Classe J [I]

Presentazione + Controllo del Corpo Lv. 1

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  1. Nelinho™
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    Dopo aver mostrato alla sensei la sua determinazione, il ragazzo nota, una volta zittitosi, di avere il battito accelerato. Poco male. E’ una riprova che le sue intenzioni erano vere, e che la sua determinazione non è un castello in aria. Bisogna solo vedere come lo dimostrerà. Ora, passa il testimone al ragazzo suo compagno, di cui ancora non sa il nome, né nulla. Lo ascolta mentre pronuncia le sue parole, anch’esse molto convinte e convincenti, almeno dalla prospettiva dell’azzurrino, che lo osserva mentre gesticola, si muove, esponendo al contempo la sua idea di shinigami, l’idea di un suo futuro prossimo. Freme al solo pensiero che anche lui, se riuscirà a dimostrare costanza ed impegno, due valori fondamentali ed imprescindibili se ci si vuole affermare in qualsivoglia settore, sarà uno dei baluardi della Soul Society. Ma forse sta correndo con la fantasia. Prima deve fare molta strada, ancora. E beccare tante di quelle mazzate che una volta terminati gli studi all’Accademia non lo si riconoscerà più (?).

    “Hollow.”

    Sinceramente non si cura del tono della sensei, né si mette ad arrovellarsi il cervello sull’eventualità di una figuraccia. D’altronde non si nasce imparati. Ora che lo sa, tuttavia, è difficile che se lo tolga di mente.
    Ad essere proprio sinceri, non ne ha mai visto uno. Per sentito dire, si. Può sembrare superficiale, ma di certo non se ne mette a cercare uno nella Soul Society. Sarebbe praticamente un suicidio premeditato. No, non è questo che vuole. Tuttavia, è innegabile il fatto che queste creature siano pericolose. E il pensiero che possano irrompere in qualunque momento, e uccidere senza troppi fronzoli un gran numero di persone, beh, lo fa stare male. Malgrado ciò, si sente abbastanza forte da poter dare una mano in questa causa. Il tempo, darà la sua benedizione o, viceversa, il verdetto finale.

    "Scopo della domanda è quello di farvi riflettere. Ricordatevi le risposte che mi avete dato, perché saranno l'appiglio che vi darà la forza di restare aggrappati al percorso che avete intrapreso. È un percorso lungo e difficile."

    A queste parole, gli scappa un sorrisino dalla bocca, a capo basso. L’appiglio che gli darà la forza di proseguire, il credo che lo accompagnerà per il resto della sua esistenza. Si, diamine. Stravagante quanto vi pare, ma non è uno che si rimangia la parola data. Difficile che lo ricordi, anzi, sicuramente non lo ricorderà, ma in vita – da umano in carne ed ossa, s’intende – andò a recuperare il cucciolo che gli avevano appena comprato i suoi, per il suo undicesimo compleanno. Di razza eh, roba da ricconi, e lui di certo lo era. Ora, un figlio di papà, non dovrebbe muovere nemmeno un dito: servito e riverito, il “papi” avrebbe potuto sguinzagliare un team di investigatori per questa cazzatella, pagati profumatamente (ci mancherebbe). Ma lui no. Gli stava troppo a cuore, malgrado lo avesse ricevuto da una manciata di giorni, quel cucciolo, e si mise a cercarlo da solo. Non tornò se non il giorno seguente, con i vestiti inzaccherati e mezzi laceri - pareva irriconoscibile, pareva – ma con il cucciolo, dormiente, tra le braccia.
    Ora, non lo ricorderà. Ma se è vero che i ricordi sono effimeri, l’anima è per sempre. Per sempre.
    Tuttavia, il flusso di pensieri che lo investe, deve necessariamente venire interrotto. A causarne l’interruzione è di nuovo la sensei. Appoggiata ad un albero. L’Ikusaba la fissa, visibilmente perplesso. Forse la pensava troppo facile, ma per lui questa lezione era una chiacchierata, un’introduzione. Non si aspettava di certo di dover alzare il didietro così in fretta. Facendo leva sulle braccia, si alza dal comodo giaciglio. Fissa il volto della sensei mentre parla, alternandolo all’albero dietro di lei. Lo squadra dall’alto in basso, come per realizzare le sue effettive fattezze, che sono tutt’altro che piccole. Gli occhi si sgranano appena, tanto più quando sente l’esplicita richiesta della sensei.

