Classe C [I]

Presentazione + Controllo del Corpo Lv.1

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  1. °LoxaS
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    Un dolore lancinante s'impossessò improvvisamente della sua testa avviando anche i suoi pensieri -allegri, tristi abitanti della cavità celebrale, che era convinta di possedere- verso un'unica possibile direzione: una primitiva e istintiva forma di rabbia esplosiva, implosiva. Come poteva scaricare, come poteva scassare, come poteva scattare, come poteva scartare la sua scatola cranica e raggiungere e combattere il dolore? Ora che ci rifletteva su, mentre esso da solo magicamente s'attenuava e s'improvvisava semplice fastidio; solo ora, iniziava a pensare che potesse esserci un'espediente. Forse e probabilmente, in modo sempre più certo, non era stato il semplice dolore a raggiungerla, ma un pugno, chiuso. La chiusura del pugno stava ovviamente a simboleggiare la scortesia del gesto, la sua meditatezza. Era sicura che quello non fosse stato un semplice tentativo di battere il cinque a qualcuno, andato poi a male; ma puro e seducente male! Fu proprio quel male, con leggero ritardo provocato forse dall'inattività della zona colpita, a farle esclamare: "Ahi! Guarda che fa male!" Quale ovvieità: il male che faceva del male. Era ridicolo, davvero ridicolo. Ridicolo, vero; ma, vero. Una remota zona della sua psiche sorprendentemente, la consolava; ma quella stessa zona le faceva anche ricordare che la sua cultura in ambito di vocaboli, non fosse molto estesa. Ed era sicura, certa, che quella stessa ignoranza, come altre lacune esaminate in passato, le sarebbe stata fatale. Fatale come l'esito che quell'attacco appena ricevuto continuava - in modo molto più silenzioso del flusso dei suoi confusionari pensieri - a imporsi su di lei. Doveva quindi ora ribellarsi della fatalità delle cose, del dolore provato e della banalità di quest'ultimo. Doveva anche ricordarsi di essere per il mondo una che si innalzava contro le violenze, fisiche o non che fossero e che in tal modo, si imponeva. Quindi guardò con tutta la sua furia contro il nuovo avversario e molto semplicemente, fece per picchiarlo in modo scostumato. Perché lei era sì contro la violenza, ma solo contro quella rivolta verso la propria persona: di per certo, col caratterino che si ritrovava, non era una che si sarebbe innalzata a primitività, in nome della sola giustizia. E avesse avuto una borsetta, sarebbe ora sembrata una vecchietta furiosa. "Se il tuo era un saluto, signor nessuno... eccoti il mio!" Tentò di colpirlo proprio lì, sul naso, mentre il gatto lo graffiava come fosse l'ultimo un vero e galante cavaliere. Quello sì che era un signor gatto con gli stivali! Rimase estasiata, come una ragazza normale a cui un gatto così carino, fa le fusa. Poi, quando il menefreghismo del gatto che si leccava, la raggiunse, cercò lei di concentrarsi sul ragazzo. Ora capiva i sentimenti di lui e capiva molto, ma molto di più! Quella situazione era stata per lei rivelatoria, per diversi motivi. Il primo era stata la comprensione, arrivata un po' in ritardo, di cosa comporti il dolore: il risvegliarsi "dolcemente", da un sogno. Ed era fuori un motivo e lei, dallo star dormendo; il secondo motivo era complementare al primo: essendo lei sveglia così come i suoi sensi, ciò che percepiva non poteva che essere vero. Una bella, concreta situazione, comportava la realtà di chi la vivesse. Quel ragazzo era solo un geloso. Dei metodi di lei, dell'avvicinarsi del gatto ai suoi tentativi, solo un geloso. Lei, che non aveva niente che potesse essere invidiato, che solo ora avrebbe potuto conquistare qualcosa di simile, veniva così trattata. Un'ondata mista di emozioni con zucchine, la portarono a pensare al terzo e ultimo motivo: se stava concorrendo per l'unica cosa importante per lei e il suo unico ostacolo era l'acchiappare un gatto beh, in quel caso, non ce l'avrebbe mai fatta! Perché quel gatto ero uno sfacciato menefreghista che non percepiva tutte quelle pergamene di sentimenti e situazioni che erano riacchiusi in quei piccoli frammenti di, tempo, di vita; quel gatto si stava leccando in mezzo al tutto, si leccava! Quanta depressione portava la consapevolezza di non essere compresi da un'anima tanto diversa e sopratutto, dal non poterla comprendere o prevedere? Figurarci poi volerla eguagliare fisicamente o mentalmente: non aveva mica lei unghie ed anima tanto affilate da poter vivere nove volte! Quindi era impossibile, non avrebbe mai preso quel gatto. Ma al fine di non doversene poi pentire, almeno aveva intenzione di accettare l'intenzione di provarci. Aveva l'obiettivo, prima di qualsiasi altra cosa, di arrivare ad una semplice risposta, tramite il potere delle parole. Aveva notato che il gatto era venuto in sua difesa ma, poi, il suo immediato comportamento aveva smentito il tutto. Era tutto un caso, il gatto non era capace di capire? O, forse... ? La situazione era diversa? Si acciuccò verso di lui, senza dare segni di volerlo catturare o, spaventare. "Ehi, gatto. Capisci forse quello che succede?" Tentò di essere il più chiara possibile. Ma non è che si aspettasse una risposta da un gatto, non era mica scema. In fondo sapeva quel che faceva. Così, tanto per avvalorare quest'ultima spiegazione, continuò: "Beh, se capisci stammi bene a sentire: io sono una ragazza, questo lo sai. Poi, immagino tu sappia anche che le ragazze sanno cucinare, quindi. Beh, poi sai anche che ti piace leccarti così tanto. Quindi se ti fai prendere da me, capirai che ci sarà da leccarsi i baffi!" Sì, geniale, aveva unito due cose che a lui piacevano e, se era maschio, anche tre. Non poteva non funzionare. I gatti sono intelligenti, i gatti sono intelligenti. continuava a ripetersi mentalmente mentre si alzava da quella posa poco dignitosa e in piedi aspettava una reazione, una qualsiasi reazione. Però, se avesse potuto scegliere, avrebbe desiderato che il gatto la seguisse e non, un altro immeritato pugno. Sbuffò: ora che ci pensava, forse aveva esagerato e forse lui avrebbe esagerato a sua volta. Quale catena era stata avviata e, perchè? Poi, che poteva farci lei se capiva i gatti meglio di lui? Perché il mondo era tanto ostile!? Le persone, facessero pace con se stesse. Mi lasciassero inseguire i gatti e la loro libertà.
    Ci fosse solo questo, forse, starei meglio.


    Quando saremo agli sgoccioli della storia, se non avrò successo, mi ispirerò a questo. Sarà felicissimo il mio micetto <333
     
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12 replies since 29/11/2012, 19:04   244 views
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