ASIAN REVOLUTION [ex Bleach Revolution, Giappone, Cina, Corea, GDR, Spoiler, download Anime sub ITA, Manga Scan ITA, Streaming,

Posts written by DjTeo

  1. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    dialoghi passati della vita terrena

    Parlato di altri.

    Solo una pallottola e tutti quei morti? Devi essere nato per farlo……..vero ragazzo?

    Un altro pensiero del passato tornava a martellare la sua menta già provata e piena di dubbi; ma prima che lui riuscisse a rendersi conto di se stesso e della sua vera natura, dovette fare i conti con il volto della ragazzina che era ancora lì dinanzi a lui.
    Lei, con quell’aura cosi ammaliante e cosi erotica. Lei, che dopo essere stata quasi rifiutata, appariva stizzita e perplessa, quasi dubbiosa sul donare i propri poteri a un padrone pieno di problemi interiori. Anche se loro erano legati inesorabilmente da un destino che li avrebbe accompagnati lungo un cammino di difficoltà e sangue. Ora il ragazzo doveva solo decidere se imboccare la via prescelta per lui, oppure combattere contro se stesso e i suoi poteri.
    Nonostante la situazione ella decise di giocarsi il tutto per tutto.


    -Onii-chan... cos'è che vuoi allora? Io posso solo offrirti me stessa e il potere che rappresento, ma nel mondo non c'è niente di gratis. Se non vuoi pagare il prezzo di diventare forte, mi dimostri solo che non sei pronto a riceverlo.-

    Dopo quella frase si scostò leggermente dal suo corpo, senza però allontanare le sue ali, che continuarono a circondare il ragazzo. Poi incominciò a guardarlo dal basso verso l’alto con quei suoi occhi pieni di passione e sangue.

    Un lavoro pulito non ti piace vero? Devi lasciare un fiume che sgorga ovunque tu vada…….ricordati che tu uccidi persone non vai a dipingere gli appartamenti!!!!

    Ancora un altro flash tornò a farsi sentire nella mente di Ilyan che oramai era a cavallo tra il passato e il presente, bloccato nel suo mondo interiore a confrontarsi con un entità troppo vera per essere rifiutata facilmente.

    -Sì, io ti voglio perché la tua anima è lurida e puzzi di sangue. Io sono uno strumento di vendetta e odio, sono il potere di uccidere posseduto da una spada capace di tagliare le anime di chi non è più in vita, ma non posso fare nulla se non ci sei tu a impugnarmi. Vedi, siamo entrambi strumenti di morte quindi perché farsi tanti scrupoli se vogliamo la stessa identica cosa? E poi... cosa c'è di male? Siamo noi a decidere il nostro scopo nella vita e nella morte e a lavorare per raggiungerlo, non vi sono regole o limiti se non quelli che ci poniamo da soli inconsciamente o quelli che altri cercano di instillarci contro la nostra vera volontà.-

    Dopo aver pronunciato quelle parole anche le ali, si distaccarono dal giovane aspirante Shinigami, che oramai aveva perso del tutto la cognizione dello spazio e del tempo. Non c’era più tempo, doveva prendere una decisione oppure avrebbe perso anche l’ultima scintilla di ragione che gli era rimasta.

    Al mio tre sparerai ok? Attendi il mio segnale per giustiziarlo………C…o ti ho detto di aspettare, ma che ti frulla in testa è?


    Ho paura di perdere tutto me stesso… anche se non so più chi sono, per lei sono uno strumento i morte. Nella mia testa vedo solo flashback di morte…..perchè? Io chi sono?

    La mano della ragazzina era li davanti a lui, pronta per essere afferrata. Come quando sei davanti a una porta che hai sempre voluto aprire, ma ti è sempre stato impossibile farlo e poi finalmente hai la possibilità di afferrare la chiave che la aprirà per te. All’inizio sembra essere la scelta più facile del mondo e poi quando stai per prenderla in mano, incominci ad avere paura delle conseguenze e di cio che potresti trovare aldilà della porta.
    Questo era il delirio in cui era imprigionato il povero Ilyan, che dovette ascoltare ancora una volta la voce del suo spirito ammaliante ed assassino.


    -Io non posso aspettarti per sempre, Ilyan-oniichan. Devi darmi una risposta. Se vuoi avermi, devi accettare anche le cose brutte che verranno assieme a quelle belle. Dammi la tua coscienza e vedrai finalmente il mondo per quello che è... con me al tuo fianco.-

    Il mondo attraverso i propri occhi, utilizzando un patto che avrebbe spalancato le porte, verso un orizzonte colmo di possibilità e soddisfazioni, ma soprattutto pieno di risposte per la sua mente coma di domande e quesiti.
    Ilyan si guardò per l’ultima volta intorno, focalizzandosi sul paesaggio e su quel maledetto veicolo che sembrava cosi possente eppure cosi inesorabilmente inutile.
    Una moto per correre via dai dubbi e dalle paure. Il rombo del motore che risuonava nel suo ricordo e la mano di un demone tesa verso se come un biglietto per l’inferno.


    Ragazzo tu sei…….tu sei…..un

    Ilyan spalancò gli occhi di colpo e fissò quelli della ragazzina e senza indugi incominciò a parlare. Fiero e diretto per lei e per se stesso.

    Un mostro!!!! Sarò quel che sono e se vuoi la mia mano io prenderò la tua, ma sarà un patto di sangue e nel sangue sarà sancito!!!

    Il ragazzo si mosse con fare prepotente verso la mano che aveva davanti perché voleva afferrarla e provare a mordere almeno un dito. Cosicché avrebbe visto il colore del suo sangue e poi avrebbe fatto lo stesso, con la sua mano e solo alla fine dei due morsi avrebbe fatto toccare le due ferite.
    In quel modo avrebbe eliminato dubbi e paure e sarebbe salito su quella moto insieme alla sua nuova compagna di morte verso una nuova era di conquiste e di realizzazioni.


    Naturalmente io ti ho descritto le mie intenzioni, ma lascio a te il potere decisionale, di come avverrà la cosa. La mia risposta è si io voglio prendere il mio potere e tutte le conseguenze, ma tu sei quello che deciderà come avverrà la cosa. Grazie Sensei attendo il risvolto finale
  2. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    dialoghi passati della vita terrena

    Parlato di altri.

    La risata sadica che si stampò sul viso della ragazzina lanciò lo studente all’interno di un’estasi senza pari che lo fece dubitare di se stesso, incominciando ad avere paura delle reazioni che avrebbero potuto scaturire.
    Anche se quella sensazione lo faceva stare bene e si sentiva una vera divinità. Le parole che aveva pronunciato in precedenza, non sembravano nemmeno espresse in maniera cosciente eppure erano la pura verità che sentiva all’interno del suo cuore.
    Cosi rimase a guardarla con gli occhi fissi su quell’immagine bellissima e poi lei fece un gesto che lo destabilizzò ulteriormente.
    Lei si passò la lingua sulle labbra e poi incominciò a parlare con fare ammaliante.


    -Mi ami, Onii-chan? Rendi ******* così felice!-

    Ancora una volta il nome di quello spirito era scomparso nei meandri della testa del ragazzo e il suono si era perso nel tempo, senza esprimersi con chiarezza.
    Comunque il messaggio che gli aveva dato era pienamente chiaro. Una specie di dichiarazione di amore e lui si sentì totalmente debole senza difese e in balia dei colori delle sue emozioni.
    In quel momento la ragazzina saltò giù dall’albero e come una piuma mossa dal vento arrivò davanti al ragazzo. Prima che lui riuscisse a comprendere la situazione in cui si stava mettendo, chiuse gli occhi di colpo e un’altra voce piombò prepotentemente nella sua testa.


    L’amore non esiste figliolo…..pero potresti comunque farglielo credere, cosi da aggiungere un’altra p*****a al tuo bordello

    Che cosa…..hai detto?

    Riaprì gli occhi e la prima cosa che vide furono gli occhi infiammati della ragazzina che oramai era arrivata vicinissimo al suo viso. In più come se non bastasse incominciò ad accarezzargli il petto, con le sue mani bianche.
    Di colpo arrivò a mancare il fiato e poi arrivò la tremarella. Il povero ragazzo era tentato bruscamente dal suo istinto, che gli suggeriva di spostarla via dal suo corpo, ma purtroppo la sua immobilità non gli permetteva di decidere cosciamente, perciò rimase al di sotto di lei.
    Mentre cercava di muoversi un’altra voce, apparve nella sua testa, ancora più prepotente dell’altra, cosi forte che gli sembrò addirittura assordante.


    Tu uccidi le persone come le mosche e usi le ragazze come delle scarpe……allora vogliamo ricordarci chi siamo? Ahahahahaha…..V********o sei sempre stato una specie di sentimentale!!!

    Una confusione senza tregua lo stava conquistando e non riusciva più a distinguere chi parlasse, anche perché non appena cessava quella nella sua testa, riprendeva a parlare la piccolina che lo stava accarezzando.

    Desideri il mio corpo, Onii-chan? Puoi avermi, se vuoi. Io sono la tua schiava, puoi fare di me quello che vuoi. Vuoi il mio potere? Vuoi la mia carne? Basta che lo dici e io te lo darò. Quello che voglio per me è una sola piccola cosa: la tua coscienza di uomo. Abbandona i freni che bloccano la tua anima e saremo uniti per sempre. Insieme lastricheremo la strada ai tuoi piedi del sangue di chi ci si opporrà.-

    Il Braccio destro del boss…..che fa fantasie su delle ragazzine…..certo che sei proprio strano….meno male che ti ho tirato fuori da quel maledetto orfanotrofio….Ahahahahaha

    Gli occhi del ragazzo incominciarono a fissare il vuoto, come se fossero spenti e senza vita.
    Adesso era proprio in un limbo dimensionale, perfettamente incapace di muoversi e di comprendere la realtà che lo circondava; mentre la piccola continuava a muoversi sul corpo dello studente. Le sue piccole alucce nere crebbero a dismisura.
    Loro divennero cosi grandi da riuscire ad avvolgere completamente il corpo della piccola a quello dello studente. Un abbraccio cosi potente e passionevole che l’aria sembrava trasudare erotismo. D’altro canto il ragazzo aveva ancora gli occhi persi in un altro tempo, ma lo spirito non distolse mai lo sguardo e continuava a cercare di ammaliarlo con il suo corpo, i suoi gesti e il suono dolce delle sue parole; che apparivano cosi accondiscendenti e sexy.
    Poi lei pronunciò un’altra fase che mosse qualcosa all’interno del ragazzo.


