Classe L [II]

Controllo del Reiatsu Lv. 1

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    A distanza d'un paio di notti dal primo allenamento vi viene recapitata una busta contenente un foglietto nero - apparentemente identico al precedente - vergato dalla peculiare grafia di Haine, che si rivelerà nuovamente essere tutt'altro che precisa.
    Ormai vagamente avvezzi ad essa, riuscirete a comprendere il contenuto della missiva con minore difficoltà.
    CITAZIONE
    “Presentati all'ingresso dell'Accademia alle ore 09:00.”

    Il messaggio è chiaro e conciso e non presenta alcun genere di firma, benché non ve ne sia, in fin dei conti, alcuna necessità.
    Al vostro arrivo, questa volta, non troverete nessuno, dunque dovrete attendere l'arrivo dello sgradito albino.
     
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    otawarafunnuraba

    Narrato Parlato Pensato Parlato Altrui
    Passarono giorni da quel famoso allenamento che vide l'instaurarsi di un nuovo legame, quello tra Otawara e Masato, e l'esperienza del sensei dell'inferno; quando finì la lotta di quel giorno, Ota sarebbe andato a sbrigare le varie faccende che Kuro gli assegnò precedentemente e avrebbe, come suo solito, pulito tutta la casa dove veniva ospitato dalla scorbutica persona. Nella totale apatia e faccende di casa passavano i giorni; il gigante era alla ricerca di qualcosa che gli potesse dare una scarica di adrenalina come quell'incontro, quindi andava spesso in giro nel rukongai per vedere se qualcuno faceva il furbo con qualche persona o se un tizio cercava questioni con un altro, ma il fatto che risiedeva nei primi settori del rukongai rendeva difficile la sua ricerca, in quanto solo nei livelli più degradati si potevano osservare azioni malevoli come quelle ricercate dal giovane. L'unica cosa che permetteva lo scorrere del tempo erano le commissioni di Kuro, che adesso, a distanza di due giorni dal primo allenamento, era fuori di casa per uno dei suoi tanti passatempi preferiti: le bocce, quello stupido gioco di tirare una pallina per farla arrivare il più vicino possibile a un'altra più piccola. Quello è proprio malato per quelle dannate palle! Disse ad'alta voce il ragazzo, non accorgendosi che il vecchio era proprio dietro di lui. Figlio di buona donna! Ti sembra questo il modo di rivolgersi ad un vecchio che ti offre la sua ospitalità? Bada a come parli o rischierai di trovarti culo a terra fuori da questa casa! Maledizione, cosa ci fa a casa signor Kuro? Disse in modo imbarazzato il ragazzo, che nel momento attuale si sarebbe voluto trovare in un'altro posto e in un'altra circostanza; Non sono fatti tuoi Otawara! Ho solo scordato le mie bocce, nulla che ti riguardi! Quando il vecchio si arrabbiava, diventava peggio dell'insegnante tetro e demoniaco; se avesse avuto il vigore e la forza di un giovane, a quest'ora il gigante sarebbe ridotto male. Guarda che hai sentito male Kuro. Ho detto: " O mamma mia, il signor Kuro si è scordato le bocce!" Hai capito tutt'altro. Sicuro di sentirci bene? Quel che ho sentito ho sentito; Qui dentro l'unico che ha problemi sei tu dannato gigante! Comunque, io vado. Vedi di non tornare tardi come l'altra volta!. E il vecchio se ne andò con passo pesante e arrabbiato. La cosa che lasciò sconcertato Otawara fu l'ultima affermazione di Kuro che lo invitava a non far tardi: Cosa voleva dire il vecchio? pensò il ragazzo che adesso notava sopra il tavolo una busta, simile se non uguale a quella pervenutagli insieme alla divisa dell'accademia la prima volta; Ci risiamo ehehe! Un sorriso a 32 denti adornò il viso del giovane che afferrò ora la busta e con modi rudi la strappò per leggerne la lettera contenuta; lettera nuovamente con scritta bianca, sfondo nero, calligrafia illeggibile e firmato da nessuno; dopo pochi minuti il ragazzo arrivò a capirne il contentuo (Kuro gli aveva dato qualche nozione su come leggere caligrafie come quelle); il messaggio indicava al ragazzo che si sarebbe dovuto presentare nuovamente all'accademia per le ore 9. Bene ci siamo! Comincio a pensare che il mittente sia quello strano e tetro tizio; sarebbe capace di esprimere il proprio carattere demoniaco anche attraverso le lettere ehehehe e lasciandosi prendere da simili pensieri, andò velocemente a darsi una rinfrescata in bagno e indossare la divisa dell'accademia, che era ancora sgualcita dal primo allenamento. Uscì di casa verso le 8:30 per raggiungere l'accademia in orario. Il tempo era sempre lo stesso: caldo, poco nuvoloso e leggero venticello. Si inoltrava per le vie del rukongai, passando attraverso le bancarelle allestite da vari commercianti che si guadagnavano da vivere vendendo tutto quello che poteva fruttare qualcosa. Nelle stradine era possibile vedere anche diversi bambini che giocavano in gruppo ad acchiapparsi o a fare scherzi ad' altre persone, disturbando la quiete cittadina: Eheehe come li invidio. Dopo tutto non c'è nulla da fare qui se non sei uno shinigami. La vita trascorre nella totale apatia. Giunse poco dopo davanti alla magnifica struttura circondata dal verde; l'accademia, che sempre più diveniva bella e strabiliante davanti agli occhi del ragazzo. Non mi ci abituerò mai! eheheh. Ancora non vi era nessuno all'entrata, così Ota pensò bene di andarsi a sedere in un muretto in pietra che formava l'aiuola di un albero di ciliegio ad aspettare qualcosa o qualcuno che gli spiegasse il motivo della sua convocazione.

