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"My Best Friend" (Shonen Ai) di Light Sharingan, Fan Fiction [Naruto]
-Non sei stato un po' troppo duro con lui, Neji?- Neji si girò appena a guardare TenTen. -Mi aveva stufato. Quando si esalta in quel modo è odioso. Gli ho solo dato una regolata.- -Gli hai dato del fallito!- esclamò TenTen. -E' ben più pesante di una regolata!- -Quando mai lo hai visto demoralizzarsi per una cosa del genere?!- -Mai... però...- -Appunto. Lascia che si faccia un giro e ci lasci respirare un po'.- TenTen tacque e Neji si mise a guardare la mappa. Stavano per partire alla volta del villaggio del Tè per una missione di livello C. Avrebbero semplicemente dovuto scortare una spedizione mercantile fino al confine. Sarebbe stato facile, dato che non ci sarebbe stata nessuna possibilità di scontrarsi con altri ninja. Non ci sarebbe stato bisogno di portarsi dietro Rock Lee e tutte le sue fastidiose manie. Correre come un matto, strillare sempre, agire senza mai riflettere e perdersi in un sacco di stupidi gesticolamenti ereditati direttamente da quell'idiota del Maestro Gai, fortunatamente assente anch'egli. Gli occhi di Neji si fermarono mentre percorrevano la linea tratteggiata che segnava l'itinerario dei mercanti. Fissava il puntino del ponte sul fiume ma la sua mente non stava più pensando alla missione, ma ripensava a quello che era accaduto poco prima. Lui e Lee si erano incontrati a metà strada verso le porte di Konoha. Come al solito Lee si era messo a fantasticare sugli avversari che avrebbero potuto incontrare, sulle tecniche che avrebbe usato su di loro, sul ritmo da tenere per arrivare al paese del Tè e di un sacco di cose assurde che avrebbe fatto per continuare i suoi allenamenti. -Lee, dopo questa missione non ci vedremo più, lo sai?- -Ma... ma cosa dici, Neji?- -Tu verrai eliminato dalla nostra squadra.- -Cosa?! Perchè?!- -Perchè sei uno zero assoluto, ecco perchè.- -Senti, lo so che non sono al tuo livello, ma posso allenarmi di più! Diventerò forte come...- -Quanto fa tre per zero?- -Eh?- -Quanto fa tre per zero?- ripetè Neji. -Fa... fa zero...- -Bravo, e quattro per zero?- -Zero.- -Ottimo. Dieci per zero?- -Oh, insomma, Neji! Ogni numero moltiplicato per zero fa per forza zero!- -Appunto, Lee. Per quanto tu possa moltiplicare i tuoi sforzi, resti sempre un fallito.- ribattè lui. -La perseveranza è utile solo se il destino ti dà un valore. Tu non hai nessun valore come ninja, e per quello che penso io, non ne hai nemmeno come amico.- -N-Neji... non... non puoi...- -Lasciami indovinare: stai per dirmi che non posso star dicendo sul serio. Sono serio, invece. Addio, Lee.- -Neji... Neji!- Neji si riscosse. TenTen lo stava chiamando. -Se Rock Lee non viene e il Maestro Gai sta aspettando una missione di grado S, chi stiamo aspettando qui impalati?- -Nessuno. Andiamo.-
Rock Lee restò nascosto dietro gli alberi e guardò i suoi ormai ex compagni di squadra andarsene senza di lui. Non se la sentiva di partire con loro dopo quello che Neji gli aveva detto. Si lasciò ciondolare per la strada senza una meta precisa. Le ormai note offese di essere un incapace, un fallito, uno zero erano il meno. Era tutta la vita che si sentiva chiamare così e aveva imparato a reagire trasformando la rabbia e la frustrazione in pura energia per allenarsi. In questo senso, senza le ripetute offese non sarebbe mai stato forte di corpo e di spirito come lo era ora. Ma dopo quattro anni passati giorno dopo giorno spalla a spalla con Neji e TenTen, non avrebbe mai creduto possibile che fosse considerato uno zero anche come amico. Sentiva il bisogno di parlare con qualcuno, ma con chi? Certo, perchè non ci aveva pensato prima? Il maestro Gai stava aspettando i dettagli di una missione di grado S che sarebbe iniziata il giorno seguente. Quindi avrebbe potuto parlargli senza disturbarlo. Non sapeva bene dove trovarlo, ma forse Tsunade-sama glielo avrebbe saputo dire. Corse dritto agli uffici dell'Hokage e ci arrivò qualche minuto dopo. C'era una strana quiete. Non aveva visto quasi nessuno per la strada, non c'era il solito tran-tran di ninja che entravano e uscivano dall'edificio e mentre correva gli era presa una strana apprensione, una sorta di angoscia. Qualcosa non quadrava. Ma cosa poteva essere successo? -Che cosa?!- tuonò la voce di Tsunade dietro la porta. -Orochimaru sta cercando Sasuke Uchiha?!- -Sì, Tsunade-sama... sembra che non abbia ancora rinunciato ad ottenere lo Sharingan...- -Dobbiamo impedirglielo a qualunque costo!- gridò lei sbattendo i pugni sul tavolo. -Mandate qualunque Jonin disponibile, le squadre speciali, tutti!- -Sono tutti in missione al di fuori del villaggio, Tsunade... A parte Gai da qualche parte in giro... Kakashi e una squadra Anbu dovrebbero rientrare fra poco... ma non c'è nessun altro...- -Contattate Gai, affidategli il compito di rallentare Orochimaru, che si trova alla vecchia dimora degli Uchiha! Non appena tornerà qualcuno mandategli supporto, chiunque sia! Va', trova subito Gai, prima che sia tardi!- -...C'è qualcuno!- Shizune si precipitò fuori dall'ufficio, ma non vide altro che la porta d'ingresso sbattere violentemente.
Rock Lee era corso fuori. Un tale di nome Orochimaru cercava Sasuke per usare lo sharingan. Sapeva che era uno dei tre Sennin, un avversario ben al di fuori della sua portata, ma doveva cercare di rallentarlo fino all'arrivo del maestro Gai e degli Anbu. Forse per Neji poteva essere un fallito e nient'altro, ma forse per una volta la sua presenza poteva fare la differenza, e non in negativo. Corse veloce come il vento attraverso la quasi deserta Konoha, e raggiunse il piccolo quartiere un tempo abitato esclusivamente dal clan Uchiha. Il luogo era spettrale. Somigliava più ad una città fantasma che alla vecchia dimora di un antico e nobile clan. C'erano insegne mezze rotte che cigolavano nel vento improvvisamente freddo. Le nuvole coprirono il sole e nella penombra i cigolii sembravano ancora più lugubri. Lee avanzò lentamente guardandosi intorno. Non percepiva nulla più della stessa ansia che lo aveva colto mentre correva dall'hokage. Nessuna presenza. D'un tratto sentì un rumore di passi leggeri sul legno. Si voltò di scatto ma non vide altro che un'ombra che scompariva dietro l'angolo. -Sasuke?- chiamò con voce non perfettamente ferma. -Sei tu, Sasuke?- Non ottenne nessuna risposta. Deglutì più silenziosamente possibile e mosse verso l'ombra. Gettò uno sguardo dietro l'angolo, ma non vide nulla. Sentì di nuovo un rumore di passi leggerissimi. Strisciò lungo la parete grigia che delimitava il cortile fino ad un simbolo del clan che recava una crepa. A quel punto la misteriosa creatura che cercava di raggiungere saltò fuori dall'albero. Era solo un gatto nero e bianco che correva dietro ad una libellula. -Sasuke Uchiha...- Rock Lee si voltò di scatto. La voce sibilante che aveva sentito apparteneva ad un uomo alto, con lunghi capelli neri, dal viso pallido e scavato, con un terrificante ghigno e degli occhi serpentini. Il ragazzo arretrò fino a trovarsi spalle al muro sotto lo stemma danneggiato degli Uchiha. -Chi sei?- -Il mio nome è Orochimaru... tu sei Sasuke Uchiha, dico bene?- -Sì.- disse Lee senza rendersi perfettamente conto di cosa gli sarebbe potuto succedere. -Che cosa sei venuto a fare qui?- -Cercavo te, mio giovane Uchiha. Volevo che mi mostrassi il tuo sharingan.- Senza alcun preavviso Orochimaru attaccò. Fortunatamente Lee aveva degli ottimi riflessi e schivò il colpo. Quello purtroppo era solo il colpo d'apertura di una lunga serie. Dovette arrivare a togliersi i pesi quasi subito per riuscire a schivare la velocissima spada di Orochimaru, e non sempre ci riuscì. Subì un taglio piuttosto profondo nell'interno della coscia che gli limitò i movimenti. Cadde all'indietro contro il tronco di un albero e scivolò a terra ansimando. Come previsto, era troppo forte per lui. Possibile che non potesse fare altro per rallentarlo? Valeva davvero così poco come diceva Neji, da non riuscire non solo a sconfiggere un nemico, ma nemmeno a sfiorarlo? -Perchè non mi mostri nulla di te?- fece Orochimaru con un falso tono di dolcezza. -Mostrami il potere dei tuoi occhi...- Rock Lee non aveva idea di cosa volesse vedere quel mostro. Sapeva che il clan Uchiha possedeva un'abilità innata, lo sharingan, ma non era possibile per lui fingere di averlo, poichè non era in grado di prevederne i movimenti e sapeva che quando veniva attivato gli occhi cambiavano colore. Voleva vedere se Sasuke Uchiha possedeva quegli occhi, o voleva accertarsi che lui fosse un Uchiha come aveva detto? -Mostrami qualche tua tecnica, non essere timido... so che gli Uchiha padroneggiano perfettamente l'arte del fuoco...- "Certo, gli Uchiha! Io invece non ne padroneggio proprio nessuna!" pensò disperato Rock Lee pensando che si sarebbe messo a piangere. Se non si inventava qualcosa l'avrebbe ucciso, e non era nelle condizioni di impedirglielo. -Oh, forse ti senti a disagio con uno sconosciuto che ti piomba in casa tra capo e collo? Bene, vorrà dire che verrai con me, così possiamo conoscerci meglio. E a quel punto magari mi mostrerai il tuo sharingan, vuoi?- Prima che Rock Lee potesse pensare a cosa dire o fare, Orochimaru scomparve dalla sua vista. Il cortile si rabbuiò ancora di più, il vento sembrava essersi messo a vorticare intorno a lui, alzando tutte le foglie. Si sentì confuso e non ricordava più dove fosse e cosa stesse facendo. Quando il vento si placò, la gamba non gli faceva più male. Si guardò, ma la ferita era scomparsa. Si alzò in piedi e vide che non si trovava più -ma dov'era prima? Non lo ricordava- ma era in mezzo alla foresta, nel terzo campo di addestramento. Vide poco lontano il maestro Gai, ma poi anche Neji sbucò da dietro uno dei tronchi e si guardò attorno. Poi guardò lui e gli fece segno di avvicinarsi con la mano. Lee gli andò vicino finchè non scomparve dietro il tronco che gli precluse la vista del maestro. -Cosa c'è, Neji?- -Scusami.- Neji gli porse uno stranissimo fiore rosso e bianco. Non appena ne percepì il profumo, l'aria ricominciò a vorticare, riempiendosi di petali bianchi. Solo allora Rock Lee capì di essere nell'occhio del ciclone. Qualcuno stava cercando di intrappolarlo in un'illusione. Forse Orochimaru? -Neji! Neji, è un genjutsu!- Lee conosceva la teoria per spezzare un genjutsu, ma non era mai stato capace di riuscirci. Sperò che Neji riuscisse ad annullarla completamente, ma quando si voltò gli si incollò alle labbra in un bacio mozzafiato. Per quanto si dimenasse, non riusciva a staccarsi da lui e lentamente gli occhi gli si chiudevano. Stramazzò a terra quasi addormentato. -Sogni d'oro, Sasuke...- "Ma cosa dici, Neji? Io... non sono..." Chiuse gli occhi sopraffatto dal sonno. Il Genjutsu si impadronì di lui, e fu buio e silenzio.
