Classe F [I]

Presentazione + Controllo del Corpo Lv. 1

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  1. B l a z e
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    Solo due cose; scusa il ritardo (ma questo lo sai) e perdonami per qualche eventuale errore (guarda un po' l'ora ahahah). Almeno andiamo avanti, dai.


    S h i n j i  F u k u d a - S C H E D A

    XII Division, 7th Seat

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    Narrato ~ Parlato Shinji ~ Pensato ~ Parlato altrui ~ Mormorato

    Se qualche tempo fa mi avessero detto che il mio destino era quello di diventare un insegnante all'Accademia, probabilmente avrei riso di gusto in faccia al povero idiota che si fosse permesso a dire una simile idiozia. Se poi mi avessero detto che lì avrei incontrato dei soggetti di studio interessanti, probabilmente avrei fatto rinchiudere quel pazzo nella cella di un qualche manicomio alla Soul Society. Anzi, dal momento che non vi sono manicomi, qui, mi sarei prodigato di rinchiuderlo in una gabbia e di cominciare a studiare più da vicino la follia dell'essere umano ed in quali direzioni essa può svilupparsi. Sarebbe stato senz'altro un progetto molto divertente da portare avanti... Ma, sfortunatamente, mai nessuno si prodigò di avvisarmi di un'eventualità del genere.
    Capite bene quindi il mio sgomento nel ritrovarmi improvvisamente ad avere a che fare con un soggetto così... così... come dire? Problematico? Delicato? Interessante? Forse tutti e tre i termini assieme. Sakura era quanto di più strano avessi mai visto davanti ai miei occhi da tempo immemore, e di cose strane -soprattutto la prima volta che misi piede all'interno della Dodicesima Divisione- ne ho viste veramente tante. Aveva degli schemi comportamentali e logici completamente tutti suoi; stava risultando davvero difficile riuscire a comprenderla e forse il fatto che per me stesse diventando così più incredibilmente interessante ogni singolo istante che passava dipendeva proprio da questo non capire cosa diavolo intendesse ogni volta che apriva bocca o cosa facesse quando si muoveva. Non mi spiego altrimenti il fatto per cui una bambina che mostrava sì e no neanche tredici anni, coperta da strani segni di inchiostro nero, fosse diventata in un tempo pressoché nullo quella che iniziai ad etichettare nella mia mente come "Soggetto S". Lei era troppo interessante per essere lasciata a sé stessa ed io mi sentivo in dovere di analizzarla il più possibile.
    Da lì nacque quindi l'idea di farle bere quell'intruglio che avevo recentemente ultimato una pozione niente male, devo dire, ma che ovviamente era piuttosto difficile da usare in battaglia. Era nata originariamente come pozione di cui la lama della mia zampakutou sarebbe dovuta essere intrisa, ma era ancora troppo imperfetta per poter essere utilizzata a tale scopo; ragione per la quale fare qualche test con la piccoletta non avrebbe rappresentato in alcun modo un problema insormontabile. Sakura, in un primo momento, sembrò quasi vagamente contenta della cosa. Decisamente meno quando finalmente la boccetta contenente il liquido ceruleo passò tra le sue mani. Ennesima reazione inaspettata: il soggetto cominciò a piangere a dirotto, singhiozzando violentemente senza dire una sola parola. Probabilmente chissà quanto casino vi era all'interno di quella testolina, ed io avrei pagato tutti gli yen del mondo solo per averne conferma. E magari riuscire a captare parte di quel casino, sapere quale dissidio accadeva all'interno di lei. Alla fine, con più di una titubanza, la ragazzina riuscì a mandar giù tutto d'un fiato la mia pozione.
    Inarcai un sopracciglio, fissandola inespressivo mentre lei si rannicchiava in posizione fetale e continuava a piangere. Le spiegai quindi cosa avrebbe dovuto fare per completare l'obbiettivo odierno, non riuscendo a non nascondere una certa punta di impazienza nel mio tono di voce. Riuscii a notare che, nonostante stesse piangendo, Sakura non aveva smesso per un solo secondo di rivolgermi la sua attenzione più totale. Ero positivamente impressionato, ma non esteriormente. Lì continuava a vigere la mia solita indifferenza. Quando mi alzai dal mio ceppo, lei rimase qualche secondo immobile, probabilmente stava pensando.
    Notai anche che aveva smesso di piangere e, anche in questo caso, mi chiesi il perché. Dal momento che non conoscevo la causa scatenante del pianto, era difficile immaginare una causa per la quale avrebbe dovuto smettere. Poi avanzò qualche passo incerto verso di me e, tendendo una mano verso di me, mi annunciò placidamente che era arrivata alla conclusione che il modo più semplice ed immediato di ottenere l'antidoto era che fossi io stesso a darglielo. E grazie tante. Dire che mi lasciò di stucco, comunque, era poco. Anche quella era una reazione che decisamente non mi sarei aspettato e che fecero crescere esponenzialmente sia il mio interesse scientifico verso di lei, che una sorta di simpatia per quell'esserino imprevedibile che era riuscita ad avere l'abilità di divertirmi. E non era una cosa da poco. «Assolutamente no.» fu la risposta secca che ricevette, dopo qualche istante di naturale e comprensibile perplessità. «Sono passati due minuti da quando hai bevuto la pozione, mi scoccia essere ripetitivo ma oserei dire che sì, il tempo scorre. Ti suggerirei di iniziare.» Era vero, odiavo mortalmente ripetermi. Ma viste le circostanze ed il soggetto "particolare" in questione, forse era il caso di fare uno strappo alla regola. Rimasi quindi lì, immobile in posizione di guardia, in attesa di una mossa della ragazza che a questo punto non ero più tanto sicuro sarebbe arrivata.





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