ASIAN REVOLUTION [ex Bleach Revolution, Giappone, Cina, Corea, GDR, Spoiler, download Anime sub ITA, Manga Scan ITA, Streaming,

Posts written by Burbda

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    Io ti conosco, ti ho visto in 2 forum in cui sono stato di passaggio asd
    Benvenuto
  2. .
    Fresco di vacanza, si ricomincia! Ne approfitto per caricarci entrambi con una soundtrack che fa al caso


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    Col ca**o! Altro che sentimentalismi da femminucce "Quelli sono i miei guantoni" "Posso sentirli" "Sento che sono miei" "Con loro ho passato tanti momenti quindi devo fermarmi e indossarli". Quei dannati così mi presero in pieno schiacciando all'inverosimile lo stomaco e togliendomi per un momento la possibilità di respirare. A quanto pare in vita dovevo aver fatto davvero qualcosa di brutto perché il "caso" fece impigliare il guantone nel mio kimono e -come se lo spaccafiato non bastasse- questi ripartirono con la velocità di un jet a reazione trascinandomi verso l'alto.
    LO SO CHE RIDETE. NON. E'. DIVERTENTE.
    Quella comunque era la mia unica occasione per attuare quello che IN TEORIA doveva essere il piano per fermare i guantoni: infilarmeli. Quando però feci per afferrarli dalla parte aperta, mi resi conto che non era poi così aperta. E parecchio pelosa.

    EXTREEEEEEEME!!!

    Credo di essere rimasto sordo per un po' dopo quell'urlaccio che sul momento non riuscii bene a concepire. Concepii molto bene invece che quei guantoni appartenevano già a qualcuno, o a qualcosa, o a qualcuno molto molto peloso. Per qualche strana ragione però non riuscivo a vedere chi o appunto cosa avevo di fronte. E non venite a dirmi che era per via del buio, perché i guantoni li vedevo benissimo. Le circostanze comunque mi distolsero rapidamente da questo dilemma, perché dopo una salita c'è sempre una discesa, e tanto è grande la salita, beh...
    Con una manovra degna di un caccia i guantoni si avvitarono invertendo rapidamente il sopra e il sotto, dirigendosi TROPPO rapidamente verso il sotto. Era una brutta sensazione, in quanto con tutto il nero intorno era impossibile affermare effettivamente quando sarebbe avvenuto l'impatto col terreno e su che tipo di terreno. Così, come quando si aspetta l'impatto di una bomba sentendone solo il suono, aspettavo l'impatto che già lo sapevo mi avrebbe distrutto.

    LO ODIO QUESTO POSTOOOOOOOOO

    Un'urlo liberatorio, prima di impattare contro qualcosa che non era evidentemente solido perché lo sfondammo letteralmente. Il dolore si fece sentire comunque, visto che i muscoli non erano irrigiditi a dovere. Quello su cui capitai sopra in seguito però era indubbiamente la miglior cosa succedutami da che ero in quel luogo. Una superficie bianca, la potevo vedere, e molleggiante mi accolse facendo sparire per un momento tutti i dolori che avevo. Questi impiegarono tuttavia poco a tornare quando scattai in piedi a causa di una luce da stadio improvvisa e un boato di voci. Faceva male il torace in particolare, le costole fluttuanti erano davvero troppo fluttuanti.
    Una volta eretto potei finalmente dare una definizione al luogo in cui mi trovavo: ring da combattimento.

    SIGNORE E SIGNORI, ECCO FINALMENTE ARRIVATO LO SFIDANTE AL TITOLO DI CAMPIONE!! LO ABBIAMO ATTESO A LUNGO, NON E' VERO SIGNORE E SIGNORI? ALLORA FACCIAMOGLI UN APPLAUSO COME SI DEVE, SPRONATE IL SUO SPIRITO COMBATTIVO FINO AL MASSIMOOOOOO!!!!



    Una voce chiaramente amplificata diede il via alle urla sfrenate dei presenti, i quali crearono un muro di suono che mi prese in pieno facendomi perdere l'equilibrio mandando in tilt le ciglia dell'orecchio.

    LO SFIDANTE DICHIARI AD ALTA VOCE NOME, ALTEZZA, PESO E MOTTO!!



    Ancora una volta quella voce da presentatore incredibilmente odiosa eppure così rassicurante, in un certo senso, che ti fa sentire a casa. Stetti in silenzio per diversi minuti, lì impalato al centro del ring, guardando le miriadi di persone che non avevo la più pallida idea di come potessero essere finite lì. A tutto quello che stavo passando non c'era davvero spiegazione razionale e dovetti per forza convenire di essere in un sogno. La spiegazione più razionale nell'irrazionalità. Incredibilmente, l'aver trovato un nome a questa situazione mi tranquillizzò enormemente e mi diede la possibilità di ragionare lucidamente. Trattiamolo da tale 'sto sogno!
    Mi avvicinai a un lato del riquadro mettendo la gamba destra sulla seconda corda e dandomi la spinta salii sopra di essa, con la terza corda che mi impediva di cadere. Tutto in modo stranamente automatico.

    Kaito Nakamura! Un metro e novanta, ottantotto chili!

    Mi trovai seriamente in difficoltà sul motto.

    ...Siete tutti bellissimi!

