Classe J [III]

Controllo del Corpo Lv. 2

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    13° SEGGIO

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    Troverai, a distanza d'un paio di giorni dall'ultimo allenamento, una busta bianca posta sopra al tuo letto.
    Essa contiene una missiva pressoché identica a quella ricevuta precedentemente; un foglietto nero vergato da una confusionaria grafia di colore bianco. Essendo ormai vagamente avvezzo ad essa, impiegherai un minore lasso di tempo per decifrarla, ed una volta fatto ricaverai il seguente messaggio:

    CITAZIONE
    Presentati nell'arena esterna #1 alle ore nove.

    La missiva è, come la precedente, priva d'alcun genere di firma o sigla, sebbene ormai non ve ne sia nemmeno la necessità, dato che non sarà affatto difficile intuire l'identità mittente. Al tuo arrivo nell'arena - un'enorme distesa di terra sgombra da qualsivoglia ostacolo - noterai il tuo sensei appoggiato a lato di un'enorme struttura rettangolare, posta al centro e completamente ricoperta da un telone nero dal quale trapelavano solamente rumori alquanto grotteschi.
     
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  2. Nelinho™
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    Ikki Ikusaba

    Narrato Parlato Parlato Altrui

    Sono passati un paio di giorni dall’ultima volta che il ragazzi dagli stravaganti capelli azzurrini è stato allenato per l’ultima volta. Da che è alla Shin’O, per ora, ha imparato a fare due cose: scalare gli alberi, e creare pallette di reiatsu. Ah, e portare delle uova. Quello si che era tosto. La testa è poggiata contro un albero, gli occhi blu palleggiano, seguendo il movimento, rapido ma un po’ goffo, tipico dei bambini che giocano insieme. Sorride, fissando l’attenzione su di loro. Non c’è cosa più bella che vederli sorridere. Ed è risoluto a fare in modo che il sorriso permanga sul loro volto infantile. Nel suo, di aspetto, non è cambiato nulla in questi giorni: a solita barbetta, lasciata crescere sul suo volto, ne ricopre la parte inferiore, con l’aggiunta di un paio di sparuti baffetti azzurrini, che paiono quasi confondersi con il colore chiaro della pelle dell’ikusaba. Al fresco si sta che è una meraviglia, ma sta tramontando il sole, che tinge di un color dorato, misto ad un arancio infuocato il cielo della Soul Society. Ancora non sa cosa gli sarebbe successo l’indomani mattina, pur avendone avuto il sentore, più che giustificato dalla busta che trova sul letto, al ritorno dal suo giaciglio. La scrittura gli è ben nota, ed ora ci mette molto meno a decifrarla, riuscendo a decodificare e comprendere il tutto in un lasso minore di tempo, rispetto alla volta precedente.

    Alle ore nove…questo è di nuovo il Sensei…come si chiamava?

    Non si ricorda il nome, ma il volto, riepito da quel sorrisetto sadico, gli si è stampato bene in testa. Quello lo ricorda alla perfezione. Un maestro particolare, dalla singolare predisposizione per provocare la sofferenza altrui. Quanto la tirava! Ma ad averla vinta è stato lui, Ikki, riuscendo a completare la lezione appena terminata da due giorni, uscendone illeso. Una grande soddisfazione per l’Aspirante Shinigami, e una forte delusione per il Sensei, rimasto a bocca asciutta, per fortuna. E l’azzurrino ancora si chiede come mai sia arrivato a far da Sensei. Che sia un obbligo dei gradi alti del Seireitei? Non lo crede veramente.

    Chissà di che allenamento si tratterà, questa volta. Sicuramente rischierò di farmi male.

    Oramai lo conosce, anche abbastanza bene, il tipo di persona che è il 10° Seggio.

    Arena…che voglia combattere con me? Ma io non so fare nulla di quelle cose da Shinigami! Mah, mah..

    Se ne esce con un paio di sbuffi, alzando gli occhi sul tetto della sua casupola. E mentre la sua mente vola, il sonno accumulato in questa giornata scende su di lui, portandolo dritto dritto all’indomani.

    Mhh…Yaaaaaaaawn…’Ngiorno..

    Sbuffa da solo, con i capelli che assomigliano più ad un groviglio di nodi, o ad una rete da pesca, che a dei capelli. In maniera, sembrerebbe più reattiva dei suoi precedenti, si prepara. Sono le otto e mezza. Camminando velocemente dovrebbe farcela agilmente. Il problema è localizzare l’Arena. Il giorno prima, passando per l’Accademia, gli sembra di avere visto una struttura adiacente ad essa, insieme a due ragazzi, studenti come lui, forse, ma più avanti con gli studi, entrarvi parlando di sfidarsi. Ammesso e non concesso che sia possibile sfidarsi nei corridoi dell’Accademia, al ragazzo sembra più probabile che si tratti dell’Arena, essendo essa un luogo adibito a tali scontri.

    Perfetto! Andiamo!

    Indossata la divisa della Shin’O, che lo attesta al rango di Studente, l’Ikusaba si mette rapidamente in marcia verso l’Accademia, facendosi il solito tragitto del Rukongai, dal 13° Distretto, dove risiede, fino ai primi. Un bel tragitto, ma oramai ci è abituato, non fatica nemmeno più di tanto. Entrato dunque nella Struttura accademica, si mette alla ricerca di quella specie di edificio, adiacente ad essa, cercando nel frattempo di fare mente locale.

    Mh…pare sia questa…magari c’è scritto da qual…

    Si blocca, aguzzando bene la vista. Considerando che la porta è aperta, e che si può tranquillamente vedere anche da fuori quell’ampia distesa di terra battuta che funge da terreno di allenamento per studenti e veterani del Seireitei, il ragazzo non ci mette molto a scorgere la figura al centro, appoggiata a lato di un qualcosa di non ben precisato, avvoltolato in un telone scuro che ne cela le fattezze.

    Oh, il Sensei.

    Se ne esce con naturalezza, come se non pensasse affatto all’ennesima tortura a cui dovrà sottostare. Se si concentra bene come la volta prima, non dovrebbe essere difficile uscirne di nuovo illesi. O quantomeno, limitando al massimo i danni. Lentamente, si avvia verso il centro dell’Arena, alzando la mano destra, ben aperta, salutando vigorosamente il Sensei.

