Memento Mori.

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  1. Reyl
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    Funera Edo


    Passi rapidi. Ticchettio di tacchi sul selciato bagnato. Uno, Due, Tre inseguitori.

    Ricordo ancora le mie mani sporche di sangue, colavano, la macchia ematica che presagiva ciò che avevo appena compiuto si stagliava netta sulla mia rossa casacca. Fuggivo, fuggivo da quelle emozioni, quelle potenti forze che m'avevano infiammato fino a portarmi all'efferato gesto. Gelosia, principalmente, Subito dopo v'era l'orgoglio. Nessuno dovrebbe, o avrebbe dovuto preferire qualcun'altro a me, nessuno Deve.. Doveva... Era. Tutto appariva così confuso, ed i pensieri s'accavallavano come colori su una tavolozza d'un abile pittore.

    Correvo senza badare ai polmoni in fiamme, correvo senza badare alle urla dietro di me. Senza importarmi dei lampeggianti fluerescenti che avevano appena svoltato l'angolo e mi correvano incontro.
    Oh, quanto esili erano i loro tentativi, dopotutto ero o non ero un acrobata? un giullare? un povero folle che viveva per amore.
    Un amore che aveva ucciso.

    L'abisso mi si aprì sotto, mi sentii precipitare quando sentii per la prima volta d'aver compiuto qualcosa di così... terribile.
    Ero solo, dannato e solo.

    Mi buttai in strada, il mio fisico longilineo ed allenato soffriva ancora poco, ed i miei inseguitori non motorizzati erano oramai a qualche centinaio di metri di distanza. La macchina delle forze dell'ordine frenò bruscamente, vedendomi correre letteralmente verso di loro, che venivano in senso opposto. Avrei dovuto ringraziarli, fermandosi avevano reso tutto più facile.

    Mi staccai da terra subitaneamente, cadendo sul muso dell'autovettura con un gesto aggraziato, percorsi tutta la lunghezza della scatola di metallo e la superai, Pensavo? Non Pensavo? non ricordo. Non ricordo di ricordare.

    Ancora macchie indistinte, urla. Un rumore più forte. Un rumore più forte di qualsiasi altro altro. Una pistola aveva appena ruggito, il colpo non m'aveva neanche lontanamente sfiorato.

    L'avevo uccisa? Era veramente così?
    M'aggrappavo alla speranza, l'unica cosa che m'era rimasta, l'unica cosa che spira per ultima. Dovevo Sapere. Dovevo Sapere. C'era ancora una possibilità di redenzione, forse avrei potuto vedere di nuovo il suo sorriso dolce.

    Strinsi più forte il pugnale arabescato che stringevo in mano, uno di quelli che solevo usare nelle dimostrazioni da giocoliere. Bastava un buon gioco di polso e un ottimo senso del ritmo e far volteggiare lame in aria non era poi cosa da molto. Beh, Inutile dire che l'allenamento era essenziale, ma noi, popolo circense, dopotutto abbiamo un innata inclinazione nella destrezza.

    Mi voltai. Due sceriffi del tempo odierno, nuovi inseguitori, mi puntavano contro una pistola. Un ragazzo giovane, poteva avere si e no un paio di decenni e mezzo, l'altro era più esperiente, calcava l'ingiusto creato da almeno il doppio del primo.

    « Buttalo! »

    Gridò il grande, mentre il piccolo stringeva la pistola a due mani.
    Io spalancai gli occhi, non avevo udito, non avevo connesso i timpani al cervello, non avevo... non facevo... La confusione mi riassalì. Arrancai un altro paio di passi verso di loro, incerto sul da farsi: Due figure in controluce, fulgide di luci che m'abbagliavano.

    « E' l'ultima volta che lo dico! Non fare un altro passo! »

    Spalancai la bocca, per replicare, per chiedere se lei era salva. Se lei respirava ancora. Se il suo cuore batteva ancora sotto il suo ben modellato seno.

    Quanto mi mancava già. Il suo profumo, i suoi sguardi, i suoi baci... Non v'era nulla di lei che non mi mancasse, vivevo per lei. Vivevo per farla vivere.

    Incespicai altri e due passi verso i due uomini, l'arma del delitto riluceva cupa nell'intermittenza del celeste che feriva gli occhi.
    Rispalancai la bocca. Era viva?
    Oh, diamine, com'è che si muovevano lingua e labbra per formare sillabe?

    Lo vidi, l'ombra del ragazzo ebbe un tremito, l'indice destro premette sul grilletto così come l'istinto di conservazione gli intimava. Un lampo rosso invase l'area, un esplosione frustò l'aria, non un gemito mi fuggì dalla gola. Un bersaglio facile che non fece nulla per evitare l'inevitabile.

    Sentii il dolore, abbassai lo sguardo al petto forato, annaspai di nuovo aprendo le fauci, disperato. Dovevo saperlo. Dovevo.

