Si alza il sipario

Hevraska

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  1. DanT&
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    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Pensato
    Parlato Roxton
    Parlato Knoxley


    La sua convocazione a corte era infine giunta. A sorpresa in un giorno d’estate, era finalmente il riconoscimento del suo talento. Il coronamento del suo sogno che diveniva realtà, il momento a cui ambivano tutti quelli come lui che, dal proprio estro e della propria arte traevano ogni mezzo di sussistenza. Si recò verso il castello che si trovava in cima alla collina di Southampton. Appena giunse davanti al ponte levatoio alzò gli occhi al cielo e restò affascinato. Abbagliato dal candore delle bianche mura, i suoi occhi esplorarono ogni singola parete. Non gli sembrava vero di essere stato invitato alla corte di Sir Knoxley, si diceva di lui che fosse un buon signore, amabile in pace, temibile in guerra, che fosse amante delle belle arti e delle belle donne, e che racchiudesse sotto la sua ala protettrice tutti coloro che, fossero in grado di trastullarlo durante i suoi frequenti momenti di svago.

    Si riscosse dalle sue fantasie ed a passo svelto e deciso attraversò il ponte levatoio, una guardia gli intimò di arrestare il proprio cammino e gli chiese cosa o chi desiderasse. Nigel, risoluto, mostrò l’invito e la guardia lo lasciò passare indisturbato. All’interno nessuna guida era stata assegnata a lui, nessuno era stato inviato a mostrargli la propria camera, ad illustrargli il proprio compito. Importunò un uomo vestito di broccato cremisi e gli chiese dove potesse trovare Lord Roxton, visto che da lui, era stato firmato l’invito che gli era stato recapitato. L’uomo guardò dall’alto in basso Nigel e, con aria sprezzante, gli indicò di recarsi al terzo piano del maniero, piano, per l’appunto adibito ai fabbisogni di Lord Roxton. Il saltimbanco rispose ringraziando con un inchino e si avviò per la sua strada.

    Lord Roxton era seduto su uno scranno ricoperto di velluto nero, impuntito di bianche perle e adornato da sottili fili d’oro. La sua figura era imponente, il suo volto arcigno e severo, incorniciato da una fluente barba argentea, e radi capelli bianchi ai lati della testa. I suoi penetranti occhi azzurri scrutarono Nigel, che sotto quello sguardo inquisitore si sentì in soggezione. Il Lord non accennava a proferir parola, quindi, timidamente, il ragazzo di strada fece qualche passo in avanti e mostrò l’invito che gli era stato recapitato. Il viso dell’anziano uomo di fronte a lui si rilassò aprendosi quasi in un sorriso, strinse energicamente la mano del ragazzo e lo invitò a sedersi.


    I due parlarono a lungo, a Nigel venne chiarito il suo compito, e venne persino informato che avrebbe dovuto cominciare la sera stessa con i suoi spettacoli, poiché il signore di una terra vicina veniva a far visita a Sir Knoxley, ed il padrone voleva deliziare il suo ospite, del tanto decantato talento del suo nuovo giullare.
    Giullare? Si chiese Nigel.
    Io non sono solo un giullare. Pensò.
    Ma forse, sono qui per far questo, quindi in un modo o nell’altro, mi adeguerò alle circostanze.
    Gli vennero mostrate le sue camere ed infine gli venne indicato l’orario dello spettacolo che si sarebbe tenuto all’ora di cena nella sala dei banchetti.

    Cominciò così la vita di Nigel a corte, una vita scandita da spettacoli e tormenti.
    Il suo padrone, infatti, mai era sazio di vederlo, di ridere di lui, di sbeffeggiarlo e di umiliarlo davanti ai suoi numerosi ospiti, di criticarlo, di complimentarsi con lui, di averlo sempre al suo fianco insomma. Alla fine di ogni spettacolo gli applausi scrosciavano, misti al riso dei presenti ed egli si ritirava nei propri alloggi, solo ed esausto, con solo i volti dei suoi numerosi personaggi in testa, a tenergli compagnia, e qualche volta qualche bottiglia di buon vino inviatagli su dalle cucine.


    Quella sera Nigel si era preparato al più grande evento dell’anno. Tutti i padroni delle terre vicine erano stati invitati alla corte di Sir Knoxley per festeggiare il trattato di pace appena stipulato tra i signori di quei territori. Fine avrebbero avuto le scorribande dei soldati, ed un ridente e florido mercato si sarebbe aperto tra le contee che da anni, tra scaramucce e piccole battaglie guerreggiavano per la supremazia. Il Guitto, come ormai era diventato uso definirlo, entrò in sala. Il silenzio era massimo, gli occhi tutti puntati su di lui. Il suo abito blu cobalto spaziava su tutte le sfumature di quel colore e pareva cangiante agli occhi di coloro che avevano annegato il proprio senno nell’idromele. La sua bianca maschera gli ricopriva il viso. Il tintinnanti campanellini segnalavano ogni più impercettibile movimento. Lo spettacolo cominciò, ed assieme ad esso, la tragedia.


    Urla e grida rauche si levarono da dentro le mura. Cozzare di spade e tintinnare di scudi si mischiarono alle domande perplesse di chi, come lui si trovava nel salone principale del castello. Una serva arrivò correndo dentro la sala, sporca di fuliggine, con il vestito strappato sul davanti. Raccontò che, servendosi delle tenebre, alcuni uomini fossero riusciti ad infiltrarsi scavalcando le mura, e dopo aver ucciso le guardie di turno, abbiano abbassato il ponte levatoio permettendo al grosso dell’esercito nascosto fino ad allora nella foresta poco più a est di penetrare all’interno della fortificazione.

    Tradimento!!!! Urlò Sir Knoxley
    Chi di voi…ha osato infrangere quello che, era stato raggiunto dopo così tante lunghe ed estenuanti ore di trattazioni?