    Konnichiwa, Sensei! Sono arrivato!

    Non sa bene che ore siano, ma non dovrebbe essere in ritardo, o quantomeno non di molto.

    Allora? Che cosa devo fare oggi?

    Che tradotto significherebbe: “di che morte devo morire, oggi?”. Conoscendo il tipo, non si aspetta nulla di differente. Rimane dinanzi a lui, ben eretto, da bravo soldatino, cercando di assumere un’espressione dignitosa, malcelando la curiosità che è in lui, dando di tanto in tanto qualche occhiatina a quella forma che pare emergere in alcuni punti dal telone scuro posto a lato del Sensei. Non ci mette molto a capire che sarà un qualcosa inerente all’Allenamento. Il punto è scoprire cosa effettivamente sia quell’aggeggio. Lo incuriosiscono anche quei bizzarri rumori provenienti da quell’affare. Che sia un macchinario da allenamento? Non lo riesce a capire. Si passa ripetutamente la mano sui capelli, notevolmente allungatisi dalle prime lezioni, che ora raggiungono quasi la base del collo. Gli occhi, dunque, si fissano sul Sensei, in attesa del “Verdetto”.

    Stato personale

    Stato Mentale: Attento e concentrato

    Stato Fisico: Riposato

    Reiatsu: 30


    SPOILER (click to view)
    scusa il ritardo nel post, ma in questi giorni ho dovuto fare parecchi giri che mi hanno tenuto lontano dal pc ç_ç
     
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    Tranquillo, non c'è problema.
    Arashi non mangia nessuno.
    Forse.


    Sorrise languidamente vedendo il suo giovane studente arrivare. Il fatto ch'egli fosse all'oscuro di tutto lo deliziava, e la faccia che avrebbe fatto alla scoperta del contenuto della gabbia sarebbe stata inappagabile, per non parlare poi del momento in cui sarebbe venuto a conoscenza dello scopo dell'allenamento. Non diede peso a tali pensieri, non voleva rovinarsi prematuramente il divertimento che tale situazione gli avrebbe concesso. Doveva pazientare, cosa che odiava ma che tuttavia fece ugualmente, dato che aveva solo da guadagnare. Si staccò dalla strana struttura, arrivando a pochi passi dal giovane. “Ti sei fatto attendere.” Disse laconicamente, nonostante il giovane non fosse in ritardo e lui ne avesse la piena consapevolezza. Semplicemente amava stuzzicarlo, anche perché in precedenza non l'aveva nemmeno degnato d'una smorfia di dolore, manco vaga. Ormai non era più un semplice allenamento, no, era divenuta una vera e propria competizione per l'albino, ch'avrebbe cercato d'infliggergli dolore con tutti i mezzi a sua disposizione. Ormai anche le regole dell'Accademia avevan perso importanza per lui, anzi, non ne avevan mai avuta, tuttavia doveva ugualmente stare attento a non compromettere la sua tanto adorata posizione all'interno dell'Accademia. Solo grazie ad essa poteva permettersi di godere di tali spettacoli, che oltre a renderlo soddisfatto lo deliziavano nel profondo. A riguardo della competizione che s'era imposto di vincere, confidava nel fatto che il suo promettente giovane si sarebbe ferito durante lo svolgimento di quel peculiare allenamento, considerando appunto l'obiettivo ultimo di questo. Tuttavia, dal suo volto non trasparì nulla se non un forte sentimento d'apatia atto a non manifestare i suoi più profondi pensieri, che si sarebbero indubbiamente realizzati da lì a poco. Ghignò, rimanendo in silenzio per svariati attimi, quindi si rivolse al giovane. “Infine sei arrivato, dunque possiamo iniziare. Sai che odio indugiare ed il solo fatto d'averti aspettato finora è per me cagione di disgusto. Dovresti sentirti in debito nei riguardi della mia illustre persona che s'è prodigata ad aspettare uno come te.” Disse, mettendo particolarmente in evidenza le ultime due parole con tono beffardo e provocatorio. “Sicuramente ti starai domandando cosa si cela lì sotto,” disse, indicando il telo, “e s'è relativo in alcun modo all'allenamento, e se sei particolarmente brillante anche quale ruolo svolgerà in tale vicenda.” S'allontanò nuovamente da lui, portandosi alla sua posizione precedente ed afferrando elegantemente il telo nero con la mancina. “Orbene, permettimi di rispondere a tutti questi interrogativi mediante un solo e semplice gesto.” Disse, laconicamente, mentre andava a rimuovere rapidamente il telo, rivelando conseguentemente una ferrea struttura, più precisamente un'enorme gabbia. La suddetta gabbia era alquanto arrugginita e non proprio all'avanguardia - anche se presentava svariati lucchetti alquanto atipici e robusti atti a sigillarla, probabilmente sviluppati dalla dodicesima brigata proprio a tal fine - ragion per cui non pareva nemmeno molto rassicurante, anche se v'era qualcosa d'ancor meno rassicurante: il contenuto di essa. La gabbia infatti era l'ultimo problema del giovane, dato ch'essa era soltanto atta a contenere un possente Hollow. Questo si presentava come una creatura dalle medie dimensioni e non molto robusta, alta poco più dell'albino e munita - oltre che della solita maschera comune a tutti gli Hollow d'infimo rango, munita tuttavia di spaventose fauci - d'un paio d'artigli alquanto affilati, che si sarebbero probabilmente rivelati essere un problema per il giovane. Considerando le proporzioni dell'Hollow era palese che questo avrebbe potuto vantare una notevole velocità, almeno apparentemente, ragion per cui il giovane - non potendo di certo egugliarlo essendo solo una mera recluta - avrebbe dovuto faticare per ottenere una vittoria, ed era proprio ciò a cui l'albino mirava. Voleva farlo faticare e ferire; voleva impedirgli d'ottenere una vittoria in modo tanto semplice. L'albino ghignò guardando la creatura, mentre questa cercava d'azzannarlo dall'interno della gabbia, continuando nel frattempo ad emettere versi incomprensibili ed alquanto sgradevoli. “L'odierno allenamento consiste nel fare conoscenza col mio amichetto, qui.” Poggiò la mano chiusa a pugno poco più in alto dei lucchetti, senza compiere ulteriori movenze. “In sintesi, dovrai scontrarti con quest'Hollow, ed ucciderlo. Non vedo miglior modo per imparare a combattere della pratica, col dolore ch'essa comporta. Lì,” disse, indicando una katana poggiata a terra che il giovane non aveva notato in precedenza “troverai l'unica arma che ti concederò d'usare durante l'allenamento, anche se avrei preferito farti combattere a mani nude.” Ghignò, dunque - senz'attendere risposta alcuna da parte del giovane - distaccò la mano e tirò un pugno alla medesima altezza a cui questa era precedentemente appoggiata, facendo conseguemente aprire e cadere tutti gli insoliti lucchetti creati con chissà quale tecnologia e concedendo di conseguenza la libertà all'Hollow. “Non v'è null'altro da dire, riguardo ai metodi hai carta bianca. Divertiti, mi raccomando.” Disse, con fare beffardo, mentre s'apprestava a spostarsi sopra ad un albero adiacente per evitare d'intralciare lo scontro, tenendo tuttavia sotto controllo il giovane. L'hollow, ormai libero, si rivelò essere davvero veloce, scattando senza perdere nemmeno un attimo in direzione del giovane nel tentativo di privarlo della possibilità di raggiungere l'arma. Haine guardava affascinato; si domandava come quel giovane che non aveva mai affrontato un vero scontro avrebbe reagito all'attacco frontale di quell'Hollow, tanto veloce quanto insidioso.