    -Una sola parola, Onii-chan, e io sarò tua... –

    Ilyan incominciò ad agitarsi all’interno di quell’abbraccio cosi amorevole, come se volesse uscirne al più presto, come se si sentisse sporco. Per poi lasciare partire un urlo liberatorio che lo riportò in quel mondo, facendogli prendere coscienza della sua posizione.
    Non appena riprese il controllo di se stesso si rese conto che comunque gli occhi della piccolina, continuavano a fissarlo e cosi lui placò tutto il suo senso di smarrimento e di disagio. Fermò di colpo la sua crisi epilettica e senza dire niente incominciò a parlare.


    Tu sei una ragazzina assetata di sangue…….e io uccido le persone come fossero mosche non è vero? Per questo mi vuoi….perchè sono pazzo?
    Togliti e lasciami andare per favore…..il mio potere è solo un stupida voglia di sangue? Io l’ho vista…..ho visto la mia vendetta…..è vuota e piena di sangue.
    Io non ti amo e non voglio una schiava del sesso…… specialmente se è una bambina…….spero di essere migliore di questo…….ma sento l’odore del sangue ovunque.
    Io ti odio capito!!!!!Mi Odio!!!! Togliti e lasciami andare!!!!Faccio schifo e puzzo di sangue!!!!
  3. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Le parole che tirò fuori, uscirono direttamente dal suo animo che stavolta trasmise tutto il timore che si era tenuto dentro. Una linea sottile che lentamente, con il tempo aveva cercato di nascondere e sopprimere, invece quella volta gli bastò un semplice sguardo, per rendersi conto che le sue labbra si erano mosse da sole.
    Perché tutta quella valanga di domande e d’informazioni era uscita in quel momento?
    Lui stava per scoprire la vera natura della sua Zampakutou e senza indugiò continuò a vagare sul suo nome, sulla sua nuova esistenza e infine sul suo scopo reale. Perché doveva andare a caccia di se stesso? Perché non lasciarsi trasportare dall’energia della sua lama, senza dare vita a troppi interrogativi che delimitano i margini di un mondo che già appare infinito nella sua mente.
    Purtroppo per lui l’unica domanda che gli apparve rilevante fu concentrarsi su chi fosse lui piuttosto che sapere il nome dello spirito e lei lo rimproverò subito dopo , proprio come una bambina offesa nell’orgoglio.


    -Onii-chan, non sei proprio un gentiluomo! Quando ci si presenta ad una signorina, è bene che il maschietto dica per primo il suo nome e asserisca che è incantato dalla sua bellezza, non certo con simili discorsi.-

    Quelle parole all’inizio sembravano delle semplici lettere che fuoriuscivano dalla bocca di una bimbetta dolce che con le sue alucce nere, ci teneva a precisare le buone maniere.
    Infatti anche quel ditino incriminatore contro il comportamento del ragazzo, continuava a dare un bagliore di dolcezza e innocenza nei suoi occhi.
    Lei sotto lo sguardo di Ilyan continuava a rappresentare una persona cara, che aveva perso nella vita precedente e adesso era tornata per accompagnarlo nella sua nuova esistenza.
    Tuttavia le convinzioni e le leggi sono fatte per essere infrante, perciò come dice la regola, anche stavolta si stravolse il tutto, non appena si concentrò all’interno delle sue pupille.
    Nel colore cremisi dei suoi occhi si nascondeva lo stesso buio che aveva sognato e questo bastò per fargli gelare il sangue. Ora riusciva a malapena a respirare e ancora una volta rimase immobile ad ascoltare le parole della ragazzina.


    -Però in fondo non sei tanto lontano dalla verità: io sono la manifestazione della tua esistenza che ha deciso di aiutarti diventando lo Spirito della tua Zampakutou. Il mio nome è ******* e sono qui per dirti che ciò che sei è come ti appaio: infantile e tutt'altro che minacciosa.-

    No non ci credo……non ho sentito il suo nome….non sono ancora pronto!!! Certo è normale io non sono ancora pronto per dominare quel potere!!!

    Lei continuava a guardarlo forse per notare le sue reazioni e capire che tipo fosse.
    Ilyan d’altro canto era perso in se stesso e vedeva solo due immagini continue nella sua testa.
    La prima erano le continue allucinazioni che aveva avuto durante le missioni con il Sensei e la seconda era a paura di scoprire quel potere per poi esserne soggiogato o corrotto.


    Io sono Ilyan Light……..deceduto e risorto…..come…..come …….uno Shinigami…….io sono il tuo…..io sono il tuo pa…

    La voce dello spirito tornò a farsi sentire dopo aver portato le dita della sua mano proprio sulle labbra, cosi da attirare l’attenzione del suo futuro Shinigami e farlo rendere conto della situazione in cui era finito.

    -Ne~Ne~, onii-chan~! Io sono la tua Zampakutou, sono il tuo potere, dimmi un po'... per cosa mi useresti?-

    Di colpo al suono di quella voce, balzò all’improvviso, come se si fosse svegliato di soprassalto e concluse la frase che aveva ridondante nella testa.

    Padrone!!! Si….ora ho capito!!!Sciavo e padrone….la stessa medaglia!!!

    Cosi senza un nesso logico pronunciò queste parole ad alta voce per poi fissare meglio la ragazzina che stava tenendo un atteggiamento molto strano.
    Lei che era cosi erotica e cosi bella da vedere, che non ci si poteva avvicinare per via del suo reale comportamento bambinesco. Lei era la perfetta fusione dei contrari e degli opposti, in pratica sarebbe stata il bianco e il nero, sposati per sempre.
    Negli occhi dell’aspirante Shiniami si formò una strana luce di commozione, sembrava come se stesse guardando il desiderio di una vita.


    Tu….Tu….sei bellissima…..sei affascinante sei deliziosa e sei cosi inconsciamente letale…..penso di amarti……penso di farlo da sempre…..con te capirò chi sono a qualunque costo senza malizia e senza problemi…..è vero? Sarà cosi?
    Dimmelo io ti userò sempre per tornare indietro lungo la mia coscienza anche se sarà sporca di sngue……anzi anche se dovremo gettarne dell’altro vero? Questo sono io….questa sei tu….. questi siamo noi…..Vieni a fare questo viaggio?
    Mi accompagneresti con le tue labbra e le tue ali verso il mio destino.....o forse dovrei dire monta in sella ?
  4. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Il costante movimento che lo circondava rendeva tutto un po’ confuso e astratto, senza contare quel maledetto vento che non voleva sparire.
    Il veicolo che ancora andava e lui a terra senza un punto di riferimento, senza una via precisa da seguire vista l’unica direzione che gli si poneva davanti. Tutto questo poteva condurre solo a un individuo, il suo maestro pazzo ed egocentrico, pero per un primo momento cercò ancora di restare calmo, senza lasciarsi andare alla foga della disperazione.
    Il tempo passava, lasciando il clima e il paesaggio totalmente immacolati, mentre nella sua mente incominciavano a crearsi crepe oscure che lo stavano gettando nell’oblio dello sconforto. Non c’era più niente da fare ogni tentativo era stato vano.
    Prima aveva provato ad alzarsi e a percorrere la strada a piedi, ma sembrava addirittura di non riuscire a sorpassare la carcassa della moto, che giaceva ancora a terra in prossimità di quell’albero. Poi tentò d risalire la china scalando gli alberi, ma qualunque appiglio trovasse, non lo portava cosi in alto da toccare le foglie. Tutto illeso ai suoi sforzi, oramai doveva sfogarsi con qualcuno. In quel momento il suo pensiero aveva due soggetti con il quale prendersela; la moto oppure con il cielo. Il veicolo scelse di non toccarlo, poiché semmai avesse svelato l’enigma, ci sarebbe salito nuovamente in sella, per tornare indietro e ritrovare la via di casa. Quindi tutto portava a strepitare in maniera maniacale contro il cielo. Contò fino a tre e poi prese un gran respiro pronto a urlare a pieni polmoni, quando tutto l’entusiasmo fu interrotto da una voce.


    -Ihihihih, Onii-chan ha fatto "bum" contro l'albero.-

    Non ci posso credere il Sensei sta impersonando una bambina per divertirsi? Non gli basta tutta questa messinscena?

    Si tenne dentro quell’urlo liberatorio che si era prestabilito e cercò di alzare lo sguardo per guardare il volto di quel suono. Anche se in cuor suo aveva solo la convinzione di un travestimento ancora più spaventoso da parte del suo insegnante pazzoide.
    Nonostante avesse alzato lo sguardo, la figura restava coperto dal manto erboso degli alberi cosi incominciò a fare diversi passi all’indietro, per cercare di scorgere la vera identità della voce. Prima un passo lento e poi man mano sempre più veloce, fino a che non la vide.
    Stavolta la sua convinzione fu tradita e lasciò campo libero allo stupore. Tutto il suo corpo rimase in fermento, mentre guardava stupito quella bambinetta, che sghignazzava tra se e se.
    Una specie di angioletto nero che a prima vista esprimeva dolcezza e debolezza. Lei sembrava cosi indifesa e cosi piccola che lo riempì di tenerezza, eppure non riusciva ancora a muoversi come se il suo cuore fosse attanagliato da una catena; fino a che il silenziò si ruppe, lasciandosi andare ancora nel suono della sua voce.