    Nessuno parlò, d’un tratto gli ospiti si guardarono l’un l’altro sospettosi del proprio vicino, guardinghi.
    Nigel si trovò lì in mezzo, non sapendo cosa fare, tentò di defilarsi nelle proprie camere per tentare la fuga, ma venne trattenuto da due alti dignitari su ordine del padrone.

    NESSUNO…tuonò…USCIRA’ DA QUESTA SALA FINO A CHE IL COLPEVOLE NON SARA’ VENUTO ALLO SCOPERTO!!!!

    Il portone venne sigillato dall’interno mentre rapidi passi si avvicinavano.

    *bum*
    *bum*

    Urla si alzarono da chi era chiuso all’interno, il panico stava per diffondersi tra i servitori. Altri due sonori colpi, le massicce pareti di quercia chiese scricchiolarono. Un altro colpo, una crepa si aprì. Ultimo colpo. Con un fragore enorme i cardini cedettero e l’imponente portone crollò giù come un castello di carte. Una cinquantina di uomini armati si arrestarono sulla soglia attendendo ordini da qualcuno. Lord Roxton si mosse verso di loro, con il suo passo lento e strascicato e pronunciò una sola parola, a bassa voce, che però fu percettibile a tutti.

    Uccideteli…

    ROXTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOON!!!!

    Sir Knoxley sguainò la spada e si lanciò verso di lui urlando, la marmaglia ruggì, ma Roxton li zittì con la mano.

    Lui…lasciatelo a me…

    L’uomo estrasse la sua spada, corta e maneggevole, molto differente da quella del Signore del castello, a doppio taglio ed in grado di essere maneggiata con entrambe le mani. Cominciò lo scontro. Nigel era impietrito. Non solo non aveva mai sospettato niente, ma mai avrebbe sospettato qualcosa su Roxton che sempre lo aveva ascoltato, sempre lo aveva aiutato nei momenti di difficoltà. I due contendenti si avvicinarono sempre più a lui senza che il guitto se ne rendesse conto. Erano a pochi passi da lui, che mirava, incantato, i movimenti delle spade.
    Knoxley fu disarmato. Roxton rise. Una risata bassa, dal suono argentino.
    La lama si mosse fulminea verso il cuore del Lord, ma fu Nigel a venire trafitto.
    Come è possibile? Si chiese…
    Sir Knoxley per evitare l’affondo aveva afferrato Nigel e lo aveva usato come scudo umano per avere il tempo di recuperare la spada finita lontano.
    Del sangue sgorgò dal petto di Nigel mentre egli cadeva in ginocchio, incredulo su ciò che era accaduto. Il liquido macchiava le sue splendidi vesti, la maschera scivolò via dal suo viso mostrando la smorfia di dolore che increspava i suoi lineamenti. Cadde in terra, faccia a terra e vide Roxton incombere su Knoxley che arretrava inorridito. Assistì mentre lo finiva senza pietà. Osservò sempre più sfocato il cadavere del suo ex padrone che cadeva in terra esanime. Notò che la sua vista stava peggiorando ed i contorni si facevano man mano meno luminosi e quasi neri. Sorrise però pensando, che anche colui che aveva provocato la sua morte non era più in vita.
    Si spense, sforzandosi di sorridere, come sempre faceva alla fine di ogni suo spettacolo…
     
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  2. zet88
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    narrato
    pensato
    parlato
    Davvero un castello maestoso, assolutamente magnifico, non c'è che dire; chissà a quante lotte, a quante battaglie, a quanti tradimenti e a quanti intrighi intrighi hanno assistito le vetuste pietre di questo luogo ormai divorato dal tempo.
    Si dice che esista da tempi immemorabili, da quando il mitologico re Artù prese possesso di queste terre, che solamente molto tempo dopo sarebbero divenute la nazione che sono, divenendone il sovrano assoluto.

    Il mostro che in vita veniva chiamato con il nome di Gunter Heinemann, anche da morto non aveva perso tutto il suo interesse nella storia, neanche la sua nuova esistenza aveva potuto frenare la sua sete di conoscenza.
    Ma sapeva perfettamente che non era tempo di perdersi in congetture inutili o in elogi di quel castello una volta imponente, ma ora trasformato dall'incuria del tempo in un sudicio ammasso di rovine.
    Lui aveva una missione, una missione che non doveva dimenticare per nessun motivo; gli era stata assegnata dal sommo in persona, con la promessa di un potere oltre ogni immaginazione, nel caso in cui l'avesse portata a termine come si deve.
    Vampyr voleva fare suo quel potere, a qualunque costo; avrebbe radunato e addestrato un'armata di migliaia di mostri, pur di ottenerlo, pur di soddisfare le richieste di colui che più di ogni altro voleva superare.
    Dentro quelle rovine, che i patetici umani credevano infestate dai fantasmi, si celava un'anima in pena che aspettava solamente di essere condotta sulla retta via, sulla via della dannazione.
    Planò lentamente, per ritrovarsi all'interno della cinta muraria e cominciò ad aggirarsi per le rovine, guidato dai suoi sensi molto sviluppati, simili a quelli di una bestia feroce che ricerca la sua preda.
    Concentrandosi poteva udire il battito del suo cuore, fiutare la sua presenza nell'aria; era vicino.
    Pochi passi ancora e lo vide, riverso a terra da chissà quanto tempo, al centro di quella che una volta doveva essere stata una enorme sala da pranzo o qualcosa del genere.
    Dagli abiti che indossava, dovevano essere passate centinaia di anni dalla sua morte, era incredibile che fosse riuscito a sopravvivere tanto a lungo, chissa cosa lo tenava ancorato a quel luogo.
    L'attimo seguente Vampyr fu accanto a quello che si sarebbe potuto definire un giullare, ma che ora ne era semplicemente l'ombra sbiadita dell'uomo che allietava le giornate dei ricchi signori dell'antichità.
    Il vasto lorde afferrò l'uomo per una spalla, tirandolo su, avvicinò la propria faccia al suo orecchio e parlò con voce dolce e rassicurante.
    Salve, buon uomo, ho la netta sensazione che voi necessitiate urgentemente un piccolo aiutino da parte del sottoscritto
     