    Edited by Arãshi - 18/8/2013, 15:58
     
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  4. Nelinho™
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    Ikki Ikusaba

    Narrato Parlato Parlato Altrui

    L’avrebbe dovuto immaginare. Le parole che di lì a poco il Sensei avrebbe pronunciate non solo saranno estremamente coerenti con la personalità alquanto distorta del 10° Seggio, ma saranno la conferma dei precedenti pensieri, da poco formulati, del ragazzo.

    Ti sei fatto attendere.

    Mi scusi, Sensei. E’ la prima volta che mi trovo nell’Arena, e…non sapevo dove fosse.

    Si poggia, sorridente, una mano sulla nuca, mal celando l’evidente imbarazzo scatenato dalla rivelazione, che probabilmente per lui sarà anche divertente, ma probabilmente – ed in fondo anche lui lo sa – non desterà alcunché nel suo “maestro”. Dopo questo siparietto, il ragazzo alza nuovamente gli occhi sul Sensei, tastando con mano – o meglio, con l’orecchio – l’ampolloso monologo del suo insegnante. La quiete prima della tempesta. La quiete antecedente la rivelazione dei propositi odierni. Propositi che si vanno a confrontare con quelli del ragazzo, risultando diametralmente opposti. Haine vuole ferire, desiderio reso ancor più forte dalla sconfitta morale – quella che si definirebbe comunemente “apprendimento esemplare” della lezione – causata dallo stesso ragazzo pochi giorni prima, mentre l’Ikusaba ha la mera intenzione, come ogni giovane Apprendista Shinigami che si rispetti, di proseguire con il suo ciclo di studi alla Shin’O, ed affinare le sue conoscenze acquisite in queste poche lezioni.

    Infine sei arrivato, dunque possiamo iniziare. Sai che odio indugiare ed il solo fatto d'averti aspettato finora è per me cagione di disgusto. Dovresti sentirti in debito nei riguardi della mia illustre persona che s'è prodigata ad aspettare uno come te. Sicuramente ti starai domandando cosa si cela lì sotto, e s'è relativo in alcun modo all'allenamento, e se sei particolarmente brillante anche quale ruolo svolgerà in tale vicenda.

    Già.. infatti, ma a giudicare dai rumori non sembra un animaletto…peccato, un regalo non mi sarebbe dispiaciuto.

    E’ strano questo ragazzo. Ma tanto strano, tanto stravagante, tanto fuori di testa, che potrebbe far pensare ad un barlume di talento. Facendo valere quella sua particolare sfacciataggine che già le volte precedenti gli ha dato una consistente mano – se per la gloria o per l’abisso si vedrà nell’immediato futuro, a partire da questa lezione – cerca di nascondere la crescente preoccupazione che deriva dalla risposta del Sensei. Preoccupazione che raggiunge il suo climax alla scoperta della creatura a dir poco nefasta che si cela sotto quel telo nero. Un Hollow. Un mostro. E per giunta affamato. Bingo! Se questo è un gioco, lui ha vinto il jackpot.

    Orbene, permettimi di rispondere a tutti questi interrogativi mediante un solo e semplice gesto.

    Per un momento, alla vista di quella bestia, gli si gela il sangue. Quella maschera spettrale, quegli occhi vuoti, ma allo stesso tempo famelici. Quel corpo scuro, pronto ad uccidere qualunque cosa desti la sua irragionevole attenzione, il suo istinto animalesco.

    .…mh. Un…Hollow.

    Non è titubante per la paura, o quantomeno ne ha ma la nasconde, cercando di concentrarsi come ha imparato precedentemente. Lo squadra da cima a fondo, mentre cerca di azzannare il Sensei, che si compiace, divertito, pregustando il terrore che il ragazzo dovrebbe provare in questi momenti. Gli occhi si sgranano, una goccia di sudore scende lungo il suo viso. Un minimo di soddisfazione gliela da, anche perché non riesce a praticare totalmente una calma perfetta. In seguito, lo sguardo si posa sulla Katana, una banalissima katana, nulla a che vedere con le vere Zampakuto degli Shinigami. Una lama, una minuscola guardia, un’impugnatura. Fine. Niente di più, nulla di meno. Inghiotte un bel malloppo di saliva.

    L'odierno allenamento consiste nel fare conoscenza col mio amichetto, qui. In sintesi, dovrai scontrarti con quest'Hollow, ed ucciderlo. Non vedo miglior modo per imparare a combattere della pratica, col dolore ch'essa comporta. Lì, troverai l'unica arma che ti concederò d'usare durante l'allenamento, anche se avrei preferito farti combattere a mani nude.

    La simpatia fatta persona.

    Alla fin fine, me l’aspettavo. Ma ride bene chi ride ultimo.

    Già. Il problema per lui è che non ha mai tenuto in mano una spada, e le uniche volte in cui l’ha vista in mano a qualcuno è stato nei film d’azione che andava a vedere al cinema in vita, di cui ora non ricorda nulla. Al massimo degli sprazzi, che non riesce a ricollegare. Ah, e qualche Shinigami comune, neo promossi o robe del genere, che per quanto abili, non avranno le capacità di uno Shinigami graduato, o comunque esperto.