    "E potreste averne bisogno prima di quanto credete, già oggi. Sulla cima di quest'albero vive una particolare specie di uccello, che depone uova di colore blu intenso. Il vostro obiettivo è quello di arrampicarvi e rubarne uno, riportandolo giù perfettamente integro. Se lo romperete, non avrete superato l'allenamento. Uno Shinigami deve avere rispetto per la vita, e saperla difendere, ad ogni costo."

    Acume, forza di volontà e rispetto per la vita. In queste poche frasi la sensei ha raccolto e riassunto, implicitamente o esplicitamente, le basi di una persona capace, prim’ancora che uno Shinigami. Il ragazzo sbuffa lievemente, flettendo le gambe, per potersi abbassare, e tornare lentamente alla posizione di partenza. Un modo come un altro per sgranchirsi dopo qualche minuto seduti.

    “Bene. Vado”

    Eppure, a dispetto delle sue parole, il ragazzo non si muove di un millimetro. La ragazza ha finito di parlare da qualche istante, ma l’azzurrino non intende muoversi, per ora. Piuttosto, guarda l’albero. Le mani ciondolano lungo i fianchi, senza che il ragazzo imprima in loro alcuna forza che possa far pensare ad un’azione a breve.

    “I rami più bassi non sono un problema. Quello che mi aspetta dopo mi preoccupa.”

    Ci ragiona su, nonostante si possa trattare di un compito facile.

    "Ma non vi preoccupate, qualora doveste cadere e sopravvivere, vi offrirei primo soccorso, in fin dei conti appartengo alla Quarta divisione!"

    Era meglio, a questo turno, che non dicesse nulla. Lo sguardo del ragazzo si posa su di lei, leggermente disappuntato. Non è proprio il genere di incitamente che si aspetterebbe da un superiore. Ma poco importa.

    “E uff! Adesso cominciamo.”

    Deve far valere la sua altezza, non può mandare a farsi benedire quel metro e ottanta (e qualche cosa di più) che si ritrova. Con un minimo di rincorsa, andrebbe a flettere le gambe, di nuovo, ma ora per uno scopo ben preciso. Arrivato di fronte ad uno dei rami più bassi, il ragazzo scatterebbe in aria, allungando le braccia, tentando di aggrapparsi al ramo, giudicato abbastanza robusto da reggerlo. Se così fosse, cercherebbe di fare forza su quegli stecchi di braccia, che no, non sono il suo vanto, ma sono quantomeno utilizzabili. Con quel poco di forza che ha a disposizione, andrebbe a spingere, fino a che non fosse eventualmente riuscito a salire. Appoggiatosi bene al ramo, tenterebbe di ripartire, questa volta sul tronco, aggrappandosi alle sporgenze, mentre le braccia sono avvinghiate al tronco. Ora, su questo ci sono numerose scanalature, alcune di esse contenenti i nidi di animaletti, di che tipo non lo sa. Ad una prima occhiata uccelli. Alza la testa verso l’alto, per controllare la situazione. Fa fatica a resistere in quella posizione, tanto più che, come già detto, non fa della forza fisica un vanto, tantomeno della resistenza. Ma va bene così. E’ un pivellino, dopotutto. E non deve scordarsi le parole appena fatte, le promesse che attendono il loro mantenimento. Inevitabilmente, per proseguire più agilmente, il ragazzo tenta di appoggiare un piede di poco all’interno di una scanalatura, per poi darsi la giusta spinta, e tentare di proseguire il suo cammino, verso un ramo più robusto.

    “Diamine quant’è alto. Sarà difficile.”

    Non lo dice per mancanza di confidenza, solo è conscio dei suoi attuali limiti. Ma piano piano, forse più lentamente del normale, arriva a metà strada, con un fiatone che forse ha poco di promettente, e un leggero tremore alle mani, causa uno sforzo a cui non era abituato. Solo, adesso deve riposare un momento, sia per recuperare che per valutare il da farsi, con calma, puntando gli occhi ove necessario. Ed eventualmente cominciare a pensare a come riportare l’uovo a terra, integro.

    Non ho descritto eventuali "incontri" più o meno spiacevoli, non sapendo se lasciare al tuo giudizio, mi scuso in anticipo per la nabbagine ;)
     
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19 replies since 29/5/2013, 12:23   271 views
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