La settimana che seguì fu per Rock Lee la peggiore della sua vita. Era come vivere in un perpetuo incubo, sempre uguale. Ogni volta che si svegliava si ritrovava a dover combattere con Orochimaru, ma non era mai in grado di prevedere i suoi colpi, nè di colpirlo. Quando alla fine stramazzava esausto a terra, l'aria si riempiva di piume e l'arte illusoria lo addormentava. Non sentiva più nulla fino al momento in cui Orochimaru scioglieva l'illusione svegliandolo per poter combattere di nuovo. Quel mattino invece si svegliò da solo. Aprì gli occhi e con suo enorme sollievo constatò che non c'era nessuno nella stanza. Non era nemmeno il buio dojo dove di solito affrontava il ninja leggendario. Si trovava in una piccola stanzetta illuminata dalla luce del sole che si insinuava fra le tende tirate della finestrella. Si mise a sedere fra le coperte del suo letto e osò sperare di aver sognato tutto, che fosse solo il frutto dell'arte illusoria, o un incubo terribilmente lungo. -Buongiorno, Sasuke...- sibilò la voce di Orochimaru. -Hai dormito bene?- Lee capì subito che non era stato nè un incubo nè un'illusione. Era prigioniero di Orochimaru da tempo, anche se non aveva idea di quanto, e probabilmente non lo sapeva nessuno. Al Villaggio avrebbero pensato che Orochimaru se ne fosse andato senza Sasuke, senza contare che risultava che fosse in missione nel paese del Tè. Solo al ritorno di Neji e TenTen avrebbero cominciato a cercarlo. Ma se il sennin cercava delle abilità innate e delle tecniche nuove, sicuramente nessuno avrebbe mai pensato che Rock Lee, il ninja che non sa usare una sola tecnica, fosse suo prigioniero. In più, se Orochimaru continuava a sfidarlo, avrebbe capito che non solo non possedeva lo Sharingan, ma non padroneggiava alcun Ninjutsu. E a quel punto l'avrebbe ucciso. -Allora, ragazzo...- disse lui afferrandolo per la spalla e sbattendolo contro il muro. -Mi dici chi sei davvero, o devo distruggerti senza sapere che nome scrivere sulla tua tomba? Perchè tu non sei Sasuke, e non sei nemmeno un Uchiha... io conosco l'aspetto di Sasuke... e non sei lui. Ringrazia che gli effetti di un piccolo incidente mi abbiano impedito di accorgermene subito, o a quest'ora saresti già morto e sepolto insieme a tutti i ragazzi morti per essere nel posto sbagliato al momento sbagliato!- -I-io...- -Se confessi forse non ti ucciderò.- -Io... n-non sono Sasuke... e non sono un Uchiha... ho... ho saputo che eri alla vecchia dimora del Clan, e che cercavi Sasuke... Tsunade ha mandato qualcuno a fermarti, ma ci voleva tempo... e io ho cercato di guadagnarne quanto più potevo...- spiegò con la voce strozzata dalla mano di Orochimaru sulla gola. -Il mio... nome... è Rock Lee...- -Sei...- Orochimaru scoppiò in un'acutissima e stridula risata, indecisa fra la sorpresa e la rabbia. Doveva essere furioso per quel contrattempo. Serrò ancora di più la mano al collo del ragazzo che aveva sequestrato per errore e si passò l'inumana lingua sulle labbra pallide. Lo fissò con talmente tanto odio che sembrò che volesse incenerirlo. Lee tentò di aprire le dita gelide alla gola senza riuscirci. Aveva appena creduto di morire, quando la mano lo lasciò andare e lui scivolò senza fiato lungo il muro fino a terra, respirando avidamente e tossendo. Orochimaru era talmente infuriato che le pieghe del volto lo deformavano in una maschera diabolica. -Sei quel miserabile che non è capace di usare nemmeno una tecnica base... tu... tu non hai niente per me!- -T-ti prego... non... uccidermi... ti prego...- -STA' ZITTO, SCARAFAGGIO!- Mentre Orochimaru camminava nervosamente avanti e indietro per la stanzetta, borbottando fra sè e sè, Lee non mosse un muscolo. L'unica cosa che si muoveva, che non poteva fermare, era il tremolio delle ginocchia e delle mani, il doloroso pulsare terrorizzato del cuore, lo sgorgare delle lacrime dagli occhi. Schemi di allenamento, anni di studio, centinaia di ripetizioni all'Accademia Ninja, quattro anni di missioni... niente poteva tornargli utile. Pensò che Neji aveva ragione. Per quanto si fosse sforzato di moltiplicare i suoi sforzi era comunque uno zero... -Vuoi vivere, miserabile?- tuonò Orochimaru intercettando un leggero singhiozzo. -Vuoi vivere?- -Sì...sì!- -Allora dammi l'unica cosa che possiedi! Dammi il tuo corpo!- Prima che Lee potesse comprendere il senso di quelle parole, Orochimaru cominciò a strappargli la tuta già ridotta a brandelli. Cercò disperatamente di allontanarlo, ma non ci riuscì. L'uomo gli premette sulla ferita alla coscia facendolo gridare di dolore e gli spalancò le gambe, insinuandosi fra di esse con tutta la sua ferocia. -Dai un valore al tempo che ho perso con te e io ti darò una possibilità di sopravvivere!- A quel punto Lee avrebbe preferito morire, piuttosto che conservarsi la vita in quel modo, ma ormai era tardi ed era impossibile impedirgli fisicamente di abusare di lui. Furono appena dieci minuti, ma a Lee sembrarono più lunghi delle sessioni di combattimento in cui finiva stagliuzzato e pestato. Le spinte erano veloci e terribilmente dolorose, ma le lacrime erano dovute soprattutto al suo orgoglio ferito e alla vergogna. Per tutta la durata di quella tortura non proferì fonema, restò appoggiato contro il muro, a subire, immobile, mentre Orochimaru cercava di provocare in lui una qualche reazione con frasi beffarde che Lee ignorava con sforzo. Alla fine Orochimaru parve soddisfatto e abbandonò il corpo del ragazzo lasciandolo appoggiato alla parete. Gli afferrò il mento e gli sollevò la testa per costringerlo a guardarlo. Gli asciugò le lacrime con un falso gesto di dolcezza, mentre esibiva lo stesso orrendo ghigno malefico sulla faccia. -Sei un po' freddo, vedo... riservi questo trattamento a me o sei così con tutti?- -...- -Oh, sei arrabbiato con me e non vuoi rispondere?- -...- -Pensavo che fossi abituato a fare queste cose... ho visto la tua faccia quando la mia arte illusoria ha incarnato l'immagine di quel ragazzo coi capelli lunghi... e quando ti ha baciato per addormentarti... quello non è un ragazzo qualunque... pensavo fosse il tuo ragazzo... non fai mai sesso con lui, Rock Lee?- lo provocò Orochimaru ghignando. -Magari preferisce qualche bella signorina a te... oh, dev'essere frustrante... chissà quante sono in fila per quel bel ragazzo, tutte prima di te... a te non rimane niente, vero? Magari lo sogni, di notte, tutto nudo davanti a te... cosa gli fai, nei tuoi sogni?- -Chiudi quella boccaccia!- tuonò Lee afferrandolo per il kimono. -Neji è il mio migliore amico!- -Il tuo migliore amico?!- ribattè lui afferrandolo per i capelli. -Se è il tuo migliore amico, dov'è adesso? Dov'è adesso che tu sei prigioniero, che stai soffrendo? Dov'è mentre io faccio di te quello che voglio?- -Neji mi sta cercando!- esclamò lui, non troppo sicuro di quello che stava dicendo. -Neji e TenTen sono tornati e ora mi staranno cercando! E quando mi troveranno, ti faremo a pezzi!- Orochimaru rise, con quell'odiosa risata stridula intrisa di cattiveria. Strappò un ciuffo di capelli al ragazzo sulla cui fronte cominciò a colare del sangue. Si allontanò e scomparve all'improvviso in una barriera che delimitava la stanza come una parete. Lee gemette per il dolore alla testa e si toccò sporcandosi la mano di sangue. Si chiese quanto ancora avrebbe dovuto sopportare prima che qualcuno lo venisse a salvare. "Neji... dove sei?" si chiese mentre guardava l'improvviso buio fuori dalla finestra. "Mi state cercando?"