    Non v'è null'altro da dire, riguardo ai metodi hai carta bianca. Divertiti, mi raccomando.

    Ma è legale?!

    Se ne esce così, poco prima che “l’amichetto” se ne esca di botto dalla gabbia, individuando con quegli occhi vuoti il ragazzo dai capelli azzurrini, puntando la sua “preda” per poter saziare la sua fame senza fine. Se considerava sadico il Sensei fino a quel momento, adesso non sa più che insulto rivolgergli, soprattutto per l’ultima frase. Ma anche in questi momenti, un minimo di lucidità, o di testardaggine che dir si voglia, lo aiuta a riguadagnare la trebisonda, anche se parzialmente. Primo: la katana. L’Hollow, affidandosi ciecamente al suo istinto, tenta, mostrando una rapidità fuori dal comune, di infliggere sin da subito gravi ferite al ragazzo. La delizia del Sensei. Chissà che faccia starà facendo, nell’osservare questo scempio. Ma la distanza è tanta, dal ragazzo, e l’Hollow non ci arriva subito, non deve essere un pesce grosso. In quei pochi attimi, il cervella ragiona congiuntamente all’azione del corpo, che tenta di scattare, buttandosi a terra nella direzione della lama, afferrandola con la mano più vicina, poco prima di arrivare a pancia in giù, compiendo un rapido colpo di reni, per terminare un’ipotetica capriola, cercando di ritornare in piedi il più velocemente possibile.

    Ed ora? Cazzo…

    Sibila tra sé e sé, difficilmente udibile da chiunque, meno che mai dall’Hollow, che non dà segni di alcun interesse ad altro se non alla vita del ragazzo – l’altra, per una ha già dato -.

    Vediamo di…uf..tenerla bene stretta…

    Parlando a fatica, a causa dello sforzo, il ragazzo tenta di porsi alle spalle della creatura, con un piccolo balzello. Tenta di tenere la spada come la terrebbe un vero Shinigami, quindi dritta di fronte a sé, l’impugnatura ben salda tra le sue rosee mani, entrambe su di essa. E’ questa semplice lama la sua ancora di salvezza. Ora non pensa a non dare soddisfazioni al Sensei, ora pensa solo a sopravvivere. Il suo perfezionismo deve attendere. Se muore, non potrà combinare nulla. E non vuole che accada. Lo sguardo è ben puntato sul mostro. Prima che possa girarsi tenta di scattare ancora di lato, prima di tentare uno scatto in avanti, cercando, con un fendente basso, più o meno all’altezza del sacro, di privarlo del corretto uso delle gambe. E’ troppo veloce per lui, non ha le capacità fisiche per eguagliarlo, non al momento. In più, la forza non è mai stato uno dei suoi pregi, ma comunque tenta, in quel singolo colpo, da sinistra verso destra, di imprimere più forza possibile, tenendo la testa leggermente all’indietro, le gambe ancorate saldamente al terreno sottostante, leggermente piegate per un eventuale balzo all’indietro.

    Nghhhh…!!

    Un sibilo esce dalle sue labbra, per lo sforzo. Deve farcela, ad ogni costo.

    Stato personale

    Stato Mentale: Concentratissimo

    Stato Fisico: Affannato per lo sforzo, movenze goffe per l'inesperienza

    Reiatsu: 30



    Edited by Nelinho™ - 20/8/2013, 20:16
     
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    Ottimo post, davvero dettagliato, tuttavia hai fatto un po' di confusione coi colori mescolando il narrato al dialogo verso la metà del post.