    Stato personale

    Stato Mentale: Felice e in attesa
    Stato Fisico: Illeso
    Reiatsu: 30


     
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  3. Mertang
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    Legenda:
    Narrato
    Parlato Masato
    *Pensato*
    Parlato Altrui


    Nei giorni successivi alla prima lezione Masato aveva completato il suo trasferimento al dormitorio riservato agli studenti dell'Accademia: ormai aveva trovato un tetto che gli proteggesse la testa e, per non gravare sulle spalle della famiglia che già per una settimana lo aveva sostenuto in fatto di vitto e alloggio, aveva deciso di salutarli definitivamente per non sentirsi ulteriormente un peso in più da mantenere. In questo modo inoltre era molto più vicino alle palestre dove reclute e shinigami potevano allenarsi per temprare il proprio fisico, cosa di cui Masato subito si preoccupò: nel primo incontro con il sensei aveva notato che dal punto fisico soltanto il suo compagno, Otawara Funnuraba, garantiva una caratteristica particolare in grado di realizzare un piano che colpisse il demone dai capelli bianchi, mentre il piccoletto (che tanto piccolo in realtà non è, vista la sua altezza) si era limitato ad agire passivamente, "subendo" il corso degli eventi, come stabilito nel piano d'azione.
    Così trascorsero due giorni fino a quando una sera, dopo essere tornato da un ristoratore bagno alle terme, il Kuchiragi non trovò sul cuscino del proprio letto una busta bianca, del tutto simile a quella recapitatagli la notte precedente alla prima lezione; come l'ultima volta, secondo le aspettative del giovane, nell'involucro cartaceo venne ritrovato un cartoncino nero, con una bianca scritta disordinata e difficile da interpretare per un occhio non abituato. Ma per il ragazzo quella era già la seconda occasione in cui doveva tradurre quell'aspra scrittura, motivo per cui non fece troppa fatica, ringraziando per la collaborazione anche gli ultimi crepuscolari raggi solari che, filtrando dalla finestra, davano l'addio a quel giorno.


    *Buono, finalmente un'altra lezione.. Spero solo che il sensei non sia duro quanto l'altra volta..*

    Pensiero vano quello di Masato, e lui stesso lo sapeva: non sembrava che il maestro fosse un tipo da concedere gentilezze a chi gli sta intorno, sebbene nell'ultimo allenamento molti suoi comportamenti si erano rivelati quasi in contraddizione con le sue parole, quasi a lasciar intendere uno spirito ben più nobile e gentile di quello che era stato mostrato dal suo loquire. Comunque, il giovane finì di sistemare gli abiti e le salviette utilizzate in giornata per recarsi ad ottemperare agli ultimi uffici da svolgersi prima di andare a dormire: mangiare e lavarsi volto e denti. Quindi, ignorando alcune altre reclute che ancora stava parlottando fra loro dall'altra parte della camerata, il Kuchiragi si coricò nel suo letto e chiuse gli occhi per conciliare il sonno.

    Il mattino dopo un raggio di Sole sul suo cuscino lo svegliò: dall'altezza dell'astro si capiva che erano le 8.00 circa. Con uno sbadiglio il ragazzo di mise seduto sul suo letto e fece scrocchiare tutte le osse possibili: giunture delle mani, schiena, collo. Quindi si alzò, indossò la bianca divisa lavata due giorni prima e rimessa a nuovo e si recò alla mensa, dove consumò una colazione leggera composta da una semplice tazza di thé. Tornato al dormitorio si preoccupò della pulizia personale del volto, per poi rivolgere la propria attenzione alla lezione che stava per affrontare: mancava poco più di dieci minuti all'inizio della stessa, e il ragazzo non poteva non essere preoccupato per quello che poteva accadergli per via dell'ambiguo atteggiamento del suo sensei. Già l'altra volta quest'ultimo era ruscito a fargli perdere la concentrazione, motivo per cui Masato aveva perso le staffe facendolo arrabbiare non poco, ma quell'errore fece capire al giovane di quanto dovesse lavorare su quell'aspetto del suo atteggiamento per non cadere nuovamente nel medesimo sbaglio: durante uno scontro è infatti necessario mantenere una mente fredda e lucida in ogni occasione per poter affrontare al meglio il proprio avversario.
    In ogni caso il Kuchiragi si trovava già dopo 5 minuti di veloce cammino all'ingresso dell'Accademia, dove la figura del compagno gigante sembrava quasi in contrasto con il paesaggio: una cosa talmente delicata in mezzo alla quale campeggiava una montagna di muscoli, dura e bestiale almeno all'apparenza. Il ragazzo fece un sorriso nell'elaborare questo pensiero, quindi mosse alcuni decisi passi verso l'amico, salutandolo due passi prima di arrivare.