-Neji... Neji, aspetta!- farfugliò TenTen fermandosi su un ramo. -Sono senza fiato...!- -TenTen, non è il momento di riposare!- sbottò Neji. -Siamo anche troppo lenti!- -Parli come Lee adesso...- ansimò lei. -Capisco che tu sia in ansia per il tuo amico, Neji...- disse Pakkun. -Ma TenTen ha bisogno di riposare...- -Io vado avanti.- disse lui. -Raggiungici appena puoi. Segui le orme di Pakkun.- -Sperando che la pioggia non le cancelli...- disse la ragazza guardando il cielo. Neji alzò lo sguardo al cielo e lo vice ingombrarsi di nuvole portatrici di pioggia. Se non si sbrigava, la pioggia avrebbe cancellato l'odore di Rock Lee e non sarebbero più stati in grado di trovarlo. Doveva arrivare almeno abbastanza vicino da poterlo vedere con il byakugan, e per farlo non aveva tempo da perdere! -Pakkun, segui il suo odore! Portami più vicino che puoi finchè riuscirai a sentirlo!- TenTen si sedette e bevve un sorso d'acqua, mentre Neji scompariva in un attimo fra le fronde verdi della foresta. La missione nel paese del Tè era durata meno del previsto. Neji si era svegliato nel cuore della prima notte completamente sudato. TenTen aveva seguito i suoi spostamenti dalla cima della carovana, preoccupata. Non era mai successo che si allontanasse dal posto di guardia senza un motivo più che ovvio, e pareva non averlo, questa volta. Lo aveva visto raggiungere il fiume, spogliarsi e restare immerso immobile nell'acqua per ore, fino al sorgere del sole. Da quel momento, per tutta la durata della missione, era sempre stato pensieroso, distratto; aveva messo fretta all'intera spedizione, ipotizzando assurdi piani di attacco da parte di banditi che nemmeno un idiota avrebbe potuto pianificare. Aveva messo un sacrosanto terrore a tutti i mercanti, cosa non da lui, ma almeno non avevano subito nessun attacco e nessun rallentamento, al punto che la spedizione arrivò con ventisette ore di anticipo sulla tabella di marcia. Era tornato a casa ad un'andatura quasi insostenibile e una volta arrivato a Konoha non si era minimamente preoccupato di consegnare il rapporto della missione. A dire il vero, TenTen non lo aveva nemmeno visto scriverla, e dato che avrebbe dovuto firmarla anche lei in quanto partecipe alla missione, poteva dedurne che non aveva scritto il rapporto. Chiedendogli spiegazioni aveva soltanto ottenuto una serie di giustificazioni ridicole e alla fine Neji era andato via dicendo che tornava a casa e invece era andato dritto al campo di addestramento, al dojo e a casa di Lee, senza trovarlo da nessuna parte. Aveva mandato all'aria il Villaggio per cercarlo fino a che Sasuke non aveva portato dall'hokage un brandello della tuta di Lee, insanguinata, che aveva trovato nel cortile di casa sua. A quel punto Tsunade aveva permesso -dietro sue pressanti insistenze- a Neji di prendere Pakkun e seguire le tracce di Rock Lee. TenTen sorrise, pensando che probabilmente il motivo per cui Neji ci teneva tanto a tornare a casa dalla missione era chiedere scusa a Lee per quello che gli aveva detto. Riavvitò la borraccia e riprese il cammino seguendo le orme di Pakkun. Anche lei era altrettanto preoccupata per la sorte di Lee e voleva ritrovarlo quanto prima.
Neji stava proseguendo più veloce di prima attraverso una radura. L'erba era così alta che non riusciva a vedere nulla. Pakkun lo precedeva annusando il terreno quando iniziò a piovere. L'acquazzone si intensificò fino ad inzuppare il terreno e l'erba che si piegò sotto le gocce. Sapeva cosa voleva dire. Avevano perso la traccia. Pakkun si girò verso il ninja. -Mi dispiace, ragazzo. L'odore è scomparso.- -Maledizione... maledizione!- -Non siamo molto lontani. Forse col tuo byakugan sarai in grado di trovarlo.- Pakkun scomparve. Non era più necessario che stesse lì, se non aveva più una traccia da seguire. Neji alzò gli occhi a quel cielo grigio scuro e a quelle gocce che cadevano gelide. Le maledisse una per una. Ormai quelle gli avevano inzuppato i capelli e il kimono bianco si era sporcato di terra e di erba, e con l'acqua diventò pesante. Insopportabilmente pesante. O forse pensava illusoriamente che fosse il vestito e non il senso di colpa a pesargli così tanto. Se non gli avesse detto quelle bugie sulla sua eliminazione dalla squadra Lee sarebbe partito in missione con loro. Invece adesso chissà dov'era, come stava. Dalle tracce nel cortile della vecchia dimora Uchiha, sembrava fosse rimasto ferito, e abbastanza profondamente. Se fosse morto per dimostrare che valeva, spinto unicamente dalle sue parole, non se lo sarebbe mai perdonato. -Io non ti lascio morire!- esclamò Neji. -Byakugan!- Le condizioni erano favorevoli. La pioggia era un aiuto per il suo byakugan: abbassando la temperatura ambientale gli consentiva di rintracciare più facilmente le fonti di chakra e di calore, tipiche degli esseri umani. Scrutò attentamente il chilometro di distanza che riusciva a coprire con i suoi occhi, ma non trovò nulla. Si focalizzò sul suo lato destro e vide qualcosa. Seicento metri più avanti, in direzione sud ovest, scorgeva una casa parzialmente interrata. Percepiva una presenza al suo interno, ma una barriera gli impediva di vedere oltre una delle pareti non interrate. -Ti ho trovato!- fece Neji tirando un sorriso. -Sei là, non è vero?- Senza perdere altro tempo corse fino alla casa. Era nascosta fra i più intricati alberi e cespugli della foresta, e protetta da innumerevoli trappole che Neji evitò grazie al suo Byakugan. Osservò l'edificio, ma sembrava non esserci nessuno. Eppure c'era quella barriera che nascondeva qualcosa e una presenza minacciosa proveniva dall'interno. Non poteva tornare al villaggio a chiedere rinforzi e TenTen non avrebbe potuto raggiungerlo, dato che la pioggia aveva cancellato i suoi passi verso la casa. Era quasi un suicidio, ma doveva irrompere da solo, ignaro di chi poteva attenderlo all'interno. "Tieni duro... sto venendo a salvarti!"
Rock Lee, dentro la sua stanza sigillata, attendeva. Non sapeva nemmeno cosa o chi. Probabilmente la missione di Neji e TenTen non era ancora finita e non sapevano nemmeno che era scomparso. Qualcun altro se ne era accorto? Ne dubitava. Passava le giornate ad allenarsi nella foresta quando non aveva missioni: con il maestro Gai in missione di grado S e il resto della squadra lontano, nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa e tantomeno avrebbe pensato che Orochimaru aveva preso lui al posto di Sasuke. Aveva pensato a lui ed eccolo arrivare. -Immagino che tu abbia fame, ma non posso permetterti di mangiare ora.- disse Orochimaru attraversando la barriera. -E' arrivato il momento che tu scelga, e se sceglierai di provare a sopravvivere, è possibile che vomiterai.- -Dovrò subire la tua disgustosa lingua, per caso? Allora è più che probabile.- ribattè lui torvo. -Trovo che sia sorprendente che un handicappato come te sia potuto divenire un ninja senza alcuna arte.- proseguì il Sennin senza badare alla risposta. -Mi chiedevo come tu abbia trovato la forza di allenarti al punto di essere il genio del taijutsu...- -Si chiama "forza di volontà". Tu sei nato genio, come Neji e Sasuke, non è vero? A te non è mai servito allenarti ogni giorno per anni e anni. Eri l'orgoglio della tua squadra e del tuo maestro.- -Da cosa lo deduci?- -Se non sai cosa mi ha spinto ad allenarmi con tanta costanza, vuol dire che non ne hai mai avuto bisogno.- -Uh uh. Capisco. Hai ragione, comunque. Sono sempre stato dotato di abilità notevoli.- -...- -In questo momento ti stai torturando di nuovo come durante tutta la tua vita.- osservò Orochimaru con un ghigno. -Ti stai chiedendo perchè non sei come Neji, che è l'orgoglio del suo clan anche se non ne è l'erede... o come Sasuke, così forte, intelligente e popolare... o come me, un Ninja Leggendario dall'incredibile potere... non ho indovinato?- -... Sì.- -Dimmi, ragazzo...- sussurrò Orochimaru afferrando il mento a Rock Lee. -Non saresti disposto a rischiare la tua vita per poter essere forte come me? Per padroneggiare le tecniche ninja, e persino le arti illusorie?