Classe L [IV]

Controllo del Reiatsu Lv. 2

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    Riceverai, nottetempo, la solita missiva vergata dall'ormai chiara quanto riconoscibile grafia dell'albino.
    Essendo ormai avvezzo a quella tipica quanto confusionaria ‘scrittura’, sempre se tale si possa definire, riuscirai a decifrarla pressoché immediatamente.
    CITAZIONE
    Presentati alle ore nove nell'arena esterna #1, la stessa del precedentemente allenamento.

    Al tuo arrivo noterai subito due enormi pilastri di pietra posizionati al centro dell'arena, ed il tuo sensei appoggiato ad uno di essi, con una ghigna sadica stampata in volto.
     
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    otawarafunnuraba

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    Una nuova giornata aspettava solo di esser vissuta dal giovane. Ota quella mattina si alzò di buon umore e, straordinariamente, anche il capo di casa Kuro lo era; entrambi si sedettero a tavola e fecero colazione parlando del più e del meno, di come fossero cambiate le cose in quegli anni e di quanto fosse noiosa la vita nel rukongai. Ehehe Kuro, ormai sarai abituato a star in compagnia della noia no? Il fatto Otawara e che non mi va di vivere in questo modo. Anche io voglio avere qualche stimolo per vivere in fondo ogni giornata. Un po di adrenalina, lotta, divertimento. Fece una pausa di silenzio e guardò nuovamente il giovane in faccia: Anche io sarei voluto diventare Shinigami, combattere contro il male e aiutare le anime dei morti; forse è per questo che provo una sorta di gelosia, di invidia nei tuoi confronti. Tu potresti avere ,fra qualche giorno, la possibilità di diventare shinigami e forse potremmo non vederci più e io sarei nuovamente solo, nella mia noia e solitudine. La mia è una vita che, come un pendolo, oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia. Aveva gli occhi lucidi l'anziano signore, tanto che si alzò da tavola e si rinchiuse nelle sue stanze. Otawara rimase ancora li seduto a far colazione mentre pensava alle parole dell'anziano: Cavolo ha proprio ragione. In questo mondo la noia è una cosa inevitabile e il piacere è raro. Passò tutto il pomeriggio a pensare a quelle parole, mentre si dava da fare con allenamenti in camera sua, pulizie in casa e preparazione della cena. In quest'ultima fase il ragazzo preparò un buon stufato di carne che avrebbe riscaldato i corpi dei due coinquilini in quella notte particolarmente fredda. Il ragazzo chiamò a tavola il vecchio, ma quest'ultimo non arrivava nonostante il gigante avesse chiamato più di una volta; a questo punto Ota, senza dire niente, andò in camera del vecchio, bussò alla porta e da dentro si sentì la voce di Kuro che diceva: Non ho fame Ota! Mangia pure senza di me. Ok Kuro, ti lascio qualcosa sopra il tavolo nella possibilità che possa venirti fame! Ancora a pensarci sta? Così cade malato. Dunque, cenò da solo conservando qualcosa da mangiare allo scorbutico signore. Dopo cena, ecco che qualcosa bussò alla porta; il ragazzo , silenziosamente, andò a vedere chi fosse e quando aprì la porta, ecco che non vi era nessuno, se non un'altra dannata lettera - lasciata da chi sa chi -appoggiata a terra. Ahahaha ci risiamo; stessa calligrafia, stesso inchiostro bianco e stesso foglietto nero. Il ragazzo era contento perchè sapeva che sarebbe stata una raccomandata che invitava il ragazzo a presentarsi in un determinato luogo a una determinata ora e ciò poteva essere un passa tempo per il giovane, un divertimento, una possibilità per farsi male e imparare e compiere un altro passo per divenire shinigami. La lettera diceva chiaramente che il ragazzo si sarebbe dovuto presentare alle ore 9 nell'arena n.1, la stessa dell'ultima volta, per un allenamento sicuramente. Senza perder tempo, il gigante andò a lavarsi e a mettersi a letto sperando di dormire tranquillamente quella notte. L'indomani mattina si alzò di buona ora, verso le 8, e facendosi una doccia fresca, colazione, e indossando per ultima la divisa dell'accademia, se ne andò di casa senza salutare (involontariamente, perchè preso dalla gioia) il vecchio Kuro. Di corsa, passò per i pochi vialetti del rukongai che lo separavano dall'accademia e una volta entrato in quest'ultima struttura, percorse i corridoi, prendendo l'ultimo incrocio che lo avrebbe portato all'arena 1. Una volta giunto in quel posto spoglio e poco fornito, il ragazzo notò che c'era una cosa nuova in campo; una cosa che nell'ultimo allenamento non era presente: 2 giganti pilastri al centro dell'arena. Ma che ca*** si è inventato questa volta?!Disse ad'alta voce il ragazzo che, alzando gli occhi in alto, notò che sopra a una colonna, seduto, vi era il maledetto albino con il suo solito ghigno sadico. Merda! Speriamo che non mi ha sentito. Quello mi uccide! A quel punto il ragazzo salutò l'insegnate portando semplicemente il braccio destro e facendo segnale di saluto con la mano - non gli andava di urlare per salutare Akuma; lo avrebbe fatto appena fosse sceso da quel pilastro gigante -. Dunque aspettò non tanto la risposta al proprio saluto, ma la spiegazione dell'allenamento di oggi.