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  3. DanT&
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    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Parlato Guida
    Parlato Persona
    Parlato Vampyr


    La morte non era poi così brutta come aveva sempre pensato.
    Il dolore si era presto tramutato in formicolio, il formicolio a sua volta in intorpidimento. Una profonda stanchezza si impossessò delle sue membra, che però, una volta accasciate al suolo non sembrarono trarne alcun giovamento. La testa cominciò a vorticare in un turbinio di pensieri sempre più veloce e confuso. Rivedeva immagini di quando, bambino, pascolava gli armenti. Rivide il viso sorridente e florido di sua madre, l’espressione dura, ma al tempo stesso gentile di suo padre.
    Rimpianse di non aver potuto salutare per l’ultima volta i suoi cari, di conservare di loro solamente quei sbiaditi ricordi che si perdevano nella memoria, sempre più offuscati, dimenticati.

    Un sonno profondo lo avvolse, l’oscurità lo sommerse, la stanchezza prevalse, le palpebre si abbassarono.

    Si svegliò di soprassalto. Non sapeva quanto aveva dormito di preciso, non era più stanco, ma una specie di malessere allo stomaco gli ricordò qualcosa. Lui…era morto. Trafitto al cuore da una fredda lama. Si passò una mano sul torace ed incontrò qualcosa di strano, freddo. Con orrore pensò che la lama fosse ancora conficcata lì, ma quando abbassò lo sguardo vide che non era così. Una lunga catena fuoriusciva dal suo petto, e lunga e articolata si fissava a poca distanza da lui, nel pavimento di pietra.

    Miriadi di domande cominciarono a susseguirsi, ma la curiosità prese il sopravvento e decise di dare un’occhiata lì intorno. Nessuna voce si udiva, nessun suono fracassava quel muro invisibile che così fragorosamente premeva contro i suoi timpani. Il silenzio.

    Aguzzò la vista, ragnatele dalle grandi volute agghindavano le massicce travi del soffitto, alcune parevano stracci squarciati a causa della polvere che si era depositata sui fili, rotti ormai dalla pressione di anni di sporcizia.

    Un raggio di sole penetrava dalla finestra alle sue spalle ed illuminava con un raggio obliquo metà della sala. Niente era più come lui ricordava, nessuna cosa era al proprio posto. Si trovava solo, solo in una grande sala, completamente spoglia. Il portone però non era a terra, ma rimesso sui cardini, qualcuno c’era stato lì mentre lui dormiva. Chissà che fine aveva fatto Lord Roxton, chissà che fine avevano fatto tutti gli altri che vivevano al castello.

    Il portone si aprì, cigolando.

    Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da una voce alta e squillante che entrava a grandi passi nella sala.

    Avanti, avanti!!

    Una piccola folla di persone seguì il primo entrato e si dispose a semicerchio attorno a lui che con le mani in alto, invitava ad ammirare la struttura architettonica delle grosse travi che formavano il tetto del maniero.

    Questa signori…era la sala più importante del castello, qui il signore invitava i suoi ospiti a banchettare, trattare, decidere le sorti del proprio territorio, di fronte ad una lussuosa cena e ad una ristoratrice coppa di idromele.
    Naturalmente si sono verificati anche degli incidenti, per così dire…più spiacevoli…


    Nigel focalizzò la sua attenzione al massimo sulla figura che aveva smesso di parlare, e assaporava l’effetto che avevano fatto le sue parole sui visi della gente in fronte a lui.

    Fu proprio in questa sala, che l’antico padrone di questo enorme castello, venne assassinato da uno dei suoi sottoposti. Secondo gli storici vi fu uno dei massacri più grandi che questo paese ricorda. Tutti gli uomini e le donne presenti nella sala al momento del misfatto vennero trucidati da un plotone dell’armata mercenaria assoldata da Lord Roxton.
    Con questa abile mossa egli divenne il padrone di queste terre e quelle limitrofe, e regnò come un despota fino alla fine dei suoi giorni, cioè dieci anni dopo quando ufficialmente morì di una rara malattia. In realtà però si pensa che sia stato avvelenato…


    Nigel sorrise e cercò di avvicinarsi di più, ma la catena lo tratteneva non facendolo allontanare dal luogo in cui si era ancorata.

    Mi scusi messere…potrebbe darmi altre informa…

    Una voce interruppe il suo discorso ed il cicerone fece finta di non udire la richiesta di Nigel

    Quando è accaduto tutto ciò?


    Più di 4000 anni fa. Rispose la guida con un sorriso.

    Nigel spalancò gli occhi. Erano passati 4000 anni? E lui era ancora lì? Non ci credeva, non era possibile, di sicuro la guida, stava mentendo.
    La folla dietro cominciò a muoversi per la sala, avevano tutti uno strano congegno tra le mani. Il meccanismo che lo azionava scattò e Nigel venne abbagliato da una luce accecante che comparve per qualche istante.

    Che diavoleria è mai questa?