- Il viso di Rock Lee si illuminò all'improvviso e i suoi occhi incontrarono quelli serpentini del suo rapitore. La sua mente vorticava di pensieri e ricordi. Gli passò davanti tutta la sua vita. L'accademia e tutte le volte in cui non era abbastanza bravo. Tutte le verifiche di tecniche in cui falliva miseramente. Tutte le prese in giro dei suoi compagni di scuola. Il suo sforzo immane per ottenere un diploma che quasi nessuno considerava tale. Crescendo aveva udito voci terribili riguardo a quello che gli avrebbero chiesto agli esami. Dalla bocca dei suoi stessi ex compagni uscivano storie ignominiose. Le mille fatiche che aveva affrontato per migliorare il suo taijutsu, le lacrime che aveva versato quando sentiva di non farcela più, le insistenti prediche sul destino da parte di Neji... Neji... Neji lo aveva umiliato un'infinità di volte dall'alto della sua abilità innata e delle tecniche del suo clan. Padroneggiava tecniche potentissime che dovevano essere beneficio della casata principale, e lui le aveva imparate da solo. Aveva una conoscenza approfondita dell'anatomia e un controllo del chakra che avrebbero potuto rendergli semplice persino l'apprendimento delle arti mediche. Il suo intelletto era superato solo da pochi jonin del calibro di Kakashi e della squadra Anbu, e dal talento particolare di Shikamaru. In un arco di quasi quattro anni, aveva ottenuto il diploma, era diventato Genin, poi Chunin ed infine Jonin. -Non vorresti essere abbastanza potente da far ingoiare al tuo migliore amico tutte le sue offese?- Orochimaru alzò il viso di Lee che si era abbassato a guardare il suo passato. Il ragazzo lo guardò sopraffatto dalla tristezza e da un profondo senso di inettitudine. Non si era mai sentito così miserabile ed inutile come in quel momento. -Non c'è bisogno di piangere...- disse l'uomo asciugandogli il viso con uno strano sorriso. -Se tu lo vuoi, io ti posso aiutare... posso insegnarti tutto quello che so... se mi dimostri di meritarti il mio tempo...- -Cosa vuoi che faccia?- -Mi sembri deciso a migliorare te stesso... vuoi dimostrare a tutti che vali davvero?- -Sì!- esclamò Lee. -Sì, voglio diventare il più forte!- -Sei pronto a rischiare la tua vita?- -Dimmi cosa devo fare, e io lo farò!- esclamò saltando giù dal letto e inginocchiandosi. -Non ho paura di rischiare la vita!- -Ma bene... molto bene... mi piace la tua decisione... ora ti farò un regalo, un piccolo apprezzamento per il tuo coraggio!- -Un...- Orochimaru lo afferrò per le spalle sollevandolo e prima che potesse finire la frase lo morse violentemente al centro del petto, lacerandogli la pelle e facendolo sanguinare. Lee lanciò un grido mentre un senso di bruciore intenso si intensificava appena al di sopra del morso. Le mani che lo stringevano lo lasciarono all'improvviso e crollò a terra con delle fitte atroci. Vide emergere da sotto la pelle delle strane macchie nere, che diedero origine ad uno strano segno. Tre virgole nere che sembravano un piccolo vortice. Aveva un aspetto familiare. Lo ricordò all'improvviso. Aveva incontrato un uomo che aveva lo stesso segno, anche lui sul petto. -Io... ho visto questo segno sul petto di un altro uomo...- ansimò Lee stringendosi con la mano il sigillo. -Poco più di due anni fa, ho affrontato un ninja che lo aveva... aveva la capacità di utilizzare le proprie ossa... quel segno, sei stato tu...?- -Ohoh, hai incontrato Kimimaro... sei stato tu a sconfiggerlo? No, sicuramente non da solo...- -Ho combattuto con lui al fianco di Gaara... il ninja della sabbia...- Orochimaru si alzò nel momento in cui un ragazzo con gli occhiali apparve attraverso la barriera. La vista di Lee cominciava a sfuocarsi e il bruciore si estendeva a tutto il corpo. Si raggomitolò in sè stesso ansimando. Il dolore di quel segno era lacerante. Non assomigliava a nessuna ferita che avesse mai riportato prima e non sapeva nemmeno quando sarebbe durato e se si sarebbe intensificato ulteriormente. Si sentì torcere lo stomaco ed ebbe un conato. Fortunatamente era a digiuno. -Lee, hai delle visite, ma non sei in condizioni di riceverne.- disse il ragazzo con gli occhiali sollevandolo. -Chi... chi sei, tu...?- -Mi chiamo Kabuto Yakushi.- disse il ragazzo. -Sono un ninja medico che avrà cura di te finchè il sigillo non si stabilizzerà.- -P-posso... fidarmi... di te...?- -Orochimaru-sama si fida di me. Ti basta come risposta?- -Sì... mi basta...- Rock Lee si lasciò andare e perse i sensi. Almeno per un po' non avrebbe più sopportato le fitte tremende del sigillo, non avrebbe patito la fame, la stanchezza, il tremendo pulsare delle ferite e il peso dei ricordi.
Neji riuscì ad entrare nella casa senza alcuna difficoltà, cosa che lo insospettì ancora di più. Si ritrovò faccia a faccia col sigillo applicato sulla parete. Era del tipo più semplice che ci fosse. Sarebbe bastato strapparlo dal muro e romperlo per annullare la barriera. Si chiese se non ci fosse una trappola al di là della parete. Decise di prendersi anche questo rischio e strappò il sigillo. La parete giallo pallido scomparve e lasciò posto ad una parete distrutta di un grigio cupo, piena di buchi e senza più una porta. Al di là da quella, c'era una stanza vuota. Neji varcò l'architrave di legno che un tempo doveva essere della porta. Alla parete era affisso uno specchio crepato e completamente annerito. In un angolo c'era invece un futon disfatto. Gli si avvicinò e lo toccò. Era ancora caldo. Fino a poco prima c'era sicuramente qualcuno fra quelle lenzuola. Ritrasse la mano dalle coperte e si ritrovò sporco di sangue. Tolse i teli di cotone strappato e riportò alla luce macchie di sangue, alcune fresche ed altre invece seccate da tempo. La persona che dormiva in quel letto aveva una ferita, a giudicare dalla posizione delle macchie, all'altezza della coscia, che si era riaperta in differenti giorni. Poteva forse essere la ferita che aveva lasciato quel sangue nel cortile della casa di Sasuke? Poteva essere di Rock Lee? Si pentì di non poter richiamare Pakkun ed essere sicuro di essere sulle tracce del suo compagno di squadra. -Se stai cercando Rock Lee, non lo troverai più qui.- -Chi sei?- -Neji Hyuga... Lee mi ha parlato molto di te... e non con molto affetto, ultimamente... non fa che rievocare un sacco di cose brutte che gli hai detto... e dire che il giorno che ci siamo conosciuti si è arrabbiato con me, affermando che sei il suo migliore amico e che dicendomi a chiare lettere che per te non prova alcuna libidine...- -Chi sei?- -E' stata una fortuna incontrarlo alla vecchia dimora Uchiha... sarà un esperimento interessante vedere quanto durerà sotto le mie cure... ammetto che ha stuzzicato il mio interesse, molto più di quanto avrebbe potuto fare un genio come Sasuke...- -Sei... Orochimaru...- Gli occhi di Neji attivarono il loro potere speciale. Scrutarono l'uomo davanti a loro, il suo sistema circolatorio del chakra. Sembrava essere reale, non un'illusione, e nemmeno un clone. Forse un kage bunshin? Naruto era stato in grado di acceccare il byakugan dosando la stessa quantità di chakra in ogni copia. Ma Orochimaru non temeva certo il sue sessantaquattro chiusure. A cosa gli sarebbe servito un kage bunshin? -Voglio che tu sappia una cosa, Neji Hyuga.- -Che cosa?- -Rock Lee è venuto a rallentarmi a casa Uchiha per colpa tua. Sono state le tue parole a farlo sentire inutile e di peso per tutto il villaggio. Si è spacciato per Sasuke, ha combattuto con me al massimo delle sue possibilità. L'ho rapito credendolo davvero Sasuke, ma alla fine ha confessato tutto. Se Lee ha passato una settimana di ferite, combattimenti massacranti, continui genjutsu e cure mediche è unicamente per colpa tua.- -Dimmi qualcosa che non so...- "come se non mi sentissi già abbastanza in colpa!" pensò. -Qualcosa che non sai?- ripetè Orochimaru fingendo di pensarci. -Ero parecchio furioso quando ho scoperto che non era nè Sasuke, nè un Uchiha, nè un ninja nel vero senso del termine... avevo perso tanto tempo per niente... l'ho quasi strangolato sul momento, poi mi ha chiesto di lasciarlo vivere... una scena patetica... e poi, mi aveva dato così fastidio che piangesse mentre riflettevo su cosa fare di lui che l'ho sbattuto contro il muro, proprio lì, vedi, e l'ho violentato...- -Cosa... cosa gli hai fatto?!- -Bene, poi cos'altro c'è che non sai?- -Lurido bastardo...!- Per la seconda volta nella vita fu un sentimento violento ad accecare Neji, come quel giorno in cui aveva tentato di uccidere Hinata al primo esame di selezione dei chunin. Stavolta però non era orgoglio, era puro furore. Davanti a sè vide rosso come se avesse avuto sangue sugli occhi. Scattò in avanti concentrando una quantità enorme di chakra nella mano destra, puntandolo dritto contro il cuore -se mai lo aveva- di quel mostro inumano. -Juken!- Si ritrovò davanti alla parete scrostata. Di Orochimaru non c'era traccia. Prima che potesse voltarsi, uno spiedo si piantò nella parete fino a metà. Possibile che fosse stato tanto veloce da scomparire, schivando il suo Juken, ricomparire alle sue spalle e lanciare uno spiedo con quella potenza e con una mira infallibile? -Quel colpo poteva essere letale, se mi avessi colpito.- disse Orochimaru alle sue spalle. -Perchè sei così ostile? Ho appena regalato al tuo ex compagno di squadra la cosa per la cui mancanza ha sofferto tutta la vita.- -Di cosa stai parlando?- -Del potere. Gli ho applicato il mio marchio.