    -Ehilà, Otawara-San! Tutto bene?

    Il saluto venne fatto con voce allegra e felice per via dell'incontro tra i due giovani, nonostante lo spirito di Masato fosse ancora in parte fremente a causa della lezione che stava per cominciare.

    Stato: Contento ma un po' preoccupato.
    Reiatsu: 30

    Azioni: -

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    Mertang: Buon post, niente da dire.
    Danygel94: Il tuo post non è esente da errori, anzi ne noto in maggior quantità rispetto ai post precedenti. Usi un sacco il punto e virgola, spesso anche in modo inopportuno. Inoltre, come ti ho già detto, dopo al punto esclamativo o interrogativo non ci va nessun'altro segno d'interpunzione, che invece tu metti, sbagliando. Dopo la preposizione ‘ad’ non è necessario utilizzare l'apostrofo, come invece tu fai. E' un post accettabile, tuttavia potresti far di meglio.

    Narrato
    Parlato

    Un incedere lento, seppur deciso, decretò l'arrivo del tanto atteso shinigami albino, ormai in ritardo di trenta minuti. Fatto di proposito o meno, egli sembrava non porre particolare attenzione alla puntualità - in particolar modo durante le lezioni - anche se, paradossalmente, non poteva che odiare coloro che arrivavano in ritardo alle sue classi, costringendolo di conseguenza ad attendere.
    Notando i suoi studenti intenti ad attenderlo all'ingresso, s'avvicinò invitandoli, con un disinvolto cenno della mano, a seguirlo, mentre s'addentrava senz'alcun avviso verbale all'interno dell'Accademia. A quanto pareva il luogo dell'allenamento odierno sarebbe stato il medesimo dell'ultima volta, dato che si ritrovarono infatti proprio lì; quello spoglio e desolante dojo adibito con molta probabilità ai combattimenti, data la mancanza d'alcun genere di mobilia. Fu proprio quando arrivarono a destinazione che Haine - dopo essersi seduto ed aver invitato i due a far lo stesso - si rivolse ad essi, con tono sprezzante. “M'auguro per voi che non coviate alcun genere di rancore nei miei riguardi a causa del mio minuscolo ritardo, anche se, detto in tutta sincerità, ben poco m'importa di voi e dei vostri pensieri. L'allenamento odierno sarà ben differente da quello precedente, benché non privo di difficoltà e ..sofferenza. Perlomeno, questo è ciò ch'io mi auguro e non posso che sperare che si realizzi, in un modo o nell'altro.” Ghignò sadicamente, dunque, portando il braccio sinistro in avanti e rivolgendo il palmo al cielo, iniziò a convogliare il Reiatsu su quest'ultimo. “Non nego di esser dubbioso nei riguardi della vostra preparazione teorica che, così come le vostre ‘doti’ pratiche, sicuramente mi lascerà ben lungi dall'esser soddisfatto. Tuttavia mi vedo costretto a porvi tale quesito, nonostante io, come già detto in precedenza, non m'aspetti nulla da voi, nemmeno la risposta che teoricamente dovreste dare al mio quesito. Dunque, sapete qualcosa sul Reiatsu? Ad esempio, cos'è, com'è fatto, quali sono le sue funzioni, et cetera. Sono cose davvero basiliari che conoscono anche i bambini all'infuori dell'Accademia, dunque - seppur io abbia seri dubbi al riguardo, dato che si tratta di voi - qualsiasi recluta munita d'un briciolo di cervello si preparebbe in modo più che impeccabile su quest'argomento così come su altri, altrettanto essenziali in questo genere d'ambiente.” Disse, laconicamente. Non gli piaceva affatto l'idea di dover discorrere, figurarsi poi con quei due, che aveva ormai preso in antipatia a causa dell'estremo tedio che gli facevano provare. Sbadigliò languidamente, mentre s'adoperava a creare una sfera delle dimensioni di un'arancia nel palmo sinistro utilizzando il Reiatsu - che si rivelerà esser nero come la pece - precedentemente convogliato su di esso. La sfera in questione, anch'essa nera a causa della tonalità dell'energia stessa, pareva esser perfetta; priva d'alcun genere d'imperfezione relativa alla forma ma, tuttavia, stabile. Guardò in faccia i due, ridendo sonoramente. “Questo,” disse, alludendo alla sfera, “è il vostro compito di oggi. Dovete imparare i rudimenti dell'utilizzo del Reiatsu, e qual miglior modo per farlo se non con la pratica?” Ghignò. “E' mio dovere avvertirvi però, che a seconda dei casi potreste anche perdere un braccio. Infatti, se convoglierete troppo Reiatsu, la vostra sfera sarà instabile al punto da divenir incontrollabile, finendo inevitabilmente per esplodervi in mano, con conseguenze ovviamente non molto piacevoli.. per voi, s'intende.” Rivolse ai due uno sguardo più che gelido. “Non avete idea di quando riderei nel vedervi mezzi carbonizzati o privi di qualche arto, davvero, spero che prima o poi mi delizierete con tale visione. Ad ogni modo, non amo particolarmente tergiversare, dunque vi darò un consiglio. Per creare una sfera del genere dovete prima di tutto percepire il Reiatsu dentro di voi, dunque convogliarne una parte - che non deve né eccedere né scarseggiare - ove ne avete necessità, in tal caso sul palmo della mano, andando pian piano a plasmare la vostra sfera, prima immaginandovela e poi cercando di attuarla. Come già detto, vi consiglio di porre particolar attenzione a quanto Reiatsu andate a concentrare, giacché vi posson essere sgradevoli conseguenze in caso ne dovreste utilizzare troppo, così come utilizzarne una dose insufficiente non vi porterà a nulla.” Fece una breve pausa, rivolgendo lo sguardo al vuoto, tediato da quella parlantina. “Trovo futile tergiversare ulteriormente; siete dunque pregati di iniziare.”
     
