Apprendimento "Spazzata" e "Schiaffo" [Hanae Haru]

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  1. Tamaki-kun
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    -Ormai è da un po’ di tempo che hai iniziato ad allenarti sotto la mia personale guida, con buoni risultati. Oggi dovrai dare ulteriore prova delle tue capacità.- dissi con voce calma al ragazzo che, dall’altra parte della scrivania, mi scrutava impassibile dopo esser stato da me convocato all’interno dei miei uffici, situati poco oltre l’entrata della sinistra prigione di sekkiseki di cui potevo ormai definirmi il capo indiscusso.
    -Sono curioso di vedere cosa avrete scelto per me, Hanae-senpai. Questa è la prima volta che mi permettete di varcare le porte della prigione, ed entrarvi.-
    -Lo capirai ben presto, Shinji-kun.- risposi mentre mi sollevavo dalla sedia su cui ero rimasto seduto fino ad allora, facendogli cenno di seguirmi. Per qualche minuto lo condussi lungo gli innumerevoli corridoi scavati nelle malefiche pietre bianche, capaci di fiaccare anche gli shinigami più esperti, senza aggiungere alcuna parola. Quando arrivammo davanti alla porta di una cella vuota, il mio allievo aveva certamente già compreso come mai quel posto fosse tanto temuto all’interno del Seireitei, e il suo lieve barcollare ad ogni passo ne era ampia conferma.
    -Le prime volte, venire a contatto con il sekkiseki di cui queste mura sono formate può rivelarsi un’esperienza piuttosto sgradevole. Ti ci abituerai.- commentai, lasciando che il mio allievo potesse guardarsi intorno e osservare così la spoglia stanza dal perimetro circolare, ampia circa dieci metri, che avevo scelto per il nostro allenamento odierno. A giudicare dai suoi occhi assorti, aveva capito che le sue già scarse riserve di reiatsu si stavano esaurendo come foglie secche bruciate da un forno fin troppo affamato.

    -Quale dovrebbe essere il mio compito, oggi?- si limitò a chiedere, ancora occupato a osservare quelle mura prive di ogni impurezza, candide e lisce.
    -Dovrai dimostrarmi di essere capace di combattere in questo luogo per almeno mezz’ora. Domani, invece, dovrai farlo per un’ora. E così via, fino a quando non avrai capito come evitare di sprecare anche la più piccola goccia della tua energia spirituale. Spesso quelle riserve potranno sancire la differenza tra la tua vita o la tua morte, quando arriverà il momento di fronteggiarti con avversari meno gentili di me.-
    -Meno gentili di lei, Hanae-senpai? Chissà perché fatico ad immaginarmeli…- commentò con un leggero sarcasmo, che per sua fortuna decisi di ignorare.
    -Sei pronto ad iniziare?-
    -Cert…- provò malamente a rispondere, ma ancor prima che potesse finire la sua frase mi ero già portato alle sue spalle e, chinandomi rapidamente, avevo utilizzato il piede sinistro colmo di reiatsu come perno per una rotazione in senso orario, che si sarebbe trasformata in una spazzata verso le sue caviglie. Com’era da aspettarsi, il mio allievo cadde sul pavimento polveroso.
    -Rialzati, sei qui da appena un minuto e già vorresti riposarti?- esclamai allontanandomi da lui con un rapido balzo all’indietro, portandomi in una posizione di guardia non troppo serrata.
    -Lei ha un fratello, per caso, sensei?- chiese quel ragazzo già provato dall’ambiente e dall’inizio di un combattimento che aveva subito intuito sarebbe per lui stato infinitamente ostico. Scattò subito verso di me, provando a colpirmi con la katana dall’affilata lama metallica che gli avevo donato durante il nostro primo incontro e cercando un affondo che mi limitai a deviare accumulando una discreta quantità di reiatsu sulla mano destra prima di colpire lateralmente la sua arma, facendomi bastare quel pigro schiaffo per modificare la sua traiettoria a sufficienza da mandare a vuoto il tentativo del ragazzo. Non soddisfatto di ciò, approfittai del suo conseguente sbilanciamento per sferrargli uno schiaffo all’addome con il mio braccio sinistro, un colpo apparentemente semplice ma certo sufficiente a smorzargli il fiato.
    -Nessun fratello. Perché me lo chiedi?- risposi indifferente, come se nulla fosse successo.
    -Perché ho pensato parecchio a chi potrebbe essere meno gentile di lei e, infine, ho pensato che l’unica risposta potrebbe trovarsi in un suo gemello cattivo. Lei ha mai sofferto di bipolarismo? Chissà, magari dentro ognuno di noi vive una nostra controparte Hollow ansiosa soltanto di…- iniziò a dire mentre provava malamente a rialzarsi, inconsapevole di quanto quelle semplici elucubrazioni potessero portarlo alla forca. Per mano d’altri o mano mia, ovviamente.
    -Taci, Shinji-kun. Non è questo il momento di proporre simili idiozie. Limitati a pensare a come sopravvivere, poiché altrimenti potresti fallire anche in questo.-
    Sapevo che quel ragazzino non poteva in alcun modo essere a conoscenza dei continui incubi che, da qualche mese ormai, avevano preso a tempestare le mie notti. Quale poteva essere il loro significato? Perché quel mostro tanto simile a me, ma dai denti affilati, veniva a trovarmi ogni volta che chiudevo gli occhi? Erano solo sogni, certamente, ma nel momento in cui un sogno ci disturba ogni notte inizia lentamente a trasformarsi in un problema, come se i contorni dapprima sfocati prendessero man mano forma e consistenza, diventando una fredda lama ansiosa di squarciare il velo che separa sogni e realtà.
    -Mi scusi, sensei.- sussurrò il ragazzo tra i denti con una leggera impronta di risentimento, avevo imparato a conoscere la sua mente sempre pronta a riflettere ma che necessitava ancora di essere domata per poter essere utilizzata in maniera efficace.
    Decisi di non rispondere a quel ragazzo, anzi mi limitai a scattare rapidamente verso di lui e a riprodurre una spazzata molto simile a quella già fatta in precedenza, ma assicurandomi stavolta di realizzarla in senso antiorario e utilizzando la gamba destra come perno della rotazione. Il ragazzo riuscì quasi a reagire, provando a saltare per evitarla, ma nello stesso momento in cui separò i piedi dalla solida terra distesi la gamba che avevo piegato per poter fare la spazzata e, ritrovatomi nuovamente in piedi, approfittai della sua sorpresa per colpirlo in volto con uno schiaffo colmo di energia spirituale che lo fece cadere a terra, stordendolo.
    -La potenza dei propri colpi è importante, Shinji-kun. Ancor più importante, però, è il riuscire a crearsi una situazione adatta per poterli utilizzare nel migliore dei modi. Anziché menare fendenti a destra e a manca per tutto il combattimento, ad esempio, sarà certamente più semplice ed efficace bloccare il proprio avversario e finirlo con un semplice affondo al cuore. Questo è quanto sarà mio dovere insegnarti.-
    Ero sicuro che quel giovane di belle speranze sarebbe un giorno riuscito a diventare uno dei migliori shinigami tra le file del Gotei XIII, ma la strada che lo avrebbe portato a diventarlo era appena iniziata.

     
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