    Mai si sarebbe aspettato uno sviluppo tanto ilare quanto interessante. Il giovane studente era inaspettatamente riuscito a prendere la katana in tempo, tuttavia la sua mossa successiva, consistente in un unico misero fendente basso diretto da sinistra verso destra, era miseramente fallita contro quell'Hollow, che - potendo contare su una maggiore rapidità e fluidità dei movimenti - non aveva fatto fatica alcuna ad evitare il colpo spostandosi rapidamente verso destra, arrivando alle spalle del ragazzo e ferendolo infine alla schiena con i suoi possenti artigli. Il giovane non poté che cadere rovinosamente a terra, ferito. Benché l'attacco dell'Hollow non fosse stato poi così grave, almeno non per gli standard dell'albino, difficilmente il suo studente avrebbe tollerato una tale sofferenza, considerando che non era affatto abituato a patire dolore ed ai veri combattimenti. Gli artigli della creatura gli avevano squarciato la carne, e nonostante il graffio non fosse poi così profondo sarebbe stato indubbiamente difficoltoso per lui lottare e muoversi in generale. Haine non poté che abbandonarsi ad un sadico riso, quasi malato, atto a ridicolizzare il ragazzo che pareva aver avuto, almeno fino a pochi istanti prima, la convinzione di non poter venire ferito in alcun caso. Non si sarebbe certo aspettato di vederlo dolorante per terra, con la schiena graffiata ed una deliziosa espressione di sofferenza stampata sul volto. Il solo vederlo così conciato lo soddisfava terribilmente, al punto che lo scontro perdeva d'importanza, finendo per non aver più alcuna ragione d'esistere. In effetti, l'unico motivo per cui il sadico albino s'era ripromesso di tenere un occhio sul giovane - nonostante il tedio che tale decisione comportava - non era certo per garantire la sua incolumità, di cui non gl'importava affatto, bensì per vederlo soffrire. L'intero allenamento era stato accuratamente pianificato a tale proposito ed ovviamente era andato proprio come previsto dall'albino, che non s'aspettava altro. Non v'era stata occasione in cui uno dei suoi piani per trarre divertimento dalle lezioni approfittando del dolore dei suoi studenti fosse andato male, ed a dimostrazione di ciò v'eran le attuali condizioni in cui versava il giovane, che ovviamente non eran proprio delle migliori. Si ricompose dopo aver riso sonoramente per svariati minuti, tenendo tuttavia d'occhio l'Hollow, che s'era limitato a portarsi ad un angolo dell'arena mentre il giovane era rimasto a terra, dolorante. “Orbene, visto? Pensavi di non ferirti, eppure guardati; sei a terra, ferito, inerme ed impotente come non mai. Hai sottovalutato l'Accademia e me in particolar modo, ragazzino. Dovresti porre maggiore attenzione a ciò che fai e dici, ed in particolar modo a ciò che pensi, dato che le tue banali e fasulle convinzioni t'hanno portato a credere d'essere intoccabile, facendoti infine ferire.” Il volto, inespressivo più che mai, non era certo quello d'uno che traeva divertimento dalla scena, quasi divenuta ridicola da tanto ilare ch'era inizialmente. Si limitò a tenere gli occhi fissi sulla creatura, facendo brevi pause per rivolgere un vago sguardo anche al suo studente, che in realtà l'aveva parecchio deluso. Dopo tutte quelle sue rivoltanti chiacchiere s'aspettava decisamente qualcosina di più, o perlomeno di non vederlo già ferito e per terra dopo il primo attacco, cosa che invece era accaduta. “Temevo che potessi essere null'altro che una delusione, e la vaga parvenza di raziocinio che ho visto in te s'è rivelata esser illusoria, dato che se l'avessi realmente posseduta non ti saresti certo scagliato a quel modo, riducendoti conseguentemente in tali ridicole condizioni - che avresti ovviamente potuto evitare, con giusto un poco d'accortezza. Tuttavia l'esito di questo primo attacco mi ha fatto realizzare molte cose, fra cui il fatto che tu non sia affatto diverso dai tanti bambocci ch'entrano in Accademia, pieni di presunzione e false convinzioni. Sei solo una misera recluta, folle quanto inconsapevole, che tenta in tutti i modi di mettersi in mostra, finendo per rimetterci, se non la vita, l'uso di qualche arto. Non mi riguarda, tuttavia ti pregherei di non morire durante le mie lezioni; non che mi dispiaccia, sia chiaro, è solo che la responsabilità ricadrebbe su di me.” Parole più fredde del solito, caratterizzate da un forte disinteresse ed uno sguardo tutt'altro che rassicurante, al contrario, tetro ed indicibilmente maligno, probabilmente atto ad intimorire il giovane. “Pensi di rialzarti? Per dovere di cronaca è bene che tu sappia ch'io non ho controllo alcuno sull'Hollow, non so né quando né come potrebbe attaccarti, ergo non so fino a che punto ti convenga crogiolarti ancora nel fango.” Tacque per un attimo. “L'unica cosa di cui son certo,” Il volto andò nuovamente a contrarsi in una ghigna, “è ch'io non interverrò in alcuna sorta d'occasione, anche se tu dovessi perire nell'intento di superare l'allenamento. Come già detto in precedenza, non garantisco la tua incolumità, sia essa fisica o mentale. Quella d'entrare in questa prestigiosa Accademia è stata una tua decisione, e credo sia arrivato il momento di pagarne le conseguenze. Detto ciò, ti lascio nuovamente giocare col mio amichetto.” Disse, sventolando la mano al giovane con fare beffardo, mentre il volto era ancora fratturato dalla solita ghigna.

    CITAZIONE
    Ricevi una moderata alla schiena.


    Edited by Arãshi - 20/8/2013, 03:15
     
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  6. Nelinho™
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    Ikki Ikusaba

    Narrato Parlato Parlato Altrui

    Un urlo strozzato, sordo, dolorante è il risultato di tutta quella concentrazione, di tutta quella fatica per superare il suo basso limite. Fosse in una situazione normale, non avrebbe problema alcuno, anzi: probabilmente già per aver fatto una cosa del genere gli avrebbero, se non fatto dei complimenti aperti, almeno un cenno d’approvazione. Ma qui, in quella che di lezione non ha nemmeno il nome, non solo viene deriso, dando finalmente modo al sadico Sensei di trovare l’appagamento , riuscendo nell’intento di ferire il proprio allievo, o cavia – terminologia ben più adatta alla concezione che tale persona pare avere dell’Ikusaba – grazie al fendente “di mano” che tira l’Hollow, dopo aver evitato istintivamente il colpo dell’azzurrino, che viene sbalzato a terra. Vano è il tentativo di reggersi con la sottile katana, che gli sfugge di mano, e lui, con la divisa tagliata di netto da quegli affilatissimi artigli carichi soltanto d’odio, cade a terra rovinosamente, mentre nelle sue orecchie riecheggia la tetra risata soddisfatta del 10° Seggio.

    Agh…hng…

    Orbene, visto? Pensavi di non ferirti, eppure guardati; sei a terra, ferito, inerme ed impotente come non mai. Hai sottovalutato l'Accademia e me in particolar modo, ragazzino. Dovresti porre maggiore attenzione a ciò che fai e dici, ed in particolar modo a ciò che pensi, dato che le tue banali e fasulle convinzioni t'hanno portato a credere d'essere intoccabile, facendoti infine ferire.

    Con un tonfo sordo, accompagnato da un flebile eco metallico, la katana cade di fianco a lui. Che schifo, questa volta proprio non andata come sperava.

    Gh….

    Per un momento, le difese mentali del ragazzo, tutto sporco della polvere dell’arena, paiono cedere alle insinuazioni poco ortodosse dell’insegnante. La rabbia sta per invaderlo, non la riesce a trattenere, tanto più che il suo orgoglio viene ferito da quella stoccata a tradimento, velenosa più del morso di un serpente. Ma, in un barlume di lucidità, per l’ennesima volta il suo pensiero ricade sui suoi vicini, lì, nel 13° Distretto. In particolare, gli sovviene la fresca immagina della sera precedente, dove, steso sotto le fresche fronde di un albero, si riposava, guardando i bambini che giocavano a rincorrersi, tutti contenti, soddisfatti. Quella semplicità disarmante gli fece ricordare il motivo per cui si era iscritto all’Accademia. Non per soldi, non per fama, non per il comodo alloggio. L’aveva già ribadito ad Eleanor-Sensei, lo avrebbe fatto anche ora.

    Gh…ghah…ahah…

    Sembra il solito film dove l’eroe di turno si rialza con una risata al limite della follia dopo una ferita gravissima, riprendendo tutto motivato a combattere. Per una volta, l’eroe lo fa lui.