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    Ci sono un po' di cose che non vanno.
    Noto i soliti errori grammaticali, ed in alcune frasi anche l'utilizzo dei tempi verbali non è del tutto corretto.
    Inoltre dici che il tuo pg lascia da mangiare al tuo coinquilino, ch'è tuttavia un'anima come tante altre, ergo priva di Reiatsu, e solo coloro che lo posseggono provano fame e sete, nella Soul Society. Inoltre, ‘qualcosa bussò alla porta?’ Di solito è qualcuno a bussare, non qualcosa.
    Un'ultima cosa. Il mio pg è appoggiato ad uno dei due pilastri, non seduto sopra ad esso, come hai scritto tu.

    Narrato
    Parlato

    Ghignò, vedendo il suo studente arrivare. Era così spensierato, gioioso, e se solo avesse saputo cos'avrebbe dovuto fare di lì a poco certamente sarebbe stato in preda alla disperazione. Ma come avrebbe potuto mai saperlo? Guardando i pilastri qualcosa si poteva cercare di dedurre, tuttavia difficilmente uno come a lui avrebbe compreso, giusto con uno sguardo al mezzo, il fine dell'allenamento. L'albino si rassegnò a tali pensieri, pronto a sconvolgere il giovane gigante mentre un ghigno gli fratturava il volto. Vedo che sei infine arrivato. Era anche ora, sai che odio attendere, figurarsi poi se mi tocca aspettare un misero studentello d'accademia come te.” Era ben conscio ch'egli non era affatto in ritardo, tuttavia traeva divertimento nel riprenderlo, benché le sue reazioni lasciassero, spesso e volentieri, alquanto a desiderare. S'avvicinò a lui, iniziando a girargli intorno lentamente mentre lo squadrava con gli occhi. Le ferite del precedente allenamento s'eran del tutto rimarginate, tuttavia non metteva per nulla in dubbio ch'egli, entro la fine della giornata, se ne sarebbe procurate altre, che sarebbero forse state più gravi delle precedenti. Tale pensiero lo deliziava e gli riempiva la mente, rendendolo soddisfatto, anche se avrebbe di gran lunga preferito che tutto ciò acadesse per davvero, piuttosto che soltanto nella sua mente. Ma non v'era motivo di sconfortarsi, c'era tempo; se la sarebbe presa comoda, dandogli un misero aiuto e vedendolo fallire miseramente, proprio come al solito. Non v'era davvero cosa migliore di vedere quel gigante, tanto forte quanto stupido, soffrire a causa dei suoi folli ed insensati tentativi che nella maggioranza dei casi si rivelavano essere, ovviamente, fallimentari. Riportò la sua attenzione sul giovane, allontanandosi da lui e tornando ad appoggiarsi ad uno dei due pilastri, più precisamente il sinistro. “Orbene, ti chiederai perché ti ho convocato qui, così come, molto probabilmente, ti starai domandando perché ho fatto posizionare questi due pilastri qui.” Qualsiasi individuo nella sua stessa situazione si sarebbe eventualmente posto tali quesiti, che risultavano esser alquanto banali, ragion per cui l'albino aveva dato per scontato - benché il gigante lasciasse alquanto a desiderare in quanto ad intelletto e raziocinio - che anch'egli si fosse posto i medesimi interrogativi, a cui presto avrebbe dato risposta. Tuttavia, prima di parlare, distese il braccio sinistro lungo il fianco ed iniziò a concentrare