    In assenza di risposta, adulate!
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    Grimm mi sa che hai sbagliato a loggare il falso account LOL
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    Ero stato indubbiamente troppo speranzoso. Mi trovavo in uno spazio nero all'apparenza infinito nel quale mi sfilavano davanti ricordi dei quali non avevo memoria. Come sapevo esserli ricordi? Perché erano incredibilmente familiari. Da questi avevano preso vita, se vita si può definire, due guantoni da boxe blu più familiari di tutti gli altri oggetti e situazioni che senza pensarci due volte mi avevano colpito al naso. E' chiaro che in una situazione del genere non si può pensar lineare, altrimenti si è spacciati; e così fu per me. I due diretti incrociati impattarono contro la ferrea guardia dei guantoni, inutili come pugni tirati a una lastra di cemento armato, mentre il gancio andò a vuoto. I guanti non si fecero sfuggire un'occasione simile e approfittando del mio sbilanciamento tornarono alla carica tirando un gancio sinistro basso, quasi a volermi beffare e a dirmi "E' così che si fa, ritardato". Avvertii un dolore improvviso alle costole e il braccio destro si abbassò contro la mia volontà a proteggere il punto colpito. Sapevo di essere fregato appena l'arto si mosse meccanicamente.
    Non ancora al naso non ancora al naso non ancora al naso
    POW. Rapido come un serpente che scatta in avanti per afferrare la preda il diretto destro dei guantoni si stampò in pieno sulla mia faccia contorcendo il naso. Chiusi gli occhi istintivamente e portai entrambe le mani nuovamente sull'organo dolorante allontanandomi di due passi. Stavolta potevo sentire una goccia solitaria di sangue scendere dalla narice destra e percorrere diretta la strada che porta al mento. Passai la lingua sulle labbra per sentire il sapore ferroso di quella miscela di cellule e plasma.
    ...Il mio bel naso...
    Pulii il resto con l'avambraccio e diedi una bella tirata di naso, pronto e deciso a rispondere ai colpi. Il problema è che quando guardai avanti i guantoni non erano più lì. Mi girai intorno aguzzando lo sguardo per trovarli, quando una vocina mi disse di alzare la testa e così feci. Non mi aspettavo certo di vederli VOLARE verticali come un caccia militare. Rimasi imbambolato a guardarli risvegliandomi solo quando questi ripiegarono e si diressero a velocità e intenzioni molto pericolose verso di me.
    Basta... E' TROPPO! Cosa cavolo devo farci con un paio di guantoni?!
    E in quel momento mi considerai veramente l'uomo più stupido sulla faccia della Terra e della Soul Society. Dunque, arriviamoci con calma.
    In quell'oscura dimensione mi sfilarono davanti una moltitudine di immagine che trovai immensamente familiari e più volte apparirono i guantoni. Ogni volta che li vedevo suscitavano in me sensazioni, odori, altre immagini ancora e perfino sapori. Un bambino penserebbe immediatamente che quelli debbano essere i SUOI guantoni. Soltanto un oggetto TUO può suscitare certe emozioni. Arrivandoci da un'altra ottica, la prima cosa che fai quando vedi un paio di guanti e prenderli, vedere se ti piacciono e poi te li infili alle mani. Perché è a questo che servono i guanti. A infilarseli alle mani. E quelli che mi trovavo davanti ora stavano volando sparati contro di me.
    Bene, vorrà dire che vi tratterò da guantoni quali siete
    Rilassai il corpo mettendomi in una normale posizione eretta, anche lo sguardo rilassato ma fermo, puntato sui due oggetti che diventavano via via sempre più grandi. Allungai poi entrambe le braccia in avanti con i palmi delle mani aperti, pronti a ricevere e afferrare. La mia tattica era semplice, se tattica si può chiamare. Avrei lasciato che i guantoni impattassero contro le mie mani e a quel punto li avrei semplicemente afferrati e poi magari, in un secondo momento, indossati. Naturalmente aggiungerei, perché quelli erano i MIEI guantoni, miei e di nessun'altro, con loro avevo per forza passato una miriade di momenti, solo che non me li ricordavo.
  5. .
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    E ancora, quelle immagini diventavano sempre più vivide e vive, potevo "sentirle" su di me, avvertivo le situazioni in cui mi trovavo, gli odori di quel momento, le sensazioni sulla pelle e suoni ovattati ma riconoscibili. Dapprima le mani iniziarono a formicolare, per poi passare a un leggero pizzicorio e terminare in un vero e proprio dolore che più di una volta mi fece storcere il naso. Le nocche battevano e avvertivo le dita gonfie, non potevo chiuderle a pugno che subito il dolore si faceva più intenso, come a voler loro impedire di assumere quella posizione, di essere stanche star costantemente rannicchiate su se stesse. Ogni tanto passavo la lingua sulle labbra o le stringevo fra loro e i mille ricettori presenti mi segnalavano il classico sapore di sangue fresco, mentre i labbri davano la sensazione di esser gonfi. L'aria poi incominciò a diventar pesante e il costante odore di sudore che si insediò nel naso mi fece passar la voglia di starmene lì. Se mi fossi appena svegliato sarei stato certo di essere uscito da una scazzottata. Naturalmente tutte quelle sensazioni non potevano essere reali, in quanto mi trovavo in uno spazio buio, infinito e privo di ogni cosa; il cervello stava facendo tutto da solo e se lui dice che qualcosa esiste veramente beh, quella comincia a esistere. Forse è per questo che quei guantoni mi sembravano così dannatamente reali. Quell'immagine di due guantoni da boxe attaccati a un chiudo era così ricorrente tanto da farmi iniziare a pensare che fossero veramente lì con me. Stavo quasi per muovermi per andare lì a prenderli, ma fui fermato proprio dagli stessi.
    Che diavolo...?
    Lentamente si sollevarono dal chiodo e si avvicinarono a me con un moto circolatorio che misto allo stupore per l'avvenimento mi lasciò completamente imbambolato e allo scoperto. Non sarei riuscito a reagire neppure di fronte all'assalto di un bradipo, figurarsi da un'improvvisa combo di pugni sferrata da un paio di guantoni fantasma volanti. Ricevetti due diretti in pieno viso a cui potei rispondere semplicemente barcollando all'indietro e portando le mani al volto tastandomi il naso. Quando riaprii gli occhi lacrimanti potei rendermi conto di star poggiando i piedi su una qualche effettiva superficie che però non c'era, al contrario dei due guantoni fluttuanti che si rimettevano in guardia e mi facevano segno di attaccare. Quelli sì che c'erano, e reali o no, il naso mi faceva un male cane.
    Dunque, sono appena stato colpito da due guantoni da boxe animati in un enorme infinito nero. Non mi credo neanche io.
    Non avendo ancora ben assimilato la faccenda diedi poca importanza al fatto che due oggetti di stavano muovendo da soli, ma mi concentrai invece su quello che mi avevano fatto. Che tu sia un umano, un plus, uno shinigami o un paio di guanti, non puoi pensare di tirarmi due cazzotti e di passarla liscia. Decisi di assecondare il volere dei guantoni alzando le braccia davanti a me in una posizione di guardia e accorciai le distanze fra di noi a passo lento.
    Bene, ora... dove li colpisco?
    Il dubbio ci impiegò un po' a sorgere, ma basandomi sulla serie di gestacci che i due amici mi stavano facendo non avevo molto tempo per risolverlo. Logicamente provai a colpire nei punti unicamente visibili e tangibili, ossia gli oggetti stessi, contando sulla certezza di avere più forza di un paio di guantoni IN TEORIA vuoti all'interno. Con uno scatto in avanti bruciai la distanza che ci separava e sferrai due diretti incrociati in rapida successione: il primo portato con il braccio destro che mirava al guantone destro e l'altro col braccio sinistro verso il guantone sinistro. Subito dopo i due colpi avrei allargato il braccio destro e avrei eseguito un gancio con l'intento di colpire entrambi i guantoni, prima il sinistro e poi il destro. La mano sinistra intanto era chiusa a pugno poco sotto le labbra e il braccio attaccato al fianco pronto a proteggere da un'eventuale risposta.
    E io che mi lamentavo della continua tranquillità delle giornate.