    -Dì, Onii-chan, sei tu il mio Shinigami?-

    Una semplice frase per aprire un mondo infinito di possibilità. Un mondo pieno di paure e perplessità. Un mondo interiore che non conosceva e subito incominciarono a prendere vita delle logiche che prima sembravano impensabili. Quello quindi sarebbe stato il suo mondo interiore? Non era un test creato apposta per destare i suoi nervi? Non riusciva ancora a spiccicare parola, ma comunque continuava a fissarla e continuava a tenere lo sguardo sul suo volto mingherlino e sulle sue alucce nere.

    Una ragazzina…….il suo Shinigami? Io……lei…..sarebbe il mio potere….

    Di colpo si ricordò tutte le prove a cui era stato sottoposto e non potè far finta di dimenticare tutta quell’oscurità che continuava a tornargli in mente. In quell’istante non faceva altro che chiedersi dov’era finita e se comunque fosse rimasta, in cosa si sarebbe trasformata?
    Quel mondo cosi come gli appariva, non c’entrava nulla con i sogni precedenti e lei, che cosa c’entrava in quel viale alberato? In più c’era il veicolo che lo metteva ancora più in dubbio, forse stava a significare il continuo viaggio che stava compiendo la sua anima oppure poteva essere l’unica via per evadere da quella dimensione. Il suo biglietto per tornare nel mondo dei vivi. La troppa confusione, lo lasciò in balia dell’oblio e in un attimo aveva già le mani intorno ai capelli, forse stavolta era veramente pronto ad urlare. Prese ancora una volta un gran sospiro e poi ebbe l’illuminazione finale.
    Finalmente arrivò nella sua testa la domanda giusta. L’unica cosa che gli importava.
    La guardò e disse solo questa frase.


    In fondo al mio cuore ho trovato sempre il buio e poi esci tu…..chi sei? Dimmi la verità tu sei il male dentro di me…..sei la mia sete di vendetta? Devo saperlo…..perchè…. anche se non ti conosco……..sento…..sento…..di essere legato a te e di volerti bene…….come se fossi stata mia dal primo dei miei giorni……ti prego aiutami!!!
    Chi sono dimmelo tu......per favore....se sono il tuo padrone....cosi come sento nel profondo.......dimmi chi sono!!!
  5. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Buio e nulla, senza avere altri segnali di concretezza, solo il nero dell’essenza e dell’incoscienza. Tutto quello a che cosa avrebbe portato? Quello era l’oltre tomba oppure era la linea di stallo prima di morire definitivamente. Forse adesso avrebbe potuto incominciare a vedere tutta la sua vita in un istante prima di abbandonare quella dimensione definitivamente. Invece oltre al buio e al nulla, arrivò il vento; in una quantità spaventosa e una potenza senza equali, sembrava di stare all’interno di una tromba d’aria e perché quella sensazione di libertà.
    Il ragazzo senza rendersene conto aprì gli occhi e finalmente incominciò a vedere una miriade d’immagini. Figure che non riusciva a decifrare per colpa di tutto quel vento e del suo stato completamente confusionale, ma il tempo giocava dalla sua parte. Perciò scorse liberamente e indisturbato, fino a che la vista non si abituò all’immagine di tutte quelle figure e del nuovo mondo in cui era finito.


    Che cos’è? Dove sono finito? Dov’è la corda rossa……e le fiamme……..il fumo…..come sono arrivato su questo viale alberato e questo vento……ma…..non ci credo

    Un bellissimo viale alberato lunghissimo e completamente fiorito, incorniciava una strada completamente dritta, non c’era una fine e non c’era un orizzonte. Nessuna deviazione o curva o cartello stradale; solo migliaia di alberi altissimi che lasciavano intravedere qualche sprazzo di sole sulla strada. Addirittura non si riusciva nemmeno a vedere la fine degli alberi e sembrava che fossero completamente senza alberi, come sui disegni dei bambini.
    Ogni albero aveva la sua folta chioma rossa e verde, molto compatta e bella da vedere come il look di una capigliatura anni settanta. L’unica differenza si poteva vedere nel tragitto che si faceva imperterrito, poiché tutti gli alberi perdevano foglie in continuazione, senza mai lasciare un buco nel suo manto.
    Una continua pioggia di petali, per la maggior parte erano rossi e i restanti si tingevano di verde foglia. Comunque dopo aver fatto chiarezza sul paesaggio che aveva intorno restava una costante che non riusciva a cessare.

    Sul suo viso e sul suo corpo solo un elemento continuava ad attanagliarlo con questo fastidio perpetuo. Il vento la faceva da padrone e per quanto adesso vedesse con chiarezza non riusciva a spiegarsi perché c’era bisogno di tutta quella corrente.
    Infine decise di guardare nell’unico punto in cui non aveva mai nemmeno sbirciato, forte del suo movimento continuo, pur non muovendo le gambe.
    La soluzione al suo enigma si stanziò dinanzi ai suoi occhi limpida e lampante.
    L’aspirante Shinigami guardò verso il basso, comprese e incominciò ad andare fuori di testa.
    Un movimento perpetuo in avanti, senza muovere le gambe? Stavolta avrebbe potuto trattarsi di volo, invece era semplicemente seduto su una motocicletta.
    Lui non l’aveva notata e non si era nemmeno reso conto di essere stato seduto per tutta la durata del tempo e quando finalmente la vide, capì che quello scenario si dimostrava ancora più strano.

    Una moto che si guidava da sola su una strada sempre dritta, in un mondo parallelo difficilmente riconducibile alla realtà.
    La rabbia risalì il sistema nervoso e andò a bussare al cervello del suo giovane amico che gli fece vedere com’erano andate le cose e capì tutto.
    Una strada infinita, percorsa a bordo di una moto che procedeva da sola, sempre dritta pur non essendo guidata. Le marce si cambiavano da sole l’andamento non sembrava modificarsi, si manteneva anche la stessa velocità.


    Qualunque sia la missione del maestro, stavolta non starò fermò a farmi controllare…… tanto per cominciare guiderò io.

    Ilyan mise le mani sul volante, per provare a cambiare direzione, ma non appena lo toccò la moto schizzò come impazzita e si diresse dritta contro uno dei tanti alberi che incorniciavano la strada. La moto ci si schiantò completamente e il ragazzo venne catapultato addosso al tronco dell’albero. Tutta la pioggia di foglie che cadeva, si concentrò sulla testa dell’aspirante Shinigami sommergendolo tra il rosso e il verde e quando riuscì a rimettere il naso fuori da quel cumolo di verde che lo aveva sotterrato notò subito due cose.
    Quel mondo non era affatto cambiato, gli alberi avevano ripreso a perde le foglie lentamente creando la stessa atmosfera e la moto era a terra, ma non si era spente e le ruote continuavano a girare.
    Senza contare che la brezza che aveva in faccia quando era in moto, non era sparita e si era mantenuta nell'aria, come se fosse ancora a bordo del veicolo.


    Che cos’è questa dimensione……Sensei!!!!!
  6. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Scusami passami l’errore anche se era proprio evidente. Ti chiedo scusa, sarà stata l’ora tarda della notte. Grazie di avermelo fatto presento.


    Il gesto di un ragazzo che vuole smettere di credere fino all’ultimo secondo. Il gesto che dimostra la fervida forza della convinzione nelle proprie possibilità e lancia un dado contro il rigetto delle credenze. Un lancio che sarebbe dovuto essere fortunato, oppure si sarebbe dimostrato come un'altra scala verso l’inferno. Lui che era pronto a lasciar perdere i suoi ragionamenti e la sua situazione, per una nuova via dettata solo dall’istinto.
    Egli corse verso quella corda senza indugio, pronto a sorridere in faccia alla sua maledizione. Un piccolo messaggio lo aveva messo davanti a un bivio e lui, nel suo mal di testa, era stato capace solo di lanciarsi contro un’altra possibile disgrazia.
    Questo per certi versi era da apprezzare in fondo era già morto e la sua scelta lo avrebbe fortificato oppure lo avrebbe ucciso definitivamente.
    L’attimo fuggente tanto atteso stava per arrivare e lo accolse con il sorriso, senza sapere se quello sarebbe stato l’ultimo o il primo di una lunga serie. Infine arrivò la stretta forte e decisa proprio sulla corda che fino a quel momento sembrava un impedimento per la liberta. Una corda rossa come una catena in fiamme, forse la similitudine poteva sembrare esatta, ma mai avrebbe immaginato che alla fine sarebbe diventata la pura realtà.

    Una fiamma divoratrice incominciò a bruciare il suo corpo e lui lasciò partire un urlo disumano. Il dolore era impossibile e non riusciva a capire che cosa stesse succedendo.
    Quella era solo una stupida corda e non si vedeva una minima fiamma intorno a lui, ma l’unica sensazione che continuava a sentire, era quella di bruciare vivo. Un fuoco senza limite che gli stava torcendo l’anima dritta nelle viscere più oscure.
    Egli continuava a contorcersi a terra e stava provano a mollare la presa su quella punizione infernale, ma ben presto anche il braccio, apparve incontrollabile alla sua mente come se fosse distaccato dal cervello. Il nulla lo stava deridendo e la mancanza di riferimenti, lo lasciava a l’unica cosa che avesse un qualcosa di reale. Il dolore era la cosa più vera che avesse mai conosciuto e lo stava accompagnando per tutto il suo tragico tentativo di evasione.
    Peccato che la possibilità di fuggire era totalmente lontana dal possibile, anzi la vera speranza era quella di svenire in preda al dolore, cosi da smettere di esserne vittima e abbandonarsi al dolce sonno dell’incoscienza. Infine arrivò anche l’ultimo segnale di verità.
    Il suo corpo incominciò a fumare, senza avere una minima traccia di fuoco, lui stava bruciando. Tuttavia non c’era una spiegazione razionale, il biglietto aveva ragione, la maledizione esisteva e la sua stupida presunzione ne era la prova.