    Altri lampi si susseguirono rapidi e veloci, il guitto non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Tentò di chiamare la guida. Più e più volte tentò di afferrare qualcuno, ma nessuno lo sentiva, nessuno lo vedeva, ed quando tentava di toccare qualcuno gli passava attraverso. Ad un tratto si rese conto di essere solo, solo al mondo, senza un obiettivo da portare a termine, senza una senso per vivere, se così, si poteva definire quella non-esistenza a cui era stato condannato.
    Perché a me tutto questo? Cosa ho mai fatto di male io? Disse disperato piangendo.
    Cadde in ginocchio ed urlò. Urlò con tutta l’anima, con tutto il furore che aveva in corpo, con tutta la rabbia che avrebbe voluto sfogare contro la stupidità degli uomini, coloro che lo avevano ucciso e lo avevano condannato a subire tutto ciò.

    Le persone intorno a lui si guardarono l’un l’altro, incerti e spaventati. Avevano udito qualcosa, un sibilo sinistro che aveva gelato loro il sangue.

    La gente del luogo, dice che questo castello sia infestato da uno spirito che nella notte si lamenta e geme, che è qui sin dalla notte del massacro, è una leggenda che si tramandano di padre in figlio, ma non ci baderei più di tanto a sciocchezze simili…Tentò una risata che risultò alquanto incerta e poco sarcastica.

    I turisti si allontanarono in fretta da quella grande sala fredda e spettrale, Nigel urlò loro di non andarsene, ma ancora una volta non fu ascoltato. La catena lo tratteneva, nessuno lo sentiva, pianse ancora.

    Passarono giorni, passarono mesi. La voce che lo spirito del castello si fosse risvegliato era girata in fretta per la città e nessuno più si avvicinava a quel vecchio castello in cima alla collina. Il giullare cominciò a porsi delle domande, a cui, ovviamente, non trovava risposta. Si chiese quanto potesse stare un uomo, da solo, rinchiuso in un posto senza parlare con nessuno prima di arrivare alla follia. Si chiese se, adesso che era lui l’unico abitante il castello fosse diventato suo, ma poi gli sorse il dubbio che, poiché non poteva abbandonare le sue mura, forse era lui…che era diventato proprietà del castello…

    Ogni notte gemeva, si disperava, malediceva i suoi uccisori e la codardia del proprio signore e infine si addormentava, con la faccia in terra, la guancia posata sulla fredda pietra, vicino a dove la catena penetrava nel terreno, proprio il posto dove, ormai lo aveva capito, il suo corpo aveva giaciuto.



    La luna era alta nel cielo, piena, bellissima, carica di presagi. Una figura si avvicinò lentamente all’anima del castello, dormiente, riversa in terra. Il giullare non si accorse di nulla, ma si svegliò di soprassalto quando una stretta, fredda e decisa si chiuse attorno alla sua spalla come una morsa d’acciaio. Aprì gli occhi spaventato, e quello che vide lo terrorizzò ancora di più.
    Aveva di fronte un uomo, i lunghi capelli nero corvino oscillavano alle sue spalle ad ogni suo movimento, era vestito con un abito strano per lui, ma molto elegante che lo faceva sembrare ancor più magro e slanciato, ma le sue particolarità erano altre. Particolarità mostruose, come un grosso paio di ali che gli spuntava dalla schiena, ali di pipistrello, ali nere e cupe come la notte, illuminate dalle carezze della luna, ed infine il viso, un viso feroce, animalesco, quasi…lupesco. Nigel si rese conto di essere in fronte ad una maschera non più vera di quelle che usava lui per i suoi spettacoli.

    L’uomo avvicinò il guitto alla sua bocca, ed infine parlò. Con poche e cortesi parole gli offrì il suo aiuto. Il giullare parve rilassarsi, anche se teneva ancora la guardia alta. La voce non era, come aveva pensato all’inizio un suono gutturale e spaventoso, ma affettata di cortesia e gentile, dal tono languido e convincente.

    A-a-aiuto? Che, che genere di aiuto? Balbettò il saltimbanco preso in contropiede…
    Non ho bisogno di nessun genere di aiuto grazie…sto bene così…disse in tono più fermo tentando di darsi l’aria di uno, che ha il perfetto controllo della situazione.

    Edited by DanT& - 15/11/2008, 15:32
     
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  4. zet88
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    La fredda risata di scherno del vasto lorde non tardò ad arrivare, riempì completamente la sala grande del maestoso castello, rimbalzando sulle spesse parete di pietra e penetrando come una lama nella mente di coloro che potevano udirla.
    Si volse nuovamente all'uomo che teneva ancora saldamente nella sua mano.
    Tu?
    Tu non avresti bisogno di nessun aiuto!!!???

    Altra sonora risata.
    Forse, mio caro amico, non ti sei accorto di aver passato gli ultimi non so neanch'io quanti anni ancorato alla sala di un castello ormai dimenticato da dio e dagli uomini, impossibilitato a lasciare questo luogo senza neanche sapere il perchè...
    Vampyr gettò il suo interlocutore a terra, in malo modo.
    Di tutte le anime che ho dovuto incontrare durante la missione affidatami, tu sei sicuramente la più stupida.
    In ogni caso, riconosco che hai del potenziale, se sei riuscito a non scomparire del tutto dopo un tempo così lungo, quindi, ti avviso ufficialmente che hai meritato il grande onore di udire la mia presentazione, sentiti onorato...

    L'hollow si schiarì la voce, fece un paio di passi per allontanarsi dal'uomo nuovamente riverso a terra, dopodichè si voltò verso di lui e, spiegando le grandi ali da pipistrello che gli spuntavano dalla schiena, iniziò a parlare.
    Il mio nome è Gunter Heinemann, ma tutti mi conoscono e mi temono con il nome di Vampyr, gli esseri umani chiamano quelli come me "mostri" o "demoni"; anche se bisogna ammettere che praticamente nessun vivente è a conoscenza della nostra esistenza.
    Soddisfatto da quanto detto per presentarsi, il vasto lorde si avvicinò al giullare, ne afferrò saldamente la catena del destino che gli fuoriusciva dal petto e la strattonò con forza, stando bene attento a non rischiare di staccarla; non ancora.
    Ti comporti come se avessi tutto sotto controllo, ma come me la spieghi la sensazione che stai provando ora?
    Strattonò la catena con più forza.
    Come me lo spieghi questo dolore?
     