    Alla fine, ecco il post!
    Scusa per il vergognoso ritardo e il tentativo che lascia a desiderare, ne ho uno migliore in mente ma non mi andava di "bruciarlo" subito ^^
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    Oltre al danno la beffa. Oltre ad aver fatto irruzione in una casa che poteva essere abitata col 99% delle probabilità quell'essere biondo sembrò non pensare al fatto che ci potesse essere effettivamente qualcuno all'interno. Quel maniaco infatti parve spaventarsi quando capì che assieme a lui c'ero anche io e ovviò al problema con la soluzione meno popolare: l'ultima cosa che vidi fu il mio tavolo usato contro di me e lanciato con velocità e forza disumane senza lasciarmi il tempo di reagire, a malapena lo ebbi per rendermi conto della situazione. Il fato volle che venni preso in piena fronte dallo spigolo di una delle zampe e la forza assieme al punto colpito furono sufficienti a farmi perdere coscienza. Non potevo sapere di essere diventato anch'io parte dell'enorme blocco davanti la porta e di essere stato sdraiato su sedie accatastate con la testa nella tazza del bagno.
    Io ero nel buio.
    Ogni persona che è stata in coma e si è risvegliata racconta di aver provato sensazioni diverse, di essere stata in luoghi diversi e di ricordare cose diverse. Non si è riuscito infatti a delineare un profilo di ciò che si prova durante il coma, anche se molti lo etichettano come un lungo e profondo sogno. Personalmente posso dire che non è così.
    Io mi trovavo completamente al buio, in uno spazio senza spazio, senza dimensioni, senza punti effettivamente materiali da toccare, senza odori. Me ne stavo semplicemente lì, immerso in un oscurità tale che mi rendevo conto di avere gli occhi aperti solo sbattendo le palpebre. Potevo muovere le braccia e le gambe, ma non vi era nessuna superficie su cui poggiare, niente da afferrare o da toccare. Per un periodo della mia vita pensavo che la morte doveva essere così, semplicemente il nulla intorno a te che resta lì all'infinito. Poi però mi resi conto che era troppo triste per esser vero e iniziai a credere in un aldilà, che ovviamente non si avvicinava assolutamente alla Soul Society. In quel buio avevo ben poco da fare, riuscivo in qualche modo a percepirlo, lo avvertivo come una fase di transizione per qualcos'altro che ignoravo. Lasciai così andare l'unica cosa impossibile da bloccare, il pensiero, e mi tornarono alla mente diversi eventi sconnessi di quando ero in vita. Non ricordavo niente come la maggior parte delle anime lì, la mia morte doveva essere stata per forza traumatica. In particolare ci fu un'immagine che mi balzò in testa, quella di due guantoni da boxe blu legati fra loro tramite i lacci. Mi sembravano incredibilmente familiari, come se tutti i giorni non vedessi altro che quelli.
    Mh... doveva piacermi tanto la boxe...
    Appena un mormorio, con gli occhi socchiusi. Alla fine quel posto non era tanto male, ero io e io soltanto, non avevo bisogno di dimostrare nulla agli altri o a me stesso. Tutto ciò che immaginavo mi compariva davanti come un film o la slide di una serie di immagini e me ne stavo semplicemente lì a crogiolare nel nulla. Potevo anche pensare di star così per un po'.

    Post di una ventina di righe e un po' scialbo lo so, ma avendo continuato a rimandare e avendo risposto dopo 11 giorni avevo voglia di continuare D:
  7. .
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    Dopo avermi osservato divertito e perplesso allo stesso tempo quasi fossi un quadro d'arte post-moderna il mio compagno se ne andò, dicendo che sarebbe passato da qualche negozio per comprare da mangiare. Lo salutai mugugnando, mentre ripensavo alle disavventure di quel giorno e al fatto che non avevo la più pallida idea di cosa fare della mia vita dal momento che, probabilmente, mi avevano cacciato dall'accademia visto che non si facevano sentire da settimane. Conclusi che mi restava soltanto una cosa da fare: pregare. Così mi ripresi alzando la testa che era lasciata a penzoloni come se appartenesse a un cane bastonato e fui pervaso da una nuova energia che era quella della fede e della speranza.
    Oh sommo Dio della Soul Society! Ti prego dimmi cosa fare, dammi un segno! Investimi della tua sacra luce! Illuminami!
    Protesi le mani e il capo al cielo urlando in modo solenne e al tempo stesso tragico come un antico sacerdote egizio che cerca di mettersi in contatto con delle entità superiori e tutto mi aspettavo in quel momento: che la gente mi considerasse pazzo, che da un momento all'altro dei brutti ceffi sarebbero arrivati per portarmi via e rinchiudermi, ma di certo non di venir preso in parola!
    Subito dopo la mia invocazione mi arrivò alle orecchie un grido di quella che sicuramente era una ragazzina o comunque un' adolescente che mi fece abbassare il capo e diede l'opportunità di vedere un polverone che si dirigeva in modo inumanamente rapido verso di me.
    Ma che...?!
    SBEM. Venni travolto da un lampo giallo che mi scaraventò dentro casa buttando giù la porta l'ingresso. Non potei far niente per impedirlo, sia perché mi aveva colto totalmente alla sprovvista e sia perché avevo le mani al cielo che dovevano fungere da ricettori per l'energia di Dio. E' per questo che se nei momenti a venire quel "lampo" non avesse parlato sarei stato fermamente convinto di essere stato investito dalla Luce Divina.
    DEVO NASCONDERMI!!
    Un urlo incredibilmente familiare che fu emesso dal fulmine dal quale ero appena stato sbaragliato mi fece rendere conto che lo strillo di prima non apparteneva a una teenager in calore. Mi accorsi anche che quel... "giallo" non era né un segnale divino né un evento atmosferico, ma bensì una persona che stava arraffando alla carlona tutti i mobili/utensili/animali (?) che gli capitavano a tiro e li stava usando per sprangare la porta d'ingresso come se fosse inseguito dalla morte.
    Mi ci vollero parecchi secondi per riprendermi sia dallo shock fisico che da quello mentale, secondi fatali nei quali l'intruso ebbe tutto il tempo di attuare chissà quali piani malefici mentre io lo guardavo imbambolato con l'espressione di un bambino che guarda i cartoni animati. Sì, esatto, la classica posa da vegetale con le palpebre cadenti, lo sguardo vitreo e la mascella rilassata libera di sganciarsi come quella di un serpente. Fortunatamente mi ripresi prima del disastro totale.
    Ma dico ti ha dato di volta il cervello?! Che cavolo fai a casa mia?! Perché diavolo stai prendendo tutti i m- NO STA FERMO NON TOCCARE L'ARMADIO! FUNGE DA COLONNA PORTANTE CI CROLLA TUTTO IN TESTA!
    Mi gettai addosso al tipo cercando di prenderlo alle spalle e di saltargli sulla schiena nel tentativo di bloccarlo e solo allora mi accorsi che con sé aveva una custodia di legno parecchio lunga e parecchio difficile da portare all'apparenza. Nonostante la confusione però quel tipo continuava ancora ad avere un'aria familiare e più lo guardavo più mi convincevo di conoscerlo. Non era comunque una familiarità piacevole, al contrario, mi ricordava un qualcosa di terribilmente depravato.
    Fermati un attimo porca miseria, dimmi chi sei e per quale motivo hai sprangato la porta di casa mia! Tralasciamo la parte dove mi ti sei fiondato addosso
    Perché stavano succedendo tutte quelle cose? Che giorno era di tanto particolare da farmi più volte rischiare la vita e la sanità mentale? Mi ero alzato tranquillamente come tutte le mattine! Non avevo fatto niente di male a parte strangolare un segretario!
    Ma soprattutto: PERCHE' DIAVOLO SONO SULLA PORTA ANCHE LE MIE MUTANDE?!?!
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    Domanda da un milione di dollari: essendo candidato all'esame Shinigami e quindi passato a Energia Gialla, devo aggiungere 20 punti alle statistiche?