nel pugno una moderata quantità di Reiatsu, non troppo eccessiva ma di certo maggiore di quella utilizzata per creare la sfera nella precedente lezione. “Ovviamente li ho fatti portare qui per via dell'obiettivo di questa peculiare lezione, in cui esse svolgeranno un ruolo cardine.” Fece una breve pausa, mentre lo sguardo spaziava nel nulla. “Considerando la tua scarsa abilità nel ragionare e le tue misere abilità analitiche - che probabilmente nemmeno avrai - non m'aspetto di certo che tu riuscirai a comprendere mediante una spiegazione assai semplice benché esaustiva, ragion per cui ho pensato di dimostrartelo con una prova pratica, ch'è, visti i tuoi trascorsi nelle precedenti lezioni, l'unica cosa che riesci vagamente a comprendere.” Parole fredde, pronunciate laconicamente e probabilmente atte ad indicare il tedio provato dall'albino, che - almeno all'apparenza - non vedeva l'ora di concludere. In fin dei conti il suo studente non poteva aspettarsi più di tanto da una persona del genere, e qualunque persona l'avrebbe capito a colpo d'occhio. L'albino si girò, rivolgendosi alla colonna e dando conseguentemente le spalle al giovane. Il pilastro era oltremodo resistente, non solo all'apparenza, tuttavia l'albino utilizzò il reiatsu precedentemente convogliato nella mano sinistra per sferrare un possente pugno contro di esso, riducendolo in null'altro che finissima polvere che si disperse gradualmente nell'aria. Non s'era salvato nulla, all'infuori della base. Ghignò, prima di girarsi nuovamente verso il giovane e di rivolgersi a lui. “Questo è ciò che dovrai fare. Non temere, può sembrare difficile all'apparenza, tuttavia,” Fece l'ennesima pausa, ghignando, “tuttavia farlo è ancor più difficile di quanto pare.” S'abbandonò ad una lunga risata, continuando nel mentre a guardare il giovane con uno sguardo a dir poco inquietante. Recuperata la solita freddezza di modi, si rivolse nuovamente a lui. “Non temere, il principio è, almeno per certi versi, simile a quello del primo allenamento sul Reiatsu che hai affrontato. Dato che esso è presente dentro di te, ti basterà convogliarlo ove desideri, ergo in questo caso sul pugno, e - al posto di materializzarlo sotto forma di sfera come hai già fatto - rilasciarlo nel momento in cui sferri il colpo. Solo così riuscirai a distruggere quel pilastro, altrimenti intaccabile. Posso garantirti che sarebbe futile cercare di abbaterlo solo con la forza bruta, ti distruggeresti la mano, non che mi dispiaccia, sia chiaro. Se ritieni che sia opportuno tentare, non ti fermerò di certo io, giacché mi priverei del divertimento con le mie stessi mani.” Tacque, iniziando a ghignare. “Tornando a noi. Il braccio dev'essere il mezzo tramite cui rilasci il Reiatsu contro il tuo bersaglio, ovvero il pilastro. E' bene che tu sappia che nel fare ciò vi sono i medesimi rischi presenti nell'altra lezione, dunque potresti anche perdere un braccio, sperando che questa sia volta buona.” Si spostò a lato del giovane, distanziandosi dall'altro pilastro, ancora intatto. “Orbene, odio tergiversare e da me non otterrai ulteriori informazioni, dunque sei pregato d'iniziare.”