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  5. DanT&
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    Narrato
    Pensato
    Parlato
    *Parlato voci*


    Un risata.

    Nulla di più in risposta alla sua domanda. Fredda, austera, si levò riempiendo la sala che adesso rimbombava di quel cupo suono. Nigel rabbrividì.

    Chi era quell’essere di fronte a lui? Cosa voleva dallo spirito di un povero guitto, ormai ridotto ad essere un’ombra di ciò che egli rappresentava in passato?


    La risata di fermò. Il mostro che lo teneva saldamente per la spalla si pose alcune domande a cui evidentemente non doveva essere data risposta. Erano state formulate in tono canzonatorio, e difatti vennero seguite dall’ennesima risata, non dissimile dalla prima, altrettanto fredda, altrettanto volgare, altrettanto carica di disprezzo e cattiveria.

    Il giullare venne di colpo scagliato in terra, rudemente. Si rese conto di non avvertire dolore e se ne rallegrò. Oltretutto adesso non era più tra le grinfie di quella specie di grosso pipistrello, questa però poteva essere una condizione temporanea che non escludeva il fatto di poterci rapidamente tornare.

    Il filo dei suoi pensieri venne interrotto. Parlava di missioni, di anime, del fatto che il saltimbanco potesse avere del potenziale ed infine di una presentazione. Nigel non capiva. Non capiva quello che gli veniva detto, non capiva la situazione in cui si trovava, non capiva perché quello che pareva un incubo vero e proprio dovesse accadere proprio a lui. Ci aveva quasi fatto l’abitudine ad essere lo spettro di questo castello. Provava un subdolo piacere nel non fare avvicinare nessuno a quello che adesso era la sua casa. Sua per davvero, sua senza nessun altro che ci abitasse.

    La figura si allontanò di qualche passo e maestosamente spalancò le immense ali. La membrana che collegava le grandi giunture ossee era illuminata dalla luce della luna. Ogni piccola vena, ogni minuscolo capillare pareva decorarla, a formare complicati e affascinanti arabeschi.

    Delle parole seguirono quello strano spettacolo, parole cariche di cupi presagi in cui mostri e demoni facevano la loro comparsa.
    Lentamente, a passi lunghi ed eleganti l’uomo dalla maschera lupesca si avvicinò nuovamente a Nigel che da terra lo guardava stupito, ma colpito al tempo stesso. Afferrò la catena che usciva dal suo petto e che al pavimento della sala lo collegava e tirò. Una, due volte, con forza crescente, e ciò che il guitto provò fu indicibile. Un urlo invase la sala, pieno di dolore, rabbia, impotenza. Era un dolore che trascendeva il dolore fisico, era come se un ardente fuoco lo divorasse dall’interno, un dolore che lo pervadeva e che gli faceva male nello stomaco, nel petto, nella testa. Pareva che cento coltelli arroventati gli fossero stati conficcati nelle carni, che le tenaglie del boia si fossero chiuse attorno ai suoi arti.

    Il dolore andò via via scemando e il giullare, sconvolto e spaventato, con le lacrime che inghirlandavano il suo viso, boccheggiò affannato. L’uomo gli chiese come potesse spiegare questo dolore che lo aveva lacerato, ma Nigel non era in grado di rispondere.

    Come faceva a saperlo? Come poteva spiegare quello che, fino ad allora, non aveva mai provato?
    Di certo aveva tutto a che fare con la catena che gli usciva dal cuore, ma di sicuro non era solo questo, però…non sapeva bene come spiegarlo…


    Io…io non so cosa sia, non avevo mai provato un dolore simile a questo, e non voglio mai più provarlo…

    Ti prego, non tirarla più…piagnucolò.
    Aiutami…

    *Che reazione pietosa, e tu saresti il giullare di corte? Il più bravo nel suo mestiere, come lui nessuno mai si diceva in giro, ma un guitto deve saper sopportare i dolori della vita, nessuno meglio di lui sa quanto è difficile andare avanti a testa alta quando chiunque ti incontri rida di te. Allora Nigel, lo chiedo a te, perché non reagisci?*

    Chi sei tu? Da dove parli? Cosa ci fai nella mia testa?

    *Chi sono io? Sono Nigel, semplice no? Nigel il burlone, Nigel il ladro, Nigel il nobile, Nigel il contorsionista. Io sono te e tu sei me, siamo una cosa sola, e nessuno ci potrà mai separare.*

    Nella sua testa accadeva tutto questo sotto lo sguardo attento del mostro. Il pagliaccio di corte si contorceva e mormorava parole sconnesse e prive di significato. Da un po’ di tempo infatti aveva cominciato a sentire delle voci, voci che andavano e venivano, che lo sbeffeggiavano e lo esortavano, lo torturavano e lo cullavano.

    VAI VIAAAAAAA!!! Urlò al cielo fra le lacrime, afferrandosi i capelli.

    Un chiaro messaggio alle voci dentro di lui, ma che però, poteva essere frainteso da chi fosse presente nei paraggi.
     
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  6. zet88
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    L'uomo, una volta provato l'indicibile dolore collegato ad ogni strattonata data alla sua catena del destino, divenne davvero l'immagine vivente della vigliaccheria. Si era messo a piagnucolare come la nullità che era implorando per un aiuto che non avrebbe mai avuto, chiedendo fra le lacrime la fine di un'agonia che era appena iniziata.
    Infine si è rivelato essere molto più inutile di quanto avessi sperato all'inizio, peccato davvero, mi aspettavo mlto di più da un'anima che è stata in grado di continuare ad esistere per centinaia di anni, forse più.
    Temo di aver sbagliato di molto i miei calcoli, spero almeno che ci sia qualcosa da salvare in mezo a tanto squallore umano, io ODIO sprecare inutilmente il mio preziosissimo tempo.