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    La vita faceva veramente schifo in quel periodo. Dopo l'ultimo allenamento ero stato accannato "quattrazzzzero" nel Rukongai, costretto a continuare a dormire in quella catapecchia di casa che a stento si reggeva in piedi senza neppure uno straccio di notizia dall'accademia Shinigami. Avevo contato i giorni, oh sì, ogni mattina facevo un segno sul muro come i carcerati. Ventuno giorni. Tre settimane ho passato a vegetare come un drogato in astinenza da lezioni. Beh, qualcosa però ho fatto, nel tempo libero (tutto il giorno) mi dilettavo a testare le mie capacità e a tenermi allenato, perciò andavo a giocare d'azzardo e scatenavo risse incolpando una persona a caso di barare. Sono diventato anche famoso, "Er pantegana" mi chiamano gli altri giocatori, basta nominare il mio soprannome che subito tutti si prendono a cazzotti. In realtà non so bene perché mi chiamino così, né in che lingua sia usato il prefisso/articolo "er", so solo che ad affibbiarmelo sono stati quattro uomini di cinquant'anni abbronzati cotti con tatuaggi, bandane e occhiali da sole firmati "Ray-Ban" con un modo di parlare tutto loro.
    Ma queste sono quisquilie in confronto alla mia vera occupazione di quel periodo, infatti quelle tre settimane le ho passate con un obbiettivo fondamentale, un bersaglio principale, una missione primaria che se completata mi avrebbe permesso di ottenere tramite quest l'elmo vikingo Duragudurur: scoprire il nome del mio Sensei. Ebbene sì, il Bianco non solo mi aveva lasciato senza proferire parola, ma non mi aveva neanche ancora detto il suo nome del diavolo. E il suo nome mi serviva, altrimenti in futuro come avrei fatto a trovarlo per tagliargli la testa?
    Non so come ti chiami, ma ti troverò... e ti ucciderò
    In vena di citazioni da film mi incamminai verso l'accademia, era mattina, deciso e pronto più che mai a estorcere informazioni a chiunque mi si fosse parato davanti. Per l'occasione mi vestii anche in modo particolare, uno dei quattro individui dalla strana parlata poco raccomandabili infatti mi regalò il suo vestiario che sfortunatamente dovetti per forza accettare dato che a quanto pare ero diventato suo zio. Sue testuali parole furono "Oh zi' pia 'a robbba mia e vaje a rompe 'r culo". Devo dire però che stare in canottiera nera scollata con i peli arruffati di fuori (se ve lo state chiedendo no, non ho il torace peloso, è che il tipo mi ha regalato anche i suoi peli), indossare un berretto dalle dimensioni relativamente spropositate che stava PER FORZA di traverso e una catena d'oro terminante con una placca grande quanto un cerchione di bicicletta con su scritto in diamanti "Mc Fierli" mi faceva sentire sicuro di me. Oltre che idiota, s'intende. Ah già, non scordiamoci degli occhiali Ray-Ban in stile maschera da sci quasi più grossi dell'intera faccia che stavano pelo pelo sulla punta del naso!
    Salve, sto cercando, ehm... uno shinigami dall'aspetto poco raccomandabile con i capelli lunghi bianchi
    Arrivato finalmente in accademia mi presentai davanti a quello che doveva essere il banco informazioni.
    In realtà non lo sto fisicamente cercando, vederlo è l'ultima cosa che voglio, m'interessa soltanto sapere il suo nome
    L'uomo dietro il bancone, forse spaventato dal mio aspetto forse molto diligente, cercò in frettissima su diverse scartoffie ed elenchi uno shinigami che corrispondesse alla mia descrizione e non ci volle molto prima di trovarlo.
    Qui c'è uno shinigami che corrisponde alla sua descrizione, anche se non sono autorizzato a dirle il suo nome.
    Le palpebre mi si strinsero mentre mentre trapassai l'anima del tipo da parte a parte.
    ...Che vuol dire che non sei autorizzato a dirmi il suo nome?
    Posai la capezza d'oro sul bancone assieme a un braccio riducendo la distanza fra i nostri visi. Dovevo incutere parecchio timore vestito così. O forse mi scambiavano per matto.
    Q-quello che ho detto... non posso rivelarle alcuna informazione, è... è la legge, mi dispiace
    Visibilmente a disagio l'uomo cominciò a sudare freddo guizzando con gli occhi a destra e sinistra in cerca di una via d'uscita nel caso l'avessi aggredito. Sembrava stesse attuando la tattica del "se mi muovo lentamente forse non mi attaccherà". Passarono attimi di silenzio nei quali scrutai nella sua anima e cercai dentro di me tutte le possibili soluzioni al problema. Alla fine optai per la più diplomatica che mi veniva in mente.
    BRUTTO DISGRAZIATO DIMMI SUBITO COME SI CHIAMA
    AAAAAAAAAAAAAAAH SICUREZZAAAAAAAAA
    Mi fiondai dall'altra parte del bancone attaccandolo alla gola cercando di strozzarlo con entrambe le mani e per un momento riuscii ad afferrarlo, anche se poi un omaccione peloso e barbuto vestito in stile Matrix di almeno 200 chili di cui 150 di muscoli mi placcò alla mia destra sbattendomi violentemente per terra e poi un secondo mi si gettò sopra con un atterramento da wrestler. Ridotto a una poltiglia mi tirarono su afferrandomi per le braccia mentre cercavo di divincolarmi invano e venivo letteralmente gettato fuori dalle porte dell'accademia.
    Una volta a terra potei osservare i due uomini perfettamente uguali che si sbattevano le mani orgogliosi del loro lavoro compiuto.
    Sì bravi, tornate alle vostre pomiciate omosessu-AAAAAAAAH
    Quando vidi che al mio insulto fecero per caricarmi mi alzai e fuggii nel folto del Rukongai urlando come una collegiale che ha appena visto i suoi idoli musicali dal vivo. Il tutto vestito con una canottiera nera scollata, un berretto spropositatamente largo, una capezza d'oro da tre chili e mezzo e un paio d'occhiali colossale.
    Giunto a un posto sicuro, cioè casa mia, mi sedetti sui gradini che precedevano la porta d'ingresso, non volevo entrare perché se l'uomo con cui dividevo l'appartamento mi avesse visto mi avrebbe sicuramente preso-
    Ehi Kaito-Kun, perché sei vestito da tossico?
    ...
    Fottiti.
    Ero sconsolato, reduce da uno scontro con due omoni di dubbia sessualità, seduto sui gradini di casa mia con il mio coinquilino che mi prendeva in giro e per di più ero vestito da emerito deficiente. Poteva andare peggio?

