La morte di Kigetsu Masamune

-Se fossi in te, eviterei di sguazzare nei resti del tuo cadavere. Mi pare poco igienico…- commentai con espressione un poco schifata, osservando il ragazzo occupato a tenersi a galla, comodamente seduto sopra una delle ultime travi perpendicolari che reggevano l’angusto molo -Non vorrei sbagliare, ma mi pareva di aver udito qualcosa riguardo tuo padre. Vuoi vendicarti di lui? Certo come semplice anima potrai fare ben poco, specialmente se legato a quell’inutile catena…-. Un delicato consiglio che difficilmente avrebbe trovato sbocco, se prima non mi degnavo di spiegare a quel ragazzo cosa stesse accadendo.
-In ogni caso, il mio nome è Zacarias Kanezane. Sono qui per aiutarti, in un certo senso, offrendoti la possibilità di una vita dopo la morte. Ti interessa? Vorresti avere potere sufficiente per punire chiunque abbia osato farti del male? Posso fare in modo che tu lo abbia. Posso donarti un secondo capitolo della tua storia, un capitolo meraviglioso, oppure vergare la parola “Fine” alla tua autobiografia che, da quanto ho avuto modo di capire, non deve esser stata particolarmente entusiasmante. Vivere o morire, ragazzo, a te la scelta, ma solo dopo che avrai trovato l’educazione per presentarti a tua volta.-. I poliziotti, nel frattempo, erano arrivati fino a noi ed erano occupati a scuotere la testa di fronte allo scempio che gli squali avevano fatto del suo cadavere, trattenendo a stento dei conati di vomito. A quanto pareva, non davano segno di poterci vedere o udire.

-Come preferisci.- dissi con noncuranza, saltando leggiadro dal supporto di legno su cui mi trovavo per poi iniziare a camminare sul pelo dell’acqua, abilità piuttosto elementare ma che quell’anima non poteva mai aver avuto modo di vedere -Ah, ti avverto, potrebbe farti un po’ male…-. Chinandomi sulla sua figura, ancora occupata a sguazzare nel sangue del proprio cadavere, cinsi la catena e gli poggiai una mano sulla spalla, per avere un appoggio dove fare leva. Senza attendere oltre tirai quei pochi anelli che ci separavano, curandomi di non scardinarne totalmente la struttura di ferro che li legava al suo petto ma solo aprendoci un discreto varco. Il dolore, già a quel punto, doveva essere insopportabile, però non sarebbe bastato a trasformarlo in ciò che gli avevo promesso. Necessitava di un assaggio della sua futura vita e, io, volevo poter scrutare nei suoi occhi le emozioni che questo gli avrebbe suscitato, rivolgendogli un delicato e pacato sorriso.

Come richiestomi, con un secondo strattone più saldo e deciso strappai da quell’anima anche l’ultimo residuo di catena, vedendola decomporsi in miliardi di particelle spirituali che a breve si sarebbero ricomposte nella sua nuova forma di Hollow, entro una manciata di metri di distanza da dove ci trovavamo. Questo gesto, ero certo, sarebbe stata una tortura molto peggiore di quella che aveva precedentemente assaporato, però ero troppo curioso di scrutarne l’aspetto assunto per preoccuparmi di simili, insignificanti, dettagli.

-Interessante…- commentai meravigliato dalla splendida ironia delle fattezze assunte dal mio ormai prossimo allievo, sollevando un poco le sopracciglia per lo stupore -Beh, che dire… Presumo che “buon appetito” sia la cosa migliore, a giudicare dalla tua impazienza-.