Risveglio e rinascita

-Che scena particolare...- commentai incuriosito dal semplice vedere la catena di quella povera plus unita all’indifferente ragazzo -Immagino che la vostra storia debba esser stata molto importante per costringerti a questa situazione, non è forse vero? Raramente ho modo di vedere qualcosa di simile. A quanto pare hai già iniziato a provare dolore… Provarlo cambia tutto, è la semplice realtà. Nessuno è in grado di sentirlo per molto tempo senza cambiare irrimediabilmente le proprie emozioni. Questo, in fondo, è la cosa più affascinante. Se così non fosse, non potremmo mai voltare pagina di fronte ad una storia d’amore finita.-. Le mie parole provenivano da un angolo di quel terrazzo recintato dove, non visto dall’anima in apparentemente isolatasi dal mondo, avevo avuto modo di osservarli per un po’. Con passo calmo e tranquillo mi apprestai a seguire il ragazzo che nel frattempo si dirigeva nella propria classe, permettendo al femmineo plus di osservarmi e di parlare un poco con me.

-So cosa provi, ci sono passato anch’io…- dissi scuotendo la testa sconsolato, lasciando che alcune ciocche di capelli dalle punte cremisi mi accarezzassero le spalle mentre con un dito indicavo la sua spessa e corrosa catena -Per tua fortuna, però, posso anche metter fine a questa tua lenta agonia. Al giusto prezzo, è ovvio... Uh, ma dove ho lasciato le buone maniere? Il mio nome è Zacarias Kanezane, per servirti. Come ti chiami, ragazza?-.

La reazione della ragazza mi fece sorridere, mentre una risata sorprendentemente limpida e cristallina, scappata dalle mie labbra, risuonava nel corridoio.
-Non dovresti sottointendere più di quanto le mie parole dicano, Ketrin…- dissi divertito, indagandone il rossore delle gote -Posso liberarti, posso permetterti di toccare nuovamente il ragazzo che tanto hai amato, ma… Ti spiacerebbe provare a dare un piccolo strattone volontario alla catena che ti spunta dal petto, come se volessi strapparla? Capirai ben presto cosa intendevo per il “prezzo” della tua liberazione.-. Visto che ne era trascinata, di certo aveva già avuto un assaggio del dolore che poteva provocarle la rimozione di quel ferreo ed ormai arrugginito legame, tuttavia ciò non era nemmeno lontanamente paragonabile ai supplizi che avrebbe provato seguendo la mia richiesta. La sua forza non era ancora sufficiente a scardinare la struttura che recava, incastonata, nel petto e perché ci riuscisse le sarebbe di certo servito il mio intervento. Non le stavo offrendo una salvezza quanto piuttosto di velocizzarne la tortura, mi chiedevo se per un’anima tanto stanca ed addolorata quest’ipotesi si sarebbe potuta rivelare o meno interessante. Poco male, ormai avevo deciso che l’avrei unita alle nostre schiere, indipendentemente dalla sua volontà.

-Vorrei poterlo essere, ma non so quanto capiresti senza prima aver provato sulla tua pelle tutto questo.- risposi alla ragazza, guardandola mentre si contorceva dal dolore solo per aver seguito il mio precedente consiglio -Tu, da quando sei morta, sei diventata un semplice plus, ergo un’anima molto fragile legata tramite una catena a quanto maggiormente teneva durante la vita. Oggetti, dimore… Sono appigli abbastanza comuni, ho avuto modo di vederli più volte. Nel tuo caso, invece, ciò che ti tiene ancorata a questo mondo è quello stesso ragazzo ancora occupato a piangerti. Non fraintendere, non dipende da lui quanto piuttosto dal tuo attaccamento nei suoi confronti poco prima della tua morte. La situazione in cui sei finita è dovuta unicamente a te, per quanto ne sappia.-. Prima di riprendere a parlare mi concessi un leggero sospiro apparentemente velato di malinconia, forse dovuta ad una certa empatia nei confronti di quella ragazza: -… Ed è qui che entro in scena io. Sono un predatore, un hollow. Sono solito nutrirmi di anime ben più forti della tua e, questo, mi ha garantito nel tempo il raggiungimento di un saldo equilibrio. Vedi, nella tua posizione, rimangono soltanto poche opportunità: nel giro di un paio di settimane, a giudicare dallo stato della tua catena, questa inizierà a corrodersi con velocità sorprendente e ti porterà ad essere come me, dopo averti fatto patire atroci sofferenze, oppure potrei ucciderti con lo scopo di consumare un fin troppo magro pasto. No, non ti ucciderò. Ciò a cui sei legata è tanto singolare da spingermi a farti la richiesta che ora forse comprenderai meglio: vuoi che ti strappi quella catena dal petto, facendoti diventare una mia compagna? Lo diventerai in tutti i casi, ma credo che un dolore acuto e momentaneo sia preferibile ad una lunga e solitaria agonia.-. Non sarebbe stata una bella vita quella di un Hollow, ma anch’essa nascondeva dei lati davvero interessanti. Con passo sicuro mi avvicinai alla ragazza e, accarezzandone la catena con le dita di una mano, feci tintinnare quegli anelli metallici come in attesa della sua decisione, incrociandone lo sguardo senza mostrare emozione alcuna.

-Così sia.- dissi con un dolce sorriso, chinandomi verso di lei mentre con un deciso e rapido strattone le rimossi quell’usurata catena dal petto. Nel giro di un istante, quello che era stato un plus scomparve in una miriade di particelle di reiatsu vorticanti, che mi illuminarono del loro brillio prima di disperdersi, solo apparentemente in direzioni contrastanti. Tra qualche minuto, sapevo, si sarebbero nuovamente radunate in un loco poco lontano da quello ove ci trovavamo, forse nel cortile della scuola. E poi… Beh, poi sarebbe subentrata la Fame. Lei, una signora fredda e crudele che accompagnava ogni istante dell’esistenza di noi hollow, ma che specialmente durante i nostri primi passi ci pareva insopportabile. Avevo appena condannato a questa triste esistenza un’anima priva del solito astio che ci generava di solito, una solo parziale verità era bastata a piegarla al mio affascinante esperimento: come sarebbe stata la vita di una creatura simile? Costretta a mangiare per necessità, avrebbe dovuto soffocare ogni sua coscienza per sedare il dolore e l’appetito. Si, l’avrei seguita da vicino, non volevo precludermi un simile spettacolo. A dire il vero, poiché i primi periodi nella nostra nuova forma ci rendevano quasi pazzi dal dolore, ritenevo che si sarebbe resa conto di aver ucciso qualcuno unicamente dopo averne consumato i resti. In quanto agli shinigami… Gliene avrei parlato in futuro, con calma, ormai nulla poteva esser cambiato.

Mi preparai a comparire nel luogo in cui si sarebbero raccolte le particelle prima dissoltesi, per non perdermi nemmeno un istante di quella che stava per diventare una maestosa tragedia. Non ero affatto male come regista, non trovate?

-Immagino che tu abbia fame, piccola…- commentai comparendo improvvisamente al fianco della mia futura allieva, dandole un affettuoso buffetto su uno dei possenti fianchi -Prego, scegli chi preferisci tra le tante persone presenti in questa scuola. Per quanto riguarda il tuo aspetto devo avvertirti che, il tuo cammino, ti porterà a mutarlo innumerevoli volte… Non è poi male quello che ti è capitato ora, ho visto di molto peggio tra i nuovi hollow. Come ti senti?-.