    Non sapendo se terminare la giornata o no ho lasciato in sospeso così, spero vada bene :]
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    It's a trap!
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    Mentre compivo l'azione mi rendevo conto di quanto stupida potesse sembrare.
    Se quando ero in vita mi avessero visto tirare un pugno alla massima potenza contro una superficie dura quanto un muro mi avrebbero scambiato sicuramente per pazzo, visto che un comune essere umano non può assolutamente riuscire a distruggere un qualcosa con una tale consistenza. Ma era diverso in quel momento, ero diventato un qualcosa di superiore, mi stavo allenando per diventare Shinigami e avevo raggiunto un livello che, pensandoci un momento, mi avrebbe permesso di sconfiggere facilmente un qualunque essere umano. Che strana la vita (o morte), in quel momento nella Soul Society ero solamente uno studente e sarei stato annientato anche dal più infimo degli Shinigami, mentre nel mondo reale avrei potuto stendere con un pugno anche un colosso di 2 metri che pratica boxe da trent'anni. Sono queste le piccole cose che ti fanno pensare, cose come tirare un pugno a un pilatro di pietra e, non avendo la minima idea di come poter usare il reiatsu per frantumarlo, arrivare quasi alla frattura di una mano.
    Aaaahuiuuuu
    Ululai di dolore quando impattai contro la superficie della colonna che invece di distruggersi come quella colpita dal sensei oppose una resistenza tale da farmi credere di essermi rotto la mano. Ritirai immediatamente il braccio quando avvertii il dolore e portandolo all'altezza dello stomaco mi assicurai, toccando il dorso della mano con l'altra, che non vi fossero fratture e tutto quello che riuscii a sentire era il sangue che mi sgorgava dalle nocche; la pelle mi si era infatti aperta per via del colpo. Riuscii inoltre a muovere, anche se a fatica e con dolorissimissimissimissimo le dita e fui sicuro di non essermi rotto nulla.
    Bastardo bastardo bastardo mi hai quasi fatto rompere una mano ti giuro che te le faccio pagare TUTTE
    Quando il suddetto Bastardo ebbe goduto abbastanza alla vista del mio corpo dolorante (il che mi fece supporre che oltre ad essere emofilo fosse anche dolorofilo) si degnò finalmente di darmi un aiuto su come poter tirare pugni senza rompermi qualcosa.
    Il tuo pugno, in questo caso, dev'essere il mezzo mediante cui ‘spari’ il reiatsu contro al tuo bersaglio, ovvero il pilastro
    Perfetto, non mi serviva altro. L'errore stava nel fatto che anziché trattenere il reiatsu nella mano dovevo invece rilasciarlo velocemente quasi fosse una cannonata. Era fatta, niente e nessuno avrebbe potuto buttarmi giù in quel momento, ero carichissimo e quella colonna aveva i secondi contati.
    Ad ogni modo se sarai disposto ad offrirmi un altro po’ del tuo sangue potrei offrirti maggior aiuto
    ...
    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH
    In meno di un secondo mi allontanai di qualcosa come cinque metri da quell'essere malato perdendo tutta la convinzione e la concentrazione guadagnata pochi istanti prima.
    LO SAPEVO! Hai dei disturbi! Se mi distraggo un attimo probabilmente mi salti addosso e mi succhi via il sangue a morsi! NON TI AZZARDARE AD AVVICINARTI DEPRAVATO! Col cazzo che ti do il mio sangue!
    Finalmente lo avevo smascherato... magari in realtà non era neanche uno Shinigami ma un impostore che si era insediato tra le file del Gotei 13 soltanto per trovare delle vittime nei nuovi studenti e prosciugare loro l'anima... dannazione, tutti a me dovevano capitare! In ogni caso però ora avevo anche la giusta motivazione per completare l'esercizio. Già, perché avrei immaginato al posto di quell'enorme pilastro il mio vampiro-sensei.
    Ora sì che ti faccio a pezzi...
    E con l'immagine del biondo al posto del pilastro mi avviai verso di esso a passo lento ma deciso, tenendo gli occhi fissi sul mio bersaglio. Mentre camminavo utilizzai lo stesso metodo di sempre per ricercare il reiatsu all'interno del mio corpo e trasferirlo prima sulla spalla destra, poi al gomito e infine all'avambraccio. Quando mancava ormai poco alla mia meta raggiunsi l'ultimo step portando il reiatsu sulla mano destra, chiusa a pugno. Mi fermai un momento, affilando lo sguardo e pensando a tutti i guai passati per causa di quel Bianco con un ego superiore addirittura al mio e quando raggiunsi il climax portai indietro il braccio destro, caricandolo, e mi sbilanciai con tutto il corpo in avanti distendendo l'arto sano. Poco prima di impattare contro la superficie concentrai tutto quanto il reiatsu presente nella mano sulle nocche e poi lo rilasciai di botto nella direzione del colpo.
    Se fossi riuscito a massacrare il sensei frantumare la colonna sarei andato in giro per il Rukongai a distruggere case, così, a buffo.
  11. .
    You bastard. Per punizione ecco un post demenziale.