    Nonappena Vampyr vide la scena pietosa del giullare che implorava pietà, fu quasi sul punto di ucciderlo li sul posto, senza pensarci due volte e senza dargli nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo.
    Ma non lo fece, qualcosa trattenne la sua giusta furia omicida, lo sguardo dell'uomo che strisciava ai suoi piedi si era fatto d'un tratto perso nel vuoto, totalmene assente, si dibatteva e mormorava cose senza senso, quasi si stesse rivolgendo a qualche nvisibile interlocutore.
    Questo mi ha proprio rotto...
    Prima che il vasto lorde potesse domandarsi cosa stava accadendo all'anima di fronte a lui, quest'ultimo se ne uscì con un urlo che un essere dotato di una normale percezione dello spavento, avrebbe con tutta probabilità definito agghiacciante.
    Simpatico l'omino, prima mi implora tra le lacrime di porre fine alle sue patetiche sofferenze e un attimo dopo mi si avventa contro con così tanto furore.
    Davvero ammirevole, da parte sua.
    Magari, scavando a fondo riesco a portare a galla quella forza che ha mostrato poco fa, vediamo come reagisce sotto stress...

    L'hollow tornò, minaccioso, a sovrastare il suo interlocutore, afferrando la sua catena del destino con la mano destra e tenendolo sollevato di trenta centimetri abbondanti da terra.
    TU, VORRESTI SCACCIARE ME??!!
    Seguì una risata, rispetto alla quale, quella di poco prima pareva il dolce verso di un pargolo.
    Sappi che mi basta volerlo, per cancellare per sempre la tua insulsa esistenza da questo mondo, mi basta volerlo...
    Ma, chissà perchè, mi piace questa forza con cui ti aggrappi disperatamente alla tua misera vita, se così vogliamo chiamarla.
    Quindi, per tua grande fortuna, ho deciso di farti partecipare ad un giochino che a me piace da morire

    Con la mano sinistra recise di netto la catena del destino a pochi centimetri di distanza al petto di Hebraska.
    Per i prossimi dieci minuti al massimo proverai un dolore di un'intensità tale che al confronto quello di prima sembrerà la puntura di uno spillo, ovviamente non farà che aumentare con il passare del tempo
    Gettò nuovamente il guitto a terra.
    Ora in questo lasso di tempo tu dovrai convincermi a lasciarti in vita.
    Sappi due cose:
    La prima, se non riuscirai in questo semplicissimo compito io ti cancellerò dalla faccia del pianeta pochi secondi prima che il tempo a tua disposizione finisca, di modo che tu possa patire le sofferenza peggiori,
    La seconda, se riuscirai in queto intento avrai l'occasione unica di rinascere a nuova vita abbandonando queste tue patetiche spoglie e abbracciando un'esistenza fatta di dolore, sofferenza, vuoto e....libertà

    La catena del destino cominciò inesorabilmente a consumarsi, accorciando il tempo a disposizione di Hebraska.
     
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  7. DanT&
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    Scacciare lei? Mandarla via?
    No mio signore, questo mai!! urlò piagniucolando l'anima del povero guitto, che di nuovo penzolava a qualche centimetro da terra. Evidentemente l'essere in fronte a lui si divertiva a farlo salire e scendere, però il saltimbanco non è che si divertisse poi tanto, anzi la cosa lo infastidiva.

    Ogni volta che qualche cosa non gli andava per il verso giusto sentiva nuovamente la voce nella sua testa farsi strada. Gli dava consigli, piccoli, subdoli suggerimenti. Il giullare ogni volta li rigettava, nascondendoli negli angoli più tenebrosi della sua memoria, ma durante la notte, quando il sonno rendeva vulnerabili i suoi pensieri la voce ritornava. Più impetuosa, potente ed ammaliante, ed era sempre più difficile resistergli, sempre più difficile non ascoltarla.

    *Cosa sei? Un giocattolo? Vieni sballottato a destra e a sinistra come una ridicola bambola di pezza, senza reagire, senza dare il minimo segno di ostilità verso colui che gode della tua sofferenza, mi fai pena, sei un relitto, nè un uomo, nè un'anima, solamente un'ombra, una cosa nulla, vuota, insignificante...*

    Mentre il suo conflitto interiore andava avanti l'essere alato che stretto lo teneva per la catena parlava. Un fluire di parole che però il buffone non ascoltava, impegnato com'era a tenere a bada la sua altra personalità che ogni volta tenetava di ghermirlo, soffocarlo, sorprenderlo e rinchiuderlo nei profondi anditi della sua coscienza prendendo il sopravvento.

    Di colpo però venne riportato alla realtà da un dolore. Dolore? Era quella la parola esatta? Era quello il termine che indica ciò che stava provando? Nuovamente urlò, con tutto il fiato che aveva, sembrava che il cuore gli volesse scoppiare, che i polmoni non ce la facessero più a trattenere il respiro. Se ciò che provava era l'inferno allora non avrebbe più voluto continuare a esistere. Estinguersi lasciando a questo misero mondo le sofferenze che aveva passato.

    Lo sguardo annebbiato dalle lacrime si abbassò sul moncone di catena, lo guardò attentamente e vide che lentamente si corrodeva e che lo strazio aumentava in maniera proporzionale. Perchè tutto questo doveva succedere a lui? Cosa aveva fatto di male? Non era forse stato un brav'uomo? Non era forse stata una brava persona? Allora perchè...?

