Morte.

-Concordo. Era davvero bella.- dissi con voce pacata, osservando il plus di quell’insolito assassino mentre mi chinavo a raccogliere la sua mannaia che nel frattempo era caduta a terra. Fu piuttosto divertente seguire la reazione dei poliziotti nel vedere quella lama affilata alzarsi in volo, stretta da qualcosa che non potevano vedere né lontanamente concepire. Ci furono delle urla e qualche sparo provò a raggiungermi nella loro agitazione, prima che fuggissero a gambe levate. Poca roba, quei proiettili si accartocciarono come cartapesta sulla mia pelle delicata prima di cadere a terra nella polvere.
-Cosa che mi porta a chiederti perché l’hai uccisa, ragazzino. Non è una risposta che dovresti dare anche a lei?- chiesi muovendo la mannaia insanguinata nella direzione del cadavere di quella ragazzina, da cui già aveva iniziato a levarsi un plus assai simile a quello del ragazzo e sconvolto, dall’odio e dalla particolarità della situazione.
-Il mio nome è Zacarias Kanezane, lieto di fare la vostra conoscenza.- aggiunsi con un delicato inchino, rivolto ad entrambi, prima di precisare -Sia chiaro, non ti permetterò di farle del male... Per ora.-. Alzando leggermente la mano che ancora reggeva lo strumento metallico, ebbi modo di far notare la catena che da esso dipartiva per legarsi poi al petto di quel curioso ragazzo. Gli anelli che la componevano tintinnarono in maniera sinistra.

La ragazza levò un grido di paura, vedendo il suo povero corpo afflitto e decapitato ancor prima di udire le mie parole. Non poté dirsi rassicurata, probabilmente avrebbe impiegato qualche minuto per ritrovare un minimo di calma mentale e, assicurandole che non avrei permesso al suo assalitore di toccarla, mi parve quasi di sentire i burrascosi battiti del suo cuore rallentare un poco.
Rimasi per un po’ a giocherellare pigramente con la mannaia che reggevo tra le punte delle mie dita, roteandola come se fossi abituato a farlo e senza dedicare troppa attenzione al ragazzino che mi aveva chiesto di giocare con loro. Solo quando anche il plus femminile fu in grado di reggersi sulle proprie gambe, ripresi a parlare rivolgendomi ad ambedue: -Iniziamo a parlare di cose serie, ho un libro che mi attende e vorrei riuscire a finire di leggerlo prima che faccia sera. Adoro il decadentismo, qualche volta ho perfino speso un po’ del mio tempo a guardare quell’autore mentre vergava il manoscritto originale. Sto divagando, scusatemi… Lasciate che vi spieghi, almeno uno di voi sarà di certo interessato. Voi, dopo essere morti, siete diventati plus, anime legate alla Terra da quella catena che vi sorge dal petto. Io faccio parte dei predatori chiamati hollow, siamo una razza piuttosto variegata ma che sempre si nutre di energia spirituale… Che è esattamente la materia di cui siete ora composti, per intenderci. Su, non è importante questo ora, sarete lieti di sapere che ho una proposta interessante da farvi piuttosto che divorarvi, del resto sareste un ben magro pasto per me.
Dovete sapere che, strappandovi la catena che vi sorge dal petto, ho la possibilità di rendervi degli hollow proprio come me. Potere, libertà… Cos’altro vi dovrebbe importare oltre a questo? Continuerete perfino a vivere. Ahimè non c’è rosa senza spine, devo ammettere che la trasformazione di cui vi ho appena accennato è piuttosto dolorosa. Ben più dolorosa di morire tagliuzzati da una mannaia, temo. Il problema seguente è questo: voi siete in due, dubito che vi amiate molto e se anche dovessi trasformarvi entrambi, finireste per combattere a vicenda in preda alla cieca follia dei primi momenti, finendo con l’uccidervi. Questo tuttavia implica che uno di voi potrebbe continuare a giocare, mentre l’altra potrebbe invece ottenere una vendetta che presumo desideri. Lascerò a voi la scelta: accettate di farvi strappare quell’inutile peso? Vi ho detto cosa succederebbe se entrambi accettaste, non è difficile capire quel che accadrebbe se solo uno di voi due decidesse di diventare un hollow… E, per l’ultima opzione rimasta, vi posso già dire che vi ucciderei entrambi se nessuno dei due accettasse la mia vantaggiosa proposta.-

-Definirlo precursore è scorretto, il simbolismo ne è semplicemente una delle espressioni così come lo è l’estetismo.- dissi con aria pacata, avvicinandomi al ragazzo con passo lento e strascicato prima di cingergli la catena a pochi centimetri dal suo petto. Lasciai cadere a terra la mannaia, che vi tintinnò con un rumore sinistro. A quel punto, con la mano ormai libera, feci leva sullo sterno del ragazzo e ne rimossi la catena con un movimento fluido. Pochi secondi, del dolore più intenso che avrebbe mai potuto provare.
Il suo corpo si divise in una miriade di particelle di reiatsu luminoso, che non degnai di uno sguardo prima di scomparire e riapparire vicino alla ragazza, la quale nel frattempo aveva solo urlato frasi sconnesse su come volesse vendicarsi del suo assassino. Le riservai lo stesso trattamento ed anche lei divenne un turbine di energia spirituale.
Di lì a poco, ambedue i nuovi hollow sarebbero sorti nel raggio di un centinaio di metri. Uscii dalla casa per godermi il paesaggio dove avrebbero potuto materializzarsi, lasciando alle mie spalle la larga lama sporca di sangue.

Rimasi per un po’ in attesa, avevo avvertito il reiatsu del ragazzo stabilizzarsi ancora dentro il perimetro della casa ormai danneggiata ma così non era stato per la sua controparte femminile. Il suo corpo si formò sopra le nostre teste, un sinuoso serpente lungo cinque o sei metri dalle spire nere e spesse che si avviluppò intorno al tronco di un pino poco distante, prima di spezzarlo con facilità stringendolo nella sua morsa ed emettendo un grido di inaudita ferocia. Era arrabbiata, la piccolina.
-Una forma interessante…- commentai con occhio critico, portando l’indice poco sotto il mento a formare un’espressione assorta mentre i miei occhi scorrevano lungo la lunghezza di quell’essere. La maschera non era l’unico frammento osseo che adornava l’appena nata creatura, la sua coda terminava in due spesse e candide tenaglie in grado di recidere con facilità gli arti nemici, inoltre l’intera superficie del suo corpo, eccetto il ventre che poggiava normalmente sul terreno, era protetta da una miriade di piccole ma resistenti spine, difficili da notare nella penombra di quel boschetto.
Nel frattempo il ragazzo era riuscito a raccogliere la sua mannaia e, mostrandomi le sue nuove sembianze, poté scorgere colei che sarebbe stata la sua prima avversaria.
-Divertitevi. Io vi guarderò da poco distante, per non disturbarvi.- commentai mentre un sorriso divertito mi solcava le labbra. Con un balzo mi portai a circa dieci metri d’altezza e lì rimasi, levitando pigramente sopra quello che prometteva di diventare un curioso campo di battaglia. Il serpente era pronto a combattere, dopo aver distrutto quell’albero era ricaduto a terra ed ora fissava il suo avversario con occhi famelici, interrompendo il silenzio di quel posto con brevi ed ovattati sibili. Dietro la sua maschera, si potevano scorgere alcune file di denti acuminati tra cui i canini svettavano per la loro lunghezza.