Classe I [IV]

Controllo del Reiatsu Lv.2

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  1. DjTeo
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    I Leoni Stanno Allo Zoo Ma I Leonetti No

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    La settimana era passata tra dolori e bruschi risvegli, seguiti dai soliti urli, per l’impossibilità di movimento. I giorni trascorrevano lenti, fra i vari pasti dell’infermeria, che non facevano altro che incrementare, la sua fame; rendendogli buono e appetitoso anche un blocchetto di cemento. Nonostante le sue continue lamentele, la condizione fisica migliorava di giorno in giorno e procedeva spedita, verso la completa guarigione.
    Cosi dopo un trattamento completo per estrapolare tutti gli oggetti metallici, entrati in contatto con il suo corpo e dopo aver rimarginato tutte le ferite e le ustioni, tutto sembrava perfetto.

    Quella mattina, nell’aria si poteva sentire un certo odore di carne affumicata, che aromatizzava la mattinata e preparava il palato al piatto prelibato.
    Per il giovane Ilyan quella sarebbe stata l’ultima mattina in infermeria e sentire quell’odore nell’aria, lo faceva pensare alla dieta portata avanti durante la sua permanenza.
    Cosi pervaso da quella flagranza incominciò ad aggirarsi per le camere, curiosando in giro per tutti i locali, sempre rimanendo fuori dalle porte.
    Lui lanciava occhiate da bambino, per vedere chi avesse cucinato quella prelibatezza a quell’ora della mattina. Continuò a girovagare, fino a che non si affacciò in una stanzina dove l’odore si faceva più forte e dentro c’era una ragazzina che rideva guardando il signore che stava al bordo del letto.
    Il signore che stava vicino a lei, faceva saltare la carne in aria e la bambina continuava a gridare di lanciarla più in alto; cosi da divertirsi sempre di più. Quella scena riempì il cuore del ragazzo di una pace vivace e leggera, che lo rigettò nei suoi ricordi per quanto offuscati e fu proprio in quel momento, che si rese conto che tra i frangenti che la mente gli illuminava, nemmeno uno risultava avere quella sensazione.

    Ilyan era sempre stato un solitario, uno che la vita l’aveva sempre portata sulle spalle, con quello che riusciva a trovare per strada. Solo e diverso in un destino avverso, ma nonostante avesse questa certezza, l’aura maligna che aveva dentro, lo rigettava nell’interrogativo più grande; lui nella vita terrena era stato un malvagio o una persona da stimare per ciò che faceva?
    Andò via dalla stanzina, con il tremore nel cuore, pensando al sorriso di quella bambina e immaginandosi il suo.
    I giorni passarono e lui non faceva altro che pensare a quella bambina, cosi alla fine decise che doveva conoscerla. Adesso in lui albergava la voglia di vederla sorridere per cercare di capire il suo istinto e i suoi modi, che cosa avrebbero comunicato alle altre persone o ala gente intorno a lui.
    In fondo anche Akane, aveva pensato fino alla fine che lui stesse cercando di ucciderla.
    Cosi arrivò la notte e l’aspirante Shinigami andò a dormire con il sorriso in faccia, deciso e pronto per il giorno seguente, poiché sarebbe stato il fantomatico giorno della visita.

    Peccato che il buon umore che lo aveva accompagnato nel sonno scomparì immediatamente al suo risveglio, poiché la prima cosa che vide fu un materiale simile alla iuta.
    Che cos’era quel materiale e perché gli sembrava di essere in movimento?
    Queste domande erano molto plausibili e vista l’esperienza passata, se ne preoccupò particolarmente, ma la sua preoccupazione ebbe la risposta che tanto lo spaventava.
    Un’altra volta era stato rapito e ancora una volta era stato fatto quando non era cosciente, il povero ragazzo, incominciava a pensare che dormire, fosse un rischio esagerato.
    La sua permanenza all’interno del sacco non fu delle più lunghe, ma sicuramente diede due o tre colpi con la nuca sulla fredda e dura roccia.
    Alla fine il suo rapitore era come se stesse trasportando un carico di legna e con quei modi aggraziati, continuava a farlo sbattere a destra e a manca.
    Poi una volta passato il tratto doloroso, ci fu la botta finale, poiché il rapitore lasciò il sacco gettandolo sul suolo e prima di riuscire a rivedere la luce del giorno; si sentì come in un forno, poiché il sole, prepotente riscaldava il sacco, creando un effetto serra, per niente piacevole.

    Dopo due o tre tentativi di fuga, finalmente riuscì tirare fuori la testa da quel sacco e guardandosi intorno rivide la sua compagna, che stava ridendo e commentava la scena che aveva davanti.


    -Arrhhhh!-

    -Ahahahah! Sensei! Veramente pensava che quel costume ridicolo la potesse nascondere?-.


    Un pirata veramente stravagante si poneva davanti a lui, che avendo fatto capolino dal sacco, non caì subito la cosa, poi una volta uscito dal sacco, si avvicinò e capì meglio il tutto.
    Il signor “Barbanera” con gli occhi azzurri, non era altro che il suo solito Sensei psicopatico, che nonostante tutto li aveva rapiti ancora.
    Sconsolato e rassegnato si mise vicino la ragazza, che aveva appena finito di ridere, fece uno sbuffo gigante e dissè.


    Ma un fax normale, non arriverà mai vero? Finirò per non prendere più sonno!!!
     
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