Situazione di... merda!

Oggi era uno di quei giorni. Ma sì, quelli. Avete capito, vero? Quelli dove ti svegli solo con il buon proposito di annientare qualche forma di vita (o di morte? I concetti, in tal caso, sono confondibili) e invece ti ritrovi sepolto in un mare di… Rifiuti organici. L’unico fatto positivo di quella situazione è che, come avevo deciso di entrare in quelle fogne schifose, avevo anche messo in conto di fare una fine simile. E’ ovvio, dove volete che venga scagliato il povero kenpachi alto un metro ed uno sputo tra tutte le opzioni disponibili? In acqua, certo. Se poi quell’acqua non è propriamente acqua, le possibilità aumentano in maniera esponenziale.
Quelli erano all’incirca i miei pensieri quando il colosso fece sfondare al mio corpo la grata e mi fece sprofondare nel liquame. Beh, a dire la verità non erano solo quelle le mie considerazioni mentali. Molte frasi si riferivano infatti a come sarei ora stato lieto di ammazzare personalmente quel bestione e di come aveva decretato la sua fine. Una fine orribile, dolorosa e atroce. Probabilmente sarei riuscito a formulare qualche piano più concreto su come ucciderlo prima di uscire dall’acqua, se solo un’improvvisa apparizione di reiatsu non mi avesse detto che qualcosa non andava. Non ero mai stato granché bravo a percepire le energie spirituali ma, quando stanno per colpirti con un cero a distanza ravvicinata, è difficile anche per il più impedito degli shinigami il non avvertire la criticità della situazione. Nello specifico, decidendo di seguire il mio istinto più che i sensi tanto maltrattati da quel viscoso contorno probabilmente infettivo, feci in modo che lo spesso strato di reiatsu che già mi scorreva sotto la pelle non iniziasse a disperdersi lentamente e, anzi, mi curai di rinnovarlo con rapidità.
Feci decisamente bene, tre cero di notevole potenza mi travolsero in pieno un istante dopo causandomi ognuno delle leggere bruciature sul corpo. Ero fortunato a possedere delle difese tanto solide e, a quanto pareva, il mio nuovo avversario preferì darsi alla fuga piuttosto che infierire finché aveva il vantaggio dell’ambiente. Cos’era successo a Falkner nel frattempo? Lo avrei scoperto ben presto. Radunando le poche energie mentali che mi rimanevano presi a nuotare difficoltosamente verso la superficie e, da lì, risalii su uno dei due marciapiedi.

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Quando lo vidi, capii che doveva aver subito anche lui un’imboscata simile e, di certo, non saremmo riusciti a vincere da soli contro quegli avversari. Per quanto mi costasse ammetterlo, avevamo bisogno di rinforzi.
-Sono Hanae Haru, terzo seggio della Nona Brigata. Io e Falkner Chase siamo stati attaccati da diversi hollow di potenza paragonabile alla nostra, abbiamo bisogno di rinforzi. Non possiamo proseguire il combattimento in queste condizioni, siamo costretti a ritirarci momentaneamente. Sbrigatevi a mandare qualcuno!- sbottai irritato all’auricolare che mi permetteva di comunicare con alcuni membri della Dodicesima Divisione, i quali erano soliti svolgere la supervisione di ogni missione da dietro i sicuri uffici della Soul Society. Una volta chiusa la comunicazione, corsi verso l’ufficiale per controllare le sue condizioni. Levarci da quella situazione non sarebbe stato affatto semplice.
-Raggiungiamo l’uscita, se proveranno ad inseguirci lì avremo spazio sufficiente per resistere fino all’arrivo di ulteriori squadre.
-Vai, ti raggiungerò a breve.- sibilai irritato al mio compagno, che si dileguò con un rapido cenno d’assenso. Non avevamo un istante da perdere e, visto che non ero né veloce né affaticato quanto lui, era opportuno che fossi io a rimanere isolato per qualche istante anziché rallentare Falkner nella ritirata. Odiavo combattere in quel modo, i mordi e fuggi non facevano per me e solo il fatto che avessi anche la vita di un compagno a cui badare mi convinse a scattare verso quel tombino viscido e malsano. Nel giro di una manciata di secondi sarei tornato fuori, alla pallida luce della luna.