    Edited by Arãshi - 7/8/2013, 01:31
     
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    otawarafunnuraba

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    Il ragazzo aspettò per qualche minuto che il sensei proferisse parola, ma quest'ultimo, puntualizzando in un primo momento che odiasse attendere studentelli come Ota, successivamente scese da quel pilastro per avvicinarsi al gigante e squadrarlo come nessun'altro sapeva fare. Occhi di demonio e pelle pallida come uno spettro giravano attorno alla figura del ragazzo, come per analizzare ogni suo minimo dettaglio e mettere in subbuglio il suo raziocinio . Le ferite dell'ultimo allenamento sembravano esser sparite; nessun dolore o graffio rimasero nel petto del ragazzo e quest'ultimo preferiva non ricordare quanto accaduto precedentemente in accademia. Qualche attimo passò in questo stato di cupa e pesante atmosfera, fino a quando il maledetto albino decise di andarsi a sistemare su una delle due colonne, quella di sinistra precisamente, e spiegare il motivo per la quale avesse fatto portare quei due giganteschi blocchi di chissà quale materiale in quel punto dell'arena. Il gigante, seppur avesse avuto un minimo dubbio sull'origine e ruolo di quelle colonne, preferì non parlare per via dello sguardo intimidatorio di Akuma, che sembrava già esser abbastanza irritato di far questo altro allenamento in compagnia del gigante: Meglio che sto zitto o sennò quello mi fulmina eheheh. Pensò il ragazzo mentre ora notava dal punto in cui sostava - la base della colonna - l'insegnante che distese il braccio sinistro lungo il fianco e, ammonendo come al solito il ragazzo per scarsità di intelletto e analisi, voltandosi al contrario - dando le spalle a Ota - diede un pugno con il braccio sinistro sulla colonna che cominciò a implodere finendo per polverizzarsi gradualmente e lasciare solo la base come testimonianza di quanto accaduto: Ma che ca***! Ma come diamine ha fatto! Disse il ragazzo mentre ascoltava l'insegnante ridere come suo solito. Ciò a cui aveva appena assistito Otawara lo avrebbe dovuto riprodurre e Akuma, benchè fosse scontata un'uscita con quelle parole, invece di incoraggiare il giovane (come farebbe un insegnante normale) lo mise più in tensione, puntualizzando il fatto che distruggere una colonna simile a quella era una cosa tanto difficile che ci si poteva perdere anche il braccio, in quanto non richiedeva solo la forza fisica dell'individuo ma anche un buon uso del reiatsu. Perfetto allora è riuscito a distruggerlo grazie al reiatsu convogliato nel braccio. Il principio è simile alla sfera di reiatsu. Dovrei riuscirci! Pensò il ragazzo mentre cominciava a pensare agli allenamenti precedenti e su quanto avesse dovuto faticare per trovare una giusta affluenza e quantità di energia spirituale. Bene, tocca a me! Disse infine il ragazzo dopo aver sentito le ultime parole del sensei che annuiva ancora al fatto di odiare "tergiversare" come diceva lui. Dunque Ota, non potendo salire per la colonna (in quanto troppo alta e ancora inesperto sul controllo del corpo nel mondo spirituale) decise di "sfidare" il blocco - dall'aspetto molto duro e resistente - dalla base e quindi si pose davanti alla colonna ed entrò in meditazione: Concentrare il reiatsu in una parte precisa del corpo e rilasciarla al momento dell'impatto. Convogliare l'energia sul braccio destro, caricare il colpo che non deve essere ne troppo forte ne scarso e pochi millimetri prima dell'impatto del pugno contro la colonna rilasciare il reiatsu! Questa era la teoria; ormai ben focalizzato nella mente il metodo da seguire per la riuscita del colpo, Otawara, fissando con determinazione la parete difronte a sè, piegò il braccio destro per caricare il colpo, rimase fermo in quella posizione per qualche secondo e poi sferrò un pugno discretamente potente contro la colonna, emettendo un sordo "ringhio" prima dell'impatto che gli servì per emettere fuori all'ultimo momento il reiatsu convogliato nell'arto. Cosa sarebbe successo a questo punto?

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    Non ci siamo per niente. Il post è pieno d'imprecisioni.
    Tanto per iniziare avevo detto che il mio pg era appoggiato alla colonna, non seduto sopra ad essa, e tu hai ugualmente scritto che scendeva giù. Inoltre par che tu abbia confuso il pilastro con una parete, dato che hai scritto così. Noto svariati errori, ad esempio:
    CITAZIONE
    e spiegare il motivo per la quale

    Che dovrebbe esser per il quale.
    CITAZIONE
    non potendo salire per la colonna

    Che dovrebbe essere non potendo salire sulla colonna.
    E ce ne son tanti altri. Ti consiglio di rileggere prima di postare.

    Permangono anche i soliti errori relativi ai tempi verbali e alla punteggiatura.
    Non m'accontento di quelle poche righe in cui descrivi il tentativo, allunga più che puoi aggiungendo anche sensazioni del tuo pg.
    Un'ultima nota: non prendertela per il comportamento del mio pg, è fatto così.