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    otawarafunnuraba

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    Passarono pochi minuti quando a far compagnia al gigante arrivò il suo amico Masato, che con passo felice e anche in attesa del prossimo allenamento, si avvicinò a Ota salutandolo. Oilà! Ciao Masato, tutto a posto; unica cosa che mi turba è quel maledetto tipo eheheh! Invitò l'amico a sedersi accanto a lui in attesa dell'arrivo del maestro, che cominciava a portare ritardo. Entrambi i giovani rimasero in attesa a lungo, circa 30 minuti, quando alla fine videro in lontananza il tetro tizio (che ancora non aveva rivelato il proprio nome) che si avvicinava sempre più ai due, superandoli senza salutare e facendo segno con la mano di seguirlo dentro la struttura, che il caso volle portasse alla stessa stanza dell'ultima volta. Diamine! Perchè di nuovo qui? Pensò il gigante che guardando nuovamente la stanza non notò nulla di nuovo; questa era ancora vuota, priva di qualsiasi tipo di mobile o attrezzo utile alla lotta, oscurata e con poche luci. Forse capisco perchè quel diavolo preferisce stare in questo posto. Gli piace l'atmosfera di questo spazio, che entra in perfetta combinazione con il suo ego! Maledetto, spero che tutto questo finisca pr--. Non ebbe il tempo di finire il pensiero che subito il sensei fece una sua solita entrata in scena; un periodare di chi è annoiato e di chi non gliene frega un cavolo del prossimo e dove unico punto positivo erano le scuse per il ritardo: Almeno questo! Comincia a migliorare ehehe Pensò ancora il ragazzo mentre mostrava in viso una leggera risatina e ascoltava attentamente il successivo discorso dell'insegnante che era stato introdotto da un ghigno che si propagò per tutta la stanza e nel quale si spiegava il prossimo allenamento. Prima però avrebbe voluto sapere ,dai due giovani, cosa fosse il reiatsu , la sua funzione e simili. Ota rispose con una secca affermazione: No sensei! Mi spiace ma non so nulla del reiatsu. Sono al di sotto dei bambini di questo mondo in quanto conoscenza in campo di energia, spirito e cose del genere. Il ragazzo aveva ormai capito che con quel demonio si doveva essere schietti e dire solamente il vero, in quanto il falso lo avrebbe sicuramente ribaltato a suo favore. Rimase imbarazzato dalla situazione e dunque aspettò con ansia che qualcuno gli spiegasse cosa fosse questo fantomatico reiatsu. La risposta non fu data, ma il maestro sbadigliando e infastidito dalla presenza dei due, cominciò a caricare nel palmo sinistro della propria mano una sorta di energia, un qualcosa di colore nero pece, che gradatamente andava a formare una perfetta sfera, priva di imperfezioni e sempre più opaca; successivamente spiegò che era questa cosa il reiatsu e che compito di oggi dei due ragazzi sarebbe stato quello di fare una cosa simile, che era abbastanza difficile per dei novellini come loro, ma che valeva la pena provare: Diamine! Allora è questo il reiatsu. Una sorta di energia che scorre nel nostro corpo. Perfetto! Voglio provare a portarlo fuori anche io e tanto per cambiare anche il reiatsu di quel tipo è oscuro e tenebroso come lui, assurdo! Pensò Ota mentre ora cominciava a mettere in pratica quei pochi consigli che il maledetto albino aveva fornito al ragazzo. Per prima cosa avrebbe dovuto riconoscere la presenza del reiatsu dentro di sè, percepirlo; quindi, senza aspettare oltre, si sedette a gambe incrociate e cominciò a meditare pensando nel frattempo a una sorta di energia che gli potesse scorre dentro. Passò una manciata di minuti a non sentire niente, finchè successivamente pensò che fosse stata cosa buona optare per non pensare a nulla e lasciarsi andare ad ogni stimolo del proprio corpo; dunque, ecco che nella sua mente cominciarono ad apparire una sorta di canali (simili a quelli che formano il sistema circolatorio) nei quali scorreva una specie di energia fluida di colore verde chiaro che il gigante pensò fosse reiatsu; a giudicare dalle quantità, credeva che fosse molto dotato, quindi possiamo dire che aveva una modesta considerazione di sè stesso. Giunto alla percezione del reiatsu (che richiese circa 10 minuti di alienazione dalla situazione in cui si trovava) il prossimo passo sarebbe stato quello di convogliare quell'energia nel palmo della propria mano prima immaginandola e successivamente plasmandola nel reale; Quindi Ota cominciò a immaginare una sfera dello stesso colore dell'energia che gli scorreva dentro e la vide crescere gradualmente, in un primo momento, e troppo velocemente in un altro momento, tant'è che si ingrandì troppo e, se avesse riportato quell'effetto nel reale, avrebbe sicuramente perso il braccio - come detto in precedenza dall'insegnante - Nono!Non ci siamo! In questo modo perderò metà corpo. Devo andare piano e convogliare meno energia, farla andare più lenta. Pensò il ragazzo, che adesso provava nuovamente a immaginare la sfera che cresceva più lentamente e gradualmente; stavolta andò meglio la teoria, ma adesso il problema era la pratica! Pensò che avrebbe avuto un risultato migliore se fosse andato ancora più lentamente di quanto immaginato e quindi aprì gli occhi e fissò il proprio palmo. Meditò ad occhi aperti alle fasi ripetute mentalmente, quindi immaginò il reiatsu attorno al suo braccio che piano piano raggiungeva il suo palmo destro e si alzava da quest'ultimo per cominciare a formare la sfera. Sarebbe riuscito il ragazzo ad eseguire il compito al primo colpo?

