a liberarsi di me pur potendo sperare di colpirmi visto che mi sarei inesorabilmente ritrovato entro il suo raggio d’azione. La cosa non mi preoccupava, ero in grado di resistere anche agli attacchi più feroci.

-Ma che diav…- mi ritrovai ad imprecare stizzito nella mia stessa testa quando il pugno del gigante mi costrinse ad indietreggiare dopo aver affrontato in pieno uno dei miei colpi perforanti. La mano destra mi pulsava leggermente per la durezza dell’impatto, ma questo non fece apparire alcuna espressione di dolore sul mio viso. Non c’era spazio per simili sciocchezze nel bel mezzo del combattimento.
Ero appena atterrato sull’umido pavimento di quelle fetide gallerie quando una folata di vento, che indubbiamente doveva essere il mio compagno, mi superò scagliandosi verso il mostro che nel frattempo aveva tentato di darsi alla fuga. Conscio di come solo io potessi resistere ad uno scontro frontale con quel bestione, mi affrettai a raggiungerli scattando rapidamente oltre il muro d’acqua che si stava ancora ritirando.
-Ora è una MIA preda, Falkner!- esclamai ricoprendo velocemente il mio intero corpo di uno spesso strato di energia spirituale sottocutanea e balzando verso l’enorme hollow proprio mentre il mio compagno si ritirava. Il mio lungo salto, diretto verso la parte superiore del suo busto, si sarebbe inevitabilmente esposto ad uno dei colpi che avevo già avuto modo di vedere, ma esattamente nell’istante in cui raggiunsi il suo raggio d’azione liberai una notevole quantità di reiatsu che, nelle pareti della galleria, si ritrovò ad espandersi come un’esplosione che avrebbe messo a dura prova le viscide pareti. Quella tecnica, l’haretsu, avrebbe dovuto impedirgli di raggiungermi con un pugno poiché le sue braccia avrebbero dovuto affrontare la possente spinta contraria dell’energia spirituale e, questo, mi avrebbe permesso di raggiungere il mio obbiettivo: stendendo rapidamente il braccio destro, avrei trafitto la sua spalla sinistra nella speranza di mettergli fuori uso l’intera articolazione con l’ennesimo colpo perforante. Se fossi riuscito a colpire abbastanza in profondità gli avrei impedito di utilizzare l’intero braccio sinistro e questo lo avrebbe reso completamente inabile da un lato, purché l’attacco del mio compagno portasse a compimento l’opera che un mio affondo non era bastato per fare.

Oggi era uno di quei giorni. Ma sì, quelli. Avete capito, vero? Quelli dove ti svegli solo con il buon proposito di annientare qualche forma di vita (o di morte? I concetti, in tal caso, sono confondibili) e invece ti ritrovi sepolto in un mare di… Rifiuti organici. L’unico fatto positivo di quella situazione è che, come avevo deciso di entrare in quelle fogne schifose, avevo anche messo in conto di fare una fine simile. E’ ovvio, dove volete che venga scagliato il povero kenpachi alto un metro ed uno sputo tra tutte le opzioni disponibili? In acqua, certo. Se poi quell’acqua non è propriamente acqua, le possibilità aumentano in maniera esponenziale.
Quelli erano all’incirca i miei pensieri quando il colosso fece sfondare al mio corpo la grata e mi fece sprofondare nel liquame. Beh, a dire la verità non erano solo quelle le mie considerazioni mentali. Molte frasi si riferivano infatti a come sarei ora stato lieto di ammazzare personalmente quel bestione e di come aveva decretato la sua fine. Una fine orribile, dolorosa e atroce. Probabilmente sarei riuscito a formulare qualche piano più concreto su come ucciderlo prima di uscire dall’acqua, se solo un’improvvisa apparizione di reiatsu non mi avesse detto che qualcosa non andava. Non ero mai stato granché bravo a percepire le energie spirituali ma, quando stanno per colpirti con un cero a distanza ravvicinata, è difficile anche per il più impedito degli shinigami il non avvertire la criticità della situazione. Nello specifico, decidendo di seguire il mio istinto più che i sensi tanto maltrattati da quel viscoso contorno probabilmente infettivo, feci in modo che lo spesso strato di reiatsu che già mi scorreva sotto la pelle non iniziasse a disperdersi lentamente e, anzi, mi curai di rinnovarlo con rapidità.
Feci decisamente bene, tre cero di notevole potenza mi travolsero in pieno un istante dopo causandomi ognuno delle leggere bruciature sul corpo. Ero fortunato a possedere delle difese tanto solide e, a quanto pareva, il mio nuovo avversario preferì darsi alla fuga piuttosto che infierire finché aveva il vantaggio dell’ambiente. Cos’era successo a Falkner nel frattempo? Lo avrei scoperto ben presto. Radunando le poche energie mentali che mi rimanevano presi a nuotare difficoltosamente verso la superficie e, da lì, risalii su uno dei due marciapiedi.

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Quando lo vidi, capii che doveva aver subito anche lui un’imboscata simile e, di certo, non saremmo riusciti a vincere da soli contro quegli avversari. Per quanto mi costasse ammetterlo, avevamo bisogno di rinforzi.
-Sono Hanae Haru, terzo seggio della Nona Brigata. Io e Falkner Chase siamo stati attaccati da diversi hollow di potenza paragonabile alla nostra, abbiamo bisogno di rinforzi. Non possiamo proseguire il combattimento in queste condizioni, siamo costretti a ritirarci momentaneamente. Sbrigatevi a mandare qualcuno!- sbottai irritato all’auricolare che mi permetteva di comunicare con alcuni membri della Dodicesima Divisione, i quali erano soliti svolgere la supervisione di ogni missione da dietro i sicuri uffici della Soul Society. Una volta chiusa la comunicazione, corsi verso l’ufficiale per controllare le sue condizioni. Levarci da quella situazione non sarebbe stato affatto semplice.
-Raggiungiamo l’uscita, se proveranno ad inseguirci lì avremo spazio sufficiente per resistere fino all’arrivo di ulteriori squadre.
-Vai, ti raggiungerò a breve.- sibilai irritato al mio compagno, che si dileguò con un rapido cenno d’assenso. Non avevamo un istante da perdere e, visto che non ero né veloce né affaticato quanto lui, era opportuno che fossi io a rimanere isolato per qualche istante anziché rallentare Falkner nella ritirata. Odiavo combattere in quel modo, i mordi e fuggi non facevano per me e solo il fatto che avessi anche la vita di un compagno a cui badare mi convinse a scattare verso quel tombino viscido e malsano. Nel giro di una manciata di secondi sarei tornato fuori, alla pallida luce della luna.