- Neji fissò Orochimaru incredulo. Perchè aveva impresso il marchio a Rock Lee? Tutti quelli a cui aveva impresso il marchio erano ninja con particolari abilità. Ricordava Jirobo, un ninja esperto nell'arte della terra e di eccezionale potenza. Kidomaru era una fusione perfetta di animale e uomo, le sue ragnatele intrise di chakra che manteneva in flusso a distanza senza contatto erano armi impareggiabili. Sakon e Ukon avevano un'abilità innata che dava loro un valore molto particolare, consentendogli di spiazzare gli avversari o fondersi con il corpo del nemico e distruggerlo. Tayuya era un'esperta di genjutsu. Anko Mitarashi, seppure avesse abbandonato Orochimaru molto tempo prima, era comunque la migliore jonin di Konoha. E poi c'era Sasuke Uchiha, che possedeva l'abilità innata che lui desiderava di più, anche se anche lui era tornato. Ma Rock Lee, che non sapeva nemmeno padroneggiare una tecnica di base, che valore poteva avere? -So cosa stai pensando. Ti stai chiedendo perchè ho applicato il sigillo ad un imbranato che non è capace di usare tecniche che persino i bambini sanno utilizzare. Perchè secondo te lui non vale niente, marchio o meno, vero?- -Ti prenderò a calci nel culo!- -Mi dispiace, ragazzo, ma il mio allievo mi sta aspettando. Sarà felice di sapere delle tue lacrime.- Orochimaru respinse violentemente il nuovo attacco di Neji, che finì dritto contro il muro. Lo stesso punto in cui, secondo le parole del Sennin, il suo compagno e amico era stato violentato. Il suo avversario se ne stava andando. Non poteva permetterlo. Accecato dalla furia, lanciò un nuovo assalto, aggrappandosi alla sua gamba. Non riusciva a vedere niente, offuscato dalle lacrime. -Non te ne andrai, maledetto!- gridò Neji con rabbia. -Dimmi dove hai nascosto il mio compagno! DIMMELO!!!- -Non posso credere che Lee si desse tanto da fare per ottenere un riconoscimento da un essere patetico come te...- -Ti spacco...- Orochimaru afferrò la spada e la piantò nel braccio sinistro di Neji, che gridò di dolore lasciando la presa. Si mise in ginocchio afferrandosi la spalla sanguinante, ma il suo avversario era già scomparso. Rimase solo con il vento che ululava fra le rovine della casa e la pioggia che picchiettava insistentemente sul tetto e sugli alberi della foresta circostante. Non si era mai sentito così dannatamente inutile come in quel momento. Per la prima volta da quando era un bambino si lasciò andare alle lacrime. Non era riuscito a trovare Rock Lee, non sapeva nemmeno dove cercarlo, e ancora peggio, il marchio avrebbe potuto ucciderlo. Da quello che sapeva, solo uno su dieci sopravviveva. Tutto per colpa sua... -Neji!- lo chiamò una voce femminile. -Neji, sei qui?- -TenTen, sei tu?- -Neji!- disse TenTen gettandosi in ginocchio accanto a lui a tamponargli la ferita. -Chi ti ha ferito?- -Orochimaru... era qui fino ad un momento fa...- -Hai combattuto con Orochimaru?! Dov'è Rock Lee? Lo hai visto?- -L'hanno portato via appena prima che arrivassi... dobbiamo salvarlo, subito, non abbiamo tempo da perdere! Quel figlio di puttana lo sta usando come un giocattolo!- -Giocattolo? Cosa vuoi dire?- -Mi ha detto che lo ha...- Si bloccò di colpo. Forse raccontarle questo particolare non era una buona idea. Era una cosa umiliante e probabilmente Rock Lee non voleva che lo sapessero nemmeno le pietre. Se era un'esperienza pesante per una donna, figurarsi che ferita all'orgoglio che doveva essere per un uomo. -...Marchiato.- -Marchiato...? Ah! Vuoi dire un marchio come quello di Sasuke e della Maestra Anko?!- -Sì... dobbiamo tornare a Konoha a prendere dei rinforzi e cercarlo!- TenTen aiutò Neji ad alzarsi in piedi non appena finì di stringere il bendaggio sulla ferita alla spalla. Il ragazzo ne approfittò per asciugare i segni delle lacrime. Non desiderava far sapere alla sua compagna che si era messo a piangere e a combattere come un perfetto idiota contro il Sennin, finendo con la spalla trapassata. -Neji! Guarda! E'...-
-Un messaggio?- Neji prese in mano il foglio che lui e TenTen avevano trovato nella casa diroccata dove Rock Lee doveva essere stato rinchiuso per una settimana. Tsunade osservò anche da lontano che la calligrafia sembrava quella di una persona abituata a scrivere, uno shinobi che non si limitava a studiare le pergamene ma anche a scriverle. E da alcuni tratti caratteristici, doveva essere un uomo. Con il dito indicò la fessura in cima al foglio. -Era attaccato all'architrave con un kunai.- spiegò TenTen. -Capisco. Che cosa dice?- Neji aprì il foglio ancora ripiegato a metà e si schiarì la voce. -"All'attenzione dei Ninja di Konoha. Rock Lee è stato rapito da Orochimaru, come sapete. E' affidato alle mie cure in quanto ninja medico. Fisicamente stava bene, avendo solo ferite superficiali che ho subito curato. Ma il sigillo della terra, come quello del cielo, sono particolarmente potenti e hanno un potere di corrosione del corpo maggiore. Non posso sapere se Rock Lee sopravviverà, come non l'ho mai potuto prevedere prima, ma posso fornirvi informazioni utili per realizzare una sorta di antidoto."- fece una pausa. -Qui c'è un elenco di ingredienti e alcuni passaggi sul come mescolarli, con appunti sulla meccanica con cui Orochimaru trasferisce il marchio, poi prosegue.- -Va' avanti. Darò dopo un'occhiata alla lista.- -"L'antidoto ha un effetto limitato e temporaneo. Andrebbe iniettato sul morso, ma qualora esso sia rimarginato bisogna praticare almeno due fori in prossimità del sigillo prima di iniettare l'antidoto direttamente sul marchio. Ciò renderà il marchio instabile e parzialmente liquido come nel momento dell'applicazione e a quel punto va eliminato come il veleno di un serpente. L'antidoto non funzionerà due volte. Se il marchio non verrà eliminato subito, chi lo porta morirà per via del chakra nel marchio ormai instabile e le erbe tossiche contenute nello stesso antidoto."- -E' tutto?- -Sul retro della lettera, concentrandovi il chakra, appare una mappa piuttosto chiara.- disse TenTen. -Il ninja medico è Kabuto.- disse Kakashi. -Non so perchè, ma spesso intralcia i piani di Orochimaru sabotandoli dall'interno.- -Altre volte ancora invece gli salva la vita.- commentò Tsunade seccata. -Kakashi, prendi la lista e portala a Shikaku, digli di trovarti tutti gli ingredienti.- Kakashi prese la lista e uscì dalla stanza. Tsunade riflettè un po' in silenzio e corresse la pergamena delle missioni affidate. -Shizune, trovami i ninja liberi considerando che ho cancellato due missioni interne.- In meno di un'ora nell'ufficio dell'hokage furono convocati tre Jonin, sei Chunin e un Genin. Erano tutti i ninja senza altre missioni in corso che potevano essere mandati nella difficilissima missione di salvataggio. -Di cosa si tratta, Tsunade-baachan?- sbuffò Naruto. -Devo andare ad allenarmi!- -Taci, Naruto. Dovresti ringraziarmi, visto che sei l'unico Genin convocato per una missione di Grado S.- -Grado S?- sillabò lui a bocca aperta. -Oh, finalmente! Di che si tratta?- -Se chiudessi quella cazzo di bocca lo sapresti già!- ruggì Neji prendendolo per il colletto. Naruto tacque immediatamente. Non gli era mai capitato di sentire Neji dire parolacce, e nemmeno di vederlo tanto furioso, seppure non fosse il massimo della pazienza. Non fu il solo a notarlo. Anche Sasuke e Sakura lo stavano guardando. -Calmati, Neji...- sussurrò TenTen. Tsunade si schiarì la voce e scrutò i ninja uno per uno. -La missione è di grado S. E' una missione di salvataggio.- -Dobbiamo salvare Rock Lee, non è vero?- domandò Sasuke. -C'è davvero bisogno di tutti noi?- -Probabilmente il vostro avversario potrebbe essere Orochimaru in persona. Neji si è già scontrato con lui ieri sera.- -Orochimaru?- domandarono Sasuke, Naruto e Sakura all'unisono. -Ha impresso il marchio a Rock Lee. Dalle informazioni che abbiamo ottenuto, conosciamo esattamente il punto in cui dovrebbe essere tenuto prigioniero. Abbiamo la ricetta di un antidoto al marchio. La realizzerò prima possibile e subito dopo partirete. La mappa l'ha Neji. Potete andare.- -Agli ordini.- -Un'ultima cosa... i capi della missione sono Gai e Kakashi.- Lo sguardo che Neji lanciò all'Hokage e lasciava pochissime possibilità di errore. Nonostante fosse un Jonin come Gai e Kakashi, non aveva avuto il ruolo di capo. Il Neji che tutti conoscevano avrebbe annuito e si sarebbe tenuto dentro tutta la sua delusione. Ma quello non era più il ninja che conoscevano. -Hokage-sama, perchè...!- -Neji, lo sai meglio di me il perchè!- esclamò Tsunade con un tono che non ammetteva repliche. -Sono... coinvolto emotivamente.- -Puoi andare.- Neji consegnò la mappa in mano al Maestro Gai, che gli si era avvicinato solo per consolarlo, e lo schivò. Si trascinò fuori fissando il pavimento e scomparve in corridoio, seguito da TenTen. Gai e Kakashi rimasero nell'ufficio mentre gli altri giovani uscivano. In fondo al corridoio, Neji e TenTen erano abbracciati. Si sentivano singhiozzi repressi che scuotevano le due figure. Poi iniziarono a dondolare leggermente e la ragazza gli batteva dolcemente sulla spalla. -E' Neji che sta piangendo.