    Restare qui……adesso……. perché? Non posso uscire……ma anche se uscissi…..morirei…..sto bruciando!!!! Finirò qui e adesso……no…..io volevo ricordare e capire chi ero……chi ero……chi sono diventato….ti prego………ancora no!!!

    Un altro grido lo accompagno nel sonno che sembrava eterno. Il pensiero, la parola e la sofferenza lo lasciarono li a terra ancora fumante con quella maledetta corda stretta nella mano. La sua speranza era stata esaudita, anche se oramai assomiglia deisamente alla via peggiore. Il buio e nient’altro intorno a lui; c’era solamente il buio.
  7. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Il ragazzo si trovava in una situazione molto scomoda lontana dal suo maestro e dalla sua compagna, senza avere una via da seguire con solo due custodie di legno davanti.
    L’immaginazione era una delle sue carte migliori, lo dimostravano le sue scelte e il suo modo di ragionare, ma comunque adesso da fare c’era veramente ben poco e per quanto potesse essere scontato e banale nel suo cervello si materializzò solo un’idea.
    Quindi pian piano si avvicinò e lentamente mosse il suo braccio verso una delle due custodie, pronto a toccarle, pensando che magari avesse potuto rivelare un indizio o qualcosa che lo avrebbe aiutato. Il suo pensiero non pensava potesse avere ripercussioni pericolose o quantomeno dannose per la suo salute, in fondo le avrebbe toccate per poterle aprire, ma quando le sue dita sfiorarono il legno, successe una cosa inaspettata.
    Un colpo netto e veloce gli arrivò dritto alla nuca, ma non era violento, sembrava quasi come se lo avessero colpito, per sottolineare un errore o una cosa che non bisognava fare.


    Non l’ho nemmeno sentito arrivare….forse una trappola? No non è scattato nulla e nessuno mi è arrivato da dietro….un arma invisibile? No che cosa sto pensando

    Si rialzò da terra e ancora in stato confusionale notò che non c’era niente di strano nella stanza, era tutto come prima e non si era aperta nessuna porta. L’unica cosa che era cambiata era la custodia che aveva toccato, infatti era sparita. Un oggetto del tutto volatilizzato nel nulla, senza una spiegazione. In quella stanza non c’era una vera e propria entrata e quindi non c’era nemmeno un uscita e non era grandissima. Ilyan era solo eppure era bastato sfiorarla per essere colpito e farla sparire e non era riuscito nemmeno a togliere la corda, per vedere cosa ci fosse stato al suo interno.
    Improvvisamente una voce squillò nella stanza prendendo interamente l’attenzione del ragazzo.


    CITAZIONE
    Sei stato appena maledetto come punizione per aver toccato ciò che non è tuo. In quanto Shinigami non morirai, ma il tuo fisico s'indebolirà fino al punto di lasciarti in bilico tra la vita e la morte finché non sarai catturato e giudicato.
Le mie sentite condoglianze.

    Sensei….anche questa è una delle sue prove? La missione è gia iniziata? Sensei…..
    Dove sei? Fatti vedere? Esci allo scoperto, cosi ne riparliamo riguardo alla maledizione.


    L’aspirante Shinigami aveva reagito immediatamente a quella voce, rispondendo decisamente e quasi in maniera aggressiva, ma quel volto irascibile era dovuto solo all’inspiegabilità della situazione. Non sapeva dov’era e ci era finito dopo essere sopravvissuto a un incidente aereo. In più se aveva un certezza quella era il suo maestro e la missione perché era partito, perché non sarebbe dovuto essere opera sua? La cosa più ovvia di solito non viene scelta proprio perché era la più ovvia, ma ricevere una maledizione di morte perché si tocca una custodia, non rientrava nei pieni del ragazzo. Invece far credere di ricevere una maledizione al suo allievo già disperato e confuso era proprio nello stile del Senei.
    Pero il tempo passò e per quante volte urlò ad alta voce di aver capito il suo giochetto, lui non si rivelò mai e la stanza non aiutava, quindi arrivò l’unica cosa che la logica stava tentando di tenere lontano. La paura era proprio la sensazione che bisognava tenere alla larga, ma comunque quando la cosa resta inspiegata uno deve prendere una via e affrontare la situazione fino alla fine della faccenda; dove riuscirà a scoprire l’arcano oppure si renderà conto che la storia era vera.


    Bene stai calmo….magari è un codice o un gioco di parole. La voce potrebbe aiutarmi a uscire di qui……ripensaci e trova il vero messaggio. Allora il mio fisico si indebolirà a tal punto da essere catturato e giudicato…..fin qui è facile. Io sono bloccato qui e se pasa molto tempo mi indebolirò per la fame la sete ecce cc. Naturale non ci voleva cosi tanto. Quando sarò ridotto uno straccio si aprirà una porta ed entrerà il Sensei a dirmi che la prova è superata. Io devo resistere più tempo possibile perché la voce ha detto che uno Shinigami non sarebbe morto perciò se sopravvivo sarò degno del grado di Shinigami. Vai ho capito tutto…..ma siccome che sono stato già maledetto farò una cosa che renderà questa prova di sopravvivenza un po’ più divertente.

    Ilyan prese la rincorsa e si lanciò sull’altra custodia deciso ad afferrare la corda rossa in corsa cosi da mettere in difficoltà l’aggressore.

    Stavolta la prendo e la apro….in guardia!!!
  8. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Più passava il tempo e più si stava rendendo conto che l’idea che aveva avuto era a dir poco imbarazzante. Egli provò a trovare l’equilibrio, provò a sentire il terreno sotto i suoi piedi nella speranza di piegare la gravità come se stesse correndo in piano.
    Peccato che quando le gambe toccarono la roccia, anche se in modo corretto, non riuscirono ad effettuare la corsa. La velocità di caduta e la pendenza della discesa, rendevano la cosa un’impresa impossibile, senza contare che anche se avesse portato a termine tutto il tratto, ci sarebbe stata ancora la questione dell’impatto.
    Forse nella sua mente contava di dosare la corsa una volta incominciata oppure cercava uno slancio prima dell’impatto cosi da rotolare a terra e limitare i danni ulteriormente.
    Invece prima che tutte queste possibilità di morte certa potessero prendere vita, arrivò un segno. Anzi forse è meglio chiamarlo uno stormo. Una miriade di uccelli che viaggiavano compatti e uniti, si stava dirigendo proprio contro di lui, come se fossero ciechi.
    Quello che accadde poi ne diede nettamente la prova.

    Ilyan continuava come un sacco senza vita a cadere vedendo spegnersi la sua immaginazione, contro una realtà troppo forte e inesorabile, ma la sua velocità di caduta gli permise di impattare proprio contro gli uccelli, che già di suo avevano puntato la torre.
    La fortuna lo baciò per due volte consecutivamente, poiché una volta essere stato assalito dagli uccelli , essi se lo trascinarono dietro fin dentro una stanza della torre.
    Quando la speranza stava per scomparire, si ritrovò con un mucchio di uccelli addosso e il suono rimbombante di vetri rotti nelle orecchie. Loro avevano mirato una vetrata che si trovava qualche piano sotto rispetto a dove era atterrato l’aereo del Sensei e infrangendolo prepotentemente salvarono la vita all’aspirante Shinigami.
    La botta con lo stormo, comunque non fu una bella esperienza e fu costretto a subire un bel colpo all’addome e ai fianchi, senza contare i diversi vetri che si ritrovò piantati sulla schiena.
    Tuttavia questo, era niente se calcoliamo la morte certa che avrebbe incontrato, alla fine della sua corsa pazza; perciò dopo qualche minuto steso a terra con gli occhi chiusi, incominciò a riprendersi. Incominciò a guardare lentamente intorno a se, mentre era ancora seduto e vide che la stanza era abbastanza sgombra. Il posto non era molto arredato e non c’erano molte cose che attiravano l’attenzione del ragazzo, tranne la fantasia con cui era dipinto il pavimento, che era formato tutto in piastrelle di rombi, colorati che a loro volta formavano altri rombi, unendosi in maniera confusionaria; come a creare un effetto ottico disturbante.
    Per il resto il soffitto era bianco e le pareti, anch’esse molto sobrie e palesi, tutto tranne il pavimento.


    Dove sono capitato? Anzi….Sono Vivo!!!!! Che cose m’interessa dove sono……adesso devo solo capire come raggiungere il maestro e poi potrò proseguire tutto..

    Ahia!!!

    Due uccelli gli stavano mordendo il gomito e lui se li tolse di botto, alzandosi di scatto agitando il gomito, ma ormai aveva già preso un bel pizzico. Notò due cose riguardo gli uccelli una volta alzatosi, poiché se la stanza sembrava non rivelare sorprese i comportamenti dei volatili erano alquanto strani. La maggior parte volava impazzito da una parete all’altra cercando disperatamente una via di fuga verso il cielo, nonostante la vetrata fosse rotta e questo bastava a dimostrare perfettamente la loro cecità. Tuttavia un piccolo gruppetto stava buono buono, ammucchiato dall’altra parte della stanza, come se li ci fosse qualcosa che li attirasse e al tempo stesso li tranquillizzasse. Il giovane prima di andare da quella parte provò a sgranchirsi e a capire quanti frammenti di vetro avesse ancora infilati nella sua pelle e mentre ne estraeva qualcuno, camminava per la stanza dirigendosi, proprio verso la vetrata che aveva sfondato. Guardò in basso per capire da cosa si era salvato, ma mentre lo faceva si teneva ben saldo con la mano sinistra a un appiglio e si girava in continuazione, impaurito all’idea di riprecipitare un'altra volta, spinto ancora dallo stesso stormo.