    Andai per espirare, e solo un fiotto di denso sangue mi calò lungo il mento, deturpando la bellezza del mio viso dolce.

    E la speranza è l'ultima a morire. Vivevo per lei...

    ...No, meglio.
    Morivo per lei. E la speranza non sarebbe morta con me.

     
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  2. s4rg0^^
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    Il proiettile concluse la sua folle corsa tranciando di netto un'arteria e incastonandosi nell'osso più prossimo... il sangue cominciò a sgorgare lentamente..


    "L'ho...l'ho ucciso???..."
    La voce del novellino sembrava infranta dalla disperazione..la prima uccisione..non è facile per nessuno..per nessuno, nemmeno per l'anima più oscura..cosa ti distingue da un banale assassino? Era questo che stava squarciando l'equilibrio mentale del giovane uomo. Il suo compagno provò ad avvicinarsi, rilassò i muscoli e si protese in avanti lentamente..ma la matricola urlò..


    ....


    Il giovane poliziotto era attonito, non poteva accadere una cosa del genere, non doveva accadere, non durante la sua prima sera di servizio. Colto da un miscuglio indistinto di emozioni iniziò a sparare un colpo dopo l'altro. Una sirena squarciò le tenebre..


    ....


    L'ambulanza era arrivata da pochi secondi, i poliziotti lasciarono passare la barella mentre un medico si lanciava verso il corpo del ragazzo esangue.
    "E' ghiacciato..non credo che- poggiò due dita sulla giugulare del giovane -Il battito sta scomparendo.."
    Si voltò di colpo verso i poliziotti..



    Quello che i polizziotti vedevano era un ragazzo grondante sangue...come scena sarebbe bastata a chiunque...ma qualcosa di invisibile stava osservando l'avvenimento..invisibile a tutti quegli spettatori..



    "Benvenuto....trapasso interessante il tuo.."
    Due voci parlarono nello stesso istante risuonando nell'aria pesante di quela notte...


    Edited by s4rg0^^ - 29/1/2008, 17:59
     
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  3. Reyl
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    Sine Ira et Studio.



    Un giramento di testa.
    Zoppicai ancora un paio di passi, tendendo una mano.
    Il battito del cuore s'affievoliva, il corpo diveniva pesante. I sensi, dimenticai cosa fossero. Udito, vista? Non v'era posto per chiarezza, quel mondo che conoscevo era divenuto solo qualcosa d'ovattato e di sfocato. Quella tartassante luce era l'unica cosa che distinguevo, c'era ancora la terra sotto i miei piedi? Ne misi uno in fallo, cadendo in avanti. Non mi feci male... eppure, avrei dovuto?

    Non ricordo precisamente, si svolse tutto così rapidamente. Avevo sonno, fame, ero stanco, eppure volevo rimanere sveglio. Dovevo sapere, dovevo conoscere... i rimorsi mi flagellavano.
    Era viva. Era così vuoto ripeterselo, sperarlo. Dovevo averne la conferma.
    L'oblio mi avvolse, non aveva colori, non aveva suoni, era di un buio innaturale, privo di nero, privo di "assenza di luce".
    I suoni poi? ed il tatto? ero sospeso a mezz'aria? una goffa marionetta tirata da qualcuno?
    Avevo ancora un corpo a cui legare le corde? Avevo ancora un nome?

    Ero mai esistito?

    Tutto quel che avevo vissuto, quel che avevo visto, non erano forse lugubri sogni di una delirante mente in una delirante dimensione parallela? ~ DeLiRiUm

    Passarono giorni, forse anni, e in quel luogo di "stasi", tra il nulla e il tutto, mi risvegliai.
    Coma?
    Aprii gli occhi, quando mi ricordai d'averli.

    ~

    Non era cambiato niente, avevo piegato lo spazio? il tempo?
    Ero in piedi, davanti a me la sagoma di un compagno di lavoro sostava supina. Era graziosamente vestito proprio come me, mi chiesi cosa ci stesse facendo lì, ma quella domanda fù bruciata da una consapevolezza più potente:

    Il sangue.
    Dov'era, cioè, ricordavo d'aver vomitato sangue... ed ora, non sentivo la gola empita di quella miscela vermiglia.

    Il proiettile.
    Abbassai istintivamente lo sguardo al petto: Una catena monca penzolava dal mio petto. Non capivo. Alzai lo sguardo.

    Lei.
    Mi riinabissai. Era tutto vero. L'avevo uccisa dunque? Non era certo. Però rimaneva comunque terribile, nello stato di indefinibile equilibrio avevo addirittura dubitato d'aver vissuto, e quindi anche del mio gesto.

    Eppure l'avevo fatto? Non l'avevo fatto? Magari... Dov'era il coltello?

    Mi guardai in giro, riportando attenzione al tizio steso. Quelle mani, le unghie ben curate, l'arma in quel pugno. Ma che diavolo..?

    M'accucciai vicino al suo volto rivolto al suolo, pesticciando sul sangue fresco.