    Udì le parole che la figura che lo sovrastava pronunciava. Occasione di rinascere? Occasione di una nuova vita? Come? Non riusciva a pensare bene, la voce nella sua testa urlava di furore annebbiando i suoi pensieri, il dolore che lo attanagliava in ogni punto del suo corpo si faceva ogni istante più grande. Non era in grado di combattere tutto ciò, non era in grado di resistere oltre. La catena stava per esaurirsi, ormai qualche centimetro la separava dal cuore. Il suo cuore.

    In ginocchio, con i pugni stretti gridò verso il cielo, guardando la luna...

    VOGLIO VIVERE!!!!!
     
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  8. zet88
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    Come può costui essere tanto inutile e patetico e tanto vitale e rabbioso al tempo stesso?
    Che abbia sviluppato una qualche schizofrenia durante i secoli che lo hanno visto restare pateticamente aggrappato ai ruderi di un castello sempre più in rovina?
    In ogni caso, trovo quest'uomo assurdamente INTERESSANTE!

    Dopo l'urlo di Hebraska, Vampyr non aveva bisogno di spiegazione, non aveva bisogno di essere convinto, non aveva bisogno di dubitare ancora; per quanto fosse nascosta, era fuori di dubbio che quell'essere possedesse una forza d'animo fuori dal comune, con i giusti insegnamenti, molto impegno e un pizzico di fortuna, sarebbe diventato un degno soldato al servizio di Las Noches.
    Ne ho abbastanza di aspettare, voglio vedere ora il suo vero volto!
    Con un gesto fulmineo strappò violentemente la catena del destino rimasta da petto del guitto.
    L'istante successivo, il corpo spirituale di Hebraska esplose in migliaia di particelle spirituali, che si dissolsero subitaneamente nell'aria, lasciando il vasto lorde solo nella grande sala diroccata.
    Senza aspettare Vampyr volò fuori dal finestrone distrutto, salendo alto nel cielo per scorgere il minimo segno della ricomparsa del guitto sotto forma di hollow, non dovette cercare a lungo.
    Un movimento sospetto lo indirizzò verso la grande foresta che sorgeva florida poco distante dal castello una volta appartenuto a lord Knoxley, il vasto lorde raggiunse immediatamente la sorgente di quel movimento e lì lo vide, a quanto pare una nuova creatura era venuta alla luce.
     
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  9. DanT&
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    Dopo l'urlo il guitto rimase ansimante e dolorante, invocando la fine di tutto ciò, ma quello che avvenne non lo aveva di certo preso in considerazione.

    La persona di fronte a lui, con un ultimo, violentissimo strattone, estirpò dal suo cuore gli ultimi anelli della catena collegata al suo cuore.

    Il buffone non ebbe nemmeno il tempo di urlare, nemmeno il tempo di invocare la protezione del Dio che in terra aveva venerato, nemmeno il tempo di osservare, ricordare, per l'ultima volta quel luogo, prima di scomparire per sempre.

    Esplose.

    Semplicemente il suo corpo si frantumò in migliaiai di milioni di piccolissime parti che si nebulizzarono nell'aria lasciando al posto della povera anima poco prima presente una specie di trasparente nebbiolina insignificante. L'ultima prova dell'esistenza di un animo che, in vita, aveva allietato i cuori della gente coi suoi spettacoli e portato la sua arte girando in lungo e in largo calcando numerosi palcoscenici.

    Non era però questa la fine. In qualche strano modo, la sua coscienza era rimasta intatta. Vide, anzi percepì, che ciò che restava del suo corpo si stava muovendo. Che le piccole parti di lui si stavano agitando, mutavano e si urtavano, come impazzite, sbattendo tra loro combinandosi in maniere assurde e fantastiche.

    Passò qualche minuto e si risvegliò. Si risvegliò stupefatto, come quando ci si risveglia dopo aver fatto uno strano sogno. Sentiva che qualcosa dentro di lui era cambiato, ma non solo il dentro, anche il suo corpo era cambiato, lo aveva capito subito appena aperti gli occhi.

    Vide di essere finito in una piccola radura circondata da grandi alberi neri. Poco distante dal luogo in cui si era appena svegliato, un piccolo stagno rifletteva la luce della luna. Si avvicinò per bere qualche sorsata di quel liquido rigeneratore poichè quello che sentiva in fondo allo stomaco era una cosa che non aveva mai provato. Non bevve però perchè ciò che vide lo sconvolse. Il suo aspetto, il suo certo non bellissimo aspetto si era tramutato in qualcosa di orribile, qualcosa di mostruoso che si trovava solo nelle legende che le nonne raccontavano ai nipoti prima di andare a letto, ma che ora trovavano qualcosa di vero in lui.

    La sua faccia si era allungata in un muso lupesco, le sue orecchie erano diventate appuntite, i suoi occhi neri erano diventati del colore del ghiaccio, ma avevano un qualcosa di inquietante, delle venature di rosso non naturali. Il suo muso era ricoperto da una specie di maschera ossea bianca. Evidentemente la figura del guitto non lo aveva abbandonato nemmeno dopo l'apparente morte. La cosa più mostruosa però era la sua bocca. Una bocca aperta da cui uscivano delle fauci diaboliche. Denti appuntiti, canini aguzzi che si alternavano in un pauroso gioco dove chiunque fosse finito in mezzo sarebbe stato triturato come carne da macello.

    I suoi capelli si erano allungati, li vedeva riflessi nello specchio d'acqua sotto di lui, adesso si inerpicavano lungo tutta la schiena, simili ad una criniera, il loro colore era rimasto invariato, neri come la notte, oscuri come le tenebre.

    L'intero suo corpo era coperto di una peluria grigia scura che alla luce della luna assumeva strane sfumature di azzurro e bianco. Sentiva di avere anche una lunga coda con cui sferva l'aria che lo circondava.