    Rise di gusto vedendo il ridicolo fallimento del giovane, e fece addirittura fatica a cessare di ridere data l'ilarità della scena; davvero pensava che un tanto misero quantitativo di Reiatsu potesse anche solo scalfire quell'imponente pilastro? Come al solito quel gigante non smentiva il parere che Haine aveva di lui: era proprio un povero illuso. Se fosse stato folle l'avrebbe pure compreso, giacché v'è un confine davvero minuscolo e pressoché inesistente fra follia e genio, tuttavia come si poteva accettare cotanta stupidità concentrata in un unico essere? Rise, rise e rise ancora, sempre più intensamente e di gusto, finché - dopo svariati attimi - non recuperò del tutto la solita freddezza di modi che gli permise di rivolgersi al ragazzo, ormai dolorante. “Sei stato così ridicolo da farmi perdere il controllo, complimenti. Tuttavia ora ho un interrogativo da porti: quanto stupido puoi essere? Davvero pensavi che un così misero quantitativo di Reiatsu potesse bastare?” Tacque per diversi attimi, ghignando sadicamente. “Ovviamente dubito che tu possa utilizzare nuovamente quella mano, dato che dovrebbe esser fratturata - nel più roseo dei casi, s'intende. Chissà, non credo tu possa vantare una grande fortuna, dunque non mi stupirei se fosse irrimediabilmente rotta. Ad ogni modo non mi riguarda né tantomeno importa, e non sarò di certo io a fermarti in caso volessi riutilizzarla. Più dolore cagioni a te stesso e più posso divertirmi; non credo esista qualcosa di meglio di questi effimeri e deliziosi attimi di sofferenza.” Iniziò a girargli intorno, squadrandolo da testa a piedi. Voleva godere al meglio delle espressioni di dolore di quel giovane, voleva che durassero in eterno, giusto per il suo godimento. L'intero tentativo del giovane era stato totalmente futile, e gli aveva soltanto procurato un immane dolore alla mano. Oh, la delizia che l'albino traeva da quegl'attimi era indicibile, il dolore diveniva arte e lui ne godeva, ne godeva sempre più. Nonostante ciò, il solo pensiero di avere uno studente tanto stupido consisteva in un'onta per la sua illustrissima carriera e per sé stesso; mai si sarebbe immaginato di dover insegnare le semplici basi accademiche ad un gigante tanto ottuso quanto poco lungimirante. Sospirò languidamente, riportando la mente alla realtà e tornando a guardare il giovane. “Orbene, non starai certo pensando di poterti piegare in due dal dolore per tutta la durata dell'allenamento, vero? Ho cose migliori da fare che vederti soffrire.” In effetti, benché vederlo dolorante fosse un piacere immane, l'albino se ne stufava dopo davvero poco. Avrebbe indubbiamente preferito dedicare il suo tempo ed i suoi sforzi in modo diverso, piuttosto che fare da balia ad uno studente che di sviluppato aveva solo la muscolatura. Se non voleva che quel gigante minasse anche solo vagamente la sua brillante carriera, avrebbe dovuto necessariamente prodigarsi a dargli qualche sorta di consiglio, nonostante ritenesse che l'esaustiva prefazione da lui fornita doveva esser stata più che sufficiente; invero non v'era molto d'aggiungere, era un esercizio assai semplice e lui non ci vedeva difficoltà alcuna. Il vero problema si rivelava esser piuttosto palese, e non era di certo l'allenamento. “Pensi di mandare avanti questo tuo ridicolo teatrino ancora a lungo? Il dolore che stai provando è stato cagionato solo ed unicamente dalla tua avventatezza e mancanza di giudizio.” Laconico e freddo più che mai, l'albino pareva essere davvero tediato. “Se solo non ti fossi gettato a capofitto in un'azione suicida, non staresti provando ciò che provi ora, non che m'importi. Il problema è tuo e tale rimane. Se fossi in te pregherei soltanto che in infermeria abbiano le conoscenze necessarie per rimetteterti a nuovo, sempre se ciò sarà ancora possibile dopo che completerai l'allenamento, perché,” Fece una breve pausa, mentre una ghigna sprezzante andava a dipingersi sul volto, “sia chiaro, finché quella colonna s'ergerà in piedi non ti sarà concesso d'andartene, potessi anche morire nell'intento.” Parole tanto gelide e totalmente disinteressate, atte a metter il giovane sotto pressione ed al contempo intimorirlo. Amava alla follia quel genere di frasi ad effetto ch'era solito rivolgere ai suoi studenti in momenti del genere. Ora le cose sarebbero indubbiamente tornate a farsi interessanti, a partire dal modo in cui quel giovane gigante avrebbe reagito dopo aver sentito tali parole. In fin dei conti c'era in ballo la sua vita, ergo la sua reazione sarebbe probabilmente stata patetica; forse avrebbe addirittura strisciato e supplicato di potersene andare in caso non fosse riuscito a portare a termine l'allenamento o avesse riportato gravi ferite. Tali pensieri, che ormai occupavano totalmente la sua mente, lo deliziavano nel profondo dell'animo, lasciandolo - al contrario dello svolgimento della lezione - vagamente soddisfatto. Sebbene restio, dovette tornare al presente, distanziandosi nuovamente dal giovane. “Non ho tempo da perdere, dunque sei pregato di riprovare.”

    CITAZIONE
    Ricevi una moderata alla mano destra.