    Bla…bla…bla…

    Il dolore lo sente, nonostante non sia così profonda la ferita. C’è da dire però che si trova in un punto cruciale, la schiena, a poca distanza dalla colonna vertebrale. Un colpo più forte e, se non gli staccava la schiena, gli andava bene se restava paralitico. Sarà un segno del destino, che lo vuole in prima fila a proteggere la Soul Society, chissà. Tutto sporco, inzaccherato di terra e polvere, con il retro della divisa strappato a causa dell’Hollow, che per i pochi secondi dopo il suo attacco si è rifugiato in maniera apparentemente illogica in un angolo della struttura, come se si aspettasse qualcosa, il ragazzo tenta di rialzarsi, usando la katana come appoggio, per poi, una volta riuscito nell’intento, lasciarla penzolare su un fianco, tenendola con una sola mano.

    Mi chiedo, Sensei…se lei si ricorda com’era all’inizio, quando era come me…e mi chiedo…chi le da il diritto di giudicare le mie convinzioni? Chi le fornisce l’esatto metro di valutazione della mia motivazione? Ma soprattutto, chi le dice che io ho già finito la mia strada qui, in quest’Accademia? E’ vero, sono stato ferito, ma ero stato ferito anche nella prima lezione, ed ho scalato un albero in quella condizioni. Le stesse ferite me le sono portate il giorno dopo, nella sua lezione. Ma ce l’ho fatta, ed ora sono qui. Il fatto è che, caro…Sensei…che le ferite di cui parlo non sono quelle fisiche, che pure possono essere rilevanti, ma quelle psicologiche. No, quelle sono difficili da smaltire, ma con la determinazione e..si, un po' di faccia tosta, si possono limitare.

    Dopo questo bel monologo, tira fuori un altro sorriso, accoppiandosi in maniera stridente con il volto inzaccherato. Pare cominciare a muoversi, come se stesse zoppicando, a metà tra un’andatura claudicante ed una serie di finte da manuale. Gli occhi blu cobalto paiono illuminarsi mentre parla.

    Finché la mia determinazione rimarrà la stessa, non c’è modo che io mi disperi per una ferita, per quanto grave essa sia, ed ora vedrà quanto è forte la mia determinazione!! E ricordi!! Oltre all’albero c’era un uovo!!

    Mistero, per quanto riguarda il significato dell’ultima frase. A quanto pare quell’uovo deve averlo impressionato in maniera indelebile. Agli occhi del Sensei, ora, potrà sembrare solo un futile tentativo di rivalsa, ma è dentro che il giovane è cambiato. Gli occhi, diventati quasi più profondi, scrutano la figura del bestiale Hollow, mentre l’andatura incerta si fa sempre più veloce, atta quasi a confondere quella Bestia. La lama viene afferrata ben saldamente dalle due mani, mentre dentro di lui, un’energia dirompente sgorga potente dal suo animo, pervadendolo, rinvigorendolo all’inverosimile. Tenta in questo modo, dimostrando di non cedere alla cieca rabbia, di combinare le due lezioni precedenti: si concentra, rinvigorendo il proprio corpo, analizzando la situazione lucidamente: il corpo prende velocità, cerca di andare oltre i suoi limiti, ignorando, o tentando, la ferita inferta, mentre cerca di indirizzare quanta più Reiatsu possibile – non si deve preoccupare di ferire contro un Hollow, ha carta bianca, come testimoniato dalle precedenti parole del Sensei, che ad ora il giovane ignora completamente, ignorando l’ultima parte del suo discorso. La lama splende alla luce del primo mattino, puntando fieramente in alto, mentre il ragazzo, in un turbinio di capelli turchesi, si proietta quanto più veloce possibile contro la bestia. L’obiettivo? Le mani. Gli occhi si socchiudono, assurgendo quasi a serrature, o ad un mirino che dir si voglia. I muscoli delle esili braccine tentano di caricare un colpo potente, molto di più dei suoi standard da gracilino. In quei pochi istanti, la mente di Ikki tenta di incanalare più idee possibili, pensando a delle possibili contromosse che eventualmente quel mostro potrebbe attuare. Quindi, al momento di colpire, ricordando che il bersaglio sono le braccia, il ragazzo si fermerebbe ad un metro da lui, puntando i piedi a terra, scaricando tutta l’energia accumulata nello scatto, sperando che sia stato almeno vicino al risultato che sperava, roteando la katana con lìobiettivo di tranciare di netto almeno una delle due zampe artigliate, recidendole eventualmente all’altezza del polso. Prevedendo un eventuale salto all’indietro, visto e considerato che è spalle al muro, non colpirebbe totalmente in orizzontale, ma da destra verso sinistra, l’unica direzione possibile di fuga per l’Hollow. Lo sguardo pare completamente cambiato rispetto a prima, molto più determinato di prima. I capelli turbinano, azzurri, dietro di lui, irrequieti a causa della corsa, per poi muoversi freneticamente, cercando una loro pace.

    GUAAAAAH!!

    Un urlo, ancor più lacerante del primo, a pieni polmoni. E non per il dolore. Non sarà uno spettacolo di eleganza, né di tecnica o quant’altro, ma sicuramente un esempio di buona volontà. Uno di quei casi in cui la cocciutaggine è una manna dal cielo. La lama dovrebbe andare velocemente, forse più del riflesso dell’Hollow, o forse no. Sta alle azioni dei due “contendenti” deciderlo. Il dolore alla schiena? No, non in questo momento. Forse dopo, per lo sforzo, ma ora proprio no. Non la vuole dare vinta a quella bestia.

    Stato personale

    Stato Mentale: Determinato

    Stato Fisico: Leggera ferita alla schiena

    Reiatsu: 30

     
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    Quella di mirare alle mani piuttosto che ad un qualsiasi punto vitale è stata una decisione davvero insolita e mi ha messo in difficoltà, dato che non ho mai affrontato una situazione del genere.
    Ho preferito concludere qui, dandoti buona l'azione e facendo eliminare l'Hollow al mio pg, dato che posso ritenermi soddisfatto ed inoltre sarebbe certamente insensato continuare facendoti combattere contro un Hollow con una sola mano o, ancor peggio, monco.
    Ad ogni modo, non ho nulla da dire riguardo al post, è impeccabile, complimenti.