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    Scherzo sensei, non se la prenda tro-
    SWISH.
    ...Ma che cazz?
    E portando la mano sinistra sullo zigomo dello stesso lato feci la macabra scoperta.
    OMMIODDIO! OMMIODDIOOMMIODDIOOMMIODDIO! MI HAI APPENA MACIULLATO UNA GUANCIA! MA SEI FUORI DI TESTA?!
    M agitai terribilmente indietreggiando di almeno una decina di passi. Come diavolo aveva avuto tutto il tempo di estrarre l'arma, di avvicinarsi e di... e di... e di... profanare il mio bellissimo viso?! Toccavo freneticamente il volto con la mano per assicurarmi che lo zigomo non mi si staccasse da un momento all'altro e mi cadesse ai piedi. Che immagine ORRRIBBOLE. Facevo due respiri al secondo mentre cominciò a sgorgare del sangue dalla ferita inflittami, era stato così veloce che fino a quel momento non si notava neanche. Dannazione, odio gli Shinigami! Ogni volta mi stupivano sempre di più; ero riuscito a vedere quel maniaco muoversi ma il mio corpo non ebbe assolutamente tempo di reagire, contando il fatto che non mi aspettavo una reazione del genere. Mai abbassare la guardia con gente del genere. Pensi di averci fatto amicizia, di aver instaurato un certo tipo di rapporto, di conoscer-
    STAI LECCANDO IL SANGUE! STAI LECCANDO IL MIO SANGUE DALLA LAMA! CHE SEI UNA SPECIE DI EMOFILO? NON TI AVVICINARE PIU' A ME BRUTTO PERVERTITO!
    Se avessi avuto anche io una Zanpakutou probabilmente sarei partito all'attacco e avrei estirpato dal mondo una simile sanguisuga della società. Non solo mi aveva sfigurato il volto perfetto che mi ritrovavo, ma mi aveva succhiato pure il sangue! No no no aspetta detta così suona male, dimentica.
    Non solo mi aveva sfigurato il volto perfetto che mi ritrovavo, ma aveva leccato il mio sangue e lo aveva mandato giù! Solo il pensiero di qualcosa di MIO che entra dentro di lui... bleah. Mi ci vollero un paio di minuti prima di calmarmi e mi ci sarebbero voluti anni, decenni, secoli, millenni prima di tornare a fidarmi di quel tipo... mi aveva violato dentro...
    Non amo particolarmente vederla sporca, ed il fatto che tu me l'abbia fatta estrarre è un'onta che difficilmente dimenticherò. Suppongo che su quel tuo bel faccino - si fa per dire - rimarrà una cicatrice. Poco male, almeno ricorderai d'essere puntuale.
    Sarebbe bastato un ammonimento come fa tutta la gente NORMALE, ora per ogni ragazza che mi dice di no libererò un'iguana in casa sua!
    Oh sì, lo avrei fatto. E prima avrei insegnato lei come staccare con un morso la virtù di ogni uomo. L'avrei fatta intrufolare nel letto di quel depravato e se questi si fosse sdraiato per una dormitina... STACK! Morso di vendetta! Muahahahahah! Mordi e strappa, mordi e strappa...
    Eviterò di sprecare ulteriore tempo ignorando il tuo pessimo sarcasmo da scuola elementare. L'allenamento di oggi è alquanto semplice, il che mi lascia un po’ deluso. Dovrai semplicemente copiare ciò che sto per fare, dunque guarda attentamente. Oppure no, in fin dei conti il problema è tuo.
    Prendendo tutto il coraggio che avevo in corpo mi riavvicinai al Bianco, anche se la ferita sullo zigomo iniziò a pulsare più forte come la cicatrice di Harry Potter. Ecco lo sapevo, mi aveva marchiato a vita, da quel momento se lo avessi incontrato la ferita sulla guancia avrebbe cominciato a battere e a farsi sentire. Destino crudele. Beh, se non altro una volta cicatrizzata avrebbe fatto molto "ferita di guerra", forse avrei addirittura avuto più successo con le donne. Niente iguana mi sa. Raggiunta una posizione comoda dove avrei potuto vedere bene il suo operato (e stargli alla larga per avere il tempo di fuggire qualora gli fosse venuto un raptus omicida), chiedendomi la funzione di quelle due gigantesche colonne. Forse avrei imparato a camminare sui muri in stile Prince of Persia! Già, come lo struzzo-ninja che Mouryou-Sensei aveva aizzato contro di me tempo addietro... bei ricordi, quelli. SBADUM. Ed ecco rivelata la funzione dei pilastri. Essere frantumati.
    Ecco cosa devi fare. Dato che sei arrivato in ritardo riceverai consigli da parte mia solo dopo che ti sarai.. vediamo, rotto la mano, per esempio. Non tergiversiamo ulteriormente, prego, inizia col tuo primo tentativo.
    ...Lei è il male.
    Perfetto! Neanche una spiegazione! Così quel giorno non solo sarei uscito dall'accademia con uno zigomo sanguinante, ma pure con una mano ferita. UN'ALTRA VOLTA. Ah no, ma stavolta non mi avrebbe fatto fesso, avrei usato per prima la mano sinistra così mi sarebbe rimasta da utilizzare quella buona in caso di incidenti assolutamente imprevedibili.
    In ogni caso presi un po' di tempo per analizzare la situazione e cercare di capire quale diavoleria avesse usato per riuscire a rompere una colonna di puro qualcosa senza farsi nemmeno un graffio sulla mano.
    Semplice forza bruta? Nah, non avrebbe senso questo allenamento in tal caso. Beh, direi che resta soltanto il reiatsu
    Urahara Mouryou lo aveva detto diverse volte che gli usi del reiatsu sono infiniti e tra questi vi è la possibilità di rendere il proprio corpo indistruttibile, quindi in grado di distruggere qualsiasi cosa.
    Bene, il mezzo è chiaro. Ora bisogna scoprire come arrivarci
    Già, perché tra sapere di far qualcosa e farla c'è una bella differenza. Pensai a diverse possibilità e la più plausibile fu quella di far scorrere il reiatsu come avevo fatto per creare la sfera di energia spirituale, solo che quella volta anziché rilasciarlo avrei dovuto trattenerlo. Era il momento di provare. L'esperienza mi aveva insegnato a tener gli occhi sempre aperti mentre si faceva qualcosa e così feci. Mentre mi avvicinavo di più al pilastro feci un respiro profondo per calmarmi e assunsi la posizione comoda della prima volta per eseguire l'esercizio, ossia lasciai il braccio sinistro lungo il fianco alzando unicamente l'avambraccio all'altezza dello stomaco. Andai quindi alla ricerca dell'energia spirituale che risiedeva nel braccio (non volevo incappare nell'errore di canalizzarne troppa e di uscire con una mano in mille pezzettini) e notai con sorpresa che mi riuscì molto più facile della prima volta, difatti riuscii anche a spostarlo verso la mano con una velocità maggiore. Quando raggiunsi il polso chiusi la mano a pugno e lasciai che il reiatsu si fermasse sull'organo prensile. Non sapendo bene come procedere e andando a istinto tirai il braccio all'indietro e mi cimentai in un diretto sinistro impattando contro la superficie regolare della colonna.
    O la va o la spacca. E di spaccarmi una mano non avevo proprio voglia.
  12. .
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    ...No... no... che fai...? No... no...
    Quella mattina mi svegliai con una strana sensazione addosso, come un presentimento, uno di quelli brutti che presagiscono un qualcosa di tragico durante la giornata. Infatti quando presi conoscenza di chi fossi e di dove mi trovassi (le classiche domande che uno si pone sveglio da poco) notai che nella parete di fronte a me vi era conficcata una freccia con appeso qualcosa. Corrugai le sopracciglia e stiracchiandomi mi alzai dal letto, sbadigliando e odiando chiunque avesse creato il sonno, per poi dirigermi verso l'oggetto inusuale.
    Una busta?
    Guardai la freccia dandomi intanto una bella grattata alla natica destra per poi prendere la busta che era attaccata al dardo e aprendola ebbi chiaro il perché del brutto presentimento che avevo avuto: un biglietto nero con una tremenda calligrafia.
    Presentati alle ore nove nell'arena esterna #1. Eventuali ritardi non saranno tollerati.
    Recitava così. Quando lessi per la seconda volta il periodo "Eventuali ritardi non saranno tollerati" proruppi in una moderata risata. Oh no, quella volta non mi avrebbe fregato, col cavolo che mi sarei presentato alle nove per poi aspettare tre quarti d'ora quel malato. Stracciai il biglietto come ormai ero solito fare, rendendomi poi conto di non ricordare affatto il luogo nel quale sarei dovuto recarmi. Sbuffai e mi chinai a terra per raccogliere i resti di carta fatti a brandelli cercando di unirli per ricostruire la prima frase. Dopo svariati tentativi e periodi sconnessi come "Presentati eventua ranno toll ard ore" riuscii a comporre "Presentati alle ore nove nell'arena esterna #1". Sorrisi, soddisfatto delle mie capacità da segugio e poi con tutta la calma del mondo mi preparai per uscire. Quando ebbi finito di sistemarmi diedi un'occhiata all'orologio che segnava le ore nove.
    Lalalalala~
    Camminai in tutta tranquillità per le strade sorridendo al mondo e a chi mi capitava a tiro, aiutando di tanto in tanto qualche vecchietta con le proprie buste. Raggiunta l'accademia Shin'o con circa mezz'ora di ritardo entrai e mi diressi alla prefissata Arena numero 1, che mi aspettavo di trovare deserta. Con mia grande sorpresa invece quando arrivai oltre ai due grandi pilastri al centro dell'area vidi il Bianco appoggiato a uno di essi che, probabilmente, aspettava me per la prima volta. Quasi quasi mi scendono le lacrime.
    Però, siamo mattinieri oggi Sensei, cosa le è successo?
    Lo salutai avvicinandomi a lui in modo provocatorio ma naturale. Chissà perché ma con quel tipo mi riusciva davvero facile.
  13. .
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    Eccolo lo prendooou-oh-oh nononono
    Facendo affidamento sulla sua indubbia velocità il mio bersaglio evitò prima la terra abbassandosi e poi si cimentò in tre rapide capriole all'indietro, evitando così sia la spazzata sia la strizzata (eheheheh) facendomi per un momento perdere l'equilibrio che riuscii però abilmente a riacquistare mettendomi in ginocchio.
    Ma bene, finalmente qualcosa degno della mia vista, al posto dei tuoi soliti ridicoli fallimenti. Data la tediosa attesa mi piacerebbe poter dire che ne sia valsa la pena, ma temo che sia per me troppo presto per rilasciare qualsivoglia commento sulle tue ipotetiche ‘doti’. Suppongo che questa tua fantasiosa tecnica - che con elementi meno rapidi e reattivi di me sarebbe indubbiamente andata a segno - ti abbia fatto guadagnare il diritto di proseguire.
    Sorrisi alzandomi in piedi, tirando un sospiro volutamente rumoroso.
    Fra quante lezioni pensa di riuscire a dirmi "Ben fatto?"
    Alzai un sopracciglio con faccia di scherno. Poteva anche diventare il mio obbiettivo di vita, ma prima o poi sarei riuscito a strappare da quella lingua biforcuta che si ritrovava un complimento ma, soprattutto, il suo nome. Decisi che non gli avrei detto il mio fino a quando non avrei saputo il suo, e senza il mio nome volevo vedere come sarebbe stato in grado di portarmi all'esame, AH-AH. Sempre che sia lui a portarmi, sia chiaro, avrei fatto a cambio volentieri con CHIUNQUE. Coglionazzo egocentrico.
    “Ti consiglio, tuttavia, di non illuderti, giacché da ora in poi sarà sempre più difficile, e ciò ovviamente consiste in un maggior divertimento per me.
    E certo, come può mancare il commento che ricorda a tutti il disturbo psicologico?
    Suppongo che la mia funzione qui sia terminata, dunque - dato che per me non è affatto un piacere presenziare qui - mi congedo.
    E ancora una volta senza darmi neanche il tempo di alitargli in faccia (?) svanì nel nulla con quella tecnica che tanto gli invidiavo. Sbuffai mentre mi diedi dei leggeri colpetti con le mani sull'hakama per sistemarlo, per poi avviarmi verso la porta di uscita (che poi è pure quella d'ingresso) dell'Accademia come tutti i comuni mortali fanno prima di diventare Shinigami e imparare come sparire cazzutamente nell'aere facendo rosicare tutti.