    Edited by Arãshi - 13/8/2013, 02:02
     
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    otawarafunnuraba

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    Fallimento. Un totale fallimento. Era proprio quella la parola chiave dell'allenamento di oggi, allenamento che vide il ragazzo gettarsi a terra ed emettere urla di dolore per via dell'insuccesso del colpo contro il pilastro, che gli comportò la frattura dell'arto. Un colpo troppo potente fisicamente ma debole spiritualmente; solo i folli avrebbero avuto un'idea così stupida - come quella di Ota - di colpire con tanto disinteresse e sicurezza quel pilastro e distruggerlo al primo colpo. Forse il gigante si considerava un folle ma rimane il fatto che adesso il povero studente era lì, sdraiato a terra supino, a tenersi ferma la mano destra con l'altra mano e emettere urla che riecheggiavano per tutta l'arena. Dove aveva sbagliato? Cosa si era scordato? Tanti interrogativi percuotevano la mente del giovane, che non riusciva tuttavia a rispondere per via del dolore provato; a peggiorar la situazione era anche il maledetto albino che, dopo aver visto l'azione del giovane e la situazione drammatica che si venne a creare - che senza dubbio lo deliziava - sfociò in una spudorata risata; rideva di gusto e sembrava non voler più finire. Il dolore, il sangue, le ferite e simili erano il suo spettacolo preferito e il fatto che il giovane era in quello stato di totale, atroce e straziante dolore non era nient'altro che una delle sue scene preferite. Dannato Akuma argh! Pensò il ragazzo mentre vedeva l'insegnante recuperare la sua solita indole fredda e cominciare a parlare, ammonendo il ragazzo di quanto potesse essere stupido e di quanto poco reiatsu avesse utilizzato nell'esercizio; l'albino diede anche conferma al ragazzo di quanto lo deliziasse vedere un alunno a terra, dolorante e con qualche arto rotto. Ha ragione sensei. Sono uno stupido e alla domanda di quanto possa essere grande la mia stupidaggine risponderei semplicemente che è grandissima. Ma secondo me nella vita bisogna essere un po stupidi: un uomo intelligente si troverebbe spesso in imbarazzo senza la compagnia di qualche sciocco. Cos'è la vita se non una favola narrata da uno sciocco, piena di strepito e di furore ma senza significato alcuno? Il dolore alla mano del gigante si placò per qualche attimo e di quell'attimo il ragazzo approfittò per rialzarsi e darsi una sistemata. Non aveva niente per tenere bloccato l'arto e quindi non poteva fare altro che tenersi quel dolore e non sfruttare la povera mano per il successivo tentativo. Riprese a parlare il tetro tizio, dicendo che il ragazzo, anche se fosse stato vicinissimo alla morte, non se ne sarebbe potuto andare finchè quella colonna non fosse stata distrutta. Otawara non aveva di certo l'intenzione di andarsene, anzi, dal fallimento lui prendeva forza e cominciava a ragionare meglio sul da farsi: Non mi dica che crede veramente che io me ne vada? Non se ne parla minimamente! Finchè ho vita resto qui a distruggermi tutte le ossa del corpo. Quella colonna oggi cadrà! Determinato più che mai, il ragazzo - non dopo aver ricevuto uno sguardo gelido e pieno di serietà dall'insegnante che lo avvisava del fatto che non avrebbe ricevuto ulteriori consigli e soccorsi - si voltò verso il maledetto pilastro e chiuse gli occhi. Nella sua mente si accavallavano immagini varie degli allenamenti precedenti e della vita nel rukongai; tutti questi ricordi li sfruttava per accumulare forza, perchè gli facevano pensare quanto avesse dovuto faticare e quanto fosse più vicino all'obiettivo di divenire shinigami: Non posso cadere in quest'allenamento. Riuscirò anche in quest' impresa e sarò sempre più vicino al mio sogno. Ripensò al precedente allenamento sul reiatsu e quindi immaginò nuovamente quell'energia verde che gli pervadeva il corpo e che avrebbe dovuto convogliare in un'unica zona, la mano sinistra stavolta. Aprì gli occhi; l'aria era ferma e il silenzio era sceso in campo. Solo Otawara e il pilastro davanti a lui. Il ragazzo si mise in posizione: gambe leggermente divaricate con i piedi che scavavano sulla terra per far maggiore presa. Mano destra dietro la schiena per evitare che potesse ricevere ulteriori danni nel caso in cui Ota fosse riuscito a distruggere il pilastro. Sguardo serio e determinato con occhi fissi su un punto centrale del pilastro. Portò in avanti il braccio sinistro ed effettuò alcune prove per assicurarsi di colpire il punto giusto e successivamente, una volta presa dimestichezza con il colpo da effettuare, portò il braccio sinistro indietro e caricò il colpo. Otawara cominciò a pensare anche al reiatsu e di conseguenza lo convogliò in grande dose sulla mano sinistra. Attese in quello stato il tempo necessario per assicurarsi che il tutto avvenisse nel modo migliore. Infine, fece "partire" il colpo: veloce, potente e determinato. Dalla partenza sembrava esser potente e di alto potenziale distruttivo ma il bello sarebbe arrivato dopo che - prima dell'impatto - il ragazzo avesse rilasciato il grande reiatsu convogliato nell'arto. In quel momento era come se tutto ciò che lo circondasse stesse aspettando l'azione del giovane; un'atmosfera carica di tensione. Sarebbe riuscito questa volta il ragazzo a portare a termine l'allenamento?

