Classe V [I]

controllo del corpo I e presentazioni

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  1. †DeStRo†
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    -Prendi!-

    Mi voltai verso Bestia che intanto aveva preso una spada di legno, lanciandomela contro. Brandii la spada al volo, afferrandola dall’impugnatura e lo fissai. Lui ne aveva impugnata un’altra, con un’impugnatura al contrario, celandola quasi completamente dietro il braccio che la reggeva. Vidi il suo volto. Era tranquillo e sereno mentre poco dopo mi esortava ad attaccarlo come per allenamento.
    Sorrisi dopo aver compreso le sue intenzioni ma, purtroppo, non sapevo come impugnare un’arma o perlomeno, se mai l’avessi fatto, non ne avevo nessun ricordo.
    Guardai indeciso la spada cercando di capire quale potesse essere una posizione ideale quando a un tratto, il sensei, che pareva aver udito le mie parole, si svegliò dal suo finto sonno.

    -... visto che non volete combattere tra di voi... beh sarò il vostro sparring partner. E vi consiglio di prendere qualcosa che tagli.. dal canto mio... userò questo. E non fatemi attendere, raccogliere e attaccare.. o potrei decidere di punzecchiarvi a morte.. –

    E così dicendo raccolse una specie di stuzzica-denti, fissandoci poi con viso macabro ma alo stesso tempo divertito. Le rughe del suo sorriso gli donavano un’aria ancora più tetra e l’estrema sicurezza che aveva in se era una sorta di segnale d’allarme. Poteva davvero essere tanto forte da riuscire fronteggiare due avversari dotati di qualsiasi arma?

    Riposi delicatamente la spada lì dove Bestia l’aveva presa qualche attimo prima, e ripresi a fissare tutte le armi. La scelta era tanta, così come la mia inesperienza. Alla fine, tuttavia, la scelta che secondo me poteva essere più logica fu prendere una lancia. Alta all’incirca poco più di me, poteva essere un ottimo modo per attaccare dalla media distanza, senza rischiare quindi di essere colpiti.
    Lanciai un cenno a Bestia come per esortarlo ad attaccare assieme a me; dopotutto la forza risiede nel gruppo. Mossi qualche passo in avanti e cercai di assumere una sorta di posizione di guardia.
    Poco dopo mi ritrovai con la gamba destra tesa verso dietro e la sinistra leggermente piegata, con entrambi i piedi rivolti verso l’avversario, mentre le mani reggevano la lancia leggermente inclinata verso l’alto, ma giusto di pochi gradi. Era una posizione comoda, che mi fu suggerita dall’istinto.

    “Ricorda Cosimo… Un palazzo resistenza ha delle fondamenta forti. Allo stesso modo un ottimo combattente ha una buona posizione di combattimento.”

    Era come una voce lontana che parlava nella mia testa, una voce che sentivo di conoscere o, perlomeno, d'aver conosciuto. Ma chi era Cosimo? Come mai il suo nome era così simile al mio? Potevano essere dei ricordi? No è assolutamente ridicolo! Nessuno aveva ricordi di sorta della sua precedente vita e allora perché dovrei averli proprio io?
    Ad ogni modo la voce sembrava essere sicura in quello che diceva e decisi di seguirla. Rividi la posizione apportando giusto qualche correzione: per esempio, impugnai più saldamente la lancia, portando la mano destra verso l’estremità finale dell’arma, e la sinistra qualche centimetro più in avanti, in modo tale da avere una presa salda e larga.

    Mi volta nuovamente verso il mio compagno e poi verso il sensei. Avevo paura lo ammetto. Odiavo dover combattere contro altri individui, odiavo i metodi rudi di quell’insegnante e cominciai a odiare anche l’accademia. L’avevo immaginata un luogo di studio e di pratica del tutto diverso. Credevo di dover imparare molte cose ma, ora come ora, stavo imparando solo ad avere un grande disprezzo per uomini come quello che avevo ora avanti.

    Presi l’ultimo respiro, come per darmi coraggio, quindi mossi dei passi in avanti, cercando di essere il più veloce possibile. Roteai leggermente il busto verso destra, così che la distanza tra la punta della lancia e il mio corpo potesse essere ridotta, e mi assicurai che il mio corpo ostacolasse la visuale delle movenze di Bestia, sicuro del fatto che avrebbe attaccato poco dopo di me se avesse capito le mie intenzioni.
    In questo modo il sensei avrebbe dovuto avere la vista ostruita da me che, a pochi passi, circa a un metro e mezzo di distanza, mi sarei fermato. Gamba destra in avanti, ginocchio leggermente piegato in maniera tale da acquisire forza da ogni giunzione del mio corpo, con la tibia perpendicolare al suolo; il busto rotea, allo stesso modo le braccia avanzano e i polsi si flettono e il tutto solo per eseguire un affondo in pieno petto.

    Sperai davvero che Bestia non m’avesse lasciato da solo e che fosse partito all’attacco, anche se cominciai a rimproverarmi di essere stato troppo impetuoso. Allo stesso tempo, tuttavia, mi stupii di quanto tutto quello che avevo appena fatto, seppur si trattasse di un semplice affondo, mi fosse risultato così naturale.




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