    Fiuuu….. grazie divina provvidenza…….insomma morire in quel modo mi avrebbe fatto arrabbiare, anche se non mi ricordo bene come sono morto la prima volta. A dire la verità mi sarei arrabbiato a morire in qualunque maniera……..basta morire no?

    Finalmente tornò a preoccuparsi della stanza in cui era cercando un uscita, ma non trovò nessuna porta, forse c’era qualche passaggio segreto, ma comunque doveva riuscire a trovarlo e quale miglior punto di partenza poteva esserci, se non quello nel quale gli uccelli sembravano ipnotizzati? Camminò lentamente verso di lor, ma era come un fantasma nessuno di lor e man mano si avvicinava faceva chiarezza sui dubbi che aveva.
    Quando arrivò proprio sopra gli uccelli si rese conto che ce n’erano tanti altri proprio sopra a delle custodie di legno. Senza pensarci fece un urlo e incominciò a sbraitare e a smanacciare per far disperdere i volatili, ma pur togliendosi da quei coperchi, rimasero tutti intorno a loro.
    Una volta tolte tutte quelle bestiacce finalmente riuscì a vedere anche un altro piccolo particolare. Un cordone rosso le teneva chiuse e adesso il ragazzo era molto tentato ad aprirle, poiché non vedendo alcuna porta nella stanza, magari pensava che dentro di essi si potesse nascondere una scalinata o un sottopassaggio, per uscire dalla torre.
    Solo che quella era sempre una missione con il suo pazzo Sensei e se avesse aperto la custodia sbagliata, magari avrebbe attivato un’altra trappola e con quella giornata, magari era meglio pensarci ancora un po’ su quale aprire.
  9. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Essere pescati da un aereo impazzito guidato dal tuo Sensei, che si dimostra essere ancora più fuori di testa del solito, non era nei piani del giovane studente. Comunque oramai la giornata era partita e direi nel peggiore dei modi, oramai che era a bordo del velivolo dove solo concentrarsi e prepararsi all’inizio della missione. Lì avrebbe sicuramente fatto bene a incominciare a preoccuparsi, anche perché ogni prova che sosteneva con il suo maestro, finiva per essere una sfida di sopravvivenza.
    Una volta a bordo non era preoccupato più di tanto, aveva notato qualche manovra brusca, ma quello non sarebbe bastato a metterlo in allarme. Poi pian piano che il tempo passava si rese conto che le cose andarono decisamente peggiorando.
    La manovra per la discesa non prometteva nulla di buono, ma quello era abbastanza prevedibile; poiché qualunque manovra poteva diventare mortale, se eseguita da un pazzo che si crede un pilota. Infatti, nemmeno dieci secondi dal quel pensiero allarmante e il volante si spezzò davanti ai suoi occhi.


    CITAZIONE
    - ...non è che qualcuno di voi sa come si riattacca il volante di questo coso? Yuki? Ilyan? No, eh? Chissà perché me l'immaginavo. State tranquilli, non è il momento di cadere nel panico. Con la mia forza posso provare a manovrare usando solo il troncone della cl-

    Stleng!

    Poi arrivò lo squarcio sotto la pancia dell’aereo e l’espressione del professore diede il via libera generale, al panico più totale. Anche se lui aveva detto di farlo contare fino a tre invece Ilyan aveva fatto di testa sua senza urlare affatto, poiché era perfettamente terrorizzato. Il velivolo andò dritto contro la torre, non c’era scampo, poteva solo aspettare il momento dell’impatto e sperare che anche quello schianto facesse parte della missione preparata dal Sensei, senno quella volta sarebbe andato incontro a una fine certa.
    Un impatto pauroso dal quale era certamente impossibile uscirne illeso, che cosa avrebbe potuto fare un aspirante Shinigami in quella situazione. Per prima cosa si guardò intorno se nell’aereo ci fosse qualche paracadute, ma non trovò nulla.
    Poi prima di quanto pensasse arrivò il colpo, che lo fece balzare in aria. L’aereo sfondò una delle grandi vetrate della torre e all’interno di quella pioggia di frammenti, Il ragazzo riuscì a vedere l’azione del Sensei, che aveva preso in braccio la sua compagna e con una rapidità assurda, si era lanciato attraverso la crepa apertasi precedentemente, per uscirne illeso, sia dai vetri che dall’impatto che sarebbe avvenuto subito dopo.
    Naturalmente i suoi movimenti furono a malapena percettibili ai sensi dello studente e quindi l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di muoversi al massimo delle sue forze, cercando di fare lo stesso percorso utilizzato dal suo preparatore. Tuttavia quando si lanciò attraverso lo squarcio, trovò solo i vetri rotti della finestra ad attenderlo e anche aggrappandosi a essi, ebbe solo la sfortuna di lacerarsi le mani e il vestito.
    Egli aveva pochi istanti che avrebbero scandito il tempo prima di far incominciare la sua caduta e lo sapeva bene, perciò non chiese aiuto e non urlò, ma attese il momento in cui sarebbe precipitato.


    Forse riuscirò veramente a rivedere tutti i ricordi della mia vita passata e capirò che persona ero e vedrò quel lato oscuro dentro di me, tuto prima di diventare uno Shinigami, bè almeno quel pazzo si toglierà da davanti un altro studente.

    Incominciò a precipitare, quando vide, che sotto di lui c’era una leggera sporgenza di roccia che faceva allargare la torre, come un cono. Durante la sua caduta non sarebbe arrivato direttamente al suolo, ma avrebbe strusciato sulla parete di roccia, che creava quasi come una discese di pietra. Forse con la giusta dose di fortuna e il giusto avvitamento, seguente all’impatto se la sarebbe potuta cavare. Oppure tutti quei ragionamenti non sarebbero serviti a niente, ma comunque si accese in lui il lume della speranza e mentre cadeva incominciò a pensare alla posizione per attutire il colpo con la roccia e proseguire la discesa, senza staccarsi troppo dalla pendenza rocciosa.
    Naturalmente quando si precipita tutto diventa poco quantificabile e molto difficile da organizzare, perciò arrivò alla roccia come se fosse in piedi, pronto a correre una lunga discesa. Una corsa contro la morte.
  10. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Prese le cose, ebbe giusto il tempo di uscire dalla stanza per ritrovarsi all’interno di un corteo storico, compreso di banda e pubblico, che attento lo aspettava.
    Naturalmente si parla di corteo perché le sardine sputarono fuori dei ponpon che incominciarono ad agitare con vigore, allestendo un altro grande show, anch’esso dotato di una colonna sonora indimenticabile. Quelle mosse erano accompagnate da un passo forte e continuo che li avrebbe accompagnati per tutto il tragitto fino al cortile più vicino. Naturalmente come ogni grande spettacolo, meritava un pubblico degno di questo nome, infatti, non tardò ad arrivare. Nel corridoio si radunarono una miriade di studenti che comunque si divisero le reazioni, non tutti erano piegati a ridere, altri addirittura piangevano al passaggio del ragazzo sventurato, preceduto dalle sardine ponpon.
    Magari avevano capito chi era la testa che aveva creato, tutto quello scempio e quindi avevano capito che tutte quella preparazione senza senso, sarebbe servita solo a farli sprofondare in un mare di sofferenza e malattia.
    Nonostante tutto, lo studente continuava ad avanzare senza dare troppo peso alle facce che lo stavano guardando, fermo a pensare solo alla prova che lo avrebbe atteso, sapendo che lì avrebbe trovato la sua compagna di sventure e una volta incontrata, avrebbe avuto il quadro della situazione molto più chiaro.
    Oramai erano due o tre giorni che non la vedeva, forse aveva avuto dei problemi oppure si stava preparando proprio a questa prova, comunque vederla gli avrebbe fatto piacere in qualunque caso.
    Una volta arrivati al cortile finalmente la vide e nella sua testa si stava anche immaginando di andarla a salutare, magari per chiederle cosa stava pensando; oppure sapere come si era preparata a quella che sarebbe potuta essere l’ultima prova insieme. Invece rimase lì nei suoi pensieri e dopo averla guardata per un istante, distolse lo sguardo, senza donare nessun cambiamento di umore. Questo bastò per estraniarla dal suo mondo interiore e riportarlo alla prova nuda e cruda che stava per affrontare, quando di colpo le sardine sparirono lanciandosi di sotto il terreno.


    Anche questo fa parte della prova? Oppure hanno sentito qualche cosa che le ha mese in allerta?

    CITAZIONE
    - TORA TORA TORA!!!

    Questo fu il suono che annunciò la venuta di aereo, che apparse compiendo una giravolta da sopra un tetto. La voce che aveva urlato aveva qualcosa di familiare; addirittura sarebbe stato pronto a scommettere sulla figura del Sensei. Poi arrivò la prova che glie ne diede la certezza matematica.
    Il mezzo esegui una manovra perfetta e acrobatica, per portarsi in linea con i due studenti.
    Poi una volta agganciati i bersagli comuni, sprigionò la sua euforia senza fine, lanciando nel cielo una frase a dir poco brutale.


    CITAZIONE
    - MOLTE AI NEMICI DI PATLIA!! VIVA IL SOLE NASCENTE!!