- disse piano Hinata. -Che strano.- disse Sakura. -Non mi sembra il tipo.- -Se il tuo migliore amico fosse in pericolo di vita per colpa di un tuo insulto, piangeresti anche tu.- mormorò Choji, abbassando lo sguardo. -Rock Lee si è cacciato in questo guaio per colpa di qualcosa che gli ha detto.- Shikamaru lasciò uscire un profondo sospiro che esprimeva l'umore generale. Sakura e Hinata ebbero la medesima reazione e abbassarono lo sguardo, forse per nascondere che avevano le lacrime agli occhi. Sasuke e Naruto si scambiarono un'occhiata intensa. Immaginavano perfettamente cosa provava Neji. Una storia identica era capitata a loro. -Anche il ragazzo più freddo ha un cuore caldo.- disse Kakashi uscendo dall'ufficio e identificando in Neji l'oggetto del disagio generale. -Anche il ragazzo più forte sente dolore quando quel cuore si ferisce.- Hinata fu la prima a rompere il momento di immobilità. Si avvicinò con passo lento ma deciso al cugino e gli mise una mano sulla spalla. Lui si separò momentaneamente disorientato dall'abbraccio di TenTen e la guardò. Gli altri non riuscirono ad udire chiaramente le parole che Hinata gli stava dicendo asciugandogli le lacrime, ma ad un certo punto Naruto si mosse e camminò verso di loro. Lo seguì Sakura e poi Sasuke, ed infine Shikamaru e Choji. -...Siamo con te, Nii-san.- stava finendo di dire Hinata. -Neji, salveremo Rock Lee.- disse Sakura. -Faremo tutto ciò che sarà necessario.- Lo sguardo di Neji non si era del tutto ripreso dalla confusione. Sembrava vagamente infantile, ricordava lo sguardo di un bambino che piangeva terrorizzato e poi sentiva i genitori confortarlo assicurandogli che non c'era nessun mostro sotto il letto o nel ripostiglio e che era tutto un incubo. Si perse a guardare dall'uno alltro dei suoi compagni di missione prima che un'espressione di rabbia e frustrazione sostituisse la confusione. -Non basterà qualsiasi cosa che faremo! Non possiamo cambiare...- Un sonoro schiocco rieccheggiò nel corridoio. Tutti i ninja restarono a bocca aperta. TenTen aveva ancora la mano a mezz'aria e Neji restò con gli occhi spalancati e il viso girato. Kakashi emise un impercettibile verso di sorpresa. -Stai ancora pensando quelle puttanate sul destino, vero?!- -TenTen...- sillabò Neji tenendosi la guancia. -Forse tu non puoi cambiare il destino di Rock Lee, ma NOI sì!- gridò lei con le lacrime agli occhi mollandogli un altro schiaffone sull'altra guancia. -Non puoi metterti a sparare stronzate adesso che il tuo migliore amico ha bisogno di tutto il tuo coraggio!- -TenTen ha perfettamente ragione!- esclamò Naruto. -Lui ha bisogno di te più di chi chiunque di noi! Non puoi vacillare!- -Se fosse lui a dover salvare te, a quest'ora brucerebbe di determinazione!- aggiunse Sakura. -Tu invece te ne stai qui a piangere e a rassegnarti... come farebbe un fallito...- commentò acido Sasuke. -S-Sasuke... non ti sembra di esagerare...? Ragazzi...- farfugliò Kakashi. -Maestro Kakashi, Sasuke ha ragione!- esclamò Naruto. -Se Neji molla proprio ora dovrà sentirsi un verme non solo per aver spinto Mister Sopracciglia da Orochimaru, ma dovrà sentirsi un mostro anche per averlo umiliato tutta la vita mentre lui è un fallito più di chiunque altro!- Neji si asciugò gli occhi nella manica del kimono bianco e approfittò di quel momento per riflettere. Loro, tutti loro avevano ragione. Si stava comportando come un vero e proprio perdente, e non poteva permetterselo in virtù del fatto che era sempre stato considerato un genio da tutti. Rock Lee aveva sempre ricercato la forza per poter battere il suo avversario, amico, rivale numero uno, vale a dire lui stesso. Se si fosse dimostrato un fallito, lo avrebbe deluso enormemente, dopo tutto quello che Lee aveva fatto per essere apprezzato. "Non posso credere che Lee si desse tanto da fare per ottenere un riconoscimento da un essere patetico come te"... così Orochimaru aveva detto. Doveva assolutamente dimostrare a tutti che non era un essere patetico. -Diamoci una mossa.- disse guardando i suoi compagni. -Abbiamo qualche sedere da prendere a calci!- Il gruppo scoppiò in un urlo entusiasta sintomo di impazienza. Il disagio che li stava schiacciando andò in pezzi in un attimo e si ritrovarono con un sorriso sulle labbra, l'adrenalina che scorreva al posto del sangue e il fuoco che gli ardeva negli occhi. Gai andò incontro al gruppo fissandoli engimaticamente. Kakashi si allontanò di qualche passo quando Sasuke e Naruto cominciarono a mimare una scenetta in cui pestavano Orochimaru come un ragno sul pavimento. -Che gli prende?- domandò Gai. -Credo che sia... esuberanza giovanile al trecento per cento, Gai.-
Una settimana dopo i Ninja di Konoha erano partiti per la missione. Gli ingredienti dell'antidoto al marchio erano rari e difficili da trattare. La loro corretta mescolanza fu ardua e richiese tutto l'impegno di Shikaku Nara, Shizune e Tsunade per cinque lunghi giorni e altrettante notti. L'attesa era stata pesante per tutti. Neji non dormiva da dieci giorni consecutivi e se per caso si appisolava si svegliava subito in preda agli incubi; tuttavia al momento di partire reggeva perfettamente l'andatura piuttosto sostenuta dell'intera squadra. L'energia sgorgava dai ragazzi come acqua pura da una fonte, perpetua e zampillante. Kakashi estrasse la mappa in prossimità dei confini della foresta. Secondo quella, si sarebbero dovuti dirigere ad ovest per un paio di chilometri, e avrebbero dovuto entrare in contatto visivo con il rifugio di Orochimaru. Diede l'indicazione ai ragazzi che lo seguivano in corsa e cambiò direzione. Aspettò di vedere la conformazione del rifugio e del circondario prima di mettere a punto un piano; questa sua decisione si rivelò la migliore. Il rifugio sembrava protetto da una barriera che lo camuffava da parete rocciosa, oppure vi era nascosto all'interno. -E' una barriera di livello sei.- annunciò Hinata dopo averla osservata con il Byakugan. -Ci sono sei sigilli che vanno strappati contemporaneamente. Ne ho già visti tre, nei paraggi. Anzi, quattro... cinque.... sei. Li ho trovati tutti.- -Ho già visto questo tipo di barriera. Ci divideremo e le strapperemo al segnale.- -Quale sarà il segnale, Maestro Kakashi?- domandò Sakura. -I sigilli saranno lontani fra loro.- -Useremo le radio. Non c'è altro sistema.- I ragazzi si appuntarono le radio e le sintonizzarono sulla stessa frequenza. Come era capitato a Lee tempo prima, il volume della radio di Naruto spaccava i timpani a tutti. Ci volle qualche minuto per riuscire a sistemarla ad un livello accettabile, ma lo strumento era difettoso. Raccomandarono a Naruto di parlare a bassa voce nel microfono o avrebbe assordato tutti, dopodichè Neji giudò Kakashi, Gai, Shikamaru, Choji, Sakura e Hinata ai sigilli sparsi nel raggio di un chilometro. Ci misero solo pochi minuti a raggiungere le posizioni, ma al momento in cui stavano per dare il segnale, le radio si ammutolirono. -Choji, sei in posizione?- domandò TenTen nel microfono. -Choji?- -Hinata? Sakura?- provò Sasuke. -... Non si sente niente... possibile che sia guasta?- -Non è un guasto.- disse la ragazza. -Neanche alla mia si sente nulla.- -Gai-Sensei?- chiamò Neji. -Kakashi-sensei? Mi sentite?- -Siamo caduti in una trappola!- esclamò Naruto indicando la parete rocciosa, che era in parte scomparsa e mostrava una caverna buia che scendeva nella montagna. -E' scomparsa senza che io strappassi il sigillo! Era solo un trucco per dividerci!- -Naruto ha ragione. Probabilmente era una falsa barriera, e nei luoghi degli altri sigilli ci saranno altre trappole.- -Sì.- disse Neji dopo aver osservato col Byakugan i loro compagni. -Stanno subendo aggressioni da parte di altri ninja.- -Hanno bisogno di aiuto?- -Non sembra. Sono uno contro uno.- -Ragazzi?!- esclamò la voce di Gai dalla radio. -Mi sentite?- -Sensei!- rispose TenTen. -Cosa succede, Sensei?- -Sono apparsi dei nemici al posto dei sigilli!- -La barriera era un fake.- lo informò Neji. -Si è annullata. Noi entriamo. Raggiungeteci quando avete finito.- -D'accordo!- -Fate attenzione, ragazzi.- gracchiò disturbata la voce di Kakashi nella radio. Neji strappò la radio dall'orecchio e la ripose distrattamente nello zaino. Senza aggiungere nulla, scambiò un intenso sguardo a TenTen, Sasuke e Naruto estraendo la siringa dove era contenuto il liquido verde brillante ottenuto dalla ricetta dell'antidoto di Kabuto. Non sapevano se fidarsi di Kabuto, ma sapevano che dovevano credere in Rock Lee e in quella cura fino in fondo. Senza esitare oltre, corsero nella caverna alla ricerca del loro compagno di Konoha.