    Stato personale

    Stato Mentale: Concentrato e preoccupato per l'esito della prova
    Stato Fisico: Illeso
    Reiatsu: 30




    Non ho messo il risultato del compito perchè penso lo debba dire tu. Se ho sbagliato editerò ^^.
     
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    Mertang bocciato per ritardo nel post.

    Comportati semplicemente se il tuo compagno se ne fosse improvvisamente andato.
    Vorrei farti notare che il mio pg non si scusa, contrariamente a quanto hai interpretato.
    E' un buon post, tuttavia noto ancora errori di punteggiatura, alcuni periodi non del tutto corretti ed altri decisamente troppo lunghi.
    Inoltre se avessi concluso l'azione saresti stato autoconclusivo, dunque hai fatto bene a non scriverne l'esito.


    Gli sforzi del giovane furono totalmente vani. Fallì miseramente, in un modo tanto ridicolo quanto ilare per l'albino, che scoppiò di tutta risposta in una longeva ed acuta risata, che oltre ad invadere l'intero dojo raggiunse addirittura il corridoio. La misera sfera del giovane era immediatamente scoppiata a causa dell'eccessiva quantità di Reiatsu ch'egli aveva utilizzato, causandogli una bruciatura tutt'altro che lieve che coinvolgeva, oltre alla mano, l'intero braccio. Egli aveva indubbiamente compreso la parte teorica, tuttavia, dato l'esito del suo primo tentativo tutt'altro che positivo, pareva che non riuscisse ancora ad applicarla in modo corretto, a dimostrazione del fatto che teoria e pratica raramente vanno di pari passo. Il momentaneo barlume di divertimento che s'era impossessato dello Shinigami albino svanì dopo davvero poco, lasciandolo apatico alla situazione, quasi tediato da essa. Era una cosa che aveva visto accadere fin troppo spesso, e conseguentemente ormai non lo deliziava più di tanto. Avrebbe indubbiamente preferito ricorrere a pratiche più estreme, per così dire, ma l'obbligo di rispettare le rigide politiche dell'Accademia - ovviamente contrarie a ciò - troncava sul nascere questo suo sadico ma tuttavia fantasioso metodo d'insegnamento. Haine sbadigliò, dunque si rivolse al giovane. “Pensavi che comprendere la teoria bastasse per riuscire ad applicarla? Che sempliciotto; questo tuo modo di ragionare - anche se ritengo che sragionare sia più adatto come termine - oltre ad essere fuorviante è del tutto inappropriato ed alquanto ridicolo; la tua ingenuità è una condanna. Tuttavia, il mio ruolo all'interno di questa illustre struttura non mi lascia altra scelta se non quella d'aiutarti, mio malgrado. Il tuo principale errore è stato quello di utilizzare una quantità davvero eccessiva di Reiatsu, ragion per cui ora ti trovi l'intero braccio ridotto in tal maniera. L'unico consiglio che mi è possibile darti è quello di porre maggiore attenzione su come concentri il Reiatsu ed in particolar modo su quanto ne concentri. Vorrei farti notare inoltre che questa volta sei stato graziato, considerando che puoi ancora vantare di possederlo, nonostante le condizioni in cui versa attualmente. Al contrario, molti che ci hanno provato fallendo non possono più concedersi tale vezzo, se comprendi ciò che intendo.” Come gli sarebbe piaciuto assistere alla perdita d'un braccio di uno dei suoi studenti. Uno spettacolo di dubbia moralità che avrebbe tuttavia deliziato da morire l'albino, che fino a quel momento non aveva ancora avuto l'occasione di godere d'una visione tanto piacevole, nonché da lui oltremodo bramata. Evidentemente non ne era ancora meritevole; forse avrebbe riso in modo eccessivo e ne avrebbe goduto così tanto da far nascere dubbi riguardo alla sua idoneità in quanto Shinigami ma, nonostante ciò, mai avrebbe perso il senno, benché in lui fosse già effimero e totalmente assente in certi momenti. Nonostante non avesse ancora avuto una possibilità del genere, non dubitava del fatto che prima o poi avrebbe avuto l'onore ed il piacere d'assistere - in maniera del tutto causale, s'intende - ad uno spettacolo del genere, che non lo avrebbe di certo lasciato insoddisfatto. Esser vagamente folle non corrispondeva ad essere stupido, non nel suo caso perlomeno, dato che egli conservava quel minimo di modi cortesi - benché non nei riguardi di tutti - atti a preservargli la faccia e la reputazione. Tuttavia, dovette tornare al desolante presente, in cui v'erano solo lui e quell'ormai dolorante gigante; una visione che non lasciava spazio al divertimento, ormai da lungo svanito. Una terribile apatia s'era infatti impossessata dell'albino, che non aveva - benché fosse ancora presto - visto alcun genere di progresso da parte di quel gigante che tanto l'annoiava. Sbadigliò, dunque si rivolse al gigante, ancora in preda ad un'atroce dolore a causa dell'esplosione. “Ebbene.. Devo dire che stai diventando alquanto noioso. Benché all'inizio fosse anche divertente vedirti fallire e coprirti dunque di ridicolo, ora mi stai seriamente tediando, oltre a mettere a dura prova la mia già effimera pazienza. Non fraintendermi però; guardarti perdere un braccio sarebbe una visione a dir poco paradisiaca e non metto in dubbio che ne sarei alquanto deliziato, seppur sia giusto renderti consapevole del fatto che dovresti pulire, in caso un tale evento dovesse mai accadere in Accademia. Sai, in un edificio tanto prestigioso quanto importante come questo sarebbe impensabile lasciare stanze sporche, figurarsi poi se a sporcarle è stata una misera recluta col suo sudicio sangue.” Ghignò sadicamente. “Ho parlato fin troppo, e dato che non ho intenzione alcuna d'attendere ulteriormente, sei pregato di riprovare, ora.” Disse, laconico.
    CITAZIONE
    Ricevi una moderata al braccio destro.
     
