Classe D [I]

Presentazione + Controllo del Reiatsu Lv. 1

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  1. ZioFargo
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    CITAZIONE
    Non prendetevela per i soprannomi o le valutazioni di Sakata: non è un pensiero mio, trattasi di semplice interpretazione.

    Fronte :'D

    Notai subito l'aria perplessa del Sensei appena gli posi la domanda. Si mise a guardare me e gli altri due studenti vicino a lui.
    Gli altri due erano decisamente più giovani di lui. Uno di loro portava una spettinata chioma di un colore tra il rosso e l'arancione, anche l'altro aveva capelli lunghi e spettinati, ma un viso più pulito.
    Sono l'unico con il buon senso di pettinarsi?
    Questi pensieri mi affiorarono in testa solo per una frazione di secondo, poiché dopo tutto non mi importava dell'apparenza estetica delle persone, soprattutto di sesso maschile, ma conoscendo i ragionamenti delle persone probabilmente quei due avevano reputato "ribelle" una chioma lunga e sgargiante. Se ora per ribellarci l'unica cosa che dobbiamo fare è spettinarci i capelli, siamo proprio caduti in basso.
    Il Sensei, dopo qualche altro sguardo furtivo, prese la parola: Purtroppo sì, sono il vostro sensei. Sareste così gentili da seguirmi, per piacere?
    Con una presentazione disinteressata e schiatta di questo genere, sapevo che ci sarebbe stato da divertirsi.
    Senza che nessuno di noi tre studenti si rivolse la parola, tutti seguimmo "GS", il quale procedeva a passo veloce facendo lo slalom tra il via-vai di studenti che arrivavano da tutte le direzioni. Personalmente feci un po' di fatica a seguirlo, ma vedendo il gran numero di gente che affollava quei corridoi, probabilmente avrei dovuto farci l'abitudine.
    Una volta arrivati nella nostra classe il Sensei ci disse di sederci in uno dei tre banchi posti in riga davanti alla cattedra. Il primo a prendere posto fu il ragazzo dai capelli arancioni, il quale si sedette nel posto centrale. Io lo superai per andare a posizionarmi alla sua sinistra. Una volta che tutti e tre prendemmo posto, il nostro "Pocoentusiasta-sensei" cominciò il discorso di presentazione.
    Gintoki Sakata, sesto seggio della Decima delle Tredici Brigate di protezione. Sarò il vostro sensei per l'intera durata del vostro percorso accademico che, ve lo posso garantire, non sarà rose e fiori. Qui dentro, con me, vigono due sostanziali norme.
    Uno: Finchè siete entro il perimetro accademico io ho pieno diritto di decidere della vostra sorte; la vostra sopravvivenza è solo ed unicamente un mio capriccio, così come per capriccio potrei uccidervi.
    Due: Gli studenti devono collaborare tra loro quando è richiesto. La collaborazione per i veri Dei della Morte è fondamentale.
    Coloro ai quali queste piccole premesse non vanno bene, possono benissimo alzarsi e tornarsene a casa.
    Bene, ora ripetete i vostri nomi, dato che li ho già dimenticati, e ditemi per quale astruso motivo vorreste diventare degli shinigami.

    Non volevo essere io il primo a parlare, per questo attesi che almeno uno dei miei compagni cominciasse, per valutare bene la situazione. Intanto sorrisi ancora all'atteggiamento pittoresco del Sensei, non capendo se lo faceva apposta per spronarci o davvero era per lui un peso. Poco importava, dato che quello che avrei voluto imparare lui avrebbe dovuto insegnarmelo.
    In ogni caso, pur volendo aspettare che qualcun altro dei due ragazzi alla mia destra cominciasse a parlare, non mi aspettai di certo di sentire "Capelliarancioni-san" scoppiare a ridere fragorosamente. Certo, la presentazione del Sensei avrebbe potuto risultare ilare a molti, ma vedendo la sua espressione io non mi sarei fidato di una reazione del genere che probabilmente mi avrebbe fatto sbattere fuori a calci. Non dico che avrei avuto paura di ridere, ma finché non fossi diventato uno Shinigami preferivo starmene nel mio brodo e non rischiare troppo.
    Beh, ora tocca a lui parlare, se non altro abbiamo evitato un lungo silenzio imbarazzante pre-prestazione.
    Il ragazzo dai capelli arancioni, finendo di ridere, prese la parola:
    Mi scuso di cuore, sensei Sakata, ma vedere tutta questa teatralità mi rende molto ilare. Insomma, sì, ok, io posso morire, et cetera, ma lo sapevo sin dall’inizio. Non le pare di essere un tantino… Ecco, appunto, teatrale è l’unica parola che mi viene in mente!
    Chiedo scusa anche per la mia poca educazione finora dimostrata, ma vedo che anche lo scordarsi i nostri nomi non sia indice di un atteggiamento molto da galateo. Comunque, a me le premesse vanno più che bene, e posso spiegarle tutto quanto.

    A questo punto anch'io non riuscii a trattenermi da una soffocata risatina. Aveva ragione, era un po' troppo pomposo per i miei gusti, ma se non altro aveva ragione. Poi attaccò il solito discorso sul voler difendere le anime e tutto il resto. Il suo nome non lo ascoltai.
    Bene, e ora che figura faccio dicendo che non mi importa di stare qui? Come posso dire ad un uomo del genere che voglio solo diventare forte e differenziarmi, soprattutto con dei compagni che hanno apparentemente buoni propositi? Userò la solita scusa.
    Dopo che il rosso ebbe finito di parlare, non volevo aspettare di essere l'ultimo anche perché gli altri mi avrebbero ascoltato con fin troppa attenzione.
    Io..., cominciai per far capire che stavo per iniziare il discorso. Feci una breve pausa di mezzo secondo, nel caso la mia voce si fosse sovrapposta a quella del ragazzo castano, cosa che non accadde. Sono Shinobu Kurobashi, sessantaquattresimo distretto del Rukongai. E..., a questo punto feci una pausa. Non avevo pensato a cosa dire, quindi, per l'appunto, decisi di usare la scusa più banale di tutte, fortunatamente apparendo sincero. ... Anch'io voglio proteggere le anime innocenti, mi darebbe, ecco... un senso di responsabilità.
    O almeno speravo di apparire sincero. Accennai un mezzo sorriso al Sensei e chinai molto leggermente la testa per fargli capire che avevo finito, a quel punto continuai a guardarmi intorno mentre aspettavo di ascoltare il discorso del ragazzo dai capelli castani.
     
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21 replies since 9/1/2012, 22:40   274 views
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