Orochimaru sedeva nell'oscurità del suo rifugio. Guardò Kabuto, in piedi accanto a lui, sorridendo soddisfatto. Non aveva mai ottenuto un risultato simile nemmeno da Kimimaro. I suoi studi non potevano vantare un esperimento tanto interessante come quello che aveva appena osservato. Stava per parlare quando percepì la presenza di alcuni shinobi nei dintorni del rifugio e dovette rimandare le sue osservazioni. -Sono arrivati i tuoi amici, Lee.- annunciò invece. Nella sala su cui si affacciava Orochimaru, come su un trono, Rock Lee lasciò la gola di un avversario, facendolo cadere sul pavimento schizzato di sangue. L'uomo si divincolò e strisciò il più lontano possibile dal ninja che gli aveva appena tagliato le gambe. Con le lacrime di disperazione agli occhi, scavalcò il corpo ripetutamente mutilato di un ninja che era del suo stesso villaggio, quello della Nuvola. Era impensabile che un ragazzino come quello fosse l'artefice del massacro che vedeva con i suoi stessi occhi. Si sentì afferrare per i capelli e la spada omicida strappò la sua vita in un attimo, tagliandogli la gola, nel momento in cui dei passi rieccheggiarono nella sala. Naruto fu il primo ad arrivare. Rischiò di perdere il contatto a terra scivolando su una larga pozza di sangue appartenente ad un corpo sventrato. Si aggrappò alla parete per evitare di caderci sopra nel momento in cui TenTen sopraggiunse e lanciò un grido. La sala illuminata dalle fiaccole era cosparsa di corpi morti e sanguinolenti, per non parlare di parti mozzate. Sasuke entrò nella sala e indirizzò la sua palla di fuoco ad un'enorme fiaccola ad olio, la quale rischiarò la stanza e portò alla luce l'orrendo spettacolo di un paio di dozzine di cadaveri. Neji non volle credere ai suoi occhi quando mise a fuoco la figura che si ergeva fra i morti. Quel ragazzo portava pantaloni a tre quarti, grigi, stivali da shinobi neri, maglia a rete e protezioni da polso e avambraccio; era sporco di sangue sulle mani e sui vestiti, teneva in mano la spada assassina e un marchio nero troneggiava al centro del petto. -Quel segno... è come quello di Kimimaro!- esclamò Naruto indicandolo a Sasuke. -Ma quello... non è Kimimaro...!- -E'...- -... Rock Lee...- esalò Neji con un filo di voce. Lee avanzò oltre il corpo che aveva appena decapitato e li fissò con una sorta di tristezza negli occhi. Rifoderò la spada nella guaina che aveva infilato nella cintura, dietro la sua schiena. Alzò lo sguardo e per un lungo momento lui e Neji si fissarono senza muoversi di un millimetro, con il fuoco che danzava energeticamente nella penombra. -Neji... sei venuto...- disse lui piano. -Al tuo appuntamento con la morte...- -La morte è una cosa comune ad ogni destino. Non posso sfuggirle.- -Hai ragione. Non puoi.- Neji spostò lo sguardo sul petto di Lee dove il sigillo nero si stagliava sulla pelle particolarmente chiara. Grazie al byakugan potè notare che le ferite del morso di Orochimaru erano rimarginate. Questo significa che avrebbero dovuto attuare il piano più difficile. Lo avevano messo a punto ipotizzando di dover combattere contro di lui: era necessario che ognuno facesse la sua parte. Naruto avrebbe dovuto iniziare il combattimento, riuscire ad immobilizzarlo grazie alla Kage Bunshin per permettere a TenTen di aprire i fori con gli spiedi. A quel punto Sasuke avrebbe dovuto affrontarlo e costringerlo ad attivare almeno parzialmente il marchio, e a quel punto era fondamentale che Neji riuscisse ad inniettare l'antidoto sul sigillo e ad espellerlo prima che esaurisse l'effetto e il chakra fuori controllo lo uccidesse. Era il piano più complicato che ci fosse, ma non potevano permettersi di fallire. -Naruto, TenTen. La prima fase dipende da voi.- disse Sasuke. -Sembra che debba partire il nostro piano C.- -Lasciate fare a me! Kage Bunshin no Jutsu!- -Il perdente che siete venuti a salvare non esiste più.- disse Lee. -Comunque, questi patetici cloni non fermerebbero nemmeno lui... Konoha Dai Senpuu!- Naruto e i suoi cloni vennero investiti da una raffica di chakra che distrusse i Kage Bunshin senza nemmeno che il colpo li sfiorasse direttamente. Dietro agli altri cloni, Naruto creò un nuovo Naruto che lo aiutò a concentrare il chakra sferico del Rasengan nella mano. Quello scomparve con tutti gli altri cloni e il ninja si lanciò contro il suo avversario. Lee non battè ciglio. Compose dei sigilli che Sasuke riuscì a cogliere solo con lo Sharingan e riconobbe quel gesto delle dita alla bocca. -Katon! Goukakyuu no Jutsu!- -I-impossibile...!- Naruto era solo a pochi metri e non potè fare nulla. La sfera di fuoco lo investì colpendolo in pieno. L'intervento provvidenziale di TenTen gli salvò probabilmente la vita. Lanciò due spiedi al petto, sotto marchio, avendo cura di non colpire troppo a fondo o in un punto vitale, ma comunque abbastanza forte da interrompere il respiro di Lee e togliendo forza alla palla di fuoco. Naruto volò all'indietro e avrebbe sbattuto contro la parete se Sasuke non lo avesse preso al volo. Gli strappò di dosso la giacca che stava ancora bruciando e lo adagiò sul pavimento proprio mentre perdeva i sensi. -Ora... tocca a te... vedi di non fallire... Sasuke...- -Non sai di che parli, Testa Quadra.- borbottò fra sè e sè, lasciando che Naruto riposasse. -Io non posso fallire.- -Sasuke Uchiha... è per causa tua, indirettamente, se io sono qui...- disse Lee guardandolo. -Ti devo ringraziare...- -Sei riuscito ad imparare il Ninjutsu grazie al segno maledetto, non è vero?- -Grazie a quello, all'impegno che nessuno di voi geni ha mai avuto, e al mio maestro.- Rock Lee sembrava non avere gradito l'insinuazione. Si strappò furiosamente gli spiedi dal corpo gettandoli a terra e scomparve. Sasuke cercò di individuarlo. Lo vide un secondo prima, col potere del suo Sharingan, ma non riuscì a parare il suo calcio. Strisciò per diversi metri a terra prima di arrestare la sua corsa e rimettersi in piedi. Si rese conto immediatamente che non sarebbe riuscito a combatterlo da solo. Proprio come nel loro primo scontro, lo sharingan gli permetteva di prevederlo, ma il suo corpo rimaneva troppo lento per seguirlo. Non aveva scelta, se voleva costringerlo ad attivare il segno maledetto. Avanzò piano mentre il bruciore del segno che portava sulla spalla si intensificava e si diffondeva in altre parti del corpo. Per combattere un segno maledetto dovevano usarne un altro. -Sasuke, no!- strillò TenTen. -Non usare quel segno!- -Non ti preoccupare. Posso controllarlo senza problemi, con il sigillo della maledizione.- -Capisco.- commentò Lee. -Devo uccidere te prima di arrivare alla mia vera preda.- -Se non te ne sei accorto, Rock Lee, noi siamo il branco e tu la preda.- -Mi piace questo gioco... allora, vieni, predatore...- -Come preferisci!- Attivato lo sharingan e il marchio insieme, il corpo bruciava come se fosse fra le fiamme. Il dolore era intenso e gli rallentava un po' i riflessi, lo notò subito quando ingaggiò il combattimento ravvicinato con Lee. Era tre volte più veloce di prima, più potente, faticava a schivarlo e a parare i suoi colpi, seppure potesse contare sullo sharingan, il marchio lo rendeva più forte seppure più distratto per il dolore. Subì alcuni colpi tanto violenti che faticò tremendamente a rimettersi in piedi. Non avevano possibilità, doveva riuscire a fargli attivare il marchio, o l'antidoto non sarebbe servito. Sasuke prese le distanze arrampicandosi sul muro e si preparò. Doveva usare il taglio del fulmine per costringere Lee ad usare il potere del marchio. TenTen in quel momento srotolò due pergamene in aria. Erano il suo attacco speciale, i Draghi Gemelli, che poteva fornire un ottimo diversivo che avrebbe fatto guadagnare il tempo necessario a Sasuke per prepararsi. -Cosa pensi di fare, TenTen?- fece Lee ridendo beffardo. -E' così semplice fermarti... Doton! Doroku Gaeshi!- -Conosce anche l'arte della terra?!- esclamò Neji. -Questo è impossibile!- Una barriera di terra si alzò da sotto la pavimentazione e protesse Lee da tutte le armi dei Draghi Gemelli della sua ex compagna di squadra. La terra si sgretolò e divenne sabbia che scivolò ai suoi piedi con tutte le armi. La sua mossa seguente lasciò sbalorditi tutti. La sabbia si alzò per aria e si avvolse intorno a TenTen intrappolandola. -Sabaku Kyuu.- -La tecnica di Gaara... ma come? Come ha fatto, in soli tre giorni?!- sbottò Naruto con voce stridula. Si rialzò a fatica appena in tempo per veder partire l'attacco di Sasuke, che fece rieccheggiare nella stanza scura quel suo classico suono di uccelli in volo che gli dava il soprannome di Millefalchi. Nello stesso istante Naruto creò un clone di se stesso e produsse un nuovo rasengan, lanciandosi all'attacco da un altro fianco. Dal terzo fianco Neji non fu da meno e si lanciò contro il compagno di squadra reggendo nella mano sinistra la siringa. -Chidori!- -Rasengan!- -Juken!- In quel momento sopraggiunsero Kakashi, Gai e gli altri chunin di Konoha. La scena che si presentò a loro fu scioccante. Un'enorme esplosione di luce li travolse, seguita da un'onda d'urto dovuta alla quantità di chakra che si era scontrata in quegli attacchi diretti. La sabbia che aveva intrappolato TenTen si sciolse e la ragazza precipitò a terra. -Bubun Baika no Jutsu!