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    scusa, per il fatto delle scuse del tuo pg ho interpretato male

    otawarafunnuraba

    Narrato Parlato Pensato Parlato Altrui
    Una gioia mai provata coronò lo sguardo del giovane gigante che, vedendo la sfera di reiatsu cominciare a formarsi, si rallegrò a tal punto che non si accorse di quanto grande, deforme e incontrollata stesse divenendo quest'ultima; fu un attimo quello in cui la sfera di energia -appena formata - si deformò e scoppiò nella mano di Ota, creando una piccola nube di fumo che ricoprì il ragazzo e un intenso bagliore che lo rese cieco per qualche attimo. Aprì gli occhi e ciò che ne seguì sarebbe rimasto impresso nella mente del giovane per lungo tempo, forse per tutta la vita. Discrete ustioni contornavano le carni del suo braccio destro che veniva adesso definito da varie zone scure, bruciature e lividi; la pelle in qualche punto si lacerò lievemente facendo fuoriuscire qualche goccia di sangue; forse l'intero braccio fu lussato e complessivamente era ridotto discretamente male: Ahhhhhh! CA***! BRUCIA! Otawara si stese sul pavimento ligneo della stanza urlando per il dolore lancinante che gli pervarse tutta la zona destra del corpo; si rotolava su quel pavimento in cerca di qualche zona fredda che potesse compensare il suo caldo braccio; l'altro braccio, il sinistro, lo teneva stretto forte al busto per "tranquillizzarlo" e evitare che facesse altri movimenti bruschi che potessero peggiorare la situazione Maledizione! Così mi sto spianando la strada per un letto d'ospedale improvvisato del rukongai! Non posso perdere l'occasione di diventare shinigami. Nei suoi lamenti di dolore, che piano piano andavano a diminuire per l'abitudine, una sadica e spudorata risata riecheggiò per tutta la stanza e forse per tutti i corridoi dell'accademia. Il maledetto albino era come se sentisse piacere, goduria e gioia nel vedere il gigante a terra, straziato per l'accaduto; rideva incessantemente e sicuramente avrebbe voluto assistere ad un arto perso del giovane Ota che adesso notava,con occhi mezzi aperti, che non c'era più Masato: Dove è finito quell'altro?Pensò mentre adesso si rialzava - ancora scosso - e sentiva una delle solite orazioni del tetro albino che lo ammoniva del fatto di essere stato troppo ingenuo nella pratica, concentrando troppo reiatsu che non seppe controllare e che quindi provocò l'esplosione; in particolare puntava sul fatto che non sempre teoria e pratica andavano di pari passo e con tono apatico e quasi annoiato continuò a parlare, dando un piccolo suggerimento al gigante, che altro non era che l'attenzione da porre sulla concentrazione del reiatsu e in particolare sulla quantità da utilizzare: Ha ragione sensei! Sono stato uno sciocco a credere di poterci riuscire al primo colpo; devo lavorare molto sulle quantità di energia che ancora non riesco a gestire. Mi lasci riprovare per favore! Disse il ragazzo con un tono spezzato da cenni di dolore. Continuò a cercare nella stanza il suo compagno di allenamento, ma non riuscì più a trovarlo Possibile che si sia ferito gravemente e che io non me ne sia accorto? Non riusciva a domandarlo all'insegnante, tanta era la preoccupazione che quest'ultimo potesse rispondere in brutto modo. Continuò ad ascoltare con attenzione l'orazione del sensei, che gli chiese con solito tono annoiato e infastidito di riprovare e di cercare di non perderci il braccio che - per quanto a lui questa visione fosse piaciuta - sarebbe stato un macello ripulire la stanza dal sangue della recluta shinigami. Dunque Otawara si risedette a terra, dando poco peso alle parole offensive dell'albino dai capelli bianchi canditi. Non poteva riutilizzare il braccio destro per svolgere il compito, in quanto era alto il rischio di perderlo in seguito ad un altro fallimento, quindi optò per utilizzare il sinistro. Chiuse gli occhi ed entrò nuovamente in stato di meditazione; focalizzò nuovamente il flusso di energia verde che scorreva nei canali del suo corpo; pensò bene di ridurre notevolmente la pressione con la quale il reiatsu fluiva all'interno di sè stesso e una volta immaginato tutto, cominciò a metterlo nuovamente in pratica. Per via del dolore al braccio, era difficile mantenere la concentrazione e l'attenzione sulla sfera che si sarebbe dovuta creare, nonostante ciò il ragazzo spalancò bene gli occhi e cominciò a tirar fuori il proprio reiatsu; sottili filamenti di energia verde scaturivano fuori dal palmo della mano sinistra, andandosi a concentrare in un punto centrale e piano piano andando a prendere una forma circolare Bene, piano, piano così; dovrei esserci ormai. La pressione, la quantità e la velocità con la quale l'energia si stava manifestando sembrava perfetta, quasi al livello del sensei. Sarebbe bastato un secondo tentativo al giovane per apprendere un primo controllo del reiatsu?.

