Classe V [I]

controllo del corpo I e presentazioni

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  1. †DeStRo†
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    » Ma Siamo Certi Che Io Sia Morto?



    Che strana la vita! O La morte?!
    Beh ad ogni modo che strano che è il circolo in cui una creatura seziente non smette mai di adoperare la propria arma principale: l'anima.
    Ricordo di essere morto, ricordo chiaramente di aver desiderato recitare ma, disteso su questo poveroso letto, che pare più un attrezzo delle torture per quanto sia scomodo e duro, e fissando le travi della catapecchia del 89° novesimo distretto, in cui mi hanno quasi incarcerato, io non riesco a ricordare nient'altro della mia vita. Solo die ssere stato schiacciato in teatro.

    E ora, dopo una chilometrica fila in uno strano luogo, circodanto da altre anime in bianco klimono, che schiamazzavano e spingevano chiassosamente, ecco che mi ritrovo in questo luogo in decadenza.
    Beh almeno la mia abitazione, per ora, era ancora in piedi e apparentemente stabile.
    Chiudo gli occhi fino a farli assomigliare ad una lam nell'intento di cercare la giusta concentrazione per ricordare. Per ricordare i miei famigliari, i miei amici, le persone da me amate e, se ce ne erano, anche quelle da me odiate. Voglio ricordare qualcosa che mi dia la conferma di essere davvero esistito su quel globo chiamato terra. Non so perchè, ma dentro di me è nato questo impellete desiderio e, la difficoltà nel poterlo realizzare, mi lascia dentro un vuoto di incolmabile tristezza.

    Che fare dunque?
    Di certo non posso continuare tutte le sere a guardare le travi marce del soffitto che vengno divorate dalle termiti! Dovrò cominciare a combattere contro questa società e contro me stesso. Andare avanti, cercare di lasciarmi alle spalle quello che credo di essere stato ed ottenere delle condizioni migliori.
    Ho deciso!
    Domani mi iscriverò in quella che chiamano "accademia". Sarà il primo passo per la scalata.
    Dopotutto è proprio vero che si ricomincia dal fondo e, io, da questo fondo griderò così tanto da squarciare ilv elo che mi separa dal resto della società, e affiorare e spledere come la più luminosa delle stelle, dissipando le tenebre che mi attanagliano nell'angoscia di non avere un ricordo ben definito.

    Non so se in precedenza ho davvero vissuto. Pazienza! Vorrà dire che creerò una nuova esistenza di me stesso.

    [...] [...] [...]



    Molte cose sono cambiate dal mio arrivo.
    Sono passati all'incirca sette anni dal giorno del mio arrivo e da quello di altre centinaio di anime. tutte nelle stesse condizioni.Nessuno ricordava, tutti avevano fame e tutti erano disposti a sbranarsi a vicenda come cani famelici.
    Dal mio arrivo, tuttavia, una piccola ed innocente anima mi aveva colpito. All'apparenza un bambino dagli argentei capelli, disperso e con le lacrime agli occhi. Il poverino aveva così tanta fame da sfenire innanzi casa mia. Non che avessi molto, certo, tuttavia ho raccolto quel poco che avevo per darlo a lui, pivandomi di quello che mi avrebbe consentito di sopravvivere.

    Passarono altri mesi da quando Kihoshiro, questo il nome del bambino, si unì a me.
    Era una i quelle convivenze pacifiche e io dovetti fargli da padre, almeno finchè non arrivò quel tanto sognato e triste giorno.
    Finalmente, dopo molto più di un secolo, ecco che arrivò la tanto sognata lettera. Ero con le lacrime agli occhi quando la leggevo a Kihoshiro; ovviamente entrambi sapevamo che quella significava la nostra separazione.

    -Vai...ormai so cavarmela bene. e poi mi iscriverò anche io, così presto saremo nuovamente assieme!-

    Io andai, ma ecco che la voragine in me crebbe ulteriormente. Entrambi sapevamo che non era così facile ma, mentre lo abbraccia, pregai con tutto me stesso che potesse essere davvero così.

    E con la lettera in tasca e lo strano abito lasciai quell'amata catapecchia.

    Conoscevo la strada.Tutti la conoscevano poichè tutti desideravano andarvici. L'accademia era il primo passo per uscire dal marciume dei vari distretti.Evitai di guardare le altre invidiose anime. I loro sguardi alle volte carichi di ira, mi snervavano ma, io, non potevo farci nulla. Ero stato finalmente scelto, e avevo lasciato solo il piccolo e nessuno sguardo, per quanto colmo di rancore potesse essere, mi avrebbe fatto tornare indietro.

    Finalmente raggiungo l'accademia.
    Sono in perfetto orario ma, sinceramente, non so dove andare per raggiungere il cortile numero due.
    Li tutto era diverso, come se nessuno ricordasse l'orrida vita trascorsa nel Rokungai. Forse bastava la sola idea di essere studenti, per riuscire a dimenticare lo squallore e la precarietà della vita in quel luogo. Io, tuttavia, non lo avrei mai fatto. Per sempre avrei dimenticato ogni singolo anno passato li e ogni singolo istante con il bimbo.
    Dopo qualche minuto ecco che raggiungo il cortile numero due. Aveva l’aria di essere un ampio giardino. Alle mie spalle la struttura della scuola, con i corridoi, e le finestre su cui erano affacciati studenti e studentesse spensierati.

    “Beati loro”.

    Innanzi a me quello che pareva una piccola foresta con una recinzione che ne disegnava i limiti. Vi erano degli alberi molti simili a querce che sembravano accompagnare la recinzione.
    Mossi lo sguardo attorno a me. Sembrava come se non vi fosse nessuno. Camminai, quindi, verso la mia sinistra, sedendomi su un enorme masso e aspettando con i gomiti poggiati sulle gambe. Innanzi a me altri 3 massi che parevano identici.

    “Kioshiro promettimi che starai bene”.


    Note: //






    Edited by †DeStRo† - 9/3/2012, 14:25
     
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17 replies since 9/2/2012, 21:01   229 views
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