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    Stato Mentale: Dolorante, concentrato e determinato
    Stato Fisico: Moderata mano destra
    Reiatsu: 30


     
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    Noto i soliti errori di sorta, nulla di nuovo, anche se è indubbiamente migliore del precedente.


    Ghignò, vagamente soddisfatto. Il giovane gigante era infine riuscito a scagliare un rapido colpo mediante il quale era riuscito a distruggere l'imponente pilastro. L'albino - che non s'aspettava affatto un tale esito - applaudì con fare beffardo, com'era ormai solito fare, senza dimostrare alcun apparente sorpresa. “Niente male, davvero.” Disse, con un ghigna stampata in volto, mentre s'avvicinava nuovamente al gigante. “Mentivo. Non penserai mica che sarà sempre così semplice, vero?” Amava stuzzicare quel gigante in maniera particolare, pareva quasi che ne traesse una qualche sorta d'ispirazione, oltre al consueto godimento. Iniziò a girargli intorno, soffermandosi con lo sguardo sulla mano ferita per diversi momenti. Oh, la sola visione di tale capolavoro lo soddisfava profondamente, al punto ch'avrebbe continuato a guardarla per tutto il giorno. Volendo avrebbe potuto anche approfittarne per rompergli l'altra, giustificando l'accaduto come l'ennesimo tentativo fallito, tuttavia non vi sarebbe stato divertimento alcuno, dato ch'egli era - ora più che mai - impotente. Che divertimento ci sarebbe mai stato nell'umiliare un corpo inerme? Preferiva di gran lunga attendere ch'egli fosse nelle condizioni di reagire, anche se era ben lungi dal poter considerarsi anche solo una vaga minaccia per l'albino. Ghignò, astenendosi dall'intraprendere qualsivoglia sorta d'azione. Avrebbe atteso ch'egli si fosse rimesso per conciarlo ancor peggio di quanto già non fosse in quell'occasione. Tutto si riduceva alla ricerca del momento opportuno ed al godimento di quell'istante; l'istante in cui avrebbe annientato quel fastidioso gigante, riducendolo a brandelli. Tornò al presente, s'era recentemente accorto che lasciava prendere il sopravvento a tali pensieri fin troppo spesso, non che gli dispiacesse. Quel gigante non aveva in ogni caso nulla da dire che valesse la pena d'esser ascoltato dalla sua illustre persona, ragion per cui non si sprecava manco più di tanto. Invero, fin dalla prima lezione s'era semplicemente limitato ad ignorare qualsivoglia suono o verso proveniente dalla sua bocca. Non gl'interessava affatto sapere ciò che pensava, anche perché era ancora dubbioso nei riguardi del fatto stesso ch'egli pensasse o meno. Si distanziò ancora dal gigante, iniziando uno dei soliti monologhi che tanto odiava e riteneva futili e tediosi. “Come hai visto non è stato poi così difficile, anche se in linea di massima la tua ridicola performance ha lasciato alquanto a desiderare, tediando conseguentemente il sottoscritto. La cosa divertente è che al momento sei più indifeso che mai, considerando le condizioni in cui versa la tua mano e la fatica accumulata dal compimento di tale esercizio, dunque potrei approfittarne umiliandoti, vendicandomi per tutto il tempo che m'hai fatto sprecare dietro di te e le tue insensate idee, sempre se tali posson definirsi. Tuttavia non trovo che vi sarebbe divertimento alcuno nel farlo ora, perderei altro del mio prezioso tempo ed inoltre facendolo oltre ad insudiciare le mie bellissime mani riconoscerei la tua ipotetica importanza. Non ne hai alcuna. Non qui, almeno, e dubito fra l'altro che tu ne abbia anche all'infuori dal contesto Accademico.” Ghignò sadicamente. “Quanto pensi che possa valere una misera recluta?” Scoppiò in un riso malato, che durò svariati attimi. Dopo essersi ricomposto, si rivolse ancora a lui. “Sono una persona raffinata e caritatevole, dunque per questa volta ti risparmierò. Sia chiaro, non continuerai ad avere questo genere di fortuna ancora a lungo.” Perlomeno, era ciò ch'egli sperava. Vederlo fallire durante l'esame sarebbe stato indicibilmente ridicolo, anche se la responsabilità sarebbe infine ricaduta su di lui, essendo il suo sensei. Non riteneva che ne valesse la pena, perlomeno non per un decerebrato del genere. In fin dei conti anche se fosse riuscito ad uscire sano e salvo dall'Accademia, ciò che avrebbe affrontato successivamente sarebbe stato ancor più arduo ed impegnativo, e non v'era garanzia alcuna ch'egli sarebbe riuscito a sopportarne gli estenuanti ritmi. La vita da Shinigami non era di certo tutta rose e fiori, e quelli privi d'alcuna sorta d'abilità perivano decisamente precocemente; non dubitava che quello fosse anche il caso del suo studente. “Avresti potuto risparmiarmi tutta quest'attesa che m'è toccato invece patire, giusto per quel tuo misero successo che non conta assolutamente nulla. Tuttavia mi vedo costretto a farti proseguire oltre, purtroppo. A mio avviso non saresti nemmeno dovuto entrare in Accademia, e non so quale sorta di miracolo t'abbia fatto arrivare fin qui, tuttavia stai pure certo che prima d'uscire dall'Accademia dovrai fare un'ultima prova, indicibilmente ardua. Non t'anticiperò altro, non voglio di certo privarti - e di conseguenza privarmi - del divertimento. Sappi solo che questi allenamenti al confronto non sono nulla, e quasi sicuramente li rimpiangerai.” Ghignò, portandosi verso l'uscita. “Il mio compito odierno termina qui, direi d'essermi divertito e tediato a sufficienza, sebbene io non sia per nulla soddisfatto dalla tua performance, come al solito. Ci rivedremo, forse, in caso tu non dovessi morire prima - non che mi dispiaccia.” Detto ciò, se ne andò, lasciando il giovane da solo.