    Si convinse perfettamente, che il pilota esaltato non poteva che essere il suo maestro e poi prima che potesse capacitarsi della follia che aveva di fronte, si vide arrivare contro una pioggia di proiettili. La sua compagna cercò un riparo, tentando una fuga senza senso; mentre lui si lanciò a terra incominciando a strisciare.
    Vista l’esperienza dell’ultima prova, avrebbe potuto impersonare la parte di un soldato sotto bombardamento, invece cercò dei sassi abbastanza grandi, da poter impugnare e lanciare contro l’aereo. Ne trovò giusto due o tre e provò a lanciarli con tutta la forza che aveva e dopo aver lanciato l’ultimo si mise raggomitolato a terra, stringendo le sue braccia intorno alla testa.
  11. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Pensare di restare una mattina nel letto, solo perché magari ti eri organizzato il tuo tempo libero, non voleva dire che realmente sarebbe andato a finire, come tu stesso avevi progettato.
    Soprattutto quando sei lo sfortunato allievo di un Sensei pazzo, che si diverte a convocarti nei momenti meno appropriati. Questa piccola considerazione doveva metterla in conto, molto prima di buttarsi sotto le coperte e chiudere gli occhi, perché non appena arrivò davanti alla porta del mondo dei sogni, un suono strano e assordante, lo riportò nella brutale realtà.
    L’aspirante Shinigami aprì gli occhi lentamente e quello che vide, bastò per rovinargli la giornata. Una grande scuola di acciughe, con tanto di bandierine e impianto stereo, che erano proprio lì sul suo comodino, che urlavano e sbraitavano a tempo di musica.
    La musica era molto veloce e loro si esibivano in una serie di coreografie a dir poco, strambe e goffe, ma comunque apprezzabili, se consideriamo il fattore “acciuga”.
    Signori si vedono delle mosse ancora più strane anche se fatte da uomini e donne, figuriamoci se possiamo insultare le movenze di una povera acciuga.

    La musica aveva invaso tutto l’ambiente della stanza e provare a ignorarla era totalmente fuori discussione, cosi sbuffò e provò a mettere la testa sotto il cuscino, ma il gesto ebbe una conseguenza abbastanza ovvia. Se una persona si copre le orecchie, ci sono solo due modi per farla ascoltare lo stesso, o si riesce a toglierli le mani dai timpani oppure si alza il volume.
    Bè la scelta più ovvia, finì per ricadere sulla seconda opzione, arrivando a dare fastidio, come un concerto di heavy metal.
    Disturbato e ancora più scorbutico, il giovane guerriero, prese il cuscino e con rabbia lo sollevò, con l’intento di schiacciare tutti quei fastidiosi animaletti. Il gesto fu secco e improvviso, ma quando l’attacco stava per compiersi, trovò una difesa solida.
    Tutte le acciughe che non ballavano, ma portavano gli stendardi della scuola le misero a difesa del balletto fermano l’avanzata del cuscino e sembravano avere una forza assurda. Provò anche a cambiare direzione, ma non c’era niente da fare, il cuscino veniva sempre parato con efficacia e questo bastò per farlo alzare ancora più amareggiato e più stordito, per colpa della musica.


    Mi sto alzando va bene…..va bene….basta con questa musica….che cosa volete???

    Oppure dovrei dire…..dov’è quel malato di “Mouryou” cosi che possa andare da lui e……..provare a ucciderlo…..per l’ennesima volta!!!

    Si sedette sul letto in dormi-veglia e sbadigliando incominciò a guardare meglio le mosse che continuavano a eseguire le acciughe, in maniera imperterrita e continua.
    Fino a che non ebbe un lampo su quella danza cosi eccentrica e vide il codice criptato che nascondeva, riuscendo a comprendere la vera natura di quel risveglio.


    CITAZIONE
    forza, in piedi, si va a pesca - 

hai dieci minuti dalla fine della canzone per prepararti - 

oddio, ma era oggi che il macellaio faceva quei fantastici sconti?

    La cosa positiva, c’era anche stavolta, perché almeno adesso sapeva che doveva prepararsi per andare a pesca. La cosa brutta era solo che doveva aspettare la fine della canzone e non si sarebbe fermata prima, nonostante fosse riuscito a decifrare il messaggio nascosto.
    Ilyan incominciò a frugare all’interno della sua stanza, ma sapeva benissimo, che non aveva granché di attrezzatura da pesca; forse poteva avere del filo per le cuciture, ma di sicuro non aveva ne ami e ne canne. Alla fine in cuor suo gli importava ben poco, perché sapeva che ogni missione svolta con il Sensei, sarebbe finita con lo sfociare nell’assurdo e nel maligno.
    Quindi non ci perse poi troppo tempo a cercare strumenti strani, ma si preoccupò solo di prendere il filo per le cuciture e la sua personale katana di legno.
    Poi frugò ancora nei cassetti cosi da trovare qualcos’altro che poteva sembrare apparentemente utile e finì con trovare un retino per la caccia delle farfalle, senza sapere nemmeno come fosse finito sotto il suo letto.


    Bè prendiamo anche questo e andiamo!!
  12. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    I sforzi avevano dato i loro frutti e alla fine il povero Ilyan era riuscito a produrre un buco grande come un pallone.
    Non sapeva se gioire o attendere un’altra punizione da parte del Sensei. Lui ci aveva messo tutto l’impegno possibile, era cosi preso dalla sua prova, che non si preoccupò nemmeno di guardare il risultato della sua compagna. Il ritmo del suo fiato era aumentato leggermente e per la prima volta si sentiva vivo come una volta, come se fosse riuscito a scindere realmente il mondo immaginario da quello reale. La realtà donava molte più soddisfazioni, anche se non vedeva l’ora di ottenere le facoltà per entrare in contatto veramente con il suo mondo spirituale e vedere come fosse.
    Tutti quei colori scuri che sentiva di avere all’interno, dovevano avere un motivo e prima o poi avrebbe scoperto tutta la verità riprendendo la memoria della sua vita passata. Cosi da poter scegliere quale strada percorrere, se portare a termine ciò che non era riuscito a fare quando era vissuto o cambiare nettamente la sua esistenza. Forse una sua parte avrebbe voluto vedere un sole dentro di sé. Un sole caldo e bello, che illuminasse tutto quanto, cosi da scaldare il suo spirito e farlo riposare in pace.
    La voce del Sensei arrivò consenziente e tranquilla fin dentro ai timpani del ragazzo, che gli donò tutta la sua attenzione.



    - Basta così per oggi e non preoccuparti Ilyan: non è la lunghezza che conta –
    - Dichiaro conclusa e superata questa lezione! Ora tornate a casa (sempre che ritroviate la strada), fatevi un bel bagnetto e preparatevi per la prossima missione. Ora, voi due...


    Adesso tocca a noi due…..non poteva finire cosi la lezione.

    Il povero studente guardò per un secondo la sua compagna, per mostrargli la sua espressione, cosi da fargli capire la sua disapprovazione.
    Per l’aspirante Shinigami, quella forse era stata la missione più diretta e concreta che avesse fatto e prepararsi a un altro rimprovero lo fece dispiacere. Addirittura dal tono di voce del maestro gli era sembrato di averlo compiaciuto e quelle ultime parole lo avevano messo in dubbio. Fino a che il professore non riprese la parola.


    - Non mi ero reso conto di quanto la vostra testa avesse bisogno di riposo e di amorevole affetto paterno. Ma io... io non posso darvelo. Anche se guardarvi scatena il mio istinto materno, io non posso impegnarmi. Sono un uomo in carriera, pieno d'impegni e non so trattare con i bambini, quindi... oh, ma che faccine pucciose che avete! E va bene, la prossima volta ci andiamo tutti a divertire. Per la prossima lezione vi porterò a pesca! E delle caramelle. Andremo a pesca con le caramelle!!

    Subito dopo avergli dato le caramelle, gli stampò due bacioni sulle guance. Il cattivo, eccentrico, strano, malsano Sensei e portatore di morte, gli aveva donato un gesto di affetto.
    Ilyan si trovò totalmente disorientato da quel gesto, non seppe cosa fare, rimase immobile a guardarlo saltare verso il cielo. Fortunatamente per lui, le ultime parole del maestro, diedero un bello spunto per andare via con stile, senza dare nell’occhio e senza far vedere la vera reazione che avrebbe voluto attuare il giovane contro la sua guida.
    Infatti una specie di furia omicida si accese subito dopo il bacio ricevuta, ma anche quella voglia era nata contrastante alla contentezza del successo, perciò rimase fermo e inerme.


    - PERO' SMETTETELA CON LA PARLATA MARINARESCA, SIETE RIDICOLI!!

    In quel secondo riprese la bandana che aveva gettato a terra in precedenza e guardando la compagna, rimase a fissarla nella speranza che si fosse voltata per guardarlo e se lo avesse fatto le avrebbe fatto un occhiolino per poi dirle ad alta voce.

    Ci vediamo in mare mozzo!!........Ahahahaha…..Arrrgghh!!!

    Mostrò i denti, per poi girare i tacchi e dileguarsi in lontananza.
  13. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    L’aspirante Shinigami si era lasciato trasportare troppo dalla sua fervida immaginazione, catalizzandosi troppo nell’altra dimensione, che non risultava essere affatto reale e non rispecchiava nemmeno il suo mondo spirituale, poiché non possedeva ancora le facoltà per entrare in quell’universo.
    Quindi nonostante l’energia accumulata in maniera corretta, riuscì solamente a farla espandere in maniere confusionaria intorno al suo corpo, lasciandolo coperto di energia, ma senza indirizzarla correttamente.
    Il risultato finale fu consono con i primi tentativi di ogni prova effettuata, non era mai riuscito a fare meglio della sua compagna e nemmeno questa volta sembrava la volta buona.
    Il suo colpo, finì come sempre per fare “BUM” facendolo volare a gambe all’aria senza alcuna spiegazione logica; anzi anche se ci fosse stata una spiegazione, non sarebbe stata logica per le sue facoltà. Poi si rialzò lentamente incominciando a fare i conti con l’incidente che aveva fatto, i danni sembravano non vedersi, ma di sicuro il dolore si faceva sentire.
    Per lui fu come avere un incidente stradale e come se non bastasse, arrivarono due batoste psicologiche a recargli ancora più dispiacere. Per prima cosa si voltò sulla roccia della sua compagna, ma non lo fece per vedere il suo risultato; le sue intenzioni erano solo precauzionali, rispetto alla persona che aveva di fronte. Insomma si era solo preoccupato che anche la sua compagna avesse potuto finire nel suo stesso modo, ma rimase sorpreso quando vide il segno delle nocchie della ragazza sulla roccia.
    Per finire, arrivò come un tuono sulla sua testa, la voce inquisitoria del Sensei che riprese la predica, sempre rimanendo all’interno del personaggio piratesco.