    Un radicale cambio d'espressione avvenne nell'albino quando udì quelle ingenue parole, pronunciate dal suo altrettanto ingenuo studente. Il volto aveva assunto un'espressione tetra ed a dir poco malefica; un'espressione mai vista prima sul suo volto, solitamente inespressivo o al massimo con una ghigna stampata sopra. Le argomentazioni, sempre se tali potevan definire, fornite dal giovane erano banali, tuttavia l'albino non aveva riso come avrebbe solitamente fatto sentendo qualcosa di tanto ridicolo, al contrario era divenuto più serio che mai. Pareva quasi che le avesse recepite come una sfida, perché in fin dei conti il fatto che il suo impavido studente si fosse rivolto a lui in una simile maniera consisteva pressappoco in un'onta, e non voleva lasciar correre. Non gli avrebbe certo permesso d'interrompere il suo momento di gaio giubilo giusto per fargli dire due misere banalità, che non erano affatto necessarie né tantomeno gradite. S'era addirittura illuso che lui avesse premura di valutare la sua determinazione per divenire uno Shinigami o giudicare le sue convinzioni, quale assurda banalità. Mai l'albino aveva avuto il suo ruolo a cuore, e s'era sempre limitato a svolgere il suo vero - nonché solo ed unico - compito, ovvero allenare gli studenti; il fatto ch'egli traesse di volta in volta divertimento dai fallimenti dei suoi studenti incapaci non era certo un dettaglio significativo, al punto che nessuno lo teneva davvero in conto. Tornando al suo studente; aveva addirittura sorriso proprio come se ci credesse davvero, mentre pronunciava quelle impertinenti parole all'albino. Aveva davvero una bassa se non insignificante considerazione di lui, ma quest'ultimo non se ne disperava, giacché ben presto le carte in tavola sarebbero cambiate completamente. Solitamente non avrebbe battuto ciglio né si sarebbe sprecato rispondendo a tali argomentazioni, tuttavia figurò di poterne trarre ancor più divertimento, in caso le cose fossero andate come da lui predetto. “Convinzioni, motivazioni, determinazione.. A tuo avviso dovrei preoccuparmi di tali futili banalità? Oh, no mio caro, pare che tu non abbia compreso ancor nulla di come funzionano le cose qui.” Disse, con un tono ancor più freddo di quello solitamente utilizzato. “Non nutro alcuna sorta d'interesse per queste cose; il mio unico fine è quello di discernere coloro che posseggono abilità da quelli che ne sono privi – del mezzo poco m'importa.” Pareva esser ancor più disinteressato del solito, e ciò s'evinceva facilmente giacché mentre parlava era del tutto differente dal suo solito sé. “Davvero pensavi che il mio obiettivo fosse quello di pormi futili interrogativi riguardo alle tue motivazioni o alla tua determinazione? Banale, davvero banale. Non nego che da te m'aspettavo qualcosa di più, sei deludente. Mettere in questione fattori tanto incerti risulterebbe ovviamente esser improduttivo, preferisco di gran lunga concentrarmi solo ed unicamente sui fatti, adempiendo al contempo al mio fine ultimo, ovvero quello d'allenarti.” Fece una breve pausa. Pareva quasi essere una predica, anche se l'albino odiava pronunciarsi in simili questioni; le trovava di pessimo gusto. “La tua determinazione è ‘forte’? Vedremo quanto sarai determinato quando quell'Hollow ti ridurrà in fin di vita; vedremo se e come potrai combattere e, ovviamente, sconfiggerlo. Perché, sia chiaro, non puoi vantare il privilegio di arrenderti. Quest'arena sarà il luogo della tua sepoltura, in caso dovessi fallire.” La solita ghigna andò a dipingersi nuovamente sul volto. “Non disperare, mi prenderò personalmente la briga d'incidere il tuo epitaffio.” Nonostante le dure parole, ciò che lo studente fece successivamente lo stupì, anche se non lo diede a vedere. Forse la sua prima opinione riguardo al giovane non era del tutto errata, dato ch'egli - al contrario della maggior parte dei soliti studenti accademici - aveva avuto la brillante idea di combinare i precedenti allenamenti relativi al reiatsu in quell'occasione, arrivando ad aumentare la velocità del colpo ch'era in procinto di sferrare contro all'Hollow. Non c'era nulla da dire; quell'attacco era davvero ben congegnato, forse uno dei migliori che aveva visto fin dal suo ingresso in Accademia. Nonostante la parlantina del giovane fosse per lui assai sgradevole, c'era da riconoscergli una discreta abilità sia nel combattimento che nell'improvvisazione; discipline che spesso e volentieri andavan a braccetto. Conseguentemente all'applicazione da parte del giovane della sua strategia, rivelatasi efficiente, la creatura - in procinto d'attaccare - finì per perdere entrambe le mani a causa della superiore velocità del colpo sferrato dallo studente. Un atroce urlo della creatura seguì tale evento, che segnò la vittoria del giovane. Infatti nonostante la creatura fosse ancora in piedi egli era stato in grado di privarlo del suo migliore mezzo per attaccare, ragion per cui sarebbe stato futile continuare lo scontro, visto che sarebbe certamente divenuto tedioso ed ancor più privo di senso di quanto già non fosse. A causa di tali ragioni, l'albino dovette intervenire, scendendo rapidamente dall'albero ed estraendo al contempo il suo scintillante strumento di morte, come lui amava chiamarlo, ed andando - una volta arrivato a terra di fronte all'Hollow - a tagliare quest'ultimo in due. Un taglio decisamente perfetto, veloce ed eseguito con una precisione chirurgica. Mentre la creatura scompariva a poco a poco, l'albino tirò fuori dal taschino della divisa un panno bianco, immacolato, col quale andò a pulire accuramente la lama della sua fidata zanpakutou, che non tollerava vedere sporca. Una volta completato il lavoro e rinfoderata l'arma, si girò in direzione del giovane, iniziando, come era solito fare, ad applaudire con fare beffardo. “Bene, bene. Devo ammettere d'odiare quella tua parlantina disgustosamente perbenista che ti rende pari ad un'idiota qualsiasi, tuttavia quest'oggi, e più precisamente in questa sede, hai dimostrato di possedere almeno una vaga parvenza d'abilità. Non mi dilungherò oltre, ritengo che l'odierno allenamento sia stato già fin troppo oneroso per uno studentello d'accademia come te.” S'allontanò da lui, portandosi verso l'uscita dell'arena. “Non aspettarti ch'io mi complimenti con te, non accadrà mai. Ci rivedremo in futuro, in caso tu dovessi riuscire a non morire fino al momento opportuno – non che mi dispiaccia, sia chiaro.” Dopo essersi rivolto con tono più freddo che mai, s'apprestò ad uscire, lasciando il giovane da solo.