- Il braccio di Choji si ingrandì e raccolse la compagna di missione appena in tempo. La luce si intensificò accecando il gruppo e una corrente di vento spinse Hinata per terra. Quando lo shock si fu attenuato e gli occhi si furono riabituati alla luce scarsa della sala, una scena raccapricciante si presentò ai loro occhi. Naruto era stato scaraventato nella parete opposta e sembrava aver perso i sensi. Sasuke era riverso a terra svenuto in una pozza di sangue. Neji e Rock Lee erano in piedi, uno di fronte all'altro, immobili. Dalla loro posizione il gruppo non poteva vedere Lee se non le gambe e una parte del viso, ma potevano vedere chiaramente il kimono bianco di Neji dal quale fuoriusciva una spada e sul quale si allargava il sangue. Hinata lanciò un grido e si coprì gli occhi con entrambe le mani. Neji crollò in quel momento, quando il suo avversario gli tolse la spada dal corpo. Lee lasciò cadere la spada e crollò anch'egli. -Neji-san!- Sakura corse dritta verso di lui. Tastò delicatamente la ferita e attivò la funzione curativa che aveva studiato sotto la guida di Tsunade. In qualche secondo l'emorragia fu arrestata e la ferita richiusa completamente. Lo affidò al controllo di TenTen mentre correva da Sasuke e Naruto per il soccorso medico. Neji aprì gli occhi lentamente e si guardò intorno confuso. Vide la compagna di squadra che lo aiutò ad alzarsi a sedere. -Neji, stai bene?- domandò lei. -Cos'hai nella mano?- -Nella...?- Aprì la mano con uno sforzo che gli sembrò esagerato. Aveva in mano la siringa che aveva contenuto l'antidoto verde brillante. Non ce n'era più. Ricordò all'improvviso e si alzò di scatto correndo verso Lee. Mentre si difendeva dal Chidori e dal Rasengan, aveva per forza lasciato il petto indifeso ed era riuscito a piantargli la siringa sul marchio, inniettandogli la sostanza. Questo significava che l'antidoto era in circolo e che doveva essere rimosso subito. -Resisti, Lee!- esclamò Neji strappandogli freneticamente la maglia a rete. -Resisti!- -Nnh... ahh..!- gemette lui mentre il segno maledetto diventava rosso fuoco e iniziava a pulsare. -Nhh!- "A quel punto va eliminato come il veleno di un serpente", diceva la lettera di Kabuto. L'unico modo che Neji conosceva per eliminare il veleno da un morso di serpente era succhiare fuori il sangue infetto. Non aveva tempo di trovare un metodo più efficace, se ne esisteva uno. Si chinò sul petto di Rock Lee e succhiò forte la ferita degli spiedi. Dapprima sentì solo il sapore del sangue. Sputò e ripetè l'operazione. Stavolta la bocca gli si riempì di un amaro che gli diede la nausea. Sputò di nuovo e di nuovo succhiò fuori sangue amaro. Il marchio era tornato nero, seppure sempre liquido e pulsante. Si pulì la bocca nel tentativo di togliersi quel sapore che gli scatenava violenti conati che faticava a reprimere. Ne era rimasto poco, ormai. Cercò di farsi forza, quando fu TenTen a chinarsi sulle ferite e a succhiare via quel che restava del segno maledetto. Lo sputò e Lee smise di agitarsi. Prese a respirare forte e ci vollero alcuni minuti prima che aprisse gli occhi. -N-Neji...- -Lee, come ti senti?- -Neji...- sul suo viso si allargò un gran sorriso. -Finalmente sei venuto... temevo... che non venissi a salvarmi...- -Sta... bene...!- singhiozzò la ragazza trattenendo le lacrime. -Neji... TenTen... glielo dicevo... a quello stronzo... che sareste venuti...- Lee si raddrizzò con non poco sforzo e nonostante tutto l'impegno che ci mise Neji per non crollare davanti a tutti, non ci riuscì. Buttò le braccia al collo del suo compagno scoppiando a piangere. TenTen tirò su col naso e scoppiò a piangere di felicità, unendosi al loro abbraccio. -Mi... mi state stritolando...- -Bene, Gai.- disse Kakashi all'amico commosso. -Il tuo pupillo sta benone. Missione compiuta!-
La missione di grado S fu ritenuta completata nel migliore dei modi. Nessuno aveva riportato ferite gravi. Era stata un vero successo e in tanti festeggiarono il ritorno di Rock Lee al villaggio. Il gruppo della missione decise di farlo nel modo più semplice e gustoso che ci fosse: una cena da Ichiraku Ramen. Un mese dopo era tutto tranquillo a Konoha. Naruto era passato davanti all'ospedale. C'era un suo caro amico che usciva proprio quel giorno. Attese poco più di venti minuti prima che Sasuke uscisse zoppicando con le stampelle. -Sasuke, ma come ti hanno ridotto?- -Oh, ciao, Naruto.- -Allora, come è andata?- -Bene. Mi hanno tolto il marchio, ma un po' dell'antidoto è scappato al controllo e mi ha intaccato le gambe. Niente di grave. Tsunade ha detto che mi dovrei riprendere entro qualche giorno, al massimo una settimana.- -Che bisogno hai delle stampelle?- mugugnò lui. -Potevo portarti in braccio in giro per Konoha, così tutti avrebbero finalmente saputo quanto ci vogliamo bene... e avrebbero capito che noi siamo fatti l'uno per l'altro...- -Sta' tranquillo, Naruto. Lo sanno già tutti.- scherzò Sasuke sorridendo. -Sai dov'è Rock Lee?- -Io ti parlo di noi e tu tiri fuori un altro?! Mi potrei ingelosire!- -Ma piantala, dai!- fece lui ridendo. -Allora, sai dov'è?- -Sì che lo so! L'ho visto con Neji vicino al negozio di Ino. Andavano da Ichiraku.- -Andiamo. Devo dirgli una cosa.- -Che cosa?- -Non l'ho ancora ringraziato. Quel giorno mi ha davvero salvato.- Naruto e Sasuke raggiunsero Ichiraku Ramen, ma Ayame gli disse che non si erano fermati. Non sapevano dove cercarli e decisero di rimandare al giorno seguente, al mattino li avrebbero senz'altro trovati nel campo di addestramento. Si dedicarono dunque al ramen con miso. Sul tetto dell'accademia ninja qualcun altro si godeva il ramen al miso davanti allo spettacolo del sole che tramontava segnando le sagome dei visi degli Hokage. Rock Lee risucchiò avidamente le tagliatelle dalla ciotola. Aveva una fame terribile. Neji si sedette vicino a lui assaggiando un pezzo della carne decorativa del ramen. -Mi spieghi perchè non hai voluto fermarti da Ichiraku a mangiare?- -Ah, così.- -E mi spieghi perchè mi hai mandato qui ad aspettarti?- -Mi sono trasformato in una ragazza e ho ordinato il ramen da portar via.- -Ti sei... cosa?- fece Lee scoppiando a ridere. -Questo volevo vederlo! Ma perchè?- -Non volevo che qualcuno ci rompesse le scatole.- -Oh. Capisco.- -Lee, è vero che non sai più usare il ninjutsu?- -Sì, purtroppo... evidentemente era solo per merito del sigillo che li avevo imparati...- -Mh.- Continuarono a mangiare il ramen in silenzio. Il sole era già calato e il cielo era di un azzurro intenso che si andava scurendo in un blu profondo punteggiato di decine e decine di stelle quando Neji finì di mangiare. Rock Lee aveva finito poco prima di lui e si era sdraiato a guardare le stelle. -Neji, lo sai che è il periodo delle stelle cadenti?- -Non lo sapevo.- -Sdraiati qui... col tuo byakugan magari le vedi meglio.- Neji fece una smorfia indecisa tra una sbuffata e una risata e si lasciò scivolare disteso. Scrutarono a lungo il cielo, in cui le stelle si moltiplicavano col farsi della notte. Erano passate ore quando finalmente videro una stella cadente. La indicarono contemporaneamente mentre la scia svaniva. -Eccola! L'hai vista?- -Che fortuna averne vista una.- -Non hai detto che è il periodo?- -L'ho detto, ma non era vero.- -E perchè l'hai detto, allora?- -Non volevo che te ne andassi.- -E chi ti ha detto che volevo andarmene?- I due ragazzi si fissarono per un lungo momento prima di ritornare alle stelle. Ancora calò il silenzio. Rock Lee era rilassato e quasi addormentato quando si sentì toccare la mano. Aprì gli occhi sussultando. Si accorse che Neji gli stava tenendo la mano. -Lo sai che non dicevo sul serio, quando dicevo che eri uno zero, vero?- -Certo che lo sapevo... o forse l'ho scoperto dopo. Ma ora lo so.- -E volevo dirti... che sei il mio migliore amico.- -E tu sei il mio.- Le loro mani restarono per un po' a giocherellare fra di loro, intrecciando e separando le dita. Si fermarono nello stesso momento, durante il quale si guardarono. Si avvicinarono un po' e si baciarono. Si lasciarono la mano e per un istante si fissarono sbigottiti. -Questo non rientra nella definizione di migliore amico!!- sbottò Neji. -Già... questo è un fidanzato...- considerò Lee. -Uhm.- Seguì ancora una lunga pausa di silenzio. -Neji?- -Cosa?- -Resteremo migliori amici per sempre?- -Essere il mio migliore amico è il tuo destino.- -...Ma il destino si può cambiare...- -Sì, a volte. Ma solo in meglio.- Lee si alzò e si diresse verso il muretto e cominciò a colpire il muro con il kunai. Chiese all'amico di non guardare finchè non avesse finito e lui decise di accontentarlo. Ci mise parecchio a finire quello che stava facendo. -In attesa di sapere se devo aggiungere qualcosa, questa dovrebbe andare bene.- Neji si voltò e nella luce lunare lesse la scritta. Sorrise ma non disse niente. Non sapeva ancora se avrebbero dovuto aggiungere un disegno. Solo il Destino poteva dirglielo. Il mattino seguente alcuni studenti dell'accademia che pranzavano sul tetto non poterono fare a meno di notare la scritta incisa a grandi caratteri nel muretto: Neji e Lee 4Ever.
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