    CITAZIONE
    - Qui voi mozzi state facendo ognuno l'opposto dell'altro: uno spara cannonate piene di polvere senza mirare, mentre l'altra mira bene, ma si dimentica la polvere!! Ilyan, più controllo su quella sardina monca di Reiatsu! Sei tu che hai la dannata bussola quindi mandalo dove vuoi tu invece di farlo esplodere e basta! E tu, donna, dagli un'aggiuntina di pepe a quel cannone! Volevate la parità dei sessi sulla mia nave? Allora guadagnatevela!!

    Per prima cosa pensò come un bambino alle parole che gli furono dette e quindi si focalizzò sulla parte in cui dava la colpa a entrambi al cinquanta percento.
    Opposti, ma comunque entrambi avevano una parte di errore e questo bastava per fargli salire un po’ di autostima rispetto alla ragazza.


    Prrrr…..siamo pari….Tie’

    Passato questo ritorno al mondo infantile tornò nella realtà e guardandosi intorno si rese conto, che aveva parlato ad alta voce pur essendo convinto di pensare.
    In più dallo sguardo della ragazza capì che aveva anche gesticolato con le mani, indicandola con il dito, ma fece finta di nulla guardando il Sensei, rimanendo rosso come un pomodoro.
    In cuor suo sapeva di essere ancora fissato dalla compagna, tuttavia cercò lo stesso di continuare a interessarsi solo alla missione e alle parole del maestro. Perciò raccolse un sasso che era in terra e incominciò a parlare ad alta voce.


    Sono io che ho la bussola maledetta e adesso devo scegliere la rotta da seguire e cose farà lo stesso la mia Reiatsu.

    Passato anche quest’ultimo tentativo di divagare sulla figuraccia fatta, chiuse veramente gli occhi e si disinteressò nuovamente di tutto per rilanciarsi dento se stesso e ritrovare lo spirito che aveva espulso caoticamente.
    La roccia non si era mossa di un centimetro era rimasta sempre lì davanti a lui. Stavolta non si sarebbe perdonato errori di valutazione, ora la forza l’aveva trovata dentro di se doveva solo indirizzarla.
    Per prima cosa distese il braccio e insieme con esso distese anche la mano e infine anche le dita indirizzandole verso la roccia, come se volesse creare un canale che l’energia avrebbe dovuto seguire. Poi venne il momento della respirazione, poiché doveva riuscire a stabilizzarla prima di prendere contatto con l’energia spirituale, cosi da avere un maggiore controllo sul tutto.
    Quando ebbe la certezza che anche la respirazione era totalmente stabilizzata, incominciò a stringere i pugni, come se avesse qualcosa da stritolare tra le mani. L’immaginazione lo stava riportano nell’oblio della sua mente, ma fece di tuto per schernire quel quadro e cercò di concentrarsi solo sulla luce spirituale, che prima aveva trovato in cima al lampadario.
    Quindi tolse il portone della villa e riuscì anche ad uscire da quella sala regale, restando completamente immerso nel buio della notte e l’unica luce che riusciva a distinguere era la stessa scintilla vista in precedenza.
    Stavolta aveva scelto una via meno immaginaria, ma comunque aveva in mente un piano e avrebbe voluto portarlo fino alla fine. Tutto sarebbe stato facile e nella sua testa continuava ad avanzare verso la scintilla lentamente, fino a che la strinse nella mano sinistra.
    Quella mano non era distesa nella realtà e lui l’utilizzò per unire immaginazione e realtà. Poiché l’energia che aveva catalizzato in testa, figurativamente l’aveva nella mano sinistra e subito, la mise all’interno del braccio destro. Questo passaggio avvenne naturalmente nella sua mente, poggiando la mano sinistra sul bracco destro, che era quello disteso.
    Di colpo senti fluire la sua Reiatsu nel braccio disteso e senza indugiare aprì definitivamente gli occhi stringendo il pugno e sferrò il colpo.
    Nessuna parola solo uno sguardo deciso sull’obbiettivo.
  14. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    Per la prima volta al ragazzo sembrò di compiacere il suo professore, facendo finta di essere un pirata e cosi pian piano nella sua testa si faceva strada l’idea malsana, che avrebbe avuto un addestramento meno duro del solito.
    Naturalmente l’idea ebbe giusto il tempo di materializzarsi per poi sparire puntualmente, seguita da uno scuotersi continuo della testa, come se stesse sognando ad occhi aperti.
    Viste le sue passate esperienze con il professore, avere un sogno del genere era del tutto normale, ma forse si era lasciato prendere troppo dalle sue fantasie e questo non ebbe un bell’effetto sul risultato finale del suo esercizio.
    Poiché nonostante l’intenzione primaria, si era dimostrata del tutto buona, la realtà fu tutt’altra cosa e l’impatto con la pietra avvenne solo grazie alla forza bruta.
    La pura potenza fisica del giovane apprendista, contro la conformità della pietra, che si dimostrò invalicabile, lasciò un segno profondo sulle sue nocche.
    La pelle della mano di Ilyan, si aprì in due come il mare sotto il volere di Mosè e senza fare nessuna resistenza fece guadagnare una ferita al ragazzo.
    Prima che il fallimento potesse materializzarsi, all’internò del ragazzo una voce lo fece arrivare subito, alla comprensione di tutti.


    CITAZIONE
    - Yaarrr!! Così proprio non va, mozzi! Il vostro braccio dev'essere come un cannone, la Spuma la dovete accumulare, caricare e sparare fuori a getto come una dannata cannonata!

    Quel commento gli fece capire, che anche la sua compagna era andata in contro al fallimento, ma il suo era un po’ diverso dal suo tentativo.
    Poiché la sua disfatta era stata segnata dalla totale assenza di Reiatsu, invece quella della sua compagna equivaleva ad un tentativo fallito, ma almeno ci aveva provato.
    Capì che per quanto potesse sentire la freddezza che gli scorreva nelle vene, la sua lucidità mentale era un po’ al di sotto, di quella della sua compagna e il motivo non lo conosceva, ma sapeva benissimo, che avrebbe dovuto raggiungerla e poi superarla, per capire se stesso e combatterlo.
    Comunque il messaggio primario espresso dal professore poteva lasciare qualche lacuna di dubbio o perplessità, ma il primo a rendersene conto, fu proprio il Sensei che prima di dare il via al secondo tentativo, riprese la parola e ribadì il concetto, in maniera più precisa.


    CITAZIONE
    - Quello che ora voi dovrete fare è accumulare Spuma nel braccio e buttarla fuori quando colpite. Dateci dentro, ammasso di carogne malandate! ARRHHHH!!

    La spuma……..è la mia Reiatsu…. Devo solo riuscire a tirarla fuori, dinanzi al mio pugno cosi da farla impattare contro la roccia.

    Peccato che questo auto-incoraggiamento, fu spezzato al pensiero del risultato ottenuto, la volta precedente.
    Lui era riuscito a formare al massimo una biglia o poco più grande e per arrivare a quel traguardo, aveva sputato sangue per tutto l’addestramento.
    Il suo mondo interiore, gli faceva troppe sorprese, che poi si riversavano in maniera dilaniante, nel mondo reale, portandolo sempre più vicino alla morte.
    Quindi lui avrebbe preferito di gran lunga evitare quell’addestramento, per non ripetere l’esperienza passata, riguardo l’immersione all’interno del suo grafico spirituale.
    Poi diede un’occhiata, quasi languida alla sua compagna, come se gli stesse comunicando di preparare una barella e con un gesto lento, lasciò cadere il suo abito da pirata, prima di fare un lungo sospiro e chiudere gli occhi.

    La concentrazione unita al suo estraniarsi dalla realtà, lo catapultarono davanti al portone del suo mondo spirituale, ma la porta non era completamente chiusa, era socchiusa come se qualcuno era già entrato e l’aveva lasciata aperta oppure dalla sua ultima venuta, non era mai stata chiusa.
    Lui comunque la aprì quel tanto che bastava per entrare al suo interno e ritrovarsi in un salone spettrale.


    Cominciamo bene…..

    Il salone era illuminato solo da qualche candelotto, che era rimasto acceso su diversi candelabri sparsi agli angoli della sala.
    La sala non era molto grande e al suo interno c’era solo un vecchio tavolo di legno con 4 sedie regali, ma anch’esse rovinate dal tempo.
    L’aria era completamente tetra e il gioco di ombre che si creava avrebbe messo i brividi a chiunque, ma la paura più grande che albergava nell’aspirante Shinigami, era la consapevolezza di sapere che colui che creava quei scenari era proprio il suo spirito.
    Perché c’era tutta quell’oscurità dentro di lui? Questa domanda lo perseguitava giorno e notte.
    Ilyan doveva convivere con una maledizione oppure era semplicemente la sua vera natura, che cercava di farsi largo, all’interno di quell’involucro fasullo?
    Tutte e due le risposte lo terrorizzavano e sicuramente la risposta non sarebbe stata dietro l’angolo, perciò decise di concentrarsi, sulla sua missione.
    Adesso voleva solo estrapolare la sua “Spuma” per farla rigettare contro la rocia.
    Quella giusta intenzione aggiunse una componente al salone, che fino a quel momento era rimasta celata nell’ombra.
    Il ragazzo fu attirato da una piccola luce che prima non si era nemmeno accesa e proveniva dal soffitto del salone. Una volta alzata la testa, vide un lampadario di cristallo che dondolava lentamente e al centro di esso, c’era proprio la sua Reiatsu.
    Una biglia di luce creata con tanto sacrificio, che illuminava fiocamente il lampadario, che continuava il suo movimento ondulatorio, senza fermarsi minimamente.