    Ti chiedo scusa per la brevità ma come sai faccio pena nei post finale, soprattutto in quelli così
  14. .
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    Quello che accadde mi avrebbe segnato per un po' di tempo: il mio bersaglio un attimo prima era lì, e quello dopo era sparito. Il mio pugno destro non trovò superficie su cui impattare giacché il Sensei era svanito nel nulla e io mi sbilanciai non poco in avanti, impossibilitato dunque a difendermi dal bieco attacco che stavo per ricevere: un calcio in c-... nel deretano.
    Aaaahuuiiiouuuhhiiiuuuuuu
    Ululai quando il mio sedere prese la forma della scarpa del Sensei e capitombolai inevitabilmente a terra. In quel momento potevo vedere la vita al rallentatore, pertanto ero in grado di percepire, sfortunatamente, ancora meglio quegli attimi umilianti nei quali rotolavo a terra, per poi fermarmi con il viso rivolto verso l'alto e gli arti a "quattro di bastoni".
    “Non nascondo d'aver nutrito aspettative nei tuoi confronti fino a cinque secondi fa, ma dopo questa tua tutt'altro che brillante esibizione l'unica che posso fare è rabbrividire e disgustarmi della tua ingenuità.
    Sbuffammo insieme. Ecco, un'altra perfetta occasione per dimostrare la sua superiorità... mi aveva dato un calcio sul didietro, quale migliore umiliazione! Tuttavia disse qualcosa con la quale avrei potuto ribattere perciò sul lato psicologico non mi abbattei più di tanto. Di tutto quello che disse dopo preferii non interessarmi, fece soltanto svariati considerazioni sul mio attacco da lui reputato misero e probabilmente banale. Approfittai quindi di quel discorso per pensare a un'altra tattica e cercare di esaminare meglio l'ambiente stavolta e devo dire che la posizione che ero stato costretto ad assumere si rivelò tutt'altro che inutile.
    Sì, potrebbe funzionare
    Stare a terra mi aveva permesso di prendere contatto col terreno e rendermi conto che non era lastricato, ma bensì terroso, un materiale che potrebbe rivelarsi parecchio utile nella mia situazione. Mi alzai così dal terreno in modo svogliato e senza farmi vedere feci scivolare la mano destra lungo il terreno e presi un pugno di terriccio. Intanto il Biondo si era allontanato di alcuni passi, trovandosi come prima di fronte a me.
    Veramente nutriva aspettative nei miei confronti? Oh Sensei, potrei quasi pensare che si stia affezionando a me, che carino
    Commentai con un sorrisetto. Forse infondo infondo (ma proprio tanto infondo) mi voleva bene e faceva tutto questo per aiutarmi... che uomo amabile. In ogni caso questa fu la prima ma non ultima provocazione e rapidamente pensai a mettere in atto la tattica che avevo pensato mentre ero occupato a prendere il sole.
    Corsi incontro al Sensei in modo diretto, faccia a faccia, face to face, e caricai il braccio destro fingendo di tirargli un diretto al viso, ma in realtà poco prima di raggiungere la massima estensione aprii la mano e lasciai che il terriccio andasse verso il viso del Bianco per distrarlo. A quel punto sfruttai lo slancio acquisito per compiere una rotazione in senso antiorario abbassandomi rapidamente, per poi distendere la gamba sinistra tenendo il piede a martello per cimentarmi in una spazzata all'altezza delle caviglie del Sensei, che sarebbe arrivata ovviamente prima a quella sinistra, essendo una spazzata in senso antiorario. In ogni caso non era quello che mi interessava, oh no, la spazzata sarebbe potuta anche essere neutralizzata ma io in ogni caso, una volta che la gamba sinistra con cui avevo portato il colpo avrebbe raggiunto le ore 9 mi sarei lanciato in avanti con un sorriso sadico tendendo il braccio destro nella medesima direzione, mirando con la mano aperta ad arraffare I GENITALI DEL SENSEI.
    TI CASTROOOOOOOOOOOOOOOOO

