Morte di Lucy

“Suvvia, suvvia. Non c’è bisogno di essere così melodrammatici, le pare?” commentai con le labbra inarcate in un leggero sorriso, non appena comparii alle sue spalle, non visto, grazie all’apertura di un garganta “Lo so, la morte può risultare spiacevole… Ma guarda il lato positivo, plus del quale non conosco nemmeno il nome… Il destino ti ha premiata con un’insperata fortuna. Puoi decidere se far calare il sipario su questa deprimente recita, oppure renderla lo spettacolo più pregevole che abbia mai avuto luogo in questo grigio mondo. Partendo da una vendetta, magari… Questa aggiunge sempre un tocco cremisi ed elegante. Una svolta forse scontata, eppur sempre piacevole per i pigri quanto bramosi spettatori. Che ne dice, dolce protagonista, ha voglia di dare vita a tutto questo? Spero mi perdonerà il gioco di parole…”. Non appena ebbi finito di parlare mi esibii in un elegante inchino, sistemandomi i capelli che la pioggia aveva preso a bagnare. Quanto avrebbe capito, quella ragazza, delle mie parole? Non molto, probabilmente, ma la sua reazione mi avrebbe comunque fornito un piacevole intervallo prima che iniziasse ciò per cui ero venuto.

“Chiedo venia, la scena che mi si è parata innanzi sembra avermele fatte momentaneamente scordare. Io sono Zacarias Kanezane, figlio delle bianche mura di Las Noches… Sempre che questo possa davvero dirti qualcosa sulla mia persona, ovviamente.” le risposi lieto, cingendole delicato la mano che mi porgeva, e permettendole dunque di alzarsi in piedi, prima che la stessa mano andasse, lenta, a sfiorarle la catena che dipartiva dal suo petto, accarezzandone gli anelli come se possedessero un’insana lucentezza “In ogni caso, non dovrai fare nulla di quanto io desidero. Il prezzo della tua vendetta lo pagherai a te stessa, nel medesimo momento in cui mi chiederai di strapparti questo sfarzoso gingillo. Per il resto… Ti seguirò per un po’, ma potrai fare quanto più ti aggrada. Iniziamo? Non sarà lungo, te lo prometto”.

“Così sia, Lucy.” mi limitai a rispondere a quella ragazza, cingendole la catena e poggiandole il palmo della mano libera poco sopra l’attaccatura di quegli anelli, in modo da ottenere una semplice leva che mi permise di strapparle facilmente dal petto l’inutile oggetto, con un fluido movimento che, appena concluso, vide la ragazza scomparire in un turbinio di particelle di reiatsu, frammenti del suo nuovo corpo che, per ora, parevano avere ancora una disposizione occasionale. Di li a breve, tuttavia, sapevo che presto, nei paraggi, queste si sarebbero condensate nella forma che il destino aveva scelto temporaneamente di donarle, potendo così ottenere il potere che in quel momento bramava. Certo, lo strapparle la catena le aveva certo fatto provare il dolore più atroce che la mente umana, nei suoi incubi più oscuri, potesse concepire, ma ero stato chiaro nel dirle che, il prezzo di tutto, sarebbe stata lei stessa a pagarlo. Un nuovo Hollow sorgeva oggi, in quelle lacrime del cielo che ci contornavano.

"Immagino che tu abbia fame..." commentai con un pacato sorriso, alzando il braccio ad indicarle, con un ampio movimento, coloro che erano alle prese col suo corpo vivente "Segui il tuo istinto. Io non sono che una comparsa, in questa storia"-