    Stato personale

    Stato Mentale: Concentrato e Preoccupato
    Stato Fisico: Ferita moderata braccio destro
    Reiatsu: 30


     
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    Post decisamente migliore del solito, sebbene presenti i soliti errori ed inoltre un paio di frasi non del tutto corrette grammaticalmente né tantomeno sensate. Tuttavia hai fatto un buon lavoro, paragonato ai post precedenti.


    La deliziosa visione del sangue e la strazianti grida di dolore del giovane, oh quale amorevole sinfonia! Da lui considerati ‘tripudi artistici’, tali erano le cose che risvegliavano il vero interesse dello Shinigami albino, ormai persosi nel contemplare cotanta bellezza presente in un unico essere ed in un solo istante. Da quanto tempo non gli accadeva di presenziare ad un evento tanto bello - sebbene non così raro, nell'ambito dell'Accademia - tant'è si lasciò sfuggire una ghigna compiaciuta ed alquanto distorta, ch'andava a fratturargli completamente il volto, privandolo della tipica inespressività. Svariati attimi furono necessari affinché il giovane poté recuperare il solito distacco e freddezza di modi tramite i quali si rivolgeva sempre allo studente, che s'era, fra l'altro, già dato da fare, riusciendo a portare a termine l'allenamento con successo. Egli infatti - benché Haine fosse alquanto scettico al riguardo - era riuscito, al secondo tentativo, a convogliare il reiatsu, concentrarlo ed infine plasmarlo nella sua mano in una forma sferica, ora presente in modo stabile sulla sua mano sinistra, purtroppo intera. Sebbene avesse desiderato vedere l'espressione dolorante del giovane ancora a lungo, così come la visione di un'ulteriore perdita di sangue l'avrebbe deliziato particolarmente, dovette abbandonare tali propositi per concentrarsi invece sull'inaspettato successo del giovane, che l'aveva sinceramente sorpreso, seppur non l'avesse dato a vedere. Rivelare ciò che si provava era, spesso e volentieri, una debolezza, ragion per cui egli preferiva evitare di farlo in qualsiasi occasione, fosse davvero necessario o meno. Non se ne curava nemmeno più, e non v'era bisogno che s'impegnasse per celare ciò che davvero provava, giacché ora più che una particolare azione messa volontariamente in atto era divenuta un'abitudine, nonché parte integrante della sua persona e conseguentemente del suo modo di porsi. Guardò il giovane, abbandonandosi nel mentre all'ennesima folle risata, questa volta più acuta, privo, come soleva essere, d'interesse alcuno nei confronti degli altri e della sede in cui attualmente si trovava. Non sentiva la necessità di doversi imporre delle restrizioni o di piegarvisi in caso ve ne fossero, a scapito del luogo e delle condizioni in cui figurava; lo considerava futile, giacché non aveva niente da guadagnarvi. Spesso infatti la sua condotta era dettata in base ad un ragionamento basato sul guadagno, ch'era pressoché l'unica ragione per cui, a detta sua, valeva la pena di sforzarsi, benché vi fosse in lui anche un vago presupposto di miglioramento, raramente considerato.
    Sul volto, privo d'una qualsivoglia espressione tangibile ed ora coperto dalla mancina, andò lentamente delineandosi un'espressione che da vaga divenne sempre più marcata, risultando - tolta la mano - in un'altra ghigna, l'ennesima, indirizzata nei riguardi dal giovane, mentre gli occhi erano ormai atti a squadrarlo con fare intimidatorio. La sfera materializzata correttamente, il braccio bruciato, il sangue a terra. Tutti quei particolari che in fin dei conti gli trasmettevano una certa ilarità, sebbene ridicoli. Ma aveva fatto attendere eccessivamente quel giovane dolorante ed ormai stanco, e - benché trovasse un certo divertimento anche in ciò - si rivolse a lui. “Complimenti, davvero.” Fece una breve pausa, nella quale iniziò ad applaudirgli con fare beffardo. “Mi hai davvero stupito; devo dire che non m'aspettato proprio che uno come te ci potesse riuscire. Sai, è oltremodo raro che persone pressoché prive d'intelletto arrivino così lontano, sempre se lontano si può definire, considerando che siamo ancora agli inizi. Tuttavia non è mio desiderio ridicolizzarti più di quanto non abbia già fatto, giacché non ne trarrei, mio malgrado, ulteriore divertimento. Non nego tuttavia d'avere avuto, per diversi momenti, la tentazione di farti io stesso del male. Mi hai tediato fin troppo, ed hai giocato con la virtù della pazienza, di cui sono particolarmente privo. T'inviterei, in futuro, a non annoiarti fino a tali estremi, giacché potrei perdere il controllo su me stesso, causando sgradevoli incidenti, i medesimi a cui alludevo precedentemente. Ad ogni modo, non dubito che mi farai divertire nei prossimi allenamenti, sempre se ci arriverai, s'intende.” Un ulteriore ghigno a marcargli il volto; l'ennesimo cupo riso. “Orbene, avendo completato tale allenamento non vedo ulteriori motivi per degnarti ulteriormente della mia presenza,” - disse, dandogli le spalle - “ragion per cui m'appresto a lasciare tale sede. Respirare la tua stessa aria è per me cagione di ribrezzo.” Disse, laconico, mentre s'avviava fuori.