    CITAZIONE
    Ricevi Controllo del Reiatsu Lv. 2 e 12 Exp.
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    Edited by Arãshi - 18/8/2013, 22:59
     
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    otawarafunnuraba

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    Finalmente il ragazzo riuscì nell'impresa. La colonna titanica cadde in seguito al suo colpo ben studiato. Il gigante aveva avuto un altro successo e questo lo portava sempre più vicino al ruolo di shinigami. Piano piano il pilastro andava a disgregarsi in pezzi più piccoli, cadendo a terra e provocando rumori sordi. In sottofondo non vi erano solo i rumori di macigni cadenti ma anche di mani che battevano; il sensei applaudiva al ragazzo con suo solito fare beffardo e complimentandosi (con tono ironico) con lui per aver portato a termine una cosa da nulla come il distruggere un grande pilastro. Nonostante la presa in giro Otawara era comunque felice e, anche se il dolore alla mano si faceva gradualmente sempre più acuto, nessuno gli avrebbe tolto il sorriso a 32 denti sul volto. Yatta! Finalmente ci son riuscito eheheh; alla faccia di chi so io eheheheh. Pensò il giovane studente che non poteva fare a meno di notare il maledetto albino che sembrava essersi perso nei pensieri - sicuramente non tanto rosei per il ragazzo - e riprendersi per annunciare al ragazzo che in quel momento avrebbe potuto peggiorare le condizioni fisiche dello studente per via del tempo perso e l'eccessiva ira procuratagli; una sorta di vendetta si sarebbe voluto prendere il pallido individuo ma - non per carità ma per rispetto delle regole - optò per non arrecare più danni di quanto già il giovane non avesse e non dargli così tanta importanza. Sempre così benevolo e caritatevole sensei disse il ragazzo con una certa ironia - se l'albino lo avesse ascoltato lo avrebbe di sicuro eliminato - e pensando : Che c***! Non so se avrei retto ai suoi colpi eheheheh . L'insegnante continuò a parlare - facendo il suo solito monologo - avvertendo indirettamente il ragazzo di un ulteriore prova (forse l'ultima) che sarebbe stata molto più difficile delle sciocchezze fatte fino ad'ora. O ca***! Un'altra? Rimase un po spiazzato dalla notizia, ma se doveva diventare shinigami era necessario svolgere anche la successiva impresa che non si sapeva quale fosse. Ok sensei, allora ci vediamo prossimamente. E così, dopo aver ammonito ulteriormente il ragazzo (per via della non buona perfomance), Akuma se ne andò, lasciando solo il giovane che, dopo essersi dato una sistemata, sarebbe passato prima dall'infermeria dell'accademia per farsi dare un'occhiata alla mano e successivamente sarebbe andato a casa. Anche questo giorno passò nel modo migliore e un passo in più per divenire shinigami era stato compiuto. Il prossimo incontro sarebbe stato l'ultimo?

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    Stato Fisico: Moderata mano destra
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