    Orrore. Chi ero? Mi guardai le mani, identiche. Stessi occhi, stesso naso, stessa bocca e stesso mento.

    Ero morto.

    « Benvenuto....trapasso interessante il tuo.. »


    Mi voltai di scatto, non capivo. Non Capivo. Non era... Capibile.
     
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  4. s4rg0^^
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    AaMeUl et Hetradiaàh




    L'ambulanza sfrecciava lungo le vie della città dormiente a tutta birra..un ingorgo aveva paralizzato la loro folle corsa ma per fortuna si era risolto in fretta..L'anestesista di turno quella sera era il migliore della regione..e quella era la sua ultima notte, poi finalmente, avrebbe avuto il tempo da dedicare alla famiglia, sarebbe andato a pescare, avrebbe giocato con i nipotini...Ma l'arresto repentino del veicolo lo riportò improvvisamente alla dura realtà. Ferita da arma bianca allo stomaco, un codice rosso, le probabilità di un decesso superavano il 70%..Ma quella era la sua dannatissima ultima notte di servizio, non avrebbe accettato di concludere la sua carriera con una morte. Le portiere dell'ambulanza si spalancarono, i barellieri repentini avevano già portato la ragazza fuori.. Si accucciò a terra, senti le pulsazioni..deboli..troppo deboli..la ferita era davvero seria ma non si diede per vinto..quella era l'ultima sera..un piccolo sforzo..

    Assistì mentalmente alla scena, distogliendo l'attenzione dall'anima che si presentava davanti a se..stava nascendo la possibilità di avere un nuovo divertimento..concentrò ulteriormente i suoi sensi affinati, non fece assolutamente caso al ragazzo che lo stava fissando..Qualcosa attirò la sua attenzione, si leccò le labbra soddisfatto..

    Il battito si stava stabilizzando..quella ragazza era forte, stava tenendo duro..ormai l'ospedale era prossimo, ce l'avrebbe fatta ne era sicuro. La tensione nel mezzo di soccorso si allentò per un attimo..ebbe un minuto per pensare..qualcosa non quadrava..non riusciva a capire un così forte attaccamento alla sopravvivenza..poteva sembrare grottesco da pensare..ma gli stava sfuggendo qualcosa..Poi capì..capì che la situazione era ancora critica, che non doveva lasciarsi prendere da stupidi pensieri da vecchio..quella ragazza era incinta..Ora le vite in gioco erano due..e la situazione sembrava sul punto di crollare di nuovo..

    Si lasciò sfuggire una risata sadica..perso nei suoi pensieri riaprì gli occhi e vide il ragazzo..quasi si era dimenticato della sua piccola presenza..Lo squadrò incuriosito dalla sua possibile reazione..In fondo, già per uno della sua razza era una visione abominevole..chissà per un nuovo venuto..Piegò il suo corpo sinuoso verso il suolo, le zampe da sauro incisero dei solchi nel terreno..allungò uno dei lunghi tentacoli che aveva al posto delle braccia sfiorando la catena del ragazzo..le due inquietanti teste ricordavano quelle di un babbuino sghignazzante..digrignò i denti in un "sorriso"..
     
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  5. Reyl
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    Infamia


    Portai gli occhi a due fessure, valutando ogni possibilità.
    Mi chiesi perchè una Chimera malamente rattoppata, alta un paio di piani, mi guardasse, con quattro occhi montati su un paio di teste.
    Smeraldineo il crine, gialle e ritorte le zanne che espose quando uno dei suoi arti prese la catena che poc'anzi avevo notato da me penzolare.

    Ero morto ed una coppia di babbuini siamesi, del colore del vetro di bottiglia, mi avevano preso tramite la catena che un buon manifattore mi aveva con cura ancorato al petto, o per lo meno, avevano preso solo quella con quei brutti tentacoli dentati.
    Seppi d'aver perso ogni senno, d'esser scivolato nella Follia piu' pura, nel delirio distillato, e d'averne bevuto a gran sorsi.
    E mi compiassi di come non v'era il Nulla al dilà della vita, ma vi fosse qualcosa di affascinante e grottesco, ma comunque meno annientante del Nulla.

    Sorrisi, divertito. Non m'importava piu' niente, ero quasi felice di essere scampato al Nulla ed al terribile tedio della vita reale.
    Cento volte meglio il sogno.

    La mia confusione scomparve, così com'era venuta.

    « Grazie, è il primo complimento che mi fanno, in questa vita, Sai? »


    Inclinai di lato la testa, mostrando ancora il mio ghigno compiaciuto.
    La mia esaltazione, ancora mesta, ancora delirante. Qualcosa di orribile mi cresceva dentro, e non era certo soprannaturale:
    Era la Natura Umana.


    QUOTE
    Mi scuso per la cortezza del post, Ma... Non importa.

     
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4 replies since 28/1/2008, 20:21   242 views
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