    CITAZIONE
    Ricevi Controllo del Reiatsu Lv. 1 e 8xp.
    Concludi con un tuo post.


    Edited by Arãshi - 22/7/2013, 02:47
     
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    otawarafunnuraba

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    Ci sono riuscito; ce l'ho fatta !!! Pensò il ragazzo prima di urlare: YUUuuuuuuuuu!Finalmente il gigante riuscì nel compito assegnatogli dal sensei dell'inferno; era riuscito a plasmare la sfera di reiatsu e a mantenerla poco sopra il palmo della sua mano; erano bastati solo due tentativi, cosa che non era tanto ordinaria e che sottolineava forse un grande talento che il giovane da quel momento in avanti avrebbe dovuto coltivare e far fruttare più che potesse. Si alzò in piedi soddisfatto per quanto fatto; si compiaceva da solo dei propri sforzi e risultati e sulla sua bocca non poteva mancare il solito sorriso a 32 denti; tuttavia la gioia veniva limitata dai dolori prima procuratosi che spinsero il ragazzo a risedersi e attendere qualche affermazione del maledetto albino, che non mancò ad arrivare con una sua solita, tetra e sadica risata. Mi spiace di non averla deliziata con sangue, membra spappolate e ustioni che lacerano le carni e creano quel profumo intenso di bruciato e affumicato. Sarà per la prossima volta sensei eheheheh. Il gigante si mise a ridere insieme al tetro maestro; sapeva che la cosa lo avrebbe infastidito ma aveva capito che se si voleva avere un minimo di rapporto con quell'insegnante, lo si doveva assecondare e ci si doveva far odiare. Dopo la risata, l'insegnante pensò bene di squadrare nuovamente il ragazzo e cominciò a battere le mani, come se lo prendesse in giro, e nel contempo annunciava il buon esito della prova e lo pregava di non farlo tediare e annoiare più in futuro; si descriveva come un tipo privo di pazienza e particolarmente incline all'uso della violenza per chiunque lo facesse adirare e in un certo senso perdere tempo con inutili allenamenti o insegnamenti. Ehehehe, mi scusi ancora; la prossima volta, se ve ne sarà un'altra, farò del mio meglio per presentarle un teatro migliore; cercherò di fare una scaletta e di seguire un programma preciso per il prossimo incontro; lei ovviamente interpreterà il ruolo di cattivo ehehehe. Ancora una volta diede all'insegnante motivo di odio nei suoi confronti, ma lo faceva di proposito; voleva vedere a cosa avrebbe portato tutto ciò: A una sorta di legame odio-rispetto o al completo odio e ira - forse più possibile- nei confronti del gigante? Rimase il fatto che adesso Otawara poteva vedere il sensei dargli le spalle e allontanarsi affermando con un certo menefreghismo che non era più richiesta la sua presenza e che il fatto di respirare la stessa aria era per lui motivo di ribrezzo; così facendo, Ota salutò il maestro con tono alto e portando il braccio destro (quello dolorante) in alto per salutarlo e dimostrargli che già si stava riprendendo dal dolore e dagli sforzi: Alla prossima Akuma-sama. Buona giornata! Akuma voleva dire "diavolo", "demone", e da quel momento Ota avrebbe chiamato il sensei in questo modo - che gli piacesse o meno - che nel frattempo se ne andò senza salutare. Successivamente anche il ragazzo sarebbe uscito dall'accademia andando prima in infermeria per farsi dare un'occhiata al braccio e dopo nella casa in cui era ospitato. Un altro passo per divenire shinigami era stato portato a termine.

    Stato personale

    Stato Mentale: Contento e Divertito
    Stato Fisico: Ferita moderata braccio destro
    Reiatsu: 30


     
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