    Improvvisamente scattò una voglia irrefrenabile di raggiungere quel lampo di luce, ma non sapeva come fare perché era troppo in alto.
    Cosi decise di prendere una delle 4 sedie e porla sopra il tavolino, per poi salirci sopra e vedere se bastava per raggiungere l’oggetto dondolante.
    La sedia però era corrotta dall’età che dimostrava e il legno, non era più quello di una volta cosi quando Ilyan, ci si mise sopra e allungò le mani, quella si ruppe facendolo cadere dal tavolo.
    Nel mondo reale quella caduta si tramutò in un colpo di tosse.
    Lui d’altro canto non se ne rese conto e decise di creare una scala con le tre sedie rimanenti, cosi da fare tre passi veloci, uno per ogni sedia e arrivare al suo scopo.
    Prese una bella rincorsa e fatto il primo balzo gli altri vennero spontanei, cosi che con l’ultimo passo, arrivò ad attaccarsi al lampadario, incominciano a farlo dondolare sempre più forte.
    Ilyan era rimasto attaccato e dondolava con il lampadario e più dondolava e più sentiva una strana sensazione scorrergli dentro il braccio.


    Il potere….sta salendo…..lo devo solo buttare fuori.

    Il movimento aumentava esponenzialmente fino a diventare caotico, sempre di più, a destra e a sinistra. Al ragazzo sembrava di essere in una giostra e quando si rese conto che il lampadario si stava per staccare si preparò a lanciarsi lontano dall’impatto del cristallo, cosi da non rimanere colpito dalle schegge che sarebbero partite.
    Il lampadario si sganciò e caddè a terra facendo un grande fragore. Lo studente si era lanciato un secondo prima rotolando via, ma nonostante la sua capriola fu investito dal botto della caduta, ma a colpirlo, non furono i pezzi di cristallo, ma bensì l’energia espressa dalla biglia di Reiatsu, che vi era posta al centro dell’oggetto.
    Quell’onda di energia risalì velocemente tutto il suo braccio fino a che di colpo il giovane aprì le pupille e sferrò il suo secondo pugno diretto alla roccia.


    Espandi la mia aura, cosi da ditruggere la roccia!!!
  15. .
    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    Parlato di altri.

    - Arrrhh!! Chi sarebbe questo sensei? Non lo conosco! Io sono Capitan Gatto nei Capelli e sono qui per spiegarvi una verità sulla vita...

    Addirittura fa finta anche di crederci…..è un caso disperato!! Non riuscirò mai a capirlo.

    Lui non faceva altro che continuare a guardarli con aria altezzosa e animalesca, come se fosse un vecchio lupo di mare, lasciato a terra perché era troppo ubriaco.
    Egli guardava e scrutava i ragazzi, continuando a predicare il suo messaggio pieno di significato, che poi realmente, voleva solo fargli notare che la loro forza non era ancora all’altezza della situazione in cui si trovavano.
    La cosa che pero sbalordiva, era la sua perspicacia nel far credere a se stesso la sua identità piratesca e infatti anche le sue parole erano espresse, con i stesi termini di un pirata vecchio stile.
    Cosa che nella normalità avrebbe anche suscitato qualche risata, ma al giovane Ilyan c’erano altri pensieri che occupavano il posto delle risate.
    Infatti, nella sua testa incominciavano a comparire i presagi di morte e le possibili torture che avrebbe dovuto passare, per sopravvivere alla prossima missione di capitan Balbossa.
    Naturalmente il Sensei diede un nome al suo personaggio e questo venne del tutto spiegato nel suo discorsetto complicato ed esaltante che serviva a riportare i due studenti nella realtà delle cose.
    Una missione li attendeva e queste erano le regole.


    - Questa verità, ve lo dice Capitan Gatto dei Capelli, è che siete deboli come mozzarelline di mare. - Se mi mi tiraste un pugno, la mia pelle arsa dal sole e dalla salsedine vi spaccherebbe le vostre ditine di fata come fossero tonni pinne gialle davanti ad un grissino! Che poi il pinne gialle significa che è un tonno da schifo, ma fa niente...
    - Quindi, in occasione dell'attracco in questo porto, v'insegnerò qualcosa per quando un giorno prenderete il largo con le vostre vele. Oggi imparerete ad usare il vostro Reiatsu - che noi marinai chiamiamo "Spuma" - per sparare qualche buona bordata da tribordo. Arrhhh!!


    In mare la chiamavano spuma…..oddio…..anche la sua immaginazione dovrebbe insegnarci qualcosa?

    Quello era solo lo scenario di preavviso alla vera prova e quando finalmente si decise a passare all’azione, il ragazzo incominciò ad aspettarsi di tutto.
    Tant’è che l’istinto, gli suggerì di tirare su la guardia, come se da un momento all’altro potesse arrivare un colpo o un attacco da parte del Sensei o da qualunque altro marchingegno inventato da quel professore pazzoide.
    Per fortuna degli studenti la dimostrazione della prova si dimostrò essere una totale dimostrazione di stupidità, anzi la figura che fece era cosi brutta che non si riusciva a capire se costituiva un’altra parte comica del suo teatrino oppure era la vera natura scema del Sensei.
    La follia che si riuniva in un solo cervello era spaventosa e anche le cose che avrebbero potuto far sorridere, lasciavano l’aspirante Shinigami incredulo, di fronte all’idea di avere davanti l’uomo che un giorno, grazie a quelle missioni sanguinarie e folli, l’avrebbe reso uno Dio della morte forte e rispettato.
    Peccato che nel presente era ancora un ragazzo che si aspettava le cose più strane che il mondo potesse offrire, solo per avere la possibilità di percorre la via del guerriero divino, ma dinanzi a lui adesso c’era un pazzo che non riusciva a calcolare la distanza, poiché stava utilizzando un occhio solo e quindi aveva sferrato un colpo nell’aria.
    Quindi la dimostrazione di come far esplodere una pietra con un solo pugno, si trasformò improvvisamente nello stretching mattutino, di qualunque essere umano.
    Giusto il tempo di rendersi conto di quello che stava facendo e senza indugiare sferrò un calcio rotante verso la pietra non ancora sfiorata e cosi riuscì a disintegrarla completamente.


    Ti prego……..fda che non esulti!!

    Ilyan si voltò rassegnato verso la sua compagna che sembrava addirittura divertita e con sguardo perso nel cielo le dissè sussurrando.

    Tu incominci a volergli bene vero? Sai che tenterà di ucciderci di nuovo…….e di nuovo…….e di nuovo……finchè non lo uccideremo noi?

    Poi dopo aver ascoltato la risposta si gustò la reazione tanto prevedibile, quanto attesa.
    Il maestro esultò muovendo le sue braccia in aria e nell’euforia del successo perse il suo uncino finto, ma la sua sceneggiata non ebbe fine nemmeno in quel momento; anzi non fece altro che contribuire ad aumentare il livello di idiozia che si era sparso nell’aria.


    - MIRAAAACOLO!! Avete visto che mi è rispuntata la mano, eh!? L'avete visto? Ora fatelo anche voi, prendete un masso e spaccatelo a mani nude. Poi non andate in giro dicendo che Ur-, ehm... Capitan Gatto nei Capelli non v'insegna cose fighe come spaccare rocce coi pugni e farvi ricrescere le mani mangiate dai bradipi carnivori della Svervegia.

    Ilyan si guardò intorno e per prima cosa notò la convinzione del suo insegnante, rispecchiare nei suoi occhi, come se la sua copertura fosse rimasta intatta e poi rivoltandosi verso Akane, vedeva il suo solito sorriso, che metteva solarità in quella giornata.
    Cosi vedendo quell’atmosfera decise di abbandonare per una volta la parte seriosa e vera della sua natura. Egli si alzò di scatto e decise di andare verso i sacchi on cui erano stati rapiti per strapparli definitivamente, sotto lo sguardo perplesso delle altre due personalità presenti.
    Una volta aperto il primo, che era quello della sua compagna, siccome era già sfilettato, se lo legò al collo stile mantello. Poi prese il suo e una volta stracciato un pezzo abbastanza grande se lo mise a mo di bandana.
    Finita la preparazione del suo personaggio, si girò di scatto e disse.


    Capitano voglio partire a bordo della mia nave, per spiegare le vele nel vento e viaggiare sull’onda dell’oppressione come un guerriero valido e coraggioso.
    Si la mia pelle sarà più forte della roccia!! AAARRRGGGHHH!!!


    In quel momento non ebbe il coraggio di incrociare lo sguardo con nessuno, ma si diresse a testa bassa verso la prima delle tante rocce che lo circondavano e incominciò a caricare il pugno.
    Per prima cosa, cercò di far ricorso agli insegnamenti ricevuti nella prima lezione sulla Reiatsu, ricordandosi sia dei risultati ottenuti sia dei sentieri che non avrebbe più dovuto percorrere.
    Cosi chiuse gli occhi estraniando qualunque possibile commento esterno dalla sua mente e si gettò all’interno del suo spirito, che al momento sembrava più calmo e l’atmosfera rispecchiava un colore grigiastro.
    Quello sarebbe stato il primo tentativo e voleva farlo per vedere i proprio cambiamenti.


    Caricherò la potenza del mio pugno, con una forza tale da rompere la pietra, ma voglio che sia il mio spirito a frantumarla e non la forza bruta……ci devo riuscire!!!

    Il pugno partì, diretto contro la pietra.
39 replies since 30/3/2008
.
Top