    Infine guardò le sue zampe. Nessuna traccia di forma umana, solamente una forma bestiale che ormai lo distingueva da quei miseri umani di cui un tempo faceva parte. Ogni zampa era enorme ed adornata alle estremità da tre lunghi ed affilati artigli color dell'ebano, lucidi e letali.

    Diede nuovamente un'occhiata al complessivo. Non gli dispiaceva quella nuova forma. Evidentemente qualcuno aveva voluto dargli una nuova possibliità di vita, una qualche possibilità per riscattarsi della miserabile fine che aveva fatto nella sua vita precedente.

    Io, io sono Hevraska...
    La sua voce era simile ad un ringhio, un ghigno increspava il suo muso...
    Fiutò l'aria e i polmoni gli si riempirono di odori della foresta. Non vedeva la figura dell'uomo che lo aveva portato a questo, avrebbe tanto voluto ringraziarlo.

    Adesso però sorgeva un problema. Aveva fame, aveva sete, aveva bisogno di qualcosa per saziarsi.

    Con la lunga lingua rossa saggiò la putrida acqua dello stagno e bevve, ma la sete non si placò.

    Perchè?

    *Perchè non è quello di cui hai bisogno idiota ihaahahahaihiahaihah*

    Una nuova risata folle nella sua testa, sentiva che la voce era diventata più forte.

    E di cosa ho bisogno?

    *Non lo sai? Davvero non lo senti in fondo allo stomaco? Ma allora sei davvero un povero idiota ihahahaia*

    Dimmelo, cosa mi serve? Cosa?

    *Ascolta, ascolta il tuo animo e lo scoprirai...*

    Non aveva idea di cosa volesse dire, sapeva solo che la fame e la sete aumentavano, erano ormai diventato un chiodo fisso che non lo abbandonava nemmeno per un secondo...
     
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  10. zet88
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    Vampyr atterrò a pochi metri dal neo-hollow, osservando cosa era riuscito ad ottenere plasmando quel patetico essere umano che si dibatteva ai suoi piedi per alleviare le proprie sofferenze, almeno era ciò che gli piaceva pensare.
    Scoppiò in una lunga, fragorosa risata.
    Quando si volse nuovamente a guardare l'essere dall'aspetto ferino che, ancora evidentemente non del tutto consapevole di cosa gli era accaduto, cercava disperatamente di saziare la propria fame e colmare la sensazione di vuoto che, con molta probabilità, lo stava opprimendo.
    Ovviamente non ci riusciva, per il semplice fatto che era ancora del tutto ignaro, ignaro di cosa avrebbe potuto nutrirlo, ignaro di cosa avrebbe potuto colmarlo.
    Lui era lì appositamente per chiarirgli ciò.
    Ben nato, Hevraska, sei davvero un mostro, lasciatelo dire, un magnifico essere mostruoso.
    Hai fame, vero, ti senti vuoto, scommetto che faresti qualunque cosa pur di appagare questi tuoi bisogni così disperati.
    Io so cosa può farti sentire meglio

    Si voltò, creando un Garganta per lacerare lo spazio.
    Seguimi e potrai saziarti...

     
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  11. DanT&
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    Mentre si dibatteva ancora internamente per tentare di capire cosa potesse saziare i suoi bisogni, la creatura che lo aveva accompagnato nel suo percorso alla trasformazione trasformandolo in quello che adesso era diventato, atterrò poco distante da lui.

    L'espressione era camuffata dalla maschera che il volto corpiva, ma a giudicare dalla risata che sgorgò dalle sue fauci sembrava sottisfatto poichè un tono di allegria colorava il suono che ora, alto e spettrale si alzava nella notte.

    Parole di benvenuto vennero rivolte all'essere che era diventato, gli venne detto che era diventato un magnifico mostro. Non sapeva se prenderlo come un complimento od un insulto, ma vista la situazione, accettò quello che ormai era il suo vero aspetto ed un ghigno ringhiuto, l'uombra di un umano sorriso, squassò l'aria immobile.

    La figura disse che avrebbe lo avrebbe aiutato, che la sua sete e la sua fame con lui sarebbero stati placati. Aveva molte domande da fare, ma non era quello il tempo. Non era quello il momento di soddisfare bisogni intellettuali, era solo il momento di mangiare, di bere e di riempire il suo stomaco che da troppo tempo ormai era vacante.

    Un enorme buco nero si aprì a pochi passi dall'essere che lo aveva ricondotto a nuova vita. Accecato dal desiderio, a passi felpati, la bestia si mosse, rapida e silenziosa nelle tenebre. Attraversò il varco, ignaro di ciò a cui stava andando in contro, ma i suoi desideri erano troppo forti e le domande furono scacciate assieme ad altri innumerevoli futili pensieri.

    La luna inondò per una frazione di secondo le due figure che scomparivano in un varco dimensionale. La radura, tornò nel silenzio...
     
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  12. zet88
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    Ce l'abbiamo fatta ^^
    Ottima ruolata, davvero, non mi dispiace affatto come e quanto scrivi, se continui così andremo d'accordo *w*.
    Vado ad aprirti il tuo primo vero allenamento.
    Questa è la ricompensa per il successo:


    CITAZIONE

    NeoHollow



    Il livello successivo è la piena trasformazione in Hollow; il dolore e l'esperienza terribile rendono il soggetto molto più simile ad un animale che cerca di placare la sua "fame".Il personaggio possiede energia bianca, può combattere .
    Riceve inoltre 15 punti da distribuire fra le caratteristiche.

    Azioni Possibili: Postare nel Mondo dei Vivi, postare nell'Hueco Mundo.


    E un piccolo extra per la qualità
    CITAZIONE
    Guadagni 6 punti esperienza

     
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11 replies since 12/11/2008, 17:04   113 views
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