    CITAZIONE
    Nome Pg: Kaito Nakamura
    Grado: Studente
    Ferite Totali: //
    Ferite in questo turno: //
    Stato mentale: Arraffoso
    Riassunto azione: Finge un diretto destro lanciando invece della terra in faccia ad Haine, poi esegue una spazzata in senso antiorario con la gamba sinistra che si conclude con uno slancio in avanti cercando di strizzare le balls di Haine con la mano destra °L°
  15. .
    CITAZIONE
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    Tutti gli altri che non contano

    Ancora un altro po' e avrei seriamente considerato l'opzione di reclamare per farmi assegnare un altro insegnante. Il bigliettino che LUI STESSO aveva scritto diceva di presentarsi alle ore 09:00, anche se dopo una buona mezz'oretta ero ancora lì da solo a fare avanti e indietro. Gliene avrei dette, oh eccome se l'avrei fatto, col cavolo che si sarebbe azzardato a presentarsi ancora una volta in rit-
    Buongiorno, vedo che sei arrivato con discreto anticipo.
    AAAAAAAAAAAAAH
    Sobbalzai voltandomi di scatto quando sentii una voce e una presenza riconoscibilmente sgradevoli.
    Brutto infame mi hai fatto venire un infarto CAZZO!
    Sbraitai noncurante dei pericoli a cui mi esponevo, indietreggiando rapidamente e puntandogli un dito contro. Non sembrò però reagire e anzi, continuò con i suoi discorsi. Strano, doveva per forza avere qualcosa in mente.
    Presumo che tu abbia difficoltà di lettura, dato che sei qui e non in cortile, oppure per via di qualche difetto congenito a me ignoto non riesci ad eseguire gli ordini? Ciò non va affatto bene, ma non preoccuparti, sistemerò queste tue piccole ma significative pecche.
    Mi ballò un occhio, quello sinistro, mentre venivo pervaso da ISTINTI AMOREVOLI.
    Scrivi come una capra malata, e comunque se dobbiamo far notare difetti a seguire gli ordini ti sei presentato qui con un ritardo abissale, non sono io ad essere «in anticipo»
    Ribattei con una voce roca da chi è prossimo a venir processato per tentato omicidio. Ancora una volta però non venni considerato, anzi rise di gusto prima di avviarsi all'interno dell'accademia dicendomi di seguirlo. Presi un bel respiro e mi accinsi a farlo, raggiungendo il cortile dell'accademia che si trovava... subito dopo l'ingresso. Lì si fermò e dandomi la faccia cominciò a spiegare l'essenza di questo allenamento.
    Oggi sarà una giornata indubbio divertente, giacché dovrai combattermi. Sicuramente non riuscirai a goderti tal evento come farò io, dunque l'aggettivo divertente s'addice più al mio caso che al tuo, ma ad ogni modo una decina di ossa rotte o la privazione di qualche arto non hanno mai ucciso nessuno, ergo non metto in dubbio la tua sopravvivenza. Per quanto riguarda la tua sicurezza invece, è tutt'altra storia, e mi sento in dovere di dirti che non la garantisco affatto. Ma tali parole non dovrebbero sembrarti nuove né crucciarti, ormai ritengo che tu mi conosca quanto basti per affermare che non m'interessa affatto la tua persona né tanto meno la tua sorte. Tornando all'allenamento, il tuo obiettivo è relativamente semplice; dovrai affrontarmi e se riuscirai anche solo a sfiorarmi - cosa che dubito accadrà - passerai.
    Sorrise; e lo feci anche io. Per me avrebbe potuto benissimo fermarsi a «giacché dovrai combattermi», visto che del resto capii poco o niente. Ciò che mi interessava era soltanto che avrei potuto prenderlo a calci in quel suo strafottente deretano e che sarei pure stato premiato per farlo! Non vedevo veramente l'ora, quello sarebbe stato senza dubbio l'allenamento più soddisfacente da portare a termine.
    Mi par d'esser stato fin troppo prolisso, ergo sei pregato d'iniziare col tuo primo tentativo.
    Sorrisi nuovamente, capendo anche perché non avesse risposto alle mie precedenti convocazioni. Il Bianco sfortunatamente era pur sempre uno Shinigami superiore (in quanto abilità combattive eh) a me e questo addestramento rappresentava per lui un divertimento grande quanto il mio, giacché si sarebbe dilettato a schiacciare letteralmente un tipo ambizioso come me. In ogni caso ciò non mi spaventava affatto, almeno non dopo aver quasi perso un braccio per l'esplosione di una sfera di reiatsu.
    Stia a vedere attentamente, sensei
    E tirai su il il braccio destro davanti a me con la mano chiusa a pugno, il braccio che nella prova precedente mi ha costretto a passare tre giorni in ospedale ma che ora era in perfette condizioni.
    La colpirò con questo pugno per passare la prova, può scommetterci sua nonna
    Sorrisi per poi mettermi in una posizione congeniale al combattimento, ossia leggermente piegato sulle ginocchia, con entrambe le mani chiuse a pugno che vanno a fare da guardia all'altezza del mento ed entrambi gli arti destri più avanti rispetto a quelli sinistri. Era il momento di analizzare la situazione.
    L'ambiente non sarebbe potuto tornare molto a mio vantaggio, in quanto ci trovavamo in un cortile spoglio, non potevo far affidamento sulle mie capacità fisiche in quanto lui, essendo uno Shinigami, era nettamente superiore. Pertanto mi trovavo costretto a giocare sull'astuzia della tattica.
    Corsi diagonalmente verso destra per raggiungere quindi il suo fianco sinistro, dove poi avrei fatto perno con la gamba destra per cimentarmi in un calcio con la sinistra, distendendola, che mirava più o meno alla parte laterale del suo ginocchio sinistro, un colpo quindi difficilmente evitabile con un salto. Approfittando dello slancio acquisito avrei nello stesso tempo portato un pugno con il braccio destro che era diretto alla guancia di quella sua brutta facciaccia. Il tutto mentre col braccio sinistro ritratto andavo a proteggere parte del volto e del fianco per un eventuale e molto probabile contrattacco. Un doppio attacco quindi, che si basava sul fallimento di uno ma sulla riuscita dell'altro.

    CITAZIONE
    Nome Pg: Kaito Nakamura
    Grado: Studente
    Ferite Totali: //
    Ferite in questo turno: //
    Stato mentale: Concentrato e divertito
    Riassunto azione: Arrivo alla sinistra di Haine, distendo la gamba sinistra per colpirlo al ginocchio mentre allo stesso tempo porto un attacco alla guancia con il braccio destro e copro parte del viso e del fianco con il sinistro per proteggermi
120 replies since 23/11/2009
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