    CITAZIONE
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    Edited by Arãshi - 22/8/2013, 02:29
     
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    Ikki Ikusaba

    Narrato Parlato Parlato Altrui

    Convinzioni, motivazioni, determinazione.. A tuo avviso dovrei preoccuparmi di tali futili banalità? Oh, no mio caro, pare che tu non abbia compreso ancor nulla di come funzionano le cose qui. Non nutro alcuna sorta d'interesse per queste cose; il mio unico fine è quello di discernere coloro che posseggono abilità da quelli che ne sono privi – del mezzo poco m'importa. Davvero pensavi che il mio obiettivo fosse quello di pormi futili interrogativi riguardo alle tue motivazioni o alla tua determinazione? Banale, davvero banale. Non nego che da te m'aspettavo qualcosa di più, sei deludente. Mettere in questione fattori tanto incerti risulterebbe ovviamente esser improduttivo, preferisco di gran lunga concentrarmi solo ed unicamente sui fatti, adempiendo al contempo al mio fine ultimo, ovvero quello d'allenarti.

    Queste parole scorrono fugaci nella mente del giovane, che si accinge, con lo scatto più audace mai tentato fin allora, a recidere di netto le principali armi dell’Hollow, che con un lancinante urlo tira fuori il suo dolore, contorcendosi in maniera furiosa, mentre il ragazzo si accinge a compiere un balzo all’indietro, lasciandosi sfuggire un sorrisetto di soddisfazione. Non pensava assolutamente di riuscirci in quella maniera, nonostante tutta la sua più candida determinazione, ad essere sincero, e lo dimostra sbattendo due volte gli occhi con fare perplesso.

    Oh…

    Poi si gira verso il Sensei, che continua con il caricone da novanta, aumentando la dose ad ogni giro. Ne osserva la precisione millimetrica con cui dimostra di saper affettare per bene il mostro, facendolo svanire nel giro di pochi attimi. E’ forte, questo vero Shinigami. Peccato per la propria personalità, che all’Azzurrino va veramente poco a genio, per quanto si sforzi di pensare a lui come ad uno “che sprona”. Ma vah.

    La tua determinazione è ‘forte’? Vedremo quanto sarai determinato quando quell'Hollow ti ridurrà in fin di vita; vedremo se e come potrai combattere e, ovviamente, sconfiggerlo. Perché, sia chiaro, non puoi vantare il privilegio di arrenderti. Quest'arena sarà il luogo della tua sepoltura, in caso dovessi fallire. Non disperare, mi prenderò personalmente la briga d'incidere il tuo epitaffio.

    Ah…si. Immagino di doverla ringraziare per l'incoraggiamento…

    Effettivamente questo tentativo di malignità gratuita proprio non l’ha compreso. Lo fissa, e più lo guarda in quegli occhio colmi d’odio, più non si riesce a spiegare il perché di quei getti di cattiveria contro di lui. Mah. Tipo strano, per lui. Ma a quanto pare, anche il Sensei riconosce la “prodezza” del ragazzo, che riesce a suo modo a vincere la sua personale battaglia, combinando le lezioni precedenti, per poi superare, a detta del Sensei, la lezione. E anche questa è andata.

    Bene, bene. Devo ammettere d'odiare quella tua parlantina disgustosamente perbenista che ti rende pari ad un'idiota qualsiasi, tuttavia quest'oggi, e più precisamente in questa sede, hai dimostrato di possedere almeno una vaga parvenza d'abilità. Non mi dilungherò oltre, ritengo che l'odierno allenamento sia stato già fin troppo oneroso per uno studentello d'accademia come te. Non aspettarti ch'io mi complimenti con te, non accadrà mai. Ci rivedremo in futuro, in caso tu dovessi riuscire a non morire fino al momento opportuno – non che mi dispiaccia, sia chiaro.

    Ah…non si preoccupi, cercherò di imparare a difendermi, Sensei…alla prossima lezione!

    Cerca di imbastire un sorriso quantomeno convincente, pur sapendo che questo con Haine non servirà a nulla. In queste poche lezioni, di breve durata, per giunta, ha maturato la conoscenza di questo singolare – direi, senti chi parla – personaggio, con i suoi vari volti, per lo più sconvenienti e sadici. Ma ci prova comunque, sia mai che possa in qualche modo cambiare, il che, ne è convinto, non gli farebbe malaccio. Poggiando a terra, o meglio lasciando cadere a terra la katana con un tonfo metallico, il ragazzo accennerebbe un saluto con la mano, timido, al Sensei che se ne va.

    Ma…e la katana? A..aspetti!

    Niente, se ne va, il maestro. Lo sguardo gli cade, placidamente, sulla lama della katana, semplice, priva di dettagli significativi che la renderebbero eventualmente diversa dalle altre.

    Grazie.

    Così, un ringraziamento di tutto cuore. Del resto, l’ha aiutato a conseguire il suo obiettivo. Una prima “missione” portata a compimento, e tutto grazie al suo aiuto. Si guarda da una parte, facendo palleggiare i suoi occhi blu, perlustrando tutto il perimetro dell’Arena, come un ladro che si assicura di passare inosservato durante un colpo appena messo a segno, poi dall’altra. Nessun problema. Si china, tendendo le mani verso la lama, che non pare avere un fodero.

    Oh beh, ti costruirò una casetta anche per te, ciccia.

    E detto questo, se la legherebbe alla vita, assicurandola per bene ad un fianco, per poi procedere verso l’uscita del luogo, vagamento soddisfatto di sé stesso, e di come da un incapace completo sia riuscito nel corso di qualche lezione a combinare delle cose stupefacenti, che non si sarebbe mai aspettato di fare. Per la ferita? Oh beh, adesso bruciacchia, ma vedrà di farsela curare a breve, magari da Eleanor-Sensei.

    Stato personale

    Stato Mentale: Rilassato

    Stato Fisico: Leggermente provato, ferita moderata alla schiena.

    Reiatsu: 30

     
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